martedì 9 maggio 2017

Cosa significa Trump per la Brexit, la Cina e l'UE





di Alasdair Macleod


Il sentiero dissestato dei negoziati commerciali è stato bruscamente interrotto da Trump. Ancor prima che diventasse presidente, la sua probabile presenza alla Casa Bianca ha cambiato gli atteggiamenti e le aspettative globali. In Europa i funzionari dell'UE sono spiazzati, mentre i funzionari commerciali britannici non possono credere alla loro fortuna.

I funzionari dell'UE erano pronti a punire il Regno Unito sul fatto che potessero tergiversare per sempre, perché l'UE non avrebbe mai dovuto, a loro avviso, essere abbandonata da uno stato membro. Il Regno Unito ha rappresentato un precedente e gli altri membri devono essere scoraggiati dal seguire le sue orme in un momento in cui vi sono crescenti segnali di rivolta tra gli altri stati europei. La Gran Bretagna, dopo aver scosso il proprio establishment per aver votato a favore della Brexit, avrebbe potuto affrontare lunghe trattative con l'UE, addirittura un decennio o più, secondo le parole di un funzionario britannico che ha rassegnato le dimissioni.

Il presidente Trump ha cambiato radicalmente i rapporti di forza nei negoziati commerciali della Gran Bretagna con l'UE ed il suo atteggiamento nei confronti della Gran Bretagna è più amichevole di quello di Obama. La strategia di negoziazione britannica è notevolmente sensibile, soprattutto perché stiamo parlando di un governo che finora non ha creduto nel libero mercato, almeno nella misura in cui fosse disposto a sostenere un libero commercio. Infatti il primo ministro Theresa May ha detto all'UE che la Gran Bretagna avanzerà le sue proposte, e sarà una questione di prendere o lasciare, perché l'attenzione della Gran Bretagna è ora focalizzata su un commercio relativamente libero col resto del mondo. E se non sono d'accordo, la Gran Bretagna taglierà le imposte sulle società per compensare le imprese con sede suo suo territorio dall'intransigenza dell'UE.

Le minacce dei membri dell'establishment politico europeo suonano sempre più disperate, poiché essi stanno comprendendo la debolezza della loro posizione. Infatti sostengono che la Gran Bretagna sarà tagliata fuori dagli accordi commerciali esistenti con l'UE; ma quando si guarda bene, si nota come essi comprendano solo due altri membri del G20 — Corea del Sud e Messico. Il resto sono solo piccoli stati, la prova del fallimento dell'UE nell'interagire col resto del mondo. Le grandi imprese in Europa stanno cambiando parere, facendo pressione sui governi europei affinché approvino un commercio esente da dazi con il Regno Unito.



Trump ed il commercio

Donald Trump si considera l'alfiere delle priorità delle imprese. Intende gestire l'America alla maniera di un mercantilista del XIX secolo. Per quanto riguarda gli accordi commerciali, strapperà le regole concordate tra i prolissi diplomatici e favorirà risoluzioni che favoriranno l'America e le imprese americane. Verranno messe in campo delle trattative, come possiamo vedere dai primi segni di negoziazioni pubbliche tra il mercantilista Trump e la Cina mercantilista di Xi.

I promotori di un libero commercio in Gran Bretagna saranno in disaccordo con Trump. Egli sta facendo capire di non essere interessato al libero scambio. Il suo atteggiamento nei confronti dell'UE segna anche un importante cambiamento nel modo di pensare della geopolitica americana. L'Europa è ora considerata una sanguisuga, la quale succhia il sangue degli Stati Uniti. Il suo socialismo è estraneo alla mentalità di Trump. Questo è il nuovo mondo, come proposto da Trump, ma possiamo aspettarci che la realtà si rivelerà un po' diversa.



Fallacie legate al commercio

Tutto questo andrebbe bene se il presidente Trump basasse la sua conoscenza sul funzionamento degli squilibri commerciali. Come la maggior parte delle persone, egli sembra pensare che un deficit commerciale sia il risultato di una concorrenza straniera sleale. Non è così. È il risultato dell'espansione monetaria. In un ambiente economico con una moneta sonante, tutto verrebbe pagato con soldi reali. Se compro un bene straniero, deve essere accompagnato da un'esportazione al cittadino estero. Se le persone cambiano le loro preferenze scegliendo i soldi veri, ci sarà un surplus temporaneo o deficit, ma i prezzi si regoleranno rapidamente, i flussi si fermeranno ed il commercio troverà un nuovo equilibrio.




In un ambiente con denaro sonante, non possono esistere surplus e deficit commerciali permanenti o semi-permanenti. In presenza di denaro "non sonante", in altre parole con denaro creato dal nulla e poi speso nell'economia, si crea un eccesso di domanda che o fa salire i prezzi a livello nazionale, o viene speso per merci importate. E dato che di solito la produzione totale di un paese corrisponde al suo consumo totale, quei soldi in più è certo che si tradurranno in un aumento delle importazioni.

È questo trucco della moneta fiat il responsabile degli squilibri commerciali, non la concorrenza sleale da parte degli stranieri. E poiché tutti i paesi barano con le proprie valute fiat, districare i surplus commerciali ed i deficit diventa un compito inutile.

