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giovedì 29 marzo 2018
Un euro forte equivale ad un forte mal di testa per la BCE
di Daniel Lacalle
Nelle ultime settimane l'euro è arrivato al suo massimo livello, rispetto al dollaro USA, da tre anni a questa parte. Questo è un movimento che sorprende, soprattutto quando la Banca Centrale Europea sta portando avanti l'espansione monetaria più aggressiva del mondo dopo la Banca del Giappone.
Un euro forte non è un problema per nessun cittadino europeo. Le famiglie europee detengono gran parte della loro ricchezza finanziaria nei depositi. Inoltre un euro forte frena l'inflazione nei prodotti importati, principalmente energia e cibo, generando un significativo effetto ricchezza.
Se guardiamo all'indice delle materie prime tra il 6 gennaio 2017 e il 12 gennaio 2018, possiamo vedere che è sceso di oltre il 12% in euro, mentre è leggermente salito in dollari USA. Per il cittadino europeo medio, un euro stabile o forte è una benedizione e uno dei fattori essenziali dietro la ripresa del reddito delle famiglie.
Un euro forte non è stato un problema nemmeno per le esportazioni. La Spagna, ad esempio, ha aumentato del 53% il peso delle esportazioni in rapporto al PIL negli ultimi cinque anni e le esportazioni dell'Eurozona nel 2017 hanno segnato un record, aumentando più della media del commercio globale e con un surplus commerciale da record, uno dei fattori decisivi che spiegano la forza dell'euro.
Ma un euro forte è una cattiva notizia per i pianificatori centrali, gli stati indebitati e i settori obsoleti o a basso valore aggiunto che hanno bisogno del sussidio nascosto della svalutazione. Un euro forte distrugge le aspettative della BCE sull'inflazione, l'aumento dei profitti stimati dei settori a bassa produttività e mette in pericolo la riduzione del debito degli stati inefficienti, i quali non sono stati in grado di ridurre i loro deficit abbastanza rapidamente. La politica monetaria della BCE, che diventa un assalto ai risparmiatori e ai settori efficienti per sovvenzionare l'inefficienza e l'indebitamento, non funziona in un mondo globalizzato con economie aperte. E, ironia della sorte, ciò è positivo per le famiglie europee, le quali vedono rafforzarsi la loro ricchezza nei depositi e vedono stabilizzarsi il reddito disponibile perché l'inflazione è bassa.
Sebbene la Banca Centrale Europea mantenga tassi ultra bassi ed i suoi acquisti mensili a €30 miliardi, non è in grado di svalutare l'euro come vorrebbe.
Il pianificatore centrale europeo si sta infatti domandando il perché. L'economia statunitense accelera la sua crescita, le aspettative d'inflazione aumentano, il deficit commerciale è ai minimi decennali, la Federal Reserve sta alzando i tassi d'interesse... e il dollaro USA non si rafforza. La spiegazione principale sta nel surplus commerciale della Cina e dell'Eurozona. Le banche centrali dovrebbero sapere che è difficile avere profitti commerciali in aumento e valute deboli.
Un dollaro debole mentre l'economia americana cresce così com'è, rappresenta un'opportunità per la Federal Reserve. Può aumentare i tassi e rafforzare le opzioni in vista di un rallentamento globale senza preoccuparsi della sua valuta. Powell sfrutterà questa opportunità?
Il problema per l'Unione Europea è che se la BCE continua a cercare di creare l'inflazione per decreto, non la ottiene e finisce per creare maggiori squilibri. Se cerca di contenere l'euro, espone l'Europa a rischi ancora peggiori che potrebbero generare ulteriori problemi a medio termine. E se la BCE cerca di contenere i rischi crescenti, l'euro si rivaluterà. Addio, quindi, alle aspettative d'inflazione della BCE.
Le mie stime suggeriscono che dodici mesi consecutivi con l'euro/dollaro sopra 1.21 porterebbero le aspettative d'inflazione nell'Eurozona all'1.3% rispetto all'obiettivo del 2% e le stime di crescita degli utili dell'Eurostoxx 100 da +8% allo 0%, poiché gli esportatori di basso valore aggiunto subirebbero un calo delle vendite e le banche vedrebbero margini più deboli a causa della bassa inflazione e dei tassi bassi.
