Bibliografia

giovedì 17 agosto 2017

I quadri d'autore valgono molto più del loro peso in oro

L'articolo di oggi è costituito da due parti. Perché? Perché il messaggio è rivolto ad un pubblico variegato, o per meglio dire, a tutti i tipi di tasche. Se James Rickards si rivolge ai grandi investitori, la seconda parte dell'articolo è rivolta più ai piccoli/medi. Ovvero, coloro che cercano una protezione per i propri risparmi e vogliono trovare un investimento nel mondo dell'arte che sia congruo con le loro tasche. Ho quindi voluto ospitare su queste pagine i pensieri e le riflessioni della dott. Attanasio, gallerista e figura di spicco dell'Associazione Culturale La Fenice, la quale espone in maniera succinta il modo di muoversi in questo mondo che molti sottovalutano. La diversificazione del proprio portafoglio è il modo per sfuggire all'intrusione rampante dello stato nelle tasche degli individui, la quale si sta intensificando con la lotta al denaro contante. Oltre ai metalli preziosi e le criptovalute, quindi, un terzo modo per schermare i propri risparmi dalla mano lunga della pianificazione centrale, passa dal mondo dell'arte.
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di James Rickards


Credo che i quadri d'autore debbano avere un posto nel portfolio degli investitori.

Svolgo un sacco di lavoro per l'intelligence statunitense, cercando di ostacolare la finanza terroristica e gli attori transnazionali, come li chiamiamo noi. Ciò include il riciclaggio di denaro, il contrabbando e le armi. Questo lavoro mi ha fatto familiarizzare con il peso di diverse forme di ricchezza.

Supponendo di avere diverse banconote da $100 in una valigetta, avrete bisogno di una valigetta da 22 libbre se vorreste trasportare $1 milione.

L'oro in realtà pesa di più. Mi piace l'oro come investimento, ovviamente, ma come deposito di ricchezza è pesante. I quadri d'autore no.

Questa è la cosa divertente dei quadri d'autore, se li considerate in termini di peso. Se possedete un dipinto da $100 milioni che pesa un paio di libbre e se lo separate dalla cornice, lo arrotolate e lo mettete in uno zaino, potrebbe valere $500,000 per oncia.

E non farà suonare i metal detector. Quindi i quadri d'autore rappresentano un buon compromesso peso/ricchezza, molto di più rispetto al denaro contante e all'oro, e sono facili da spostare.

La maggior parte delle persone non ama pensare a ciò che accadrebbe se dovessero lasciare la loro casa. Ma se dovesse accadere, un dipinto prezioso è un modo molto più semplice per spostare la ricchezza rispetto all'oro o al denaro contante.

Se per qualsiasi motivo il sistema bancario dovesse avere gravi problemi, o se ci fosse una rottura della rete elettrica e doveste spostarvi, i quadri d'autore rappresenterebbero un buon modo per portare un sacco di soldi con voi.

È per questo che penso che i quadri d'autore siano una buona riserva di valore ed un buon deposito di ricchezza.

Ma come entrare in questo mercato date le alte valutazioni? Un multi-milionario può spendere $135 milioni per un Picasso, appenderlo alla parete o metterlo in un caveau. Ma la maggior parte delle persone non può pagare $135 milioni, quindi cosa fare? Come entrare in questo mercato ad un prezzo differente rispetto al portfolio di tutti?

Se volete acquistare quadri d'autore, dovete esercitare molta cura, molta diligenza, istruirvi in merito ed entrare in contatto con persone affidabili.

Ma c'è un altro modo per investire nel mondo dell'arte, ossia, investire in un fondo legato alle opere d'arte. Diciamo che volete investire un sacco di soldi, per esempio, $500,000. Questo investimento non si può fare a livello di vendita al dettaglio — non sono a conoscenza di fondi legati ad opere d'arte che si possono acquistare per $10,000.

Ma per $500,000 o giù di lì, potete investire in un fondo legato ad opere d'arte. Come ogni fondo, gli sponsor e i manager mettono insieme le risorse di diversi investitori ed acquistano opere d'arte. E quando le vendono, avrete la vostra parte.

