Bibliografia
▼
venerdì 29 settembre 2017
Spesa pubblica, occupazione ed interventismo centrale
di Francesco Simoncelli
Per tutta l'estate siamo stati sommersi di notizie riguardanti l'Italia e di come fosse diventata il cosiddetto fanalino di coda nella presunta ripresa economica. Inutile dire come gli interrogativi sulla questione siano molti, per non parlare della fiducia vomitata nei media maisntream da parte delle cariche pubbliche. Un miasma cacofonico di formule comunicative trite e ritrite destinate solamente ad apparire come una falsa magnanimità, poiché essa cela la rapacità di un fisco bieco, vorace e assassino. Gli imprenditori che si sono tolti la vita sin dall'inizio della Grande Recessione non trovano giustizia sulle prime pagine dei giornali, ma solo qualche trafiletto all'interno di organi di stampa utili solamente, ormai, ad incartare il pesce. La facilità con cui ci si è dimenticati di loro è alquanto disarmante.
In mezzo a questo caos la vera ragione dell'impossibile emersione dell'Italia come nazione in grado di liberarsi dalle pastoie burocratiche del passato. Ma procediamo con ordine. Innanzitutto appuriamo come il "nostro" ministro delle finanze abiti in un mondo in cui Keynes oltre ad essere stato adotto, è stato addirittura superato in immaginazione. La spesa pubblica non solo permette allo stato di ingabbiare gli spiriti animali, ma nel riuscirci compensa anche ciò che toglie al settore privato. Quanta positività, nonché amore per il benessere degli individui. Una istituzione che sforna in modo selettivo e chirurgico quel tipo di mansione adatta ad ogni singolo individuo... tanto valeva sfruttare le idee di Matt Groening quando ha elaborato il chip della carriera in Futurama.
Ma i keynesiani, soprattutto quelli che hanno portato le teorie svitate dell'economista inglese bel oltre l'iperspazio, hanno sempre avuto una fervida immaginazione. Un esempio recente è la probabile emissione di un bond centennale da parte dell'Austria. Un mondo senza fine, dove i tassi d'interessa calano sempre senza inficiare l'allocazione del capitale e il debito aumenta senza mai causare distorsioni economiche. Torniamo quindi alla realtà, spiegando ai lettori come mai il caos generato dallo stimolo fiscale non farà altro che aumentare.
Bisogna innanzitutto precisare che lo stato non rappresenta un'impresa al pari di quelle private. È incapace di operare un calcolo economico in accordo con le forze di mercato, quindi è costretto a prelevare coattamente le risorse di cui ha bisogno per i suoi progetti ed investimenti direttamente dalle tasche degli attori economici, costringendoli a modificare le loro priorità (ma non a cambiarli). Questo significa che la rinuncia da parte degli attori economici ai loro desideri, li forza a riconsiderare le loro preferenze e a risparmiare per raggiungere quell'obiettivo prefissato in precedenza. Il bisogno di risorse da parte dello stato s'è inserito coercitivamente tra i loro bisogni, andando a ricoprire uno spazio prioritario che non avrebbe mai ricoperto in un ambiente di mercato non ostacolato.
In questo modo, una volta soddisfatta la richiesta dello stato, gli attori di mercato risparmieranno risorse per raggiungere i loro obiettivi. Più lo stato spende, più deve incamerare, più gli individui devono posticipare la realizzazione dei loro obiettivi. La mancata realizzazione, quindi, va ad inficiare con prepotenza la creazione di ricchezza reale all'interno dell'ambiente economico. Questo perché lo stato, in quanto istituzione che spende principalmente, spreca ricchezza e risorse reali prelevate dal duro lavoro altrui.
È inutile che il mondo accademico inventi formule matematiche o stenda una patina di legittimità riguardo i presunti vantaggi della spesa pubblica come misura anti-ciclica per contrastare le crisi economiche. Ciò non aumenta la produttività dell'ambiente economico, fornire incentivi a pioggia senza alla cui base ci sia un ragionamento economico ponderato dal calcolo economico, significa finanziare progetti che andranno a soffocare quelle attività economiche che avrebbero creato ricchezza reale se avessero potuto aver accesso al bacino dei risparmi reali. In questo modo sono destinate ad avvizzire sotto il cocente calore della deviazione di risparmi reali operata attraverso le tasse. La spesa pubblica amplifica questa distruzione, erigendo una gigantesca costruzione in cui abitano clientelismo, privilegi e favoritismi a scapito del resto dell'ambiente economico.
L'apparato statale è diventato ostaggio di questa struttura, non potendo fare a meno di alimentare una macchina affamata di voti e favori. Questo circolo vizioso rappresenterà l'epitaffio sulla tomba del sistema statale. Pensateci: il carico fiscale medio sul lavoratore europeo è di circa il 44.9%, questo significa che un lavoratore deve lavorare per 182 giorni solo per lo stato; la facilità di fare impresa è inferiore a quella delle altre principali economie del mondo, insieme alla libertà economica in generale; la burocrazia è asfissiante, con l'UE che approva ogni anno 80 direttive, 1,200 normative e 700 regolamentazioni; il rapporto debito/PIL dell'Eurozona è arrivato al 90%, mentre le stime irrealistiche delle entrate e della crescita economica faticano a stare al passo con le spese. Per impedire che i lettori sfogassero la rabbia sul dispositivo su cui stanno leggendo questo articolo, ho preso come riferimento l'Europa nel suo complesso e non l'Italia singolarmente.
Questo per dire che suddetto circolo vizioso sta spaccando, pezzo dopo pezzo, quel sistema clientelare che era stato costruito attraverso una deviazione crescente di ricchezza reale dal tessuto produttivo. Come i lettori di questo spazio virtuale sanno, le idee hanno conseguenze; più precisamente, le azioni hanno conseguenze. Lo stato ha un enorme bisogno di far ricorso alla spesa pubblica per sostenere il sistema clientelare che ha costruito, ma così facendo, nel contempo, erode progressivamente il bacino della ricchezza reale da cui attinge. Il famigerato moltiplicatore keynesiano viene in aiuto a questo modo di pensare, dando legittimità ad una pratica fraudolenta. Secondo la teoria, il multiplo di cui aumenta la spesa pubblica, rappresenterà il potenziale multiplo incarnante la crescita economica.
Ma il problema è quello che abbiamo già esposto: come fa un drappello ristretto di persone a sapere cosa vogliono una marea di persone? Non possono. Ciò spingerà i produttori a fornire beni e servizi per cui ci sarà una bassa priorità tra i consumatori, creando aziende zombie in grado di sopravvivere solo grazie alle elargizioni statali. Il consumatore non è più il re, ma gruppi ammanicati in grado di spostare la ridistribuzione della ricchezza.
OCCUPAZIONE
Un altro campo in cui le fantasie keynesiane giustificano l'intervento statale è il mondo dell'occupazione. In questo campo esiste il cosiddetto NAIRU, una correlazione statistica tra le variazione nell'indice dei prezzi al consumo e il tasso di disoccupazione. Quindi secondo questo modo di pensare, quanto più un individuo guadagna, essendo occupato, tanto più spenderà e farà aumentare l'indice dei prezzi al consumo. Inutile sottolineare l'assurdità di questa tesi, visto che una teoria deve svilupparsi dall'osservazione del mondo esterno e di conseguenza essere pertinente coi fatti osservati.
Nel nostro caso una ripresa economica non si distingue quando l'indice dei prezzi al consumo inizia a salire, perché questo caso emerge quando la produzione non riesce a stare al passo con lo stock di denaro all'interno dell'ambiente economico. Ovvero, quando le spese superano l'ammontare di beni disponibili per l'acquisto e questo accade quando la banca centrale s'intromette negli affari degli attori di mercato cercando di regolarli attraverso la politica monetaria. È l'iniezione di denaro fiat ex novo a far aumentare i prezzi, poiché esso non è coperto da produzione reale; se, al contrario, lo stock di denaro rimane invariato e gli attori di mercato spendono i ricavi del loro lavoro, aumenteranno i prezzi di alcuni beni mentre altri diminuiranno.
Con la creazione di denaro fiat dal nulla, invece, man mano che il nuovo denaro invade i vari settori dell'economia nel suo complesso, i prezzi salgono in generale. È questa salita generale dei prezzi che danneggia gli attori di mercato, non la salita dei prezzi in quanto tale; è l'intervento centrale che distorce i segnali di mercato a rappresentare una minaccia per l'allocazione della ricchezza reale all'interno dell'ambiente economico. In questo modo viene a mancare un parametro importante e gli attori di mercato è come se venissero resi ciechi. Lo spreco delle risorse economiche scarse indebolisce la loro produzione e non sapendo più come rispondere alle variazioni di mercato, trovano "sicuro" affidarsi alle correlazioni statistiche partorite dai pianificatori centrali per cavalcare la loro onda.
Diventa naturale, quindi, delegare i loro compiti alle autorità centrali. Una di queste, ad esempio, è la cosiddetta "creazione di occupazione". Inutile sottolineare come l'elemento motore della crescita economica sia un bacino dei risparmi reali sano e non la volontà di correggere il tasso di disoccupazione. In un ambiente di mercato non ostacolato la disoccupazione è sempre volontaria. Infatti se la disoccupazione fosse il motore trainante una ripresa economica, basterebbe semplicemente creare qualsiasi tipo di lavoro per vivere in un mondo in cui non esisterebbe crisi economica. Le guerre sono un esempio fin troppo calzante e, senza nemmeno le prove empiriche, si capiva come portassero solamente distruzione e morte.
In un mercato del lavoro scevro da manipolazioni centrali, ogni individuo sarebbe capace di trovare il lavoro che più si adatta alle proprie capacità, e il suo salario sarebbe ponderato di conseguenza. Infatti se le sue richieste incarnassero un salario fuori mercato e non fosse disposto a spostarsi, rimarrebbe disoccupato. Nel corso del tempo un mercato del lavoro libero si muoverebbe verso una situazione quanto più ottimale, poiché sarebbe le scelte degli individui a contare e, soprattutto, il loro contributo al bacino della ricchezza reale. Ma ciò che interessa più ai lavoratori non è tanto il fatto di essere occupati o meno, quanto invece il potere d'acquisto alla base del loro salario. In fin dei conti il lavoro serve proprio a questo: sostenere il proprio benessere e la propria vita.