Un altro fattore è la Cina, la quale cerca di rafforzare la sua posizione globale vendendo dollari. Ma la Cina ha visto aumentare il suo debito nel 2017 ben oltre il PIL del Regno Unito, e il suo surplus commerciale soffre di un dollaro debole e uno yuan artificialmente alto.
Tutto ciò prova che le guerre tra valute sono inutili in economie aperte. I pianificatori centrali e le loro batterie di analisti keynesiani sono sorpresi dal fatto che le economie non funzionino come presuppongono i loro fogli di calcolo Excel. Le loro correlazioni attese ed i loro rapporti di causa/effetto falliscono, malgrado ciò non ammettono i propri errori. Non li attribuiscono al fatto che le loro correlazioni e le loro stime sono obsolete e sbagliate, invece dicono che "non è stato fatto abbastanza" e "sarebbe stato peggio altrimenti" (leggere Paul Romer) e la loro fede religiosa nell'interventismo rimane intoccabile.
La BCE dovrebbe preoccuparsi di ciò che può veramente fare, ovvero, monitorare i rischi dell'eccesso di debito, le bolle e la disconnessione tra i rendimenti delle obbligazioni e la realtà. Dovrebbe preoccuparsi, ad esempio, che il bond biennale greco viene trattato ad un rendimento inferiore rispetto al bond americano a 2 anni. Un'assurdità.
Ma non preoccupatevi. Se le cose andranno a carte quarantotto, ci diranno che era dovuto ad una mancanza di regolamentazione.
[*] traduzione di Francesco Simoncelli: https://francescosimoncelli.blogspot.it/
Francesco ritieni possibile l'adozione degli eurobonds, chiaramente sotto altro nome nei mesi e forse anni a venire?
RispondiEliminaDino Sgura
Ciao Dino.
EliminaSono certo che si ricorrerà a questa misura per cercare di tenere a galla la baracca. UN modo come un altro per socializzare il debito enorme presente nell'UE. Questo perché finora niente è stato aggiustato. Ad esempio, a questo indirizzo è possibile il nuovo bilancio approvato della BdI.
A parte la quantità di introiti restituiti allo stato (€3,365 miliardi su €3,895 totali), a pagina 16 scopriamo che gli squilibri TARGET2 sono aumentati rispetto all'anno scorso. A differenza della propaganda europea, questi squilibri rappresentano una fuga di capitali e debiti che non saranno mai ripagati. Per capire meglio cosa sia questo meccanismo transfrontaliero di pagamento, facciamo un esempio: l'Italia importa beni tedeschi, ma in cambio la Germania non riceve né nuovi beni né nuovo capitale. L'unica cosa che acquisisce è un IOU emesso dalle banche italiane alla Banca d'Italia in cambio del pagamento. Questo meccanismo comprende anche i depositi che vengono spostati da una banca nazionale ad una estera. Il risultato inevitabile di questa situazione è il controllo dei capitali, come accaduto in Grecia.
Se l'Italia dovesse mai lasciare l'UE, i membri rimanenti dovrebbero sobbarcarsi il fardello di questi debiti in base al loro peso all'interno dell'Unione. Per dirla in altro modo, semmai qualche stato membro dovesse lasciare l'UE sarebbe game over istantaneo per il progetto europeo. Questo per ricordare che finora l'Italia è stata tenuta in vita per i capelli dai Paesi del nord e dalla BCE, non perché è uscita magicamente dalla recessione per grazia ricevuta dalla lungimiranza dei pagliacci che sono al governo (ministro delle finanze in prima linea).
Grazie per la risposta Francesco, in un certo senso abbiamo ancora potere contrattuale in ambito comunitario. Comunque a mio modesto parere, in Europa nessuno ha le "mani pulite", dalla base della fondazione dell'unione monetaria e dell'unione politica o tentata tale, s'è trattato pur sempre di una tragica storia appartenente al mondo della valuta fiat, delle sue magie e dei giochi di potere che ne scaturiscono. Il dott. Bagus nel suo interessante libro, vede la questione in stile teutonico, a noi ci tocca vederla da italiani. I tedeschi volenti o nolenti dovranno accettare questa condizione, del resto detto terra terra: ci hanno voluto a cena con loro o sbaglio? Sono certo che i governi dei paesi del nord Europa, di fronte ai loro elettorati legittimamente incazzati, motiveranno questa decisione per motivi di carattere militare, "con l'orso Russo che mostra sempre più minaccioso unghie e denti alle porte di Varsavia"....
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