Bibliografia

lunedì 7 maggio 2018

“America First”: il credo che è morto





di David Stockman


Quando la Guerra Fredda terminò ufficialmente nel 1991, Washington avrebbe potuto ritornare allo status quo ante-1914. Cioè, una politica di sicurezza nazionale basata sullo slogan "America First", perché non c'era rimasta nessuna minaccia militare significativa sul pianeta.

La Russia post-sovietica era un paniere economico che non riusciva nemmeno a soddisfare il suo stipendio militare e si stava sciogliendo mentre carri armati ed artiglieria dell'Armata Rossa si arrugginivano. La Cina stava uscendo dalle privazioni economiche, politiche e culturali del Grande Timoniere e aveva abbracciato la proclamazione di Deng Xiaoping secondo cui "diventare ricchi è glorioso".

Le implicazioni della scomparsa dell'Armata Rossa e l'incamminamento della Cina verso il mercantilismo ed il Capitalismo Rosso, erano profonde.

La Russia non avrebbe potuto invadere l'America neanche tra un milione di anni e la Cina scelse di inondare l'America di scarpe, lenzuola, camicie, giocattoli ed elettronica. Così facendo, rese il governo delle élite comuniste a Pechino dipendente dai 4,000 Wal-Mart in America, non bombardandoli.

In una parola, il dono originale di Dio all'America – i grandi oceani Atlantico e Pacifico – erano di nuovo diventati l'essenza della sua sicurezza nazionale.

Dopo il 1991, quindi, non c'era nessuna nazione sul pianeta che avesse la più remota capacità di organizzare un assalto militare convenzionale agli Stati Uniti; o che non sarebbe fallito nel tentativo di creare le necessarie capacità di potenza aerea e marittima per attaccarli, una fuga di risorse che sarebbe stata enormemente più grande persino dei $700 miliardi che gli Stati Uniti attualmente spendono per la propria armata globale.

Infatti nel mondo post-guerra fredda l'unica cosa di cui gli USA avevano bisogno era una modesta capacità convenzionale per difendere le coste e lo spazio aereo da ogni possibile assalto e un deterrente nucleare affidabile contro qualsiasi stato abbastanza sciocco da tentare un ricatto nucleare.

Inutile dire che tali capacità erano già state acquistate e pagate durante la guerra fredda. La triade ICBM, Trident SLBM (i sottomarini con missili nucleari) ed i bombardieri a lunga gittata costavano solo poche decine di miliardi l'anno per operazioni e manutenzione, ed erano più che adeguati per il compito di deterrenza.

Allo stesso modo, la difesa convenzionale della costa americana e dello spazio aereo non richiederebbe una frazione degli attuali 1.3 milioni di forze in uniforme – per non parlare delle 800,000 riserve addizionali e delle forze della guardia nazionale e dei 765,000 civili nel dipartimento della difesa. Piuttosto che finanziare 2.9 milioni di persone, la sicurezza nazionale sotto l'egida dell'America First potrebbe essere garantita con meno di 500,000 stipendi militari e civili.

Infatti gran parte dei 475,000 soldati statunitensi potrebbe essere licenziata e la maggior parte dei gruppi di attacco della Marina potrebbe essere messa fuori servizio. Allo stesso modo, le missioni di difesa interna della forza aerea potrebbero essere realizzate per ben meno di $50 miliardi all'anno rispetto agli attuali $145 miliardi.

Nel complesso, il budget per la difesa (in dollari del 2017) era di $610 miliardi nel 1989, quando la guerra fredda è terminata e l'Unione Sovietica è scomparsa dalla faccia della Terra. Se Washington avesse fatto perno su una politica di sicurezza nazionale basata sull'America First al tempo, le spese per la difesa avrebbero potuto essere ridotte a circa $250 miliardi all'anno.

Invece la Città Imperiale è andata in direzione opposta e ha finito per abbracciare una politica de facto "Empire First". Quest'ultimo avrà un costo di $700 miliardi durante l'anno in corso e arriverà a $900 miliardi all'anno tra pochi anni.

In una parola, l'Empire First consuma facilmente cinquecento miliardi di dollari in più in risorse annuali di budget rispetto all'America First. E quel gigantesco barile di contratti per le armi, lavoro di consulenza e supporto, lobbismo e accordi sottobanco al Congresso spiega tutto ciò che bisogna sapere sul perché la Palude di Washington sia così profonda e non drenabile.

Ovviamente è anche il motivo per cui Washington si è auto-nominato poliziotto mondiale. Ricoprire il ruolo di gendarme del pianeta è l'unica giustificazione possibile per il costo extra di $500 miliardi l'anno per l'Empire First.