Però dovete fare adeguate verifiche. Potreste non essere bene informati sui singoli pezzi, ma dovete verificare la struttura del fondo, il gestore, quello che stanno facendo con i vostri soldi, et cetera. Inoltre, ci sono buoni fondi e fondi cattivi.

Alcuni fondi sono sponsorizzati dai dealer. Questi ultimi gestiscono il fondo, ma dall'altra parte probabilmente hanno sotto contratto artisti che sponsorizzano o hanno un inventario. Quindi sareste in una situazione in cui i vostri dollari investiti vengono utilizzati per finanziare l'inventario del dealer. Loro si prendono i diritti e voi le briciole, per così dire.

Ma ci sono fondi eccellenti in cui tali conflitti non esistono, dove lo sponsor non è un dealer. Hanno i propri soldi investiti fondo stesso e gli interessi di tutti sono allineati, ciononostante dovete badare ad altre cose.

Ad esempio, c'è un mark to market o una retribuzione? Questo significa che se si tratta di un fondo di cinque anni e le opere d'arte salgono in valore nel primo anno, l'estimatore entra in scena alla fine del primo anno.

Potrebbe dire: "Questa opera d'arte ora vale di più sulla base della mia valutazione", e il gestore incassa una commissione in base a quel valore. Ma non appena si arriva al quarto anno e in qualche modo l'opera d'arte vale meno, non restituisce la commissione.

Questo è un conflitto. Quindi dovreste volere un fondo in cui il gestore non prenda alcuna commissione fino a quando non viene pagato. Questo sarebbe un fondo in cui voi mettete i vostri soldi, poi aspettate quattro anni finché l'opera d'arte non viene venduta. Solo in questo momento il gestore potrebbe prendere la sua commissione e voi la vostra quota.

È giusto perché il gestore merita una commissione per la performance, ma anche voi volete la vostra parte e lui non viene pagato finché non lo siete anche voi.

Quindi dovete cercare queste caratteristiche. Mi rendo conto che non tutti sono esperti. Non voglio dare consigli giuridici, ma queste sono i tipi di cose a cui pensare quando si investe nel mondo dell'arte.

Ci sono fondi là fuori che soddisfano tutti questi requisiti — dove c'è un allineamento di interessi e dove lo sponsor non è un dealer. In questo modo non prenderanno le commissioni fino a quando l'opera d'arte non verrà venduta e tutti prenderanno la loro quota. Ce n'è uno in particolare di cui sono a conoscenza: si chiama 20th Century Master’s Collection.

Diciamo che ci mettiate, per esempio, $500,000. Il fondo potrebbe avere $40 milioni, o $50 milioni, o più di $100 milioni. Può acquistare, per esempio, pezzi da $1 milione o $2 milioni. In realtà un tale fondo possiede quella che viene chiamata rotazione, in cui i pezzi possono essere prestati agli investitori.

Ve li porteranno direttamente a casa vostra e poi torneranno un anno dopo e ve ne porteranno un altro. Ci sono alcuni requisiti — non potete fumare, dovete avere un sistema d'allarme, ecc. Ma questo è facoltativo.

Il mio punto è che per un investimento da $500,000 potete avere un pezzo da museo da $1 milione o $2 milioni sul vostro muro per il piacere vostro e quello dei vostri amici. È un prestito dal fondo, quindi tornerà indietro al fondo, ma è un piccolo vantaggio che alcuni di essi offrono ai clienti.

Quindi ci sono diversi modi per avere quadri d'autore o opere d'arte in generale. Potete acquistarli direttamente o tramite un fondo. È importante sapere che, per il fondo, si tratta di private equity. Quando acquistate, i vostri soldi verranno bloccati per quattro o cinque anni quindi leggete attentamente il documento d'offerta.

Non investite denaro che servirà all'istruzione universitaria dei vostri figli l'anno prossimo. Questi non sono investimenti liquidi; ma a quattro o cinque anni di distanza, sono buoni investimenti in un contesto molto incerto.

