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lunedì 23 aprile 2018
L'avvoltoio del debito, Parte #1
di David Stockman
Questa storia sta diventando davvero ridicola. In nome dei vecchi tempi, abbiamo ricontrollato il livello del debito federale durante il mese in cui arrivammo nella Città Imperiale 24 anni fa. Era il giugno 1970 e il debito federale era di $275 miliardi.
Intendiamoci, mentre quel numero non era esattamente poco, c'erano voluti 188 anni per accumularlo. Cioè, lo Zio Sam aveva preso in prestito una media di $28,000 la settimana durante le 9.776 settimane da quando George Washington aveva prestato giuramento come primo presidente della nazione.
Stiamo rimuginando su questo dato storico perché, a quanto pare, il Tesoro americano in questa settimana emetterà $258 miliardi di debito pubblico.
Proprio così. L'emissione programmata del debito dello Zio Sam questa settimana sarà quasi uguale al suo indebitamento cumulativo durante i primi 188 anni della nazione e i suoi primi 37 presidenti!
E, sì, c'è stata un'inflazione considerevole sin dal giugno 1970. E non ultimo perché esattamente 13 mesi dopo, Tricky Dick Nixon decise di staccare la spina di Bretton Woods e l'ancoraggio del dollaro con l'oro.
Inutile dire che tale decisione avrebbe scatenato una recessione e un mucchio di disagi per le prospettive di rielezione di Nixon. Infatti l'economia americana ebbe un mucchio d'inflazione ed una finanziarizzazione distruttiva nel corso del mezzo secolo successivo.
Di conseguenza, il livello dei prezzi oggi è 5 volte più alto quando misurato dal deflatore del PIL. Quindi, in potere d'acquisto dei dollari di oggi, la cifra del debito del 1970 sarebbe stata di circa $1,200 miliardi.
Non è un caso se abbiamo soprannominato Trump il Re del Debito. Il suo piano di bilancio è quello di prendere in prestito tanto denaro durante l'anno a venire (anno fiscale 2019) quanto fecero i primi 37 presidenti degli Stati Uniti!
Di conseguenza i keynesiani, i politici di entrambi i partiti e gli scommettitori di Wall Street, lo sanno: gli Stati Uniti hanno un monumentale problema di debito, e sicuramente non è stato "preso in considerazione".
Quindi il nostro scopo in questa serie di articoli divisa in sei parti è di spiegare come non sia stato preso in considerazione, e perché questa situazione anomala sia ormai arrivata alle sue battute finali.
Tanto per essere chiari, non stiamo parlando solo dei $21,000 miliardi di debito pubblico, ma dei $67,000 miliardi di debito pubblico e privato che stanno strangolando l'economia statunitense.
Questi ultimi sono il risultato deplorevole del cosiddetto LBO nazionale che l'economia americana ha subito sin dal giugno 1970.
Il fatto è che i $1,500 miliardi di debito pubblico e privato totale ammontavano allora al 150% del PIL. E questo rapporto di leva nazionale all'1.5X era sostanzialmente rimasto invariato durante i precedenti 100 anni di robusta crescita economica e aumento di 25 volte il reddito reale pro-capite.
Al contrario, a $67,000 miliardi di debito totale oggi, il rapporto di leva degli Stati Uniti si attesta a circa il 3.5X. Se il rapporto di leva storico all'1.5X il reddito nazionale non fosse stato rovesciato dalla perfidia di Tricky Dick, oggi ci sarebbero $30,000 miliardi di debito totale per l'economia statunitense, non $67,000 miliardi.
Quindi i $37,000 miliardi in più rappresentano una macina economica che sta indebolendo la crescita capitalista e che ora ha messo in pericolo sia Main Street che Wall Street.
Questo perché la massiccia crescita del credito alimentata dalla banca centrale e scatenata dalla follia del 1971 ha raggiunto il suo limite, anche secondo i nostri banchieri centrali keynesiani. Quindi ora stanno intraprendendo un'inversione di bilancio epocale che cambierà drasticamente le dinamiche fondamentali del sistema finanziario, ed esporrà la vasta falsificazione dei valori degli asset finanziari a Wall Street.