Ad esempio, perché gli Stati Uniti continuano a schierare 90,000 forze statunitensi in Giappone e 30,000 in Corea del Sud?

Questi due Paesi hanno un PIL combinato di $7,000 miliardi – o 235X rispetto alla Corea del Nord e sono anni luce avanti a quest'ultima in quanto a tecnologia e capacità militare. Inoltre non vanno in giro per il mondo impegnandosi in politiche di cambio di regime.

Di conseguenza, il Giappone e la Corea del Sud potrebbero provvedere alla propria sicurezza nazionale nel modo che ritengono opportuno, senza alcun aiuto da parte di Washington. Questo è particolarmente vero perché la Corea del Nord cercherebbe un riavvicinamento e un aiuto economico, e il suo rapporto con la Cina si basa sul business, non sul confronto militare.

Infatti sessantacinque anni dopo la fine della guerra (non necessaria) in Corea, c'è una sola ragione per cui la famiglia di Kim è ancora al potere a Pyongyang e perché quest'ultimo sventola le sue armi nucleari e missili: l'Impero occupa ancora la penisola coreana e circonda le sue acque con una potenza di fuoco più letale di quella schierata contro la potenza industriale della Germania nazista durante tutta la Seconda Guerra Mondiale.

E a proposito della Germania, perché il suo modesto budget di $60 miliardi per la difesa ammonta a solo l'1.5% del PIL se la Russia, con un bilancio della difesa di $46 miliardi, è una sorta di minaccia militare espansionista?

I tedeschi chiaramente non ci credono e considerano la Russia un mercato vitale per le esportazioni e una fonte di approvvigionamento di gas naturale, altre risorse naturali e generi alimentari. Inoltre, con un PIL di $4,000 miliardi o quasi 3X quello della Russia, la Germania potrebbe gestire le proprie difese se la Russia dovesse diventare così sciocca da minacciarla.

Da qui si arriva al caso ancora più assurdo degli avamposti NATO dell'Impero nell'Europa orientale. I libri di storia sono assolutamente chiari: nel 1989 George H. W. Bush promise a Gorbaciov che la NATO non sarebbe stata ampliata di un "pollice" in cambio della sua acquiescenza all'unificazione tedesca.

All'epoca, la NATO aveva 16 stati membri vincolati dall'obbligo di difesa reciproca previsto dall'Articolo 5, ma quando l'Unione Sovietica e l'Armata Rossa persero la vita, non rimase nulla contro cui difendersi. La NATO avrebbe dovuto dichiarare "missione compiuta" e si sarebbe dovuta dissolvere.

Invece è diventato un martello pneumatico politico per le politiche dell'Empire First, espandendosi in 29 nazioni, molte delle quali alle porte della Russia.

Eppure se la vostra percezione non è distorta dagli occhiali imperialisti di Washington, la domanda è ovvia: cosa si ottiene per la sicurezza dei cittadini di Lincoln NE o Springfield MA distaccando servizi di difesa militare in Lettonia (6,000), Croazia (14,500), Estonia (6,400), Slovenia (7,300) o Montenegro (1,950)?

L'intera espansione post-1991 della NATO è così assurda che la sua vera funzione di foglia di fico per l'Impero è decisamente palese. Nessuna di queste piccole nazioni sarebbe importante per la sicurezza degli Stati Uniti se decidessero di avere un rapporto più accomodante con la Russia (volontariamente o meno).

Ma il punto è che non esiste alcuna minaccia nell'Europa orientale, a meno che Montenegro, Slovenia o Lettonia non diventino la via di invasione per l'occupazione russa di Germania, Francia, Benelux e Inghilterra. E questo è semplicemente pazzesco.

Eppure, a parte questo scenario inverosimile ed economicamente e militarmente impossibile, non c'è alcun motivo affinché gli Stati Uniti abbiano un patto di difesa reciproca con i nuovi membri della NATO e con la NATO stessa.

E questo ci porta alla foglia di fico più ridicola di tutte: le azioni (palesemente difensive) della Russia in Crimea e nel Donbas (Ucraina orientale) dimostrano che si tratta di un Paese espansionista ed aggressivo. Ma i poveri decerebrati che indossano gli occhiali imperiali di Washington, sono completamente ciechi nei confronti della storia e della logica geopolitica.

Sebastopoli in Crimea è stato il porto della flotta navale russa sotto zar e commissari russi, ed è stato acquistato dagli Ottomani da Caterina la Grande nel 1783 in cambio di denaro. È il luogo di uno dei più grandi eventi patriottici della Russia: la sconfitta degli invasori inglesi nel 1854. E l'80% della popolazione lì è di lingua russa.

