Bibliografia

venerdì 29 luglio 2016

Il savataggio di Monte dei Paschi è in pericolo, così come i risparmi dei suoi obbligazionisti subordinati

Per molto tempo ho continuato ad avvertire i miei lettori circa i problemi della banca toscana Monte dei Paschi e di come non rappresentasse altro che un investimento improduttivo. Ho scritto e continuamente dimostrato come rappresentasse una dolina finanziaria in cui ogni centesimo lanciato sarebbe stato semplicemente sprecato. Inutile dire che le cose sono andate precisamente come ho sottolineato io. Ho doti onniscienti, per caso? No, è semplicemente l'applicazione della teoria Austriaca. Ma attenzione, perché neanche un'altra grande malata se la passa bene: Unicredit. E questa è la stessa gente che vorrebbe piazzare sul mercato sofferenze bancarie e racimolare spiccioli per campare ancora un altro giorno. La paura che tirino pacchi a destra e a manca è molto alta, e chiunque abbia questo timore ne ha ben donde. Mi domando chi sarà talmente fesso da rispondere alla IPO di Unidebit. Uhm, forse gli stessi fessi che hanno risposto alla IPO di Poste Italiane. È proprio vero che gli sciocchi vengono sempre separati dal proprio denaro. Ma In un mondo di pazzi è inutile aspettarsi qualcosa di razionale. Quindi le strombazzate a favore di una presunta stabilità bancaria europea, oltre ad essere fuori luogo, negano totalmente la realtà dei fatti. Qual è la realtà? La maggior parte delle banche europee sono zombie che camminano e la BCE ha fatto di tutto per ungere di oli profumati questi cadaveri ambulanti, ovvero, espansione monetaria artificiale senza precedenti e tassi a zero. Ma se un cadavere è un cadavere, nessun profumo toglierà per sempre l'olezzo di morte, il quale sta emergendo prorompente: tassi negativi. Il "dead cat bounce" dopo la crisi finanziaria 2008-9 era solamente l'effetto una tantum delle politiche straordinarie delle banche centrali. Ma ora che sono bloccate allo zero bound, dove credono di andare? Cosa credono di stimolare? Se la ripidità a destra del primo grafico vi sembra sconcertante, aspettate a vedere la prossima.
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da Zerohedge


Due giorni fa abbiamo riferito che in un ultimo disperato tentativo per evitare un potenziale contagio all'interno del proprio sistema bancario, compreso di corse agli sportelli ed investitori e risparmiatori furiosi, il governo di Matteo Renzi stava correndo per organizzare un piano di salvataggio privato a favore di Monte dei Paschi, presumendo una possibile bocciatura agli esiti degli stress test di oggi. In particolare a partire da lunedì scorso, secondo il FT, il governo italiano s'è interessato per garantire un piano di salvataggio privato in favore di Monte dei Paschi di Siena: un piano per raccogliere €5 miliardi di capitale in modo da evitare la nazionalizzazione.

Non c'era alcuna garanzia che quest'ultimo tentativo avrebbe avuto successo, soprattutto alla luce della capitalizzazione di mercato di Monte Paschi, che è scesa a €800 miseri milioni, il che suggerisce che il piano di salvataggio sarebbe stato una sorta di fallimento "stragiudiziale"; esso sarebbe stato strutturato come un quasi-investimento, con denaro fresco proveniente da nuovi proprietari azionari mentre si sarebbero diluite di oltre il 90% gli stakeholder esistenti.

Inoltre non c'era alcuna garanzia che i nuovi fondi non avrebbero fatto la stessa fine degli €8 miliardi di capitale già raccolti nel corso degli ultimi due anni, soldi che sono stati "vaporizzati" nella dolina finanziaria chiamata Monte Paschi.




Momenti fa abbiamo appreso che questo processo di "salvataggio privato" sembra essersi arenato, soprattutto quando Reuters ha riferito che Morgan Stanley e altri istituti di credito italiani (UniCredit e Intesa SanPaolo) si sono allontanati dalla "proposta" di Monte Paschi per raccogliere €5 miliardi in liquidità.

Come conferma Reuters: "L'istituto di credito travagliato sta cercando di mettere insieme un consorzio bancario per garantire nelle prossime 24 ore il suo aumento di capitale, in modo che abbia un piano nel momento in cui usciranno i risultati degli stress test europei sulle banche. Fonti bancarie dicono che la banca abbia capitale sufficiente per resistere ad una recessione economica."

Monte Paschi non è ancora condannata, poiché alla porta ci sono ancora Citigroup Bank of America, Deutsche Bank e Credit Suisse. Non a caso, queste ultime due banche sono quelle che ci perderebbero di più se divampasse una crisi bancaria italiana e successivamente valicasse il confine con la Germania o la Francia.

Come aggiunge Reuters, sono state contattate altre banche, tra cui Societe Generale, UBS e Nomura, affinché condividessero il costo della transazione proposta, la quale si dice che coinvolga l'emissione di azioni da parte di Monte dei Paschi tra lo 0.5% e lo 0.6% del suo valore contabile tangibile.

Tuttavia le cose non sembrano andar bene, e la fonte di Reuters aggiunge che "per come stanno le cose ora, il consorzio è debole. C'è bisogno che salgano a bordo più banche." Un'altra fonte, che è vicino all'istituto di credito toscano, ha detto che Monte dei Paschi rilascerà venerdì le linee guida del suo piano di salvataggio, ed è fiducioso che "a tempo debito" si raggiungerà un pre-accordo con un numero sufficiente di banche.

Sebbene apprezziamo l'ottimismo, ci chiediamo se l'Italia sia pronta per l'alternativa, vale a dire, il tanto temuto "bail-in"?

Siamo certi che la risposta sia no, per un semplice motivo: l'ultima cosa che può permettersi il sempre più impopolare governo Renzi, è la rabbia della popolazione scaturente dal bail-in della terza banca italiana più grande, procedura una che può diffondersi ad altri istituti di credito altrettanto in difficoltà.

Il problema, come ha scritto Bloomberg in un articolo di oggi, è che se l'Italia dovesse prendere la strada del bail-in, milioni di investitori ordinari potrebbero veder completamente spazzati via i loro investimenti. Si consideri che al culmine della crisi finanziaria, tra il luglio 2007 e il giugno 2009, l'80% delle obbligazioni delle banche italiane era stato venduto agli investitori ordinari, secondo il regolatore della Consob. Attraverso i risparmiatori, le banche si sono finanziate con un costo simile a quello del governo italiano, mentre hanno dato ai gestori di fondi un ulteriore punto percentuale d'interessi sul debito.

Quelli che "raccoglievano fondi per le banche" erano persone come Vincenzo Imperatore.

Vincenzo Imperatore ci tiene a farci sapere che stava semplicemente seguendo gli ordini: vendere obbligazioni rischiose ai clienti alla ricerca di rendimenti in vista dell'età pensionabile, era solo una parte del lavoro. Quando i mercati finanziari divennero insidiosi durante la crisi finanziaria, per le banche italiane i depositanti si trasformarono nella fonte più affidabile di finanziamento. "I miei capi mi chiamavano cinque o sei volte al giorno per spingermi a vendere questi prodotti finanziari," dice Imperatore, che per sei anni ha contribuito a vendere suddetti prodotti ai clienti ordinari presso UniCredit SpA a Napoli e ha scritto due libri sulla sua esperienza.

E come documentato ampiamente anche su queste pagine, se l'Italia dovesse procedere col bail-in, le famiglie che hanno contribuito a sostenere le banche italiane durante la crisi si ritroveranno ancora una volta in prima linea per sostenere il sistema finanziario italiano vacillante. Il debito subordinato di cui sono titolari può essere il primo a subire le perdite, in una ricapitalizzazione orchestrata dal governo ora in corso di negoziazione tra Roma e Bruxelles.

"Il nostro Primo Ministro, Matteo Renzi, sta cercando di evitare un cataclisma finanziario che affosserebbe definitivamente la sua reputazione, soprattutto in vista di un referendum entro la fine dell'anno per revisionare il sistema politico -- un voto di fiducia di cui ha bisogno per rimanere al potere."

L'esposizione degli investitori ordinari è tutt'altro che banale. Gli investitori ordinari possiedono quasi la metà dei titoli più vulnerabili; le banche hanno utilizzato i loro clienti come un salvadanaio per avere accesso a finanziamenti a basso costo.

Vendere debito subordinato ai depositanti era "il modo in cui è stato ricapitalizzato il sistema bancario," ha detto Jim Millstein in un'intervista televisiva su Bloomberg, funzionario statunitense del Tesoro che ha guidato la ristrutturazione delle banche degli Stati Uniti dopo la crisi finanziaria. Imponendo perdite sugli obbligazionisti "si infliggono danni a persone che altrimenti spenderebbero quei soldi nell'economia generale."

UniCredit, il più grande istituto di credito d'Italia, ha rifiutato di commentare le parole di Imperatore. Le obbligazioni subordinate della banca in mano agli investitori ordinari erano trattate con un profilo di rischio medio/basso, quindi gli investitori non si aspettavano di subire perdite. La banca sta valutando di raccogliere €5 miliardi dagli azionisti e vendere l'intera partecipazione di Bank Pekao SA per raccogliere ulteriori capitali.

