venerdì 6 aprile 2018
Perché lo tsunami di denaro fiat non ha fatto salire i prezzi dell'oro... finora
di Francesco Simoncelli
C'è una domanda che dal 2008 ha attanagliato la maggior parte dei gold bug e dei sostenitori di una moneta sonante: come mai i prezzi dell'oro non hanno continuato a salire dopo che le principali banche centrali del mondo hanno creato quantità senza precedenti di denaro fiat? Ma andiamo con ordine, perché non tutti sanno perché è importante questo confronto. Considerano semplicemente l'oro un "pezzo" di antiquariato, buono fondamentalmente come componente centrale in monili da decorazione. Ma gioielli e usi industriali non sono l'unico motivo per cui l'oro è tenuto in alta considerazione. Prima che venisse demonetizzato, era il punto di riferimento degli scambi internazionali e nazionali delle varie nazioni del mondo. C'è una storia consolidata alle sue spalle e non è stato scelto per caso affinché rappresentasse una delle componenti più importanti dell'economia: il denaro. Infatti prima del 1933, il termine "dollaro" era usato per indicare un'unità d'oro che aveva un peso di 23.22 grani. Dal momento che un'oncia sono 480 grani, questo significa che il termine dollaro è pari a 0.048 once d'oro. Ciò a sua volta significa che un'oncia d'oro era di $20.67.
Ma quest'ultimo non è il prezzo di un'oncia d'oro in termini di dollari, come pensa la maggior parte delle persone, perché non esiste un'entità a sé stante come un dollaro. Il termine era difatti utilizzato per determinare 0.048 once d'oro. Allo stesso modo come tutti i nomi delle valute che conosciamo ora: sterlina, lira, rublo, corone, ecc. Tutti questi termini erano semplicemente la descrizione di tot. grani d'oro e sono diventati "famosi" quando il paper standard ha sostituito il gold standard.
In un libero mercato le valute non fluttuano l'una rispetto all'altra. Sono scambiate secondo una definizione fissa. Se la sterlina britannica corrisponde a un quarto di un'oncia d'oro e il dollaro corrisponde a 0.05 once d'oro, una sterlina britannica sarà scambiata in cambio di cinque dollari. Viene da sé che 0.25 di un'oncia è cinque volte più grande di 0.05 di un'oncia, ed è questo che significa lo scambio di 5 a 1. In altre parole, il tasso di cambio tra i due è fissato al loro peso proporzionale in oro. Col passare del tempo, però, e due guerre mondiali, i pianificatori monetari centrali hanno cercato di invertire questa realtà, facendo diventare le valute di carta tanto importanti quanto l'oro e poi recidere definitivamente questo legame.
La fiducia e la credibilità utilizzate per stabilire quel rapporto di peso sono state successivamente utilizzate per emettere valute di carta scoperte, ponendo fine inizialmente al sistema di Bretton Woods nel 1971 e al sistema di cambio fissi. Attraverso politiche di coordinamento, le banche centrali hanno cercato di mantenere sincronizzato il pompaggio monetario, in modo da mantenere il più stabile possibile la fluttuazione nei tassi di cambio. Nel processo tali politiche hanno messo in moto un persistente impoverimento attraverso il consumo non supportato dalla produzione di ricchezza reale. Infatti l'inflazione dell'offerta di denaro è un'azione analoga all'appropriazione indebita. I primi ricevitori di questo denaro ex novo sono avvantaggiati rispetto a coloro che lo ricevono successivamente, o non lo ricevono affatto. In altre parole si mette in modo una deviazione di ricchezza reale da coloro che la creano a coloro che la consumano solamente.
Di norma, suddetta deviazione tende a manifestarsi con aumenti generali dei prezzi. Tuttavia, se il tasso di aumento dell'offerta di denaro corrisponde al tasso di crescita di beni e servizi, non emergerà un aumento generale dei prezzi. Indipendentemente dal fatto che non abbia avuto luogo alcun aumento generale dei prezzi, il processo inflazionistico non è rappresentato da prezzi invariati ma dall'aumento dell'offerta di denaro. Quindi trarre conclusioni da indici di prezzi apparentemente stabili, porta ad una lettura errata della mappa economica. Aver definito l'inflazione come un aumento degli indici dei prezzi piuttosto che un aumento dell'offerta di denaro, colse di sorpresa la maggior parte degli economisti negli anni '30 poiché gli indici dei prezzi erano stabili in quel momento. Malgrado ciò, alla fine, il denaro precedentemente creato trova il modo di finire nell'economia più ampia e quindi influenzare i prezzi.
