Bibliografia

lunedì 13 giugno 2016

Trump potrebbe resettare l'intero GOP





di David Stockman


Wow. Il Super Tuesday è stato un terremoto, e non solo perché Donald Trump ha tutte le attenzioni. La cosa migliore è stata la batosta e l'umiliazione che gli elettori in tutta l'America hanno rifilato al piccolo Napoleone dalla Florida, Marco Rubio.

Così facendo, gli elettori hanno iniziato il processo di liberazione della nazione dal Partito della Guerra e dalla combriccola di neocon interventisti. C' hanno influenzato per quasi tre decenni e le conseguenze sono state deplorevoli.

Risale tutto al crollo della vecchia Unione Sovietica e alla decisione insensata di Bush senior d' invadere il Golfo Persico nel febbraio 1991. Questa mossa ha distrutto la prima vera opportunità per arrivare a quella pace a cui la gente di tutto il mondo s' è dedicata sin dall'agosto 1914.

Invece ha permesso di sopravvivere al complesso militare/industriale/congressuale, al campo interventista dei neocon e alle legioni di burocrati di Washington, i cui posti erano nati grazie alla Guerra Fredda. Tutta questa baracca di sprechi e clientelismi sarebbe dovuta finire nella pattumiera della storia.

Ma a quel punto della storia non c'era assolutamente nulla in gioco per quanto riguarda la sicurezza del popolo americano nella disputa meschina tra Saddam Hussein e l'emiro del Kuwait.

Quella disputa, infatti, verteva sui diritti di perforazione nel giacimento petrolifero di Rumaila, a cavallo tra i rispettivi confini. Ciononostante, questi confini contestati non avevano legittimità storica. Il Kuwait era solamente un conto in banca con un seggio alle Nazioni Unite, creato dagli inglesi nel 1899 per ragioni legate alle loro manovre imperiali. Allo stesso modo, i confini dell'Iraq erano stati tracciati con una penna nel 1916 da diplomatici britannici e francesi per dividersi il bottino dell'impero ottomano ormai caduto.

Saddam affermava che l'emiro del Kuwait, che non smetteva mai d' ostentare il suo dominio opulento con i petrodollari, avesse rubato $10 miliardi di petrolio dall'Iraq, mentre egli era occupato a devastare gli iraniani durante la sua invasione immotivata, ma supportata da Washington, dell'Iran. Nel contempo Hussein aveva preso in prestito circa $50 miliardi dal Kuwait, dai sauditi e dagli Emirati Arabi Uniti, per finanziare i suoi attacchi barbarici sugli iraniani. Ma gli sceicchi volevano indietro i loro soldi.

Alla fine Washington inviò 500,000 truppe nel Golfo a fare da esattori per tre regimi che rappresentavano (e rappresentano) l'incarnazione della tirannia, della corruzione, dell'avidità e del fanatismo religioso.

Sono state la fonte del fanatismo wahhabita e hanno così favorito la piaga della violenza jihadista in tutta la regione. Ed è stata la stupidità di mettere gli stivali americani sul terreno saudita che in realtà ha dato luogo a Bin Laden, al-Qaeda, la tragedia del 9/11, l'invasione e l'occupazione dell'Afghanistan e dell'Iraq, il Patriot Act, lo stato di sorveglianza interna e tutte le altre follie del Partito della Guerra.

Peggio ancora, la piccola e stupida guerra di George H. W. Bush ha corrotto l'anima politica e il modus operandi di Washington. Quella che sarebbe dovuta essere una lotta politica tra partiti e leader politici al fine di condurre un campagna in stile anni '20 per il disarmo mondiale, è stata mutata in un' ondata di sciovinismo eccezionalista sul modo migliore per imporre l'egemonia americana su qualsiasi nazione del pianeta che rifiutasse di conformarsi coi progetti e i dettami di Washington.

E questo regno disastroso del Partito della Guerra non ha avuto niente a che fare con il petrolio o la prosperità economica in America. La cura per prezzi elevati del petrolio è sempre e solo prezzi elevati del petrolio, non la Quinta Flotta.

Infatti il cosiddetto cartello dell'OPEC s'è sbriciolato, e man mano che la sovrabbondanza mondiale di petrolio ne ha spinto i prezzi in basso, non ci può essere più una controversia basata su questa risorsa. I giacimenti petroliferi in fiamme del Kuwait nel 1991, non avevano nulla a che fare con l'importazione negli USA del petrolio e la prosperità; invece avevano a che fare con l'aumento del militarismo e dell'imperialismo, i quali hanno drasticamente indebolito la sicurezza nazionale.

