lunedì 31 luglio 2017
Comprendere la creazione di denaro e la bilancia commerciale
di Frank Shostak
Secondo l'analisi tradizionale, un fattore chiave nella determinazione del tasso di cambio è lo stato della bilancia dei pagamenti. Si ritiene che fino a quando gli Stati Uniti continueranno a gestire un grande deficit commerciale, pari a $48.5 miliardi a gennaio 2017, faranno pressione sui tassi di cambio del dollaro USA rispetto ad altre valute.
Seguendo questa logica, un aumento delle importazioni porta ad un aumento della domanda di valuta estera. Per ottenere valuta estera, gli importatori venderanno la moneta nazionale. Ovviamente questo porterà al rafforzamento del tasso di cambio della valuta estera rispetto alla moneta nazionale, o almeno così si sostiene.
Al contrario, in presenza di un aumento delle esportazioni, ceteris paribus, gli esportatori scambiano i loro guadagni in valuta estera per moneta nazionale, questo mette in moto un rafforzamento del tasso di cambio nazionale rispetto alla valuta estera.
Secondo questo modo di pensare, gli esportatori determinano l'offerta di valuta estera mentre gli importatori determinano la domanda di valuta estera. Di conseguenza l'interazione tra offerta e domanda determina un tasso di cambio.
Seguendo questa logica, ha senso concludere che lo stato della bilancia dei pagamenti, risultato dell'interazione tra esportazioni ed importazioni, è una chiave per determinare il tasso di cambio.
Importatori ed esportatori e domanda/offerta di valuta estera
È giusto dire che l'offerta di valuta estera sia determinata dagli esportatori, mentre la domanda di valuta estera sia impostata dagli importatori?
Per esempio, la domanda per lo yen non proviene solo dagli importatori americani di beni e servizi giapponesi, ma anche dagli stessi giapponesi.
Ogni attività economica situata in Giappone dà origine alla domanda di denaro giapponese — lo yen. Ad esempio, un produttore giapponese di scarpe esercita la sua domanda di denaro vendendo il suo prodotto (scarpe) in cambio di yen, che a sua volta potrebbe spendere in futuro per acquistare altri beni e servizi.
Allo stesso modo i produttori di altri beni e servizi esercitano la loro domanda di denaro scambiando i loro prodotti e servizi per denaro, il quale verrà scambiato per altri beni e servizi.
Qual è la fonte dell'offerta di valuta estera come lo yen e l'euro? Nel sistema monetario moderno, la fonte è la politica monetaria della banca centrale e la riserva frazionaria delle banche commerciali. La quantità di yen e di euro è impostata dalle rispettive banche centrali e dalla riserva frazionata delle banche commerciali, e non ha nulla a che fare con l'attività degli esportatori.
Inoltre, ceteris paribus, le rispettive politiche monetarie delle banche centrali determinano il potere d'acquisto del denaro. Ciò determina a sua volta i tassi di cambio. Ecco come.
Il potere di acquisto relativo del denaro ed il tasso di cambio
Il prezzo di un paniere di beni è l'importo in denaro pagato per tale paniere. Possiamo anche dire che l'importo in denaro pagato per il paniere rappresenta il potere d'acquisto del denaro in rapporto al paniere di beni.
Se negli Stati Uniti il prezzo di un paniere di beni è $1 e in Europa un paniere identico viene venduto a €2, allora il tasso di cambio tra il dollaro e l'euro deve essere due euro a dollaro.
Un fattore importante per stabilire il potere d'acquisto del denaro è l'offerta di denaro. Se nel tempo il tasso di crescita dell'offerta monetaria degli Stati Uniti supera il tasso di crescita dell'offerta monetaria europea, ceteris paribus, questo metterà pressione al rialzo sui dollari USA.
Dal momento che un prezzo di un bene è la quantità di denaro pagato per esso, questo significa che i prezzi dei beni in termini di dollari aumenteranno più velocemente rispetto ai prezzi in termini di euro, ceteris paribus.
Un altro fattore importante che influenza il potere d'acquisto del denaro ed il tasso di cambio, è la domanda di denaro. Ad esempio, un aumento della produzione di beni farà aumentare la domanda di denaro.
