Bibliografia
▼
martedì 6 dicembre 2016
Il dollaro in crisi
di James Rickards
Le condizioni che hanno dato luogo alla crisi del dollaro nel 1971 stanno emergendo di nuovo quest'anno, ma con un tipo diverso di sistema monetario internazionale.
Sin dal 1980, il mondo è stato de facto in un "dollar standard" al posto dell'ex-gold standard. In conformità con il dilemma di Triffin, gli Stati Uniti hanno sfoggiato grandi e persistenti deficit commerciali per mantenere il mondo ben fornito di dollari e finanziare la crescita globale, il commercio e gli investimenti.
Gli Stati Uniti hanno potuto riversare questa offerta di dollari in tutto il mondo, rendendo il dollaro una riserva di valore affidabile e rendendo il debito americano il più grande e più liquido mercato del mondo. I partner commerciali non ritenevano più necessario convertire i dollari in oro (o a prezzo fisso o ad un prezzo di mercato). Per loro andava bene costruire enormi portfoli in cui c'era debito del Tesoro USA.
Al loro picco, le riserve della Cina superavano i $4,000 miliardi, mentre le riserve del Giappone e di Taiwan erano di circa $1,000 miliardi ciascuna. Gli esportatori di petrolio come Abu Dhabi e la Norvegia hanno avuto fondi sovrani con un patrimonio di $1,000 miliardi ciascuno. La stragrande maggioranza di questa ricchezza è stata investita in asset denominati in dollari, e per la maggior parte si trattava di debito degli Stati Uniti.
Gli Stati Uniti ed i suoi partner commerciali sono diventati co-dipendenti. Gli Stati Uniti dipendevano dai loro partner commerciali affinché continuassero a comprare debito del Tesoro USA, ed i nostri partner commerciali dipendevano dagli Stati Uniti affinché mantenessero un dollaro stabile e un mercato del debito del Tesoro USA liquido. Nel frattempo, gli Stati Uniti hanno continuato ad avere deficit commerciali e di bilancio, ed i nostri partner commerciali hanno continuato ad avere eccedenze commerciali e posizioni di riserva enormi.
Questo era il dilemma di Triffin con gli steroidi.
Se queste tendenze sarebbero persistite, alla fine gli Stati Uniti sarebbero andati in rovina (come accadde nel 1971), sebbene sembrasse che il gioco sarebbe potuto andare avanti all'infinito.
Tuttavia, questo nuovo gioco dollaro/deficit ha cominciato a deteriorarsi nel 2010, e la cosa è accelerata nel 2013. Proprio come gli eroi del 1980 erano un presidente e un presidente della FED, Reagan e Volcker, i responsabili di questo deterioramento sono un presidente e un presidente della FED, Obama e Bernanke.
La guerra tra valute di Obama
Il deterioramento è iniziato nel 2010, quando il presidente Obama ha dichiarato una guerra tra valute. L'idea era quella di svalutare il dollaro al fine di dare all'economia degli Stati Uniti una spinta in seguito alla crisi finanziaria del 2008 e alla grave recessione del 2007-09.
La teoria era che un dollaro a buon mercato avrebbe stimolato le esportazioni degli Stati Uniti e creato posti di lavoro correlati al settore dell'export. Inoltre il dollaro a buon mercato avrebbe importato inflazione per abbassare i tassi d'interesse reali e avrebbe aiutato la FED a raggiungere il suo obiettivo d'inflazione.
Una delle motivazioni per la nuova guerra tra valute era che gli Stati Uniti sono la più grande economia del mondo e avevano bisogno d'aiuto. Se l'economia degli Stati Uniti fosse affondata, allora il resto del mondo avrebbe fatto la stessa fine. Viceversa, se l'economia statunitense avesse raggiunto una crescita sostenibile, allora avrebbe agito come elemento motore per trainare il resto del mondo fuori dalla crisi. Una rapida svalutazione del dollaro aveva lo scopo di stimolare la crescita negli Stati Uniti e, indirettamente, aumentare la crescita mondiale.
Gli effetti della nuova guerra tra valute sono stati immediati e drammatici. Il dollaro è sceso del 14% in poco più di un anno, da metà del 2010 a fine del 2011, come mostrato in questo grafico:
Come accade spesso con gli economisti accademici coinvolti in ruoli politici, la teoria della Casa Bianca s'è rivelata completamente diversa dalla realtà. Gli Stati Uniti non hanno fatto progressi significativi verso una crescita economica sostenibile grazie ad un dollaro più a buon mercato. E il resto del mondo ha subito un rallentamento della crescita (Cina, Giappone e Corea), sperimentando una crisi del debito sovrano (Grecia, Spagna, Portogallo e Irlanda).
La guerra tra valute ha fatto cilecca. Il mondo non è migliorato. Ma c'era un importante danno collaterale: improvvisamente la fiducia nel dollaro ha cominciato a scemare.
Il "dollar standard" che era stato progettato da Volcker e Reagan, e poi continuato da James Baker e Robert Rubin come segretari del Tesoro (sotto i presidenti Bush e Clinton), ha iniziato a fare acqua da tutte le parti.
È stato in questo periodo che la Russia e la Cina hanno aumentato i loro acquisti d'oro. È stato anche in questo periodo che il FMI ha cominciato a gettare le basi per un nuovo standard monetario con la sua "moneta mondiale" chiamata Diritto Speciale di Prelievo, o DSP.
Il mondo era alla ricerca di un'alternativa al dollaro dal momento che gli Stati Uniti non erano più impegnati a sostenere il valore del dollaro.
