venerdì 6 ottobre 2017

Il mistero dietro la crescita economica





di Alasdair Macleod


Con denaro sonante e mercati liberi, l'evoluzione della produzione delle imprese aumenta nel tempo il potere d'acquisto del denaro.

Apprendiamo di punto in bianco che "l'area Euro sta andando bene, ma le opinioni sul perché sono discordanti, rimangono quindi i dubbi che si tratti di una ripresa sostenibile." (Daily Telegraph, 19 aprile). Ci viene anche detto che la crescita economica negli Stati Uniti sta rallentando, come dimostrano le revisioni al ribasso della FED di Atlanta e il fatto che anche il tasso dei prestiti e dei contratti di locazione da parte delle banche commerciali sta rallentando. La Banca d'Inghilterra non è riuscita a prevedere la forza dell'economia britannica sulla scia della Brexit.

Questo articolo spiega il perché di questa confusione. È chiaro che la professione economica è mal informata sull'unica cosa che deve studiare e per cui viene pagata, e il commento che viene dato in pasto alla persona ordinaria è quindi errato. Gli economisti istruiti e pagati dallo stato presumono sempre che il problema sia il settore privato, quando invece si tratta degli inutili tentativi dello stato di gestire le conseguenze delle sue azioni.

Spostando l'attenzione al settore privato, gli economisti confondono la crescita del prodotto interno lordo col progresso. La prima è l'espansione di un totale di bilancio, cosa che riflette un aumento della quantità di denaro speso nell'economia tra due date. Il progresso, invece, è il miglioramento degli standard di vita che otteniamo da una produzione e da una tecnologia più efficienti.

Prendiamo l'Italia come esempio. Il grafico seguente raffigura il PIL reale trimestrale. Tenete presente che il tasso annualizzato è quattro volte superiore a quello trimestrale.




Oggi il PIL rappresenta la misura standard delle prestazioni economiche e mostra che il volume delle transazioni dei consumatori in Italia è ben al di sotto del record raggiunto nel 2008, prima della crisi finanziaria. Cifra ancora più bassa del 7% dopo otto anni.

È un disastro per coloro che sono senza lavoro, i disgraziati che non stanno guadagnando per poi spendere. È una cattiva notizia per lo stato, che si basa sulle imposte sul reddito e sull'IVA. È socialmente divisivo. Ma per la maggior parte degli italiani, a meno che non paghino tasse notevolmente più alte, la vita è migliorata. Perlopiù mangiano ancora le stesse cose, recandosi occasionalmente al ristorante. Negli ultimi quattro anni le vendite automobilistiche italiane sono aumentate da 1.3 milioni a 1.8 milioni. Le macchine sono oggi più affidabili, più sicure e migliori di prima. Anche i computer, i televisori a schermo piatto e le altre merci elettriche, i cui prezzi sono diminuiti, hanno visto una buona domanda a prezzi più bassi, migliorando il benessere delle persone.

L'unica cosa che il calo del PIL italiano non è riuscita a catturare è questo progresso. Lo stesso vale per la Francia, tranne che l'elemento anti-progressivo nell'economia, lo stato, è più grande in percentuale del PIL. I servizi forniti a livello statale sono generalmente lenti per il progresso economico e molti sono bloccati nel passato. Inoltre lo stato distrugge la ricchezza attraverso la tassazione. In Francia il profitto è diventato una parola sporca, sostituita dal socialismo puritano. Ma nonostante tutto questo, i francesi stanno comprando anche auto migliori e TV a schermo piatto. Nonostante tutti gli ostacoli che il governo mette in mezzo, non può impedire alle persone di progredire con la loro vita.

Lo stesso vale in America. La crescita dei prestiti e dei contratti di leasing può rallentare, ha pronosticato la FED di Atlanta, e nonostante tutto l'economia progredisce. E com'era possibile che qualcuno credesse veramente che dopo la Brexit le persone e le imprese si sarebbero improvvisamente fermate, smettendo d'acquistare le merci e servizi e smettendo di lavorare? Altri si lamentavano per l'idiozia della Brexit, ma non hanno cambiato le loro abitudini di spesa. Tra l'altro, la rimozione dell'incertezza ha portato ad un aumento di investimenti di capitale. La vita è tornata alla normalità.

Tutto ciò è così evidente ed incredibile che pochi economisti moderni lo comprendono. La ragione è abbastanza semplice: tutta la professione macroeconomica neo-keynesiana ha rifiutato l'unica verità economica: la Legge di Say.