Saluti,


[*] traduzione di Francesco Simoncelli: http://francescosimoncelli.blogspot.it/


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di Iolanda Attanasio


Investire in opere d’arte è sempre stato un metodo piuttosto redditizio per far fruttare i propri risparmi; ma trattandosi comunque di un settore molto peculiare, si è sempre ritenuto fosse appannaggio di una ristretta élite di addetti ai lavori o comunque intenditori d'arte. Questo è vero, in parte, ma non deve scoraggiare. Saper leggere un'opera, conoscere la Storia dell'arte è sicuramente importante, ma non fondamentale: lo è semmai la passione, la voglia di conoscere questo settore. Come pure bisogna abbandonare la vecchia idea, sedimentatasi nel tempo, che investire in arte sia riservato esclusivamente a ricchi mecenati, élite di industriali o comunque soggetti in grado di investire cifre da capogiro. Tutti possono avvicinarsi all'arte, anche i piccoli e medi risparmiatori: vero è che si tratta di un mercato sottoposto ad oscillazioni, mai uguale a sé stesso, ma la storia – ed il mercato – insegnano che le performance in questo settore non sono affatto da scartare. Se stime un po' troppo ottimiste parlano di rendimenti addirittura del 50%, quelle più realistiche assicurano comunque un apprezzabile 15-17% annuo per l'arte contemporanea, in forte slancio negli ultimi anni, un po' a discapito delle opere “storiche” di arte moderna (del Novecento, per intenderci) che dopo un decennio di stasi stanno pian piano risollevandosi.

Il problema principale dunque, come è facile intuire, è la possibilità non certo remota di incappare in investimenti sbagliati, speculazioni azzardate, e ritrovarsi dopo qualche anno con qualcosa che ha perso valore. Il mondo di internet è pieno di articoli con consigli anche apprezzabili, che tutti possono andare a leggere, ma sarebbe come guidare un'automobile senza aver fatto prima un corso di guida: manca una minima base culturale, un approccio anche teorico a questo mondo. Come si diceva poc'anzi, sicuramente i più redditizi sono i grandi investimenti, per le firme storiche, per le opere cosiddette “da museo”, che sicuramente era più facile reperire in passato. Ma anche cinquanta anni fa per investire correttamente era necessario affidarsi alla consulenza di esperti lungimiranti, in grado di indicare quale fosse il pittore da seguire, da veder crescere nel tempo, per poi rivenderne le opere al momento ideale.

Oggi questo tipo di opere registrano record assoluti alle aste di Sotheby's, Christie's o Dorotheum ma, certamente, non tutti possiamo aspirare ad acquistare un’opera di Francis Bacon o di Andy Warhol... a meno che non si abbiano a disposizione decine di milioni di euro. L’ideale oggi sarebbe attuare alle opere contemporanee lo stesso sistema, la stessa idea che negli anni Sessanta spinse quei “pazzi scellerati” ad acquistare quelle opere, all’epoca comprese da ben pochi soprattutto perché distanti dal gusto corrente italiano ed europeo. Di certo, si trattava di un vezzo per pochi eletti, ma comunque interessante per capire la fenomenologia del settore. Certo, per l’arte contemporanea da Pollock in poi il traino l’hanno fatto gli Stati Uniti, hanno aperto nuovi scenari e rivoluzionato non solo l’arte ma anche il mercato: nuovi investitori, nuovi ingenti capitali, nuova spinta culturale, nuovo linguaggio artistico; arrivò una ventata d’aria nuova, un vero e proprio uragano che spostò il baricentro dell’arte mondiale dall’Europa all’America.

Da lì poi non si è più tornati indietro, anzi oggi un ruolo da gigante lo svolge anche la Cina. Sarebbe forse troppo ambizioso in questa sede cercare di elencare i fattori che hanno contribuito a delineare questo “quadro”, approfondire la conoscenza di figure di mecenati e collezionisti dai profili leggendari che hanno rappresentato un vero e proprio ponte da qui all’America (leggendaria è per esempio la figura di Peggy Gugghenheim), e magari non è neanche questo che interessa al piccolo e medio investitore, che forse nemmeno immaginava di potersi avvicinare all’arte. E invece una possibilità può essere offerta anche a lui, basta non premere troppo sull’acceleratore: iniziare dal farsi una piccola cultura personale, e affidarsi a persone serie e competenti per essere guidato in un settore non certo facile. Esiste infatti il medio collezionismo, così come esistono due categorie di persone che acquistano opere d’arte: chi vuole semplicemente arredare casa e chi vuole appendere alle pareti un bene rifugio di cui può godere in attesa di venti favorevoli, del momento giusto per ottenere un rendimento adeguato, ponendo l'attenzione su artisti consolidati, che già hanno riscontrato il favore della critica e conosciuto il consenso nazionale del mercato, e che possono costituire anche una forma di scambio con altri collezionisti.