Sono stati i droni, i missili cruise, le bombe e le occupazioni brutali delle terre musulmane scatenate dal Partito della Guerra, che hanno favorito il jidhadismo radicale in Medio Oriente e altrove.

Infatti prima del 1991 Bin Laden e i suoi mujaheddin, addestrati e armati dalla CIA e acclamati in Occidente per aver aiutato a sconfiggere il comunismo in Afghanistan, non avevano dichiarato guerra alla libertà, all'opulenza e alla decadenza degli Stati Uniti. Non sono venuti ad attaccare il nostro stile di vita, come hanno pretestuosamente sostenuto i propagandisti neocon.

Infatti è stato Dick Cheney la causa primaria. In un atto di follia monumentale, è stato lui a convincere il re saudita a consentire lo stazionamento di truppe americane sul suolo arabo, innescando una rivolta contro la Casa di Saud da parte di Bin Laden e dei suoi mujahedeen. Nell'aprile 1991 questi ultimi sono stati costretti all'esilio dal governo saudita e ben presto si sono metastatizzati nella piaga diabolico di al-Qaeda.

I loro attacchi spregevoli erano motivati dalla vendetta e dal fanatismo religioso, ma fino a quel momento non erano mai stati diretti contro il popolo americano. Almeno fino a quando il Partito della Guerra di Washington non decise d'intervenire nel Golfo Persico nel 1991.

Sì, anche il ramo sciita dell'Islam in Iran covava risentimento. Ma non aveva nulla a che fare con le libertà americane e i modi libertini di vita. Riguardava gli interventi di Washington durante la Guerra Fredda e, in particolare, il colpo di stato della CIA nel 1953 che permise l'insediamento del brutale Shah sul Trono del Pavone.

L'intera nazione persiana aveva profonde rimostranze riguardo quella colossale ingiustizia — un risentimento amplificato negli anni '80 quando Washington assistette palesemente Saddam Hussein. Mediante la ricognizione satellitare della CIA, Washington aiutò a scatenare attacchi chimici efferati contro le forze iraniane, tra cui giovani essenzialmente disarmati mandati al fronte come carne da cannone.

Con l'elezione di Rafsanjani nel 1989, vi era un'opportunità di riparare a questa trasgressione storica e normalizzare le relazioni con Teheran. Infatti il Dipartimento di Stato era sulla buona strada per raggiungere questo obiettivo. Ma una volta che i giochi di guerra della CNN portarono di nuovo alla ribalta i neocon, fu Washington che chiuse la porta, non gli iraniani.

Infatti i neocon scelsero deliberatamente di demonizzare il regime iraniano, un nuovo nemico per sostituire i commissari defunti del Cremlino. Nel post-1991 due degli attori neocon più spregevoli presero le redini del GOP — Dick Cheney e Paul Wolfowitz — ed elaborarono un documento segreto che delineava una campagna anti-iraniana che ben presto sarebbe diventata una guerra basata sulle apparenze.

Vale a dire, che gli iraniani fossero impegnati ad ottenere armi nucleari ed erano diventati un nemico implacabile dell'America, fonte persistente di terrorismo di stato. Ma non c'è mai stato un programma d'armamento nucleare iraniano, come ha documentato il 2007 National Intelligence Estimates redatto da 16 agenzie di sicurezza statunitensi, e come ha confermato di recente la relazione d'ispezione dell'AIEA.

Non molto tempo dopo, nel 1996, questi stessi guerrafondai neocon hanno prodotto per il primo ministro israeliano, Bibi Netanyahu, il documento infame chiamato: “A Clean Break: A New Strategy For Securing The Realm”.

Che l'abbia sottoscritto subito per aggirare gli Accordi di Oslo e lanciare iniziative di cambiamento di regime contro i regimi baathisti in Iraq e in Siria, è una questione di dibattito storico. Ma non ci può essere alcun dubbio che di lì a poco questo manifesto sarebbe diventato la politica operativa del governo Netanyahu, e soprattutto il cuore della sua campagna virulenta per demonizzare l'Iran come minaccia esistenziale per Israele. Inoltre quando il giovane Bush s'insediò e portò di nuovo al potere l'intero drappello di neocon, divenne la politica ufficiale anche di Washington.