La domanda dei servizi del mezzo di scambio aumenterà, poiché si prevede che più beni verranno scambiati per una certa offerta di denaro; il potere d'acquisto del denaro aumenterà perché meno soldi "inseguiranno" più beni.
All'interno di un'economia nazionale, ogni individuo è sia un esportatore che un importatore. Gli individui che producono e vendono beni e servizi ad altri individui, possono essere considerati esportatori di questi beni e servizi, mentre gli individui che acquistano tali beni e servizi possono essere considerati importatori.
Poiché in un'economia nazionale ogni individuo è sia un esportatore (un venditore) sia un importatore (un acquirente), la vendita e l'acquisto possono essere accertati dalla bilancia dei pagamenti nazionale. Si noti che la bilancia dei pagamenti non altera il potere d'acquisto del denaro in tal Paese. Questo perché, per una determinata offerta di moneta, un individuo che ha venduto i suoi beni ha aumentato la sua domanda di denaro mentre un individuo che ha acquistato tali beni l'ha ridotta. Di conseguenza non c'è alcun cambiamento nella domanda complessiva di denaro.
Ciò significa che per una certa offerta di denaro ed una domanda di denaro inalterata, il potere d'acquisto del denaro resta invariato.
Come per la bilancia dei pagamenti all'interno di un Paese, la bilancia dei pagamenti tra i Paesi non provoca cambiamenti nel rispettivo potere d'acquisto del denaro e quindi non determina i tassi di cambio.
Infatti possiamo osservare che un raffreddamento del disavanzo commerciale statunitense con il Giappone tra il giugno 2007 ed il febbraio 2009, è stato effettivamente associato ad un calo del tasso di cambio del dollaro americano rispetto allo yen – meno yen per dollari USA (vedi grafico), l'esatto contrario della concettualizzazione popolare.
Dal marzo 2012 al gennaio 2017, un rallentamento del disavanzo commerciale statunitense con il Giappone è stato associato ad un rafforzamento del dollaro americano rispetto allo yen, che è in linea con il quadro di pensiero popolare. Non esiste una chiara relazione osservabile tra la bilancia dei pagamenti ed il tasso di cambio.
Stampare denaro e tasso di cambio
Supponiamo che il tasso di cambio tra il dollaro e lo yen sia di 1:1 e che i rispettivi poteri d'acquisto siano uguali.
Supponiamo inoltre che i soldi siano creati "dal nulla" negli Stati Uniti. Gli importatori americani impiegano i nuovi fondi per acquistare yen. Nel processo il tasso di cambio dello yen rispetto al dollaro si apprezza a 2:1. Con gli yen gli americani acquistano beni giapponesi. Il saldo commerciale tra gli Stati Uniti e il Giappone si sposta in disavanzo. Si osservi che quello che abbiamo qui è uno scambio di nulla per qualcosa. Gli americani scambiano i loro soldi, che non scaturiscono dalla produzione, per i beni giapponesi.
I giapponesi avrebbero quindi difficoltà a procurarsi beni reali dagli americani coi dollari che hanno ricevuto, dal momento che questi dollari non sono stati creati dalla produzione. Ciò si manifesta con un aumento dei prezzi delle merci negli Stati Uniti. Quindi, per mezzo di dollari fasulli, gli americani si sono assicurati risorse reali dal Giappone.
Di conseguenza ciò che abbiamo qui è un calo del potere d'acquisto dei soldi statunitensi, una calo del tasso di cambio del dollaro USA rispetto allo yen e un deficit commerciale americano con il Giappone.
Si noti che il pensiero convenzionale attribuirebbe la debolezza del dollaro americano rispetto allo yen al disavanzo commerciale statunitense.
Come abbiamo visto, questa logica è una spiegazione errata del calo del dollaro americano, perché ignora la diminuzione del potere d'acquisto relativo del dollaro. Ogni deviazione del tasso di cambio dal tasso fissato dal relativo potere d'acquisto, metterà in atto un arbitraggio che annullerà la deviazione.
Bilancia commerciale come indicatore della redistribuzione della ricchezza
Si noti che mentre la bilancia commerciale non determina il tasso di cambio, essa fornisce un'indicazione sull'entità degli abusi monetari da parte della banca centrale. Essa fornisce un'indicazione riguardante la deviazione della ricchezza reale degli stranieri verso il Paese impegnato in una politica monetaria sconsiderata.
