Bibliografia

giovedì 31 agosto 2017

Perché bitcoin si rifiuta di morire





di Bill Bonner


Il 20 giugno 2011 Forbes scriveva: "Quindi questa è la fine di bitcoin".

Il 16 gennaio 2015 USA Today scriveva: "Bitcoin è diretto verso il cimitero".

Il 5 maggio 2017 il Daily Reckoning scriveva: "La morte di bitcoin".

Dal 2011 bitcoin è stato dichiarato morto almeno 135 volte.

Scrittori di newsletter, giornalisti e accademici lo hanno definito uno "schema di Ponzi".

Ad altri piaceva l'idea in teoria, ma avevano dubbi in pratica. Sono convinti che lo stato ucciderà bitcoin e lo renderà inutile.

Se fosse il 2013, sarei stato d'accordo.

Dal 2009 al 2013 bitcoin è salito da una frazione di un centesimo ad oltre $1,100... e poi si è schiantato dell'85%, a $185.

Sembrava un classico "pump/dump". Ecco perché l'ho ignorato.

Ma poi è accaduto qualcosa di molto interessante.

Invece di crollare ad un penny, bitcoin ha trovato supporto nel range dei $200. Anche dopo che la bolla è scoppiata, bitcoin vale ancora miliardi.

Questo mi ha incuriosito, perché i veri schemi di Ponzi hanno un valore pari a zero quando scoppiano.

Il fatto che bitcoin stesse ancora attirando acquirenti anche dopo l'assalto di notizie negative... un crash del prezzo dell'85%... e un disprezzo universale... mi disse qualcosa.

Mi disse che forse aveva un qualche valore reale. Come minimo mi suggerì che fossero necessarie ulteriori indagini.

Avevo già visto uno scetticismo come questo prima...

Nel maggio 1997 Amazon si presentò in borsa all'equivalente spaccato di $1.30.

Amazon schizzò in alto a $113 durante la bolla dot-com degli anni '90. Quando la bolla scoppiò, Amazon si schiantò del 94% all'equivalente spaccato di $5.97.

Ma di nuovo, è accaduto qualcosa di interessante...

Nelle profondità dell'odio nei confronti delle dot-com, Amazon iniziò a salire di prezzo tranquillamente. Allora commisi l'errore di vendere questa azione.

Il mio errore è stato quello di credere che le azioni dot-com erano stupide ed inutili.

Ho ascoltato le voci che si rincorrevano di quei tempi, invece di scavare più in profondità nella storia di Amazon.

Così, quando ho visto la stessa cosa succedere con il bitcoin, ho deciso di fare qualcosa di diverso.

Invece di ascoltare gli scettici, mi sono chiesto: "Perché la gente ancora acquista questo asset presumibilmente inutile?"

Ho viaggiato in tutto il mondo intervistando esperti, team di sviluppo e venture capitalist. Volevo capire perché bitcoin avesse valore.

Altrettanto importante, volevo sapere cosa avesse impedito al governo americano di vietarlo.

Come aveva fatto quella moneta a superare la sua reputazione come forma di "denaro nero" utilizzata dai criminali?

Quello che ho scoperto era questo: bitcoin è solo un modo per inviare e ricevere valore senza la necessità di un intermediario attendibile.

Bitcoin non ha alcuna autorità centrale. Ciò significa che nessun governo (compreso il governo statunitense) può mai ucciderlo.

Infatti molti Paesi hanno già cercato di vietare bitcoin e hanno scoperto che era impossibile.

Almeno due di essi (Russia e India) hanno deciso di riconoscere bitcoin come denaro.

I governi si rendono conto che è meglio avere una parola su come bitcoin è regolato piuttosto che cercare di distruggerlo (cosa che non possono fare).

Pensate a quando il governo degli Stati Uniti ha infine capito che il divieto era inapplicabile. Meglio regolare l'alcool e tassarlo.

La vera forza di bitcoin è la rete sottostante di computer altamente protetti che lo supportano (chiamata blockchain).

Da qui proviene gran parte del valore.

Mentre scrivo, gli sviluppatori di software in tutto il mondo stanno costruendo applicazioni progettate per migliorare questa rete.

Nei prossimi tre anni cominceremo a vedere una serie di nuove applicazioni per bitcoin e la rete che lo supporta.

Supporteranno tutto, dal monitoraggio dei beni alla registrazione dei terreni.

E molto altro che ancora non possiamo neanche immaginare.

Ecco perché bitcoin continuerà a crescere in valore.

Dal momento che questi necrologi sono sbocciati nel 2011, bitcoin è aumentato da un minimo di 75 centesimi fino a $3,480 — un aumento astronomico del 408,000%.

La prossima volta che verrete spaventati da un qualche articolo riguardante bitcoin, fatevi un favore... leggete le ultime 135 volte in cui bitcoin è stato dichiarato morto.

Saluti,


[*] traduzione di Francesco Simoncelli: http://francescosimoncelli.blogspot.it/

mercoledì 30 agosto 2017

Ce la farà il Giappone ad abbandonare la sua dipendenza dal denaro facile?





di Brendan Brown


La sconfitta del Partito Liberale Democratico (PLD) del PM Shinzo Abe alle ultime elezioni di Tokyo — e il trionfo del nuovo partito del governatore Koike (Tomin First) — ha acceso una debole speranza: la politica radicale dell'espansione monetaria giapponese potrebbe essere abbandonata. La luce tremolante, però, non è stata abbastanza forte da affievolire la mania nei carry trade giapponesi e quindi lo yen ha continuato a scivolare dopo le elezioni. Tra metà giugno e inizio luglio la valuta giapponese è scesa di circa il 5% rispetto al dollaro USA e del 10% rispetto all'euro.

La percezione nei mercati valutari è che il Giappone non entrerà in una normalizzazione monetaria quest'anno o successivamente, a differenza dell'Europa in cui il capo della BCE ha affermato che la normalizzazione monetaria avrà inizio l'anno prossimo, anche se il viaggio promette di essere molto lento. Il treno americano verso la normalizzazione continua ad un ritmo lento, compresi alcuni periodi di movimenti inversi. Inoltre il clima monetario è più estremo nel caso del Giappone rispetto all'Europa o agli Stati Uniti.

Era possibile immaginare che la sconfitta elettorale del PLD avrebbe indotto Shinzo Abe a ritirare il sostegno nei confronti del governatore della Banca del Giappone, Haruhiko Kuroda (il cui termine termina nell'aprile 2018), segnalando quindi la fine dei tassi d'interesse negativi e del quantitative easing. Ma i mercati nella loro saggezza hanno concluso che questo non doveva succedere. Molti anziani giapponesi sono contenti del loro mercato azionario e dei guadagni immobiliari, anche se si lamentano dei tassi d'interesse negativi e della minaccia dell'inflazione. In ogni caso sono stati i giovani elettori, rispondendo ai presunti scandali legati alla corruzione, che hanno votato in massa per il nuovo partito del governatore Koike.

Infatti la previsione è che il PM Abe nominerà un esperto monetario ancora più radicale a capo della Banca del Giappone, insieme a due vice governatori di simili vedute. Alcuni esperti politici a Tokyo suggeriscono che Shinzo Abe potrebbe affrontare una nuova sfida alle elezioni del settembre 2018 e che l'ex-ministro della difesa, Shigeru Ishiba, potrebbe vincere. Ishiba-san potrebbe favorire un ritorno all'ortodossia monetaria. Ma in termini di mercato, ci vuole ancora molto e potrebbero essere ancora inflitti ulteriori danni monetari.



Tre rischi per l'attuale ortodossia del denaro facile

I mercati valutari non sono una scommessa a senso unico e ci sono tre rischi principali che affrontano gli speculatori in caso di ulteriore deprezzamento dello yen.

In primo luogo, gli Stati Uniti potrebbero prendere di mira la manipolazione della valuta da parte dell'Europa e del Giappone, attuata sottobanco attraverso il raggiungimento dello standard mondiale d'inflazione al 2% e lo schieramento di strumenti di politica monetaria non convenzionali. In particolare, la politica della Banca del Giappone di fissare i tassi d'interesse a lungo termine a zero è sicuramente un mezzo per mantenere lo yen a buon mercato.

In secondo luogo, l'economia statunitense potrebbe entrare in un rallentamento del ciclo di crescita e persino in recessione, cosa che a sua volta restringerebbe le lacune di rendimento che succhiano capitale fuori dal Giappone.

In terzo luogo, i giganteschi carry trade potrebbero improvvisamente invertirsi poiché l'inflazione globale dei prezzi degli asset potrebbe entrare nella sua ultima fase.

I carry trade in piena espansione rappresentano infatti un primo sintomo dell'inflazione dei prezzi degli asset. Man mano che gli investitori affamati di rendimenti decenti ne cercano di migliori, o gli investitori colpiti da una serie di plusvalenze diventano irrazionalmente esuberanti, diventano insolitamente sensibili a racconti speculativi, scartando un normale e sano cinismo. Questi racconti giustificano posizioni di arbitraggio di rischio in tutte le varie forme di portfolio. Il Giappone, a causa dell'estensione della distorsione monetaria, è diventata la terra di frenetici carry trade.



La guerra giapponese contro la deflazione

Il ritmo naturale dei prezzi è stato insolitamente in discesa in Giappone, il che significa che la ricerca dell'inflazione positiva da parte della banca centrale crea un forte disequilibrio monetario. L'ingresso della Cina nell'economia globale ha significato, nel caso del Giappone, un processo di integrazione che porta costanti pressioni al ribasso sui prezzi (e sui salari tramite l'esternalizzazione). Oltre a questa pressione c'è stata la crescita del mercato del lavoro "irregolare" (contratti temporanei). E se consideriamo la zona centrale dell'economia giapponese, la crescita della produttività e il cambiamento tecnologico stanno abbassando i prezzi (queste tendenze non sono evidenti nei dati nazionali a causa della mancata inclusione di regioni lontane dalla capitale).

Nell'era della cosiddetta Abenomics (sin dal 2013) la Banca del Giappone ha spinto l'obiettivo d'inflazione al livello globale del 2%. Di conseguenza c'è stato un boom dei carry trade nelle loro varie forme. Le ipotesi speculative per giustificarli sono aumentate e diminuite nel tempo. Alcuni critici ritengono che l'ultimo calo sia dovuto alle FANMG (Facebook, Apple, Netflix, Microsoft e Google) nelle quali gli investitori giapponesi hanno investito molto tramite i cosiddetti prodotti finanziari strutturati.

La popolarità di alcuni strumenti d'investimento si va ad aggiungere alla popolarità dei carry trade in Giappone. I professionisti finanziari studiano grafici e linee dei trend; il trend è vostro amico, almeno fino a che non viene rotto. Con una stabilità monetaria, i difetti di tali strumenti sarebbero probabilmente contenuti. Ma nel trambusto monetario mondiale di oggi, i carry trade giapponesi diventano ancora più prominenti.