Nel 1954 divenne parte dell'Ucraina solo tecnicamente, evento guidato dalle manovre di Kruschev per consolidare il potere nell'Unione Sovietica post-stalinista.

Proprio così. L'ex-presidio sovietico deve essere difeso a tutti i costi da Washington, perché la sicurezza del Nord Dakota dipende da questo!

Il fatto è che solo il 10% della popolazione della Crimea parla ucraino, ed è stato il colpo di stato per le strade di Kiev nel febbraio 2014 da parte di estremisti ucraini anti-russi e proto-fascisti che ha causato il panico tra i russofoni in Crimea.

In una parola, durante il referendum del marzo 2014 l'83% dei cittadini della Crimea ha votato e il 97% di loro ha approvato l'annullamento dell'editto del 1954 e il ricongiungimento alla Russia. Non vi è assolutamente alcuna prova che i crimeani che hanno votato per recidere la loro affiliazione di breve durata con l'Ucraina, sia stata minacciata o costretta da Mosca.

Invece ciò che temevano erano gli editti anti-russi che uscivano da Kiev all'indomani del sovvertimento (finanziato, appoggiato e immediatamente riconosciuto da Washington) del governo legalmente eletto. E esattamente la stessa cosa è vera per le popolazioni di lingua russa nel Donbas.

Dopotutto, gli abitanti di quell'area industriale dell'ex-Unione Sovietica sono sempre stati parte integrante delle sue industrie di ferro, acciaio, chimica e munizioni, e infatti i loro nonni sono stati messi lì da Stalin perché la maggior parte degli ucraini non si era piegata al suo dominio sanguinoso.

Per lo stesso motivo, i russi hanno da sempre odiato i nazionalisti ucraini soprattutto quando negli anni '30 invasero le loro città e case nel Donbas con la Wehrmacht di Hitler sulla strada per Stalingrado.

Quindi tutto si riduce a questo: per editto di Washington i nipoti e le nipoti dell'esercito industriale di Stalin nel Donbas saranno governati dai nipoti e dalle nipoti dei collaboratori di Hitler a Kiev, che piaccia o no.

Allo stesso modo, l'editto del 1954 è ora stato preso in consegna da Washington. Al matrimonio di breve durata tra Crimea ed Ucraina saranno applicate sanzioni, minacce e demonizzazioni di Mosca, nonostante un referendum dell'80% contro di esso.

Ecco il punto: non si possono giustificare $500 miliardi extra per una politica di sicurezza nazionale dell'Empire First senza giustificazioni fasulle alla base. Bisogna inventare missioni, mandati e minacce che sono semplicemente stupidi (come la presunta "occupazione" russa della Crimea) o falsi (come le presunte armi di distruzione di massa di Saddam).

Infatti bisogna inventare, nutrire e imporre un'intera narrativa basata su proposizioni assolutamente inverosimili e non valide, come il meme della "nazione indispensabile" e l'affermazione secondo cui la pace e la stabilità mondiali dipendono dalla leadership di Washington.

Esiste uno scherzo più crudele di questo?

Washington ha inflitto carneficina e genocidio in Vietnam per rendere il mondo più pacifico e stabile?

Le due guerre contro l'Iraq hanno portato a qualcosa di costruttivo a parte la distruzione della tenue pace tra sunniti, sciiti e kurdi, aprendo così le porte dell'inferno e lastricando la strada alle violenze dell'ISIS?

I miliardi che Washington ha incanalato illegalmente nelle forze ribelli e jihadiste in Siria non fanno altro che distruggere il Paese, creare milioni di rifugiati e costringere il governo di Assad a rappresaglie brutali, oltre a chiedere aiuto ai suoi alleati iraniani, russi e di Hezbollah.

In una parola, le storie di Washington e le istanze dei suoi specifici interventi poggiano su fondamenta logore e poco plausibili; e il più delle volte consistono in arroganti affermazioni che sono un insulto all'intelligenza di chiunque presti attenzione ai fatti.

Quindi, ancora una volta, a Washington non interessano più i fatti, la logica, la storia o la verità. Al tempo della Guerra di Bush sulle armi di distruzione di Saddam, Karl Rove spiegò il nuovo Credo dell'Impero.

Questo non è più il modo in cui funziona il mondo. Ora siamo un impero e quando agiamo, creiamo la nostra realtà. E mentre studiate questa realtà, agiremo di nuovo, creando altre nuove realtà, che potrete studiare anche voi, ed è così che le cose si sistemeranno. Siamo attori della storia [...] e voi, tutti voi, studierete quello che facciamo.

Ecco qua. E Rove non è uno scribacchino accademico che ha inventato una razionalizzazione dell'egemonia globale americana. Al contrario, è una creatura della Palude da tutta la vita, leader nel racket della Beltway e stratega di fiducia dei repubblicani.