Infatti è stata la struttura mentale keynesiana di oggi che spinse Nixon a gettare via l'oro. Venne consigliato da quelli che abbiamo definito "keynesiani d'acqua dolce" intorno a Milton Friedman, i quali erano tanto statalisti in materia di denaro e macro-gestione economica di Washington quanto i loro compatrioti "di acqua salata" a Cambridge, MA. Differivano solo sulla tecnica: strumenti di politica monetaria e strumenti di politica fiscale.
Purtroppo se praticata per un periodo di tempo abbastanza lungo, i keynesiani – insieme ai politici ed ai burocrati che trovano conveniente abbracciare il loro modello imperfetto – perdono letteralmente la memoria. Almeno per quanto riguarda la memoria storica.
Detto in modo diverso, vengono incurabilmente infettati dal "bias della modernità" e così facendo finiscono per diventare ciechi di fronte agli errori e alle anomalie insostenibili su cui si basa l'intero schema del debito.
Per esempio, se colui che scrive avesse fatto il check-in all'Ecles Building nel giugno 1970, avrebbe scoperto che il bilancio della FED era di soli $55 miliardi. E questo accadeva dopo 56 anni di stampa di denaro.
Quello che è accaduto durante i successivi 48 anni è stata un'eruzione monetaria, permessa dalla follia di Camp David di Nixon. Per esempio, il bilancio della FED è esploso dell'82X, o di quasi il 10% annuo nel corso di mezzo secolo.
Va da sé che non si sarebbe potuto trovare un economista (o anche un profano) a Washington, Cambridge o Chicago nel giugno 1970, che avrebbe raccomandato o addirittura immaginato una tale esplosione del bilancio della banca centrale durante i successivi 50 anni. Persino il populista e sciroccato monetario Wright Patman, deputato del Texas e presidente della House banking and currency committee, non avrebbe mai accettato una cosa del genere.
Il resto è storia, ovviamente. Cioè, l'esplosione dell'82X del credito della banca centrale ha dato origine al grafico bizzarro qui sotto.
Per esempio, nel giugno 1970 il PIL era di $1,100 miliardi e da allora si è espanso del 18X a $19,600 miliardi. Al contrario, il debito pubblico e privato totale era di $1,580 miliardi e da allora si è espanso del 42X a $67,000 miliardi.
Inutile dire che far crescere queste tendenze insostenibilmente divergenti anche per un altro decennio porterebbe ad una totale assurdità: $35,000 miliardi di PIL nominale e $150,000 miliardi di debito totale.
Infatti questo forse spiega perché la FED abbia cessato di pubblicare sin dal quarto trimestre 2015 la cifra totale del debito nel mercato del credito nel suo rapporto trimestrale "Flusso di fondi", quando la cifra era di $63,500 miliardi.
Inutile dire che questo grafico è molto importante per l'era imminente di normalizzazione dei tassi d'interesse e quantitative tightening (QT). Una cosa è permettere ai tassi d'interesse di salire di 200-300 punti base in un contesto in cui l'economia trasporta $30,000 miliardi di debito; un'altra è, ovviamente, quando il peso è di $67,000 miliardi.
In breve, il bias della modernità si rivelerà il tallone d'Achille dell'era ormai finita della Finanza delle Bolle. L'economia degli Stati Uniti ha preso in prestito e stampato denaro così a lungo che la sua posizione sulla mappa economica e finanziaria è stata persa di vista; il che significa che l'impatto della prossima inversione epocale nelle politiche della banca centrale non è nemmeno lontanamente apprezzato.
Si prenda in considerazione il bilancio della FED. Anche se gli Stati Uniti avessero seguito la regola della crescita monetaria fissa di Milton Friedman a circa il 3% annuo, il bilancio della FED di $55 miliardi del giugno 1970 sarebbe rimasto a soli $230 miliardi oggi.
Pensiamo che $4,200 miliardi di credito extra abbiano cambiato tutto?
Sì, come spiegheremo nella Parte 2.
Nel frattempo ecco un grafico che dovrebbe spaventare i giocatori d'azzardo nel casinò di Wall Street.
Fino ad ora non si era mai vista una contrazione del bilancio della banca centrale fino a $2,000 miliardi. Né l'impatto è stato mai immaginato, così come nel giugno 1970 non poteva essere immaginata un'esplosione dell'82X del bilancio della FED.