Shinzo Abe deve senza dubbio sperare che l'inflazione globale dei prezzi degli asset, inclusa la sua componente giapponese, resterà nella sua attuale fase repressa l'anno prossimo.


[*] traduzione di Francesco Simoncelli: http://francescosimoncelli.blogspot.it/

martedì 29 agosto 2017

L'ossessione delle banche centrali per la stabilità dei prezzi conduce all'instabilità economica





di Frank Shostak


Per la maggior parte degli economisti il ​​fattore chiave che stabilisce le basi dei fondamentali economici è un livello stabile dei prezzi, come descritto dall'indice dei prezzi al consumo.

Secondo questo modo di pensare, un livello stabile dei prezzi non oscura la visibilità dei relativi cambiamenti nei prezzi dei beni e dei servizi, e consente alle imprese di vedere chiaramente i segnali di mercato che sono trasmessi dai relativi cambiamenti nei prezzi delle merci e dei servizi. Di conseguenza si ritiene che questo porti all'utilizzo efficace delle risorse scarse e, di conseguenza, a fondamentali economici migliori.



La ragione dietro le politiche di stabilizzazione dei prezzi

Per esempio, diciamo che aumenti la domanda per le patate rispetto a quella per i pomodori. Questo rafforzamento sarà raffigurato da un maggior aumento del prezzo delle patate rispetto ai pomodori.

Ora, in un mercato senza ostacoli, le aziende prestano attenzione ai desideri dei consumatori, segnalati dai cambiamenti nei prezzi relativi di beni e servizi. La mancata adesione ai desideri dei consumatori porterà ad un errato mix di prodotti e servizi, e quindi porterà a perdite.

Nel nostro esempio, prestando attenzione ai cambiamenti dei prezzi relativi, le imprese potrebbero aumentare la produzione di patate rispetto a quella di pomodori.

Secondo questo modo di pensare, se il livello dei prezzi non fosse stabile, la visibilità delle variazioni dei prezzi relativi diventerebbe sfocata e di conseguenza le imprese non potrebbero accertare i cambiamenti relativi alla domanda di beni e servizi e adottare decisioni di produzione corrette.

Pertanto si teme che prezzi instabili porteranno ad una mala allocazione delle risorse e all'indebolimento dei fondamentali economici. Le variazioni instabili nel livello dei prezzi oscurano i cambiamenti nei prezzi relativi delle merci e dei servizi. Di conseguenza le imprese avranno difficoltà a riconoscere un cambiamento dei prezzi relativi quando il livello dei prezzi è instabile.

Sulla base di questo modo di pensare non sorprende se il mandato della banca centrale sia quello di perseguire politiche che porteranno stabilità dei prezzi, cioè un livello stabile dei prezzi.

Attraverso vari metodi quantitativi, gli economisti della FED hanno stabilito che attualmente i policymaker devono mirare a mantenere l'inflazione dei prezzi al 2%. Qualsiasi deviazione significativa da questa cifra costituisce una deviazione dal percorso di stabilità dei prezzi.

Si noti che secondo questo modo di pensare i cambiamenti nel livello dei prezzi non sono correlati ai cambiamenti nei prezzi relativi. Le variazioni instabili del livello dei prezzi sono oscurate, ma non influenzano le variazioni dei prezzi relativi delle merci e dei servizi. Quindi, se in qualche modo si potesse impedire al livello dei prezzi di oscurare i segnali di mercato, questo costituirà la base per una prosperità economica.

Alla base delle politiche di stabilizzazione dei prezzi c'è una prospettiva: il denaro è neutrale. Le modifiche nella sfera monetaria hanno un effetto solo sul livello dei prezzi, senza avere alcun effetto sull'economia reale. Secondo questo modo di pensare i cambiamenti nei prezzi relativi di beni e servizi vengono stabiliti senza l'aiuto del denaro.



C'è un problema: i soldi creati ex novo non sono neutrali

Quando viene iniettato nuovo denaro, ci sono sempre primi destinatari che ne beneficiano. I primi destinatari, con più denaro a loro disposizione, possono acquisire una maggiore quantità di beni mentre i loro prezzi rimangono invariati.

Non appena il denaro inizia a circolare, i prezzi delle merci iniziano a salire. Di conseguenza i ricevitori ultimi ne beneficiano in misura minore, o possono anche scoprire che la maggior parte dei prezzi è aumentata tanto che ora possono permettersi meno beni.

L'aumento dell'offerta di moneta porta ad una ridistribuzione della ricchezza reale dai destinatari successivi ai destinatari precedenti. Ovviamente questo cambiamento nella ricchezza reale altera la domanda degli individui nei confronti di beni e servizi e, a sua volta, altera i prezzi relativi delle merci e dei servizi.

I cambiamenti nell'offerta di moneta mettono in moto nuove dinamiche che danno luogo a cambiamenti nella domanda di beni ed a cambiamenti nei loro prezzi relativi. Di conseguenza le variazioni dell'offerta di moneta non possono essere neutrali per quanto riguarda i prezzi relativi delle merci.

La politica monetaria della FED che mira a stabilizzare il livello dei prezzi influenza implicitamente il tasso di crescita dell'offerta di moneta.

Poiché le variazioni dell'offerta di moneta non sono neutrali, ciò significa che le banche centrali manomettono i prezzi relativi, perturbando un'allocazione efficiente delle risorse.

Inoltre non sempre gli aumenti dell'offerta di moneta è probabile che si ripercuoteranno in aumenti generali dei prezzi. I prezzi sono determinati da fattori reali e monetari.

Di conseguenza può verificarsi che se i fattori reali stanno tirando le cose in una direzione opposta rispetto ai fattori monetari, non ci sarà alcun cambiamento visibile nei prezzi. In altre parole, mentre la crescita del denaro è forte, i prezzi potrebbero salire lentamente.

Se dovessimo prestare attenzione al cosiddetto livello dei prezzi e ignorare l'aumento dell'offerta di moneta, raggiungeremmo conclusioni fuorvianti per quanto riguarda lo stato dell'economia.

Su questo tema Rothbard scrisse:

Il fatto che i prezzi generali fossero più o meno stabili negli anni '20, diceva alla maggior parte degli economisti che non c'era nessuna minaccia inflazionistica e pertanto gli eventi della grande depressione li colsero alla sprovvista.

Dal 1926 al 1929 la presunta stabilità del livello dei prezzi portò la maggior parte degli esperti economici, tra cui il famoso economista americano Irving Fisher, a concludere che i fondamentali economici statunitensi fossero buoni e che non c'era una minaccia di un bust.


[*] traduzione di Francesco Simoncelli: http://francescosimoncelli.blogspot.it/


lunedì 28 agosto 2017

I mostri scatenati dalla Finanza delle Bolle





di David Stockman


La fonte di ciò che affligge l'America dal punto di vista economico si trova nell'Eccles Building. Negli ultimi tre decenni la Federal Reserve ha promosso mutazioni finanziarie distruttive su Wall Street e Main Street.

Le politiche della Finanza delle Bolle hanno alimentato un'enorme ingegneria finanziaria ai piani alti delle grandi aziende d'America. Questa bolla è stata gonfiata nell'ultimo decennio da $15,000 miliardi tra riacquisti di azioni proprie, fusioni/acquisizioni alimentate dal debito e LBO vari.

La FED ha favorito una baldoria di prestiti nel settore delle famiglie dopo gli anni '80, portando al Picco del Debito ed a $15,000 miliardi in debiti per case, automobili, redditi e futuro di quella che era la classe media americana.




Ha anche promulgato la politica dei pasti gratis tra i politici. Con la monetizzazione di $4.200 miliardi di debiti del Tesoro USA e delle GSE negli ultimi tre decenni, la FED ha indebolito l'economia statunitense privandola degli effetti di crowding out e dall'aumento dei tassi d'interesse che sarebbero scaturiti dai disavanzi crescenti del governo. Questo ha lasciato il settore pubblico impalato sul Picco del Debito.

Da quando Alan Greenspan ha inaugurato la Finanza delle Bolle nell'autunno del 1987, il debito pubblico è aumentato di quasi 9 volte. Misurato rispetto all'output nazionale, il rapporto del debito federale è passato dal 47% al 106% del PIL.




Queste azioni hanno indebolito i bilanci ed il flusso di cassa delle imprese. La FED ha soffocato la crescita economica, mettendo guadagni immeritati da migliaia di miliardi nelle mani di qualche migliaio di speculatori a Wall Street.

Queste ondate di mutazioni finanziarie sono il motivo per cui l'economia statunitense è visibilmente fiacca e perché un vasto numero di cittadini nell'entroterra americano ha votato per Donald Trump.

Ironia della sorte, Trump non aveva affatto capito che la causa del fallimento economico era la banca centrale del Paese.

Solo quando s'è accorto che Janet Yellen stava facendo tutto il possibile per assicurare la vittoria alla Clinton, ha iniziato ad attaccare la FED. Nel suo famoso avvertimento alla nazione spiegò che l'America era minacciata da una grande, grossa e brutta bolla.

Purtroppo non c'è mai stato neppure un pizzico di contenuto politico dietro questa dichiarazione in campagna elettorale. Non ha mai avuto un piano coerente per liberare l'economia americana dalla banca centrale della nazione.

Quando Wall Street ha scatenato un falso rally sul presupposto di una reflazione targata Trump durante la notte delle elezioni, il neo-presidente s'è scordato della grande, grossa e brutta bolla. L'ha abbracciata rapidamente come segno che gli investitori stavano sostenendo entusiasticamente la Trump-O-Nomics.

Ma Trump doveva far scoppiare la bolla, non abbracciarla; e la sua prima, seconda e terza azione sul fronte della politica economica avrebbero dovuto fare pulizia presso la FED. Avrebbe dovuto fare nomi ed assicurarsi che gli inquilini odierni della FED sarebbero stati incolpati quando i mercati azionari e obbligazionari sarebbero infine implosi. La FED aveva tre posti vacanti su sette in consiglio, e avrebbe potuto spingersi oltre chiedendo le dimissioni di Janet Yellen e Stanley Fischer sin dal primo giorno di presidenza.

Invece Trump ha deragliato sin dall'inizio lanciando tuoni e fulmini contro immigrati e rifugiati, sbraitando sciocchezze sul confine messicano e sul budget straordinario del Pentagono.

L'errore fatale di Trump è stato quello di delegare la politica economica ai tipi di Wall Street. Trump ha consegnato il potere economico a Steve Mnuchin, Wilbur Ross e il gatekeeper di Goldman Sachs a Washington, Gary Cohn.

Questi personaggi sono uno schiaffo in faccia alle popolazioni che lo hanno eletto.

Alla fine le linee di demarcazione sono cristalline. La FED è l'angelo di Wall Street e il nemico di Main Street.

Trump ha consegnato le chiavi della politica economica ad una cabalistica di operatori di Wall Street, i quali hanno perso sei mesi senza fare nulla.

