Bibliografia

martedì 13 giugno 2017

Che farà Trump per quanto riguarda il cartello delle banche centrali?





di Thorsten Polleit


Gli Stati Uniti sono di gran lunga la più grande economia del mondo. I suoi mercati finanziari — che si tratti di azioni, obbligazioni o mercati dei derivati — sono i più grandi ed i più liquidi. Il biglietto verde è la più importante valuta nelle transazioni mondiali. Molte valute del mondo — l'euro, il renminbi cinese, la sterlina inglese ed il franco svizzero — sono stati costruiti prendendo come riferimento il dollaro americano.

Il mondo è praticamente sotto un dollar standard e la US Federal Reserve (FED) è la banca centrale del mondo. L'ascesa del biglietto verde è stata in gran parte spinta dal settore bancario internazionale, che è stato fondamentalmente "dollarizzato" in termini di prestiti ed emissioni di titoli.



La FED imposta la politica monetaria globale

La politica monetaria della FED non solo determina le condizioni di credito e di liquidità negli Stati Uniti, ma anche in molti mercati finanziari di tutto il mondo. Per esempio, i movimenti di lungo termine dei tassi d'interesse degli Stati Uniti hanno avuto regolarmente effetti sui mercati creditizi e azionari in Europa e in Asia. Le azioni della FED sono il modello per le politiche monetarie di molti paesi in tutto il mondo.

Il grafico mostra l'offerta di liquidità in dollari inviata dalla FED ad altre banche centrali di tutto il mondo. Mostra anche il cosiddetto "euro cross currency basis swap", che può essere interpretato come un "indicatore di stress": se finisce in territorio negativo, ciò significa che per le banche europee è sempre più difficile ottenere credito in dollari USA sul mercato aperto. L'iniezione di nuovi dollari nel sistema finanziario ha contribuito a far risalire il suddetto swap. Tuttavia sin dalla fine del 2016 ha iniziato ad avventurarsi di nuovo in territorio negativo — segnalando che le banche europee stavano di nuovo finendo nei guai.




La crisi economica del 2008/2009 ha aumentato ulteriormente la dipendenza del sistema finanziario mondiale dal dollaro USA. Già nel dicembre 2008 la FED s'era rivolta ai cosiddetti "accordi di swap di liquidità": la FED è pronta a prestare dollari appena creati ad altre banche centrali di tutto il mondo.

Per esempio, la Banca Centrale Europea (BCE) può ottenere dollari dalla FED e prestarli a banche commerciali europee traballanti nel caso in cui necessitassero di finanziamenti in dollari. In altre parole: gli accordi di swap di liquidità possono facilmente sostituire i finanziamenti in valuta estera sul mercato.

Nel frattempo tutte le principali banche centrali del mondo — la Banca Centrale Europea, la Banca del Giappone, la Banca Centrale Cinese, la Banca d'Inghilterra e la Banca Nazionale Svizzera — hanno aderito agli accordi di swap di liquidità. Hanno anche accettato di fornire le proprie valute a tutte le altre banche centrali — in quantità illimitate, se necessario.

Non c'è da meravigliarsi, quindi, se i default per mancanza di credito sui mercati finanziari sono diminuiti in modo sostanziale. Gli investitori sono sicuri che le grandi banche non andranno in default per le loro passività in valuta estera — poiché tale evento è considerato politicamente indesiderabile e le banche centrali possono semplicemente evitarlo stampando nuovo denaro.



Muoversi verso una banca centrale mondiale

La stretta cooperazione e il coordinamento tra le banche centrali sotto la tutela della FED equivale ad una monopolizzazione internazionale del settore bancario centrale — aprendo la strada ad una politica monetaria unica mondiale gestita da una non meglio definita banca centrale unica. Tale sviluppo è nel pieno interesse di coloro a favore della creazione di un unico governo mondiale.

Come dovrebbero comportarsi il presidente Donald J. Trump e la sua amministrazione? Trump non sembra essere un "internazionalista" intenzionato a costruire un nuovo ordine mondiale con mezzi politici e militari. Quindi prima o poi dovrà fare i conti con le politiche della FED — in particolare con i suoi accordi di swap di liquidità.

La politica monetaria della FED ha reso il sistema finanziario del mondo dipendente da una quantità sempre maggiore di dollari USA, facilmente reperibili e forniti a bassi tassi d'interesse. Le grandi banche degli Stati Uniti ne hanno tratto grande beneficio, mentre gli americani medi debbono sopportarne il peso: ne pagano il prezzo in termini di boom/bust ed erosione del potere d'acquisto del dollaro USA.



Cosa dovrebbe fare Trump

Se l'amministrazione Trump vuole davvero mantenere la sua promessa di "Far tornare grande l'America ancora una volta," deve affrontare la FED. Un primo passo in questa direzione è quello di sottoporre la banca centrale americana al controllo pubblico ("Audit the FED" come diceva Ron Paul), portando all'attenzione della popolazione la portata degli interventi della FED nel sistema bancario mondiale.

Naturalmente ci si può aspettare che i banchieri centrali, i rappresentati delle grandi banche, i lobbisti delle grandi imprese e gli economisti mainstream difendano alacremente gli accordi di swap di liquidità, definendoli indispensabili per la stabilità del sistema finanziario. E di sicuro un improvviso smantellamento di questa pratica infliggerebbe quasi certamente un duro colpo ai mercati finanziari.

Non solo, potrebbe anche far crollare la piramide di credito in tutto il mondo, costruita sul denaro fiat. Tuttavia l'argomento molto importante in questo contesto è che la continua monopolizzazione del settore bancario centrale verso un'entità unica mondiale, alla fine si tradurrà in un regime dispotico: un'unica valuta fiat mondiale.