In quel momento è come se un eco lontano iniziasse a solleticare le orecchie degli attori di mercato, facendo loro scegliere un hedging appropriato nel caso in cui il mezzo di scambio diventasse come una patata bollente di cui sbarazzarsi piuttosto che utilizzare. Nel corso del tempo le valute fiat hanno fatto tutte la stessa fine, e il primo asset a cui si è fatto ricorso è sempre stato l'oro. Perché? In memoria di quella precedente connessione tra peso in grani e termine che definiva tal peso. Sebbene possa sembrare una conclusione "banale", è qualcosa che Bernanke non sa (o fa finta di non sapere). Eppure durante l'ultima baldoria monetaria delle banche centrali sembra che non ci sia stata tale necessità; sembra come se le cose fossero state amministrate nel modo più stabile possibile. È stato davvero così?
I quantitative easing hanno innanzitutto gonfiato i depositi delle banche commerciali detenuti presso le banche centrali, cercando in tal modo di rendere liquidi e disincagliare i bilanci di quelle realtà che avevano visto una contrazione del lato degli attivi. In questo modo le banche commerciali non hanno avuto bisogno di correre al classico finanziamento interbancario per portare avanti le loro operazioni quotidiane, utilizzando invece la quantità di riserve in eccesso per sostituire anche i depositi a vista aperti da nuovi clienti e la richiesta di nuovi prestiti. Nell'era precedente alle misure senza precedenti, le banche centrali quando volevano raggiungere eventualmente un obiettivo d'inflazione andavano sul mercato secondario e acquistavano bond sovrani. In questo modo andavano a perturbare una sorta di equilibrio nei mercati (ecco perché tendeva a farli rimanere scarsi questi tipi di depositi), poiché adesso un istituto finanziario si ritrovava nei bilanci una quantità maggiore di risorse monetarie che prima non esistevano.
Per ripristinare l'equilibrio, quindi, l'istituto finanziario con maggiori risorse monetarie avrebbe cercato di sbarazzarsene comprando altri bond, azioni, o altri asset. Ma per fare ciò, l'istituto che avrebbe ricevuto queste nuove risorse monetarie avrebbe dovuto avere già di suo risorse monetarie sufficienti. Quest'ultimo, quindi, doveva essere convinto ad accettare le nuove risorse monetarie attraverso un premio: l'istituto finanziario cedente le risorse monetarie avrebbe dovuto sborsare più soldi se avesse voluto acquistare i titoli. Questo processo sarebbe andato avanti fino a quando i depositi avrebbero perso così tanto potere d'acquisto ed i titoli acquistati sarebbero saliti così tanto di prezzo da far raggiungere al sistema economico un nuovo "equilibrio". Questo, però, è quello che accadeva quando ancora le operazioni di mercato aperto delle banche centrali avevano effetto. Ora l'hanno perso.
Una banca centrale può stimolare l'inflazione ricorrendo ad acquisti sul mercato aperto, ma ad un certo punto questa tecnica perderà la sua efficacia ed ulteriori acquisti non avranno alcun effetto sui prezzi. Quando viene creata una grande quantità di depositi, il mercato non pone più alcun valore su di essi. Le risorse monetarie saranno diventate un qualcosa di gratuito, apparentemente utili ma senza valore. Pensate all'acqua: utile, ma con un valore economico bassissimo. Pensate all'aria: utile, ma con un valore economico bassissimo. Quando ciò accade, gli acquisti successivi sul mercato aperto non sono più in grado di far tornare il sistema bancario "all'equilibrio".
Questa "impotenza monetaria" è ciò che sembra averci portato i vari QE. Mentre l'aumento iniziale dei depositi ha indubbiamente avuto un qualche effetto sui prezzi, le risorse monetarie sono diventate rapidamente un qualcosa di gratuito. Dopo questo punto, il sistema bancario ha accettato con noncuranza ogni nuovo deposito appena creato piuttosto che tentare disperatamente di trasferirlo ad altri istituti finanziari
Ed è per questo che l'oro non è salito a vette vertiginose dopo i primi QE. L'oro performa bene quando le persone si rendono conto di avere troppi soldi nei portafogli o nei conti, ma il QE non è riuscito a creare tra la gente comune il cosiddetto "effetto troppi soldi".
