Fare le cose alla vecchia maniera aiuta sempre. Sebbene la tecnologia ci venga incontro facilitandoci la vita, avere il controllo sullo zoccolo duro della nostra riserva di ricchezza è quanto di più consigliabile possa esistere. Questo vuol dire possedere hard asset in forma materiale, considerando soprattutto che la maggior parte degli investimenti di oggi è in formato digitale. E quest'ultimo non è affatto sicuro al 100%, anzi. La carta e le cifre digitali sono effimeri, i metalli preziosi invece no. Lo sa bene la Russia, ad esempio. Lo sa bene anche la Cina. Quest'ultima, però, si trova in una posizione delicata perché, oltre a proteggersi dalle svalutazioni estere ed interne attraverso uno stock d'oro fisico in crescita, vuole un dollaro quanto più stabile possibile a causa delle proprie riserve accumulate sin dal post-2008 a seguito dell'epopea mercantilista. Scaricare i circa $2,000 miliardi di IOUSA nei mercati rappresenterebbe un segnale allarmante sia per gli Stati Uniti, sia per la Cina, poiché intaccherebbe le finanze di entrambi i paesi. Soprattutto in questo momento in cui la FED s'è presa una pausa dal QE. Quest'ultimo aspetto ha rafforzato il dollaro sin dalle prime chiacchiere sul "taper" di Bernanke, ma di riflesso ha rappresentato un rallentante per l'economia statunitense. Almeno per gli economisti amanti del mercantilismo che popolano l'Eccles Building. Ma la FED, non potendo tornare ad un QE in questo frangente, ha stretto un accordo segreto insieme ad altri paesi del G-7 a Shanghai affinché il dollaro venisse svalutato indirettamente. Per la Cina, comunque, si tratta di una situazione "win-win" poiché se il dollaro si rafforza essa è coperta con la quantità di riserve in dollari e IOUSA; se invece il dollaro si svaluta, ha il suo gigantesco stock d'oro che nel tempo ha sottratto all'Occidente. E se questa strategia va bene per nazioni simili, va bene anche per il classico investitore retail. Azioni, obbligazioni e altri strumenti finanziari possono ancora essere una fonte di guadagno, ma non dimenticatevi della vostra assicurazione contro gli imprevisti: oro fisico.
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di Alasdair Macleod
In questo articolo osserveremo come la situazione tecnica per il prezzo dell'oro sia nettamente migliorata, per l'evidente sorpresa di molti analisti mainstream. Discuteremo delle possibili ragioni dietro l'inversione di tendenza e le implicazioni per il futuro.
La situazione tecnica è mostrata nel grafico qui sotto.
Abbiamo ora una "golden cross": la media mobile di 55 giorni ha superato quella di 200 giorni, ed entrambe sfoggiano un trend rialzista. I trader utilizzano queste informazioni per indicare l'inversione di tendenza di un mercato orso, e la nascita di un mercato toro.
Questo cambiamento di direzione è combinato con un modello pennant rialzista, iniziato l'11 febbraio e terminato il 3 marzo, prendendosi esattamente tre settimane. Ciò viene mostrato dalle linee tratteggiate. I movimenti di prezzo intraday (non mostrati) sono conformi al modello, e il break-out del 4 marzo ha visto volumi cospicui con un incremento record di contratti presso il Comex.
Sono pienamente soddisfatte anche altre qualifiche tecniche per un pennant: un consolidamento lungo non più di tre o al massimo quattro settimane, un volume ridotto mentre il modello dispiega il suo potenziale (prendendo come riferimento i volumi nel Comex) e il break-out come ripresa del trend. Sembra quindi un esempio da manuale.
I pennant ci danno un obiettivo di prezzo, il che equivale al rialzo precedente rispetto al suo punto di break-out. Ciò produce un obiettivo minimo di prezzo di circa $1400, che con i pennant può materializzarsi abbastanza rapidamente. E questo aiuta a spiegare, da un punto di vista puramente tecnico, la forza apparentemente inarrestabile del prezzo dell'oro.
Fondamentali
L'analisi tecnica è la giustificazione preferita dagli investitori per riflettere e agire sui mercati dei capitali, senza la necessità di comprendere le ragioni per cui i prezzi cambiano. Infatti, in questi giorni d'infinita quantità di credito bancario a disposizione della speculazione finanziaria, l'andamento dei prezzi viene spinto giorno per giorno dai grafici, rendendo i prezzi dipendenti dal credito piuttosto che dalle valutazioni fondamentali in base al loro valore futuro.
L'analisi tecnica è notoriamente fallibile, esercizio che predilige l'azione al pensiero razionale. Ci viene detto che gli ETF sull'oro sono stati positivi negli ultimi quaranta giorni. Ma i compratori di questi titoli di carta (alla cui base si presume ci sia oro fisico) stanno agendo così per proteggersi dal punto di vista finanziario, o in alternativa sono eccitati dalla speranza di un aumento dei prezzi? Molto probabilmente la seconda.
