Bibliografia

venerdì 14 luglio 2017

Gini e la politica monetaria





di Alasdair Macleod


Le banche centrali stanno diventando sempre più consapevoli che i critici della politica monetaria stanno guadagnando molta trazione nelle loro argomentazioni: non solo le politiche monetarie hanno fallito nel raggiungere i propri obiettivi, ma stanno anche creando distorsioni economiche controproducenti. Prima fra queste è il trasferimento di ricchezza alimentato dalla svalutazione monetaria. I banchieri centrali hanno sempre glissato su questo problema, che se pienamente compreso indebolirebbe la politica monetaria fino a far perdere alle banche centrali il loro ruolo nella gestione dei nostri affari. Sarebbero costrette a controllare il denaro affinché sia sempre sonante. Almeno sarebbero più come fu Schacht piuttosto che Havenstein.[1]

Quando la critica comincia a percuotere le loro certezze, tentano di difendersi "interpretando" gli argomenti piuttosto che capire le critiche. Questo è quello che stanno facendo le banche centrali, come esemplificato dalla Banca d'Inghilterra e della BCE. È un segno precoce che ci rivela come cerchino di svicolare.

È più facile difendersi per le banche centrali, perché possono rivendicare benefici che non hanno nulla a che fare con un argomento specifico. E l'intervento monetario provoca effetti multipli, che a loro volta variano su diverse scale temporali, permettendo ai banchieri centrali di discutere praticamente di qualsiasi cosa vogliano. In un discorso a Berlino lo scorso ottobre, Mario Draghi ci ha detto che sono stati creati posti di lavoro e sosteneva che la politica monetaria avesse portato ad un calo dei redditi più elevati, mentre il quintile più basso nella zona Euro non aveva visto nessun cambiamento (Grafico 3), presumibilmente a riflesso di un calo della disoccupazione. Quelli che hanno sofferto di più, secondo Draghi, sono state le famiglie più ricche. Nel Grafico 5 del suo discorso, sosteneva che tutti stanno meglio grazie alla gestione della BCE.

Uno può supporre che gli europei in rivolta non abbiano alcun motivo di lamentarsi per queste politiche monetarie di successo, e che siano stati solo i ricchi immeritevoli ad aver sofferto. Ma i critici delle statistiche, a torto o a ragione, non vanno da nessuna parte ed i banchieri centrali lo sanno, anche se la verità è diversa da ciò che dicono.

La Banca d'Inghilterra cerca di convincerci, basandosi sulle prove del coefficiente di Gini, che la sua politica riguardo i tassi d'interesse non ha contribuito alla disuguaglianza. Se questo è vero, gli effetti intertemporali della crescita della quantità di moneta e del credito derivante da tassi d'interesse più bassi, non hanno svantaggiato i membri più poveri della società, come sostengono invece i seguaci dell'Effetto Cantillon. La BoE, inoltre, separa la ricchezza dal reddito, quando i due sono strettamente correlati.

Secondo Keynes anche Lenin dichiarò che il modo migliore per distruggere il sistema capitalista era quello di corrompere la moneta, ed entrambi concordavano su questo punto. Il problema per i banchieri centrali è che loro capiscono il principio concernente il trasferimento di ricchezza dalla gente comune. Ma come possono negare che aumentare la quantità di denaro, riducendo i tassi d'interesse, non comporti un trasferimento di ricchezza?

La Banca d'Inghilterra evita di parlare dell'effetto ricchezza ed afferma che la gestione dei tassi abbia poca o nessuna influenza sui redditi relativi. Il 18 novembre 2016 il vice governatore Ben Broadbent ha detto: “[...] i coefficienti di Gini raccontano una storia – o meglio, forse una sua assenza. I tassi d'interesse strutturali non fanno molto per la distribuzione del reddito, la maggior parte dei quali riflette la differenza dei salari”.

La manipolazione dei tassi d'interesse è solo uno degli aspetti della politica monetaria convenzionale, seppur il più importante. Ma prendendo un solo elemento, Broadbent ha schivato l'argomento. Quindi prendiamo in considerazione il coefficiente di Gini, affinché un esame più dettagliato ci possa confermare che le sue tesi non fossero fuorvianti.

