giovedì 22 giugno 2017
Cos'ha fatto di recente lo stato per voi?
di Jeffrey Tucker
Quanto è sostenibile il modello di politica del XX secolo nell'era digitale? Non molto. I fallimenti dello status quo stanno diventando troppo evidenti ed i costi troppo alti. Inutile dire che siamo in prossimità di un cambiamento.
Cominciamo con le due iniziative più grandi del nostro tempo: l'Obamacare e le guerre in Medio Oriente che hanno avuto inizio con la guerra in Iraq. I fallimenti di entrambi hanno molto in comune: hanno avuto inizio sotto i migliori auspici, con consulenti esperti, con risorse enormi, con un'enorme spinta nei media mainstream e col potere dello stato a loro supporto.
Secondo il pensiero convenzionale, rappresentavano un successo scontato. Tutti gli americani avrebbero ottenuto una migliore assicurazione sanitaria. Tutto il Medio Oriente ne sarebbe uscito rinvigorito con istituzioni democratiche e la morte del dispotismo.
Entrambi hanno dimostrato d'essere due tremende catastrofi, generando risultati di gran lunga peggiori se non fossero mai stati implementati. Questa non è più una dichiarazione controversa, ma la realtà dei fatti.
Lo stesso errore
Che cosa è andato storto? Quello che va storto quando le élite immaginano di poter controllare il mondo con intelligenza, risorse e potere. Alla fine l'arroganza intellettuale si confronta con una parte della realtà che non può controllare. La realtà combatte e vince. La classe dirigente viene lasciata a cercare scuse, mettere toppe e, infine, accettare i fatti della vita.
Ecco l'errore di base del XX secolo: la convinzione che lo stato potesse realizzare qualsiasi cosa con abbastanza intelligenza, risorse e potere. È una convinzione che ha afflitto tutto il mondo, da Lenin 100 anni fa a Trump oggi. Questa teoria ha costruito enormi burocrazie, ha giustificato grandi guerre e ha permesso la creazione di un apparato legale e normativo senza precedenti.
Questa fede sopravvive ancora oggi, anche se con meno convinzione. Fallimento dopo fallimento ha anche seminato dubbi fra gli intellettuali mainstream ed i politici. Ma poiché gran parte dell'apparato statale – e le strategie che raccolgono il denaro per finanziarlo – si basa su questo modello, non sarà facile allontanarsi da tale paradigma.
Un nuovo modello
Per i giovani di oggi, il distacco culturale da questo modello di governo è palpabile. Non riesco nemmeno ad immaginare che cosa voglia dire per un ventenne guardare un dibattito politico. Le persone cresciute nell'era digitale vivono in un mondo di scelte alimentate dalla volontà umana. I beni capitali che una volta erano di proprietà solo delle élite, sono stati portati a tutti attraverso l'innovazione e la democrazia del mercato. Chiunque ora può essere un produttore di film. Chiunque può essere un editore. Ognuno di noi ha accesso alle informazioni come chiunque altro. Chiunque può anche creare una nuova moneta.
Il mondo che amano di più è quello dei social media. Non è stato creato dalla legislazione. E non ha mai ricevuto finanziamenti governativi. Nessuna burocrazia l'ha approvato. Per la gran parte, non è regolamentato da alcuna istituzione coercitiva. Si tratta di un paesaggio in continua evoluzione, una comunicazione anarchica, gestita non da politici potenti ma da frombolieri informatici e da imprenditori che sono subordinati soltanto ai verdetti dei consumatori. L'assenza di un controllo top-down è l'elemento motore. E funziona per tutti.
Le decisioni su dove vivono, cosa mangiano, ciò che possiedono, ciò che indossano, chi inviteranno a cena, l'intrattenimento che scelgono – in breve, tutta la loro vita – vengono ponderate tramite un alluvione di informazioni fuoriuscente da dispositivi digitali mobili; consigliandoli e valutando ogni bene o servizio concepibile in base a quanto possa migliorare la loro vita.
Nel mondo digitale, nessuno è al comando. Nessuna persona o istituzione esercita verdetti decisivi su vincitori e vinti. Questo è un giudizio lasciato alla rete, che è un sistema distribuito di raccolta ed elaborazione dati: c'è più saggezza nelle decisioni cumulative dei molti anziché in quelle di un'autorità centrale. Per l'attuale generazione di giovani, è così che il mondo diventa un posto migliore, una scelta alla volta.