In altre parole, l'analisi tecnica è giustificata sulla base del fatto che rende bene incoraggiare la follia delle folle e c'è un sacco di denaro facile nei mercati a sostegno di questo incoraggiamento. Una comprensione ragionata di ciò che è l'oro, una comprensione degli interessi in gioco e un'analisi delle conseguenze pratiche dei flussi d'investimento, è di vitale importanza se non vogliamo essere tramortiti dai mercati volatili.
Il prezzo dell'oro ha cominciato il 2016 con le grandi imprese d'investimento rialziste nei confronti del dollaro e ribassiste nei confronti del metallo giallo. È da tali estremi di sentiment che hanno luogo inversioni taglienti: tutti si precipitano nel biglietto verde e non rimane nessuno che vende. Se questo è tutto ciò che abbiamo questa volta, i trend precedenti (es. un dollaro in aumento e quindi un prezzo dell'oro in discesa) potrebbero riprendere quando queste posizioni saranno sufficientemente smobilitate.
Per stabilire se questo è il caso dobbiamo rivolgerci ai fondamentali, i quali c' impongono di scartare l'approccio analitico convenzionale. Dobbiamo smettere di pensare che sia l'oro a salire, quando in realtà è il dollaro che sta scendendo. Quasi tutti gli economisti e i trader di mercato hanno capito le cose alla rovescia. L'oro non ha fondamentali variabili, cosa che lo qualifica in modo univoco come denaro sonante. È la valuta che lo prende come punto di riferimento che ha tutti i fondamentali variabili, ed è qui che dobbiamo guardare.
Quando guardiamo il prezzo in dollari dell'oro, ci viene naturale pensare che sia l'oro che si stia muovendo. Ma stiamo confrontando due forme di denaro: l'oro che non è in circolazione e il dollaro che l'ha soppiantato. E dato che è il dollaro che viene emesso in una qualsiasi quantità desiderata dal governo degli Stati Uniti e dalle fluttuazioni del credito bancario, è il biglietto verde che, in ultima analisi, dipende dalla valutazione del mercato. La costante di questo confronto è semplicemente l'oro. Gli economisti che sostengono il contrario sono schiavi della moda macroeconomica, e sono soprattutto sprovvisti di una teoria razionale del prezzo.
Capire che misurato in oro è il prezzo del dollaro che sta calando, dà senso a ciò che sta accadendo. Ci indica i fondamentali del dollaro, non tanto rispetto alle altre valute che condividono molte delle caratteristiche del dollaro, ma rispetto alle commodity. E nel grafico qui sotto possiamo vedere che il potere d'acquisto del dollaro è in calo rispetto alle altre commodity chiave.
La svolta nella fortuna del dollaro è stata improvvisa, prendendosi meno di tre mesi. Il dollaro USA è stato "iper-comprato", seguito da una successiva caduta nel suo potere d'acquisto rispetto a molte commodity chiave. E ci sono buone ragioni per aspettarsi che scenderà ancora di più. Si basano sui danni inflitti alla posizione del dollaro come valuta di riserva mondiale. Cina e Russia stanno conducendo la carica per fare a meno del dollaro, e la Cina in particolare sta promuovendo lo yuan come sostituto del dollaro nei Regolamenti Internazionali con tutti i suoi partner commerciali. Il ruolo del dollaro nel prezzare le materie prime sta diventando un'anomalia, perché la Cina ha più commercio internazionale rispetto all'America.
Questo aiuta a spiegare le prospettive di lungo termine per il dollaro, le quali devono ancora scontare una riduzione della quantità di dollari in circolazione a livello internazionale. A meno che non sia bilanciata da una contrazione del credito sui bilanci delle banche americane, una riduzione dei dollari off-shore si tradurrà inevitabilmente in un potere d'acquisto del dollaro più basso. Ma c'è anche una rinnovata domanda di materie prime, proveniente dalla Cina, da aggiungere al mix.
La Cina è in procinto d'imbarcarsi in un programma colossale di spesa per infrastrutture. Non solo questo colmerà molte delle carenze nelle infrastrutture della Cina, ma significherà anche un vasto corso d'industrializzazione che coinvolgerà tutta l'Asia. I cinici hanno ragione quando denunciano le inefficienze e gli sprechi di una spesa pubblica di questo tipo, ma ciò manca il punto.
Il punto è che la Cina ha affermato di valutare meno il dollaro rispetto alle materie prime necessarie per soddisfare il suo piano quinquennale. Questo piano ha avuto inizio con il nuovo anno cinese, quindi cercherà di scambiare la maggior parte delle sue riserve di dollari per scorte di materie prime. L'anno scorso la Cina ha gettato le basi per questa azione.
