giovedì 1 febbraio 2018

Perché la tassazione equivale alla schiavitù: la testimonianza di Frederick Douglass





di Joe Jarvis


Come definireste la situazione in cui qualcuno si prende il 100% del vostro lavoro con la forza? Schiavitù.

La schiavitù consiste nell'essere costretti a lavorare contro la vostra volontà per il beneficio del vostro padrone. L'unica ragione per cui possiedono i prodotti del vostro lavoro, è perché posseggono voi. Se avete il controllo esclusivo di ciò che fate col vostro corpo, il più basilare diritto dell'autoproprietà, non dovreste dare i frutti del vostro lavoro a nessuno.

Dunque anche una piccola quantità di lavoro forzato è schiavitù, sebbene in un grado ovviamente inferiore.

Se un centesimo o un milione di dollari viene confiscato senza consenso, è furto. E se qualcuno vi forza a lavorare per l'1% o il 100% del tempo, si tratta ancora di schiavitù.

Frederick Douglass era uno schiavo, sotto ogni aspetto. Di conseguenza è interessante leggere le sue stesse parole in materia, poiché vide i suoi salari guadagnati onestamente confiscati con la forza. Nel suo libro, My Bondage and My Freedom, Douglass descrive lo stato della sua servitudine, dove tutto il suo duro lavoro gli veniva confiscato.

Inoltre, ora guadagnavo — come già detto — un dollaro e cinquanta centesimi al giorno. Ho contrattato per averli, lavorato per averli, guadagnati e quindi ricevuti; venivano pagati a me, ed erano giustamente di mia proprietà; eppure ad ogni sabato sera questo denaro — i miei sudati guadagni, ogni centesimo di essi — mi venivano richiesti e presi dal Master Hugh. Non li aveva guadagnati lui; non aveva fatto niente per averne diritto; perché, dunque, doveva averli? Non gli dovevo nulla. Non mi aveva dato alcuna istruzione, da lui avevo ricevuto solo cibo e vestiario; e i miei servigi erano dal principio intesi per ripagarli. Il diritto di trattenere i miei guadagni, era il diritto del ladro. Aveva il potere di obbligarmi a dargli i frutti del mio lavoro, e la forza era il suo solo diritto. Divenni sempre più insoddisfatto della mia situazione [...].

Frederick Douglass aveva ragione, il solo "diritto" che lo stato ha di prendere il vostro denaro, è il diritto del ladro. Si, ha il potere di forzarvi a consegnargli il denaro, e questa è la sola cosa che lo rende "legittimo". Di sicuro nessuno avalla la sua schiavitù solo perché il padrone gli forniva cibo e un tetto sulla testa.

Douglass poi riflette su quali fossero le condizioni che consentivano agli schiavisti di mantenere gli uomini in schiavitù.

Per impedire ad uno schiavo di ribellarsi, bisognava impedire che pensassero. È necessario ottenebrare la sua visione morale e mentale e, per quanto possibile, annichilirne la capacità di ragionamento. Non deve essere in grado di intravedere alcuna incoerenza nella schiavitù. L'uomo che prende i suoi guadagni, deve essere in grado di convincerlo che ha tutto il diritto a farlo. Non deve dipendere solo dalla mera forza; lo schiavo non deve conoscere altra legge se non il volere del suo padrone. La relazione non deve solo dimostrarsi necessaria, ma anche assolutamente legittima. Se ci fosse anche una sola fessura attraverso la quale una goccia possa sfuggire, essa finirà certamente con l'arrugginire la catena dello schiavo.

Ed è per questa medesima ragione che il popolo accetta la tassazione. Riveriamo l'autorità e accettiamo lo stato come una necessità, e crediamo di ricevere dei benefici dalla nostra schiavitù.

Quante volte sentite che le persone sostengono qualcosa perché "lo dice la legge"? Esiste una legge più alta di quella che lo stato emette per il suo proprio beneficio, e che esercita con la forza? La forza dello stato è la legge più alta che conosciamo.

Ma non appena comprendiamo che non è mai giusto essere derubati, non importa per quale minimo valore, l'ingiustizia è una dimostrazione potente che siamo alla mercé di una banda di ladri che ha convinto la maggior parte del popolo che, in questo caso, il furto e la schiavitù sono accettabili.