Mnuchin ha persino detto che la Yellen potrebbe essere riconfermata, perché ha fatto un "buon lavoro".

Non si può riconfermare Janet Yellen e far ritornare grande l'America. Tra le altre cose Trump ha nominato Randall Quarles, una creatura dell'accoppiata Wall Street/Washington, come vice-presidente alla supervisione presso la Federal Reserve.

Non tralasciamo il fatto che Quarles afferma che vada bene intrufolarsi profondamente nei mercati finanziari e distorcere tutti i prezzi degli asset finanziari, ma dovrebbe essere fatto in base a regole formulaiche piuttosto che "in base ai dati".

Quarles ha affermato un'affinità per la Taylor Rule, una linea di politica simile agli aggeggi di Rube Goldberg inventata da uno dei discepoli di Milton Friedman.

Dovrebbe essere chiaro a chiunque come sia impossibile misurare con precisione gli obiettivi della FED riguardo disoccupazione ed inflazione, misure tra l'altro su cui si basano i movimenti del suo bilancio da $4,400 miliardi.

Come si fa altrimenti a giustificare gli aumenti nel costo della vita che affliggono l'entroterra americano, cosa che anche il BLS trascura di misurare? Durante i primi 14 anni di questo decennio, la FED ha affermato che il livello dei prezzi è aumentato solo del 31.7%, quando tutto quello che le famiglie nell'entroterra americano stavano acquistando per sopravvivere era stato gonfiato all'inverosimile – in alcuni casi 100-300%.

Come può esserci "piena occupazione" con un tasso di disoccupazione al 4.4%, come sostengono il BLS ed i pianificatori monetari centrali della FED, mentre ci sono 103 milioni di adulti senza lavoro?




Quello che Quarles porta al tavolo è una visione della pianificazione monetaria centrale peggiore di quella che ha messo in ginocchio il capitalismo americano.

Trump ha ora abbracciato la Finanza delle Bolle e sta ulteriormente danneggiando l'economia americana.

Non c'è dubbio che non abbiano alcuna comprensione della speculazione e della negligenza del rischio che le loro politiche hanno scatenato nel casinò. Anche l'ultima storiella su Barron's ha reso chiaro che i robo-trader hanno messo in atto un crash travolgente.

Credo pienamente nelle virtù del capitalismo di libero mercato. La sua "distruzione creativa" crea guadagni nell'efficienza e porta all'innovazione tecnologica. Produce un reddito crescente e standard di vita migliori per tutti.

E mi oppongo fortemente ai tentativi dello stato di attuare salvataggi, sovvenzioni e dispositivi protezionistici, progettati per mantenere in affari quegli imprenditori che non possono offrire miglioramenti al mercato.

Tuttavia l'altro ieri ho sentito un venditore ambulante di azioni a Wall Street che ammirava Amazon come esempio dell'ideale di Schumpeter: il caos nel settore della vendita al dettaglio è rappresentativo di come agiscono le leggi del capitalismo e Amazon sta creando molta più ricchezza e utilità economica rispetto a quella che sta distruggendo.

Non sono d'accordo.

Schumpeter supponeva che i mercati finanziari fossero onesti e che il sistema monetario fosse sano. Ma è morto nel 1950 — molto prima che Milton Friedman scrivesse un libro grossolanamente fuorviante su come la tirchieria della FED avesse causato la Grande Depressione (A Monetary History of the United States, 1963).

E Schumpeter morì prima che i discepoli di Friedman nelle banche centrali inaugurassero l'epoca della Finanza delle Bolle e la pianificazione monetaria centrale che abbiamo oggi.

Al centro della pianificazione monetaria centrale c'è la falsificazione dei prezzi degli asset finanziari. Questo è profondamente distruttivo perché distorce il sistema di segnalazione del capitalismo. A sua volta, ciò provoca grandi mal investimenti, decisioni economiche irrazionali e vasti sprechi di risorse economiche.

Applicando questa comprensione al settore della vendita al dettaglio, ora si stima che 30,000 negozi al dettaglio chiuderanno nel 2017-2019 a causa dell'attacco implacabile di Amazon. Stiamo parlando di quasi il 3X rispetto ai 12,000 negozi chiusi dal 2014-2016.

Ma Amazon non sta incarnando il meccanismo spiegato da Schumpeter. Sta agendo come un predatore gigantesco motivato da falsi incentivi per distruggere asset, operazioni commerciali e posti di lavoro perfettamente funzionanti.

Ancora oggi, il titolo Amazon è negoziato al di sopra del valore di $1,000. Ciò significa che il suo capitale di mercato è nella stratosfera finanziaria a $478 miliardi.

Ma Amazon ha 24 anni, non è una start-up. E non ha inventato niente di nuovo come l'i-Phone o il personal computer. Invece il 91% delle sue vendite prevede l'immagazzinamento, lo spostamento e la consegna di merci — un settore dell'economia che nell'ultimo decennio è cresciuto di appena il 2.2% ogni anno in dollari nominali. Non esiste alcuna base macroeconomica per l'attuale valutazione folle di Amazon.

Sì, sta acquisendo quote di mercato ma si tratta di un guadagno una tantum che non può essere capitalizzato perpetuamente. E questa "crescita" sta generando una nuova concorrenza, poiché gli elementi più forti del mondo della vendita al dettaglio stanno salendo sul treno del commercio elettronico.

Per esempio, le vendite nell'e-commerce di Wal-Mart sono esplose, con un aumento delle vendite del 63% nel trimestre più recente. Inoltre Wal-Mart ha finalmente capito come funziona il gioco delle spedizioni gratuite. Ha aumentato le sue offerte nell'e-commerce da 10 milioni a 50 milioni di voci solo nell'ultimo anno.

Inoltre sta rapidamente imparando a sfruttare la sua massiccia base patrimoniale a favore del commercio elettronico. Ciò include l'utilizzo dei suoi 4,700 negozi. Ha anche centinaia di centri di distribuzione, una flotta di 6,200 camion e un sistema di approvvigionamento globale che non è secondo a nessuno.

E dopo quasi tre decenni di operatività, Amazon continua a generare flussi di cassa operativi scarni rispetto alla sua folle valutazione. Infatti, alla soglia di oggi di $1,000 per azione, Amazon è valutata al 51X il suo flusso di cassa operativo degli ultimi dodici mesi (LTM).

E con questo arriviamo al punto più importante riguardo Amazon: tra il 2010 e il 2016 le vendite nette di Amazon sono esplose da $34.2 miliardi a $136 miliardi, ma il suo margine al netto delle tasse, già del 4.4% nel 2016, è attualmente pari ad appena il 2.9%.

Detto in modo diverso, sulla crescita delle vendite da $102 miliardi, Amazon ha fatto registrare solo $2.5 miliardi di profitti al netto delle imposte. Infatti, a parte il suo business cloud (AWS), Amazon non è in sostanza un'istituzione generante profitti.

In un libero mercato, Jeff Bezos sarebbe più che il benvenuto nel gestire un'azienda che cresce senza profitti, ma sarebbe anche valutata di conseguenza.

Riconosco che Bezos sia un innovatore visionario ed un grande capitalista, ma aggiungerei che la sua strategia di business potrebbe essere decisamente diversa — e molto più orientata al profitto — in un mercato libero ed onesto.

Infatti, basandoci sui fatti reali di Amazon, penso che l'assalto di Bezos al settore della vendita al dettaglio nel mondo reale sarebbe molto meno minaccioso e sconsiderato. E questo sta dando pieno merito al fatto che lo shopping online e la consegna quasi immediata delle merci, siano un enorme vantaggio per i consumatori.

Ma non avverrebbe tanto rapidamente o in modo tanto distruttivo, perché Amazon dovrebbe mostrare un profitto ragionevole. E il suo prezzo azionario rifletterebbe questa realtà, invece di cavalcare le onde della Finanza delle Bolle.

Il fatto è che ogni centesimo che Amazon incamera viene riciclato in più centri di distribuzione, impacchettatori, camion per la consegna e prototipi di droni.

Inutile dire che non credo che Amazon sia un'eccezione al mondo moderno. È in realtà il modo attraverso il quale l'intero mercato azionario dovrebbe essere visto, perché è diventato una sala da gioco d'azzardo.

Quindi la strategia di business di Bezos è quella di un pazzo — uno reso tale da falsi segnali di prezzo che provengono da un casinò che è stato distorto da 30 anni di politiche allentate della FED e delle altre banche centrali.

Infatti il grafico qui sotto non lascia nulla all'immaginazione. Dal 2012 il prezzo delle azioni di Amazon è salito al passo con l'espansione massiccia dei bilanci delle tre principali banche centrali del mondo.




Quello che la FED ha scatenato non è il processo schumpeteriano di distruzione creativa. Ha invece scatenato un modello di business che è solo l'ennesimo esempio d'ingegneria finanziaria distruttiva e l'ennesima prova che la pianificazione monetaria centrale alimenta il decadimento economico e non la prosperità.

Saluti,


[*] traduzione di Francesco Simoncelli: http://francescosimoncelli.blogspot.it/


venerdì 25 agosto 2017

Perché il libero scambio è morto





di Alasdair Macleod


La riunione dei ministri delle Finanze del G20 tenutasi a Baden Baden ha concordato, sull'insistenza dell'America, l'abbandono dell'impegno di lunga data nei confronti del libero scambio.

È difficile sapere in che misura la posizione dell'America sia stata guidata dalla sua visione autarchica sul commercio mondiale. È certamente vero che i ministri delle finanze nelle nazioni avanzate hanno sempre mostrato un atteggiamento protezionistico nei confronti del commercio internazionale, protezionismo che si è intensificato attraverso attacchi alle corporazioni internazionali americane, che in larga misura possono scegliere dove pagare le tasse. Le ricerche da parte delle ONG internazionali, in particolare l'OCSE a Parigi, hanno deplorato la concorrenza fiscale; tuttavia anche se hanno sfollato i paradisi fiscali per fornire informazioni fiscali agli stati affamati di entrate, non sono riuscite a fermare le multinazionali, armate di squadre di avvocati fiscali, dal rispettare le loro richieste statistiche.

Pertanto le ragioni per l'anti-globalizzazione negli stati ad alta spesa si sono basate sulla protezione del lavoro e sulla massimizzazione delle tasse. Ma adesso con il Presidente Trump, è diverso. Egli vuole inclinare la bilancia a favore delle imprese americane, e sembra credere che l'Organizzazione Mondiale del Commercio sia poco più di un covo di burocrati anti-affari. Questa opinione è errata, perché negli anni i funzionari dell'OMC sono riusciti a ridurre i dazi a livelli storicamente bassi.

