Bibliografia

mercoledì 5 ottobre 2016

Deutsche Bank vicina alla bancarotta





di James Rickards


Una delle più grandi banche del mondo è sull'orlo della bancarotta.

Mi affido ai segnali provenienti da tutto il mondo per la nostra informazione. Questi segnali sono ciò che l'intelligence definisce "indicazioni e avvertenze," e li uso per aggiornare le miei ipotesi d'investimento.

A volte il segnale è debole, ma a volte lampeggia di un rosso brillante. Questa è una di quelle volte.

La banca in questione è Deutsche Bank. È la più grande banca in Germania e una delle dodici più grandi del mondo. È difficile sopravvalutare l'importanza di Deutsche Bank, non solo per l'economia globale, ma anche in termini della sua vasta rete di strumenti derivati ​​fuori bilancio, delle garanzie, del commercio finanziario, e di altri obblighi finanziari nei cinque continenti.

L'esposizione nozionale lorda ai derivati di Deutsche Bank è di €42,000 miliardi — più di 25 volte quello che la banca rivela nelle dimensioni del suo bilancio. Di recente questa cifra è scesa poiché prima superava i €70,000 miliardi, il che significa che le controparti stanno già chiudendo e sostituendo i contratti. C'è già una corsa agli sportelli silenziosa. Come al solito i depositanti sono gli ultimi a sapere.

Il dissesto finanziario di Deutsche Bank è come una "Lehman" con gli steroidi.

Ma Deutsche Bank ricade certamente nella categoria "troppo grandi per fallire". Pertanto non le sarà permesso di fallire. La Germania interverrà come riterrà opportuno per sostenere la banca.

In primo luogo, esaminiamo Deutsche Bank stessa. Poi vedremo il segnale che ci dice cosa sta succedendo. Quel segnale, per inciso, è stato ignorato dalla maggior parte degli analisti di Wall Street.

I problemi di Deutsche Bank sono ben noti: condoni fallimentari e perdite commerciali mark-to-market, proprio come molte altre grandi banche. Ma i problemi sono molti di più. Il capitale di Deutsche Bank è appena sufficiente secondo i generosi "stress test" della BCE, e del tutto inadeguato in scenari che coinvolgono una crisi di liquidità globale del genere che abbiamo visto nel 2008.

Di recente il Dipartimento di Giustizia USA ha annunciato che avrebbe multato Deutsche Bank per $14 miliardi, a causa di pratiche di vendita fuorvianti tra il 2005 e il 2007 per quanto riguarda i titoli garantiti da ipoteca.Anche se Deutsche Bank giungesse all'archiviazione del caso per una frazione di tale importo, diciamo $5 miliardi, ciò potrebbe compromettere in modo significativo la sua base di capitale già debole.

Non a caso, le azioni di Deutsche Bank hanno sofferto enormemente. Da un picco pre-Lehman di €104 per azione, sono scese a €34 per azione all'inizio del 2015. Stiamo parlando di un calo del 68%, in gran parte guidato dalla crisi finanziaria globale del 2007-08 e dalla crisi del debito sovrano europeo del 2011-2015.

Proprio quando gli investitori pensavano che le cose non potessero andare peggio, le cose sono andate peggio. Da €34 per azione nel 2015, il titolo azionario di Deutsche Bank è sceso a €10.25 per azione negli ultimi giorni. Questo è un gigantesco declino rispetto ai minimi del 2015.

Questa sequenza evidenzia un punto importante. Quando un titolo scende del 70% o più, molti investitori presumono che sia sparito il potenziale di profitto prendendo una posizione short. Infatti gli investitori si chiedono: "Quanto più in basso può andare?"

La risposta è che non importa quanto in basso possa andare un titolo, può sempre scendere fino a che non raggiunge lo zero. Questo è l'equivalente finanziario del paradosso di Zenone. Zenone, un filosofo greco del V secolo, immaginò una freccia scagliata in una stanza. Disse che la freccia avrebbe prima attraversato metà della stanza.

Poi avrebbe attraversato la restante metà. Poi la restante metà, e così via in una serie infinita di mezze stanze rimanenti. Zenone disse che la freccia non avrebbe mai potuto attraversare la stanza, a causa del tempo infinito necessario per attraversare un numero infinito di mezze stanze. (Il calcolo di Newton risolse questo paradosso nel XVII secolo.)

Allo stesso modo un titolo azionario può scendere del 90%, poi scendere di un altro 90%, poi di un altro 90% ancora e così via fino a che non raggiunge lo zero. Il titolo di Deutsche Bank non andrà a zero, ma potrebbe scendere a €2 per azione prima che la Germania intervenga per troncare il collasso e fermare l'emorragia. La cifra €2 per azione significa un calo di oltre l'80% rispetto ai livelli attuali.

La domanda è: che cosa potrebbe far affossare ancora di più il titolo di Deutsche Bank, nonostante le enormi perdite che ha sofferto sino ad ora? Questo ci porta al nostro segnale mercato.

Io uso un metodo chiamato inferenza causale per fare previsioni sugli eventi in sistemi complessi, come i mercati dei capitali. La metodologia dell'inferenza causale si basa sul Teorema di Bayes, una formula del XIX secolo scoperta da Thomas Bayes.

Quali segnali ci sono che indicano un crollo?

Il segnale più forte non viene dalla Germania, ma dall'Italia. Mentre il mondo è in attesa per l'epilogo del dramma Deutsche Bank, un altro fiasco bancario si sta sviluppando in Italia. Stiamo parlando della Banca Monte dei Paschi di Siena (BMP), la più antica banca del mondo ancora in funzione, fondata nel 1472.

