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giovedì 23 febbraio 2017
USA e Cina in rotta di collisione
di James Rickards
I mercati monetari e dei capitali della Cina sono in rotta di collisione con quelli degli Stati Uniti e, per estensione, con quelli del mondo intero. Gli economisti sono soliti dire che se qualcosa non può andare avanti per sempre, non lo farà. Questa verità lapalissiana vale anche per la Cina.
Enormi profitti saranno accatastati da coloro che riescono a vedere in anticipo questo disastro in Cina ed agiscono in tempo.
L'idea di uno stress economico in Cina suona strano alla maggior parte delle persone. La Cina è uscita dal caos della Rivoluzione Culturale ed è diventata la più grande economia del mondo in soli 35 anni, in base alla parità di potere d'acquisto. Anche usando il PIL nominale, stiamo parlando della seconda più grande economia del mondo.
L'economia cinese è cresciuta oltre il 12% all'anno nel 2006-2008, e di nuovo nel 2010. Anche dopo la crisi finanziaria globale del 2009, la crescita annuale cinese era ancora superiore al 6%. La crescita cinese è stata tra l'8% ed il 6.7% dal 2011 al 2016. Questi tassi di crescita sono straordinari rispetto alla crescita annuale tra lo 0% ed il 2% raggiunto dalle principali economie sviluppate a partire dal 2007.
Ma non tutto va bene. Gran parte della crescita della Cina è stata completamente artificiale. Le cose starebbero diversamente se la Cina fosse soggetta a principi contabili più rigorosi.
La crescita della Cina è stata costituita da investimenti per circa il 45%. Ciò si confronta con gli investimenti per circa il 30% nelle economie sviluppate. Gli investimenti vanno bene se hanno rendimenti attesi positivi e non sono finanziati con debito eccessivo. Ma entrambe le condizioni non sono state soddisfatte in Cina.
Gli investimenti cinesi sono stati sprecati per "città fantasma" (grandi complessi metropolitani che sono completamente vuoti), così come per progetti prestigiosi come la stazione ferroviaria Nanjing Sud con 128 scale mobili perlopiù inutilizzate. Supponendo che la metà degli investimenti cinesi sia andata sprecata, il PIL dovrebbe essere ridotto del 22.5%. Questo trasforma una crescita del 6.7% in una crescita del 5.2%, nella migliore delle ipotesi.
La situazione diventa ancora peggiore se si considera la quantità di debito utilizzato per finanziare questi sprechi. Gli attivi delle banche cinesi sono cresciuti di circa $2,500 miliardi in questi ultimi 10 anni per un totale di $40,000 miliardi, un aumento del 1,500%. E questa è solo la punta dell'iceberg.
La maggior parte del debito è "off-budget", tra i cosiddetti wealth management product (qualcosa come i CDO che hanno fatto affondare Lehman Brothers nel 2008) e derivati vari. La Cina ha un enorme sistema "bancario ombra" fatto di garanzie provinciali, prestiti infra-gruppo e schemi di trasferimento off-shore. Quando prendiamo in considerazione tutto questo debito, la Cina si presenta come il più grande Schema di Ponzi della storia.
Se la situazione è così instabile, perché non è ancora crollata? La risposta è che la Cina è il più grande manipolatore di valuta di tutti i tempi. La Cina ha utilizzato un 35% di "maxi-svalutazione" dello yuan nel 1994 per rendere la sua moneta competitiva a livello globale e aumentare le sue esportazioni. Poi ha usato l'intervento della banca centrale dal 1994 al 2006 per mantenere la propria moneta a quel livello soppresso.
Questa manipolazione della valuta ha permesso alla Cina di costruire le sue fabbriche, creare posti di lavoro, accatastare eccedenze di dollari e sostenere il suo sistema bancario. Naturalmente gran parte di questa crescita è avvenuta a scapito dei posti di lavoro nelle industrie degli Stati Uniti. Solo dopo il 2007, sotto forte pressione politica degli Stati Uniti, la Cina ha lasciato che lo yuan si apprezzasse.
Ora la Cina sta ricorrendo ancora una volta al copione "guerre tra valute". Dal 2014 la Cina ha permesso allo yuan di svalutarsi da 6.0 a 1/dollari a 6.9 a 1/dollari. In questo momento lo yuan è pronto a sfondare la soglia dei 7.0 a 1/dollari.
La differenza tra oggi e il 1994 è che gli Stati Uniti stanno prestando attenzione.
