giovedì 29 giugno 2017
La confusione sui tassi d'interesse (parte I)
di Frank Hollenbeck
Fin dal 2008 le banche centrali hanno rincorso l'abbassamento degli interessi per spronare la crescita. Questo ha indotto cattivi investimenti in quasi tutte le classi di attività. Per esempio, con i prezzi sotto i 50 dollari al barile e con tendenza al ribasso, l'industria dello shale oil è in grossi problemi, poiché ha ricevuto prestiti dal sistema bancario per più di un migliaio di miliardi di dollari.
Naturalmente, gli economisti e la teoria economica fallace sono responsabili al 100% di quanto sta per accadere. Gli economisti professionisti oggi sono come il medico del passato le cui prescrizioni di salassi erano considerate medicina allo stato dell'arte; la cura, naturalmente, era molto peggio del male.
Questo secolo ha visto due crisi finanziarie devastanti, con una terza all'orizzonte a breve. Quando scriveranno di questa era, gli storici concluderanno che questi cicli di "boom and bust" si sarebbero potuti evitare se i politici non fossero stati influenzati da errati giudizi circa il ruolo dei tassi di interesse in un'economia capitalista.
La storia dei tassi di interesse (curva dei rendimenti) è affascinante. Tutto iniziò quando Aristotele condannò fermamente l'applicazione di interessi quale contraria alla natura poiché il denaro è un mezzo di scambio e non, in sé, produttivo o accrescitivo di ricchezza. Il denaro è sterile e non produce alcun frutto, e perciò non può legalmente imporre interessi. Questa visione dei tassi di interesse è stata mantenuta da molti teologi anche fino all'era moderna.
Sebbene l'usura (l'applicazione di qualunque interesse e non la definizione moderna di interessi abusivi) ebbe una connotazione negativa, non era strettamente proibita fino al primo concilio ecclesiastico nel 325. Questo bando sull'usura fu, inizialmente, limitato principalmente agli affari della chiesa.
Molti teologi del tempo consideravano l'usura un furto, un crimine peggio dell'adulterio e dell'omicidio, poiché il peccato di usura poteva continuare, tramite eredità, da una generazione all'altra. Nel 1139 la chiesa finalmente estese la proibizione a tutti gli uomini.
Il teologo parigino William di Auxerre (m. 1231) aggiunse un nuovo filone alla campagna anti usura proclamando che il tasso di interesse era il prezzo del tempo, e poiché il tempo è gratuito, nessuno avrebbe dovuto addebitare qualcosa che non aveva alcun costo. Un altro avvocato anti-usura fu il teologo Tommaso d'Aquino (1225-1274), che riteneva che il denaro dovesse avere un valore nominale fisso. L'applicazione di interessi su qualcosa che è fisso è una violazione della natura del denaro ed è perciò peccaminosa e dovrebbe essere resa illegale.
Chiaramente Tommaso d'Aquino e altri teologi non comprendevano la natura del denaro. Non lavoriamo per il valore nominale del denaro, ma per i beni e i servizi che questo valore nominale può acquistare, altrimenti detto potere d'acquisto. Ad ogni modo, il valore al consumo del suo potere d'acquisto varia nel tempo. In altre parole, anche se un dollaro potesse acquistare una mela oggi e una mela domani, non significa che assegnerebbe, oggi, lo stesso valore al consumo, o preferenza nel tempo, al consumo di una mela in futuro, e l'equivalente quantità di denaro usata per acquistarle. Il consumo di mele o di denaro in diversi periodi può essere visto come diversi prodotti. Furono il francese Turgot (1727-1784) e l'economista Austriaco Eugen von Bohm Bawker (1851-1914) tra gli altri, che compresero che il consumo attuale è preferibile al consumo futuro, cosicché il tasso naturale di interesse riflette il premio che il mercato impone per equalizzare il valore del consumo di beni in diversi periodi di tempo. Il tasso naturale di interesse può essere visto come come il parametro di scambio fra il consumo attuale e il consumo futuro.
L'equilibrio del tasso di interesse in un'economia di mercato funzionale è correlata alla domanda e all'offerta di fondi mutuabili. L'offerta deriva dalla preferenza di tempo del consumo, mentre la domanda proviene da imprese che investono in fabbriche e impianti basate sull'efficienza marginale del capitale. Questo può dare l'impressione che il tasso di interesse di equilibrio sia perciò dominato da una combinazione di preferenze di tempo e di valutazioni di produzione. Tuttavia questa è solo un'illusione. Il valore di questo capitale è anche determinato da preferenze di tempo poiché è il valore della produttività nel tempo scontato da tassi di interesse riflettenti preferenze temporali. L'efficienza marginale del capitale è perciò ottenuta dal valore del capitale che in cambio è determinato dalle preferenze temporali. È il tasso di interesse che determina le posizioni delle curve di domanda e offerta.