Migliore saranno le infrastrutture entro le quali operano, maggiore sarà il loro contributo alla produzione finale, superiore diventerà il loro salario. Di conseguenza qualsiasi manipolazione arbitraria di suddetto bacino, attraverso politiche di ridistribuzione della ricchezza, devia risorse economiche scarse indebolendo le infrastrutture e diffondendo impoverimento economico generale (mascherato da benessere temporaneo per una ristretta porzione dell'ambiente economico). Non è un caso, quindi, se, in Italia nel caso specifico, l'ultimo atto manipolatorio del mercato del lavoro sia stato un insuccesso.
Il governo italiano, cercando di abbassare contemporaneamente il tasso di disoccupazione giovanile e il tasso di disoccupazione generale, ha pensato bene di imbastire due politiche interventiste. Da un lato ha concesso sgravi annuali alle aziende per prendere in prova giovani tirocinanti; dall'altro ha concesso sgravi triennali alle aziende che avrebbero assunto lavoratori esperti. In un ambiente economico pingue di errori economici necessitanti correzione, le aziende hanno tirato dentro i giovani tirocinanti come manodopera "gratuita" senza obbligo di assunzione e hanno usufruito di sconti sulla manodopera esperta senza il vincolo dell'articolo 18. Una partita di giro solo per spostare nel tempo il problema, senza risolverlo alla radice. Perché? Perché lo stesso approccio è stato adottato con la correzione degli errori economici del passato. Solo che ora chiedono pegno di tutto questo rimandare nel tempo.
TRASFIGURAZIONE ECONOMICA
Inutile sottolineare come ci siano le banche centrali dietro l'incacrenimento dell'economia nel suo complesso. Il loro voler guadagnare tempo per permettere agli stati di aggirare i problemi strutturali che gravano sulle loro teste da decenni, rappresenta la cieca fede nel cosiddetto effetto ricchezza a cascata. Essendo questo un effetto temporaneo, nel corso del tempo si è affievolito sempre di più man mano che il bacino della ricchezza reale è stato sempre più assottigliato. Ciononostante le banche centrali continuano spingere lungo questa strada, ignare del fatto che l'approccio "monetizzazione del debito" è ormai obsoleto a causa della Legge dei rendimenti Decrescenti.
Tale legge è apodittica e quindi si riflette sulla realtà in modo spietato, mentre le banche centrali cercano in tutti i modi di contrastare la realtà stessa. Infatti stanno comprando congiuntamente circa $200 miliardi di asset al mese in assenza di crisi; la FED possiede circa il 14% del PIL in debito sovrano USA; il bilancio della BCE è il 35% del PIL dell'Eurozona, oltre a possedere il 9% dei titoli obbligazionari societari europei e il 10% del debito sovrano dei principali Paesi europei; il bilancio della BOJ è circa il 70% del PIL giapponese, senza contare che è tra i 10 azionisti che detengono il 90% del Nikkei oltre a possedere il 60% del mercato degli ETF giapponesi; la BOE possiede circa il 30% del mercato obbligazionario sovrano inglese.
E non dimentichiamoci della BNS che ha fatto grande incetta di azioni statunitensi, la maggior parte delle quali AAPL. Se questa non è una nazionalizzazione a tutti gli effetti dei mercati secondari, poco ci manca. In questo modo si ingigantiscono gli squilibri, incentivando l'indebitamento e gli investimenti improduttivi. Infatti gli stati emettono grosse quantità di debiti e le politiche monetarie allentate promuovono la sovraccapacità e un'allocazione errata del capitale; la produttività cala, i salari reali calano e il potere d'acquisto della valuta di riferimento cala.
C'è un fatto cruciale da comprendere: le azioni dei pianificatori centrali hanno lo scopo di prendere in prestito dal futuro. I titoli di stato sono un fardello che ricade sulle generazioni future perché ciò che viene promesso al sottoscrittore è una fetta maggiore delle entrate future, ovvero, le tasse. Invece coloro che entrano per primi in possesso del denaro creato ex novo, hanno accesso privilegiato alla produzione senza che vi abbiano dapprima contribuito, ovvero, una sorta di prestito. Chi paga, ovviamente, è il contribuente, tutti coloro che non partecipano alla spartizione della refurtiva fiscale e gli ultimi ricevitori del denaro creato ex novo.
Coloro che creano ricchezza sono sottoposti ad un costante effetto di crowding out, mentre i pianificatori monetari centrali nazionalizzano de facto l'economia ponendo l'onere di ripagare gli squilibri partoriti dalle loro politiche sui portafogli delle generazioni future. Lo specchietto per le allodole è rappresentato dai mercati obbligazionari ed azionari, i quali, si dice, sono il riflesso di un'economia in rafforzamento. Poi quando le azioni delle banche centrali smettono di sortire un qualsiasi effetto ed il valore di quegli asset gonfiati cala inesorabilmente, si darà la colpa tutta una serie di spauracchi solo per richiedere una dose maggiore d'interventismo.
FINIRÀ MALE PER CHI SI FARÀ TROVARE IMPREPARATO
Fortunatamente non tutti si lasciano attirare nella trappola dei pianificatori monetari centrali. La lungimiranza degli attori di mercato è superiore all'inettitudine e alla furbizia truffaldina dei banchieri centrali. Un esempio di ciò ci viene offerto dal Venezuela, dove i cittadini per sfuggire all'inflazione dei prezzi galoppante stanno riversandosi in massa nel mercato delle criptovalute. All'inizio del 2014 ci volevano circa 6 bolivar per arrivare ad un dollaro; oggi ce ne servono 16,000. Non pensate che questo possa essere un esempio molto estremo, perché è ciò che le principali banche centrali occidentali hanno finito per creare con le loro politiche monetarie non convenzionali. E se volete anche "prove" provenienti dai media mainstream, eccovi serviti.
Una delle soluzioni a questo problema è ormai nota ai lettori di questo spazio virtuale: criptovlaute. La migliore da cui partire è chiaramente il bitcoin. Diversamente dalle valute fiat non è controllata da alcuna entità centrale ed ha un'offerta limitata. Il vecchio mondo piano piano sta realizzando questa realtà e man mano che accadrà si interesserà di questa nuova tecnologia.
E nonostante il vecchio mondo si angusti nel denigrarlo, in realtà si prepara ad entrarvi furtivamente e al miglior prezzo possibile. Stanno semplicemente prendendo tempo per trovare il modo di non finire nella pattumiera della storia.
giovedì 28 settembre 2017
La criptoeconomia sta fiorendo sotto i vostri occhi
di Jeffrey Tucker
La criptoeconomia fa riferimento ad un crescente numero di tecnologie emergenti, radicate nella crittografia a chiave pubblica, che consentono agli individui di impegnarsi in una vasta gamma di attività economiche precedentemente possibili solo attraverso intermediari finanziari.
Nell'edificare questa rete di tecnologie, il mercato si comporta con una sorprendente intelligenza, trasformando ogni giorno innovazioni che sarebbero state inconcepibili un decennio fa. Tutti i mondi del codice sono tessuti da una rete decentrata, cercando di risolvere i problemi umani universali in materia di finanza, economia monetaria, contratti, assicurazioni, titoli di proprietà e ogni altra forma di impegno umano.
Il ritmo dello sviluppo è vivace. Ogni innovazione è in fase di test rispetto all'esperienza degli utenti e all'entusiasmo degli investitori. È possibile seguire il mercato in tempo reale, con valute digitali e altre forme di attività digitali che si arrivano a nuove altezze. Non è più solo bitcoin. Si tratta di migliaia di nuovi servizi che si basano su piattaforme distribuite come Ethereum, un ambiente di codice che fa per le criptovalute ciò che iOS ha fatto per l'economia delle applicazioni.
Lo stato
Finora gli stati non hanno fornito nient'altro che confusione, minacciando qualche tipo di intervento per far funzionare la criptoeconomia come il vecchio mondo, ma non sapendo esattamente cosa fare per farlo. I regolatori sono determinati e agiscono lasciandosi guidare dagli istinti in modi che possono essere solo distruttivi.
Considerate per un attimo la notevole crescita delle Initial Coin Offering (ICO). Sono la risposta del mercato al problema della raccolta di fondi per le società pubbliche convenzionali, senza le quali i costi di conformità burocratica ed i documenti richiesti dagli stati sarebbero proibitivi. Con le ICO, viene rilasciato un white paper e nuovi token sulla base del registro aziendale e sono tipicamente venduti in cambio di bitcoin o altre criptovalute.
Se chiedete alle persone coinvolte nelle ICO (Initial Coin Offering) riguardo le scartoffie della SEC e altre forme di conformità normativa, vedrete il sangue fuoriuscire dai loro volti. Tutti sanno che una regolamentazione sta arrivando, ma nessuno sa proprio sotto quale forma.
Nel frattempo, il futuro non può aspettare. Gli imprenditori vanno avanti.
Strato dopo strato
La criptoeconomia oggi sembra molto simile all'economia delle app nel 2009. È nuova ed emozionante, ed è costruita interamente sugli sforzi dell'impresa privata, bit dopo bit. Non c'era una cosa come un'economia delle app dieci anni fa. Nessun regolatore, politico o accademico influente l'ha proposta o ha contribuito a costruirla. Eppure, oggi, l'economia delle app è grande come Hollywood.
Pensateci: le implicazioni economiche e culturali dell'economia delle app sono così enormi quanto l'industria cinematografica, che ha richiesto 100 anni per svilupparsi fino allo stato attuale. Il mercato delle app per cellulari ha raggiunto lo stesso risultato in meno di un decennio. La maggior parte di noi non può immaginare di passare le giornate senza usare le proprie app, le quali ci aiutano a guidare, viaggiare, acquistare, stare al sicuro nelle nostre case, ascoltare musica e impegnarsi in un numero sorprendente di comunicazioni.
L'economia delle app è, ancora oggi, perlopiù non regolamentata. Questo perché è soprattutto incentrata sul settore dei servizi dove lo stato non è fortemente coinvolto. I regolatori non possono tenere il passo e hanno accettato l'idea che questo settore sarà guidato dal mercato.
Un'eccezione è il trasporto comunale. I servizi di condivisione di guida basati sulle app hanno completamente modificato il modo in cui la gente pensa di spostarsi in giro per una città. I regolatori hanno lavorato duramente per fermare il progresso, ma sono riusciti solo a rallentare lo sviluppo in determinati luoghi.
L'economia delle app è stata alimentata principalmente da forme di finanziamento e pagamento legate alla vecchia economia. Le persone usano abbonamenti basati su carte di credito e molte app pagano le loro fatture tramite la pubblicità. Per il momento funziona.