Il secondo colpo al dollar standard è stato inferto da Ben Bernanke e dalla Federal Reserve. Dopo che nel 2011 la crescita giapponese ed europea sono rimaste al palo a causa della debolezza del dollaro, a partire dal 2012 Bernanke ha deciso di progettare un dollaro forte. L'idea era che l'economia degli Stati Uniti era abbastanza robusta da sopportare una moneta forte, mentre il Giappone e l'Europa potevano trarre vantaggio da uno yuan e un euro più deboli.
Il Giappone s'è mosso per primo nel dicembre 2012 con il piano del primo ministro Abe, noto anche come Abenomics. Il piano prevedeva uno yen più debole, uno stimolo fiscale e riforme strutturali. In realtà, solo una di queste strategie era stata già usata. Lo stimolo fiscale non è stato utilizzato fino al luglio di quest'anno. Le riforme strutturali non sono state implementate affatto. L'unica strategia usata fin dall'inizio è stato uno yen debole.
Poi è stato il turno dell'Europa. Mario Draghi, capo della Banca Centrale Europea, il 26 luglio 2012 ha detto che avrebbe fatto "tutto il necessario" per sostenere l'euro. Nel giugno 2014 ha aumentato la posta in gioco con i tassi d'interesse negativi, e l'ha aumentata di nuovo a gennaio 2015 con il QE europeo.
Lo yen e l'euro sono entrambi scesi una volta che la FED ha accettato questo voltafaccia. Il tasso USD/JPY è sceso da 79,50 poco prima dell'Abenomics a 125.50 a giugno 2015. Il tasso EUR/USD è passato da $1.45 ad agosto del 2011 a $1.05 a novembre del 2015.
La FED ha assistito il processo d'indebolimento dello yen e dell'euro restringendo la sua politica monetaria a partire dal maggio 2013. Questo restringimento ha assunto la forma di forward guidance e manipolazione delle aspettative di mercato, e comunque è stato efficace.
A maggio 2013 Bernanke ha ventilato la fine del quantitative easing nel suo famoso discorso "taper talk". A dicembre 2013 la FED ha avviato il tapering, riducendo gli acquisti di asset a lungo termine, come i decennali del Tesoro. A novembre 2014 il tapering era completo. A marzo 2015 il successore di Bernanke, Janet Yellen, ha messo fine alla forward guidance rimuovendo la parola "pazienza" dalle dichiarazioni del FOMC. Infine, a dicembre 2015, la FED ha "alzato" i tassi dello 0.25%.
Tutte queste mosse erano passi nel continuo processo di restringimento della politica monetaria degli Stati Uniti.
A gennaio di quest'anno avevamo un euro debole, uno yen debole, un dollaro forte e una posizione monetaria ristretta della FED. C'era solo un problema: la FED, come al solito, aveva grossolanamente sbagliato i calcoli circa la forza sottostante dell'economia statunitense.
Adesso la carenza di dollari ha cominciato a trasformarsi in una crisi del debito ed in una potenziale crisi di liquidità. Per la seconda volta in 50 anni, il dilemma di Triffin è rientrato in gioco.
Il mondo è stato bene fino a quando gli Stati Uniti hanno fornito dollari attraverso le proprie politiche monetarie e fiscali. Ma non appena gli Stati Uniti hanno ristretto la politica monetaria e la politica di bilancio, la carenza di dollari ha creato una contrazione economica diffusa.
Nel 1971 la soluzione al dilemma di Triffin è stata quella di svalutare il dollaro rispetto all'oro. Ma oggi il mondo non ha più un gold standard. In un mondo in crisi di liquidità, da dove uscirà il denaro per bilanciare tale situazione?
Ci sono solo due modi per far tornare liquidità. Il primo è quello di utilizzare una nuova forma di denaro, il DSP. Il secondo è quello di utilizzare una forma più antica di denaro — l'oro.
Saluti,
[*] traduzione di Francesco Simoncelli: http://francescosimoncelli.blogspot.it/
Il Potere (politicofinanziario) moderno usa il fiatmoney che crea e gestisce a suo piacimento. Perciò, prossimamente, i DSP. Non c'è vera partita per altro. Nicchie (bitcoin e co.). Niente di più. I metalli solo come risparmio di lungo periodo ed ultima istanza.
RispondiEliminaCmq, trattandosi di politica, cioè, di interventismo dirigista, e non di economia di libero mercato, le tante previsioni che si leggono, e che pure noi facciamo ogni tanto, sono essenzialmente previsioni politiche anche quando sembrano previsioni economiche.
Comincio a credere che non assisteremo a crolli globali spaventosi e definitivi, che non convengono davvero a nessuno dei geogiocatori più grossi, ma a qualche sacrificio anche molto pesante distribuito (dai Poteri) qua e là per il mondo, ma alla fine circoscritto nel tempo e nello spazio. Tutta roba che intaccherà minimamente la stabilità del sistema.
In fondo, lo status quo, all over the world, mira solo a restare tale. Ed opera solo in questa ottica autoconservativa.
Credo molto più probabile una lunghissima stagnazione globale. Che è un altro stato di equilibrio e stabilità del sistema di potere o dei poteri. E che conviene (a tutti i giocatori principali) si conservi il più a lungo possibile, magari con qualche arroganza in meno e qualche cooperazione/spartizione in più.
Insomma, ex malo (la crisi finanziaria ed economica globale) bonum (un mondo multipolare in equilibrio).
Ovviamente, sottolineo la nefandezza di un tale sistema, che "deforma" le relazioni di scambio volontarie tra gli individui, impoverendone la più parte a vantaggio di pochi ben posizionati.
Ma la realtà odierna è questa. E chissà per quanto ancora.