A differenza dei loro colleghi europei, gli italiani preferiscono titoli a reddito fisso per i loro risparmi. Secondo Bloomberg, alla fine del 2015 gli italiani detenevano circa €430 miliardi di obbligazioni, due volte e mezzo più dei tedeschi e tre volte e mezzo più dei britannici, secondo una relazione di Assogestioni, un'associazione nel settore degli investimenti con sede a Milano. Nel corso della storia il debito pubblico è stato tra quei pochi strumenti finanziari che hanno salvaguardato i risparmi dall'inflazione. Il tasso d'interesse medio sulle nuove emissioni di titoli di stato italiani, è stato del 14% nel 1992 ed è sceso al 3.7% quando è nato l'euro un decennio più tardi, secondo i dati del Ministero dell'Economia.



Suicidi dei pensionati

Il problema più grande per Renzi è la reazione della popolazione se Monte Paschi sarà costretta a procedere con un bail-in, e se questo si tradurrà in un contagio ad altre banche.

Non sarebbe la prima volta.

Un bidello di Urbino, che ha chiesto riservatezza sul nome, ha visto spazzati via i suoi €112,000 in obbligazioni subordinate di Banca Marche. Ha detto che nel 2007 la banca lo convinse a scambiare titoli senior con obbligazioni subordinate. Si è reso conto di aver perso tutto solo quando l'anno scorso, allarmato dalle notizie d'insolvenza imminente della banca, ha chiesto ulteriori informazioni alla filiale locale.

Come osserva BBG, l'anno scorso le perdite degli obbligazionisti sono diventate un tema caldo quando i media nazionali hanno parlato del suicidio di un pensionato vicino a Roma, il quale a Dicembre aveva scoperto d'aver perso più di €100,000 di debito junior in Banca Etruria.

Sempre lo scorso dicembre, la Commissione Europea ha sostenuto i progetti di Renzi per compensare quegli obbligazionisti incappati in "potenziali errori nelle vendite di obbligazioni." Lo scorso aprile il governo ha approvato un decreto legge per permettere agli obbligazionisti dei quattro istituti di credito falliti, d'essere rimborsati per l'80% dei loro possedimenti se avevano un reddito annuo lordo inferiore ai €35,000 o beni personali inferiori ai €100,000.

"È una cosa sorprendentemente simile a quello che le banche avevano fatto tempo prima con l'Argentina e Parmalat," ha detto l'avvocato Bisello. "Molti dei miei clienti sono operai e pensionati, i quali hanno perso tutti i risparmi che avevano. Ad alcuni di loro è stato detto che l'investimento in obbligazioni bancarie subordinate era solo un modo per guadagnare interessi più elevati, ed erano altrettanto sicuri come investire in titoli di stato italiani."

Morale della favola: se nel corso delle prossime 24 ore Monte Paschi non riuscirà ad ottenere i €5 miliardi di fondi di cui ha bisogno da un consorzio di investitori esterni, e se l'Europa rimarrà risoluta nella sua negazione di un piano di salvataggio statale, l'unico possibile passo sarebbe un bail-in e questo potrebbe innescare la prossima tappa del crisi bancaria in Europa.


[*] traduzione di Francesco Simoncelli: http://francescosimoncelli.blogspot.it/


giovedì 28 luglio 2016

Un difetto fatale nel sistema





di Bill Bonner


BALTIMORE – Il Dow è sceso di 174 punti ieri, il più grande calo in sei settimane.

Non è la fine del mondo. Forse nemmeno la fine dei rimbalzi di quest'anno.

Come ricorderete, ad inizio anno le azioni hanno sperimentato un selloff. Gli investitori sono stati tenuti a galla grazie alle manovre delle banche centrali – svaligiando il mercato del credito a loro nome.

La FED ha cancellato qualsiasi altra mossa di "normalizzazione", rimandandole più avanti nel corso dell'anno. Le banche centrali in Europa, Giappone e Cina hanno preso provvedimenti più radicali e più spericolati... con la Banca del Giappone che ha seguito l'esempio di alcune banche europee ed è entrata in modalità "ritardata totale" applicando tassi d'interesse negativi.

Ora, secondo la stampa finanziaria mainstream, gli investitori stanno cominciando a preoccuparsi che le banche centrali non sono molto efficaci, dopo tutto.

Per quanto riguarda quest'ultimo punto, hanno ragione; le banche centrali possono solo arrivare ad un certo punto. Ci hanno condotto in questa situazione e ora la possono solo peggiorare.

Come? Aumentando quella cosa che, in primo luogo, ha scatenato questo pandemonio. Tutto quello che possono fare è aggiungere più debito in un mondo che sta già annegando nel debito.

Se qualcuno ritiene che questa storia potrebbe finire in modo diverso, vorremmo sentire la sua versione. Ma per quante congetture sconcertanti e assurde si possano esporre, la storia è sempre la stessa: il debito si accumula; i debitori non possono ripagarlo; vanno in rovina. Succede ogni volta.

In un'economia sana – con denaro reale e un settore bancario onesto – le persone commettono errori. Vanno in bancarotta. I fallimenti poi vengono smaltiti. Gli asset vengono acquistati da altri. Investitori e imprenditori se ne impossessano... e li mettono a buon uso.

Il sistema corregge gli errori... prende i soldi dalle "mani deboli" e li sposta nelle mani "forti", più capaci. Ma adesso l'intero sistema è mal gestito.

Grazie al denaro fiat – e alle banche centrali – i flussi e i riflussi normali nel mercato del credito sono diventati maremoti insidiosi... innalzando gli asset a picchi assurdi... e poi facendoli schiantare sulle rocce dure della vita reale.

Ecco un gruppo di surfisti le cui tavole sono state rotte di recente: i giovani.

Scrive il Wall Street Journal:

"Il 40% degli studenti mutuatari non sta ripagando i propri debiti"

Secondo il WSJ ci sono ritardi nei ripagamenti per $200 miliardi in prestiti. Secondo il Journal questa dovrebbe rappresentare una buona notizia; l'anno scorso era il 46% dei mutuatari che non teneva il passo coi ripagamenti.

E Bank of America ci dice che anche i mutuatari aziendali presto finiranno sulla spiaggia. Ecco la notizia da Bloomberg:

Quando arriverà la prossima ondata di default aziendali, potrebbe danneggiare gli investitori più di quello che si aspettano. È probabile che le perdite sulle obbligazioni di società in default saranno superiori rispetto ai cicli precedenti, perché gli emittenti statunitensi hanno più debito in rapporto al loro patrimonio, secondo gli strateghi di Bank of America Corp. Gli alti livelli d'indebitamento significano che se una società effettua liquidazioni, i ricavi devono coprire più passività.

"Abbiamo più debito aziendale che mai e più leva finanziaria che mai, cosa che aumenta il potenziale di un dolore economico maggiore", ha detto Edwin Tai, un gestore di portfolio presso Newfleet Asset Management.

Le perdite stanno già aumentando [...]. Nei tempi difficili gli investitori obbligazionari societari perdono, in media, circa 70 centesimi a dollaro quando un mutuatario va in bancarotta. In questo ciclo, tale cifra potrebbe avvicinarsi a quella della metà degli anni '80 [quando le perdite si avvicinavano a 80 centesimi a dollaro], hanno detto gli strateghi di Bank of America. Tali perdite risulterebbero le peggiori degli ultimi decenni [...].

In un post precedente abbiamo avvertito dell'esistenza di un "difetto" fatale nel sistema.

Abbiamo parlato della mancanza di dollari fisici. Durante una crisi del credito, abbiamo sostenuto, gli Stati Uniti finirebbero rapidamente a corto di dollari reali. I bancomat verrebbero spenti. L'intero sistema verrebbe bloccato. Ma c'è di più...

Stiamo ancora cercando di capire come funziona, ma questa sembra essere una delle sfumature più assurde di tutta la storia. Vedete, il credito ha una particolarità che il denaro reale non ha.

Se io presto un dollaro reale, voi avrete un dollaro da spendere e io no. Poi, quando lo ridate indietro, io avrò il dollaro da spendere e voi no. In entrambi i casi, l'offerta di moneta resta invariata.

Il dollaro di credito è diverso. Quando le banche prestano un dollaro di credito, lo "creano" dal nulla con pochi tasti su un computer. Il dollaro da spendere non esisteva prima. Fin qui tutto bene. Ma quando lo si ripaga, cosa succede?

Scompare come se... beh... come se non fosse mai esistito. L'offerta di denaro si contrae.

Dovremmo dire, "anche se viene ripagato, l'offerta di denaro si contrae." Perché ci sono altri modi in cui il denaro scompare.

I tassi d'interesse negativi, ad esempio, inducono la gente ad accumulare denaro, o addirittura ad aumentare i risparmi in banca, come sta accadendo in Giappone. In entrambi i casi, il denaro sparisce dalla circolazione... riducendo la "velocità del denaro"... e facendo scendere l'offerta di moneta disponibile. La spesa va giù, non su.

L'effetto è l'esatto contrario di ciò che i cosiddetti policymaker promettono.

Abbiamo l'ennesima prova che c'è qualcosa che non funziona. Non per Janet Yellen, né per nessuno dei suoi deliranti amici banchieri centrali di tutto il mondo.

I loro trucchi non funzionano più. Hanno fatto il passo più lungo della gamba.

Saluti,


[*] traduzione di Francesco Simoncelli: http://francescosimoncelli.blogspot.it/


mercoledì 27 luglio 2016

Frexit o Italeave? I paesi europei seguiranno le orme della Gran Bretagna





di David Stockman


Finalmente la tirannia delle élite finanziarie globali è stata sballottata per bene. Si può contare su di loro quando c'è bisogno dell'ennesima campagna shock delle banche centrali per arrestare e invertire l'attuale ondate di vendite. Ma stavolta non sarà credibile, sostenibile, o forse anche possibile.