Ma l'invenzione dell'opzione di finanziamento attraverso le criptovalute ha introdotto un'altra possibilità. Con bitcoin abbiamo un nuovo strumento monetario per competere con i vecchi moduli di pagamento. Ha permesso la democratizzazione del supporto finanziario, consentendo alle nuove imprese di investire in un modo che non era mai stato possibile.
Basic Attention Token
L'esempio migliore di questo nuovo approccio ce l'abbiamo avuto il 1° giugno, quando una nuova società ha raccolto l'equivalente di $35 milioni in un batter d'occhio. L'unico amministratore delegato di Mozilla, Brendan Eich, aveva proposto un nuovo browser (Brave) che avrebbe tokenizzato quello che si fa sul web. Invece della pubblicità, le abitudini di navigazione sarebbero state remunerate attraverso un token: Basic Attention Token.
Sono stati rilasciati un milione di token nell'Initial Coin Offering. Sono stati acquistati in 30 secondi. Ora l'azienda può procedere allo sviluppo, mentre il mercato del token mostra una capitalizzazione di mercato corrente di $250,000.
La credibilità di Eich ha contato molto. È una fonte di fiducia in questa comunità, che tra l'altro è diventata molto esperta nella scoperta delle frodi (e ce ne sono molte). Questa esperienza probabilmente verrà ricordata negli anni a venire, come quel giorno del 2010 quando due pizze vennero vendute per 10,000 bitcoin. È una prova del concetto alla base delle criptovalute e una previsione di un futuro luminoso per il settore.
Come con molti di questi nuovi token, BAT è un'estensione della piattaforma Ethereum, che ha un modello di sviluppo molto più "aggressivo" (muoversi velocemente e rompere gli schemi) rispetto alla blockchain di bitcoin, più conservatrice invece. Ciò, però, solleva alcuni dubbi sulla stabilità futura della piattaforma. Non c'è dubbio che questi mercati siano rischiosi.
Detto questo, il futuro delle strutture criptoeconomiche è straordinariamente luminoso. È un nuovo modo di fare quasi tutto ciò che il mondo dell'imprenditoria vuole fare e infine influenzerà tutte le istituzioni che hanno a che fare con titoli, denaro, trasferimenti, assicurazioni, contratti, non solo negli Stati Uniti ma in tutto il mondo.
Che cosa dire riguardo i regolatori?
L'economia delle app si è sviluppata in modo robusto senza la supervisione dello stato. Infatti possiamo andare oltre affermando che l'economia delle app si è sviluppata bene proprio perché ha goduto di un contesto legale che è stato lasciato al libero mercato. Immaginate se la Consumer Products Safety Commission avesse approvato o disapprovato ogni app che abbia avuto un impatto sulla qualità della vita... Il settore non sarebbe mai decollato.
Ma la criptoeconomia è un animale diverso. Aggiunge questo elemento cruciale: un mezzo di pagamento. Questo è ciò che cambia tutto. Improvvisamente vediamo la possibilità di ricreare completamente l'intero settore finanziario e monetario. Per ora il mercato è in gran parte privo di interferenze statali, ma poiché lo stato è stato coinvolto in questo regno per circa 500 anni – e tanti interessi particolari svolgono una parte nel controllarlo – sicuramente non rimarrà a guardare per molto tempo.
Qualunque sia il cammino che i regolatori sceglieranno, è probabile che sia simile al proverbiale innesto di un aggeggio quadrato in un foro rotondo. Le attuali macchine normative presuppongono cose inverosimili riguardo la critpoeconomia: transazioni mediate, relazioni basate su una fiducia precedente, regole know-your-customer ed un sistema di innovazione basato sulle autorizzazioni. La criptoeconomia è nata nella libertà e vuole rimanere libera, basata sui principi fondamentali dello scambio peer-to-peer.
Ci troviamo di fronte alla minaccia di burocrazie del vecchio mondo che regolano imprese del vecchio mondo e che esercitano un controllo asfissiante sulle imprese del mondo nuovo. Qualunque cosa faranno i regolatori, non saranno in grado di fermare il progresso umano.
[*] traduzione di Francesco Simoncelli: http://francescosimoncelli.blogspot.it/
mercoledì 27 settembre 2017
Perché l'euro è ancora più forte del dollaro?
di Daniel Lacalle
Lo scopo primario delle cosiddette "politiche non convenzionali" è quello di svalutare la valuta, stimolare l'inflazione e rendere più competitive le esportazioni. Stampare denaro mira a risolvere squilibri di bilancio rendendo una valuta più debole.
In questa guerra tra valute globale, le banche centrali stanno "stampando" più di $200 miliardi al mese nonostante la crisi finanziaria sia passata da un bel pezzo.
Le guerre tra valute sono un tipo di guerra finanziaria in cui tutti giurano di non voler combattere, ma nel contempo tutti lo fanno in segreto. Lo scopo è quello di promuovere il settore dell'export a spese di quelli dei propri concorrenti esteri.
La realtà ci mostra che la guerra tra valute non funziona, poiché le importazioni diventano più esose e le economie che rimangono aperte diventano più competitive attraverso migliorie tecnologiche. Ma alle banche centrali piace svalutare la propria valuta, in questo modo evitano ai governi di dover implementare riforme strutturali e creano un trasferimento di ricchezza dai risparmiatori ai debitori.
L'euro sale
Quindi come si sentono i burocrati presso la Banca Centrale Europea (BCE) quando vedono che l'euro sale rispetto al dollaro statunitense e alle altre principali valute del mondo, nonostante le chiacchiere su un maggiore espansionismo monetario? La BCE continuerà a comprare €60 miliardi in obbligazioni sovrane al mese, manterrà in vigore la sua politica di tassi a zero e di "stimolo" fino a quando l'inflazione e la crescita del PIL non saranno stabili.
Contrariamente ai desideri della BCE, un euro forte trova giustificazioni per diverse ragioni. In primo luogo, l'eccedenza nella bilancia dei pagamenti dell'Unione Europea è ai massimi storici e il 75% del commercio europeo avviene trai Paesi dell'Eurozona stessa. Maggiori esportazioni e la continua ripresa della domanda interna tra i Paesi europei rafforzano l'euro.
In terzo luogo c'è la percezione che il governo USA si stia indebolendo, per non parlare della sua incapacità di implementare riforme essenziali. Tutto ciò ha indebolito il dollaro e per definizione ha rafforzato le valute dei due principali partner commerciali, l'euro e lo yen. Il secondo importante fattore è il rally dopo le elezioni olandesi e francesi. I timori per una rottura della zona Euro sono stati scongiurati, o perlomeno posticipati, poiché hanno vinto partiti pro-Europa.
I problemi con un euro forte
Tuttavia un euro forte ha severe implicazioni per l'economia europea e la politica della BCE.
Un euro forte mette a rischio le esportazioni verso i suoi principali partner commerciali: Stati Uniti (20.8% delle esportazioni nel 2016) e Cina (9.7%). Nonostante la politica monetaria estrema della BCE ed un euro trattato quasi alla parità col dollaro, le esportazioni verso Paesi extra UE sono andate in stallo sin dal 2013. Le stime della crescita del PIL per il 2018 stanno calando a causa di uno scarso contributo delle esportazioni nette.
La valuta ha anche un grosso impatto sulle entrate fiscali in Europa. La correlazione tra il tasso di cambio euro-dollaro e le stime dei ricavi delle grandi multinazionali nello Stoxx Europe 600 è molto alta.
Secondo le nostre stime un aumento del 10% dell'euro nei confronti del dollaro è equivalente ad un calo dell'8% nei ricavi e ciò a sua volta porta a tasse inferiori per le aziende. Da un punto di vista degli investimenti, al calare dei ricavi il mercato azionario europeo passa dall'essere a basso prezzo ad essere costoso.
Investitori ed economisti devono prestare attenzione a questi fattori. Se l'euro continua a rafforzarsi, la ripresa dell'economia europea è nei guai. Quindi l'Eurozona è tra l'incudine e il martello. Non può fermare lo stimolo perché la spesa in deficit degli stati non sopravviverà in presenza di costi alti di finanziamento, e aumentare lo stimolo per indebolire la valuta non funziona più.
L'unico modo per uscire dall'impasse è implementare riforme strutturali, ma la maggior parte degli stati ne sono spaventati,senza contare di quando le cose peggioreranno.
[*] traduzione di Francesco Simoncelli: http://francescosimoncelli.blogspot.it/
martedì 26 settembre 2017
Gli aggiustamenti stagionali ci aiutano ad identificare meglio i cicli economici?
di Frank Shostak
Diverse statistiche che gli stati divulgano regolarmente portano l'etichetta di "aggiustamenti stagionali". Qual è il loro significato? Secondo il pensiero popolare i dati osservati nel tempo (etichettati come serie temporali) sono determinati da quattro fattori:
- Il fattore di tendenza
- Il fattore ciclico
- Il fattore stagionale
- Il fattore irregolare
Si accetta che la tendenza vada a determinare la direzione generale dei dati nel tempo, mentre il fattore ciclico causa movimenti legati al ciclo economico. L'influenza delle stagioni, come l'inverno, la primavera, l'estate e l'autunno e le varie vacanze, viene trasmessa dal fattore stagionale. Il fattore irregolare descrive l'effetto di vari eventi irregolari. Si ritiene che l'interazione di questi quattro fattori generi i dati finali.
Il pensiero popolare considera l'influenza ciclica come la parte più importante dei dati. Si ritiene che l'isolamento di questa influenza permetta agli analisti di svelare il mistero del ciclo economico. Inoltre, per prevenire l'effetto negativo del ciclo economico sul benessere delle persone, è importante osservare l'influenza del fattore ciclico sul più breve periodo possibile. Come tutte le malattie, più presto viene diagnosticata, migliore sarà la possibilità di combatterla. Una volta che la banca centrale individua le dimensioni dell'influenza ciclica, potrebbe compensare questa influenza mediante una politica monetaria appropriata.
Secondo vari studi statistici, le fluttuazioni mensili dei dati sono dominate dall'influenza del fattore stagionale.[1] Man mano che il fattore temporale aumenta, cresce l'importanza dell'influenza ciclica mentre l'influenza del fattore stagionale diminuisce. L'influenza ciclica sarà più significativa nei dati trimestrali che nei dati mensili. La tendenza esercita una forte influenza su base annuale, pur avendo un effetto insignificante sulle variazioni mensili dei dati. Sebbene il fattore irregolare possa essere molto "instabile", si sostiene che l'effetto che produce è di breve durata. L'effetto degli shock positivi viene compensato da shock negativi.