IL NUOVO SQUILIBRIO
A quanto detto bisogna aggiungere anche il fatto che l'oro è un asset sempre liquido. In momenti in cui diventa problematico vendere azioni o obbligazioni e si ha bisogno di liquidità, si vende quello che si può non si vende quello che si vuole. In quei momenti in cui le margin call iniziano a susseguirsi, come sta accadendo ultimamente, i trader immolano quegli asset che possono farli respirare piuttosto che vendere in perdita quelli sotto stress. Questo stesso pattern è emerso nel panico del 2008, nel mezzo del grande bull market dell'oro del 1999-2011. L'anno peggiore fu proprio il 2008, periodo in cui gli hedge fund, le banche e gli intermediari vendettero oro in cambio di denaro per riparare i danni subiti dai mutui e, successivamente, dalle azioni.
Ma qualsiasi svendita dell'oro in tali circostanze è temporanea. Una volta che le mani deboli hanno venduto oro in cambio di denaro, si fanno largo le mani forti per acquistare ai minimi e dar inizio ad un nuovo rally. Ciò accadde precisamente nel 2009, quando l'oro balzò del 25% dopo la crisi del 2008, quando ormai il panico era passato. È una sorta di pattern che si ripete: l'oro scende nella prima fase di difficoltà finanziaria prima di rimbalzare una volta che le mani deboli sono uscite e le mani forti iniziano a comprare. In base all'analisi tecnica, la fase di consolidamento di prezzo pare essere arrivate alle battute finali, con un triangolo in ascesa pronto ad essere rotto all'insù. Il target di prezzo per quest'anno si aggirerà intorno ai $1,450 l'oncia.
Non solo, ma l'anno scorso ha visto l'oro come una classe di asset positiva nonostante tutte le chiacchiere riguardanti una presunta ripresa dell'economia. Perché l'oro è salito malgrado tutti gli indicatori economici erano positivi?
Come potete vedere dal grafico qui sotto, una ragione è una performance del dollaro sottotono l'anno scorso, il quale di solito è inversamente correlato rispetto all'oro. Ma è più di una semplice debolezza del dollaro. Infatti gli investitori di tutto il mondo hanno continuato ad avere la necessità di acquistare oro, nonostante molti indicatori economici fossero in miglioramento. Che si trattasse di mercati azionari troppo cari, di una svalutazione monetaria continua, di livelli di debito in aumento, di conflitti geopolitici, di debolezza del dollaro o di una serie di altre preoccupazioni, gli investitori non hanno evitato l'oro, ma l'hanno acquistato. In questa ottica vedono elevati rischi nei mercati, nelle economie e nelle valute.
Questo comportamento non esprime fiducia nei confronti dei banchieri centrali, ma un segno del contrario.
A ciò si aggiunge anche l'offerta d'oro fisico in netta discesa. Solo l'anno scorso l'offerta d'oro è scesa di più rispetto a qualsiasi anno sin dal 2008.
La Cina, il più grande estrattore d'oro del mondo, ha prodotto 453 tonnellate di metallo nel 2016. Nel 2017 la produzione cinese è diminuita del 9%. Se la produzione d'oro continua a scendere, è praticamente una certezza un aumento della domanda globale. La domanda incorporerà investitori e banche centrali che non vogliono affidarsi al dollaro.
La Cina non esporta il metallo giallo e se la disponibilità interna d'oro dovesse esaurirsi, cercherà sicuramente di comprarlo altrove. Il piano economico cinese è quello di ridurre potenzialmente il dominio globale del dollaro rispetto allo yuan. Il dollaro ha dominato il mercato delle valute globale per oltre 40 anni. La Cina e la Russia stanno aumentando attivamente le loro riserve auree, il che potrebbe portare ad incertezze sia economiche che politiche, dato che un numero crescente di Paesi inizia a vendere titoli del Tesoro USA. Inoltre sia Russia che Cina stanno pianificando di utilizzare una valuta coperta dall'oro per saldare i commerci tra di loro.
La Cina potrebbe importare oro per soddisfare la propria domanda, ma la disponibilità d'oro come abbiamo visto sta diminuendo. Negli ultimi 15 anni, i depositi auriferi globali si sono esauriti e i depositi sostitutivi sono diventati sempre più rari.
In un'intervista per Bloomberg il presidente del World Gold Council, Randall Oliphant, ha detto che la produzione mondiale d'oro potrebbe aver raggiunto il suo picco. Molto presto potrebbe arrivare il momento in cui l'offerta non soddisferà la domanda. Come reagirà il mercato finanziario globale quando l'offerta d'oro diminuirà significativamente e il metallo giallo diventerà una merce ancora più rara?