Tale minaccia non è nuova. L'America in passato ha spesso ignorato le regole dell'OMC, proibendo o imponendo dazi all'importazione in base a motivi apertamente protezionistici. Come sempre, gli interessi acquisiti e il protezionismo sono vizi difficili da togliere ai politici. Tuttavia Trump è diverso in un solo aspetto: sembra essere un mercantilista vecchio stile, considerando l'America come una gigantesca impresa commerciale che necessita di una direzione. Secondo lui non dovrebbe esserci nulla di male nell'usare il suo potere monopolistico. Non lo si fa lavorando su regolamenti esterni all'America. Per questo motivo l'America sta diventando più autarchica.

L'approccio di Trump è quello di promuovere condizioni di business per le multinazionali americane. I consumatori, tutti noi come individui, non vengono mai considerati, al di là del fatto che la politica governativa dica di rendere i nostri posti di lavoro più sicuri. Ma una tale sicurezza è di breve termine, perché l'intervento dello stato a titolo di un'azienda è un'azione anti-concorrenziale e anti-libera ed economicamente negativa. In qualità di consumatori, gli americani sono sempre più orientati all'acquisto di beni e servizi selezionati dagli stati, a svantaggio di una produzione davvero competitiva.

Non si possono ignorare le fallacie che stanno dietro al protezionismo moderno e quelle del disastroso Smoot-Hawley Tariff Act del 1930. È solo una questione di grado. Lo Smoot-Hawley danneggiò il tessuto economico, come il crescente protezionismo di oggi, attraverso una serie di dazi applicati non solo ai beni di consumo importati, ma anche alle materie prime importate, ai prodotti semi-lavorati e ai beni di capitale. Non passò molto tempo prima che l'industria americana cominciasse a bloccarsi negli anni trenta. Il credito bancario si stava contraendo, le banche fallivano, ma il denaro era sonante e chiunque poteva farsi rimborsare in oro i depositi in dollari. Quando i prezzi interni vennero sostenuti artificialmente dai dazi sull'importazione e da altre politiche di sostegno dei prezzi, la disoccupazione aumentò a livelli mai visti prima. I prodotti rimanevano invenduti. Il potere d'acquisto dell'oro aumentò, un fatto riconosciuto formalmente dalla svalutazione del dollaro del 40% nel gennaio del 1934 (a $35 per oncia) e dal divieto per i cittadini americani di possedere oro.

Inoltre lo Smoot-Hawley provocò risposte protezionistiche da parte dei partner commerciali dell'America, le quali uccisero molti mercati per le imprese americane nel settore delle esportazioni. Non è esagerato dire che questo fu il pezzo più dannoso da pagare nell'era inter-guerre mondiali. Ancor prima dello Smoot-Hawley, i dazi erano già alti, con una media di circa il 40% sui beni doganali. Il crollo degli scambi a seguito dell'introduzione di dazi extra ridusse le entrate statali nel suo complesso e rappresentò un fattore importante nel far calare il commercio mondiale da $5.3 miliardi nel 1929 a meno di $2 miliardi nel 1933.

Abbiamo imparato la lezione riguardo i dazi sulle importazioni? Purtroppo, nelle democrazie guidate da interessi di lobbying, la risposta è NO. La concorrenza viene classificata come ingiusta, o addirittura come affamatrice, accuse sia facili da fare che convenientemente emotive. Ad esempio, se l'acciaio cinese è economico ed infruttuoso, tale mercato dovrebbe essere eliminato. Qualcuno trarrà vantaggio da prezzi più economici, quindi perché negare questa opportunità ai propri cittadini e alle imprese? Nel breve termine si può proteggere le acciaierie della propria nazione imponendo dazi elevati, ma ciò andrà a svantaggio delle proprie attività a valle, nell'industria automobilistica e in tutti i modi di produzione pesanti e leggeri, perché i concorrenti stranieri avranno ancora accesso ad un acciaio a prezzi più economici.

Diciamolo in un altro modo. Se il negozio alla fine della strada offre a prezzi più economici qualcosa che volete comprare rispetto al negozio di fronte a casa vostra, avete il diritto di acquistare nel negozio con prezzi più economici. Non è diverso se parliamo di commercio transfrontaliero, tranne che per una cosa: il concetto di nazionalismo. Ignorare i confini ed acquistare qualcosa a prezzi più economici, ovunque sia fatta, è quello che vogliono i consumatori e gli acquirenti, ed è il modo in cui funzionano i mercati.



Come il denaro non sonante è influenzato dai volumi commerciali in calo

Una differenza importante tra gli anni trenta e oggi è soprattutto il denaro. Con denaro sonante, le persone devono scegliere, devono vivere nei loro mezzi. Di conseguenza gli squilibri commerciali persistenti di oggi, allora non erano noti.

Il credito bancario in contrazione portò alla depressione e i prezzi scesero, dalle materie prime ai beni finiti. Per sostenere i prezzi agricoli e altri, per proteggere i profitti e la produzione interna, vennero aumentati i dazi sulle merci importate. Il presidente Hoover avviò questo processo non appena si palesò il crash di Wall Street nel 1929 e lo Smoot-Hawley Act fu un'estensione aggiuntiva di questa politica. Lungi dal tutelare i produttori nazionali, come già discusso, queste politiche di sostegno dei prezzi peggiorarono notevolmente le cose.

Tuttavia se oggi commettiamo lo stesso errore, l'effetto sui prezzi è destinato ad essere diverso rispetto a quello degli anni trenta, perché la quantità di denaro è ora infinitamente flessibile. Il minimo accenno di prezzi in calo, o addirittura di prezzi che non aumentano del 2% ogni anno, e le banche centrali sono pronte a pompare sempre più quantità di denaro nell'economia con uno scopo in mente: fermare i prezzi in calo.

In presenza di denaro non sonante, i produttori non sono più preoccupati di una contrazione del credito bancario e da mercati guidati dai consumatori che accumulano denaro sonante. Armati di credito facile, i consumatori possono continuare a comprare questo e quello. Possono pagare il prezzo richiesto, perché il denaro facile scoraggia il risparmio e consente ai consumatori di spendere più di quanto guadagnino. Oggi la questione delle preferenze dei consumatori per il denaro in relazione ai beni, si basa su motivi diversi rispetto a quando il denaro era reale.



Le politiche commerciali di Trump sono economicamente distruttive?

Le politiche commerciali dichiarate dal Presidente Trump risulteranno economicamente distruttive, non solo per i partner commerciali americani, ma anche per l'America. Annullano gli enormi progressi che l'OMC ha raggiunto per ottenere dazi generalmente bassi, in particolare rispetto a quelli degli anni inter-guerre mondiali. Sta ripetendo gli errori dello Smoot-Hawley per le stesse ragioni di Herbert Hoover. Sbarazzandosi delle regole dell'OMC a favore delle sue politiche di dazi più alti, rischia di provocare risposte nocive da parte di altre giurisdizioni e scoraggiare il commercio globale. E se i contratti commerciali globali si contraggono, lo stesso accadrà alla quantità delle valute utilizzate per saldarli, cosa che potrebbe risultare disastrosa per il dollaro.

Potreste pensare che l'OMC sia una creatura del passato. In tal caso, il commercio dovrebbe essere libero per tutti e la disciplina dovrebbe essere l'interesse personale. Ogni Paese che si stacca dai vantaggi del libero scambio paga un prezzo economico. Certo, la logica recita che senza l'OMC è nell'interesse dei Paesi far avanzare le loro economie attraverso il libero scambio.

Tale logica fila, ma solo da un punto di vista puramente economico. Ignora la realtà politica. I politici nelle democrazie moderne sono guidati dal nazionalismo, dalle lobby, dalle idee sbagliate e dalla necessità di incamerare tasse. Si concentrano sul breve termine, ignorando le conseguenze a lungo termine delle loro azioni. Le politiche che deplorano il progresso cumulativo che l'OMC ha compiuto pazientemente, non nascono dal desiderio di mercati liberi, ma dall'intento di sacrificare la libertà del mercato per un guadagno popolare. Il presidente Trump potrebbe pensare che stia gestendo l'America per raggiungere un vantaggio competitivo, ma sta ripetendo gli stessi errori di Herbert Hoover.

Certo, nessuno sta parlando ancora di imporre dazi elevati e diffusi come negli anni trenta, ma il crescente nazionalismo economico in America ha lo stesso potenziale per far crollare il commercio globale. E poiché l'America è al centro di questo rinnovato protezionismo, e la sua moneta è quella utilizzata per saldare gli accordi commerciali internazionali, l'ultimo perdente sarà l'America stessa. Ci siamo spostati da dollari sonanti a dollari non sonanti come valuta per il commercio, e il loro valore oggi non è deciso in ultima analisi dallo stato, ma dai mercati che riterranno la loro quantità troppo grande per il loro scopo. Risulta quindi una certezza che un calo del volume degli scambi transfrontalieri finirà con una ridondanza di massa della moneta in cui sono saldati, indebolendone il valore.



Fare il gioco della Cina senza che quest'ultima muova un dito

La Cina ha promulgato una lunga politica di promozione dello yuan come moneta per saldare le transazioni commerciali internazionali al posto del dollaro statunitense. È un processo lento, ma nel 2016 ha fatto notevoli progressi. La Cina sta vendendo dollari e debito del Tesoro statunitense per pagare l'energia e le materie prime di cui necessita. Ha incoraggiato i suoi partner commerciali ad accettare lo yuan ed è riuscita ad ottenere che lo yuan venisse incluso nel paniere dei DSP. L'amministrazione Trump è ora in grado di accelerare il processo di un dollaro in declino a livello internazionale, riducendo i volumi globali del commercio.

La politica della Cina nei confronti dell'oro è fortemente anti-dollaro e risale al giugno 1983. Nel 2002 aveva acquisito abbastanza oro, nascosto in diversi conti statali, da permettere ai propri cittadini di acquistare oro per sé stessi, istituendo lo Shanghai Gold Exchange, e anche pubblicizzando i vantaggi dei possedimenti d'oro. Ora è il più grande estrattore d'oro del mondo. Non dichiara i suoi possedimenti di lingotti, tranne gli importi nominali detenuti come riserve pubbliche.

Ho postulato in passato che abbia accumulato fino a 20,000 tonnellate, basandomi su una percentuale prudente di flussi di capitale sin dal 1983. Il suo investimento nel settore minerario, le importazioni di oro doré, più venditori dall'Occidente (probabilmente vendite non dichiarate e leasing di riserve ufficiali) e fonti provenienti dall'intelligence cinese, confermano questa quantità come del tutto possibile. Tenete a mente che sin dal 1983 l'offerta mineraria ha quasi raddoppiato gli stock di circa 80,000 tonnellate. Non ho idea se la mia stima riguardo le scorte di lingotti cinesi sia corretta, ma ritengo che sia un'approssimazione della proprietà d'oro della Cina.