Per la Cina era di vitale importanza controllare i rischi per la propria moneta che sarebbero derivati dalla cessione pianificata della maggior parte delle sue riserve in dollari. Questa è stata la sua motivazione principale per aver messo pressione al FMI affinché includesse lo yuan nei DSP, e anche per la sua dichiarata volontà di gestirlo in base ad un paniere ponderato di valute. Fino a quando lo yuan sarà misurato esclusivamente rispetto al dollaro, ciò rappresenterà un invito per gli speculatori esteri ad attaccarlo. Attaccare una valuta laddove la politica dei cambi è più ampiamente definita, introduce una grande incertezza nel commercio speculativo. Il cambiamento nella gestione dei cambi dà alla Cina la copertura per vendere i suoi dollari sopravvalutati in cambio di materie prime sottovalutate.
Nel corso dei prossimi mesi le azioni della Cina rischiano di portare ad un importante cambiamento nelle aspettative macroeconomiche. Con il potere d'acquisto del dollaro che continuerà a scendere in relazione all'energia e alle materie prime industriali, i fornitori di materie prime alla Cina scopriranno che il peso del loro debito in dollari presto oscillerà a loro favore. Scomparirà, o almeno sarà rimandato, l'incubo dei debiti legati alle materie prime che indebolisce il sistema finanziario globale. Ci saranno, ovviamente, ancora sofferenze, come ad esempio nel settore scisto-petrolifero statunitense, e anche problemi per alcuni paesi ricchi di risorse, come il Brasile, dove il danno economico è già notevole. Ma l'attuale preferenza degli investitori occidentali per il debito pubblico con rendimenti addirittura negativi, sarà sostituita da opportunità nella ripresa dei mercati emergenti.
Mettendo da parte l'introspezione giornaliera dei mercati dei capitali occidentali, è stato interessante vedere materializzarsi questo incidente finanziario annunciato. Svalutando le loro valute, le banche centrali occidentali hanno solamente alimentato una speculazione finanziaria su grande scala. Ciò ha prodotto la corsa verso i dollari degli ultimi diciotto mesi, e ora vedremo l'effetto opposto. E non appena i flussi speculativi s'invertiranno, il dollaro sarà sempre più venduto rispetto alle commodity. Gran parte della montagna di riserve di dollari della Cina, insieme con i petrodollari provenienti dal Medio Oriente, sarà venduta, mettendo ulteriore pressione al ribasso sul potere d'acquisto del dollaro.
Un indebolimento del dollaro rappresenterà il prossimo grattacapo per la FED, in quanto il calo del suo potere d'acquisto alimenterà una ripresa dell'inflazione dei prezzi, senza una ripresa dell'attività economica. Le attuali aspettative del mercato riguardo i tassi d'interesse negativi si trasformeranno in una previsione di un aumento dei tassi d'interesse, affinché contengano la discesa del potere d'acquisto del dollaro. E al progredire della discesa del potere d'acquisto del dollaro rispetto alle commodity, la solvibilità di molti mutuatari nazionali e anche del governo degli Stati Uniti rappresenterà un rischio aggiuntivo per il dollaro.
Ma queste evoluzioni nel potere d'acquisto del dollaro non saranno esclusive al biglietto verde, riguarderanno anche le altre valute principali. Queste ultime sono tutte valutate sulla base delle promesse dei rispettivi governi d'emissione, ma non è scopo di questo articolo addentrarsi in questo argomento. L'oro non soffre lo svantaggio d'avere un governo che lo emette, e il suo stock sta aumentando ad un tasso simile a quello della crescita della popolazione mondiale. L'oro non è tenuto a salire, come suggeriscono i rialzisti. Nel lungo termine il suo potere d'acquisto è probabile che rimarrà molto più stabile rispetto a quello delle valute di carta. Non dobbiamo, quindi, fare congetture sul potere d'acquisto futuro dell'oro.
Invece il prezzo futuro dell'oro dipenderà da ciò che accadrà al potere d'acquisto delle valute di carta con cui viene misurato. Nessun bisogna imbastire alcuna tesi circa la sua utilità o addirittura il suo valore, perché l'oro è l'unica moneta sonante esistente.
[*] traduzione di Francesco Simoncelli: http://francescosimoncelli.blogspot.it/
Ma fammi capire allora una cosa: perché oggi l'oro sta andando su bene con un euro debole e un dollaro forte al cambio in questo istante? Io penso che andrá su anche con un dollaro forte....ci sono i fondamentali da considerare....e non penso di essere l'unico a guardarli....
RispondiEliminaCiao Francesco, mi piacerebbe che intervenissi alla discussione su questo post ancora su Bitcoin e Oro...
RispondiEliminahttp://www.rischiocalcolato.it/blogosfera/tra-le-once-doro-e-i-bitcoin-sceglierei-sicuramente-i-secondi-181905.html