Selezionando determinate statistiche, il vero problema che sorvola è che nel corso degli anni la divergenza di reddito tra la fascia più alta e quella più bassa è aumentata in modo significativo. Questo è dovuto alla politica monetaria, alla politica fiscale, o in alternativa ad entrambe. Inoltre v'è una differenza negli occhi della gente tra chi guadagna una fortuna inventando e producendo qualcosa che ovviamente avvantaggia tutti, e un tipo che invece guadagna una fortuna imbrogliando la gente. Quest'ultima definizione è abitualmente applicata ai banchieri, autorizzati dallo stato a creare denaro e che fanno soldi durante una politica monetaria espansiva.

Pertanto la questione dietro la disuguaglianza sociale è sentita anche a livello emotivo, e ha bisogno di un dibattito razionale. In questo articolo tenterò di smontare le ampie generalizzazioni utilizzate dalle banche centrali per difendere sé stesse e le loro politiche e presentare il vero problema: gli effetti socialmente disgreganti da parte della politica monetaria. Inizieremo guardando al Coefficiente, o Indice, di Gini.



Cos'è il coefficiente/indice di Gini?

I Coefficienti di Gini sono presentati come strumenti per confrontare la distribuzione del reddito in diverse giurisdizioni, senza ulteriori spiegazioni diverse da un coefficiente superiore o inferiore, o in salita o in discesa. Un coefficiente in salita (o un indice, se espresso in percentuale) è considerato come un'indicazione di disuguaglianza crescente, quindi la Banca d'Inghilterra lo considererebbe come prova del fatto che la politica monetaria stia conducendo ad una maggiore disuguaglianza (ma la BoE potrebbe obiettare che la cosa potrebbe essere dovuta ad altri fattori).

Il Grafico 1 illustra l'Indice di Gini. L'Indice di Gini è espresso come rapporto tra l'area tra la linea della distribuzione ideale e la Curva di Lorenz, e tutta l'area sotto la linea della distribuzione ideale.




Tuttavia è evidente che la forma della Curva di Lorenz sia più importante dell'Indice di Gini, perché la stessa area che rappresenta può assumere diverse forme. L'Indice di Gini mostrato nel Grafico 2 ha una forma diversa da quella nel Grafico 1.




In questo grafico il numero di persone a basso reddito è superiore a quello nel Grafico 1, per lo stesso Indice di Gini. Possiamo quindi concludere che come misura delle variazioni di disparità di reddito, l'Indice di Gini è irrimediabilmente viziato. Come indice, soffre di una "mania per le medie". Si tratta di una media che non dice nulla su come le condizioni sottostanti influenzino la gente comune.

Tutto questo è importante perché la Banca d'Inghilterra lo cita come prova che la sua politica dei tassi d'interesse non sembra aver contribuito alla disuguaglianza. Inoltre la Banca Mondiale stima che l'Indice di Gini del Regno Unito sia sceso dal 35.93% nel 2007 al 32.57% nel 2012, considerato come la conferma che la disuguaglianza di reddito sembra essere diminuita tra quegli anni.



Ulteriori errori

L'Indice di Gini viene usato dalla Banca d'Inghilterra per affermare che la politica monetaria non ha portato ad un trasferimento del potere d'acquisto dai poveri ai ricchi. L'Effetto Cantillon dice il contrario. L'Effetto Cantillon descrive come i primi destinatari del denaro creato ex novo, oltre a quello già in circolazione, beneficiano di prezzi che ancora devono prendere in considerazione l'esistenza di suddetto denaro aggiuntivo, mentre gli ultimi ricevitori ne subiscono l'effetto. Quelli alla fine della politica monetaria scoprono che il potere d'acquisto del loro reddito è diminuito e sono quindi tassati, non stimolati come affermano i neo-keynesiani. E quelli nel mezzo subiscono la stessa sorte, solo in misura minore.