Perché la Cina è diventata così appassionata d'oro? Ci sono due risposte a questa domanda. In primo luogo, a tutti gli economisti marxisti è stato insegnato che il capitalismo occidentale si auto-distruggerà e le loro valute con esso. E mentre si può discutere sulla teoria, sembra una certezza se guardiamo agli sviluppi in particolare in America e nell'Eurozona. In Cina, quindi, la proprietà statale e pubblica dell'oro ha senso in questo contesto.

In secondo luogo, la Cina è sempre stata consapevole di un potenziale attacco da parte dell'America e dei suoi alleati nei suoi confronti, soprattutto quando ha basato il suo successo economico sull'esportazione di beni a basso costo. La singola minaccia per il suo sviluppo economico è sempre stata una rottura degli accordi commerciali globali, ed è stata attenta a contrastarla assicurandosi che l'effetto ricchezza delle sue politiche economiche sostenesse non solo i suoi vicini nel Sud-Est asiatico, ma altre nazioni meno sviluppate dall'Africa all'America Latina. Questa politica, su cui tante nazioni ora dipendono, è stata difficile da contrastare. L'oro è la massima protezione della Cina contro una guerra commerciale.

Con l'elezione del Presidente Trump, la scacchiera è cambiata. Tuttavia l'attenzione della Cina si è già spostata altrove, e mentre i dazi americani contro le sue esportazioni danneggiano le imprese nel settore privato cinese, a livello statale la Cina ha piani che assorbono la disoccupazione risultante. Il suo commercio con il resto dell'Asia, che è il suo nuovo obiettivo, sta già superando le sue esportazioni verso l'America.

Le preoccupazioni della Cina devono ora concentrarsi sul valore dei dollari nelle sue riserve e l'effetto sulle altre valute possedute, in particolare l'euro. I leader della Cina possono sicuramente vedere che esiste un nesso causale tra il livello del commercio globale e la quantità di dollari posseduti a livello internazionale. Riducete il commercio globale attraverso i dazi, e i dollari saranno venduti e diminuiranno di valore.

Arriverà un momento in cui il ritmo della vendita di dollari per acquistare energia e materie prime non sarà abbastanza rapido affinché la Cina possa sfuggire alle perdite sui propri dollari. Quale sarà poi il tasso di cambio tra dollari e oro che compenserà completamente la Cina per le sue perdite? In base alle 20,000 tonnellate e alle riserve cinesi in valuta estera pari a $3,000 miliardi, una perdita del 10% sul valore di tali riserve richiede un prezzo dell'oro di oltre $1,700.

Non sappiamo se la Cina sia pronta, o addirittura disposta a proteggersi, causando un aumento del prezzo dell'oro, ma la tentazione sta crescendo. Per ora è più probabile che continui a vendere dollari in cambio di materie prime, a prestare valute straniere ai partner commerciali per essere rimborsati in yuan o in oro, e ad aspettare gli sviluppi di Trump. La sua leadership è stata molto più che paziente.



Osservazioni conclusive

Questo articolo evidenzia i pericoli significativi derivanti dall'approccio di Trump al commercio. Oltre al suo impegno elettorale per far tornare grande l'America e qualche dibattito su come le importazioni potrebbero essere limitate, le prime notizie deludenti sono arrivate dai ministri delle finanze del G20 che hanno rinunciato a promuovere il libero scambio. Oltre a ciò, è un chiaro segnale che la nuova amministrazione Trump intende ripetere gli errori del protezionismo che sono stati dannosi per il commercio mondiale nel passato.

A meno che l'amministrazione Trump non c'abbia ripensato, le politiche commerciali americane sono destinate ad annullare gran parte del buon lavoro che l'Organizzazione Mondiale del Commercio ha raggiunto dopo aver sostituito il GATT nel 1995. L'ultima volta che il protezionismo americano ha fatto crollare i volumi del commercio mondiale, era nella depressione degli anni trenta. Questa volta la contrazione negli scambi sarà quasi certamente contrastata con elicotteri di denaro fiat. Il risultato sarà molto probabilmente inflazionistico per i prezzi in dollari, specialmente perché i dollari saranno ridondati dalla finanza commerciale.

Le dinamiche monetarie stanno replicando le condizioni che hanno portato all'abbandono dell'aggancio oro/dollaro nel 1934. All'epoca gran parte delle riserve auree del mondo erano in possesso degli Stati Uniti. Oggi sono in mano alla Cina, in forma non dichiarata. Il trasferimento di ricchezza dall'America alla Cina attraverso il meccanismo del prezzo dell'oro sarà accelerato dagli atteggiamenti sbagliati dell'America nei confronti del commercio mondiale, ripetendo gli errori di Hebert Hoover e dello Smoot-Hawley Tariff Act.


[*] traduzione di Francesco Simoncelli: http://francescosimoncelli.blogspot.it/

giovedì 24 agosto 2017

Come interpretare la forma della curva dei rendimenti





di Frank Shostak


Storicamente la maggior parte delle recessioni negli Stati Uniti è stata preceduta da cali significativi del differenziale, o dello spread, del tasso d'interesse tra il decennale USA ed i titoli del Tesoro USA a tre mesi. Tipicamente questo restringimento nello spread avviene molti mesi prima dell'inizio di una recessione.

Al contrario, l'allargamento dello spread avviene molti mesi prima dell'inizio di una ripresa economica.

Qual è la ragione di questi cambiamenti nello spread del tasso d'interesse?



Il punto di vista convenzionale

La spiegazione più diffusa dei fattori che determinano la forma della curva dei rendimenti è fornita dalla teoria delle aspettative (TA).

Secondo la TA, la chiave per capire la forma della curva dei rendimenti è la seguente: i tassi d'interesse a lungo termine sono la media dei tassi a breve termine futuri.

Se il tasso ad un anno è del 4% e il tasso annuale del prossimo anno dovrebbe essere del 5%, allora il tasso a due anni dovrebbe essere del 4.5% (4 + 5) : 2 = 4.5. Qui il tasso a lungo termine (cioè, il tasso a due anni) è superiore al tasso a breve termine (cioè, il tasso ad un anno).

Ne segue quindi che le aspettative di un aumento dei tassi a breve termine faranno salire la curva dei rendimenti, poiché i tassi a lungo termine saranno più alti dei tassi a breve termine.

Al contrario, le aspettative di un calo dei tassi a breve termine comporteranno una curva dei rendimenti inclinata verso il basso, poiché i tassi a lungo termine saranno inferiori a quelli di breve termine.

Se il tasso ad un anno è del 4% e il tasso ad un anno del prossimo anno dovrebbe essere del 3%, allora il tasso a due anni dovrebbe essere del 3.5% (4 + 3) : 2 = 3.5. Il tasso a lungo termine (cioè, il tasso a due anni) è inferiore a quello di breve termine.

Secondo i seguaci della TA, ogni volta che gli investitori si aspettano un'espansione economica, si aspettano anche un aumento dei tassi d'interesse.

Per evitare perdite di capitale, gli investitori trasferiranno il loro denaro da titoli a lungo termine a titoli a breve termine. (Un aumento dei tassi d'interesse avrà un impatto maggiore sui valori dei titoli a lungo termine rispetto ai titoli di breve termine). Questo cambiamento farà salire i prezzi dei titoli a breve termine e farà calare i rendimenti. Per quanto riguarda i titoli di lunga durata, suddetto trasferimento ne farà diminuirà i prezzi e ne aumenterà i rendimenti.

Di conseguenza con un calo dei rendimenti a breve termine e un aumento dei rendimenti a lungo termine, avremo una curva dei rendimenti inclinata verso l'alto.

Al contrario, una crisi economica è associata a tassi d'interesse in calo. Così, ogni volta che gli investitori si aspettano un rallentamento economico o una recessione, si aspettano anche un calo dei tassi d'interesse a breve termine. Di conseguenza sposteranno il loro denaro da titoli a breve termine verso obbligazioni a lungo termine. Di conseguenza la vendita di asset a breve termine comporterà un calo dei loro prezzi e un aumento dei loro rendimenti. Uno spostamento di denaro verso attività a lungo termine ne comporterà l'aumento dei prezzi e un calo dei rendimenti.

Quindi questo spostamento in denaro farà aumentare i rendimenti a breve termine e abbasserà i rendimenti a lungo termine, vale a dire, una curva dei rendimenti invertita.

Si noti che in questo quadro la formazione di aspettative riguardo i tassi d'interesse a breve termine in conformità con l'ambiente economico atteso, determina i tassi d'interesse a lungo termine e, a sua volta, la forma della curva dei rendimenti.



Forma della curva dei rendimenti in un mercato senza ostacoli

Nei suoi scritti Murray Rothbard sosteneva che in un'economia di mercato libera, senza ostacoli, una curva dei rendimenti pendente verso l'alto non poteva essere sostenuta, in quanto avrebbe istituito un arbitraggio tra titoli a breve e lungo termine.

Ciò avrebbe fatto aumentare i tassi d'interesse a breve termine e avrebbe ridotto i tassi d'interesse a lungo termine, con conseguente tendenza verso un tasso di interesse uniforme lungo tutta la struttura della curva. L'arbitraggio impedirà anche la sostenibilità di una curva dei rendimenti invertita, spostando i fondi da lunghe scadenze a brevi scadenze e quindi appiattendo la curva.[1]

Allo stesso modo, Ludwig von Mises concluse che in un'economia di mercato libera, senza ostacoli, la tendenza naturale della forma della curva dei rendimenti non sarà né verso l'alto né verso il basso, ma piuttosto verso l'appiattimento.

Su questo tema Mises scrisse:

Le attività degli imprenditori tendono a creare un tasso d'interesse uniforme per l'intera economia di mercato. Se in un settore del mercato si presenta un margine tra i prezzi dei beni attuali e quelli dei beni futuri che si discosta dal margine prevalente in altri settori, una tendenza verso l'equalizzazione sarà determinata dall'impegno degli imprenditori ad entrare in questi settori in cui tale margine è più elevato e ad evitare quelli in cui è più basso. Il tasso d'interesse finale sarà lo stesso in tutte le parti del mercato.[2]

Seguendo Mises e Rothbard, suggeriamo che in un'economia di mercato libera, senza ostacoli, non può esistere per molto tempo una curva dei rendimenti inclinata verso l'alto o verso il basso.

Qual è allora il meccanismo che genera una curva dei rendimenti inclinata verso l'alto o verso il basso?

Mises e Rothbard conclusero che questo è il risultato della banca centrale che manipola i mercati finanziari tramite le politiche monetarie.



Come la manomissione della FED genera curve di rendimento inclinate verso l'alto o verso il basso

Mentre la FED può esercitare il controllo sui tassi d'interesse a breve termine tramite il tasso dei fondi federali, ha un minore controllo sui tassi a più lungo termine. In questo senso, i tassi a lungo termine possono essere considerati come il riflesso delle preferenze temporali degli individui.