Dal momento che il dollaro USA è il mezzo di scambio più accettato, la politica monetaria della banca centrale statunitense è un mezzo importante per la deviazione di ricchezze reali dagli stranieri agli americani.
Nel terzo trimestre del 2016, i possedimenti di dollari statunitensi in percentuale delle riserve valutarie complessive sono stati pari al 63%. Si noti che nel secondo trimestre 2001 tale percentuale era pari al 73%.
La diminuzione della popolarità del dollaro statunitense è un veicolo importante nel declino della deviazione di ricchezza reale dagli stranieri agli americani.
Ceteris paribus, questo declino continua a sconvolgere lo standard di vita degli americani che hanno beneficiato della deviazione di ricchezza reale dal resto del mondo a loro.
Stampando il più diffuso mezzo di scambio internazionale, la banca centrale statunitense permette ai primi ricevitori di dollari, che sono americani, di deviare ricchezza reale dal resto del mondo.
Nel quadro di un tasso di cambio fisso, l'eccesso di pompaggio monetario da parte di una banca centrale di un Paese porterà ad una "corsa agli sportelli" per la moneta di quel Paese e pertanto metterà in pericolo tale politica monetaria allentata.
Tuttavia, nel quadro di un sistema di tassi di cambio fluttuanti, gli aggiustamenti dei tassi di scambio sono scialbi e richiedono molto tempo prima che emerga il punto di crisi.
Inoltre se tutte le banche centrali coordinano le loro politiche monetarie, come nel caso attuale, la crisi può essere evitata per un lungo periodo.
Solo se le banche centrali smetteranno di coordinare le proprie politiche, potrà emergere una crisi economica. Nell'ambito di tassi di cambio fluttuanti, le banche centrali, tramite la coordinazione della politica monetaria, possono creare l'illusione di una stabilità delle valute.
Più a lungo persiste l'attuale quadro di tassi di cambio fluttuanti, maggiore sarà il danno che verrà inflitto ai produttori di ricchezza. La via d'uscita da questo disordine è quella di ritornare ad una moneta scelta dal mercato, cioè, l'oro.
[*] traduzione di Francesco Simoncelli: http://francescosimoncelli.blogspot.it/
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il problema fondamentale, non risolvibile da nessuno. perche allora, se cosi non fosse, lo potrebbe risolvere anche l attuale pianificatore, come un altro. percio lasciare al mercato e non aggiungere "cioe l oro" se non deciso dal mercato stesso. dunque 2 parole di troppo.
RispondiElimina"I giapponesi avrebbero quindi difficoltà a procurarsi beni reali dagli americani coi dollari che hanno ricevuto, dal momento che questi dollari non sono stati creati dalla produzione. Ciò si manifesta con un aumento dei prezzi delle merci negli Stati Uniti" a meno che, come dice dopo, non li convinci a tenere risparmi in quella valuta.
"Di conseguenza ciò che abbiamo qui è un calo del potere d'acquisto dei soldi statunitensi, una calo del tasso di cambio del dollaro USA rispetto allo yen e un deficit commerciale americano con il Giappone.
"Si noti che il pensiero convenzionale attribuirebbe la debolezza del dollaro americano rispetto allo yen al disavanzo commerciale statunitense." qui non capisco: il nesso quindi c è, certo non è esaustivo, certo non è il solo, certo dipende dalla creazione di moneta dal nulla. ma in parte c è e l autore lo illustra. non capisco cosa vuole dire
Ciao gdb
EliminaSull'ultimo punto: quale nesso?
Vale più la metà vera (!?) della storia o non piuttosto la smentita secca?
Se sei un politico vale più la prima, se sei un suddito decisamente la seconda.
Io propendo per la seconda, sebbene questo comporti il dolore di dover riconoscere il mio vero status politico.
Riguardo al post: l'unica bilancia dei pagamenti che riesco ad afferrare è quella che mi vede debitore senza il mio consenso.
Partendo da questo punto mi è facile e familiare estendere il concetto ai corpi sociali e politici che mi sovrastano: e guarda caso non c'è spazio per nessuna mezza verità.
R.G.