Banche centrali, Commissione Europea, Fondo Monetario Internazionale, Casa Bianca/Tesoro USA, OCSE, G-7 e il resto dell'apparato della Finanza delle Bolle, hanno davvero forzato la loro mano. Hanno creato un tessuto di menzogne finanziarie; un affronto alle leggi di mercato, alla moneta sonante e alla prosperità capitalistica.

Quindi ci sarà uno sgonfiamento e una deflazione traumatica delle bolle.

Sulla questione del Brexit, il popolo britannico ha respinto la tirannia arrogante del superstato dell'UE e quella dei suoi tribunali non eletti, delle commissioni e dei burocrati.

Come si è affrettato a sottolineare Donald Trump, si sono ripresi il loro paese. Egli chiede che gli americani facciano la stessa cosa, e lui potrebbe convincerli.

Ma che Trump riesca ad andare alla Casa Bianca o no, è praticamente certo che il Brexit è una malattia politica contagiosa. In risposta all'evento storico recente, seguiranno campagne per Frexit, Spexit, Nexit, Grexit, Italxit, Hungexit e movimenti politici più centrifughi.

Viene data un'altra possibilità allo stato limitato — almeno in geografia. E questa è una cosa molto buona, perché più è circoscritta la democrazia, più sono limitate le élite finanziarie centralizzate.

Il combustibile per più referendum e defezioni dall'UE lo ritroviamo certamente nell'impennata dei partiti populisti, sia di sinistra che di destra. Infatti il prossimo colpo alla dittatura Bruxelles/Germania potrebbe arrivare dalle elezioni generali in Spagna (le elezioni di dicembre hanno determinato una paralisi e nessun governo).

La chiusura dei seggi rappresenterà un ripudio del governo corrotto e ipocrita del primo ministro Rajoy. Egli è solo l'ennesimo statalista in abiti da conservatore che non ha riformato nulla, ha lasciato l'economia spagnola sepolta nel debito e ha fornito una falsa testimonianza al pensiero che i burocrati di Bruxelles sono i salvatori dell'Europa.

Quindi gli europei potrebbero essere doppiamente benedetti con l'uscita di David Cameron e Mariano Rajoy. Che liberazione!

Allo stesso tempo, i partiti anti-Bruxelles sia di sinistra (Podemos) che di destra (Ciudadanos) è sicuro che guadagneranno più consensi. Ma anche in caso contrario, il governo spagnolo rimarrà paralizzato. Non sarà abbastanza forte, o abbastanza disposto, da eseguire gli inevitabili dettami di Bruxelles nel caso in cui il mercato obbligazionario spagnolo, drasticamente sopravvalutato, andrà in tilt e richiederà un altro intervento dell'UE.

E questa è la prossima tappa della tempesta Brexit. I prezzi delle obbligazioni sovrane in tutta Europa sono stati sollevati artificialmente dagli incantatori di serpenti finanziari di Bruxelles e dalla BCE. Il rally del decennale spagnolo dopo il "whatever it takes" di Draghi, non era dovuto ad una Spagna più degna di credito o al fatto che il suo tasso di disoccupazione fosse sceso dal 26% a un mero 20%.

Il calo dei rendimenti dal 7% ad un minimo dell'1% circa un anno fa, era dovuto alla mandria di front-runner. Cioè, i trader fast money hanno acquistato sul mercato repo ciò che la BCE aveva promesso di comprare a prezzi sempre più alti. Stavano praticamente pescando in un barile.

Ma non appena il "risk-off" globale prenderà slancio in tutto il mondo, non bisognerà far altro che guardare di sotto. Non ci sarà nessun altro aiuto da parte della BCE. Questo perché la BCE sarà presto coinvolta in una crisi esistenziale, mentre le forze centrifughe scatenate dal Brexit strapperanno il fragile consenso su cui si basano gli esperimenti monetari folli di Draghi.

Inoltre la Spagna non è affatto un caso isolato. Il Movimento 5 stelle in Italia, il quale ha fatto faville alle ultime elezioni comunali, sarà sicuramente pieno di energie. E la Lega Nord ha già chiesto un referendum per un'uscita dall'euro.

Inutile dire che le circostanze fiscali in Italia sono molto più terribili rispetto a quelle spagnole. E le prospettive che le sue obbligazioni, a 135 punti base per il decennale, siano tanto buone quanto il denaro contante, sono praticamente nulle. O la minaccia di un'uscita o una coalizione populista di governo, manderà al macero i front-runner che si sono ingozzati di obbligazioni italiane.

Dal momento che l'Italia ha un debito pubblico da $2,000 miliardi, il suo mercato obbligazionario è un incidente finanziario in attesa di accadere.

Durante l'ultima crisi finanziaria i nostri governanti hanno gridato al "contagio". Il primo domino è caduto. Ce ne saranno di più.

Saluti,


[*] traduzione di Francesco Simoncelli: http://francescosimoncelli.blogspot.it/


martedì 26 luglio 2016

Cosa sta accadendo in Turchia?





di Joachim Hagopian


L'ultimo mistero sulla scacchiera geopolitica è quello riguardante il colpo di stato fallito per rovesciare il presidente turco, Recep Erdogan. Erdogan ha subito accusato il suo ex-alleato e nemico ora in esilio in Pennsylvania – il religioso islamico Fethullah Gülen. Il ministro del lavoro turco ha tagliato la testa al toro e ha incolpato gli Stati Uniti per aver incitato la "rivolta".

Una fazione militare turca ribelle ha sequestrato due aeroporti e ne ha chiuso un terzo, chiudendo anche entrambi i ponti sullo stretto del Bosforo che separano la Turchia asiatica dalla Turchia europea, e lanciando attacchi aerei e di terra su Istanbul e Ankara con elicotteri, jet F-16 e carri armati, per un totale di 294 morti. Il governo di Erdogan ha immediatamente arrestato gli alti ufficiali militari in comando alla base militare di Incirlik nel sud della Turchia, chiudendo temporaneamente l'impianto di lancio utilizzato dagli Stati Uniti per attacchi aerei contro Siria e Iraq che si diceva stesse prendendo di mira anche i terroristi dell'ISIS, gli stessi che negli ultimi quattro anni sia USA sia Turchia hanno schierato nella loro guerra (ancora in corso) contro la Siria di Assad. La polizia turca sta ora setacciando la base di Incirlik in cerca di prove riguardo il colpo di stato sventato. Ad Incirlik c'è immagazzinato il più grande arsenale nucleare della NATO.

Nel fine settimana successivo al colpo di stato fallito, un certo numero di analisti ed esperti sono andati tutti in fermento, ipotizzando che il sultano Erdogan, noto per i false flag contro i suoi stessi cittadini, avrebbe messo in scena l'ennesima goffa operazione fasulla. Già dal giorno successivo al colpo di stato fallito, lunedì, il sultano ha arrestato oltre 6,000 dei suoi nemici nel sistema giuridico e militare turco, in quella che è diventata a tutti gli effetti una purga a livello nazionale. Martedì tal numero è stato esteso al sistema della sicurezza e dell'istruzione, arrivando a 20,000 arresti o sospesioni, eliminando in un sol colpo tutte le potenziali minacce anti-Erdogan. Forse solo per questo motivo ogni partito politico nel Parlamento di Ankara ha condannato all'unanimità il colpo di stato sin dall'inizio, sapendo che nel caso fosse fallito il dittatore li avrebbe inclusi nella sua lista nera. I leader dell'Unione Europea stanno esprimendo preoccupazione riguardo al fatto che il dittatore ha abbandonato ogni parvenza di stato di diritto, arrestando migliaia di suoi presunti nemici.

L'ex-giornalista del Guardian David Hurst, ora direttore di Middle East Eye, s'è improvvisamente innamorato della forza ritrovata di Erdogan, sottolineando entusiasta nel suo ultimo pezzo come i media mainstream occidentali siano stati tutti troppo zelanti nell'etichettare il colpo di stato un successo.

Hurst riferisce che i leader occidentali, come Obama e Kerry, hanno aspettato in silenzio per ore, nella speranza che Erdogan sarebbe stato detronizzato, prima di rilasciare dichiarazioni pubbliche in sostegno del governo Erdogan. David Hurst dipinge un Erdogan eroico, sfoggiante un coraggio ispiratore che ha portato la sua nazione alla vittoria "democratica".

Hollywood non avrebbe potuto inscenare un copione migliore, dove sembra che ogni turco si sia improvvisamente ricordato di quanto sia orgoglioso d'essere turco.

In genere, cosa fanno i leader politici quando hanno difficoltà a rimanere al potere? Inscenano un falso colpo di stato o dichiarano guerra, aizzando l'opinione pubblica contro minacce interne o estere e piantando i semi di un nazionalismo sciovinista tra i suoi cittadini più malleabili. Sono passate appena due settimane da quando Erdogan è stato costretto a strisciare ai piedi di Putin, leccandogli gli stivali in una lettera di scuse umilianti per l'abbattimento di un jet russo lo scorso novembre, compresa una compensazione finanziaria alla famiglia in lutto del pilota. Da quando è iniziata la sua ascesa al potere nel 2003, pochi giorni fa Erdogan si dibatteva nel suo momento di minimo consenso. La sua vita politica era appesa ad un filo: in rotta sia con gli Stati Uniti sia con importanti poteri dell'UE come la Germania, pressato da minacce sempre più forti di un'espulsione dalla NATO e dalla mancata entrata nell'UE, i sogni del suo impero ottomano in frantumi con la sconfitta dei suoi compari dell'ISIS in Siria e in Iraq, atti di terrorismo in aumento in patria che hanno praticamente affossato l'industria del turismo (vitale per la sua nazione), la sua economia congelata nella stagnazione, e gruppi di opposizione sempre più nutriti.