Dopo il 9/11 il duplice Partito della Guerra di Washington e Tel Aviv è andato su di giri, e il governo degli Stati Uniti ha iniziato la sua caduta verso i $19,000 miliardi di debito pubblico e la calamità fiscale. Questo perché il Partito della Guerra neocon ha abbandonato la vecchia religione della rettitudine fiscale e dell'ortodossia monetaria per finanziare quello che è diventato uno Stato Belligerante da mille miliardi l'anno.

Nel corso del tempo ci sono stati diversi momenti cruciali — il primo è stato il licenziamento del Segretario del Tesoro Paul O'Neill da parte della guardia pretoriana della Casa Bianca guidata da Karl Rove. Il suo peccato fu quello di dire che la guerra afgana e irachena sarebbero costate migliaia di miliardi, e che gli inevitabili aumenti delle tasse e i tagli al welfare state sarebbero stati l'unico modo per far quadrare i conti.

Fu allora che il GOP venne spogliato dalla sua implacabilità nei confronti della rettitudine fiscale che era sopravvissuta fino all'era Reagan. Lo spregevole Dick Cheney si affrettò ad affermare che Reagan aveva dimostrato che "i deficit non hanno importanza", e da quel punto in avanti sarebbe stato fatto tutto il necessario per finanziare la macchina da guerra senza preoccupazione alcuna per la prudenza fiscale.

Il grande Dwight Eisenhower lasciò la carica al culmine della Guerra Fredda nel 1961, avvertendo il popolo americano sulla pericolosità del complesso militare/industriale. Il suo bilancio definitivo rispecchiava la sua convinzione che $450 miliardi (in potere d'acquisto di oggi) sarebbero stati sufficienti per finanziare il Pentagono, gli aiuti esteri e l'assistenza ai veterani delle guerre passate.

Grazie al Partito della Guerra e ai neocon, stiamo spendendo più del doppio di quell'importo — $900 miliardi. Eppure, a differenza della minaccia nucleare rappresentata dall'Unione Sovietica al culmine del suo vigore industriale, non esiste più alcun nemico di pari grado sul pianeta; siamo stati licenziati dal nostro ruolo di poliziotti del mondo e non abbiamo bisogno dell'Impero di Washington costituito da basi navali e aeree; e non dovremmo nemmeno confrontarci con le minacce terroristiche, se Washington non avesse trasformato l'Afghanistan, l'Iraq, la Siria, la Libia, lo Yemen, la Somalia e altri in stati falliti e macerie economiche.

Il Partito della Guerra dell'era Bush ha anche commesso un errore più deplorevole in mezzo a tutto il suo trionfalismo sulla politica estera e al suo abbandono del vero scopo del GOP, ovvero, sostenere una moneta sonante e il libero mercato. Vale a dire, ha nominato Ben Bernanke, un statalista keynesiano e un grande sostenitore auto-proclamato del cosiddetto "elicottero monetario", presidente della Federal Reserve, la quale era già sul punto di un colpo di stato economico guidato da Alan Greenspan.

Tale colpo di stato è stato completato dal salvataggio ripugnante di Wall Street durante la crisi finanziaria del 2008. E quest'ultima è stata una conseguenza della massiccia speculazione e dell'accumulo di debito, alimentati dalle politiche della FED durante il decennio precedente.

Ora, dopo $3,500 miliardi in stampa monetaria scriteriata e 86 mesi di ZIRP, Wall Street è stato trasformato in un casinò pericoloso ed instabile. Non esiste più una determinazione onesta dei prezzi guidata dai mercati dei capitali e da quelli monetari; né il capitale produttivo è fluito negli investimenti reali per rafforzare efficienza e crescita.

Invece i piani alti delle grandi aziende americane sono stati trasformati in bische clandestine, i cui bilanci aziendali sono stati offerti in sacrificio sull'altare del debito a basso costo per finanziare riacquisti d'azioni proprie, LBO e F&A progettate per truccare i prezzi delle azioni.

Infatti l'inflazione irragionevole della terza grande bolla finanziaria di questo secolo, ha riversato sugli speculatori e sull'1% indicibili guadagni finanziari inattesi che stanno rapidamente confluendo verso un tracollo finanziario inevitabile e una reazione populista virulenta. L'Eccles Building, in cui lo zio Ben tirava leve e sperimentava pozioni monetarie, è stato l'epicentro di tutto.

E probabilmente il supporto a Trump non rappresenta altro che la risposta degli americani a questo disastro.