BMP è stata l'unica grande banca a non superare gli ultimi stress test della BCE. Le viene richiesto di raccogliere capitali e ha annunciato l'intenzione di farlo. L'aumento di capitale è guidato da JP Morgan e da un consorzio tra cui Goldman Sachs e alcune delle più grandi banche in Cina.

La cordata è stata costituita lo scorso luglio e avrebbe dovuto annunciare i risultati entro la fine di settembre. Ci siamo quasi e le notizie non sono buone. Reuters ha riportato di recente che la raccolta di capitali non sta andando bene, e la cordata si aspetta che verrà ritardato qualsiasi annuncio fino a dopo il prossimo referendum in Italia.

Cos'hanno a che fare i travagli di BMP con Deutsche Bank? Entrambe le banche sono troppo grandi per fallire e stanno andando in bancarotta, ma BMP è più vicina all'orlo del baratro. È il "canarino nella miniera" per Deutsche Bank.

L'Italia vuole salvare BMP con i soldi dei contribuenti. Questo è il copione standard utilizzato dagli stati nel 2008. Ma le regole sono cambiate.

Nel 2014, al vertice dei leader del G20 a Brisbane, è stato deciso che i salvataggi sarebbero stati sostituiti dal "bail-in". Il bail-in non usa il denaro dei contribuenti per ricapitalizzare le banche. Obbligazionisti e depositanti vengono sottoposti ad un haircut e sono involontariamente trasformati in azionisti.

Immaginate di avere $500,000 in deposito presso una banca e ricevere una e-mail in cui vi si dice che il deposito è di soli $250,000 (la somma assicurata), perché gli altri $250,000 sono stati convertiti in azioni in una "bad bank", la quale potrebbe o non potrebbe produrre rendimenti in futuro. Questo è ciò che accade in un bail-in.

Il governo tedesco sotto Angela Merkel sta dicendo all'Italia che non può salvare BMP; deve usare le nuove regole del bail-in. Ma se la Germania costringe l'Italia ad effettuare il bail-in su BMP, allora l'Italia insisterà sul fatto che la Germania dovrà effettuare il bail-in di Deutsche Bank quando sarà il momento.

Alla Germania non piacerà questa situazione, ma se non effettuerà il bail-in per Deutsche Bank, l'Unione Europea si sfalderà a causa dell'acrimonia tra l'Italia e la Germania. Rispetto a questa disputa, il Brexit è un baraccone. La Grecia è un baraccone di un baraccone. L'Italia è l'affare più importante. Se la Germania e l'Italia non possono cooperare, allora non c'è più un'Unione Europea.

Questo è il motivo per cui la cordata riunita per l'aumento di capitale di BMP, ha spinto perché tutti gli annunci vengano divulgati dopo il referendum italiano. Sanno che se oggi venisse annunciato il loro fallimento, l'opzione del bail-in sarebbe necessaria immediatamente e il governo perderebbe sul referendum. Se il governo riuscirà a superare questo scoglio, il bail-in di BMP (o salvtaggio statale, a seconda dei casi) potrà avvenire a dicembre.

I mercati non aspetteranno mentre i politici tedeschi e italiani gireranno intorno alla questione bail-in. Trarranno le loro conclusioni e inizieranno una corsa agli sportelli nei confronti di Deutsche Bank.

Il governo tedesco lascerà che il titolo azionario di Deutsche Bank scenda a €2 prima d'intervenire. È così che gli azionisti daranno il loro "contributo" al bail-in.

Deutsche Bank non andrà fallita e il titolo non andrà a zero. Ma questa storia è tutt'altro che finita. La zona Euro è in difficoltà.

Saluti,


[*] traduzione di Francesco Simoncelli: http://francescosimoncelli.blogspot.it/


6 commenti:

  1. la germania è sempre la stessa. e weidmann in questi giorni tace. comunque chi tira le fila è gli usa. sono loro a decidere dove sarà la prossima crisi

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  2. Possono mettersi d'accordo, CDP salva Deutsche e loro salvano MPS...

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  3. La guerra in Europa è già cominciata. E gli USA sono talmente inguaiati da volerla fare davvero.
    Ma salvare questi zombie enormi sarà solo un altro calcio al barattolo. Il destino del sistema politicofinanziario è segnato. E solo con tanta violenza potranno cercare di arginare il crollo della fiducia nel loro sistema oligarchico (alla faccia di scalfari e dei suoi seguaci dirigisti).

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    1. Comincio a pensare di essere un pezzo del barattolo.

      Riccardo Giuliani

      P.S.: per gdb, se stai a Roma ti va di fare una chiacchierata di persona? (Francesco, scusa se uso così questo spazio)

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    2. si riccardo, sono a roma. quando vuoi. contattami via facebook o mail (fattela dare da francesco).
      ps siamo tutti pezzi del barattolo, ma noi sappiamo rotolare bene via :)

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  4. Tempo di saldi ed i cosiddetti "dumb money" verranno di certo attratti dall'offerta di Deutsche Bank di offrire la sua nuova emissione di azioni al 35% di sconto. Mi sovviene un dubbio comunque: i fessi di Deutsche Bank stanno offrendo le loro azioni a sconto perché sono praticamente falliti, o perché sanno che tanto, grazie alla ZIRP, saranno loro gli acquirenti finali di tale pattume?

    In un modo o nell'altro, ecco il chiaro esempio di come una vulnerabilità ciclica diventa strutturale e sistemica.

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