È interessante notare quanta differenza possono fare pochi giorni, soprattutto per quello che sembra essere sempre di più un colpo di stato messo in scena! Ora Erdogan è tornato al comando con carta bianca su ogni fronte, desideroso addirittura di riportare in auge la pena di morte (abolita quando aveva sperato di entrare a far parte dell'UE) per rimuovere definitivamente ogni avversario reale e immaginario, usando come suo capro espiatorio un esiliato negli Stati Uniti. Naturalmente Gulen insiste sul fatto che Erdogan abbia "messo in scena" il suo colpo di stato fallito. Lo stesso Erdogan ha descritto gli eventi che si sono svolti in quel fine settimana come "un dono di Dio", un brillante colpo di fortuna, dando ancora più credito alle legioni crescenti di persone che credono alla teoria del false flag.

Un altro evento sospetto si è verificato durante il volo di ritorno di Erdogan dalla sua vacanza al mare nella località di Marmaris. Due F-16 pilotati da piloti ribelli avrebbero potuto abbattere facilmente il volo di Erdogan, ma per qualche strana ed inspiegabile ragione non sono riusciti ad uccidere il leader turco quando ne hanno avuto l'occasione. Se questo è vero, e una fazione militare rinnegata era seriamente disposta a deporre il presidente, Erdogan non sarebbe mai arrivato vivo ad Ankara. Inoltre Erdogan s'è vantato che dopo aver lasciato Marmaris, sono esplose bombe proprio dietro di lui mancando il bersaglio per un soffio. La sua spavalderia da megalomane ha frantumato quel che rimaneva della sua credibilità.

Questa teoria di un "inside job" è altamente plausibile, ovvero, che Erdogan abbia organizzato il proprio colpo di stato per rinascere come "eroe" popolare della sua nazione. Un'altra spiegazione altrettanto probabile potrebbe essere che Erdogan abbia effettivamente detto la verità, ovvero, che gli Stati Uniti e Gulen abbiano effettivamente orchestrato il tentativo di rimuoverlo dal potere. I sostenitori di questa conclusione citano il fatto che una parte considerevole di fedeli dell'imam, si sia ritrovata in posti di comando importanti nel settore militare e giuridico. Stanno circolando relazioni in cui si afferma che erano stati avvisati di far parte di una lista nera di Erdogan e, quindi, si sono affrettati per cambiare il proprio destino in quello che è stato uno sforzo sciatto per rimuovere il sultano prima che quest'ultimo rimuovesse loro. L'emersione anticipata di suddetta lista nera, può essere utilizzata per promuovere la tesi secondo cui il colpo di stato era reale.

Nel 2011 il leader religioso controverso Gulen ha avuto un litigio con il suo ex-amico Erdogan su uno scandalo di corruzione. Prima di ciò, i due erano fermi sostenitori delle idee dell'altro e alleati del jihadismo islamico. Per decenni Gulen ha avuto stretti rapporti con gli Stati Uniti – in particolare con la CIA e il Dipartimento della Pubblica Istruzione. Il multi-miliardario Gulen possiede la più grande rete di scuole charter in tutta l'America e altre centinaia in tutto il mondo, e dal 1998 vive comodamente in un grande complesso residenziale nei pressi di una piccola città della Pennsylvania. Attraverso tre funzionari della CIA, Gulen ha ricevuto lo status di residenza permanente negli Stati Uniti in modo da sottrarsi al giudizio per tradimento nel suo paese.

Le scuole di Gulen in tutto il mondo insegnano l'estremismo islamico e incanalano gli alunni nella condotta CIA/terrorismo. Gulen e il suo movimento islamico, insieme con il governo turco, hanno attivamente lavorato con operazioni globali segrete della CIA per creare forze terroristiche ribelli dalla Cecenia fino al Caucaso meridionale, in particolare in tutta l'Asia centrale fino a quella occidentale nella provincia dello Xinjiang in Cina, fomentando terrorismo islamico anti-Mosca e anti-Pechino sfruttando varie popolazioni musulmane autoctone attraverso l'indottrinamento della scuola jihadista di Gulen. È da tempo che Gulen svolge un ruolo centrale nella politica estera degli Stati Uniti per trasformare tutti i confinanti di Russia e Cina in nemici ostili al fine di isolare e indebolire queste due super-potenze che minacciano la potenza egemonica degli Stati Uniti.

Fin dall'insorgenza del colpo di stato turco, Erdogan ha iniziato a richiedere che Washington arrestasse ed estradasse Gulen. Dopo aver dichiarato che le accuse verso gli Stati Uniti erano "assolutamente false e dannose," la lingua biforcuta di John Kerry ha affermato che se Ankara avesse le prove a dimostrazione di un coinvolgimento dell'imam, allora il governo degli Stati Uniti avrebbe estradato Gulen per affrontare il processo. Ma poiché Gulen è stata una presenza integrante e influente per la politica estera sia dell'America sia della macchina propagandistica/terroristica in tutto il mondo attraverso le scuole, le probabilità sono estremamente nulle che il leader in esilio possa essere costretto a tornare in Turchia.

Nel frattempo durante l'ultimo anno, su una questione diversa ma collegata, l'amministrazione Obama ha scelto di sostenere militarmente i curdi siriani, eterni nemici etnici della Turchia. Molti curdi che abitano la Turchia sud-orientale sono in lotta per l'indipendenza mentre Erdogan ordina brutali assalti di pulizia etnica in tutta la regione, continuando gli attacchi aerei contro i curdi che vivono nel nord dell'Iraq in lotta contro l'ISIS e inviando militanti dell'ISIS oltre il confine turco per uccidere i curdi siriani e le forze di Assad.

I fratelli turkmeni Nagorno-Karabakh hanno risvegliato la promessa sanguinaria di Erdogan contro un altro nemico giurato – i cristiani armeni – la quale illustra una storia tetra della Turchia nelle pulizie etniche. Inoltre la Turchia il mese scorso ha ricevuto un altro schiaffo in faccia: la Germania ha formalmente riconosciuto il genocidio armeno. Con il Grande Progetto Israeliano intento a sostenere l'impero statunitense attraverso la balcanizzazione di Siria, Iraq, Libia e potenzialmente la Turchia, l'autonomia curda si adatta al loro grande piano imperialistico.

In risposta al comportamento sconsiderato di Erdogan nel corso degli ultimi mesi, sia Europa sia Washington hanno pubblicamente dato le spalle al despota turco, preferendo segretamente di vederlo spodestato. Dando, quindi, il sostegno indiretto al colpo di stato contro di lui. E non dobbiamo neanche dimenticare la sua recente distensione nei confronti della Russia. Il giornalista Andrew Korybko ha suggerito che l'intelligence russa avrebbe addirittura salvato Erdogan dal tentativo di golpe.

Anche se la Turchia credesse veramente che gli Stati Uniti siano dietro ad un complotto effettuato per distruggere Erdogan, perché dopo un solo giorno Erdogan avrebbe permesso agli Stati Uniti di riprendere ad utilizzare la base aerea di Incirlik? Dopo tutto, un reato tale sarebbe considerato un atto di guerra. Perché la Turchia non ha rotto tutti i rapporti diplomatici e richiamato gli ambasciatori in patria? Con ogni probabilità, è stata un'operazione false flag voluta da Turchia e Stati Uniti. Questi ultimi continuano a proteggere Gulen e i suoi metodi di predicazione del jihadismo in tutto il mondo, mentre scoppia un falso battibecco tra gli Stati Uniti e il suo fantoccio di lunga data nella NATO, ovvero, la Turchia. Questa è forse la spiegazione più plausibile e soprattutto ci ricorda come vengono raggiunti accordi clandestini sulla scacchiera geopolitica. Potenziali ricatti sostengono la ragnatela di menzogne che mantiene tutti i giocatori sotto controllo. E un maggiore controllo autoritario in un paese è un bene per aumentare il controllo autoritario in tutti i paesi, in base al codice di comportamento psicopatico del Nuovo Ordine Mondiale.

Alla fine, la morale della favola è che Erdogan si è trasformato da paria politico e palla al piede della NATO a despota pericoloso, detenente attualmente più potere di quanto non abbia mai avuto. E se sia stato solo lui a mettere in scena il false flag, o l'accoppiata USA-Gulen, oppure tutte le parti in gioco si sono rese colpevoli del colpo di stato fallito, Erdogan può ancora giocare la carta dei tre milioni di rifugiati siriani e mantenere buona l'Europa nel caso in cui volesse scavare a fondo in questa storia. Infatti Erdogan detiene le carte per estorcere più concessioni all'Europa, superiori ai €6 miliardi che tuttora riceve per porre fine all'invasione di rifugiati nel continente europeo il quale è già sull'orlo della totale auto-distruzione.

È la forma più bieca di ingiustizia sin da quando "artisti" del calibro di Stati Uniti, Israele, Arabia Saudita e Turchia hanno creato collettivamente i terroristi e causato le guerre alla base delle migrazioni di massa, con Israele e Arabia Saudita che hanno categoricamente rifiutato di accettare i rifugiati, e la Turchia in grado di ricattare un'Europa indebolita e compromessa affinché accetti forzatamente le richieste pretenziose del governo di Ankara. Oltre a ciò, le condizioni barbare e gli abusi criminali perpetrati all'interno dei campi profughi turchi hanno provocato l'ennesima crisi umanitaria spaventosa. Quando una manciata di psicopatici governa il mondo, questo è ciò che si ottiene – il mondo fuori controllo e pronto ad esplodere.