La Cina non è l'unico paese che produce meno oro. Anche i depositi d'oro sudafricani e australiani stanno mostrando segni di esaurimento. Il costo dell'esplorazione è diventato quasi proibitivo e i depositi diventano sempre più difficili da trovare. Il potenziale di una carenza mondiale è una buona notizia per gli investitori. Anche se le miniere si esaurissero, l'oro come commodity continuerà ad esistere. Per oltre 130 anni, sono stati scoperti enormi giacimenti d'oro in diversi Paesi. Durante la fine del XX secolo, alcune miniere producevano fino a 50 milioni di once all'anno. Nel XXI secolo miniere che producono 50 milioni, o addirittura 30 milioni di once d'oro, non esistono più. La produzione attuale può arrivare al massimo a 15 milioni di once all'anno.
Le società minerarie non sono in grado di finanziare nuove esplorazioni, infatti il tempo tra la scoperta di nuovo oro e l'attività mineraria si estende su una media di sette anni. Questo è un intervallo di tempo considerevole tra l'esaurimento delle vecchie miniere e l'estrazione in nuove. E le compagnie minerarie troveranno difficile sostenere le spese. Il 40% di tutto l'oro estratto nella storia proviene dal Sudafrica. Durante gli anni '70 ogni anno venivano estratte 1,000 tonnellate d'oro. Nel 2017 la produzione di oro del Witwatersrand Basin è scesa dell'83% rispetto al 1970, a 167.1 tonnellate.
Di conseguenza l'offerta d'oro rimarrà bassa e la domanda aumenterà. Ciò significa che nel prossimo futuro questo potrebbe rappresentare un catalizzatore importante per i prezzi spot.
PATTINARE SUL GHIACCIO SOTTILE
A quanto detto finora bisogna aggiungere anche la situazione economico/finanziaria in divenire. Diamo un'occhiata al margin debt, l'indicatore più probabile di un picco della bolla attuale.
Alla base di questo strumento c'è denaro preso in prestito per comprare più azioni, il cui collaterale sono le azioni stesse. Gli investitori tendono a seguire questa strada quando i mercati aumentano e l'uso della leva sembra un modo semplice per aumentare i propri guadagni. Ma alla fine il mercato si contrae, lasciando i portafogli azionari incapaci di coprire il margin debt correlato e generando "margin call" in cui i broker richiedono più denaro e/o iniziano a liquidare i portafogli dei clienti. Ciò manda in crash i mercati e il risultato è un bear market rapido e brutale.
Il margin debt ha raggiunto livelli da record diversi anni fa e ha continuato a crescere.
La ragione per cui le azioni paiono relativamente stabili è che fanno parte di una bolla molto più grande. Intorno alle obbligazioni sovrane di tutto il mondo è stata gonfiata una bolla storica, la quale potrebbe iniziare a scoppiare con l'aumento dei tassi d'interesse. I prezzi degli immobili nelle grandi città hanno superato gli estremi del 2007 e adesso stanno iniziando a contrarsi. I livelli di debito nel mondo sviluppato (e in Cina) hanno superato i loro picchi ciclici precedenti. Questa "bolla di tutto" è completamente senza precedenti.
Non scordiamoci che durante il prossimo anno fiscale circa lo zio Sam sarà a caccia di $1,800 miliardi di liquidità per finanziare un deficit da $1,200 miliardi e il dumping obbligazionario da $600 miliardi della FED. È praticamente impossibile che il mercato possa risolvere questo squilibrio tra domanda e offerta, quindi il decennale USA è molto probabile che finirà nella zona di rendimento del 4-5%. Tra l'altro Powell e la sua banda di banchieri centrali keynesiani stanno facendo la cosa giusta, anche se per ragioni sbagliate: stanno continuando a "normalizzare" la politica monetaria perché credono erroneamente che siamo arrivati al nirvana della "piena occupazione" e che è quindi meglio ricaricare la loro faretra per essere pronti alla recessione che verrà.
Come è stato scritto poco sopra, ciò che abbiamo qui è una "bolla di tutto" e Main Street non ha affatto beneficiato di alcun deleveraging né della manna monetaria sganciata da Bernanke/Yellen. Quello che abbiamo in realtà è una polveriera finanziaria, quindi non c'è assolutamente nulla di sicuro nel QT della FED. La sua politica di normalizzazione equivale alla scena di Wile Coyote quando cerca di accendere disperatamente un cerino in un deposito di esplosivi.