Le politiche monetarie della FED frenano la naturale tendenza dei tassi d'interesse verso l'uniformità. Questa disgregazione porta alla deviazione dei tassi a breve termine dal tasso naturale (vale a dire, le preferenze temporali degli individui sono parzialmente rispecchiate dal tasso a lungo termine meno manipolato).

Quando la FED abbassa la sua politica riguardo i tassi d'interesse, questo riduce quasi immediatamente i tassi d'interesse a breve termine e, in misura minore, i tassi a più lungo termine. Di conseguenza si sviluppa una curva dei rendimenti inclinata verso l'alto.

Al contrario, quando la FED inverte la sua posizione e rialza la sua politica riguardo i tasso d'interesse, questo aumenta i tassi d'interesse a breve termine. Di conseguenza emerge una curva dei rendimenti inclinata verso il basso.

Di regola i policymaker della FED decidono la loro posizione riguardo il tasso d'interesse in conformità con lo stato osservato e quello previsto dell'economia e dell'inflazione dei prezzi.

Ogni volta che l'economia comincia a mostrare segni di indebolimento, mentre il tasso dei diversi indici di prezzo comincia a diminuire, gli investitori iniziano a formare aspettative secondo cui la FED nei mesi successivi abbasserà la sua politica riguardo i tassi d'interesse.

Di conseguenza i tassi d'interesse a breve termine iniziano a spostarsi più in basso. Si allarga lo spread tra tassi a lungo termine e tassi a breve termine — la curva dei rendimenti s'inclina verso l'alto. Questo processo non può essere sostenuto senza la politica d'abbassamento del tasso d'interesse da parte della FED. Una volta che la FED ha abbassato la sua politica riguardo il tasso d'interesse, si consolida l'ampliamento dello spread tra i rendimenti.

Al contrario, ogni volta che l'attività economica sfoggia segni di rafforzamento, accoppiati ad un aumento dell'inflazione dei prezzi, gli investitori iniziano a formare aspettative secondo cui la FED rialzerà nei mesi successivi la sua politica riguardo il tasso d'interesse.

Di conseguenza i tassi d'interesse a breve termine iniziano a muoversi più in alto. Si riduce lo spread tra i tassi a lungo termine ed i tassi a breve termine – la curva dei rendimenti s'inclina verso il basso. Anche questo processo non può essere sostenuto senza un rialzo della politica riguardate i tassi d'interesse da parte della FED. Una volta che la FED rialza la sua politica riguardante i tassi d'interesse, si consolida il restringimento del spread tra i rendimenti.

Si noti che, usando le idee di Mises/Rothbard, abbiamo concluso che una curva dei rendimenti inclinata verso l'alto è il risultato delle aspettative degli investitori di una politica monetaria allentata. Queste aspettative sono poi seguite da una banca centrale che effettivamente abbassa la sua politica riguardo il tasso d'interesse. Ciò è in contrasto con il quadro della TA, dove la pendenza verso l'alto emerge a causa di investitori che prevedono un aumento del tasso d'interesse a breve termine.

Per quanto riguarda una curva dei rendimenti inclinata verso il basso, abbiamo spiegato che emerge come conseguenza di aspettative degli investitori di una posizione monetaria più ristretta da parte della banca centrale. Queste aspettative sono poi seguite dalla banca centrale che effettivamente rialza la sua politica riguardo il tasso d'interesse. Ancora una volta, ciò è contrario al quadro di riferimento della TA, dove una curva dei rendimenti inclinata verso il basso emerge a causa di investitori che prevedono un calo dei tassi d'interesse a breve termine.



Perché i cambiamenti nella forma della curva dei rendimenti precedono il ritmo dell'attività economica

Ogni volta che la banca centrale inverte la sua posizione monetaria e altera la forma della curva dei rendimenti, mette in moto sia un boom che un bust.

Tuttavia questi boom e bust emergono con un certo ritardo — non sono immediati. L'effetto di un cambiamento della politica monetaria passa gradualmente da un mercato ad un altro, da un individuo ad un altro.

È questa migrazione graduale che rende il cambiamento nella forma della curva dei rendimenti un buon strumento predittivo.

Per esempio, durante un'espansione economica se la banca centrale rialzasse il tasso d'interesse ed abbassasse la curva dei rendimenti, l'effetto sarebbe minimo in quanto l'attività economica sarebbe ancora dominata dalla precedente posizione monetaria allentata. Solo dopo, una volta che la posizione più ristretta comincia a dominare la scena, l'attività economica comincia ad indebolirsi.


[*] traduzione di Francesco Simoncelli: http://francescosimoncelli.blogspot.it/


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Note

[1] Murray Rothbard, Man, Economy, and State, Nash Publishing p. 384.

[2] Ludwig von Mises, Human Action third edition, p. 536.

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mercoledì 23 agosto 2017

Lo stato non ha fatto nulla di buono per Bitcoin





di Jeffrey Tucker


Il rapporto di cambio tra il dollaro e il bitcoin ha infine superato i $2,000. Ciò in parte grazie alla nuova domanda internazionale dovuta al grande panico del ransomware nel 2017. Sembra che questo sia stato il catalizzatore per portare il BTC ad un nuovo livello.

Molte persone che finora avevano scartato bitcoin hanno iniziato ad usarlo e l'hanno usato per scambiare cose per la prima volta.

Tale storia mi ricorda la teoria di Bernard Mandeville secondo cui il vizio può nutrire l'ingegnosità.

Questo traguardo non è diverso da molti fattori che hanno portato all'ascesa di bitcoin negli ultimi otto anni. Venne rilasciato come un rifugio sicuro dalla crisi finanziaria del 2008. Se un calo dei valori immobiliari può minacciare le fondamenta della finanza mondiale, quanto può essere sicuro il nostro attuale sistema monetario? I tempi erano maturi per qualcosa di nuovo.

Internet ci aveva mostrato come fare quasi tutto meglio di prima. Sicuramente sarebbe stato lo stesso per i sistemi di pagamento. Il denaro non era stato modernizzato in cento anni. Quanto alle carte di credito, oggi funzionano proprio come dopo la Seconda Guerra Mondiale: terze parti valutano la vostra fiducia e vi danno fiducia in base alla vostra identità. Non eravamo andati tanto oltre questo modello di base.



Denaro rivoluzionario

Poi è arrivato bitcoin. Con il suo sistema di pagamento, scambiate diritti di proprietà con prodotti digitali scarsi (sì, merci, in questo caso, è una metafora per una finzione matematica) in modo peer-to-peer senza l'intermediazione di terze parti. In altre parole, funziona esattamente come funziona il denaro quando acquistate latte presso il negozio. La vostra identità non importa. La carta è un proxy per la proprietà di beni reali.

Ma è ancora meglio, perché non dovete effettivamente essere lì per farlo accadere. Ogni qual volta due persone sul pianeta con accesso a Internet vogliono trasferire diritti di proprietà attraverso una cosa digitale, possono farlo. Ciò rende Bitcoin – il numeraire che fa funzionare il sistema del libro mastro – una valuta globale.

Bitcoin non ha mai chiesto di essere valorizzato in virtù della sua esistenza. Si è presentato agli attori di mercato e ha chiesto loro di giudicare. Dieci mesi dopo la sua nascita, è apparso il primo prezzo pubblicato in bitcoin: qualcuno, da qualche parte, ha ritenuto preziosa questa cosa. Il mercato stesso – non un decreto, non un'imposizione da parte degli intellettuali e non un consenso sociale – è la fonte del valore di bitcoin.

Naturalmente sono stati i primi utenti a cui è toccata una prova di fede che hanno dato a bitcoin la credibilità più robusta. Inizialmente era prezioso per i commercianti di erba e questo molto tempo prima che molti usi della marijuana diventassero legali per molti americani. Poi è stato utilizzato per altri scopi che coinvolgono escort e altro ancora.

Non credo che questo possa essere un motivo di imbarazzo per bitcoin. È il percorso che seguono molte innovazioni.



Anche gli hacker lo amano

È quindi possibile capire il perché gli hacker lo avrebbero scelto come valuta preferita. Nessun tasso di cambio tra i Paesi. Niente terze parti a bloccare l'accesso. Nessun limite alle persone che possono utilizzare e trasferire la roba. Gli hacker sono stati abbastanza intelligenti: preferivano questa valuta ad ogni altra valuta esistente che invece è monitorata, controllata e limitata dagli stati.

Bitcoin è stato benedetto nei suoi primi giorni da funzionari statali che pensavano che non sarebbe andato da nessuna parte. Gli anni passavano mentre cresceva un'atmosfera di negligenza benigna nei suoi confronti. Questa è stata la fonte della sua sofisticazione crescente e commerciabilità. Bitcoin non ha bisogno dello stato per prosperare; Bitcoin ha bisogno che lo stato si tolga dalla sua strada.

La maggior parte del tempo lo stato non ha interferito, fino al 18 marzo 2013, quando la Financial Crimes Enforcement Network ha imposto norme rigorose per la conversione tra bitcoin e dollari.

Queste impostazioni normative hanno avuto un effetto devastante sullo sviluppo del mercato. Centinaia di imprenditori hanno intravisto un'occasione. All'improvviso si diceva che se fossero andati avanti con i loro piani, sarebbero stati trattati come criminali. Molti si sono tirati indietro. Il mercato libero dello scambio bitcoin/dollari era praticamente al termine.



Una spina nel fianco

Le cose sono andate così per tutta la storia di bitcoin. Fintanto che rimanete nell'ecosfera delle criptomonete, siete al sicuro e c'è solo innovazione. Passando da dollari a bitcoin e viceversa, emergono problemi.

Non intendo problemi tecnologici, naturalmente. Bitcoin può gestirli. Il problema deriva dal desiderio dello stato di far funzionare bitcoin come un vecchio sistema di pagamento. Vuole una parte di ogni nuova fonte di ricchezza, il che significa che vuole seguire ogni strumento monetario, in particolare quello che è nuovo ed innovativo.

Bitcoin sta diventando denaro? Bisogna dare allo stato la sua parte. Ma c'è chi si oppone a questa mossa.

Poche innovazioni sono state salutate con una tale incredulità dall'inizio fin nei periodi di crescita e sviluppo. Ora bitcoin è fortemente radicato nella finanza moderna ed è pronto ad essere un leader nel futuro dei sistemi di pagamento. Non importa cosa possa fare ora lo stato, bitcoin ha un futuro brillante.

Abbiamo bisogno di una moneta globale, non statale, affidabile, sicura, universalmente disponibile, non mediata dall'autorità finanziaria e legata alla proprietà reale. Non sapevamo di averne bisogno – e non sapevamo che fosse tecnicamente possibile farlo in ambito digitale – fino a quando non è arrivato bitcoin. Ora lo sappiamo e non possiamo tornare indietro.

Funziona proprio bene da solo. Tutto quello che lo stato può fare – ora come in passato – è rallentarne la crescita ed impedire al futuro di presentarsi in orario.