[*] traduzione di Francesco Simoncelli: http://francescosimoncelli.blogspot.it/


lunedì 25 luglio 2016

Un punto a favore di Trump, questi clown meritano d'essere sbertucciati





di David Stockman


Il presidente Obama dice che i leader mondiali che la settimana scorsa hanno partecipato alla riunione del G-7 in Giappone, sono "scossi" da Donald Trump.

Ottimo per Trump!

Questi pagliacci devono essere scossi — fino al midollo. E potremmo anche iniziare con il nostro venditore di fumo a capo della nazione.

Sembra che Obama non riesca a smettere di decantare la ripresa impressionante che egli sostiene d'aver presieduto e i 14 milioni di nuovi posti di lavoro che sostiene d'aver creato. Eppure tali affermazioni sono tanto esagerate quanto tutto ciò che ha detto Trump.

Diamo un'occhiata ai fatti:

  1. Al picco del febbraio 2008, prima della crisi, il Bureau of Labor Statistics degli Stati Uniti (BLS) riportava l'esistenza di 138.5 milioni di posti di lavoro;
  2. Confrontateli con i 143.9 milioni dell'aprile 2016;
  3. Aumento netto: solo 5.4 milioni di posti di lavoro non agricoli.

Questo significa una cosa: quasi 9 milioni, o il 61%, dei 14 milioni di "nuovi" posti di lavoro strombazzati da Obama non sono affatto nuovi.

Questi 9 milioni di posti di lavoro sono in realtà "nati di nuovo". Sono lavori meno retribuiti e di minor qualità rispetto a quelli eliminati durante la crisi e la cosiddetta Grande Recessione.

Per esempio, c'è stata una perdita di 2.3 milioni di posti di lavoro nel settore manifatturiero, minerario/energetico e delle costruzioni. Tali lavori avevano una retribuzione media di $58,000 all'anno. Ora sono stati sostituiti da 1.9 milioni di posti di lavoro nell'ospitalità che hanno una retribuzione inferiore ai $20,000 l'anno.

La Casa Bianca potrebbe anche aver nascosto questo fatto grazie alle sue relazioni impressionanti, ma l'entroterra americano l'ha sicuramente notato. Ed è qui che Trump ha toccato un nervo scoperto di malcontento generalizzato.

Dietro tutta la magniloquenza della Casa Bianca sui posti di lavoro e la ripresa economica, c'è un rimprovero pungente anche nel conteggio esagerato del BLS riguardo i posti di lavoro.

L'economia degli Stati Uniti ha creato nuovi posti di lavoro netti al tasso irrisorio di 56,000 unità al mese negli ultimi otto anni. Durante questo periodo, il tasso di crescita della popolazione adulta è stato di 200,000 unità al mese. Questo significa che sono stati creati posti di lavoro solo per un quarto della popolazione adulta.

Ciò rappresenta, in realtà, un peggioramento della tendenza che ha prevalso fino al volgere del secolo. C'è ancora un numero inferiore di lavoratori tra i 25 ed i 54 anni in possesso di un posto di lavoro a tempo pieno rispetto a 16 anni fa. Non sorprende, quindi, se il tasso occupazione/popolazione, uno degli elementi più vulnerabili della forza lavoro, rimane nel seminterrato della storia moderna.

Come mostrato di seguito, il tasso di occupazione per i lavoratori con il solo diploma di scuola superiore è sceso dal 60.5% prima della crisi al 54.5% durante la Grande Recessione. E non s'è ripreso sin da allora. Cioè, $800 miliardi di stimolo fiscale e $3,500 miliardi d'acquisto di bond della FED non hanno avuto alcuno impatto.

Questo non a causa dei dati demografici della generazione dei baby-boomer, come recita il mantra keynesiano standard. Il grafico qui sotto mostra anche che il tasso di partecipazione dei lavoratori con più di 65 anni è stato in forte aumento sin dal 2008.




La verità è che oggi per l'economia degli Stati Uniti ci sono meno posti di lavoro da capofamiglia a tempo pieno rispetto al dicembre 2007, e le chiacchiere della Casa Bianca non cambiano di una virgola la realtà. Ma ciò non spiega perché la stampa statunitense e i leader mondiali siano apparentemente rimasti "sorpresi" dal fatto che Trump sia improvvisamente diventato il candidato del GOP.

Infatti Trump non solo ha spaventato l'establishment in patria, ma anche quella all'estero. La sua ascesa equivale ad un rifiuto totale di tutto il periodo della Finanza delle Bolle. Quel periodo è stato orchestrato dai banchieri centrali keynesiani di tutto il mondo e dai loro relativi governi. Hanno inventato una falsa prosperità con il debito, le bolle del mercato azionario e gli svettanti trasferimenti sociali.

Questa falsa prosperità è palpabilmente insostenibile, e anche gli elettori dell'entroterra statunitense lo stanno capendo rapidamente. La verità è che il piano economico di Trump può essere al meglio semi-coerente e sicuramente destabilizzante nella misura in cui innescherebbe una guerra commerciale...

Ma ecco il punto: le politiche dello status quo verso il baratro economico non sono più percorribili. Non sorprende, quindi, se i lavoratori dell'entroterra statunitense si chiedono come facciano i trasferimenti dello stato sociale a crescere due volte più velocemente dei guadagni salariali senza impalare il paese sul debito e le tasse.




Anno dopo anno, il G-7 ha sproloquiato sullo stimolo della crescita e del consumo, come è anche accaduto questa volta. Eppure mai una volta è stato menzionato in un comunicato post-incontro quanto segue: come accidenti possono fare le famiglie a fare acquisti quando sono già sepolte sotto il Picco del Debito?

In realtà tutto il biascicamento momentaneo circa il troppo debito che ha accompagnato i mesi dopo la crisi, è da tempo scomparso dalla narrazione mainstream. Dopo 30 anni di baldoria finanziaria, il deleveraging era necessario più di ogni altra cosa. Eppure non un centesimo dei $14,300 miliardi di debito assunti dal settore delle famiglie fino al 2007 è stato spazzato via.




La storia è addirittura peggio se guardiamo al lato delle aziende. Oggi Bloomberg ha pubblicato un grafico in cui ci viene ricordato che sono i leader del G-7 ad essere distaccati dalla realtà, non il candidato del GOP.

A $6,700 miliardi, il debito societario è ora più del doppio rispetto al livello a cui era alla vigilia dell'ultima crisi, ma questa non è nemmeno la metà della storia. Praticamente tutto questo aumento è finito nell'ingegneria finanziaria — cioè, riacquisti d'azioni proprie, offerte di fusioni & acquisizioni improduttive e notevolmente sopravvalutate, e varie forme di leveraged buyout e ricapitalizzazioni.

Infatti, invece di blaterare circa una ripresa inesistente nell'entroterra della nazione, la Casa Bianca dovrebbe essere decisamente allarmata su quanto sta accadendo alla spesa in conto capitale — la fonte della crescita capitalistica. Dal momento che ha raggiunto un picco a metà del 2014, le spese in conto capitale (esclusa la difesa) sono in calo di circa il 12%, ben al di sotto dei livelli pre-recessione.

La situazione finanziaria ed economica del resto delle nazioni del G-7 è ancora più traballante di quella degli Stati Uniti. Quindi i leader presumibilmente "scossi" che si sono riuniti in Giappone dovrebbero sconvolgersi per il motivo seguente: perché continuare a far finta che il Giappone non sia gestito da pazzi che sono un pericolo per l'intera economia globale?

Ironia della sorte, il governo del Giappone ha richiesto una dichiarazione per quanto riguarda la crisi nel sistema finanziario mondiale. Ma il G-7 s'è rifiutato, perché accettare la realtà potrebbe far scoppiare la bolla globale. Come è stato spiegato dai media mainstream:

[...] Quindi non è del tutto sorprendente che una risposta coordinata ad una certa dinamica, non possa essere raggiunta al tavolo dei negoziati del G-7", ha detto Maguire. "Inoltre il G-7 è a conoscenza del cosiddetto 'effetto annuncio' che ha provocato il comunicato ufficiale", ha detto. "In una situazione del genere, il solo avvertimento di rischi negativi può farli diventare realtà."

Infatti il primo ministro Abe ha presentato alcuni documenti al G-7 riguardanti un pericolo per l'economia mondiale, la quale si trova sull'orlo di una crisi simile a quella Lehman nel 2008.

Uno degli altri pagliacci presenti alla riunione del G-7 ha per caso prestato attenzione?

Affatto. Al contrario, Abe ha più volte ripetuto che procederà ad un aumento dell'imposta sulle vendite ad aprile 2017, a meno che non avvenga un evento simile a quello Lehman o un forte terremoto. Egli era semplicemente alla ricerca di leader mondiali che confermassero la sua intenzione di ritardare ulteriormente l'inevitabile necessità di rimettere in ordine i conti nipponici:

Il primo ministro giapponese, Shinzo Abe, ha intenzione di ritardare un aumento delle imposte sulle vendite di due anni e mezzo, ha detto un funzionario del governo, poiché l'economia arranca e Abe si prepara per le elezioni nazionali.

Abe ha informato il Ministro delle Finanze, Taro Aso, e il Segretario Generale del suo partito liberal-democratico al potere, Sadakazu Tanigaki, del suo piano di ritardare l'aumento delle tasse per la seconda volta, fino ad ottobre 2019.