Sì, in quanto libertario mi vengono i brividi al pensiero di un uomo su un cavallo bianco in direzione della Casa Bianca. La demagogia e la retorica tossica di Trump sugli immigrati, sui musulmani, sui rifugiati, sulle donne, sulle vittime della repressione della polizia, sullo stato spione e su innumerevoli altri temi, sono spregevoli. E l'idea di costruire una versione orizzontale delle Trump Tower sul Rio Grande è semplicemente folle.

Ma ecco il punto. Mentre ha speso tutta la sua vita come speculatore immobiliare e celebrità, a quanto pare Trump non ha avuto il tempo di studiare cosa sia davvero il Council on Foreign Relations e come funzioni Washington insieme al racket dei gruppi di pressione che coccola.

Quindi, anche se l'elezione di Trump potrebbe portare ad un crollo finanziario di Wall Street ed a sconvolgimenti politici a Washington — la verità è che accadrà in ogni caso. Guardate il pasticcio orrendo che la politica degli Stati Uniti ha creato in Siria, o la trappola mortale in cui è finita la FED, o le proiezioni di bilancio che mostrano come torneranno i deficit annuali da migliaia di miliardi di dollari man mano che la recessione acquisirà vigore. Questa farsa ha i giorni contati.

Ma una nazione che sta precipitando in una crisi finanziaria e fiscale, accoglierà con gioia l'epurazione del Partito della Guerra da parte di Trump. Non permetterà ai ficcanaso e ai pazzi che compongono il Council on Foreign Relations d'ingannarlo facendogli credere che Putin sia un'orribile minaccia; o che il non-stato dell'Ucraina, che è sempre stata de jure o de facto parte della Russia, debba in qualche modo preoccuparci. Allo stesso modo, ha totalmente ragione riguardo le guerre settarie e tribali in Siria e Iraq, e alla distruzione di un regime stabile in Libia.

Inoltre, a differenza del senatore della Florida che vuole essere presidente così da poter giocare con pistole, carri armati, navi e bombe, Trump non ha alcuna intenzione di stracciare alcun accordo (come quello siglato ultimamente tra USA e Iran).
Trump ha sostanzialmente affermato l'ovvio. Vale a dire, che la Guerra Fredda è finita e che i contribuenti americani non devono sovvenzionare reliquie obsolete come la NATO e le forze di terra in Corea del Sud e Giappone.

Alla fine, la ragione per cui i neocon sono in fermento è che Trump ripristinerebbe lo status quo ante-1991. La nazione auto-proclamatasi poliziotto del mondo, potrebbe addirittura prendere una pagina dal copione di Warren G. Harding e negoziare accordi di disarmo in un mondo in cui i vari governi sono sull'orlo del fallimento fiscale.

Potrebbe anche scagliarsi contro la FED, se osasse spingersi verso tassi d'interesse negativi. Per quanto ne so, Trump non è mai stato fuorviato dalla tronfia propaganda keynesiana. Nessun uomo d'affari, con una certa esperienza alle spalle, cadrebbe mai preda di teorie monetarie squinternate che ora sono in voga presso l'Eccles Building.

Qualora venisse eletto potrebbe addirittura rispolverare quell'adagio che spesso sentono gli impiegati inetti, e nel nostro caso stiamo parlando dei sabotatori a capo della nazione: Janet Yellen e Stanley Fischer.

Infatti il suono che farebbero le parole "Siete licenziati!" in tal contesto, risuonerebbe con elevata approvazione nelle pagine della storia.

Ma sicuramente potrebbero accadere cose peggiori.

Saluti,


[*] traduzione di Francesco Simoncelli: http://francescosimoncelli.blogspot.it/


2 commenti:

  1. Un bell'excursus storico sull'interventismo in politica estera ed in economia e sulle sue tragiche conseguenze tuttora in corso.

    RispondiElimina
  2. Comunque la si voglia guardare la faccenda, finirà male. L'altro ieri, la pagina finanziaria, curata da Walter Riolfi sul sole 24 ore, riportava le parole di Bill Gross, sulla supernova pronta a esplodere sul mercato obbligazionario, con una fed chiusa nell'angolo.....bella scoperta! Speriamo solo che il Sig. Trump si riveli solo un po' più saggio di Bush, la Clinton ed il partito guerra e della stampante monetaria; diciamo che non ci voglia poi così tanto......

    RispondiElimina