Questa escalation di tensione arriva in un momento in cui vi è un rischio di una vera e propria guerra con la Cina. Poco dopo la sua elezione, Trump ha ricevuto una telefonata di congratulazioni dal presidente di Taiwan. Questa potrebbe sembrare una cortesia di routine, ma non dal punto di vista cinese.
Pechino vede Taiwan come una "provincia in fuga" e non un paese a sé stante. I politici degli Stati Uniti di solito glissano su questo problema, ma non Trump. Non solo ha parlato con il presidente di Taiwan, ma ha messo in discussione la politica della Cina.
Le azioni di Trump hanno allarmato Pechino. La leadership comunista ha deciso d'inviare un messaggio a Trump, rubando uno dei nostri droni sottomarini della Marina che operano nelle acque delle Filippine, per niente vicino alle acque contese del Mar Cinese Meridionale rivendicate dalla Cina.
Il drone sottomarino è stato poi restituito, (dopo che Trump ha twittato che i cinesi "se lo potevano tenere"), ma il messaggio era chiaro. Le tensioni geopolitiche tra Cina e Stati Uniti sono sicuramente in aumento.
Con la Cina diretta verso una crisi del credito, e le relazioni politiche USA/Cina tese, che cosa significherà tutto ciò per lo yuan cinese e la guerra tra valute in atto?
La prima indicazione è che potrebbe essere già iniziata una nuova maxi-svalutazione. Naturalmente i cinesi non opereranno una svalutazione del 35% in una sola volta come nel 1994. Si muoveranno a piccoli passi.
Ma anche una svalutazione del 3% il 10 agosto 2015 è stata sufficiente a mandare giù i mercati azionari dell'11% nelle tre settimane successive.
Oggi, una maxi-svalutazione del 10%, meno di un terzo di quella nel 1994, farebbe precipitare in pochi giorni tutte le azioni degli Stati Uniti del 30% di fronte alla prospettiva di una guerra commerciale con la Cina.
Quanto è probabile una nuova maxi-svalutazione? Potrebbe arrivare nel giro di settimane.
La ragione per cui lo yuan è in calo ultimamente, non è per la manipolazione del governo, ma per la fuga di capitali. I ricchi cinesi stanno cercando di far uscire i loro soldi dalla Cina il più velocemente possibile, perché temono una nuova maxi-svalutazione.
La Cina ha bruciato $1,000 miliardi di riserve in valuta estera negli ultimi due anni per soddisfare la domanda di dollari proveniente da questa fuga di capitali. Le riserve cinesi di debito del Tesoro USA sono scese da $1.265 miliardi a novembre 2015 a $1.115 miliardi a ottobre 2016, secondo i dati del Tesoro USA.
Le riserve complessive della Cina sono scese dai circa $4,000 miliardi nel 2014 ai $3,000 miliardi di oggi. Di tale ammontare, circa $1,000 miliardi sono illiquidi e altri $1,000 miliardi saranno necessari per salvare le banche della Cina nella prossima crisi del credito. Ciò lascia solo $1,000 miliardi per difendere lo yuan. La fuga di capitali della Cina continua a circa $100 miliardi al mese. Questo significa che la Cina sarà in bancarotta tra un anno.
Se la Cina vuole evitare d'andare in bancarotta, ha solo tre scelte in base alla "Trinità Impossibile" di Mundell. Può aumentare i tassi d'interesse per difendere la moneta, intensificare i controlli sui capitali, o svalutare lo yuan.
Gli aumenti dei tassi d'interesse uccideranno l'economia e accelereranno la crisi del credito. I controlli sui capitali soffocheranno i nuovi investimenti esteri e fomenteranno la fuga di capitali in canali illegali. Una maxi-svalutazione è il modo più semplice per la Cina.
Perché non ha già svalutato allora? In parte per evitare d'essere etichettata dagli Stati Uniti come "manipolatrice della valuta", poiché questo potrebbe causare ritorsioni sotto forma di dazi. Ecco perché la Cina sta portando avanti una lenta ma costante svalutazione invece di una maxi-svalutazione.
Ma ora Trump dice che la etichetterà lo stesso così, forse con uno dei suoi ordini esecutivi. Se Trump lo farà, allora la Cina non avrà alcun motivo per ritardare la sua maxi-svalutazione, perché gli Stati Uniti toglieranno alla Cina l'unica motivazione per giocare regolarmente.
La guerra commerciale e monetaria risultante, farà sembrare una bazzecola la correzione del mercato azionario nel 2015. Tutti i mercati globali saranno interessati; gli Stati Uniti ne soffriranno, ma la Cina ne soffrirà di più.
Saluti,
[*] traduzione di Francesco Simoncelli: http://francescosimoncelli.blogspot.it/
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