L'Effetto Cantillon descrive come la stessa quantità di denaro in mani diverse possa avere un potere d'acquisto diverso in tempi diversi, e l'Indice di Gini non lo considera un effetto di prim'ordine. Tuttavia le conseguenze a valle sono una questione diversa, ed il trasferimento di ricchezza è indiscutibile. A chi viene trasferita la ricchezza?

In un sistema bancario a riserva frazionaria, i primi ricevitori, e quindi i beneficiari della nuova moneta, sono i clienti delle banche che hanno ottenuto credito bancario creato dal nulla. Allo stesso tempo, le banche stesse traggono profitto dalla loro attività di prestito. Questo perché i prezzi dei beni devono ancora regolarsi in base all'aumento della quantità di denaro entrante in circolazione. I beneficiari successivi sono coloro che ricevono il denaro dai suddetti primi riceventi, e così via. Visto che alle banche è data licenza di creare nuova moneta, non sorprende che il settore finanziario sia tra i primi a beneficiare dell'espansione monetaria, a scapito di quelli più in basso nella catena del beneficio monetario.

I perdenti finali sono quelli che non sono meritevoli di credito, e che vivono con redditi fissi. C'è anche un effetto di prossimità, con i centri finanziari che fanno salire i prezzi a livello locale rispetto alle posizioni più distanti.

I critici di sinistra notano giustamente le disuguaglianze di reddito, ma non riescono a carpirne le origini, attribuendole alle politiche fiscali statali. Cantillon spiegò l'elemento motore dietro la ridistribuzione del reddito attraverso l'inflazione monetaria. Il fatto che l'inflazione trasferisca la ricchezza dai risparmiatori ai mutuatari è ampiamente accettato dagli economisti, compresi quelli impiegati dalle banche centrali. Malgrado ciò cercano di convincerci del contrario.

Broadbent minimizza l'applicazione dell'Indice di Gini sulla ricchezza, sostenendo che le statistiche siano meno affidabili. Ma è impossibile isolare il reddito dalla ricchezza quando si considera l'effetto della politica monetaria sugli individui, perché equivarrebbe a dire che l'acqua che esce da un rubinetto sia diversa dall'acqua già nella vasca da bagno. Inoltre l'Effetto Cantillon non si limita a spiegare gli effetti del denaro aggiuntivo sui prezzi dei beni di consumo, ma anche sui prezzi degli asset finanziari. Ancora di più, ci spiega gli spostamenti della ricchezza relativa da quelli i cui risparmi sono investiti in mezzi di investimento a basso rischio (come ad esempio contanti, conti di risparmio e titoli di risparmio nazionale) a favore di coloro disposti a perseguire investimenti più rischiosi (come i titoli quotati in borsa e le proprietà). In genere ciò svantaggia la retribuzione relativamente bassa delle classi medie e superiori. Inoltre coloro con salari bassi hanno case di proprietà di basso livello, poiché l'aumento dei prezzi delle case viene alimentato da mutui più convenienti concessi a percettori di redditi più alti.

Il reddito ed i vantaggi di coloro a basso salario sono spesso del tutto assorbiti dall'affitto, dagli oneri delle utilità e dal cibo. Si trovano intrappolati, incapaci di progredire. E quando gli affitti aumentano, o aumentano gli oneri delle utilità regolati dallo stato, lo standard di vita dei poveri diminuisce, in particolare quando i benefici ed i livelli salariali minimi non riescono a salire nella stessa misura. Pertanto l'affermazione della Banca d'Inghilterra, secondo cui non v'è alcuna prova che la sua politica monetaria, progettata per ridurre il potere d'acquisto della moneta, porti ad un aumento della disuguaglianza di reddito, è un errore nascosto in un mare di mezze verità.



Conclusione

Mentre gli Indici di Gini possono fornire un'ampia panoramica matematica sulla disuguaglianza sociale, non ci informano sugli spostamenti di reddito e di ricchezza che si verificano tra individui diversi. L'Effetto Cantillon dimostra come una politica monetaria, modificando la quantità di moneta e credito, ridistribuisca le risorse tra i diversi membri di una società.