[*] traduzione di Francesco Simoncelli: https://francescosimoncelli.blogspot.it/
=> Potete leggere la Parte 2 a questo indirizzo: https://francescosimoncelli.blogspot.it/2018/04/lavvoltoio-del-debito-parte-2.html
=> Potete leggere la Parte 3 a questo indirizzo: https://francescosimoncelli.blogspot.it/2018/04/lavvoltoio-del-debito-parte-3.html
=> Potete leggere la Parte 4 a questo indirizzo: https://francescosimoncelli.blogspot.it/2018/04/lavvoltoio-del-debito-parte-4.html
=> Potete leggere la Parte 5 a questo indirizzo: https://francescosimoncelli.blogspot.it/2018/05/lavvoltoio-del-debito-parte-5.html
=> Potete leggere la Parte 6 a questo indirizzo: https://francescosimoncelli.blogspot.it/2018/05/lavvoltoio-del-debito-parte-6-ultima.html
5 volte più alto?? mi sembra poco. a occhio dal 1970 è almeno 30 se non 40 volte.
RispondiEliminaIf Treasuries Reach 3%, That Would Be Big. Here's Why
RispondiEliminaLe manipolazioni del mercato da parte delle banche centrali sono riuscite a rimandare un default del credito su larga scala: i policymaker hanno drasticamente ridotto i tassi d'interesse e iniettato nuova liquidità nel sistema bancario. In retrospettiva, è chiaro il motivo per cui queste operazioni hanno impedito alla piramide del debito di crollare: i finanziamenti a buon mercato alimentati dalle banche centrali hanno spinto i prestatori ed i mutuatari a rientrare nel mercato del credito. L'abbuffata del debito è potuta andare avanti e il debito in scadenza, così come il nuovo debito, è stato finanziato a tassi d'interesse molto bassi. Di conseguenza l'attività economica dipende più che mai dal proseguimento della politica monetaria espansiva delle banche centrali. Se i tassi d'interesse rimangono artificialmente bassi, il boom globale ha buone probabilità di continuare. Tuttavia se i tassi d'interesse salgono e raggiungono un livello troppo alto, il boom si trasformerà in bust.
L'effetto dei tassi d'interesse artificialmente bassi sta causando un grave danno economico: scoraggia i risparmi, aumenta i consumi e incoraggia gli investimenti improduttivi (il tipo di investimenti che non sarebbero stati intrapresi se il tasso di interesse non fosse stato manipolato al ribasso). I costi d'indebitamento artificialmente soppressi fanno aumentare il peso del debito su consumatori, imprese e governi. Il risultato è una distorsione della struttura produttiva ed occupazionale delle varie economie. Per sostenere il boom e prevenire il bust, le banche centrali spingono i tassi di interesse a livelli sempre più bassi, assicurandosi che il credito e l'offerta di moneta continuino a crescere.
Mentre una tale politica monetaria può prevenire occasionalmente una crisi del credito, provocherà alla fine una "crisi della valuta". In una tale crisi, gli investitori si preoccupano della diminuzione del potere d'acquisto dei loro soldi. Una crisi della valuta rappresenterebbe una minaccia ben più grave per il sistema monetario fiat, il quale potrebbe persino superare indenne una crisi del credito. Le banche centrali dovrebbero dissipare le preoccupazioni inflazionistiche delle persone restringendo la politica monetaria: aumentare i tassi d'interesse e fermare la crescita del credito e dell'offerta di moneta. Questo infliggerebbe un duro colpo alle economie finanziariamente stressate. Parafrasando Mises, i pianificatori centrali hanno piantato i semi della loro disfatta e per ogni successo di cui si vantano un fallimento più grande è dietro l'angolo.
Scusami Francesco, l'ultimo grafico riguardante la riduzione di due mld di debito cosa riguarda? Gli acquisti della banca centrale?
RispondiEliminaDino
Ciao Dino.
EliminaL'ultimo grafico rappresenta la proiezioni del bilancio della FED da qui al 2021. Entro tale anno il suo bilancio, si prospetta, scenderà a $2,000 miliardi.