Bibliografia

giovedì 13 aprile 2017

Donald J. Trump: il bombarolo in capo dell'impero





di David Stockman


L'“attacco” missilistico di Trump sulla base aerea di al-Shairat in Siria è sicuramente l'atto più sconsiderato, imprudente e stupido che io possa ricordare negli ultimi 50 anni almeno.

E ho messo “attacco” tra virgolette perché è ormai evidente che ognuno di quei $1.4 milioni di Tomahawk, non sono serviti a niente.

36 dei 59 missili sono finiti altrove rispetto alla base aerea di al-Shairat, tra cui un villaggio nelle vicinanze dove a quanto pare sono stati uccisi un certo numero di civili.

I 23 missili che hanno colpito la base hanno mancato l'obiettivo principale, che, tra l'altro, è tornata di nuovo in funzione dopo 24 ore. Nessuno degli aerei da guerra di Assad è stato colpito — solo una manciata di vecchi MIG che si trovavano negli hangar “riparazione” della base.

Sì, sono stati colpiti diversi “hangar” ed un paio di serbatoi di carburante — roba buona per i canali di guerra (CNN, MSNBC e Fox).

Ma quello che i Tomahawk sicuramente non hanno colpito, sono le presunte strutture di stoccaggio delle armi chimiche. Grazie al monitoraggio dei satelliti di Washington sulla base di al-Shairat, non c'è stato alcun componente del personale siriano che correva con maschere antigas dopo l'attacco statunitense coi missili.

Se invece ci fossero stati, i Canali di Guerra avrebbero riproposto il video in un ciclo infinito per tutto il weekend. Naturalmente il Pentagono dice che questi siti apparentemente inesistenti, non sono stati presi in considerazione a causa di ragioni umanitarie (?).

Proprio così!

Peggio ancora, il lancio di questo attacco irresponsabile nel bel mezzo della riunione di Trump con il leader della Cina, è stato sicuramente un errore da principianti. Questo perché 24 ore dopo la partenza di Xi Jinping, la forza aerea siriana non solo aveva ripreso i lanci dalla base, ma stava bombardando il luogo stesso del reato originale a Khan Sheikhoun!

E questo ci porta, ovviamente, allo scopo di attaccare un qualsiasi governo sovrano che non abbia attaccato o minacciato l'America; e, soprattutto, uno che ha dichiarato guerra contro la vera minaccia alla pace dell'America.

Cioè, i radicali jihadisti dell'ISIS, e in particolare i terroristi di al-Nusra, che si sono rintanati nel loro ultimo fortino nella provincia di Idlib. Anche se Assad avesse usato armi chimiche — e non v'è nemmeno una prova — a che scopo attaccare la capacità militare di Assad quando tale gesto è stato acclamato dai jihadisti in Siria e in tutto il Medio Oriente?

Trump desidera davvero attaccare entrambi gli schieramenti nella guerra civile più intricata, sanguinosa, settaria e complicata della storia moderna — una linea di condotta che da tempo è stata giustamente criticata?

Gli sono bastati solo due giorni per invertire la politica anti-“cambio di regime” che aveva appoggiato per anni? Soprattutto quando si era schierato palesemente tra i non interventisti nell'agosto 2013 riguardo l'attacco chimico lanciato dai jihadisti in Siria e progettato per attirare Obama ad attaccare il governo siriano.

Le patetiche spacconate del Segretario Tillerson e di quella piccola imbecille ignorante che ha appuntato come Ambasciatore delle Nazioni Unite, Nikki Haley, sono davvero ridicole.

Al momento dell'attacco, il portavoce dell'amministrazione Trump ha chiarito che l'attacco era una “punizione” per la violazione di Assad delle norme internazionali sul modo giusto per uccidere i civili quando si tratta di guerriglia urbana.

E secondo i tribuni autoproclamati della superiorità morale sulle pagine editoriali del New York Times, il presunto attacco di Assad era così atroce che necessitava di una punizione.

Donald J. Trump s'è quindi auto-nominato Bombarolo in Capo dell'Impero, e in tal modo ha distrutto ciò che rimaneva della credibilità della sua presidenza. Infatti sarà tutto in discesa da qui, perché lo Stato Profondo ha praticamente preso al lazzo Trump.

La parte peggiore della campagna di bombardamenti di Trump, è che la Casa Bianca non ha offerto nemmeno una prova di ciò che Assad ha fatto.

E neppure ha tentato di confutare l'affermazione plausibile russo-siriana secondo cui il bombardamento del regime nel cuore del territorio occupato da Nusra, ha colpito un deposito di armi in cui i jihadisti immagazzinavano, oltre alle munizioni convenzionali, proiettili possibilmente ripieni di agenti chimici.