La Legge di Say è fondamentale per comprendere l'economia

La Legge di Say è molto semplice. Afferma che in un mondo in cui dividiamo il nostro lavoro, produciamo per consumare. Di conseguenza se non siamo in grado di produrre in modo da poter consumare, qualcun altro dovrà produrre per conto nostro. I consumi di disabili, disoccupati e bambini sono pagati da qualcun altro, un membro della famiglia o un genitore. Il benessere distribuito dallo stato non cambia questa legge di ferro, perché lo stato deve tassare la produzione di qualcun altro o abbassare le proprie entrate per coprire la distribuzione del welfare.

Questo non può essere negato. Siamo tutti contemporaneamente produttori, consumatori e risparmiatori. Queste funzioni non possono essere separate, come il corpo umano non può essere diviso in tre parti e funzionare ancora. Il ruolo del denaro è facilitare lo scambio della produzione. I tentativi di manipolare la quantità di denaro non cambiano questa verità, oltre ad essere economicamente distruttivi. Pertanto il reflazionismo non ha mai successo. È anche il motivo per cui gli economisti che credono nella reflazione dello stato, non comprendono la Legge di Say.

Le implicazioni per i macroeconomisti sono molte, solo perché successivamente hanno costruito le loro teorie sulla sabbia. La prima è capire i limiti delle misure economiche. Il PIL, il PNL e le invenzioni statistiche analoghe, aggiustate o meno all'inflazione dei prezzi, possono registrare solo le transazioni totali in termini monetari tra due date. Ad esempio, nel grafico qui sopra si può dire che nel terzo trimestre del 2016, i soldi spesi nelle transazioni totali incluse nel PIL italiano sono state pari a €393.5 miliardi. Oltre ad essere diviso in diverse categorie di merci, non ci dice niente di più sulla condizione economica. In questo contesto il concetto di crescita riguarda la misura totale del denaro, non i beni e i servizi liberamente richiesti.

Col denaro sonante e mercati liberi, l'evoluzione della produzione delle imprese aumenta nel tempo il potere d'acquisto del denaro. L'innovazione tecnologica, i metodi di produzione migliori e la concorrenza garantiranno questo risultato. Gli inflazionisti sostengono che questa sia una cosa negativa, credendo erroneamente che un calo del livello generale dei prezzi sia dannoso per le imprese e pertanto per l'economia. Tuttavia i prezzi più bassi vanno a beneficio del consumatore e, in un'economia funzionante, il consumatore è il re e gli imprenditori sono i loro servitori, non il contrario come sostengono gli statisti.



Il ruolo del risparmio

I risparmi sono fondamentali per un'economia funzionante, perché finanziano le imprese. I lavoratori salariati raramente vengono pagati in anticipo per il loro lavoro, e fino alla loro prima paga, devono acquistare le necessità della vita per vivere. Allo stesso tempo, le persone che stanno già guadagnando qualcosa organizzeranno la loro vita in modo che esista un avanzo nella loro produzione, che poi potranno mettere da parte come risparmio per spenderlo più tardi o in caso di emergenza. Questi risparmi sono le risorse per il cambiamento.

John Maynard Keynes non capì l'importanza del risparmio. Considerò erroneamente che un aumento dei risparmi porta ad una diminuzione della domanda aggregata potenziale, riducendo la produzione lorda e quindi i fondi disponibili per il risparmio. Descrisse l'aumento del risparmio come un veicolo che porta ad una ulteriore diminuzione del risparmio, cosa nota come paradosso del risparmio. Questa conclusione trascura l'equilibrio sempre raggiunto nei mercati liberi: le imprese avanzano un'offerta per entrare in possesso dei risparmi in base alle loro aspettative riguardo i prezzi futuri della loro produzione. Qualsiasi prestito oltre un determinato punto diventa un utilizzo inefficiente del capitale e riduce il rendimento per il creditore sul capitale investito. La tesi di Keynes, ovvero che esista un paradosso del risparmio, è assurda.

L'altro lato del risparmio è l'investimento nella produzione stessa. Poiché il PIL cattura esclusivamente i prodotti a prezzi finali, sottostima il contributo di questo investimento di capitale che finanzia più processi produttivi per produrre il capitale finale. Di conseguenza gli economisti sbagliano nel considerare i soldi impiegati nella produzione come potenzialmente sottratti alla crescita del PIL. Questo è un motivo importante, perché non riescono ad apprezzare il contributo del risparmio nei confronti del progresso economico. Ma tra l'altro, non stanno cercando di misurare il progresso.

L'equilibrio tra consumo attuale e differito è determinato dal valore temporale tra consumo immediato e futuro, cioè, il risparmiatore cede l'utilizzo del suo denaro per un certo intervallo di tempo. Ciò viene rappresentato da un tasso d'interesse concordato tra creditore e mutuatario, considerando tutte le circostanze del prestito. È attività di mutuatari e creditori, non dello stato. Lo stato è incapace di impostare un tasso d'interesse che massimizza il progresso economico.