In alternativa, la scommessa su artisti sconosciuti (in questo caso l'azzardo sarebbe ancora maggiore, così come l'attesa di una monetizzazione, anche se molte gallerie non solo in Italia ormai si occupano esclusivamente di questo settore con risultati soddisfacenti). Certamente, un ruolo deve giocarlo anche il gusto personale: un’opera va apprezzata, amata, non è un oggetto da chiudere in cassaforte ma va ammirata, accarezzata, addirittura con essa si può parlare, perché l'arte è espressione, è vita, è dialogo, è slancio vitale.

Secondariamente, in caso non si fosse esperti, necessario e auspicabile diventa rivolgersi, come detto, a persone esperte, a galleristi non improvvisati ma anzi di lunga esperienza, che sapranno sicuramente dare consigli. È diverso parlare di mercante e di gallerista: la galleria innanzitutto rappresenta il trait d’union tra chi crea arte e chi vuole usufruirne. Il gallerista, se serio e spinto primariamente dalla passione, guida l'acquirente nella conoscenza del quadro, lo aiuta a leggerlo, fornisce indicazioni sull'artista, sempre comunque con un occhio all'aspetto economico, certo. Non necessariamente servono fondi, società, perché con poche migliaia di euro si possono acquistare opere d’arte di artisti sia storicizzati sia contemporanei ma comunque affermati, consolidati, con un mercato nazionale e anche internazionale. Il consiglio è di diffidare da chiunque voglia interferire sulle vostre scelte, proponendo affari o guadagni a tutti i costi: il professionista guida l'acquirente passo dopo passo nella conoscenza prima e poi nella scelta dell’opera.

Oggi è molto complicato gestire una galleria e mantenere un livello qualitativo all’interno di un mondo non certo scevro da facili speculazioni; il gallerista deve avere il coraggio di difendere i propri artisti, di mantenere le quotazioni anche nei momenti difficili, tutto a salvaguardia della sua attività, come pure dell’artista, e soprattutto per rispetto nei confronti della clientela. Certamente la crisi del 2008 ha profondamente trasformato anche questo settore, il mercato è mutato, sono sparite molte gallerie, le case d’asta hanno perso la loro funzione di guida anche nelle quotazioni, e molti punti di riferimento sono spariti. Gli artisti da un lato e i collezionisti dall’altro hanno pensato che si potesse fare a meno della figura del gallerista preferendo affidarsi ad internet, un terreno sconfinato, un campo minato in cui si è persa ogni indicazione, ogni guida. Si sottovaluta il rapporto fiduciario a favore dell’anonimo acquisto in rete, senza pensare che l'effetto negativo incombe sulla qualità, sulla garanzia e sulla tutela. Con la mera speculazione economica oggi non si pensa quasi più al valore artistico e culturale dell’opera, ma ciò a cosa può portare? Al caos, e voltandosi indietro si trova solo un'arida landa desolata.

Una galleria d’arte è come una gioielleria, come una boutique: acquistereste gioielli su internet, senza osservarli, o presso qualche venditore improvvisato? Permettetemi di dubitarne.

E soprattutto, il consiglio è di avvicinarsi pian piano all’arte: entrate in una galleria, prendete contatti, affidatevi al gallerista che più saprà conquistare la vostra fiducia; cercate un rapporto che sia non solo economico, ma parlate d'arte, chiedete, fate ricerche, siate curiosi: cercate innanzitutto di conoscere, di approfondire, andate a guardare le opere con i vostri occhi, ascoltate le emozioni che esse vi suscitano, e poi, perché no, provate ad affrontare un piccolo ma serio e ponderato investimento per voi e per i vostri figli.

L’Associazione Culturale “La Fenice” caratterizza la sua attività per l’accuratezza nella selezione degli artisti e delle opere, specializzandosi nel campo dell’arte moderna ed espandendo negli ultimi anni il proprio raggio d’azione al contemporaneo, forte di quell’esperienza che solo il lungo e costante lavoro “sul campo” può conferire, e come testimoniato dal rapporto di fiducia ormai consolidato con la clientela.