Trump avrebbe fatto meglio ad aspettare almeno un paio di giorni, in modo che un gruppo di ispettori internazionali ed imparziali avrebbero potuto esaminare il sito e le vittime.

Il polpo dello Stato Profondo si nasconde dietro la scusa patetica che deve proteggere le sue “fonti e metodi” da tutti i pericoli. Pertanto solo lui può “valutare” e “giudicare” chi sono i cattivi, mentre il Congresso, l'opinione pubblica americana e il resto del mondo dovrebbe prendere per buona la sua parola.

Il mondo intero — e soprattutto i russi, il regime di Assad e altri presunti malfattori — sa che i cieli del pianeta sciamano con satelliti dell'intelligence USA. E che la NSA ha penetrato ogni backdoor di tutta la griglia della comunicazione globale.

Quindi non c'è praticamente nulla che Washington non possa provare col SIGINT (signals intelligence).

Questo è esattamente ciò che non è accaduto anche nell'agosto 2013, quando i jihadisti imbastirono un false flag simile per attirare Obama in un attacco simile. A quel tempo la Casa Bianca rilasciò un documento di quattro pagine privo di prove per dare la colpa ad Assad, in quella che osò definire una “valutazione governativa”.

Inutile dire che non è stata rilasciata nemmeno una prova con i SIGINT per dimostrare le contese della Casa Bianca — salvo una fuga di notizie pochi giorni dopo l'evento riportata dal New York Times, dove si riportava una valutazione della traiettoria dei razzi chimici e si diceva che fossero stati sparati da un territorio controllato dal governo siriano.

Un esperto internazionale di controllo degli armamenti e scienziato del MIT, ha dimostrato che i razzi esaminati dagli ispettori internazionali dopo l'attacco avrebbero potuto avere una traiettoria non superiore ai 2 chilometri.

Cioè, sono stati sparati dal cuore del territorio controllato dai jihadisti, nei villaggi in cui si è verificato l'attacco orribile a Ghouta.

Come Philippe Lemonoine ha sintetizzato in un recente articolo, le prove coinvolgono i ribelli, non il regime di Assad:

Nel 2013, Carla Del Ponte, membro dell'Independent International Commission of Inquiry on the Syrian Arab Republic (IICISAR) ed ex-procuratore capo del tribunale penale internazionale per i crimini in Jugoslavia e Ruanda, ha detto alla BBC che “secondo le nostre indagini le armi chimiche sono state usate dagli avversari di Assad, dai ribelli, e non abbiamo alcuna indicazione che ... le autorità del governo siriano abbiano usato armi chimiche” [...]

Ma lungi dai media mainstream ricordare cosa è accaduto in passato.

Inutile dire che Trump non si abbasserà mai a considerare queste prove. Sta portando gli Stati Uniti nel bel mezzo di un inferno che coinvolge Assad ed i suoi alleati, compresi i russi e gli iraniani.

Non ho istruzioni per Bashar al-Assad. Lui e la sua famiglia hanno governato la Siria per 40 anni e il più delle volte con la spada.

Ma assistendo inavvertitamente i suoi nemici jihadisti, Trump ha contribuito a far rivivere il sogno talebano in nome della tutela di donne e bambini siriani.

Saluti,


[*] traduzione di Francesco Simoncelli: http://francescosimoncelli.blogspot.it/


6 commenti:

  1. Sembra il tardo impero romano. Prima del tracollo.

    E si conferma Mencken, la guerra è la salute dello status quo.

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    1. Allora come oggi la moneta era a fine corsa, il culto della bellezza fisica era a livelli spasmodici, gli sport più popolari dello studio.

      Vedremo se il finale cambierà.

      Riccardo Giuliani

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  2. Adesso tornano i warning dell'aprile scorso, da parte di Ron Paul, sulla crisi valutaria imminente che avrebbe investito l'America; la situazione è probabilmente molto peggiore di quanto si possa immaginare e Trump lo sà: non volendo essere travolto da questa crisi, allora come un bambino in una stanza piena di giocattoli costosi, si sta facendo prendere la mano, e vai giù di bombe e missili.... proprio lui l'alfiere dell'antiglobalismo, il grande restauratore dell'old America, isolazionista e only business oriented. L'analisi di Jim Rickards era troppo indolore: come si può pensare che un enorme apparato militare, il warfare complex per dirla alla Eisenhower e tutto il welfare state clientelare tenuto in piedi dalla Fed e dal cartello bancario potessero permettere ad un Presidente di lasciare abdicare il dollaro dal trono di valuta fiduciaria di riserva internazionale. Inoltre quale momento più propizio di questo, per un ingresso in guerra quando si è alle prese con un congresso spaccato e bloccato sul debt ceiling....

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  3. Auguri a tutti/e.

    Se non fosse blasfemo proprio in questi giorni, suggerirei per il futuro di toccare legno.

    Riccardo Giuliani

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