Gabriel Beil (1420 al 1425-1495) e Conrad Summerhart (1465-1522) indebolirono la proibizione dell'usura proclamando che l'interesse era il pagamento del costo di opportunità del denaro. Un mercante dovrebbe essere compensato per rinunciare all'uso del proprio denaro, così come un agricoltore dovrebbe essere ricompensato per il sacrificio dell'uso della propria terra. Allo stesso modo, il richiedente il prestito ha l'opportunità di ottenere più profitti dal prestito di quanti interessi deve pagare al prestatore. Perché tale transazione reciprocamente proficua dovrebbe essere proibita?
Summerhart andò oltre presentando il caso che il denaro attuale fosse un bene diverso dal denaro futuro, e che il valore dell'uso del denaro di oggi fosse diverso dal valore del denaro pagato domani. Una volta Murray Rothbard sottolineò che: "Summerhart si avvicinò alla comprensione del fatto primordiale della preferenza temporale, la preferenza verso il denaro attuale piuttosto che a quello futuro."[1]
Summerhart indicò anche che il prestito non era senza rischio e che il tasso di interesse pagato serviva a ricompensare il rischio preso dal prestatore in caso di bancarotta del debitore. Perciò il concetto di premio del rischio giustificava l'interesse su un prestito. Il francescano Juan de Medina (1490.1546) fu il primo scrittore nella storia ad avanzare chiaramente l'opinione che l'applicazione di interessi ad un prestito è legittima se è in funzione di ricompensa al rischio di mancato rimborso.
Il cardinale Thoma Carjetan (1468-1534) legalizzò l'attività di prestiti, e le restrizioni al ricarico di interessi, per tutti gli scopi pratici, fu eliminata dalla congregazione Gesuita del 1581.
L'attività bancaria islamica, o "finanza aderente alla Sharia" altresì condanna l'usura (Riba). I prestiti al consumo dovrebbero essere carità, mentre i prestiti d'affari non dovrebbero avere fissità nel pagamento di interessi. Il ritorno del denaro prestato è sempre sconosciuto inizialmente poiché il futuro è incerto. Se, ad esempio, il tasso di interesse è del 5% e il rendimento del denaro preso in prestito è del 2%, parte del pagamento di interesse fisso, 3%, fatta dal il creditore è visto, sotto la finanza islamica, non guadagnato. Se la resa invece è il 10%, il 5% di guadagno per colui che ha preso il denaro in prestito è visto come un'entrata ingiustificabile. La divergenza tra il tasso fisso e il rendimento del denaro prestato viene così accusata della creazione di squilibrio di entrate. Naturalmente tutto ciò ignora totalmente il rischio di bancarotta, e le differenze nelle preferenze di rischio. La scelta volontaria di fissare il pagamento di interessi riflette una differenza nella preferenza di rischio che beneficia sia il prestatore sia il mutuatario. Inoltre, il prestito al consumo può semplicemente riflettere differenze nel preferenze temporali di consumo.
Se il tasso di interesse naturale riflette la preferenza temporale, allora riflette anche le scelte dei consumi di una società (domanda) attraverso il tempo. Queste scelte di consumo determinano, in un'economia di mercato, le scelte di produzione inter-temporali che rispondono meglio a questa domanda. L'interferenza con questo allineamento cruciale provocherà una divergenza tra ciò che la società vuole sia prodotto attraverso il tempo in relazione a quanto effettivamente prodotto. Le recessioni o le depressioni non sono mai un problema di domanda (vedi la spiegazione qui), ma un disallineamento tra domanda e offerta.
Diversamente da quanto si insegna in quasi tutti i programmi pre o anche post-laurea, la miglior politica monetaria è nessuna politica monetaria
[*] traduzione per Francesco Simoncelli's Freedonia a cura di Giuseppe Jordan Tagliabue
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Note
[1] Murray Rothbard, "Economic Thought Before Adam Smith: An Austrian Perspective on the History of Economic Thought, Volume I."
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Il sistema politicofinanziario fiatmoney fa solo i propri interessi.
RispondiEliminaEND THE FED!