Ne consegue che per poter osservare l'influenza del ciclo economico sul breve termine è necessario rimuovere l'influenza del fattore stagionale. Tuttavia, il metodo di rimozione deve assicurarsi che l'influenza ciclica non venga intaccata nel processo.
La maggior parte degli economisti considera l'effetto stagionale come una costante e quindi noto ex ante. Ad esempio, ogni anno le persone acquistano vestiti pesanti prima dell'arrivo dell'inverno, non prima dell'arrivo dell'estate. Inoltre le persone seguono un modello di comportamento simile anno dopo anno prima delle vacanze più importanti. Ad esempio, le persone tendono a spendere gran parte dei loro redditi prima di Natale. L'ipotesi che l'influenza stagionale sia costante anno dopo anno significa che la sua rimozione non distorcerà l'influenza del fattore ciclico. Questo a sua volta consentirà una valutazione accurata dell'effetto del ciclo economico. Attraverso metodi statistici, gli economisti generano numeri per ogni mese in modo da inquadrare una stima dell'effetto stagionale. I dati vengono aggiustati stagionalmente una volta che questi numeri vengono sottratti dai dati grezzi.
Nonostante l'applicazione di vari metodi statistici e matematici per estrarre l'influenza stagionale, che varia in base alla complessità, l'intero quadro si basa su ipotesi arbitrarie che non hanno nulla a che fare con la realtà. Se dovessimo accettare che i dati siano il risultato dell'interazione delle tendenze, dei fattori ciclici, stagionali e irregolari, si potrebbe concludere che solo questi fattori influenzano i dati, indipendentemente dalla volontà umana. Indipendentemente dal comportamento umano, questi fattori determinano ciò che gli esseri umani stanno facendo, implicando un comportamento robotico.
Tuttavia l'azione umana non è robotica, ma consapevole e intenzionale. I dati sono il risultato delle valutazioni degli individui riguardo la realtà, secondo lo scopo di ciascun individuo, in un determinato momento. L'azione dell'individuo viene messa in moto dalla sua mente e non da fattori esterni. Questo a sua volta significa che la costante delle varie stagioni non significa che gli individui siano tenuti a seguire l'esatto schema di comportamento anno dopo anno. I cambiamenti nei singoli obiettivi produrranno risposte diverse alle vacanze o alle stagioni dell'anno. Di conseguenza un quadro che ignora che gli esseri umani non sono robot e che tratta l'effetto stagionale come una costante, contribuirà alla valutazione errata dell'influenza ciclica.
Attualmente la maggior parte degli uffici statali utilizza i programmi informatici del governo statunitense, X-11, X-12 e X-13, per stimare l'influenza stagionale sui dati. Grazie a sofisticate medie mobili, questi programmi generano stime dell'effetto stagionale. Il programma informatico utilizza quindi le stime ottenute per de-stagionalizzare i dati, ovvero, aggiustarli alla stagionalità. I progettisti di questi programmi informatici di adeguamento stagionale hanno tentato di affrontare la questione della costanza dell'effetto stagionale permettendo a tale effetto di variare nel tempo. Ad esempio, l'effetto stagionale delle vendite al dettaglio a dicembre non sarà lo stesso anno dopo anno, ma varierà. Inoltre ci si aspetta che questi programmi stabiliscano se l'effetto stagionale sia stabile. Sembra che con metodi statistici e matematici questi programmi possano generare stime realistiche dell'influenza stagionale sui dati. La verità è che questi programmi generano cifre arbitrarie che non hanno nulla a che fare con la realtà.
Il punto cruciale del problema è che le risposte delle persone alle varie stagioni o festività non sono mai automatiche, ma sono piuttosto parte di un comportamento cosciente e consapevole. Tuttavia non esistono mezzi e modi per quantificare le valutazioni individuali. Non ci sono standard costanti per misurare l'atto della valutazione della realtà. Su questo tema Rothbard scrisse:
È importante rendersi conto che non esiste nessuna possibilità di misurare aumenti o diminuzioni della felicità o della soddisfazione. Non solo è impossibile misurare o confrontare i cambiamenti nella soddisfazione di persone diverse; non è possibile neanche misurare i cambiamenti nella felicità di una determinata persona. Affinché ogni misura sia possibile, deve essere prevista un'unità eternamente fissa e oggettivamente data con cui si possano confrontare altre unità. Non esiste una tale unità oggettiva nel campo della valutazione umana. L'individuo deve determinare in modo soggettivo ciò che è meglio o peggio per lui. La sua preferenza può essere espressa solo in termini di semplice scelta, o elenco.[2]
Poiché non è possibile quantificare una valutazione umana della realtà, ovviamente questa valutazione non può essere posta in una formulazione matematica. Questo a sua volta significa che le cosiddette stime dei fattori stagionali generati dai programmi informatici saranno necessariamente numeri arbitrari.
Contrariamente alla visione comunemente accettata, l'aggiustamento alla stagionalità distorce i dati grezzi, rendendo così molto più difficile accertare lo stato del ciclo economico. Queste distorsioni hanno gravi implicazioni per quei policymaker che utilizzano politiche anti-cicliche in risposta ai dati stagionali. Ad esempio, la forza dei dati destagionalizzati sull'occupazione potrebbe determinare se la banca centrale debba aumentare o abbassare i tassi d'interesse. Questa pretesa dei policymaker della banca centrale è una delle principali fonti di instabilità economica.
Anche i dati aggiustati in base alla stagionalità costituiscono la base della cosiddetta economia applicata. Le varie teorie vengono ricavate osservando le relazioni intercalari della serie temporale aggiustata stagionalmente.
L'idea che influenzando il ciclo economico si possa migliorare la nostra comprensione di questo fenomeno, è fallace. Il ciclo economico è presentato come un qualcosa inerente all'economia. Si ritiene che questa misteriosa cosa sia la fonte delle improvvise oscillazioni nell'attività economica.
Però viene trascurato che le oscillazioni nell'attività economica sono il risultato delle politiche monetarie della banca centrale, le quali falsificano i tassi d'interesse e creano denaro "dal nulla", contribuendo così ad una valutazione errata della realtà.
Anche se fosse possibile quantificare l'influenza ciclica, ciò non ci aiuta a capire cosa sia il ciclo economico. Senza una teoria coerente, basata sul fatto che le azioni umane sono coscienti e intenzionali, non è possibile iniziare a comprendere le cause dei cicli economici e nessuna quantità di dati fuoriusciti dai metodi matematici più avanzati ci riuscirà.
[*] traduzione di Francesco Simoncelli: http://francescosimoncelli.blogspot.it/
___________________________________________________________________________________
Note
[1] Si veda Bureau of Census, X-11 program.
[2] Murray N. Rothbard, Man, Economy and State (Los Angeles: Nash Publishing, 1962), vol. 1, pagg. 15-16.
___________________________________________________________________________________
lunedì 25 settembre 2017
Non dimenticatevi del Cigno Rosso
di David Stockman
Data la frenesia anti-Trump, continuiamo a credere che un Cigno Arancione stia volando sui cieli di Washington. Ma se questo non è sufficiente a dissuadere gli speculatori che perseguono il mantra "buy the dips", forse l'arrivo imminente di un Cigno Rosso darà loro motivo per riflettere.
Il grafico seguente è la proverbiale immagine che vale migliaia di parole. Sconfessa l'ennesima bugia di Wall Street: l'economia globale sta accelerando e che i profitti aziendali in aumento giustificano i recenti picchi dei mercati.
Ciò che sta realmente accadendo è un impulso globale di credito/crescita di breve durata proveniente dalla Cina. Pechino si è spaventata all'inizio dell'anno scorso e ha aperto i capannoni delle spese in conto capitale (CapEx) delle imprese statali (SOE) per paura che la grande macchina cinese andasse in stallo proprio nel momento sbagliato.
Il 19° congresso nazionale del partito comunista è previsto per fine autunno 2017. Questo evento quinquennale è l'unico davvero importante nella terra dello Schema Rosso di Ponzi. Questa volta l'evento sarà considerato l'incoronazione di Xi Jinping come il secondo avvento di Mao.
Pechino non voleva rischiare un'economia lungo una linea piatta prima del congresso. Eppure questa minaccia era chiaramente all'orizzonte, come risulta evidente dalla linea verde scuro nel grafico qui sotto, la quale rappresenta gli investimenti in asset a reddito fisso.
Quest'ultima è il motivo per cui l'economia cinese è in espansione, ma è scesa dal 22% l'anno quando Xi è andato al potere nel 2012 al 10% nel 2016.
C'è stata un'eruzione come raffigurato nel grafico: la crescita delle spese in conto capitale è improvvisamente raddoppiata nell'economia cinese già satura di capacità in eccesso. Le imprese di proprietà statale (SOE) in settori come quello dell'acciaio, dell'alluminio, delle automobili, delle costruzioni navali, dei prodotti chimici, delle attrezzature e forniture per l'edilizia, della costruzione ferroviaria e autostradale ecc., hanno sperimentato un boom.
È stato come se Xi stesso abbia fatto scattare un interruttore, il CapEx delle SOE è salito al 25% anno/anno entro la metà del 2016, mantenendo il totale del CapEx su una crescita del 10%.
Tuttavia non si può far crescere un'economia per sempre costruendo piramidi, o intraprendendo investimenti simili con ritorni bassi/nulli.
Alla fine l'illusione keynesiana della spesa svanisce ed i costi degli investimenti sbagliati e della capacità in eccesso richiedono un pesante tributo da pagare.
Se gli investimenti finanziati con un'espansione sconsiderata del credito non sono abbastanza, come nel caso della Cina dove il debito è cresciuto da $1,000 miliardi nel 1995 a $35,000 miliardi di oggi, il tributo da pagare sarà particolarmente severo e invalidante. Di solito la si chiamava "depressione".
Il propagarsi della Cina nel commercio globale e nel settore delle materie prima era artificiale e di breve termine. Un progetto intrapreso per adulare i governanti al 19° congresso.
Ora che è stato assicurato al PIL un percorso più favorevole, i burocrati cinesi stanno cercando nuovi modi per tenere in piedi un'economia gonfia di denaro fasullo e debiti.
Siamo in prossimità della data di scadenza, come evidente dal grafico qui sotto. Durante il primo trimestre di quest'anno, il finanziamento sociale totale (credito bancario più prestiti ombra) ha raggiunto la cifra incredibile di $4,000 miliardi l'anno. Stiamo parlando di circa un terzo dell'intero PIL della Cina.
Tale grafico ha spaventato la leadership di Pechino tanto da farla affrettare a riaccendere la macchina del debito della Cina.
