Bibliografia

martedì 10 maggio 2016

La frattura nel mercato obbligazionario giapponese

Questa storia degli elicotteri monetari sta sfuggendo di mano. Voglio dire, anche il Guardian sta subodorando qualcosa di marcio nell'aria. Eppure la strumentalizzazione della metafora di Friedman, il quale ha capito alla rovescia le cause della Grande Depressione, vengono usate da tipi come Bernanke per propagandare una visione economica basata sulla maggiorazione di quella strategia che finora non ha dato risultati. Innanzitutto, la Grande Depressione è stata causata dall'eccessiva inflazione monetaria inaugurata con la Grande Guerra e continuata nei Ruggenti Anni Venti, e non dall'incapacità della FED negli anni '30 di rastrellare ogni titolo di stato USA in circolazione utilizzando politiche monetaria più audaci di quelle già intromissive che mise in campo allora. Infatti fu a causa di quest' ultime, e del New Deal, che la depressione durò per circa 15 anni. Allo stesso modo, nel 2008 non c'era alcuna depressione che avrebbe fatto affondare gli USA e che avrebbe necessitato di un intervento massiccio come quello messo in campo dalla FED coi vari QE e con la repressione dei tassi d'interesse. Già a fine 2009 Main Street aveva superato il caos post-Lehman, con inventari e posti di lavoro fasulli liquidati. E i problemi di AIG, lungi dal rappresentare un pericolo per gli assicurati, erano confinati alla holding principale, causando dolore economico solo per una manciata di grandi banche (es. BNP Paribas, Deutsche Bank, ecc.). È questo il motivo principale per cui la gente comune ha smesso di accendere prestiti di cui non aveva bisogno: avendo raggiunto la condizione di picco il debito, s'è rimboccata le maniche e ha iniziato a vivere di quello che guadagnava. Ma il compito delle banche centrali è quello di salvaguardare i protetti dal suo cartello: grandi banche e stato. Quindi l'accoppiata Bernanke/Paulson ha semplicemente dipinto uno scenario apocalittico su un'economia americana presumibilmente simile a quegli degli anni '30. No, gli USA non sono più una potenzia industriale e il settore di servizi non ha inventari da smaltire. L'attuale retorica a favore di denaro gratis è solamente l'ennesimo modo per rimandare l'inevitabile e costringere Main Street a sobbarcarsi l'onere ultimo di farsi carico delle perdite altrui.
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di David Stockman


Il sistema finanziario mondiale è finito in una trappola esplosiva composta da anomalie senza precedenti, deformazioni e contraddizioni. Non è lontanamente stabile o sicuro, e certamente non con l'accozzaglia di robo-trader e trader fast money che fanno il bello e il cattivo tempo.

Infatti ogni giorno ci sono nuovi tumulti nel casinò che avvisano gli investitori di uscire dai guai a tutta velocità. E lo spasmo di ieri sera nel mercato obbligazionario giapponese era una cosa decisamente più bizzarra.

Il governo di una nazione che può solo essere descritta come una colonia di vecchi che sta sprofondando nella bancarotta, ha collocato bond trentennali ad un rendimento infimo di 47 punti base. Lasciatemi chiarire qui che stiamo parlando di un record minimo non solo per il Giappone, ma per la storia dell'intero genere umano.

A dire il vero, prestare denaro a qualsiasi governo a 47 punti base è di per sé una proposta temeraria, ma quando si tratta del Giappone e di prestiti a 30 anni stiamo davvero dando i numeri.

Ecco il suo record fiscale esposto in poche parole. Fermo restando gli anni d'inchiostro rosso nei conti pubblici e il recente aumento delle tasse sui consumi dal 5% all'8%, il Giappone ha preso al volo l'ultimo treno in partenza verso l'oblio fiscale. L'anno scorso (2015) ha speso poco meno di ¥100,000 miliardi, ma ha incassato quasi ¥50 miliardi e ha colmato la differenza aumentando il debito pubblico, che ora ha raggiunto il 240% del PIL.

Proprio così. Un governo che sta prendendo in prestito quasi 50 centesimi su ogni dollaro di spesa, dovrebbe pagare un premio di rischio enorme solo per accedere al mercato obbligazionario. Ma un governo con un 240% di rapporto debito/PIL e che sta affondando in una dolina demografica, avrebbe molte difficoltà ad accendere nuovi prestiti in un libero mercato.

I grafici proposti in questo articolo, mostrano ciò di cui stiamo parlando. Vale a dire, la popolazione del Giappone diminuirà del 30%, a 90 milioni, mentre la sua popolazione in età lavorativa crollerà da 78 milioni a circa 52 milioni, o del 33%. Inoltre il tasso di partecipazione alla forza lavoro è in calo da anni, ma anche se si stabilizzasse al livello attuale, al 60%, significherebbe comunque circa 31 milioni di lavoratori.