Una politica monetaria espansiva premia gli spendaccioni e penalizza i risparmiatori. I benefici ed i costi sono distribuiti in modo non uniforme, e sono economicamente e socialmente dirompenti. Ci siamo allontanati dal concetto keynesiano di spesa in deficit limitata ai periodi economici difficili. Oggi l'intervento centrale è diventato continuo, con l'accento sulla politica monetaria. Inevitabilmente le conseguenze devono essere distributive, altrimenti la politica non sarebbe stata intrapresa in primo luogo.

L'affermazione secondo cui non c'è alcuna prova che la politica monetaria sin dal 2008 abbia contribuito alle disuguaglianze sociali, è fuorviante e devia la colpa dei mali della società dalla politica monetaria, ponendo l'accento sulla politica fiscale o sul libero mercato stesso. E mentre le banche centrali ed i ministeri delle finanze si rimpallano la responsabilità dei loro fallimenti, la gente comune non può migliorare la propria vita mediante l'uso di una moneta sonante.


[*] traduzione di Francesco Simoncelli: http://francescosimoncelli.blogspot.it/


_________________________________________________________________________________

Note

[1] I presidenti della Reichsbank prima e dopo l'iperinflazione della Germania degli anni '20.

_________________________________________________________________________________


7 commenti:

  1. È cosa nota, non c'è peggior sordo di chi non vuol sentire.
    Ovvia sordità quella dei banchieri centrali, ma la gente comune... fa cadere le braccia.
    Poi si lamenta dell'impoverimento e la colpa è, con Fusaro, Borghi e Bagnai, del capitalismo apolide e del mercato liberal-libertario e della Germania e della Francia.
    Ma il trucco monetario non riescono a vederlo, anzi ne chiedono le chiavi sovrane....

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Breve riassunto della storica stupidità umana: "se non ho ragione, comunque non ho torto".

      R.G.

      Elimina
    2. Cmq questo sistema anche se fragile è piuttosto resistente perché ben piantato nella testa della gente da decenni. Perciò, vogliono svalutare senza inflazione? Vogliono crescere a spesa pubblica direzionata dai politici, a deficit e debito pubblico? Vogliono comprare italiano, che costa meno? Ecc ecc...
      Beh, se è questo che vogliono ed avranno, posizionatevi bene, secedete in silenzio dal sentir comune, a modo vostro, leggete la situazione con la bussola austriaca ed approfittate tranquillamente della altrui dabbenaggine (niente di illegale, solo legittima emersione dalla palude indrenabile).

      Elimina
    3. Il potere e' un problema storico.
      Oggi usa il fiatmoney, la moneta falsificabile. E' la sua forza e la sua debolezza.
      Importante e' capire che non conta chi fa cosa ma cosa fa chi. Cioe' che chiunque controlla il fiatmoney ci sta derubando.
      Con la sovranità monetaria ci faremo derubare dagli Italiani, con l'€ ci facciamo derubare dagli stranieri.

      Elimina
  2. http://calhoun.nps.edu/bitstream/handle/10945/11515/SI_V9_I1_2010_Greenhill_116.pdf

    Lungo, ma...

    RispondiElimina
    Risposte
    1. lo conoscevo, avevo letto l abstract ma non l articolo. facci il riassunto :)

      Elimina
    2. Il succo di questo studio strategico molto documentato è che le immigrazioni forzate di massa sono state e sono armi non convenzionali di destabilizzazione dei Paesi di partenza e di arrivo, a seconda dei casi.
      Semplificando con l'accetta la mia interpretazione è chaos organizzato per portare ad un nuovo ordine dominante, ordo ab chao.
      Per quanto ci riguarda, il fenomeno nostrano, così manifestamente malgestito da furbetti e dilettanti, è da capire se volto a destabilizzare solo il nostro paese (per il vantaggio di?) o invece volto a destabilizzare l'intera Europa (per il vantaggio di?). E qui lascio a ciascuno il proprio punto di vista.

      Elimina