Nel caso che siate fissati con la percentuale di lavoro rubato, è interessante notare che a Frederick Douglass non veniva sempre confiscato il 100% del suo denaro.

Non vedo alcuna ragione per la quale dovrei, alla fine di ogni settimana, versare il compenso della mia fatica nella borsa del mio padrone. Quando gli porto il salario settimanale, dopo aver contato il denaro, mi guarda in faccia con la fierezza del rapinatore, e chiede: "Questo è tutto?" Vuole fino all'ultimo centesimo. A volte, quando gli versavo sei dollari, mi restituiva sei centesimi, per incoraggiarmi. Aveva l'effetto opposto. Lo vedevo come una sorta di ammissione del mio diritto all'intera somma. Il fatto che mi restituisse una qualunque parte del mio compenso era la prova, nella mia mente, che sapeva che avevo il diritto a tutto. Mi sentivo sempre peggio qualora avessi ricevuto qualcosa; poiché temevo che il darmi alcuni centesimi gli alleggerisse la coscienza, facendolo sentire una sorta di ladro con onore.

Quante volte il popolo urla che i ricchi debbano pagare la loro "giusta parte"? Non importa quanto guadagni una persona, lo stato vuole rubare sempre di più. E in qualche modo ha convinto milioni di persone che i ladri sono i buoni, e che i produttori di ricchezza meritino di essere schiavizzati e derubati.

Non dovremmo nemmeno eccitarci quando otteniamo un rimborso fiscale, dovremmo essere al contrario ancor più infuriati. Lo stato sa e ammette che quello è il nostro denaro, che noi l'abbiamo guadagnato, e sul quale non ha alcun diritto. Eppure lo prende comunque, e noi restiamo schiavi passivi e impotenti mentre veniamo derubati. La parte peggiore è che il ladro è convinto che sia un gesto onorabile, date le circostanze! Welfare, strade, un esercito per "proteggerci": i nostri ladri, i nostri schiavisti, vogliono che li ringraziamo perché ci restituiscono i centesimi dei nostri dollari rubati!

Ma io non lo accetterò. Non pretenderò come il resto degli schiavi che questo sia giusto. Si, darò i miei salari davanti alla canna di una pistola, ma quello è l'unico diritto che lo stato ha su di me, il diritto del ladro.

Mi esortava ad accontentarmi e ad essere obbediente. Mi diceva che se avessi voluto essere felice, non dovevo fare progetti per il futuro. Diceva che se mi fossi comportato bene, si sarebbe preso cura di me. Mi consigliava la completa spensieratezza per il futuro e mi insegnava a dipendere esclusivamente da lui per la mia felicità. Sembrava che non vedesse altro che la necessità di dissipare la mia natura intellettuale, affinché potessi crogiolarmi nella schiavitù. Ma malgrado lui, e perfino malgrado me stesso, ho continuato a pensare, e a pensare all'ingiustizia della mia schiavitù, e ai modi per fuggire.

Questo passaggio ha un tono sinistro, perché chiunque può notare come lo stato ci dia esattamente gli stessi consigli, così come il padrone di Frederick Duglass faceva con lui. Pagate le vostre tasse, votate, pagate i contributi, e tutto andrà bene! Non vi preoccupate, non avete bisogno di null'altro che la rete protettiva dello stato per essere felici e contenti.

Se il popolo si sente dipendente dallo stato, sarà atterrito dall'essere libero! Lo stato si prenderà cura di voi, a patto che abbandoniate il vostro intelletto e rimuoviate ogni pensiero riguardante il vostro futuro. Lasciate il vostro destino nelle mani dello stato.

Frederick Douglass ha mostrato un intuito incredibile nell’identificare la vera natura della schiavitù. Era lo schiavo consapevole di sé che ogni schiavista teme. Frederick Douglass a volte era perfino posto nello stesso tipo di schiavitù in cui ci troviamo noi oggi, dove abbiamo l'apparenza della libertà. Ma in realtà è il peggiore di entrambi i mondi.

