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mercoledì 14 settembre 2016

Crisi economiche: l'inevitabile risultato del settore bancario centrale





di David Stockman


L'effetto inesorabile del settore bancario centrale contemporaneo è un ciclo boom/bust pressoché infinito. Oltre a ciò, ci sono livelli d'instabilità finanziaria sistemica e una crescente allocazione errata di risorse economiche ed investimenti improduttivi. Alla fine, il mondo diventa più povero.

Perché? Perché gli aumenti della produzione e della ricchezza reale dipendono da un "prezzaggio" efficiente del capitale e del risparmio, ma il modus operandi delle banche centrali di oggi è quello di distorcere e falsificare senza sosta i prezzi finanziari.

Dopo tutto, l'essenza della ZIRP e della NIRP è quello di portare i tassi d'interesse al di sotto dei livelli di compensazione naturali, in modo da indurre un maggiore indebitamento e una maggiore spesa da parte delle imprese e dei consumatori.

È anche il risultato di un massiccio acquisto di obbligazioni in cui le banche centrali finanziano i loro acquisti con credito fiat. La loro gigantesca intrusione nel mercato obbligazionario spinge i rendimenti di questi titoli ben al di sotto i livelli accettati dai risparmiatori reali in un libero mercato.

Lo stesso vale per la dottrina dello stimolo attraverso il cosiddetto "effetto ricchezza". Dopo essere stato avviato da Alan Greenspan 15 anni fa, è stato abbracciato con un maggiore entusiasmo dai suoi successori alla FED e altrove.

Il canale di trasmissione della politica monetaria finisce all'1% della popolazione che possiede il 40% degli asset finanziari e al 10% che ne possiede l'85%. Vale a dire, i prezzi delle azioni sono volutamente spinti a livelli artificialmente alti per mezzo del fantomatico "allentamento finanziario". Quest'ultimo è un eufemismo che in realtà sta per finanziamenti a basso costo, o addirittura gratis, per i giocatori d'azzardo amanti dei carry trade e per gli speculatori fast money e le loro coperture assicurative.

Man mano che salgono le medie azionarie e i portfoli sovvenzionati dalla FED raggiungono picchi sempre più elevati, gli operatori dell'effetto ricchezza si sentono presumibilmente, beh, più ricchi. Sono motivati a spendere e ad investire, raddoppiando le scommesse sui loro guadagni e usandoli come garanzia per ottenere finanziamenti ancora più a buon mercato per maggiori speculazioni.

Il problema è che i prezzi finanziari non possono essere falsificati a tempo indeterminato. Alla fine, diventano oggetto di un gioco di fiducia e il rischio di shock e cigni neri supera la capacità delle banche centrali di scongiurarli. Poi arriva il giorno della resa dei conti in modo traumatico e violento.

Esattamente quel tipo di crisi che ora sta scendendo sui mercati globali. Infatti la massiccia intrusione delle banche centrali nei mercati finanziari, conduce ad un unico esito: crisi economica.

Oggi le banche centrali possiedono circa $21,000 miliardi di titoli di stato e titoli correlati ad essi, la maggior parte dei quali è stata acquistata negli ultimi due decenni e la quota preponderante dopo la crisi del 2008.




L'effetto di questa presenza ingombrante all'interno dei mercati a reddito fisso — cioè, il settore dei titoli di stato — è stata quella di gonfiare i prezzi delle obbligazioni sovrane. A sua volta, tale mispricing s'è diffuso a tutti i mercati esistenti.

Sopra ogni altra cosa, la falsificazione dei prezzi delle obbligazioni attuata dal QE significa che le banche centrali hanno scalzato i risparmiatori con soldi veri, rappresentanti la fonte marginale della domanda nei mercati dei titoli di stato. Ma per loro stessa ideologia e funzione, i banchieri centrali sono rigidamente e ferocemente anelastici nei confronti dei prezzi.

Ad esempio, Draghi pagherà qualsiasi prezzo — assolutamente qualsiasi prezzo — con i suoi $90 miliardi di QE mensili. Stabilisce il prezzo al margine, e allo stato attuale sembra essere un rendimento non inferiore al -0.4% per un titolo di stato della zona euro di qualsiasi durata. Presumibilmente ciò potrebbe includere un bond da 500 anni se i portoghesi fossero abbastanza furbi da emetterne uno.

Inutile dire che nessun risparmiatore razionale "investirebbe" in un decennale tedesco ai rendimenti negativi di oggi. La parola operativa qui è "risparmiatore", figura distinta dalle orde di speculatori amanti della leva finanziaria (nel mercato repo) che sono più che felici d'acquistare bund tedeschi in sovrapprezzo. Dopo tutto, sanno che lo zio Mario è pronto a comprarli ad un prezzo ancora più alto domani.