Certo, molte parti interessate nello spazio di bitcoin favoriscono un qualche coinvolgimento dello stato, solo per porre fine all'incertezza giuridica che continua ad ingabbiare l'innovazione e le infrastrutture che ci stanno dietro. Ciò è tragico, ma comprensibile nei momenti in cui tutte le attività umane sono o imposte oppure proibite. Bisogna sperare che le criptovalute stesse riescano a cancellare anche questo presupposto.


[*] traduzione di Francesco Simoncelli: http://francescosimoncelli.blogspot.it/

martedì 22 agosto 2017

Perché è importante comprendere la roundaboutness





di Mark Thornton


Prima di lasciare l'argomento problemi/benedizioni della roundaboutness concernente la produzione e della struttura della produzione, sarà molto utile esporre un suo esempio concreto. Sarà quindi più facile comprendere quei casi innaturali che implicano mal investimenti.

Rendere i processi di produzione più indiretti significa una maggiore produzione in termini di quantità prodotta e un costo più basso per unità. Gli imprenditori non renderebbero i processi produttivi più indiretti a meno che non pensassero di raccogliere più profitti. Un produzione più indiretta richiede più tempo, più fasi e una più ampia divisione del lavoro. Sono anche coinvolte nuove tecnologie.

Gli imprenditori commettono errori, naturalmente, ma gli unici errori sistematici che commettono sono quando vengono ingannati nella riorganizzazione della produzione a causa di tassi d'interesse artificiosamente bassi e condizioni di credito più allentate. Quando la banca centrale abbassa i tassi d'interesse di riferimento, allenta anche le condizioni di credito in quanto le banche commerciali creeranno un maggior volume di prestiti, il che significa abbassare i loro standard di prestito per facilitare un maggior volume dei prestiti.

Un buon esempio di un processo produttivo molto diretto, in contrasto con quello più indiretto, è un contadino che va nel suo fienile, munge una mucca e poi torna in casa per bere il latte.

Un esempio un po' più complesso, anche se ancora molto diretto, proviene dalla mia infanzia. Vivevo ai margini di una piccola città. Appena oltre la nostra casa c'erano campi e granai. Le mucche da latte si nutrivano dell'erba nei campi, poi alla fine della giornata sarebbero tornate nei granai per essere munte. Il latte sarebbe stato poi trasportato a breve distanza — un paio di chilometri — da un piccolo camion cisterna a una delle tre piccole latterie della mia città natale. Lì il latte sarebbe stato processato e confezionato. La mattina successiva un uomo in abito bianco sarebbe arrivato a casa nostra ed avrebbe collocato diverse bottiglie di latte fuori dalla nostra porta posteriore ed avrebbe portato via le bottiglie usate che avevamo messo lì. Se avessimo voluto un gelato, saremmo dovuti andare alla latteria durante le ore di vendita.

Al tempo della mia maturità liceale, l'intero sistema era cambiato. Le piccole fattorie di latte erano state sostituite da aziende agricole più grandi. I piccoli camionisti su quattro ruote erano stati sostituiti da grandi cisterne su diciotto ruote. Un'autocisterna su 18 ruote portava il latte fresco dalle aziende agricole al caseificio a circa trenta miglia dalla nostra casa e un camion frigorifero su 18 ruote portava le scatole di latte, gelato e burro al supermercato. La precedente filiera venne sostituita da questa nuova: grandi caseifici a molte miglia da casa nostra. Invece di veder consegnate le bottiglie di latte direttamente a casa nostra, acquistavamo prodotti lattiero-caseari presso il supermercato locale, un'istituzione che era anche un fenomeno relativamente nuovo.

Il sistema industriale dei prodotti lattiero-caseari è un processo di produzione molto più indiretto. Richiede più tempo. Il latte percorre un viaggio di andata e ritorno di oltre sessanta miglia rispetto al viaggio di quattro miglia del passato. C'è una maggiore quantità di capitale e di tecnologia avanzata, e c'è anche molto meno lavoro per unità di latte. Il costo complessivo del latte è più basso, e con la concorrenza tra grandi grossisti e supermercati, anche il prezzo.

Per raggiungere un processo di produzione più indiretto, ci sono diversi requisiti. C'è bisogno di imprenditori con una visione dell'azione più redditizia tra tutte le azioni possibili. C'è bisogno di investire in più beni strumentali e nuove tecnologie. Naturalmente tutta questa riorganizzazione della produzione richiederà molto tempo e ancora più tempo per essere redditizia.

Pertanto gli imprenditori devono avere accesso ai risparmi. Devono poter accedere ai propri risparmi o a quelli di altri per poter procedere. Di conseguenza occorre avere più risparmi totali in un'economia, affinché si possa raggiungere una maggiore produzione circolare e tutti i vantaggi che essa comporta. I risparmiatori devono avere preferenze temporali più basse ed essere disposti a rinunciare ad un certo consumo nel presente. I risparmiatori saranno ricompensati con un reddito d'interesse, con il quale saranno in grado di effettuare una maggiore quantità di acquisti in futuro ed a prezzi più bassi grazie all'incremento della produzione di beni. L'intero processo è regolato dal tasso d'interesse, dal sistema dei prezzi e dal sistema profitti/perdite.

Questo processo è talvolta definito come economie di scala. Ma mentre in questo esempio ci sono economie di scala, l'intero processo produttivo è cambiato. L'approccio di successo non era conosciuto in passato. Tutta la ricetta, o tecnologia, della produzione è cambiata. Tutti i beni strumentali — tra cui le macchine per la mungitura, i camion e le macchine all'interno delle latterie — sono diverse. Notate inoltre che la modifica dell'industria lattiera indurrà cambiamenti in altre industrie, tra cui la tecnologia e gli investimenti nell'industria delle macchine per la mungitura meccanica. Tutto ciò richiede un attento processo di sincronizzazione, ovviamente al di là della portata della pianificazione centrale. Il processo è guidato dal tasso d'interesse.


[*] traduzione di Francesco Simoncelli: http://francescosimoncelli.blogspot.it/

lunedì 21 agosto 2017

Mercati falsi, denaro falso





di David Stockman


Washington non governa. Ciò che Wall Street si aspettava dopo le elezioni era una rinascita della crescita attraverso politiche pro-business, uno stimolo gigantesco attraverso tagli fiscali e un ampio pacchetto di stimolo infrastrutturale. Le aspettative di crescita si sono lentamente arenate ad un ritmo di crescita pari all'1% del PIL.

La crescita del PIL reale è abbastanza vicina allo zero, soprattutto quando teniamo conto che l'inflazione è sottostimata. Se si guarda al PIL nominale, tra il 3.5% e il 3% all'anno, e sottraete una misura reale dell'inflazione – rimane ben poco.

Tutte le aspettative che sono state anticipate dal mercato e che ancora devono avverarsi, alla fine si scontreranno col fatto che niente di quanto anticipato si avvererà.

Il governo non ha nemmeno cominciato a stilare una legge fiscale. Non ha ancora iniziato la risoluzione del bilancio per l'anno fiscale 2018. Non esiste possibilità che una qualsiasi legge possa essere approvata. Dovrebbe esserci un'istruzione di riconciliazione per il bilancio 2018 che dovrebbe avere inizio il primo ottobre affinché si possa presentare un disegno di legge in entrambe le Camere.

Il Congresso non ha nemmeno avviato il processo di risoluzione del bilancio e mentre alcune persone potrebbero pensare che sia ancora presto, in realtà è già tardi. Ci sono pochissimi giorni legislativi rimasti tra ora e l'inizio del nuovo anno fiscale e non abbiamo nemmeno una parvenza di una risoluzione di bilancio.

Le entrate, la spesa e le politiche fiscali devono essere approvate e votate con consenso della maggioranza repubblicana. Il raggiungimento di tutto ciò alla Camera e al Senato sarà praticamente impossibile. Ecco perché lo stimolo fiscale che ci si aspettava è morto.

Adesso siamo ad agosto e abbiamo avuto settimane e mesi di presidenza Trump con quasi nessun risultato, a parte le controversie e gli sforzi continui a litigare sulla Russia. A causa di tutta questa distrazione, non è stato fatto praticamente nulla e anche sulla semplice priorità di abrogare e sostituire l'Obamacare siamo essenzialmente fermi.

L'unica ragione per cui il mercato azionario rimane al picco è la stessa ragione per cui l'indice S&P 500 rimane a $2,450: siamo a 20/25 volte i $100 per azione che le aziende nell'indice S&P 500 hanno guadagnato in base ai Generally Accepted Accounting Principles (GAAP) tra gli ultimi 4 e 12 mesi. 25 volte non è solo un numero statisticamente elevato, è superiore del 90% rispetto alle osservazioni del secolo scorso.

La domanda è: perché credere che sia sicuro stare nel casinò e pagare 25 volte gli utili, quando una recessione è inevitabile entro il prossimo anno o due? Gli utili scenderanno a $50 o $30 per azione – proprio come è successo l'ultima volta.

Perché continuare a pagare tali multipli elevati per utili che sono destinati a diminuire?

Siamo ormai giunti al picco di questo mercato rialzista. L'unica cosa che tiene viva questa euforia è una convinzione che in qualche modo i robo-trader si rifiutino di accettare la realtà. Ciò può essere spiegato solo con la convinzione che Donald Trump riuscirà ad estrarre un coniglio dal cappello e rappresentare la seconda venuta di Ronald Reagan.

Anche se ciò si avverasse, dobbiamo ricordare che niente di quello che voleva fare Reagan è stato fatto. Aveva le giuste intenzioni, la filosofia giusta, era un conservatore che voleva minori imposte, ecc. Ma quando i politici si avvicinarono alla Casa Bianca, le riforme fiscali e le proposte di spesa fallirono e si finì con un grande taglio fiscale e un enorme stimolo.

Si trattava di uno stimolo alimentato dal debito che ha aiutato l'economia per alcuni anni. Non ha avuto un effetto duraturo e non è una cosa che possiamo fare oggi perché attualmente abbiamo $20,000 miliardi in debito.




Qui sopra è riportato il NASDAQ 100 al suo picco. Se ignorate ciò che c'è sul lato destro, avreste potuto pensare che non ci fosse alcun picco. Avreste potuto ignorare i segnali e credere che quella volta fosse diverso, che in qualche modo Alan Greenspan e la FED avrebbero scatenato i miracoli di una crescita economica mai vista prima e che non era troppo tardi per continuare a comprare azioni.

Se allora aveste creduto tutto ciò, entro pochi giorni il mercato sarebbe crollato del 10/15%. Era una bolla enorme e la bolla finanziaria di  oggi è molto più grande. L'ignoranza di oggi è molto meno giustificata.

Penso che siamo ancora una volta molto vicini ad un picco simile. Come 17 anni fa, potrebbe succedere la stessa cosa. È chiaro come il casinò sia ormai diretto verso il disastro. Non ci vorrà molto prima che questo castello di carte cada a terra.