Si prevede inoltre che il primo ministro, che ha promesso di annunciare misure per stimolare la crescita economica e promuovere la riforma strutturale, ordini un bilancio supplementare per finanziare le misure di stimolo, appena due mesi dall'inizio dell'anno fiscale e sulla scia di un bilancio suppletivo per pagare i danni dei recenti terremoti nel sud del Giappone.

Proprio così. Il Giappone sta ancora spendendo quasi il doppio di quello che raccoglie in tasse, e il debito pubblico si sta dirigendo verso una catastrofico 250% del PIL. Ma questi pazzi vogliono calciare il barattolo nel prossimo decennio, sebbene il Giappone stia diventando una colonia di pensionati in bancarotta.

Nessuna meraviglia, quindi, che il G-7 sia scosso da quello che dice Trump. Se fosse eletto Presidente, solo lui potrebbe presentarsi ad un vertice del G-7 e chiamare le cose con il loro vero nome.

Saluti,


[*] traduzione di Francesco Simoncelli: http://francescosimoncelli.blogspot.it/


venerdì 22 luglio 2016

Fermi al 2011, ma stavolta è peggio





di Francesco Simoncelli


L'isterismo di questi giorno intorno alla situazione delle banche italiane, è qualcosa di davvero esilarante visto che è iniziata la classica corsa da parte dei policymaker alla rassicurazione più stupida. Ormai è fin troppo evidente alla maggior parte delle persone come questi clown non siano altro che degli sciamani voodoo che millantano di possedere l'elisir di lunga e perenne crescita. E clown non è affatto una parola forte riferita a gente come Padoan o Angela Merkel, i quali si sforzano di raccontare le sciocchezze più grandi solo per calmare le acque. Questa gente ha la minima idea di cosa sia, ad esempio, un trend di lungo termine? Oppure una visione d'insieme di quello che sta accadendo in Europa? Stando alle loro frasi o lo ignorano, oppure lo sanno e fanno finta di niente per permettere ai clientelisti di mantenere i loro posti di comando e privilegio.

Basterebbero i seguenti due grafici per mettere in discussione quanto finora detto da entrambi.





Ebbene sì, a meno che questa "percezione errata", come la chiama Padoan, non ha afflitto gli investitori sin dalla notte dei tempi, qualcuno s'è accorto di come il settore bancario commerciale non sia altro che il figlio deforme della politica monetaria allentata delle banche centrali. Non esiste più una determinazione onesta dei prezzi per quanto riguarda la valutazione degli attivi nei loro bilanci. Peggio ancora, non esiste più una determinazione onesta dei prezzi per quanto riguarda la valutazione delle passività nei loro bilanci. L'ingegneria finanziaria abilitata dalla BCE, ad esempio, sin da quando ha aperto i battenti, ha permesso a quelle entità all'inizio della catena del credito di sfruttare questo vantaggio e riversare sulla società una cascata di segnali di mercato distorti.

I banchieri centrali lo definiscono "effetto ricchezza", ovvero, la manna monetaria che a catena investe parti diverse del tessuto economico fino ad arrivare al suo ultimo strato. Il problema, però, con questa teoria è che si basa su concetti teorici sballati, i quali considerano obiettivi raggiungibili cose come il PIL potenziale e la piena occupazione. Miraggi. Illusioni. L'unica cose che le strategie monetarie allentate provocano è una ridistribuzione della ricchezza a favore di quelle entità all'inizio della catena del credito, e questo vuol dire banche commerciali e stato. Il resto del tessuto economico vede pian piano erodere il proprio potere d'acquisto in una perenne lotta per riuscire a sbarcare il lunario.

La percezione di questo furto oltre ad essere nascosta in quanto l'inflazione dei prezzi altro non è che una tassa nascosta, viene ulteriormente celata agli occhi degli individui focalizzando la loro attenzione su non-problemi quotidiani. Non è un caso se in frangenti critici spunta sempre una qualche campagna d'odio nei confronti di un qualsiasi gruppo della società. Questo distoglie ulteriormente l'attenzione degli attori di mercato dai problemi più urgenti che riguardano la loro vita. Il rumore di fatti di cronaca insignificanti e la canalizzazione dell'odio è uno degli espedienti più comuni tra i policymaker per "bussare" sulla spalla degli attori di mercato, farli girare da un lato e quindi fregare loro il portafogli.




Non cascateci. Senza concentrazione è facile finire nelle trappole. Da cosa viene distolta la concentrazione? Il settore bancario sta finendo praticamente in un burrone. Niente delle politiche messe in campo da questi buffoni sta funzionando. Il vecchio adagio keynesiano secondo cui bastava supportare la domanda di mercato, sta cadendo a pezzi ai piedi di coloro che tirano le leve nelle banche centrali. La stampante monetaria, ormai attiva giorno e notte nella maggior parte delle nazioni sviluppate e in via di sviluppo, sta solamente spingendo verso il torrente un asino che non vuole bere. Nei cosiddetti anni d'oro, il presunto effetto ricchezza a cascata abilitato dalle banche centrali, permetteva alle banche commerciali di erogare prestiti a "cani e porci" e, di conseguenza, pavoneggiarsi nei mercati come entità prive di rischio e in grado di gestire qualsiasi tipo di asset.

Era praticamente stata dichiarata la morte del ciclo economico. In realtà, il rischio veniva celato agli occhi degli attori di mercato attraverso l'espansione monetaria artificiale alimentata dalle banche centrali, la quale non ha fatto altro che nascondere gli errori del passato sotto errori più gravi che si sarebbero palesati in futuro. Monte dei Paschi è diventata un investimento improduttivo a causa della sua gestione sconsiderata delle attività bancarie che negli anni hanno caratterizzato il proprio management. Il caso non è diverso da tutte quelle grandi banche che hanno gozzovigliato col credito a basso costo, sfruttando l'ingegneria finanziaria (es. fusioni/acquisizioni, dividendi inattesi, ecc.) per raggiungere posizioni presumibilmente superiori. All'apparenza queste situazioni paiono durare per sempre, poi, però, arriva sempre il redde rationem. Così come arriverà per l'attuale UE moribonda. Lo zio Mario credeva che col QE potesse rimettere in carreggiata le cose facendo prosperare artificialmente il tessuto economico, in modo che, ancora una volta, gli errori di ieri potessero essere assorbiti dagli errori (più gravi) che si sarebbero palesati domani.

Ma questa gente non ha idea di cosa voglia dire determinazione dei prezzi, mispricing e picco del debito. Lo scopriranno. Così come lo scopriranno tutti coloro che, facendo ancora affari con MPS o avendoci ancora il proprio conto deposito, non saranno in grado di leggere la proverbiale scritta sul muro e che pensano che le colpe siano costantemente altrui (leggi tedeschi, ad esempio).

E adesso si pensa di risolvere questi problemi attraverso intrusioni più pervasive nei mercati, come ad esempio il divieto di short-selling imposto dalla Consob. Ma questa gente è talmente stupida, credendosi più furba dei mercati, che dimentica sempre particolari importanti: gli investitori possono comprare CDS e aggirare il divieto.

Ma il punto è il seguente: impedire ad entità decotte di essere ristrutturate attraverso un default non farà altro che catapultare in esse fondi che verranno sprecati, restringendo sempre di più il bacino di ricchezza reale presente nel tessuto economico. È esattamente questo il motivo per cui finora non abbiamo assistito ad una vera e propria ripresa, bensì ad un'alternanza di brevi salite e ripide discese. La continua canalizzazione di risorse reali dalle unità produttive verso quelle entità in bancarotta, costituisce la nuova fonte di errori economici che riverserà nel tessuto economico una quantità maggiore di investimenti improduttivi e stagnazione economica. Se ci pensate, infatti, qual è stata la risposta di Draghi a seguito del Brexit? Più pompaggio monetario. È questa la sola e unica risposta in mano a dementi monetari domiciliati presso le principali banche centrali del mondo.

Quindi, no, il Brexit non c'entra nulla con questa lente d'ingrandimento finita sulle banche commerciali italiane, è la naturale conseguenza dell'espansione monetaria artificiale e degli obbrobri finanziari che genera. Oppure pensate che il decennale italiano sia calato magicamente nella "terra della stabilità" grazie ad un governo responsabile da punto di vista fiscale? Pensate che i consumi abbiano mostrato un piccolo spasmo verso l'alto perché il fisco ha dato tregua agli italiani? Oppure pensate che la burocrazia europea abbia allentato la sua presa?

Niente di tutto ciò. Le obbligazioni italiane sono aumentate di prezzo grazie al "whatever it takes" di Draghi che, permettendo ai front-runner di comprare oggi quello che lui comprerà domani, le ha trasformate in scarafaggi da motel: sono entrate nei bilanci degli investitori istituzionali e non ne sono uscite. Non solo, ma a rincarare la dose ci s'è messo anche Basilea III, il quale ha dichiarato i bond statali "asset privi di rischio". Per quanto riguarda i consumi, la deflazione della bolla dell'olio di scisto sta dando una tregua ai consumatori europei, abbassando i prezzi di quelle merci che basano parte della loro produzione sul petrolio. Infine, per quanto riguarda la burocrazia, le cose sono peggiorate.