Mi era concesso di sottoscrivere i contratti con i miei collaboratori, e trovare il mio impiego; e, in cambio di questa libertà, dovevo pagare tre dollari alla fine di ogni settimana; trovare per conto mio gli strumenti per calafatare, alloggio e abbigliamento. Il mio alloggio mi costava due dollari e mezzo la settimana. Questo, con l'usura dell'abbigliamento e degli utensili, portava le mie spese settimanali a sei dollari la settimana. Ero costretto a racimolare questa somma, o a rinunciare al privilegio di potermi far impiegare. Pioggia o sereno, lavoro o non lavoro, alla fine di ogni settimana il denaro doveva arrivare, o dovevo rinunciare ai miei privilegi. Questo accordo era decisamente a favore del mio padrone. Lo sollevava da ogni bisogno di prendersi cura di me. Il suo denaro era assicurato. Riceveva tutti i benefici del possesso di schiavi, senza gli svantaggi; mentre io sopportavo tutti i mali di uno schiavo, e soffrivo tutte le preoccupazioni e l'ansietà di un uomo libero.

Precisamente. Siamo "liberi!" solo fino a quando ogni fine settimana paghiamo allo stato il prezzo della nostra protezione. Se non troviamo lavoro, dobbiamo comunque ricorrere alle cure sanitarie, dobbiamo comunque pagare le tasse sulla proprietà, le tasse sui consumi, e così via. Abbiamo lo stress degli uomini liberi senza averne i benefici! E lo stato ha tutti i benefici del possessore di schiavi senza le complicazioni.

La critica che Frederick Douglass esprime nei confronti dei suoi padroni è perfettamente sovrapponibile alle critiche allo stato. Prestate attenzione alle sue parole. Douglass fu uno schiavo a volte al 100%, altre volte al 99% e ad un certo punto perfino schiavo al 50%, a seconda di quanto del suo lavoro veniva confiscato.

Ma era comunque uno schiavo. Non lasciate che i padroni vi mantengano schiavi senza cervello.


[*] traduzione di Giuseppe Jordan Tagliabue per Francesco Simoncelli's Freedonia: http://francescosimoncelli.blogspot.it/


2 commenti:

  1. tantissime boiate in questo scritto

    secoli di repubblica veneziana per esempio hanno dato lezione al mondo
    purtroppo essendo finita , ci sono traccie di cio che scrive un nero e non quelle di quanti vantaggi diede la serenissima ai suoi cittadini
    del fatto che dichiaro fuori legge la SCHIAVITU nel 890 dc

    ci si difese si creo il mondo libero in mezzo ai barbari , pianoforte e galateo naquero da queste cose guerre e vergogne e le pensioni per i 60 enni

    di come per esempio nelle venezie non ci fu una caccia alle streghe cosi grande come negli stati uniti o in liguria o toscana e questo nessuno lo scrive
    senza lo stato i miei avi sarebbero stati preda dei preti per essere messi al rogo e torturati con libertà da questi ultimi
    la commedia di Shakespeare " il mercante di venezia " ne da l idea
    nessuno era libero di attentare alla vita altrui come invece si é preda in luoghi senza stato
    o in luoghi dove governi vergognosi permettono lo scempio dei cittadini
    come nel caso dell articolo

    é il caso di biasimare chi permetteva a questi criminali di girare liberi é il caso di biasimare alcune culture o sottoculture , modi di pensare e religioni ......

    in ogni caso " siamo liberi se abbiamo intorno a noi una società fondata sul diritto e non sulla legge del piu forte "

    mi prendero cura di stampare questo articolo per pulirmi il deretano senza offesa a chi lo ha scritto.

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    1. Poi sono arrivati gli stati e gli imperi da fuori, e hanno dimostrato che gli stati buoni non sono in grado di proteggere i propri sottoposti dagli stati cattivi.

      E guarda caso, neanche questo fatto viene mai menzionato dai difensori delle tradizioni venete.

      Con tutto il rispetto per la Serenessima, io non userò i libri scritti dai suoi "figli" per pulirmi alcunché.

      Ah, gentilmente... la punteggiatura ed una migliore cura espressiva, specie nella forma, sarebbero gradite: chissà come si stanno rivoltando nella tomba i nobili ed acculturati serenissimi al leggere dall'aldilà lo scempio riportato qui sopra.

      R.G.

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