Da una parte, dunque, l’arte moderna, con artisti storicizzati ben noti al pubblico ed ormai parte integrante del panorama artistico italiano ed internazionale; accanto a questi, una selezione di opere tratte dalle più significative esperienze compositive e formali del contemporaneo.

Data la qualità e la raffinatezza delle opere proposte, nonché l’interessante diversificazione del catalogo, l’attività de “La Fenice” risponde alle esigenze di una clientela quanto più diversificata, proponendo oculati investimenti anche a quella fetta di pubblico che si affaccia solo ora in questo settore tanto affascinante quanto complesso.


5 commenti:

  1. Ringrazio Francesco per questo articolo...la sensazione in generale è come se l'arte fosse sparita dalla faccia della terra...

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    1. Se ne occupava Borghi Aquilini, il sovranista no€ di Salvini.

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    2. Partecipa anche tu alla campagna "Salviamo i Borghi d'Italia dal degrado e dall'abbandono".

      Arte sparita o sensazione che sia sparita?
      La differenza è enorme.

      R.G.

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  2. Gli autori del quadro in cui ci troviamo fanno pagare un altissimo prezzo di sangue a chi non si adegua al piano globalista di omologazione totale degli schiavi consumatori.

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  3. La notizia di questi giorni della vendita del coniglio di Koons ha fatto molto scalpore. La bolla nelle opere d'arte di oggi (come molte altre bolle nel panorama economico) si è gonfiata come conseguenza della politica monetaria estremamente allentata della FED e delle altre banche centrali dopo la Grande Recessione. In un tentativo disperato di far riprendere l'economia globale, le banche centrali hanno tagliato i tassi d'interesse praticamente a zero per la maggior parte degli ultimi dieci anni, oltre a pompare miliardi in liquidità nel sistema finanziario globale. Per comprendere l'attuale bolla nelle opere d'arte, è utile conoscere quella della fine degli anni '80. All'epoca il Giappone era un'economia sulla cresta dell'onda, alimentata da bolle in proprietà e titoli azionari. L'economia giapponese sembrava inarrestabile: quasi tutti in Occidente erano terrorizzati dal fatto che l'economia e le società nipponiche avrebbero sorpassato le nostre distruggendo il nostro tenore di vita nel frattempo. Poche persone sapevano quanto fosse insostenibile l'economia del Giappone in quel momento.

    L'enorme quantità di liquidità che scorreva nell'economia giapponese spinse uomini d'affari e società giapponesi a speculare nel mondo dell'arte, offrendo somme da capogiro che gli occidentali non avrebbero mai sognato di pagare. (Es. $39,9 milioni per i "Girasoli" di van Gogh e $160 milioni per un Van Gogh e un Renoir.) Nel 1990 il Giappone aveva importato oltre $4 miliardi in oggetti d'arte, tra cui quasi la metà di tutta l'arte impressionista presente sul mercato. Poi nei primi anni '90 il mercato dell'arte è precipitato insieme all'economia del Giappone.

    La bolla negli oggetti d'arte di oggi esploderà proprio come quella della fine degli anni '80. La Cina, con la sua gigantesca bolla del debito, sta attualmente svolgendo il ruolo che il Giappone ha svolto negli anni ottanta. Mentre la maggior parte delle persone probabilmente non si preoccupa del prossimo crash nel mercato dell'arte e non ne sarà direttamente influenzata, il punto di questa riflessione non è quella di scoraggiare piccoli/medi investitori (non speculatori) nel considerare beni rifugio dipinti e altri oggetti d'arte (perché essi sono superiori ad una qualsiasi cassaforte). Invece si vuole mostrare come il mercato delle grandi opere d'arte agisca come un barometro per la quantità di distorsioni nell'economia globale e nei mercati finanziari. Quando il mercato dell'arte sfoggia prezzi stratosferici, questo è in genere un segno che il ciclo economico è nelle sue ultime fasi. Ci stiamo avvicinando rapidamente ad un periodo in cui gli speculatori dell'arte saranno profondamente dispiaciuti di aver pagato $91,1 milioni per una scultura di un coniglio.

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