Ciò che sta arrivando è il grande Rimborso del Debito cinese. Aspettatevi una frenata globale che avrà inizio una volta che Xi consoliderà il suo potere al 19° congresso del partito.
Questa situazione ha il potenziale di indebolire drasticamente l'economia globale e non dovrebbe essere sottovalutato l'impatto che avrà sui profitti aziendali.
Poiché il PIL nominale della Cina era più che raddoppiato, da $4,600 miliardi nel 2008 a $11,200 miliardi nel 2016, il suo rapporto di leva nazionale è salito dal 175% del PIL al 300% in meno di un decennio.
C'è ragione di dubitare seriamente che Pechino possa attuare un soft landing per quanto riguarda il suo Schema Rosso di Ponzi. Non può e non permetterà che il carico del debito della nazione si quadruplichi nuovamente nei prossimi otto anni, il che significa che i giorni dello stimolo mondiale innescato dalla Cina sono finiti.
L'affievolimento della crescita della Cina rivelerà presto che la maggior parte dei Paesi sono nei guai dal punto di vista fiscale. Lascerà il mondo vulnerabile ad una rinnovata ondata di crisi finanziarie, in quanto la BCE e altre banche centrali tenteranno di perseguire una normalizzazione monetaria.
In sintesi, negli ultimi 19 mesi lo Schema Rosso di Ponzi ha propagato una falsa ripresa nell'economia globale, la quale si sta già invertendo. Ciò sta avvenendo nel momento in cui le banche centrali delle principali economie mondiali, stanno finalmente arrestando le loro stampanti monetarie.
I principali banchieri centrali hanno infine riconosciuto che $22,000 miliardi sono davvero troppi quando si parla dei bilanci congiunti delle principali banche centrali del mondo. La Cina è l'epicentro dei due decenni di frode monetaria ed esplosione di credito del settore bancario centrale. Hanno deformato e destabilizzato la stragrande maggioranza dell'economia mondiale.
Quindi, sì, anche se il Cigno Arancione sta volando sulla Casa Bianca di Trump, c'è un Cigno Rosso che lo sta seguendo da vicino.
Saluti,
[*] traduzione di Francesco Simoncelli: http://francescosimoncelli.blogspot.it/
venerdì 22 settembre 2017
Oro, stato e libertà monetaria
di Richard Ebeling
Per più di duecento anni la maggior parte dei principali sostenitori della libertà individuale e del libero mercato, hanno affermato che il denaro e le operazioni bancarie fossero elementi in qualche modo diversi rispetto alle altre merci e agli altri mercati. Da Adam Smith a Milton Friedman, è stato affermato che i mercati competitivi e la libera scelta dei consumatori fossero superiori al controllo del governo e alla pianificazione statale – tranne che nel regno del denaro e dell'intermediazione finanziaria. Avevano torto.
Negli ultimi cento anni la presunta necessità di un controllo politico e di una gestione del sistema monetario è stata portata alle estreme conseguenze, periodo durante il quale gli stati hanno rivendicato l'autorità praticamente assoluta e illimitata sul sistema monetario nazionale attraverso l'istituzione della cartamoneta.
Prima della prima guerra mondiale il consenso generale tra gli economisti, i leader politici e la stragrande maggioranza dei cittadini, sosteneva che non si poteva riporre fiducia negli stati quando si trattava di gestione del sistema monetario. Il relativo abuso sarebbe stato troppo allettante per i demagoghi, i gruppi d'interesse e i politici miopi alla ricerca di modi semplici per finanziare potere, privilegi e vantaggi politici.
Il gold standard e le “regole del gioco monetario”
Prima del 1914 le valute nazionali di quasi tutti i principali paesi nel cosiddetto "mondo civilizzato", erano ancorate ad oro o argento. Questa soluzione aveva lo scopo di schermare il denaro dalla manipolazione arbitraria degli stati. Qualsiasi aumento dell'oro o dell'argento richiedeva che i privati trovassero redditizio ricercarlo nelle varie parti del mondo; estrarlo dal terreno e trasportarlo dove sarebbe stato raffinato in forme utilizzabili; e poi in parte coniato in nuove monete e lingotti, e in parte trasformato in diversi prodotti commerciali e industriali richiesti sul mercato.
Le valute di carta controllate dagli stati e dalle loro banche centrali dovevano essere emesse solo come crediti – o sostituti del denaro – in relazione alla quantità d'oro o argento reale depositata dalle persone nelle banche.
Le banche centrali dovevano supervisionare che il mezzo di scambio della società fosse adeguatamente coniato ed emesso, e monitorare le banche private per assicurarsi che le "regole" del gold standard fossero seguite in modo corretto.
Le banconote dovevano essere emesse, o i conti di deposito aumentati, dal sistema bancario nel suo complesso, solo se ci fossero state aggiunte nette nella quantità di moneta-merce all'interno dell'economia. Tutti i prelievi di moneta-merce dal sistema bancario dovevano essere accompagnati da una diminuzione della quantità totale di banconote in circolazione e di conti di deposito.
Lo stato ha sempre giocare secondo queste "regole"? Purtroppo la risposta è "No". Ma, in generale, nel mezzo secolo o giù di lì prima dell'inizio della prima guerra mondiale, gli stati e le loro banche centrali gestirono le loro valute nazionali con una certa moderazione.
La ragione principale dietro questa moderazione la possiamo ritrovare nel gruppo d'idee predominante in quell'epoca, ovvero, quelle del liberalismo politico ed economico. Ma dobbiamo anche ricordare che allora il "liberalismo" significava la difesa della libertà individuale, dei diritti della proprietà privata, del libero mercato, del libero scambio e di uno stato costituzionalmente limitato sotto il governo imparziale della legge.
Ciononostante queste valute nazionali erano soldi di carta legati all'oro o all'argento per storia e tradizione, e lasciate (più o meno) libere dalla manipolazione politica diretta, grazie soprattutto alla filosofia politica prevalente dell'epoca che considerava i governi come dei protettori dei diritti individuali alla vita, alla libertà e alla proprietà acquisita in modo onesto.
Il paternalismo politico e monetario della pianificazione monetaria centrale
Tuttavia, nei decenni fino alla prima guerra mondiale, le tendenze politiche cominciarono a cambiare. Apparirono nuovi ideali e ideologie che guadagnarono crescente presa sulle menti delle persone. Si sviluppò una crescente convinzione circa la necessità del paternalismo politico e il bene che ne sarebbe derivato. I governi non dovevano essere solo "arbitri" imparziali che facevano rispettare lo stato di diritto e proteggevano le persone e la loro proprietà dalla violenza e dalla frode. No, dovevano anche intervenire negli affari economici e sociali degli uomini, per regolare i mercati, ridistribuire la ricchezza, e perseguire visioni di grandezza nazionale e benessere collettivo.
Ciò significò anche un cambiamento nella filosofia politica per quanto riguardava il controllo statale del sistema monetario. Nei decenni successivi alla prima guerra mondiale, negli anni '20, '30 e '40, i responsabili della gestione monetaria divennero sempre più pianificatori monetari centrali. I banchieri centrali dovevano manipolare l'offerta di moneta affinché l'economia raggiungesse diversi obiettivi: stabilizzare il livello dei prezzi; mantenere la piena occupazione; ancorare o modificare i tassi di cambio; abbassare o alzare i tassi d'interesse per influenzare la quantità e il tipo d'investimenti effettuati da aziende private ed investitori; e, quando necessario, aumentare la quantità di denaro per finanziare i disavanzi pubblici affinché politici e gruppi d'interesse alimentassero la loro insaziabile fame di potere, privilegi e bottino politico.
Il trionfo dell'economia keynesiana nel periodo post-seconda guerra mondiale, creò un (quasi) monopolio di sostenitori accademici che abiuravano l'impresa privata come intrinsecamente instabile e spesso ingiusta, la cui esistenza doveva essere inserita in un contesto più ampio di controllo statale. La conseguenza fu uno stato in costante crescita in termini di dimensioni, portata, pervasività e intrusione in ogni angolo della vita individuale, sociale ed economica.
Big Government, grandi spese e la stampante monetaria
Ma più lo stato si espande, più richiede grandi somme di denaro. Circa un centinaio d'anni fa in America, nel 1913, tutti i livelli dello stato – federale, statale e locale – assorbivano meno dell'otto per cento del reddito e della produzione della nazione. Oggi tutti i livelli dello stato assorbono quasi il cinquanta per cento di tutto ciò che si guadagna e si produce negli Stati Uniti. Tale costo è superiore se ci aggiungiamo gli oneri finanziari imposti alle imprese private per rispettare la ragnatela strangolante di regolamenti e controlli burocratici.
Negli ultimi cinque anni e mezzo, sotto l'amministrazione Obama, il governo federale ha accumulato oltre sette miliardi di dollari in ulteriori debiti. Nel contempo, sin dal 2008, la Federal Reserve – la banca centrale degli Stati Uniti – ha creato più di quattromila miliardi di dollari in nuovo denaro. In altre parole, la Federal Reserve ha già prodotto dal nulla nuovi capitali pari a circa due dollari su ogni tre che il governo federale ha preso in prestito durante suddetto periodo.
Di solito i libri di testo d'economia ammorbidiscono questo tipo di processo, usando una terminologia sterile definita "monetizzare il debito". La vecchia generazione di economisti e critici del paternalismo politico soleva definirla inflazione e svalutazione monetaria: la diluizione del valore del denaro nelle tasche dei cittadini attraverso la svalutazione della moneta.
Demagogia politica, oneri fiscali e il pericolo dell'inflazione
Con la crescita dello stato sociale moderno, l'America e gli altri principali paesi occidentali sono diventati, usando le parole dell'economista premio Nobel, James Buchanan, democrazie perpetuanti deficit finanziati principalmente da migliaia di miliardi di dollari creati dai monopoli monetari statali – le banche centrali.
Oggi stiamo raccogliendo la somma dei decenni di paternalismo politico e pianificazione monetaria centrale. Nazioni come la Grecia sono state sull'orlo del fallimento finanziario e paesi come gli Stati Uniti, strettamente interconnessi coi gruppi d'interesse che vivono grazie al bottino ridistribuito dagli altri membri più produttivi della società, sembrano sbandare da una crisi fiscale ad un'altra ogni tot. mesi o giù di lì. L'attuale politica del paternalismo ridistributivo sembra offrire pochi incentivi per fermare la valanga degli enormi deficit annuali e del debito nazionale.