Il problema è che il Giappone ha già 31 milioni di pensionati, e questo numero è destinato ad arrivare a 36 milioni entro il 2060. In breve, alla maturazione delle obbligazioni che il governo giapponese ha venduto la scorsa notte, il Giappone avrà più pensionati rispetto ai lavoratori; sarà in un vicolo cieco fiscale e demografico.






Come ha fatto il Giappone a vendere i suoi trentennali, date queste tendenze fiscali e demografiche catastrofiche? La risposta breve è che non ne ha venduto nessuno agli investitori. Invece sono stati i trader fast money a farne incetta. Questi ultimi ritengono di poter rimediare una plusvalenza rivendendo la cartaccia obbligazionaria giapponese alla BOJ.

E perché non dovrebbero farlo. I pazzi che gestiscono la BOJ hanno sostanzialmente garantito che impersoneranno il compratore di prima e unica istanza per qualsiasi obbligazione statale giapponese che rimane al di fuori dei suoi caveau.

Infatti l'annuncio di tassi d'interesse negativi rappresenta una sorta di messaggio in codice nei canyon di Wall Street e negli altri mercati finanziari. Significa più acquisti di obbligazioni statali da parte delle banche centrali, e quindi l'aumento dei prezzi finanziari grazie al Viagra della NIRP.




Questo è un altro modo per dire che la BOJ ha sostanzialmente distrutto il mercato dei titoli di stato. Infatti durante il quarto trimestre 2015, il volume mensile sul mercato dei JGB è sceso al livello più basso sin dal 2004. Come ha spiegato un osservatore del mercato obbligazionario:

"I rendimenti continueranno a scendere e la curva continuerà ad appiattirsi sotto la pressione dei tassi negativi e del quantitative easing", ha detto Shuichi Ohsaki, il chief rates strategist di Bank of America Merrill Lynch a Tokyo. "I volumi di trading diventeranno ancora più esili. Un investitore in obbligazioni probabilmente non vorrebbe avere nulla a che fare con questo mercato."

Come riconfermato dall'asta di ieri sera, la curva dei rendimenti dei JGB è ora negativa da 13 anni a questa parte. Ciò significa che $5,000 miliardi in obbligazioni emesse dal governo più compromesso del pianeta dal punto di vista fiscale, sono stati spinti negli inferi dei rendimenti obbligazionari.




Inutile dire che il governo del Giappone e la BOJ non sono nel bel mezzo di un qualche esperimento esotico, avulso dal resto del sistema finanziario globale. Al contrario, stanno attuando politiche fiscali e monetarie keynesiane su una scala mai vista prima d'ora. Stanno facendo quello che Bernanke, Krugman, il FMI e i palloni gonfiati keynesiani, come Adam Posen, hanno raccomandato per anni.

Invece di criticare l'evidente follia praticata a Tokyo, la recente riunione del G-20 ha dato via libera al Giappone per cestinare la sua valuta attraverso politiche di "stimolo".

Infatti la prossima settimana Draghi farà un altro tuffo nella stessa direzione. Già più di $2,000 miliardi in titoli di stato europei sono trattati a rendimenti negativi, e per lo stesso motivo.

Vale a dire, i banchieri centrali del mondo hanno creato un paradiso per i front-runner. Ma così facendo hanno sbriciolato il concetto stesso di titolo di stato. Considerando che per quasi 200 anni (al di fuori delle interruzioni belliche) il leggendario Consol britannico è stato trattato a circa il 3% di rendimento, il debito sovrano di oggi è stato trasformato in un veicolo per il gioco d'azzardo con cui scommettitori e hedge fund giocano per le plusvalenze di breve termine in base ad un rapporto di leva di 95:1.

In una parola, le banche centrali hanno quasi distrutto i mercati dei titoli di stato. Nel processo, hanno anche scaraventato migliaia di miliardi di capitali nel mercato obbligazionario societario con scarso riguardo per i rischi incrementali coinvolti.

Quindi, sì, i casinò di tutto il mondo pullulano di ordigni esplosivi finanziari, tra cui i $60,000 miliardi di debito sovrano mispriced; i quali imploderanno quando i giocatori d'azzardo si precipiteranno infine verso le uscite.

Forse l'asta dei bond giapponesi di ieri sera è stata un presagio. Per la prima volta sin dal settembre 2008, il rendimento del trentennale giapponese è ora al di sotto del biennale statunitense.

Poco dopo l'evento Lehman, il nostro confuso presidente, George W. Bush, descrisse la situazione macroeconomica in un modo talmente semplice che potesse capirla anche la leadership del Congresso riunita alla Casa Bianca.

"Questa cosa sta colando a picco", disse loro. Aveva ragione. Era solo una questione di tempo.

Saluti,


[*] traduzione di Francesco Simoncelli: http://francescosimoncelli.blogspot.it/


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