Due modelli, mondi separati
La distanza tra questo modello di gestione sociale e ciò che è in mostra nella politica nazionale, non potrebbe essere più grande. Ascoltano i candidati promettere di ripristinare il passato. La visione è essenzialmente revanscista. La sinistra e la destra vogliono rivendicare il territorio che credono di aver perso. Quando la scena non è ridicola, mostra il suo lato oscuro fatto di accordi sottobanco e corruzione. Se la politica nazionale fosse una app, le valutazioni dei suoi utenti sarebbero estremamente basse e nessuno la scaricherebbe.
Come possono coesistere queste due visioni del mondo? Per ora è così, ma i costi sono sempre più evidenti e le prestazioni sempre più sfuggenti. Guardate al vostro stipendio e vedrete quanto costa il vecchio sistema. I giovani all'inizio della loro carriera si preoccupano dell'affitto, delle utenze, delle rate della macchina e dell'assistenza sanitaria. Ciononostante guardano la loro paga e vedono che gran parte è trattenuta dallo stato. Non hanno scelta, a differenza di ogni altra area della loro vita.
I benefici della spesa pubblica ormai sembrano tutti scomparsi. Il prestigio dei progetti federali sembra essere evaporato. Pensateci. Le generazioni precedenti hanno visto enormi centrali elettriche, dighe, autostrade statali, esplorazione spaziale e le lotte epiche sulla scena internazionale. È passato molto tempo da quando qualcosa di simile è apparso nella vita pubblica.
Il periodo delle vacche grasse è finito
Se gli americani guardano indietro al XX secolo, possono concludere d'aver staccato un guadagno enorme dai programmi statali a costi che sembravano relativamente bassi o, almeno, erano ben mascherati da una varietà di trucchi: dall'inflazione al sostituto d'imposta. Ma quei giorni sono finiti. Nel XXI secolo i costi sono diventati più intensi e visibili, mentre i benefici sfuggenti ed inesistenti.
Previdenza sociale? È ridicola. Tirocinio lavorativo? Suvvia! L'esplorazione dello spazio? Sta venendo portata avanti da privati. Tecnologia? Niente è più avulso alla comprensione delle burocrazie statali. Affari esteri? Le guerre hanno creato grandi pasticci. Cure mediche? Per favore! Controllo di qualità dei prodotti al consumo? Questo è ormai gestito dalle applicazioni. I maggiori timori delle persone al giorno d'oggi riguardano tutti l'avere a che fare con lo stato: DMV, TSA, IRS e così via.
Secoli fa David Hume spiegò che ogni governo – anche con grande potere – è sostenibile soltanto se la popolazione percepisce che faccia più bene che male. La presenza di consenso ad un certo livello è la chiave per la stabilità. Cosa succede quando la credibilità pratica e morale dello stato cade fino al punto di scomparire? Abbiamo un vero e proprio cambiamento di paradigma.
Ci sono troppe caratteristiche del modello di stato del XX secolo che non si applicano più nel XXI secolo. Tutti quelli cresciuti nell'era digitale ne sono a conoscenza, però senza saperlo. Nessun sistema di governo può sopravvivere a lungo con l'enorme volume di anomalie che stanno rompendo il paradigma attuale. Qualcosa deve cambiare.
Cosa ha fatto lo stato per voi ultimamente? Se non sapete rispondere rapidamente a questa domanda, potete vedere il problema centrale della vita contemporanea e cominciare a discernere la risposta per il tipo di società che dobbiamo costruire in futuro.
[*] traduzione di Francesco Simoncelli: http://francescosimoncelli.blogspot.it/
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Ciao Francesco
RispondiEliminaAl tempo dei superstati sovranazionali piegati agli interessi delle multinazionali e del potere finanziario mondialista, il vecchio stato nazionale è ridotto ad un fantoccio polemico per distogliere le nostre attenzioni dal vero potere.
Il neoliberismo del finto libero mercato manipolato dalle banche centrali ha bisogno del keynesismo statalista per farsi servire dalla politica e per illudere le greggi che si sentono tutelate mentre perdono il diritto e la libertà di prosperare autonomamente.