I demagoghi e gli imbroglioni politici urlano di "spennare i ricchi" per finanziare i "diritti"non finanziati della previdenza sociale e del medicare per il resto del XXI secolo. Chiedono che le "grandi aziende" paghino lo stato affinché crei "posti di lavoro" e metta fine a quella disoccupazione che le stesse politiche statali sbagliate hanno creato e prolungato.
I politici hanno anche fatto ricorso all'ultimo rifugio di ogni furfante politico: il "patriottismo". È vostro dovere essere un "buon cittadino" e pagare una "quota equa" di tasse sempre più alta; essere cooperativi, servili e obbedienti di fronte alle richieste e alle esigenze dello stato; e sacrificare la vostra libertà ed i frutti del vostro lavoro per "l'interesse nazionale" e "il bene comune".
Val la pena di ricordare che coloro nel campo politico che affermano di sapere che cosa è "l'interesse nazionale" e "il bene comune", sono gli stessi che affermano il diritto di costringervi ad accettare la loro visione di un'America "giusta", indipendentemente da quanto si possa essere in disaccordo.
Uno strumento fondamentale in mano agli stati per mantenere la loro autorità sulla società e il loro controllo sulla vita delle persone, è la capacità di far accettare alla cittadinanza il loro mezzo di scambio monopolizzato. Rappresenta l'aspetto cardine della politica statale quando deve trasferire la ricchezza del popolo per soddisfare le "esigenze" della spesa pubblica.
Ogni cittadino diviene vittima dell'abuso della stampa monetaria, dal momento che le valute di carta non sono più collegate o limitate da una merce di mercato come l'oro o l'argento. Non dobbiamo presumere che l'iperinflazione e la distruzione del mezzo di scambio di una società si possano verificare solo in posti come la Germania degli anni '20, o le nazioni africane contemporanee come lo Zimbabwe. Può succedere ovunque.
Il fallimento dello stato sociale
Il fatto è che lo stato sociale moderno è in bancarotta. È fallito dal punto di vista ideologico; nessuno ritiene più che lo stato interventista/ridistributivista porterà all'umanità felicità materiale o armonia sociale. Tutti sanno che è solamente una macchina politica corrotta attraverso la quale ognuno cerca di vivere a spese di tutti gli altri.
In tal processo la capacità produttiva della società si ferma lentamente, poiché sempre più persone si spostano da un senso di responsabilità produttivo ad una dipendenza ridistributiva. Inoltre si tende anche a sviluppare una presunzione di legittimità politica a tale dipendenza ridistributiva, la quale pervade ogni singolo gruppo e categoria sociale in tutta la nazione.
La maggior parte dei sondaggi d'opinione mostra che la maggioranza del popolo americano pensa che lo stato sia troppo grande, spenda troppo e che ci siano troppe tasse. Ma una volta che si parla di tagliare programmi sociali "specifici", ben presto si vede come i tentacoli dello stato sociale raggiungono le tasche di tutti.
Non solo le tasse alimentano il processo ridistributivo ostacolando le persone, ma ci sono ben poche persone nel paese che non ricevano denaro, benefici o vantaggi dallo stato. La maggior parte delle persone non riesce ad immaginare di vivere senza il potere ridistributivo dello stato. E scardinare la dipendenza delle persone dai benefici statali, dalle sovvenzioni, dalle protezioni e dai favori speciali, otterremmo una grave crisi d'astinenza.
Questo significa anche che lo stato sociale sta rapidamente raggiungendo il fallimento finanziario. Né la tassazione, né i risparmi privati riusciranno a coprire tutti i costi della spesa pubblica corrente e futura.
Lo stato potrebbe, quindi, utilizzare la sua risorsa finanziaria più importante per continuare a far muovere le ruote della spesa: mandare fuori giri la stampante monetaria. Anche se la banca centrale dovesse seguire il suo "obiettivo d'inflazione dei prezzi" al due per cento l'anno, in meno di 22 anni il potere d'acquisto di ogni dollaro in tasca oggi verrà ridotto del 50%.
Iperinflazione e rinunciare al monopoli statale sul denaro
Di volta in volta la storia ha dimostrato che quando l'inflazione dei prezzi diventa iperinflazione, le persone finiscono per abbandonare la valuta dello stato. Scelgono valute alternative che ritengono più stabili, più prevedibili e che conservano più potere d'acquisto.
Un tale disastro monetario non è preordinato. Non è scritto in qualche "grande libro" nel cielo. In passato gli stati e le società hanno smesso di seguire il sentiero che conduce alla rovina economica e sociale. Anche l'America potrebbe decidere di non seguire più questa strada. Il futuro è imprevedibile e le tendenze sono cambiate molte volte in passato.
Uomo avvisato, mezzo salvato. Come potrebbe ognuno di noi ripararsi dalla possibile tempesta fiscale e monetaria? Al centro di tali azioni precauzionali c'è la protezione contro il possibile deprezzamento, o addirittura distruzione, della valuta statale.
Nella misura in cui si riesce a vedere un tale pericolo e si hanno i mezzi finanziari per "pianificare in anticipo", gli individui dovrebbero abbandonare la valuta statale. In altre parole, ogni americano dovrebbe essere libero dalle pastoie statali che lo costringe ad utilizzare ed accettare una moneta coercitiva.
La strada verso la scelta della valuta
Tutti dovrebbero essere liberi di scegliere la valuta o la merce che si desidera possedere e utilizzare come mezzo di scambio senza restrizioni legali, sanzioni pecuniarie o pregiudizio politico.
La libertà monetaria non darebbe ad ogni cittadino solo il diritto legale di proteggere il proprio reddito, il proprio patrimonio e le proprie transazioni dalla cattiva gestione statale: sevirebbe anche a controllare il grado degli abusi statali in tal campo.
Più di quasi 40 anni fa l'economista Austriaco e premio Nobel, Friedrich A. Hayek, tenne una conferenza, “La scelta della valuta: un modo per fermare l'inflazione”, a Losanna, in Svizzera, e disse:
"Non esiste controllo più efficace contro l'abuso di potere da parte del governo di quello esercitato da individui liberi che rifiutano quella moneta di cui diffidano e scelgono quella in cui hanno più fiducia. Inoltre, affinché i governi garantiscano la stabilità della loro moneta, non esiste incentivo più forte della consapevolezza che fino a quando conserveranno un'offerta al di sotto della domanda, tale domanda tenderà a crescere. Quindi, cerchiamo di privare i governi (o le loro autorità monetarie) di ogni potere che scherma le loro monete dalla concorrenza: se non possono più nascondere che le loro monete stanno diventando inutili, dovranno limitare il problema." [...]
"Basta renderlo velatamente legale e la gente smetterà subito di utilizzare la moneta nazionale una volta che si deprezzerà notevolmente, scegliendo quella valuta di cui più si fida." [...]
"Molto probabilmente le valute di quei paesi che perseguiranno una politica monetaria responsabile tenderanno ad eclissare gradualmente quelle meno affidabili. La giustezza finanziaria diventerebbe un requisito di reputazione agognato da tutti coloro che vorrebbero emettere moneta, in quanto saprebbero che anche la minima deviazione dal percorso di onestà ridurrebbe la domanda per il loro prodotto."
Togliere allo stato il potere di costringere i cittadini ad accettare una determinata forma di denaro potrebbe servire come un importante cambiamento giuridico ed economico per coloro che vivono di stato sociale. In questo modo potrebbero rendersi conto del suo fallimento fiscale ed ideologico prima che sia troppo tardi e scongiurare, quindi, un collasso totale della società.
La scelta della valuta potrebbe essere una via preziosa per contribuire a ripristinare la tradizione americana e la pratica dei diritti individuali, del libero mercato e del governo limitato sotto il dominio dello stato di diritto.
Naturalmente l'obiettivo finale di qualsiasi amante della libertà dovrebbe essere la separazione totale del denaro dallo stato. Cioè, il sistema monetario di una società veramente libera dovrebbe essere un free banking competitivo senza alcun coinvolgimento dello stato nelle questioni monetarie dei cittadini.
Stabilire la libertà di scelta in materia monetaria potrebbe servire come trampolino di lancio per porre fine alla pianificazione monetaria centrale negli Stato Uniti e in tutto il mondo. Rappresenterebbe un contributo prezioso per l'obiettivo finale di tutti i sostenitori e difensori della libertà – la liberazione della società e del mercato da ogni controllo politico e interferenza politica.
[*] traduzione di Francesco Simoncelli: http://francescosimoncelli.blogspot.it/
giovedì 21 settembre 2017
Le banche centrali stanno nascondendo il prezzo reale del rischio
di Thorsten Polleit
Se investite i vostri soldi, dovrete affrontare numerosi rischi. Ad esempio, se acquistate un'obbligazione, correte il rischio che il mutuatario vada in default o che potreste essere rimborsati con denaro svalutato. In veste di investitori di azioni, correte il rischio che il modello di business della società non rispetterà le aspettative o che, all'estremo, andrà in bancarotta. In un mercato finanziario senza ostacoli, i prezzi si formano secondo questi e altri fattori di rischio.
Ad esempio, un'obbligazione con un alto rischio di default avrà un rendimento elevato. Lo stesso vale per i debiti denominati in una valuta debole. Le azioni di società ritenute rischiose tendono ad essere scambiate ad un livello di valutazione inferiore rispetto a quelle considerate a basso rischio. Tutti questi premi di rischio, se determinati da un mercato senza ostacoli, costituiscono una parte del prezzo dell'asset, obbligazione o azione che sia. Svolgono un ruolo vitale nel modo in cui viene allocato il capitale.
I premi di rischio sono intesi a compensare gli investitori contro il rischio di perdite dovute a sviluppi sfavorevoli. Se acquistate un'azione ad un prezzo depresso rispetto al potere di guadagno dell'impresa, tenderà a ridurre il rischio di un ribasso (offrendo la possibilità di grandi guadagni). Allo stesso tempo, i premi di rischio aumentano il costo del capitale degli investitori. Ciò, a sua volta, li scoraggia ad impegnarsi in investimenti eccessivamente rischiosi.
In altre parole, i premi di rischio determinati in un mercato senza ostacoli allineano gli interessi dei risparmiatori e degli investitori. Certo, non si può essere certi che i premi di rischio siano sempre corretti ex ante. A volte si scopre che i rischi sono stati sovrastimati, e a volte che sono stati sottovalutati. Tuttavia un mercato senza ostacoli è ancora il mezzo migliore e più efficace per determinare il prezzo del rischio.