Ciononostante quando si sostituiscono i risparmiatori con i banchieri centrali al centro del processo di determinazione dei prezzi nei mercati finanziari, il sistema alla fine va in tilt.

Tale condizione è stata descritta in un lungo pezzo sul Wall Street Journal riguardante un recente sviluppo nei mercati del debito sovrano, i quali sfidano la natura umana e le dinamiche fondamentali delle moderne democrazie.

Cioè, i governi moderni non potranno mai cessare di emettere più debito a causa di un sistema welfaristico strabordante, di gruppi di pressione di ogni risma e della prevalenza di razionalizzazioni keynesiane per estrarre dai contribuenti tutto quel denaro che i politici sono inclini a spendere.

Eppure ora vi è una crescente "scarsità" di titoli di debito pubblico — l'equivalente di un unicorno fiscale:

Una baldoria di acquisti da parte delle banche centrali sta riducendo la disponibilità di titoli di debito pubblico e sta intensificando le guerre di offerte che scoppiano quando gli investitori diventano nervosi, facendo salire i prezzi e abbassando i rendimenti. Mercoledì il rendimento del decennale del Tesoro ha raggiunto un minimo storico.

"C'è un fattore scarsità, ma diventa davvero palpabile durante i periodi di stress quando i rendimenti collassano immediatamente," ha detto. "Si può rimanere chiusi fuori dal mercato obbligazionario proprio quando se ne ha più bisogno."

Mercoledì scorso il rendimento del ventennale giapponese è sceso sotto lo zero per la prima volta, unendosi ad un bacino mondiale di obbligazioni a rendimento negativo che si è espanso rapidamente nel corso dell'ultimo anno. In Svizzera i titoli di stato fino alla scadenza più lunga, un bond con una durata di quasi mezzo secolo, hanno ora rendimenti sotto lo zero. In Germania i titoli del debito pubblico con scadenza a gennaio 2031 sono trattati con rendimenti negativi.

A causa di questa "scarsità" del tutto folle, banche centrali e speculatori hanno guidato il rendimento di quasi $12,000 miliardi di titoli di debito pubblico — o quasi il 26% di tutti i bond sovrani del pianeta — nella zona sotto lo zero. Stiamo parlando di più di $1,000 miliardi tra titoli del debito pubblico tedesco e francese, e quasi $8,000 miliardi di titoli del debito pubblico giapponese.




Ciononostante, la crescente prevalenza di unicorni fiscali ha raggiunto livelli ancor più bizzarri. Questo perché le regole della stampa monetaria della BCE richiedono che i suoi acquisti di obbligazioni siano ripartiti su base proporzionale tra i suoi paesi membri.

Così gli scommettitori che hanno ammassato bund in risposta al Brexit, hanno abbassato ancor di più la curva dei rendimenti tedesca, ormai ben al di sotto del -0.4% della BCE.

Di conseguenza ora abbiamo una "no buy zone" fino ai bond a 8 anni sulla curva dei rendimenti tedesca. Questa è una "scarsità" artificiale e ridicola.




Ma la follia del "sottozero" non si ferma qui. Come anche indicato nel grafico, la curva dei rendimenti svizzera è negativa fino ai bond a 48 anni, dove quest'ultimo è trattato a -0.0082%. Allo stesso modo il decennale giapponese è trattato a -27 bps, mentre il bond a 40 anni produce una misera resa di 6 punti base.

La falsificazione sistematica dei prezzi degli asset finanziari è la sostanza di ciò che producono le banche centrali contemporanee. Tra quaranta anni da oggi, per esempio, l'ospizio del Giappone sarà più grande rispetto al suo mercato del lavoro, e il suo sistema fiscale e monetario cadrà molto prima.

Ma non importa. Prima che si autodistruggerà, la BOJ acquisterà tutto il debito del governo giapponese. Già ne possiede ¥426 miliardi — una cifra che è pari all'85% del PIL.

Quando si tratta di debito pubblico, quindi, possiamo affermare che la "determinazione dei prezzi" è morta e sepolta. Il Giappone è solo il bordo d'attacco, ma la tendenza è assolutamente chiara. Il prezzo del debito sovrano non ha più un mark to market sancito da risparmiatori e investitori che lo comprano, bensì un market maker impersonificato dalle banche centrali.

Eppure questa è solo la metà della storia, e nemmeno la parte più distruttiva. La verità è che la quota schiacciante del debito pubblico non è più di proprietà di risparmiatori con denaro reale. È di proprietà di banche centrali, fondi sovrani e speculatori amanti della leva finanziaria.