E quale è stata la risposta dello zio Mario? Più droga monetaria. Il mix esplosivo di keynesismo e friedmanismo, ovvero, stimolo della domanda aggregata e crescita "controllata" dell'offerta di moneta, sono serviti come cavallo di Troia per espellere dai mercati un mark to market onesto degli asset e una disciplina finanziaria. Le teorie di Keynes e Friedman in campo monetario hanno fatto da apripista per strategie degeneri come il quantitative easing e la repressione dei tassi d'interesse. Ma indovinate un po'? Questa gente presumibilmente onnisciente domiciliata presso le principali banche centrali del mondo non ha affatto bandito cose come domanda/offerta, per non parlare del ciclo economico. Continuando sulla via della follia monetaria ne sta esacerbando gli effetti futuri e questo accadrà quando le banche centrali perderanno il controllo del giocattolo rotto che tentano strenuamente di tenere insieme. Voglio dire, che speranze ha questa gente di continuare a gestire economie costituite da miliardi e miliardi di decisioni prese ogni secondo pensando solamente di poter spingere il pulsante "stampa" sulle loro stampanti monetarie? La prova che presto perderanno il controllo delle loro azioni è stata fornita dalla decisione di Draghi di aumentare la portata del suo QE, dalla decisione della Yellen di rimandare ancora una volta l'aumento dei tassi d'interesse, della decisione di Kuroda di sprofondare ulteriormente nella terra della NIRP, ecc.

Tutte queste decisioni costituiscono la proverbiale scritta sul muro per coloro che sanno leggerla. Poi, ovviamente, c'è l'economia reale che lancia segnali allarmanti, come ad esempio la produzione industriale italiana finita nel seminterrato della storia economica.




Sarebbe interessante, quindi, sapere come sia possibile che il salvataggio di banche fallite possa in qualche modo far ritornare la curva ai livelli pre-2011, quando l'Italia è il paese in cui fare impresa è diventato sempre più difficile.



Oltre a ciò sarebbe interessante sapere come far sprofondare i tassi d'interesse di riferimento al livelli negativi possa spingere gli attori di mercato ad accendere nuovi prestiti. I banchieri centrali non hanno risposte. E di ciò si può essere sicuri perché altrimenti non avrebbero messo in campo le misure che finora hanno messo in campo. Non hanno idea di cosa voglia dire fare impresa e non hanno la minima idea di come si creino posti di lavoro. Il loro unico compito è quello di proteggere coloro facenti parte del loro cartello: grandi banche commerciali e stato. Nel farlo si sono spinte troppo oltre lungo l'interventismo nei mercati, gonfiando bolle gigantesche nei settori azionari e obbligazionari andando quindi ad inficiare, lentamente ed inesorabilmente, i rendimenti stessi di quelle entità che si presumeva dovessero aiutare.

Questo perché, in base alla loro visione keynesiana dei mercati, spingendo sull'acceleratore monetario non si sono accorti che i bilanci di famiglie e piccole/medie imprese sono saturi dopo la loro ultima campagna monetaria. Quindi, col passare del tempo e man mano che i bilanci delle varie entità di mercato si saturavano, i banchieri centrali non si sono accorti che la loro capacità di perpetuare lo stato di semi-boom si assottigliava, proprio perché sempre più bilanci si saturavano e restavano pochi attori di mercato capaci di spingere un nuovo ciclo economico, senza passare per una correzione. Questo ha permesso agli errori economici di sedimentarsi e radicarsi alla base del tessuto economico, distorcendo i segnali recepiti nei mercati. Questi meccanismi di feedback, importanti per una prosperità genuina, hanno indebolito la capacità dei creatori di ricchezza reale e hanno ingrassato i bilanci di quelle entità privilegiate.

Ma a che prezzo? Cannibalismo finanziario tra quelle entità che ancora posseggono bilanci puliti, o semi-puliti: grandi imprese e grandi banche commerciali. L'ingegneria finanziaria, in virtù di ciò, ha raggiunto livelli assurdi ed è per questo che c'è una paura folle al solo pensiero che una sola di queste entità possa andar fallita. Ed è per questo che c'è una paura folle al solo pensiero che Monte Paschi Siena possa andare fallita. Ed è per questo che c'è una paura folle al solo pensiero che Deutsche Bank possa andare fallita.

I mercati azionari e obbligazionari sono diventati delle bische clandestine i cui titoli non riflettono più un mark to market genuino, ma rispondono a quello che è diventato il loro market maker: le banche centrali. Non appena i canyon di suddetti mercati vedranno prosciugarsi i fiumi di credito a basso costo... beh, non si potrà far altro che guardare di sotto. La pseudo-ripresa di cui va blaterando la stampa finanziaria è solo nei numeri, e più nello specifico nei mercati manipolati artificialmente dalle azioni delle banche centrali. La gente comune non ha affatto goduto della manna monetaria perché, avendo raggiunto una condizione di Picco del Debito, ha deciso di spendere alla vecchia maniera: facendo affidamento sui propri redditi, sfiduciando invece il vivere oltre i propri mezzi attraverso i prestiti facili. La gente comune solo adesso può vedere a quale mostro ha dato in pasto la propria mente e i propri risparmi.



SABBIE MOBILI

Infatti non bisogna soprassedere il fatto che i rendimenti del mercato obbligazionario abbiano raggiunto un minimo storico, mentre i rendimenti del mercato azionario abbiano raggiunto un massimo storico. Mentre tutt'intorno sta rimanendo nient'altro che terra bruciata, questi due mercati di riferimento principali segnalano un'era di prosperità di lungo termine. Davvero? Stiamo parlando di ulteriori mesi di allentamento monetario senza recessione? Siamo arrivati al novantesimo mese di stimolo monetario e repressione dei tassi d'interesse e tutto quello che abbiamo ottenuto è un misero blip nei numeri di Main Street, più che altro posti di lavoro rinati dopo essere stati spazzati via dall'ultima recessione. E in base a questo ambiente l'establishment si aspetta ulteriori mesi di pseudo-ripresa quando invece la media storica è stata di circa settanta mesi. Non solo, si sta addirittura proiettando l'attuale pseudo-ripresa fino al 2026, con conseguente raggiungimento di duecento mesi di repressione dei tassi d'interesse e stimolo monetario.

La domanda quindi è: quanto ancora riuscirà a resistere Main Street agli assalti dei pianificatori monetari centrali atti a confiscare silenziosamente la sua ricchezza reale?

Ma attenzione perché la vera storia arriva adesso. Infatti la piaga della repressione dei tassi d'interesse e la conseguente fame di rendimenti decenti scatenata all'interno dei casinò, sta intaccando uno dei comparti fondamentali su cui si basa l'attuale fiducia nello stato e nella sua presunta lungimiranza. Anzi, tale comparto risulterà addirittura il suo tallone d'Achille. Sto parlando dei fondi pensione, i quali non sono altro che giganteschi caveau pieni di titoli di stato. Non esiste alcuna cassetta di sicurezza in una qualsiasi banca recante il vostro nome e al cui interno ci sono tutti i vostri contributi. Il sistema pensionistico è un cosiddetto sistema pay as you go, dove i soldi in entrata vengono spesi immediatamente e quelli in uscita vengono presi dalla fiscalità generale e da asset fruttanti un interesse. In realtà, gli asset in tale contesto non sono affatto un investimento poiché gli interessi che fruttano non solo il risultato di investimenti genuini nel mercato, bensì sono il risultato della pesca a strascico del fisco.




L'assetto di questo "processo di pagamento" è delirante e rispecchia in sostanza la costante necessità di entrare in possesso di nuove risorse per pagare i propri obblighi. Problema: lo stato non è in grado di creare realtà produttive poiché la sua natura gli impedisce di effettuare un calcolo economico in accordo con le forze di mercato. Non è un caso, infatti, che attualmente il rendimento medio degli asset in suo possesso dovrebbe essere del 7% per effettuare i pagamenti pensionistici. Ma questo è un problema anche per i fondi pensionistici privati, la maggior parte dei quali durante i "bei vecchi tempi" poteva garantire contratti pensionistici con in pancia asset "sicuri" fruttanti un interesse del 4%.

Dopo l'evento Lehman, le banche centrali hanno fatto di tutto per sostenere artificialmente il sistema bancario commerciale e il sistema statale, impedendo che andassero in bancarotta. Gli aiuti sfornati dai banchieri centrali, però, sono rimasti confinati nel settore finanziario dove hanno gonfiato la terza grande bolla di questo secolo: quella nel mercato dei titoli di stato. È per questo che la Yellen ha una paura infernale a lasciar aumentare ulteriormente il tasso di riferimento negli USA. È per questo che Draghi è stato costretto ad intervenire direttamente nei mercati attraverso il quantitative easing, mossa che va contro il trattato di Maastricht e contro tutto quello che era stato detto in precedenza dallo stuolo di eurocrati nel Parlamento europeo.

Mentre lo stato può, in un certo senso, contare sul fisco, gli altri fondi pensione sono e saranno costretti a ricorrere ad asset più rischiosi affinché possano continuare a tenere aperti i battenti. Come noterete dal grafico qui sotto, i titoli spazzatura ad alto rendimento sono diventati il nuovo rifugio per tutti quegli istituti alla ricerca di rendimenti decenti e positivi. Ma l'esplosività di questa corsa è data proprio dall'artificialità della situazione finanziaria in cui siamo immersi. Infatti, date ancora un'occhiata al grafico qui sotto e più precisamente al lasso di tempo tra il dicembre 2015 e il gennaio 2016. Noterete sicuramente l'impennata dei rendimenti a seguito dell'inizio del rialzo dei tassi d'interesse negli USA. Al primo segno della fine della manna monetaria, i robo-trader e tutti coloro con un pizzico di sale in zucca si sono diretti verso le uscite.