Le banche centrali sopprimono i premi di rischio
Le banche centrali, tuttavia, interferiscono e corrompono la formazione del prezzo del rischio. Nell'ultima crisi economica e finanziaria, le banche centrali hanno abbassato i tassi d'interesse a livelli senza precedenti e hanno aumentato la quantità di fondi affinché governi e banche in difficoltà potessero sopravvivere. Infatti non hanno fatto altro che stendere una "rete di sicurezza", fornendo assicurazioni ai mercati finanziari contro possibili perdite sistemiche.
In tal modo, le banche centrali hanno messo in pericolo l'avversione al rischio degli investitori: sotto la loro guida, i mercati finanziari stanno scommettendo che le politiche monetarie elimineranno con successo nuovi problemi nel sistema economico e finanziario. Sembra essere proprio questo il messaggio che ci stanno trasmettendo i prezzi nei mercati finanziari. Ad esempio, le fluttuazioni dei prezzi delle azioni sono tornate a livelli molto bassi, accompagnati da forti guadagni di borsa e valutazioni elevate.
Il differenziale di rendimento tra le obbligazioni societarie rischiose e le obbligazioni sovrane statunitensi, è tornato ai livelli visti all'inizio del 2008. Oppure guardate i prezzi dell'assicurazione contro il default nei confronti delle obbligazioni bancarie: anch'essi sono tornati ai livelli pre-crisi, suggerendo che le preoccupazioni degli investitori sono diminuite notevolmente. In altre parole, gli investitori sono di nuovo in grado di assumersi ulteriori rischi di credito e pronti a finanziare gli investimenti delle imprese a costi di capitale soppressi.
Le banche centrali non solo hanno abbassato artificialmente i tassi d'interesse riducendo i costi di credito, ma hanno anche abbassato artificialmente i premi di rischio facendo capire ai mercati finanziari che sarebbero state pronte a "fare tutto il necessario" per impedire un'altra crisi. La conseguenza è che i mercati finanziari e le economie dipendono più che mai dall'azione delle banche centrali.
Non c'è modo di uscire da questa situazione. Se i tassi d'interesse salgono — che sia per un loro rialzo o per l'eliminazione della "rete di sicurezza" — molto probabilmente l'attuale ripresa economica si fermerà, cedendo il passo ad un bust: con tassi d'interesse più elevati la struttura economica, costruita su tassi d'interesse artificialmente bassi, finirebbe in gravi difficoltà. L'idea delle banche centrali di normalizzare i tassi d'interesse senza perdite di produzione, o addirittura senza una recessione, è solo un pio desiderio.
In questo contesto, è interessante notare che la Federal Reserve degli Stati Uniti e la Banca Centrale Europea (BCE) potrebbero voler rialzare (ulteriormente) i tassi d'interesse a breve termine. Allo stesso tempo, tuttavia, non vi è alcuna prova che i pianificatori monetari centrali abbiano in programma di rimuovere la "rete di sicurezza" che ha abbassato i premi di rischio sui mercati degli asset e quindi il costo del capitale.
Detto questo, anche un aumento dei finanziamenti a breve termine non comporterà una normalizzazione dei costi del capitale — in quanto i premi di rischio probabilmente rimarranno artificialmente soppressi. L'allocazione sbagliata del capitale continuerà e il boom artificiale verrà mantenuto vivo e vegeto. Gli investitori, quindi, devono affrontare una grande sfida: gli investimenti improduttivi continueranno e i rischi aumenteranno, mentre potrebbe essere troppo presto per saltare giù dalla nave.
[*] traduzione di Francesco Simoncelli: http://francescosimoncelli.blogspot.it/
mercoledì 20 settembre 2017
Jamie Dimon teme che il suo lavoro sia diventato obsoleto
di Jeffrey Tucker
Nulla dell'invettiva anti-Bitcoin di Jamie Dimon (“Bitcoin is a fraud”) ha senso. La tempistica era strana. Dopotutto, bitcoin si è mostrato al mondo fin dall'ottobre 2009. Non c'erano notizie che avrebbero potuto spingere l'amministratore delegato di JP Morgan ad affermare quanto segue:
Questa moneta non funzionerà. Non si può avere un business in cui si può inventare una valuta dal nulla e pensare che le persone che la acquistano siano veramente intelligenti.
Se foste in Venezuela o in Ecuador o in Corea del Nord o in altri Paesi del genere, o se foste un trafficante di droga, un assassino, o cose del genere, lo fareste meglio con bitcoin piuttosto che con i dollari USA. Quindi potrebbe esserci un mercato, ma sarebbe un mercato limitato.
È peggio dei bulbi di tulipano. Non chiedetemi di posizionarmi short. Potrebbe arrivare anche a $20,000 prima che questo accada, ma alla fine esploderà. Onestamente, sono scioccato che chiunque non l'abbia ancora capito.
Il pezzo si chiude con una minaccia non poco velata nei confronti di qualsiasi impiegato stia giocando con bitcoin – un atto che avrebbe messo in cattiva luce l'individuo più bravo e capace di qualsiasi azienda.
Rabbia contro la tecnologia
Potreste notare qualcosa di strano in tutta questa storia. Non ha alcun contenuto sostanziale. Non un argomento confutato. Bitcoin è una valuta, forse la valuta più preziosa del mondo, migliaia di volte più preziosa per unità rispetto al dollaro. L'opinione di Dimon, secondo cui nulla di prezioso può essere creato con le cifre, è semplicemente antiquata. Ci sono stati innumerevoli tentativi di creare una valuta prima di bitcoin e tutti sono falliti per motivi tecnologici specifici.
E bitcoin non è stato creato dal nulla. È stato creato utilizzando risorse reali per confermare le transazioni sul primo libro mastro decentralizzato che tiene traccia dei diritti di proprietà (cosa che l'umanità deve fare per progredire). Questo significa portare valore fuori dal Venezuela o dalla Corea del Nord in un altro luogo, ed è notevole ed emancipatorio.
Dal nulla
Ma se si vuole parlare di denaro creato dal nulla, che dire delle migliaia di miliardi creati dalla FED nel 2009 ed utilizzati in parte per salvare JP Morgan? Infatti i salvataggi di Morgan sono iniziati prima che la maggior parte del resto del Paese sapesse che nel 2008 c'era una crisi immobiliare. Ma in realtà questo non è particolarmente niente di nuovo: Morgan ha lavorato a braccetto con lo stato per più di un secolo.
È abbastanza ovvio: Jamie Dimon non sa e non vuole sapere niente di bitcoin. Non è un crimine, ma parlare dell'argomento come se si fosse un'autorità è patetico.
Allora perché l'ha fatto?
Egli stesso l'ammette: ha parlato con sua figlia, forse durante una cena, e lei stessa s'è vantata di possedere bitcoin.
«È arrivata e pensava d'essere un genio», ha detto in preda alla rabbia.
Quindi papà ha deciso di rimettere al suo posto questa stupida ragazza. Le ha dato una bella strigliata. Inoltre si sarà chiesto dove aveva preso uno strumento monetario così particolare. Da parte sua non credo sappia dove ottenere criptovalute o cosa farne.
Forse li ha trovati in uno dei migliaia di bancomat in tutto il Paese?
I tipi come Dimon credono di possedere il sistema. Sono i grandi intermediari. I padroni dell'universo monetario. Nessuno entra nel sistema o esce senza il loro permesso. È stato così per migliaia di anni.
Bitcoin sta cambiando tutto questo. Scaricate un wallet, trovate un amico e siete i proprietari di una valuta in grado di acquistare qualcosa nel mondo, in qualsiasi parte del mondo. E c'è di più: qualsiasi individuo può raccogliere capitali, senza intermediari. Senza JP Morgan.
Diciamo solo che Dimon ha un lieve conflitto d'interessi qui. Ha ragione di temere l'obsolescenza del suo lavoro.
Problemi di rabbia
E questo potrebbe spiegare i suoi problemi di rabbia. Secondo me la figlia può confermarlo.
Però una cosa è sicura: sua figlia sa di più sul mondo moderno rispetto a lui. Scommetto che è più brava di lui anche con Instagram.
Forse dovrebbe essere amministratrice delegata di una JP Morgan ricostituita, concentrata sulla modernizzazione del denaro e della finanza piuttosto che costringerci in strutture sfruttatrici ormai agli sgoccioli.
[*] traduzione di Francesco Simoncelli: http://francescosimoncelli.blogspot.it/
martedì 19 settembre 2017
Perché i robot non causeranno disoccupazione di massa
di Jonathan Newman
Ho inserito una piccola nota in un precedente articolo e in essa dicevo come non dovremmo preoccuparci della tecnologia che rimpiazza i lavoratori umani:
Coloro che si lamentano non sembrano capire che l'aumento della produttività in un'industria libera risorse e lavoratori per altre industrie, e poiché una produttività superiore significa un aumento dei salari reali, crescerà anche la domanda di beni e servizi. Sembrano avere una visione apocalittica assurda di un futuro completamente automatizzato con pile di beni preziosi ovunque, ma nessuno che ne può godere perché nessuno ha un lavoro. Invito coloro che si preoccupano a controllare l'analisi della domanda/offerta e della Legge di Say.
La Legge di Say è un antidoto particolarmente potente contro le preoccupazioni per l'automazione, i lavoratori rimpiazzati e la cosiddetta "singolarità economica". Jean-Baptiste Say spiegò come la sovrapproduzione non è mai un problema per un'economia di mercato. Ciò è dovuto al fatto che tutti gli atti di produzione comportano che il produttore abbia una maggiore capacità di acquistare altre merci. In altre parole, l'offerta di merci sul mercato consente alle persone di richiedere merci sul mercato.
La Legge di Say compresa in modo giusto
La Legge di J. B. Say è spesso riassunta in maniera inappropriata come "l'offerta crea la propria domanda" a causa di Keynes che "la riassunse in modo distorto e superficiale".
Il professor Bylund ha di recente messo in evidenza le interpretazioni della Legge di Say.
Bylund elenca le definizioni corrette:
Legge di Say:
- La produzione precede il consumo.
- La domanda è costituita dall'offerta.
- La domanda di prodotti sul mercato è limitata dall'offerta.
- La produzione avviene per facilitare il consumo.
- La vostra offerta per soddisfare le esigenze di altri rappresenta la vostra domanda per la produzione di altri.
- Non ci può essere una sovrapproduzione (sovrabbondanza) generale sul mercato.
NON Legge di Say:
- La produzione crea la propria domanda.
- L'offerta aggregata è (sempre) uguale alla domanda aggregata.
- L'economia è sempre in piena occupazione.
- La produzione non può superare il consumo per qualsiasi bene.