Per quanto riguarda questi ultimi, non scambiateli con speculatori con soldi reali e precedentemente risparmiati. Al contrario, si tratta di credito estratto dal valore dei bond il quale viene guidato sempre più in alto dalla gigantesca Offerta d'Acquisto delle banche centrali.

Ciò significa che i risparmi reali — che devono avere un rendimento nominale positivo — vengono spinti sempre più sulla sinistra della curva dei rendimenti sovrani, ma soprattutto sempre più in profondità nella zona rischiosa rappresentata dalle obbligazioni societarie. Il tutto alla ricerca di rendimenti decenti.

Al momento attuale, per esempio, ci sono quasi $3,000 miliardi di titoli spazzatura e prestiti spazzatura nei soli Stati Uniti, e questa cifra è il doppio di quella alla vigilia della grande crisi finanziaria. Ma questo non significa doppio rischio.

Questo perché una parte molto consistente del credito spazzatura è finito in speculazioni che 15 anni fa non sarebbero mai state intraprese. Vale a dire, è stato utilizzato per finanziare speculazioni sui prezzi delle materie prime (es. olio di scisto, estrazione mineraria, ecc.), sui prestiti subprime legati alle auto, sui finanziamenti per riacquisti di azioni proprie e sui pagamenti di dividendi da parte di società con una leva finanziaria elevata.

Infatti la fame per rendimenti decenti generata dalle banche centrali, ha sistematicamente infestato i mercati globali con ordigni finanziari esplosivi. Sebbene circa 100 principali banche centrali hanno trascorso gli ultimi sette anni a spingere i tassi d'interesse verso lo zero, o al di sotto, ci sono stati milioni di operatori finanziari e utilizzatori di capitale intenti a trovare modi per farla franca.

Oggi una di queste vie di fuga è saltata in aria quando il contingente obbligazionario convertibile del 2049, emesso da una banca tedesca sconosciuta, Bremen Landesbank (BLB), è sceso del 40% in pochi minuti — una mossa che, a sua volta, ha spaventato i mercati globali.




Si scopre che Bremen LB è una banca tedesca statale da $29 miliardi con una pesante esposizione a prestiti per spedizioni, la quale è ora di fronte a massicce svalutazioni e la necessità di raccogliere capitali dai suoi proprietari principali — Landesbank NordLB, la città di Brema, e l'associazione delle casse di risparmio in Northrhine Westfalia.

Ecco il punto: tutte le parti coinvolte sono a rischio di finire fuori pista. Infatti il burrone raffigurato qua sopra rappresenta una lunga catena di mispricing proveniente dal settore bancario centrale odierno.

Tale situazione è nata tempo addietro quando il credito a buon mercato a disposizione delle famiglie negli Stati Uniti e in Europa, ha causato un boom dei consumi in suddette nazioni e un boom delle esportazioni in Cina e in Estremo Oriente. Successivamente il capitale a buon mercato emesso dalle banche centrali asiatiche ha finanziato un boom degli investimenti in Cina e tra le sue nazioni satelliti nei mercati emergenti, cosa che, a sua volta, ha causato una massiccia domanda di petrolio greggio e navi porta-container.

Inutile dire che l'ulteriore capitale a buon mercato ha generato un enorme eccesso di capacità nel settore delle costruzioni navali, il quale ha bisogno di flussi di cassa per ripagare i debiti. Quindi l'enorme settore navale di Cina e Corea del Sud ha sfornato nuove navi come se non ci fosse un domani.

Ma la catena di S. Antonio ancora non era finita. Banchieri commerciali e altri intermediari che hanno acquistato e finanziato le navi in eccesso che i banchieri centrali avevano indirettamente costruito, necessitavano di migliorare i propri rendimenti. Così hanno finanziato i loro "asset" di nuova acquisizione con rendimenti come quelli delle obbligazioni Bremen LB, le quali oggi sono saltate in aria.

L'unica cosa che è assolutamente vera in un mercato finanziario globale da $300,000 miliardi è che Bremen LB non è la sola. Dopo $20,000 miliardi di stampa monetaria da parte delle banche centrali e 90 mesi di zero bound, questi ordigni finanziari esplosivi sono ormai ovunque.

Presto sapremo i loro nomi. La loro scomparsa rappresenterà la scomparsa delle banche centrali.


[*] traduzione di Francesco Simoncelli: http://francescosimoncelli.blogspot.it/


1 commento:

  1. E dopo le banche centrali?
    Chi creerà dal nulla altro fiatmoney?
    Direttamente i governi? Cioè, i politici senza neppure più la foglia di fico delle bc "indipendenti"?
    Allora, sicura iperinflazione in pochi anni e distruzione completa del mezzo legale di scambio.

    Quindi la coazione a richiedere più interventismo sempre e comunque non cederà il passo alla libertà, ma alla follia più palese.

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