Possiamo concludere che, per quanto riguarda le politiche commerciali di Trump, i deficit commerciali dell'America non scompariranno. Dovrà tenere al guinzaglio il deficit di bilancio e la FED dovrà restringere ulteriormente l'espansione monetaria e tenere sotto controllo quella del credito bancario, solo che entrambi gli esiti sono alquanto improbabili.



Conseguenze non volute

L'amministrazione Trump sembra essere intenzionata a scoraggiare le importazioni con l'introduzione di una tassa di confine, o imposte discriminatorie sul reddito delle aziende. Sappiamo che questa strategia non raggiungerà l'obiettivo prefissato, a meno che il credito bancario non smetta di crescere. E se il credito bancario smette di crescere, una riduzione del deficit commerciale sarebbe parte integrante di una contrazione dell'economia. L'America rischierebbe di provocare una replica della depressione degli anni '30, allora peggiorata dagli effetti dello Smoot-Hawley Act approvato dal presidente Hoover. A quei tempi sia il dollaro sia la sterlina iniziarono il nuovo secolo col gold standard, ma la sterlina lo abbandonò nel 1931. I prezzi delle materie prime prezzati sia in oro sia in dollari scesero, impoverendo minatori e produttori agricoli a livello mondiale. Se accadesse la stessa cosa oggi, il dollaro scenderebbe insieme ai prezzi delle materie prime, perché sappiamo che la FED espanderebbe l'offerta di moneta al fine di evitare un crollo. Ma anche se misurati in oro, i prezzi delle materie prime scenderebbero lo stesso.

Per ora i mercati considerano questo esito a basso rischio, ma in base alle dichiarazioni contraddittorie di Trump sul commercio, sarebbe sbagliato liquidare una replica dello Smoot-Hawley. La retorica di Trump è spaventosamente simile.

La Cina sarebbe giustificata nel ritenere che le intenzioni di Trump siano protezioniste, e quindi s'innescherebbe una guerra finanziaria tra i due paesi. Ciò dipenderà dal risultato dei negoziati tra il presidenti Trump e Xi. La Cina potrebbe consolarsi con la consapevolezza che il dollaro diventerà meno importante se il commercio americano lordo (in contrasto con il saldo netto) diminuirà a causa delle misure protezionistiche. Per il momento il dollaro è sulla cresta dell'onda, in parte anche a causa del declino dell'euro. Ma la Cina potrebbe considerarla un'opportunità quella di un dollaro più alto: potrebbe vendere più titoli del Tesoro USA e poi investire in commodity prima che il dollaro inizi la sua discesa. E quando il dollaro calerà, lo yuan è probabile che si stabilizzerà e diventerà più attraente come valuta nel commercio globale.

Se, e solo se, i cinesi adotteranno questo punto di vista, non dovranno preoccuparsi troppo di Trump e del suo atteggiamento aggressivo. La Cina potrebbe stringere accordi di libero scambio tra le nazioni del Pacifico, tagliando fuori il Trans-Pacific Partnership. Il Sud-Est asiatico produrrà le merci a basso costo che soleva produrre la Cina, permettendo a quest'ultima di direzionare la sua economia verso i servizi e la tecnologia togliendo costantemente capitale dalla produzione di beni a basso costo.

E l'Europa e la Gran Bretagna? La volontà per una rapida risoluzione degli accordi commerciali anglo-americani è all'ordine del giorno sia alla Casa Bianca che a Downing Street. Tuttavia, secondo i termini della Brexit, un accordo non può essere firmato prima del marzo 2019. La minaccia di un accordo USA/UK è importante come leva per pungolare l'UE. Inoltre la Gran Bretagna può facilmente firmare accordi con i membri del Commonwealth, composto da 52 paesi e un terzo della popolazione mondiale. È importante sottolineare che queste sono le economie del futuro. Anche Corea del Sud, Messico e altre piccole nazioni, che attualmente hanno accordi con l'UE, dovrebbero farci un pensierino, supponendo che l'UE non possa fare loro pressione affinché non stringano accordi con il Regno Unito. I paesi dell'ASEAN (Associazione delle Nazioni del Sudest asiatico) e la Cina insieme fanno altri due miliardi di persone, anch'essi in più rapida crescita rispetto alle nazioni avanzate.

L'occasione in mano alla Gran Bretagna, scaturita dapprima dalla Brexit e facilitata dall'elezione di Trump, è veramente straordinaria, ma questo senza tenere conto della politica. I politici non definiscono il libero scambio nel modo in cui il libero scambio dovrebbe essere definito. Per i politici il libero scambio è un accordo complesso, il quale regola ogni fornitura di beni e servizi. Il libero scambio senza politici è semplice: comprare e vendere ciò che veramente desideriamo.

La più grande minaccia per il commercio mondiale non viene né dalla disgregazione della UE, né dalla Cina. Sembra essere la mancanza di comprensione di Trump del perché esistono gli squilibri commerciali, e la sua politica errata di protezionismo americano.


[*] traduzione di Francesco Simoncelli: http://francescosimoncelli.blogspot.it/


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