Inoltre Powell vece l'economia più ampia come la vedeva zia Janet: variazioni di pochi mesi o trimestri alla volta. Entrambi guardano Main Street con gli occhiali keynesiani dei delta a breve termine nei cosiddetti "dati in entrata", i quali non ci dicono nulla di importante o affidabile. Infatti si possono esaminare tutte le dichiarazioni post-riunione della FED, i verbali e i discorsi della Yellen o di Powell, non troverete alcuna menzione della molteplicità di indicatori che hanno percorso la linea piatta fino ad adesso. Il grafico qui sotto rappresenta un esempio eclatante (Occupati, manifattura, uso di gas ed elettricità nella produzione industriale).
Dopo un rimbalzo iniziale a seguito della Grande Recessione, tutti e tre hanno proseguito lungo la linea piatta e tutti e tre sono ancora al di sotto del livello pre-crisi di 10 anni fa. L'economia USA non è affatto in salute se si considerano questi tre parametri fondamentali e si nota come siano rimasti stagnanti.
Ciononostante la stampa generalista ha imbastito una narrativa fondata sulla "presunta ripresa economica" confutata sia dai dati che dal profondo malessere economico dell'entroterra americano. Prima zia Janet ed i suoi predecessori hanno alimentato la Finanza delle Bolle con una politica di debito a buon mercato, un impoverimento di Main Street e l'off-shore sia della produzione che dei lavori americani. Questo perché l'essenza della Finanza delle Bolle è stata la prevenzione di una pulizia deflazionistica necessaria per mantenere l'economia statunitense competitiva in un'economia globale mercantilista, statalista e basata sul credito.
Ora Powell vede solo un PIL regolare e un equilibrio finanziario a Wall Street, quindi sta portando avanti l'epocale inversione della politica monetaria che alla fine metterà fine ai 30 anni di fantasie keynesiana innescando un "shock dei rendimenti" nel mercato obbligazionario e un conseguente crollo del castello di carte di Wall Street.
Non saranno i quattro aumenti dei tassi che Powell ha promesso al Congresso per quest'anno che fungeranno da innesco, bensì il ritmo crescente del QT. Gli scommettitori ed i front-runner, che sono diventati ricchi comprando ciò che la FED avrebbe comprato col QE, faranno lo stesso e molto prima che i pianificatori monetari centrali capiscano cosa stia succedendo. Trasformando i mercati dei capitali in veri e propri casinò da gioco d'azzardo, la FED ha seminato i semi della propria distruzione.
CONCLUSIONE
La tanto attesa correzione dei mercati è praticamente arrivata ed insieme ad essa si paleserà la necessità di ricorrere a dei porti sicuri dentro i quali ripararsi dalla tempesta in arrivo. L'oro sarà uno di questi, ma insieme ad esso ci saranno anche le criptovalute. Nello specifico Bitcoin e Bitcoin Cash. Bitcoin è salito alle stelle nel 2017 grazie al suo innegabile impatto trasformativo sul nostro mondo. Non si può dire lo stesso dei prezzi delle azioni che per quasi un decennio sono stati gonfiati dalla FED.
Gli investitori si riverseranno in Bitcoin durante la prossima crisi, soprattutto se una regolamentazione ragionevole legittimerà le criptovalute nelle menti degli investitori. Di conseguenza gli attori di mercato avranno una maggiore scelta quando la recessione andrà a correggere quegli errori che sono stati fatti fiorire nell'economia più ampia. L'oro è buono, ma abbiamo scoperto che lo sono anche el criptovalute.
Iscriviti a:
Commenti sul post (Atom)
Il ritorno della volatilità nei mercati e l'aumento del Libor indicano che la normalizzazione del bilancio delle banche centrali non andrà a buon fine. Come ci ricorda il grafico del Dow di oggi, il mercato azionario traballa nonostante la FED abbia diminuito di solo l'1.5% il suo bilancio. Potete immaginare cosa accadrà quando la BCE e le altre banche centrali percorreranno la stessa strada. A causa degli effetti del QT sui mercati finanziari, un tracollo del mercato dei capitali non è una possibilità tanto remota. Anzi è uno scenario decisamente probabile.
RispondiEliminaDi conseguenza non è un caso se la FED abbia ridotto il suo bilancio di soli $71 miliardi, quando invece nel primo trimestre di quest'anno la procedura avrebbe previsto $90 miliardi. Inutile sottolineare come che le turbolenze nei mercati azionari abbiano avuto un certo ruolo in questo esito.
I banchieri centrali sono tra l'incudine e il martello. Non tentare di normalizzare i loro bilanci e di restringere la politica monetaria significherebbe non avere mezzi (ragionevoli) per combattere la prossima recessione. Il proseguimento del tightening, d'altro canto, rischia di far crollare i mercati degli asset finanziari ed innescherà la prossima recessione. Allacciate le cinture.