Questi asset, in un mercato libero dagli ostacoli delle banche centrali, sono altamente illiquidi e rappresentano delle bombe ad orologeria finanziarie che scoppieranno nei bilanci di coloro talmente stupidi da lasciarli lì dove si trovano. Ciò riguarda anche parecchi fondi pensione che, oltre a prestare nel mercato monetario il denaro dei loro clienti, sono state costrette ad ingozzarsi di pattume finanziario per rimanere a galla.

Ma c'è un limite a quello che le banche centrali possono fare. La loro politica monetaria, ad esempio, non può portare i tassi di riferimento sotto lo zero. La rivolta politica che ne scaturirebbe destabilizzerebbe lo status quo, soprattutto quando guardiamo a quanto consenso ha raccolto Donald Trump. E, soprattutto, i rendimenti decrescenti insiti nelle politiche statali affosseranno sempre più la sua capacità di fare debito, perché ogni nuova unità di quest'ultimo eroderà quantità crescenti di PIL.

Insomma, il territorio inesplorato in cui si sono avventurate le principali banche centrali del mondo, portando i tassi di riferimento in prossimità dello zero ed alcune anche sotto lo zero, incarna la sicurezza che i banchieri centrali perderanno il controllo. Voglio dire, i bilanci gonfi di cui dispongono non possono essere sgonfiati senza scatenare una crisi sistemica diffusa, ed è per questo quindi che stanno andando avanti verso l'oblio. Più in particolare, è questo il motivo per cui Draghi ha inserito nel suo programma d'acquisto mensile di bond anche quelli IG, ovvero, quelli societari. E con un rating di credito in media del BBB. Quale valore aggiunto stanno dando alla società queste aziende in termini di creatività e posti di lavoro? Impercettibile. Per caso è attraverso l'illusione di un azzeramento del rischio che si spinge imprenditori e investitori a ricercare la prosperità? Questa è la ricetta per adagiarsi sugli allori. Di recente la Banca d'Italia ha pubblicato la lista di quelle imprese nei confronti delle quali il rischio finanziario è stato temporaneamente sospeso dal programma d'acquisto mensile di bond di Draghi.

Questa rappresenta una manna per i front-runner e per tutti coloro che vogliono fare denaro a breve termine, cavalcando l'onda dell'artificialità smossa dallo zio Mario. La maggior parte di questi bond, infatti, ha un rating BBB e un volta trasformati in scarafaggi da motel verranno coccolati dalla BCE. Potete star certi che non verranno lasciati scendere troppo di prezzo nel caso in cui il rating dovesse peggiorare, visto che in tal modo il bilancio stesso della BCE ne verrebbe intaccato. Ma il lungo termine è tutto un altro discorso visto che, tali aziende, sono state scelte arbitrariamente da una cerchia ristretta di persone e non hanno alcuna idea dove si muoverà il mercato domani. Questo vuol dire sostenere fino al fallimento un insieme di realtà che possono perdere la domanda genuina degli attori di mercato, rappresentando solamente delle gigantesche industrie che sfornano oggetti che nessuno vuole e per cui non esiste mercato. Quanto potrà durare lo stimolo della BCE in un ambiente simile e con un panorama economico ancora ansioso di togliere dalla propria schiena gli eccessi del passato?






RIPOSIZIONARSI IN ANTICIPO

In questo contesto è utile offrire ai lettori alcuni consigli mediante i quali riuscire a scansare agilmente la tormenta in arrivo sui mercati finanziari. Esistono molti modi al giorno d'oggi affinché si possano proteggere i propri risparmi, ma è bene avere chiaro cosa si vuole dai propri investimenti. Questa è una domanda che qualsiasi investitore deve porsi. Inoltre, come ormai ben sapete, i miei non sono inviti all'azione ma semplicemente dei suggerimenti di un osservatore attento. Permette al mio bacino di lettori di trarre profitto da quanto leggono su queste pagine, è un modo per mostrare loro quanto io sia impegnato riguardo la loro salute finanziaria. Inoltre, seguendo il principio della mano invisibile, il miglioramento della condizione altrui non potrà far altro che andare a beneficio di colui che l'ha innescata.

Quindi osserviamo alcune mosse da poter intraprendere nell'attuale panorama economico. Sostanzialmente ce ne sono due, una di breve termine e una di lungo termine. Per quanto riguarda la prima, è da fine dell'anno scorso che sono stato all'erta al consiglio di Kyle Bass: shortare lo yuan. Inutile dire che aveva ragione se guardiamo il seguente grafico.




L'economia cinese sta peggiorando ogni giorno che passa, e la PBoC è impegnata ad arginare l'eventualità di un dissesto dello Schema Rosso di Ponzi attraverso l'iniezione continua di nuova liquidità. Ora, secondo un recente report di SocGen, c'è una forte probabilità che il cambio USD-CNY possa arrivare a 7.10 durante quest'anno e possibilmente a 8.0 durante l'anno prossimo. Quindi l'azione in questo caso ha una lasso di tempo di un anno per essere performata, con una vendita posizionata all'eventuale raggiungimento della soglia USD-CNY 8.0.

Questo, ovviamente, se consideriamo il breve termine. Per quanto riguarda il lungo termine, non c'è dubbio che l'asset migliore su cui fare affidamento è l'oro. Soprattutto adesso che la FED è intrappolata nella zona grigia dei tassi ultra-bassi. Proprio così, perché dopo l'annuncio di zia Janet di voler rinunciare ad un ulteriore rialzo dei tassi dopo lo scorso dicembre, c'è stato uno spike di prezzo impressionante dei prezzi dell'oro. (Ricordate: stiamo parlando del prezzo dell'oro in dollari.)

Non solo, ma ha ottenuto maggiore spinta dalla decisione della BoJ di atterrare nella terra dei tassi negativi per cercare disperatamente di stimolare l'economia nipponica. Tutti questi segnali sono altamente rialzisti per coloro interessati a proteggere i propri investimenti ed evitare loro il dolore dei tassi negativi. Come abbiamo visto nelle sezioni precedenti, l'economia globale è tutt'altro che sana e ha enormi errori economici che deve correggere. In un modo o nell'altro saranno corretti, ma nel frattempo il dolore economico si diffonderà tra coloro che si faranno trovare impreparati. Ovvero, coloro che non riusciranno a posizionarsi adeguatamente per evitare i colpi mortali provenienti da mercati mondiali sopravvalutati.

L'oro è un asset che permette la protezione della propria ricchezza. E non è un caso se il prossimo target di prezzo viene dato a $1,500. I guai stanno eruttando, lentamente, in tutto il mondo. E in momenti d'incertezza il miglior amico degli investitori è l'oro. Se alcuni investitori non possono permettersi d'accedere subito al metallo fisico, possono inizialmente scommettere sugli ETF con base metalli preziosi (come il NYSE:GLD, il NYSE:FNV, o il NYSE:SLV). Facendo arbitraggio sui prezzi del commercial paper market, visto che quest'ultimo sale più in fretta rispetto al prezzo del metallo fisico (proporzionalmente quando cala, invece, lo fa più repentinamente dei prezzi del metallo fisico). Infatti, chiunque avesse puntato sul SLV qualche giorno prima del Brexit, avrebbe visto aumentare i suoi guadagni del 12%. Una volta intascati gli utili, si possono girare per comprare metallo fisico.

C'è un tempo per investire e c'è un tempo per proteggersi. Questo la maggior parte degli investitori non lo capisce. Ed è per questo motivo che la maggior parte degli investitori subirà enormi perdite. Posizionarsi in anticipo è la chiave, soprattutto perché le nazioni sono mercantiliste e in quanto tali faranno di tutto per far tornare l'inflazione dei prezzi affinché il prezzo delle loro esportazioni possa salire. In un modo o nell'altro la otterranno. Ma il problema con queste politiche è che vanno fuori controllo. È per questo che posizionarsi in anticipo è fondamentale.



CONCLUSIONE

L'Italia è una pentola a pressione. I crediti inesigibili all'interno del settore bancario commerciale vanno oltre i €300 miliardi, e rappresentano un 17% dei prestiti totali. Dato che questa cifra nel corso degli anni è cresciuta, non si può far altro che concludere come il problema si sia radicato piuttosto che essere risolto. Soprattutto in considerazione del fatto che l'economia italiana viene privata di risorse economiche cruciali a causa degli sprechi della macchina pubblica e della voracità dell'ingegneria finanziaria.

La solvibilità ultima dell'attuale status quo giace nel sistema pensionistico, il quale continua ad essere corroso dalle politiche stesse di coloro che sono al comando e che dovrebbero conservarlo. L'impossibilità di una sua conservazione nel tempo, però, è presto detta: le pensioni sono una schema di Ponzi e in quanto tali salteranno in aria. L'illusione su cui sono state fondate si sta sgretolando sotto i rendimenti negativi dei titoli di stato, asset alla base di qualsiasi fondo pensione. È per questo che lo stato italiano, ad esempio, sta lavorando per trasformare i contribuenti da creditori in debitori. Per quanto sia folle questa decisione, non servirà a scongiurare la bancarotta delle pensioni e dello stato sociale. Ne ritarderà solo l'avvento.

Per questi motivi, quindi, è bene prepararsi adeguatamente e cercare di schermare in tutti i modi possibili i propri risparmi. Le cose non sono cambiate molto sin dall'ultima crisi finanziaria. Questo perché gli errori economici alla base della passata crisi non sono stati affatto corretti, bensì sono stati acuiti dai massicci interventi delle banche centrali. La prossima recessione sarà peggiore.


giovedì 21 luglio 2016

Perché il capitalismo funziona





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