È meglio sembrare uno sciocco prima che la bolla scoppi piuttosto che esserlo dopo. Io sono nato lo stesso anno di Donald Trump. Quella era la prima sfornata di baby boomer. Se siete stati spazzati via nell'autunno dell'87, avreste potuto recuperare il terreno perso. Se siete stati colpiti dal crash delle dot-com, avreste avuto la possibilità di recuperare il terreno perso. Anche se siete stati danneggiati nel 2008 e siete stati molto coraggiosi o addirittura sciocchi da tornare indietro, forse avete recuperato gran parte del terreno perduto.

Ora non c'è più tempo e quando questa bolla scoppierà, accadranno due cose: in primo luogo, la maggior parte della generazione dei baby boomer avrà esaurito il tempo; in secondo luogo, non si riuscirà a recuperare il terreno perduto perché credo che la FED abbia finalmente giocato l'ultima mano. È a corto di polvere da sparo asciutta, con la dimensione dello stato patrimoniale essenzialmente intrappolata in un angolo.

Quando il mercato crollerà, non ci sarà possibilità per Washington, sia sul fronte fiscale che sul fronte monetario, di salvarli.




È importante ricordare sempre ciò che è a rischio e il pericolo che ci troviamo ad affrontare. Pensare che in qualche modo Trump possa tirare fuori un coniglio dal cappello e creare una rinascita come quella avvenuta durante gli anni '80, non è possibile. Qualunque cosa poteva andare storta, è andata storta. L'aumento del bilancio della difesa è stato molto più grande di quello programmato. La riforma fiscale ha finito per essere il doppio di quella effettivamente prevista. Come mostra il grafico qui sopra, Reagan iniziò essenzialmente con un bilancio federale pulito. Il debito totale era di $930 miliardi, il 30% del PIL. Trump invece è partito con quasi $20,000 miliardi di debito pubblico. In altre parole, nel corso del tempo è esploso di 20 volte.

Siamo ora al 106% del PIL. Non c'è spazio per avere un altro miracolo keynesiano. Negli ultimi 30 anni c'è stata irresponsabilità fiscale su scala mai vista e un deficit di bilancio che sta diventando sempre più grande.

Con ogni anno passato abbiamo aggiunto migliaia di miliardi in ipotesi economiche ottimistiche che estenderanno la loro influenza al prossimo decennio. Questo senza considerare un centesimo del potenziale programma di Trump, che a mio giudizio (contrariamente ai $10,000 miliardi del CBO) andranno ad aggiungere dai $12,000 ai $15,000 miliardi di spese.

Gli speculatori a Wall Street presto cominceranno a capire dove siamo diretti. La bolla finanziaria gonfiata sin dal 1981 alla fine scoppierà, e i rami monetari e fiscali del governo hanno esaurito la loro capacità di sfidare le leggi di base dell'economia e della finanza.

Nel 1950, quando GM deteneva il 50% del mercato automobilistico, si soleva ripetere: "Se scompare General Motors, scomparirà anche la nazione".

Questo ovviamente quando GM era l'elemento motore della crescita e dell'aumento dei livelli di vita nell'economia in forte espansione dell'America del dopoguerra. Quei giorni sono passati, sia per GM che per la nazione. Nonostante la riduzione del 20% nella sua quota di mercato per quanto riguarda le vendite di veicoli leggeri negli Stati Uniti a giugno, è ancora un colosso... anche se di diverso tipo.

GM ha fatto registrare un record di $4,361 di incentivi durante il mese di giugno. Stiamo parlando di un aumento del 7% rispetto allo scorso anno e rappresenta il 12% del prezzo medio di vendita di $35,650 per veicolo, anch'esso un record. Ma ciò che ha dovuto mostrare per questo sforzo di marketing è stato un calo del 5% delle vendite anno/anno ed un aumento degli inventari. Questi ultimi sono saliti del 46% rispetto a giugno dell'anno scorso.

Il mio scopo non è quello di lamentarmi della tenuta di GM, ma sottolineare che insieme all'intero settore automobilistico è diventato un reparto della falsa prosperità alimentata dalla FED.

In una parola, i consumatori hanno passato il mese scorso ad "affittare" nuove auto a condizioni più favorevoli che mai. Ma questo non potrebbe fermare la scivolata delle "vendite" dal suo picco nel 2016.

Infatti giugno ha rappresentato il 6° mese di declino anno/anno. E il calo era quasi universale — con FiatChrysler in calo del 7.4%, Ford e GM del 5% e Hyundai in calo del 19.3%.

L'evidente stop delle vendite di auto è un grosso problema, perché l'esuberante rimbalzo nel mondo automobilistico dalla leggera recessione negli ultimi sei anni, è stato un importante contributore alla ripresa debole del PIL globale.

Infatti la produzione industriale complessiva non è in realtà più elevata di quella che era nell'autunno del 2007. Ciò significa che per un decennio la crescita dell'economia industriale aggregata è stata zero.

La produzione reale nella maggior parte dei settori dell'economia statunitense è in realtà diminuita notevolmente, ma è stata parzialmente compensata da un aumento del 15% nella produzione delle auto rispetto al picco precedente e un aumento del 130% rispetto al fondo del 2010.

In confronto, l'indice per i beni al consumo esclusi i veicoli è ancora il 7% al di sotto del livello di fine 2007.

Queste cifre sulla produzione industriale sottolineano con forza la misura in cui la debole espansione delle vendite reali e del PIL negli ultimi sette anni, è stata sostenuta artificialmente da una ripresa insostenibile nel settore automobilistico. Le vendite fiacche di automobili a giugno sottolineano inoltre che questa spinta è finita.

Tuttavia la crescita economica è esattamente ciò che è stato inserito nelle medie ancora in forte crescita del mercato azionario. Ma l'Armageddon nel settore automobilistico è la prova del marciume che si trova sotto l'economia di oggi e le bolle finanziarie.

Si scopre che il giugno scorso il prezzo medio di vendita per un veicolo leggero era di $31,720. Questo è un aumento del 75% rispetto al prezzo di vendita medio registrato 20 anni fa nel 1997. Tuttavia, durante questo stesso intervallo, il reddito medio delle famiglie è cresciuto solo del 52% (da $37,000 a $56,000).

Ma come hanno fatto le famiglie statunitensi a permettersi di acquistare le loro auto nuove quando i loro redditi sono languiti negli ultimi due decenni? In realtà, non potevano permettersele. A giugno i finanziamenti per i veicoli nuovi ammontavano a $30,945, pari al 97.6% del prezzo medio di acquisto.

Sono aumentati del 29% sin dalla grande recessione e mostrano come funziona la Finanza delle Bolle targata FED. Vale a dire, ha permesso all'economia statunitense di sperimentare un boom attraverso il settore automobolistico (basato su un crescente valore collaterale delle automobili), non attraverso una salita proporzionale nel reddito e nel potere d'acquisto delle famiglie americane.




Infatti, visto che viene finanziato circa l'85% delle auto nuove, le famiglie stanno prendendo contanti per finanziare le commissioni di transazione, rimborsare i prestiti sommersi o fare una gita a bordo del loro nuovo bolide.

Inutile dire che accendere un prestito più di quanto costa una nuova auto e finanziarlo per 69.3 mesi, rappresenta l'ennesima versione di un classico schema di Ponzi. Ciò è particolarmente vero in questo caso, perché a differenza delle case durante la mania dei mutui subprime, è evidente che le auto si deprezzino molto più rapidamente prima che il debito venga ridotto.

E va anche sottolineato che i prestiti per le auto sono sostanzialmente sostenuti dal valore collaterale del veicolo stesso, anziché dalla redditività e dal merito di credito del mutuatario.

Inoltre aumenterà la marea dei prestiti per auto sotto stress e si moltiplicheranno le storie d'orrore riguardo quelle famiglie che sono state risucchiate nella finanza Ponzi delle auto.

Non sorprende, quindi, se il debito pro-capite per le auto sia ormai ad un livello massimo di $4,200 e sia salito del 40% rispetto al livello post-crisi di $3,000 nel 2010.

Quindi la FED può cianciare di una ripresa economica che è stata la più debole nella storia moderna, ma è solo una ripresa nella statistica e nei numeri. È stata raggiunta a costo di seppellire le famiglie statunitensi in livelli di debito inimmaginabili e sicuramente insostenibili.

Ciononostante la Yellen e la sua combriccola continuano a respingere la minaccia di un debito inadeguato in base al presunto successo della "regolamentazione prudenziale" e al miglioramento dei bilanci delle banche e del mercato immobiliare.

Infatti il debito delle famiglie è stato spinto nel settore automobilistico. Al culmine del boom dei mutui immobiliari nel 2008, c'erano 98 milioni di mutui ipotecari (compresi i secondi mutui e linee di home equity) rispetto agli 88 milioni di prestiti per auto.

Questi ultimi sono ormai aumentati a 108 milioni — un livello fuori scala che ora supera del 35% il numero dei prestiti ipotecari immobiliari.




Va da sé che per generare 108 milioni di prestiti per auto, ogni consumatore che poteva appannare uno specchietto retrovisore poteva essere legittimato ad accendere un prestito per auto. Di conseguenza il debito subprime per auto è ormai ai livelli massimi, aprendo la porta ad una quantità gigantesca di inadempimenti.

Quest'ultimo punto è cruciale e sottolinea perché questa volta il ciclo di contrazione del debito sarà molto peggiore rispetto al 2008-2009. Questo perché quasi un terzo degli scambi di veicoli porta ora con se un'equity negativa.

Ciò significa, a sua volta, che i potenziali acquirenti di auto nuove dovranno incassare somme di denaro crescenti per pagare i vecchi prestiti. Alla fine, la natura precaria della piramide del debito che sta alla base del mercato delle auto non può essere negata. Pregiudica l'illusoria prosperità alimentata dal debito del settore automobilistico e, invece, sottolinea come i consumatori vengano condotti ancor più in profondità nella trappola del debito della FED.

Ecco perché i risultati di giugno di GM erano un'avvisaglia. Gli stipendi correnti riescono a mantenere a malapena il passo con l'inflazione — in particolare, come risulta dal costo del cibo, dell'energia, delle medicine e delle case. Inutile dire che se sbiadisce la crescita occupazionale durante la prossima recessione, il mondo del debito della FED crollerà di conseguenza.

Dopo il rimbalzo negli ultimi due anni, con un tasso compreso tra il 5% ed il 6.8% su base annua, anche le carte di credito stanno finendo nuovamente nei portafogli. Con i saldi superiori ai $1,000 miliardi, sono tornati al livello insostenibile del maggio 2008 poco prima che esplodessero durante la Grande Recessione.

Allora perché i giocatori d'azzardo nel casinò continuano a "comprare durante i ribassi"?

Perché questa storia "sta andando avanti"... finché non lo farà più.

Saluti,


[*] traduzione di Francesco Simoncelli: http://francescosimoncelli.blogspot.it/