di Bill Bonner
GUALFIN, ARGENTINA – Come i lettori di lunga data di questo spazio virtuale sanno, non facciamo un'analisi reale delle azioni.
Cerchiamo semplicemente Modelli Davvero Semplici (MDS).
Il più semplice che abbiamo scoperto finora: se un mercato è economico ora, probabilmente lo sarà meno quando deciderete di investirvi. Se è molto costoso, probabilmente diventerà meno costoso prima che deciderete di uscirvi.
Questi MDS ci sono venuti in mente quando Chris Mayer ci ha ricordato quanti soldi abbiamo fatto in base alla sua ultima raccomandazione.
Il nostro portfolio è costituito da ETF legati ai mercati azionari di determinati Paesi. Scegliamo questi ultimi in base ai MDS: cerchiamo quelli più economici.
Il 30 marzo scorso Chris ci ha consigliato di mettere i nostri soldi in cinque ETF decisamente economici. E ieri, immaginando la nostra gioia, ci ha inviato il seguente aggiornamento via email:
È sorprendente, è una strategia così semplice e ancora funziona così bene...
Finora (sin dal 30 marzo) abbiamo quasi un 10% in Turchia, quasi un 9% in Spagna, un 8% in Italia e un 5% in Corea del Sud. L'unico ribasso è la Cina, in calo dell'1%.
Nel complesso, siamo su del 6%... da marzo.
L'unico problema è... non abbiamo siglato questo investimento: il 15 aprile abbiamo improvvisamente avuto bisogno di soldi per pagare l'IRS.
Ma guardiamo ad un altro trade, il nostro Trade del Decennio.
Non aveva niente a che fare con un'analisi accurata, uno studio o una visione d'insieme. Solo altri MDS: i mercati che scendono per lungo tempo hanno una buona probabilità di tornare indietro nei 10 anni successivi.
All'inizio del XXI secolo, non abbiamo avuto problemi ad identificare un trade promettente: l'oro era sceso più o meno per quasi due decenni, le azioni statunitensi erano salite.
Quindi il nostro Trade del Decennio era semplice: vendere le azioni, comprare oro.
Si è scoperto che entrambe le parti sono andate come avevamo previsto. Tra il 2000 e il 2010, l'oro è cresciuto del 143%, rendendolo la classe di asset più importante del decennio. E l'indice S&P 500 è sceso del 25% circa.
Il nostro Trade del Decennio successivo non sarebbe stato così semplice.
Entro il 2010 l'oro non era più un affare e le azioni statunitensi erano state picchiate dalla crisi del 2008. C'era poco da ottenere spremendo ancora di più questa arancia, o almeno così abbiamo ragionato.
E poi?
Nel secondo decennio del XXI secolo i prezzi delle azioni giapponesi erano in calo da 20 anni.
Dall'altra parte, i prezzi delle obbligazioni del governo giapponese erano solamente saliti. Perché non scommettere su un'inversione?
E così abbiamo fatto, puntando sul nostro nuovo Trade del Decennio: vendere obbligazioni giapponesi, acquistare azioni giapponesi.
Ciò si basava su due altri MDS: (1) i mercati che scendono molto tendono a salire molto più tardi, e (2) nel tempo i governi distruggeranno sempre il valore delle loro valute di carta.
Com'è andata finora?
Beh, prima di arrivarci, vorremmo ringraziare il governo giapponese – o, più in particolare, la Banca del Giappone (BoJ) – per questo risultato.
I federali giapponesi hanno lavorato instancabilmente per aumentare i prezzi delle loro azioni e spingere gli investitori a fuggire dal loro mercato obbligazionario.
Perché?
È solo una parte del loro goffo programma che dovrebbe migliorare l'economia, se riusciranno a far salire il tasso d'inflazione, a svalutare lo yen e a rendere le esportazioni giapponesi più competitive.
Questo, a sua volta, migliorerà le vendite degli esportatori... portandoli a comprare di più, assumere di più e mettersi in fila dietro il partito di governo.
Di conseguenza sono state portare sulla scena le solite politiche sciocche.
Shinzo Abe, primo ministro del Paese, ha spiegato come un maggiore "stimolo" – sia fiscale che monetario – avrebbe sicuramente acceso un fuoco sotto l'economia.
Non è andata così. Invece di scendere, lo yen è salito, lasciando l'economia giapponese più molliccia che mai.
Ed è stato così che Abe e la BoJ hanno inserito la modalità "ritardati monetari totali".
Non avrebbero aspettato che le aziende giapponesi avessero venduto più prodotti e guadagnato maggiori profitti. Avrebbero semplicemente riacquistato azioni proprie.