Inutile dire che Washington ha ancora una volta creato la sua "realtà" per quanto riguarda l'orribile attacco ingiustificato contro la Siria. Così facendo, ha letteralmente reso prigioniero il nostro presidente, sfruttando le sue manie deliranti e decretando così che nessuno, nemmeno Trump, può rompere con il Partito della Guerra.

Assestare una sculacciata ad Assad era inutile, tanto valeva a questo punto dichiarare che Washington ha il predominio sul pianeta Terra. O come ha osservato un osservatore attento:

(Coloro che hanno seguito) la situazione in Siria negli ultimi anni conosceranno la verità, ovvero, che gli Stati Uniti e i loro alleati armano, finanziano e sostengono i terroristi islamici e li usano come proxy per rovesciare il governo siriano. Non "ribelli moderati", come recitano gli stenografi diligenti nei media generalisti, ma fanatici che vogliono vedere la Siria trasformarsi in uno stato wahhabita scandito dalla Sharia.

Quello di Douma era un attacco false flag messo in scena dai ribelli. Dopotutto, le prove non provengono da account di social media non verificati: White Helmets e Syrian American Medical Society (SAMS).

Quest'ultimo è uno strumento della Fratellanza musulmana sunnita, la quale era stata bandita dalla Siria dal padre di Assad agli inizi degli anni '80 a causa della sua opposizione al governo laicista della coalizione alawita di nazionalisti, socialisti, cristiani e altre minoranze non sunnite.

Infatti non sorprende se la SAMS abbia operato solo nei territori occupati da jihadisti e ribelli, proprio come è avvenuto con i White Helmets, che sono stati ripetutamente colti nell'atto di mettere in scena e fabbricare attacchi false flag.

Nel caso migliore, avremmo un caso in cui due bugiardi si accusano a vicenda. Perché dovreste credere ai White Helmets, ma non a Halil Ajiji, uno studente di medicina che lavora nell'unico ospedale funzionante di Douma?

"L'otto aprile una bomba ha colpito un edificio. I piani superiori sono stati danneggiati e un incendio è divampato ai piani inferiori. Le vittime di quell'attentato sono state portate da noi. Le persone dei piani superiori soffrivano di avvelenamento da fumo. Le abbiamo curate."

Ajij ha detto che un uomo a lui sconosciuto è arrivato e ha detto che c'era stato un attacco chimico. "I parenti delle vittime hanno cominciato a bagnarsi a vicenda con l'acqua. Altre persone, che non sembravano avere una formazione medica, hanno iniziato a somministrare farmaci anti-asmatici ai bambini. Non abbiamo visto nessun paziente con sintomi di avvelenamento da armi chimiche", ha detto Ajiji.

Il punto è che prima che Washington lanciasse missili, avrebbe potuto inviare una delegazione a Douma con la benedizione di Putin e Assad, e intervistare Ajij e altre migliaia di persone per scoprire cosa fosse realmente accaduto.

A differenza di tutti i passati episodi di "attacchi chimici", questo è accaduto in quello che ora è un territorio sicuro e controllato dal governo, e qualsiasi delegazione di investigatori di Washington poteva essere persino accompagnata sul posto dell'accaduto.

Almeno avrebbero potuto dirci se l'equipaggiamento di protezione chimica raffigurato qui sotto, e trovato in un sito ribelle abbandonato, fosse dei militari di Assad; e anche se le stanze piene di razzi nella foto qui fossero stati usati dai ribelli per uccidere le persone alla vecchia maniera, piuttosto che con il gas al cloro.



Allo stesso modo, forse Washington avrebbe potuto chiedere che l'ingegnere capo del centro di ricerca di Barzeh avesse potuto far fare agli investigatori internazionali, che stavano arrivando dall'OPCW, un tour di ogni stanza in quella struttura in gran parte vuota prima che la distruggesse con 71 missili.

Dopotutto, lui è rimasto sulle macerie per un'ora o due dopo l'attacco e non è stato sopraffatto da alcun tipo di sostanza chimica tossica.

Ma lasciamo ai francesi l'ultima parola. La loro prova era surreale.

"Alcune delle entità" che hanno rappresentato la base per attaccare un Paese che non ha mai danneggiato Francia, Inghilterra o Stati Uniti sono "generalmente considerate affidabili".

Dio mio!

Fortunatamente il generale Mattis ha convinto Trump ad attaccare diversi siti abbandonati. Nel frattempo Putin continua a godersi questo teatrino ridicolo.



[*] traduzione di Francesco Simoncelli: https://francescosimoncelli.blogspot.it/


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