La negazione della Legge di Say è fondamentale per l'inflazionismo

È chiaro dalla lettura degli scritti di Keynes che non riuscì a capire l'importanza del risparmio, allo stesso modo in cui non riuscì a cogliere l'impossibilità di negare la verità dietro la Legge di Say.

Questo non fermò Keynes. Trascorse gran parte degli anni trenta lavorando su una proposta che richiedeva la negazione della Legge di Say, culminando con la sua Teoria generale dell'occupazione, dell'interesse e della moneta. Non ci riuscì mai e dovette ricorrere a danneggiare la Legge di Say come un principio di economia classica e quindi obsoleta. Non è una tesi valida. Voleva creare un ruolo positivo per un altro attore, lo stato. Con un deficit di bilancio finanziato dall'espansione monetaria, Keynes sosteneva che lo stato potesse creare una domanda supplementare, aumentando la domanda aggregata ad un livello superiore a quello stabilito dai confini della Legge di Say.

Ciò equivale a credere ad un movimento economico perpetuo in assenza di attrito. Naturalmente è folle: l'attrito è la svalutazione monetaria per pagare la domanda supplementare. La domanda generata dagli stati, finanziata dall'inflazione, trasferisce la domanda dai singoli consumatori allo stato. La domanda viene quindi impostata per diktat, dai capricci dei politici e degli amministratori pubblici che sono anti-progresso nell'allocazione delle risorse. Lungi dall'essere un moto perpetuo, la riallocazione delle risorse dai consumatori allo stato introduce un attrito che soffoca il progresso.

Ma va bene, perché la maggiore quantità di denaro e di credito aumenta il PIL. La banca centrale punta al PIL, quindi il suo mandato è soddisfatto. Piuttosto che competere, le aziende trovano più facile e congeniale fare lobby su politici e amministratori pubblici per guadagnare il loro sostegno. Il risultato è che le imprese sono promosse dallo stato e la loro sopravvivenza è garantita dalla continua espansione monetaria e del credito bancario. Andando ad interferire col capitale prezioso, l'economia globale viene sempre più ostacolata.

Il problema è lo stato, non il settore privato. Nel corso del tempo l'economia si è allontanata dalla condizione in cui il cliente è il re e l'imprenditore è il servo; invece ora le imprese, con il sostegno dello stato, dicono al consumatore cosa gli è consentito acquistare. I debiti per finanziare questa inversione di ruoli si accumulano, non meno nelle mani del consumatore che viene incoraggiato a spendere soldi che non possiede. Il PIL cresce, quindi missione compiuta.

Purtroppo però anche i prezzi aumentano, il che significa che il potere d'acquisto del denaro vale sempre di meno quando consumiamo e il nostro risparmio s'indebolisce.



Osservazioni conclusive

La comprensione dell'economia richiede l'attenzione al modo in cui un'economia progredisce, non alle statistiche come il PIL. Il PIL è poco più di un'identità contabile, ma è diventata la misura del benessere economico. La conseguenza è che la spesa finanziata dal debito ha progressivamente sostituito la domanda genuina dei consumatori.

Nonostante tutto ciò i consumatori continuano a compiere progressi, e quando spariscono i pericoli per la vita normale introdotti dagli interventi statistici, la vita continua. Produciamo per consumare, con grande sorpresa degli economisti neoclassici che combattono le battaglie di ieri e che hanno abbandonato la Legge di Say. Se è vero che una persona su un milione non riesce a capire cos'è il denaro, meno di uno su dieci milioni comprende le conseguenze della confusione riguardo il PIL nei confronti del progresso economico.

Ed è per questo che, malgrado tutta la malattia monetaria nell'Eurozona, l'economia di molti Paesi europei sembra andare bene. È per questo che la revisione al ribasso da parte della FED di Atlanta riguardo le previsioni del PIL, è irrilevante. Ed è proprio per questo che la Banca d'Inghilterra è stata fuorviata nel giudicare le conseguenze economiche della Brexit.


[*] traduzione di Francesco Simoncelli: http://francescosimoncelli.blogspot.it/


3 commenti:

  1. No, le cose non vanno bene.
    Che la realtà vada meglio di quanto dica il PIL è un dato relativo alla menzogna statistica ma non significa che in assoluto le cose stiano migliorando.
    Peccato: per il resto l'analisi è ottima.

    R.G.

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    1. L'unico appiglio, che tiene ancora a galla l'italia, e' l'economia in nero, ne piu ne meno, di cio' che accadeva sotto i regimi comunisti, nell'europa dell'est.
      Dino

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  2. Molto meno scientificamente il signor Keynes ha scritto “teorie” che aumentano invariabilmente il potere della politica. Un scelta furba che gli ha consentito di avere un successo ben prevedibile.

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