Naturalmente cambiare in meglio non può venire dalla politica. Viene invece da idee migliori. Perché sono le idee che determinano l'azione umana. Qualunque siano queste idee e indipendentemente dalla loro provenienza, determinano il comportamento degli esseri umani. Per questo motivo il grande economista austriaco, Ludwig von Mises (1881 - 1973), sostenne l'idea del cosiddetto "principio della moneta sonante":

Il principio della moneta sonante ha due aspetti. Approva la scelta del mercato di un mezzo comunemente usato per lo scambio. Ostacola la propensione dello stato ad immischiarsi negli affari monetari.[1]

Mises spiegò anche l'importanza del principio della moneta sonante per ognuno di noi:

È impossibile cogliere il significato del concetto di moneta sonante se non ci si rende conto che è stato concepito come strumento per la tutela delle libertà civili contro le incursioni dispotiche degli stati. Ideologicamente essa appartiene alla stessa classe delle costituzioni politiche e della carta dei diritti.

Il principio della moneta sonante di Mises invita a porre fine alle banche centrali una volta per tutte e all'apertura di un libero mercato nelle questioni monetarie. Dopo aver posto fine ad un globalismo politico, almeno per il momento, la nuova amministrazione degli Stati Uniti ha ora la possibilità di migliorare le cose — terminando le intrusioni dello stato nelle questioni monetarie.

Se gli Stati Uniti si muoveranno in questa direzione — fine del del corso legale e libertà al popolo americano di utilizzare, per esempio, l'oro, l'argento, o il bitcoin come mezzo preferito di scambio — il resto del mondo molto probabilmente seguirebbe l'esempio. Detto questo, Trump potrebbe davvero apportare un cambiamento reale: abbracciando il principio della moneta sonante.


[*] traduzione di Francesco Simoncelli: http://francescosimoncelli.blogspot.it/


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Note

[1] Ludwig von Mises (1953), The Theory of Money and Credit, Yale University Press, New Haven, p. 414.

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7 commenti:

  1. Ciao Francesco, col post di oggi vuoi farci ammazzare dalle risate? Con me ci sei quasi riuscito.

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  2. poveraccio, che aspettative. gia se fa qualche piccola cosa, come causare la distruzione del qatar, sarebbe tanto

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  3. La curva dei rendimenti statunitensi comincia ad appiattirsi. Sebbene i bond a 90 giorni non abbiano ancora superato i rendimenti di quelli a 20 anni, ciò che sta accadendo segnala allarme giallo per quanto riguarda l'arrivo di una recessione. Come dice la teoria Austriaca del ciclo economico, quando la banca centrale e le banche commerciali (attraverso la riserva frazionaria) emettono denaro fiat scoperto in eccesso, il tasso d'interesse scende sotto il proprio livello naturale. Ciò aumenta artificialmente l'attività economica: salgono consumi ed investimenti, salgono i prezzi e l'economia si espande. Ma tale boom ha i piedi d'argilla e i tassi d'interessi più alti diraderanno l'illusione.

    Adesso che la FED sta "rialzando" i tassi, si chiuderà il divario tra il livello artificiale a cui sono stati forzati i tassi ed il loro livello naturale e questo significa che ci sarà un bust. È impossibile dire a quale livello dei tassi arriverà, ma la forma della curva dei rendimenti può aiutarci ad intuirlo. Quando s'inverte, i tassi a breve superano quelli a lungo termine, una recessione è imminente.

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    1. L'oro ha già scontato con 30$ di ribasso in questi giorni il probabile aumento dei tassi, la FED è costretta a (far finta di) tirarli su.
      Poco poco decidesse di lasciarli così come stanno l'oro potrebbe risalire velocemente, e stavolta il tetto dei 1300$ verrebbe polverizzato.
      D'altra parte se li alza, pure di un niente, cominceranno i casini per cui sarà necessario di nuovo abbassarli: l'imbuto si stringe.

      In mezzo a tutto questo Trump può solo sperare nello scenario di un oro che punisca le azioni della FED quanto prima: solo allora avrà modo di vincere qualche battaglia in più.

      Per il resto andassero tutti quanti a morire in mezzo ad atroci dolori, ché qua rischiamo la pelle ogni giorno per colpa di malati di mente che ci ostiniamo a considerare persone competenti.
      Ce la siamo cercata.

      R.G.

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  4. Coi numeri si può fare di tutto.
    L'Italia non è la Grecia e non possono permettersi di farci fare la stessa fine. Per ora. Chissà quale gran capo massone internazionale avrà intercesso per la patria non più sovrana.
    Anche perché un servo sciocco, ma così sciocco, delle élites mondialiste non lo si può lasciar affondare portandosi dietro tutto quel castello di cartaccia chiamato UE.
    Perciò il FMI rilascia, subito dopo le preoccupanti amministrative, una previsione incredibile sul nostro PIL e cosi tutti i calcoli su manovre finanziarie e tasse vanno rifatti ed il governicchio traballante può vivacchiare ancora fino al 2018 senza farsi odiare ancora di più.

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    1. Tante volte e da tanti conoscenti sento "non ci lasceranno andare giù, non possono permetterselo".
      E più lo sento più avverto l'odore della paura.

      Può darsi che sarà così, ma sappiamo bene che rischiamo di diventare come quegli insetti nella rete del ragno: esternamente ancora presentabili ma sciolti dentro e risucchiati di ogni energia.

      In fondo da qualche parte bisogna partire per annullare i debiti, evitando la guerra.

      R.G.

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