Dal blog finanziario Zero Hedge:
Un anno fa abbiamo sottolineato che la Banca del Giappone (BoJ) era tra i primi 10 soggetti che possedevano il 90% delle azioni giapponesi. A dicembre abbiamo mostrato che la BoJ è stata il più grande acquirente di azioni giapponesi nel 2016. E ora, come riferisce il FT [Financial Times], la vera "balena" dei mercati giapponesi sta accelerando i suoi acquisti (oltre il 70% YoY [anno su anno], entrando nel mercato durante i ribassi più della metà del tempo negli ultimi quattro anni.
A partire dalla fine del 2010, il FT osserva che la BoJ ha acquistato exchange traded funds (ETF) nell'ambito del suo programma di quantitative e qualitative easing. L'azione più grande è iniziata lo scorso luglio, quando le sue acquisizioni annuali sono raddoppiate a ¥6,000 miliardi [$8.7 miliardi].
Sin da allora la designazione delle balene è sembrata piuttosto evidente: la banca centrale ha inghiottito come minimo ¥1,200 miliardi in ETF ogni singolo giorno di negoziazione (sostenendo le azioni e ampliando la cosiddetta "Abenomics"), sborsando ¥72 miliardi [$632.5 milioni] circa una volta ogni tre sessioni.
Poiché la Banca del Giappone ha iniziato questo programma, la banca d'investimento Nomura stima che abbia incrementato l'indice Nikkei 225 – l'equivalente giapponese dell'indice S&P 500 – di circa 1,400 punti.
Grazie mille.
Allora come ce la caviamo?
Dall'inizio del 2010, il mercato azionario giapponese è cresciuto del 33% in termini di dollari statunitensi... e circa tre volte di più rispetto agli investitori di yen. Quanto ai titoli di stato giapponesi, non hanno collaborato.
Shinzo Abe non è ancora riuscito a distruggere la moneta della sua nazione o degradare il suo credito.
Ma non disperiamo. Il Trade del Decennio ha ancora tre anni per avverarsi e Abe ci sta ancora provando!
Saluti,
[*] traduzione di Francesco Simoncelli: http://francescosimoncelli.blogspot.it/
Che è come dire che è assai più probabile che l'Italia torni a crescere dopo il default dello stato, piuttosto che in questa fase di cachessia terminale dello statalismo parassitario.
RispondiEliminaOver The Last 10 Years The U.S. Economy Has Grown At EXACTLY The Same Rate As It Did During The 1930s
RispondiElimina(Economic Collapse Blog) – Even though I write about our ongoing long-term economic collapse every day, I didn’t realize that things were this bad. In this article, I am going to show you that the average rate of growth for the U.S. economy over the past 10 years is exactly equal to the average rate that the U.S. economy grew during the 1930s.
The hard fact is that the past decade’s $10 trillion in deficit spending has produced the worst economic growth as measured by Gross Domestic Product in our nation’s history. You read that right, in the past decade our nation’s economy grew slower than even during the Great Depression. This stagnant, new normal, low-growth economy is leaving millions of working age people behind who have given up even trying to participate, and has led to a malaise where many doubt that the American dream is attainable.
The following are U.S. GDP growth rates for every year during the 1930s…
1930: -8.5%
1931: -6.4%
1932: -12.9%
1933: -1.3%
1934: 10.8%
1935: 8.9%
1936: 12.9%
1937: 5.1%
1938: -3.3%
1939: 8.0%
When you average all of those years together, you get an average rate of economic growth of 1.33 percent.
That is really bad, but it is the kind of number that one would expect from “the Great Depression”.
So then I looked up the numbers for the last ten years…
2007: 1.8%
2008: -0.3%
2009: -2.8%
2010: 2.5%
2011: 1.6%
2012: 2.2%
2013: 1.7%
2014: 2.4%
2015: 2.6%
2016: 1.6%
When you average these years together, you get an average rate of economic growth of 1.33 percent.
[05/06, 16:49] REDPILL: Sintesi: nonostante la propaganda sulla ripresa economica, il pil medio USA degli ultimi 10 anni, quelli di Obama, è identico al pil medio degli anni trenta, quelli della Grande Depressione.
Insomma, il grande inganno prosegue... col consenso di molti.
Nel migliore dei casi in Occidente siamo in stagflazione, cioè stagnazione economica ed inflazione dei prezzi. Inflazione che ora è nei prezzi delle azioni ed in molti asset gonfiati a dismisura, ma pian piano si sta riversando nel mercato più ampio. Come i più attenti avranno già notato da un pezzo, anche se i dati ISTAT ufficiali non prendono in considerazione i prezzi delle cose che tutti compriamo ogni giorno e pertanto nascondono la realtà delle cose. Anzi, adattano la realtà ai voleri di chi dice di tenere saldamente le redini della situazione.