La Legge di Say dovrebbe stemperare le paure che i robot ruberanno i posti di lavoro di tutti. I produttori impiegheranno solamente tecniche di produzione più automatizzate (leggi: ad alta intensità di capitale) se una tale disposizione si dimostrerà più produttiva e redditizia rispetto ad una tecnica ad alta intensità di lavoro. Come detto dalla Legge di Say, ciò significa che i produttori più produttivi avranno una maggiore capacità di acquistare più beni sul mercato. Non ci saranno mai "pile di beni preziosi" in giro senza che nessuno ne possa godere.
Tutto fluirà in cima?
I robofobici sono anche preoccupati per la disuguaglianza dei redditi — tutti i capitalisti avidi sfrutteranno la maggiore produttività delle tecniche automatizzate e licenzieranno tutti i loro dipendenti. La disoccupazione aumenterà mentre diminuiranno di posti di lavoro per gli esseri umani.
Questa paura è irragionevole per tre motivi. Innanzitutto, come possono questi capitalisti avidi fare soldi senza una grande massa di consumatori che acquista i loro prodotti? Se la maggioranza delle persone è senza reddito a causa dell'automazione, la maggior parte delle persone non sarà in grado di far arricchire i capitalisti avidi.
In secondo luogo, ci saranno sempre posti di lavoro perché ci sarà sempre scarsità. I desideri umani sono illimitati, diversi e mutevoli, ma le risorse necessarie per soddisfarli sono limitate. La produzione di ogni bene richiede lavoro e imprenditorialità, in modo che gli esseri umani non diventino mai inutili.
Infine la Legge di Say implica che la redditività della produzione di tutti i beni aumenterà dopo un progresso tecnologico nella produzione di un bene specifico. I salari reali possono aumentare perché i capitalisti avidi che usano i robot hanno ora maggiori richieste per tutti gli altri beni. Spero che il seguente scenario lo renda chiaro.
La fatina dei robot
Questo semplice scenario ci spiega perché la maggiore produttività di una nuova tecnica ad alta intensità di capitale migliora la vita a tutti.
Consideriamo un'isola con tre persone: Joe, Mark e Patrick. Essi producono noci di cocco e bacche. Preferiscono una dieta variata, ma hanno i propri vantaggi comparati e preferenze rispetto alle due merci.
Patrick preferisce un'offerta stabile di noci di cocco e bacche ogni settimana, e così ha elaborato un accordo con Joe in modo che quest'ultimo gli paghi un certo salario in noci di cocco e bacche ogni settimana in cambio del suo aiuto nella raccolta di noci di cocco. Se hanno una settimana produttiva, Joe mette da parte le noci di cocco extra e forse ne scambia alcune con le bacche di Mark. Se hanno una settimana poco produttiva, allora Patrick continua a ricevere il suo salario e Joe deve accontentarsi.
In media, Joe e Patrick producono 50 noci di cocco/settimana. In cambio del suo lavoro, Patrick ottiene 10 noci di cocco e 5 quarti di bacche ogni settimana da Joe.
Mark produce le bacche da solo. Ogni settimana produce circa 30 quarti di bacche. Joe e Mark solitamente scambiano 20 noci di cocco per 15 quarti di bacche. Joe ha bisogno di alcune di quelle bacche per pagare Patrick, ma alcune sono per sé stesso perché gli piacciono.
In sintesi, e per una settimana media, Joe e Patrick producono 50 noci di cocco e Mark produce 30 quarti di bacche. Joe finisce per avere 20 noci di cocco e 10 quarti di bacche, Patrick 10 noci di cocco e 5 quarti di bacche, e Mark 20 noci di cocco e 15 quarti di bacche.
Arriva la fatina dei robot
Una notte la fatina dei robot fa visita sull'isola e regala a Joe un Patrick 9000, un robot che rimpiazza totalmente Patrick. Con il robot Joe può ora produrre 100 noci di cocco a settimana senza l'aiuto di Patrick.
Cosa deve fare Patrick? Beh, egli considera due opzioni: (1) ora che l'isola ha un gran numero di noci di cocco, potrebbe andare a lavorare per Mark e raccogliere le bacche in base ad un accordo simile a quello che aveva con Joe; o (2) potrebbe andare in spiaggia e iniziare a catturare alcuni pesci, sperando che Joe e Mark accetteranno di fare scambi con lui.
Mentre queste opzioni non erano le preferite da Patrick prima che arrivasse la fatina dei robot, ora sono ottime opzioni proprio perché la produttività di Joe è aumentata. L'aumento della produttività di Joe non significa solo che è più ricco in termini di noci di cocco, ma anche che sono aumentate le sue richieste di frutti di bosco e di nuovi prodotti come il pesce (Legge di Say), il che significa anche che aumenterà la redditività di produrre tutti gli altri prodotti che Joe ama!
Opzione 1
Se Patrick sceglie l'opzione 1 e va a lavorare per Mark, allora aumenterà la produzione totale di bacche e di noci di cocco. Supponendo che la produzione di bacche non aumenti tanto quanto la produzione di noci di cocco, il prezzo di una noce di cocco in termini di bacche diminuirà (anche l'utilità marginale di Joe per le noci di cocco sarà molto bassa), il che significa che Mark può acquistare molte più noci di cocco rispetto a prima.
Supponiamo che Patrick aggiunga 15 quarti di bacche la settimana alla produzione di Mark. Joe e Mark potrebbero concordare di scambiare 40 noci di cocco per 20 quarti di bacche, quindi Joe si ritroverebbe con 60 noci di cocco e 20 quarti di bacche. Mark può pagare Patrick fino a 19 noci di cocco e 9 quarti di bacche, una condizione migliore rispetto a prima che Joe ottenesse il suo Patrick 9000.
Opzione 2
Se Mark decide di respingere l'offerta di Patrick, allora quest'ultimo potrebbe scegliere l'opzione 2: catturare i pesci. Questa scelta implicehrebbe più incertezza rispetto a quello a cui Patrick era abituato, ma prevede anche che il cibo extra nevarrà la pena.
Supponiamo che Patrick possa produrre solo 5 pesci a settimana. Joe, che praticamente nuota nelle noci di cocco, paga Patrick 20 noci di cocco per 1 pesce. Mark, che è entusiasta di una maggiore diversità nella sua dieta e preferisce i pesci alle proprie bacche, paga Patrick 10 quarti di bacche per 2 pesci. Inoltre Joe e Mark scambiano noci di cocco e bacche.
Alla fine Patrick ottiene 20 noci di cocco, 10 quarti di bacche e 2 pesci a settimana. Joe ottiene 50 noci di cocco, 15 quarti di bacche e 1 pesce a settimana. Mark ottiene 30 noci di cocco, 5 quarti di bacche e 2 pesci a settimana. Tutti preferiscono la loro nuova dieta.
Conclusione
La nuova tecnologia ha costretto Patrick a trovare un nuovo modo per sostenersi. Questi nuovi posti di lavoro erano seconde scelte (al massimo) rispetto a lavorare per Joe nei giorni precedenti all'arrivo del robot, altrimenti Patrick li avrebbe scelti in precedenza. Ma solo perché erano sub-ottimali prima dell'arrivo del robot non significa che lo siano anche dopo. L'economia dell'isola è stata cambiata dal robot in modo tale che la produzione totale (e quindi il consumo) possa aumentare per tutti. L'aumento della produttività di Joe s'è tradotta in affari migliori per tutti.
Naturalmente un aspetto estremamente irrealistico di questa storia è la fatina dei robot. Non esistono, purtroppo. Le nuove tecnologie devono essere create dal lavoro umano e dalle risorse naturali, con l'aiuto di beni strumentali i quali devono essere prodotti utilizzando risorse umane e naturali. Inoltre le nuove macchine devono essere mantenute, sostituite, rifornite di carburante e rimodellate, cose che richiede lavoro umano. Il nostro esempio non comprendeva questo particolare, però il risultato alla fine è sempre lo stesso: tutti stanno meglio di prima.
Questo scenario mette in evidenza tre punti importanti:
(1) La produzione deve precedere il consumo, anche per le merci che non si producono (Legge di Say). Affinché Mark possa consumare le noci di cocco o i pesci, deve fornire bacche. Affinché Joe possa consumare bacche o pesce, deve fornire le noci di cocco. Patrick produce pesce in modo da poter godere di noci di cocco e bacche.
(2) L'isolamento non era un'opzione per Patrick. A causa della Legge dell'Associazione (un argomento non discusso qui, ma importante ), c'è sempre un modo affinché Patrick possa partecipare ad una divisione del lavoro, anche dopo essere stato rimpiazzato dal robot.
(3) I lavori non scompariranno mai perché i desideri umani non finiranno mai. Anche se i nostri tre abitanti dell'isola avevano tutte le noci di cocco e le bacche che avrebbero potuto mangiare prima che arrivasse la fatina dei robot, Patrick è riuscito a fornire ulteriori soddisfazioni con un nuovissimo bene: il pesce. Nel mondo reale, le nuove tecnologie spesso aprono la strada a merci nuove e totalmente indipendenti che fanno prosperare economie intere. Hans Rosling sottolineò come l'avvento della lavatrice abbia permesso alle donne e alle loro famiglie di uscire dalla povertà:
E cos'ha di magico? Me lo spiegò mia madre. Disse: "Adesso Hans, abbiamo caricato la biancheria. La lavatrice farà tutto il resto. E adesso possiamo andare in biblioteca." Perché questa è la magia: carichi la biancheria e cosa ne esce? Libri per bambini. E mamma aveva il tempo di leggere per me. È da qui che ho iniziato la mia carriera come professore, quando mia madre aveva il tempo di leggere per me. E anche lei leggeva. Riuscì a studiare ed imparare l'inglese. E leggeva tanti romanzi. E tutto grazie alla lavatrice.
Insieme dicevamo: "Grazie industrializzazione. Grazie acciaieria. Grazie centrale elettrica. E grazie industria chimica di trasformazione che ci hai dato tempo per leggere libri."
Allo stesso modo il robot Patrick 9000, che raccoglieva noci di cocco, ha reso redditizia la produzione di pesce. Infatti quando guardiamo alla rivoluzione industriale e alla rivoluzione informatica, non vediamo solo un aumento della produzione dei beni esistenti. Vediamo che i prodotti esistenti sono aumentati in quantità e migliorati in qualità; vediamo nuovi prodotti di consumo e nuove industrie che emergono, offrendo enormi opportunità per l'occupazione e futuri progressi nello standard di vita di tutti.
[*] traduzione di Francesco Simoncelli: http://francescosimoncelli.blogspot.it/