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di David Stockman
Bene, finalmente l'hanno capito. Sopratutto MarketWatch quando afferma che "alcune parti della relazione di gennaio sul lavoro sono poco chiare".
Inutile dire che tale scarsa chiarezza non è stata rilevata da Steve Liesman e dalla sua banda di analisti nello zombie-box. Questa volta la relazione del BLS ha mostrato un'economia americana che ha perso 2.989 milioni di posti di lavoro tra dicembre e gennaio. Ciononostante l'imbonitore keynesiano di Moody, Mark Zandi, l'ha definita "perfetta".
Sì, il BLS a gennaio utilizza sempre un grande aggiustamento destagionalizzato — è così che hanno ottenuto numeri positivi. Ma il punto è che il fattore di destagionalizzazione è così grande che il delta risultante mese/mese è solamente rumore.
Vale a dire, il fattore di destagionalizzazione per il suddetto mese è stato 2.165 milioni. Ciò significa che l'aumento dei posti di lavoro di 151,000 unità riportato venerdì, è pari a solo al 7% della quantità aggiustata!
Qualsiasi economista con un minimo di buon senso dovrebbe riconoscere che anche un piccolo cambiamento nel fattore di destagionalizzazione significa una variazione gigante nella cifra finale. Così, il numero di posti di lavoro a gennaio non può assolutamente rivelare un qualsiasi tipo di tendenza — buona, cattiva, o indifferente.
Ma questo non ha impedito a Beth Ann Bovino, capo economista di Standard & Poor's Rating Services, di spacciare la classica retorica del "tutto va a gonfie vele":
I numeri di oggi rappresentano il "momentum". Sebbene i 151,000 nuovi posti di lavoro nel mese di gennaio siano sotto le aspettative e fuori ritmo rispetto ai mesi precedenti, i dati mostrano che la ripresa degli Stati Uniti sta continuando. In mezzo a tutte le turbolenze economiche globali e alle giravolte nel mercato interno, lo sviluppo positivo nel mercato del lavoro, il calo del tasso di disoccupazione al 4.9% e il miglioramento dei salari, mostrano che gli Stati Uniti si stanno muovendo nella giusta direzione.
In realtà nessuna di queste cose è vera. Per prima cosa, la perdita di circa 3 milioni di posti di lavoro (numero non destagionalizzato) a gennaio di quest'anno, era più grande di 173,000 unità rispetto al gennaio dell'anno scorso — il che suggerisce che le cose stanno peggiorando, non migliorando. In realtà questo è stato il più grande declino nei posti di lavoro sin dalla perdita di 3.69 milioni di posti di lavoro a gennaio del 2009.
Quindi stiamo davvero "andando nella giusta direzione", come hanno sostenuto Bovino, Zandi e il resto della folla amante del Cool-Aid?
Beh, basta prendere in considerazione due fattori di destagionalizzazione alternativi che sono stati utilizzati dal BLS negli ultimi cinque anni. Se avessero usato quello del gennaio 2013, l'aumento sarebbe stato di 171,000 posti di lavoro; e se invece avessero usato quello del 2010, avrebbero ottenuto una perdita di 183,000 posti di lavoro.
Potremmo utilizzare una variante del motto di Fox News — noi riportiamo, voi decidete. Ma credetemi, potete guardare anni di fattori stagionali e non trovare alcuna formula oggettiva coerente. La falsificano in base alle necessità.
Allo stesso modo potreste pensare che chiunque stia prestando un minimo d'attenzione, si renderebbe conto che il tasso di disoccupazione ufficiale al 4.9% (U-3) è altrettanto privo di significato a causa del gran numero di lavoratori che sono usciti dalla "forza lavoro". Infatti Jeff Snider mette tutto questo nella giusta prospettiva, giustapponendo il rapporto occupazione/popolazione con l'andamento U-3.
Il suo grafico chiarisce che, quando il tasso di disoccupazione U-3 è sceso in passato, c'era correlazione con una quota crescente della popolazione impiegata; e che il 5% o più di disoccupazione, di solito significava un tasso d'occupazione del 63-64%.
Sin dalla crisi finanziaria del 2008, però, la correlazione è completamente rotta e il rapporto non ha ancora superato il 59.5%. Eppure, data la popolazione di 250 milioni di adulti di oggi, ci vorrebbero circa 10 milioni di posti di lavoro in più di quelli riportati nella relazione di venerdì per raggiungere il tasso di disoccupazione del 4.9% in concomitanza con un rapporto d'occupazione del 63.5%.
Il punto importante è che la relazione mensile sul lavoro è ormai diventata il veicolo essenziale per propagare una narrazione falsa sulla ripresa, la quale serve gli interessi di Wall Street e Washington.
Mese dopo mese il numero fuorviante di posti di lavoro è usato per portare a casa un meme confortante. Vale a dire, che l'incubo della crisi finanziaria e della recessione stanno svanendo nello specchietto retrovisore; che la FED e Washington hanno curato i mali di base, per esempio, grazie alla Dodd-Frank; e che l'impennata delle scorte e dei prezzi degli altri asset finanziari sin dal marzo 2009 sono reali, sostenibili e meritati.
In tal contesto, il vantarsi di Obama circa il presunto successo delle sue politiche economiche, come dimostra il tasso di disoccupazione al 4.9%, è stato particolarmente fastidioso. Potreste pensare che l'ex-organizzatore di comunità avrebbe fatto notare che, nonostante l'apparente miglioramento nei dati del BLS, la pseudo-ripresa non si sta affatto diffondendo a Main Street.
I tassi di partecipazione al programma dei food stamp sono ancora a livelli da record. In una parola, il 4.9% di disoccupazione non può essere vero in un ambiente dove il tasso di partecipazione al programma dei food stamp è quasi il 15%.
Né ha menzionato l'aspetto dei cosiddetti "lavori buoni". Il grafico qui sotto ne spiega la ragione. Sin dal picco pre-crisi non c'è stata alcuna ripresa nel numero dei lavori a tempo pieno.
L'economia americana ha scambiato 1.4 milioni di posti di lavoro nella manifattura per un numero leggermente superiore di camerieri e baristi. A quanto pare non importa il fatto che il lavoro medio nel settore manifatturiero paghi $55,000 su base annua rispetto a meno di $20,000 in ristoranti e bar.
Abbiamo già definito questa economia "panem et circenses" e ancora una volta i numeri di gennaio non c'hanno smentito. Quasi un terzo dei suddetti 151,000 posti di lavoro si trovano in tale categoria. Inoltre l'aumento di 1.83 milioni di posti di lavoro in questo settore sin dal dicembre 2007, rappresenta il 38% di tutti i nuovi posti di lavoro generati da tutta l'economia degli Stati Uniti in suddetto periodo.
Un altro grande — e aberrante — aumento di posti di lavoro è risultato nel settore della vendita al dettaglio. Coerentemente con i normali pattern post-vacanze, il conteggio non destagionalizzato riguardo i posti di lavoro nel settore della vendita al dettaglio è sceso da 16.3 milioni a dicembre a 15.7 milioni a gennaio, con una perdita di circa 600,000 posti di lavoro.
Potreste considerarlo uno standard per come vanno le cose in quel periodo dell'anno, ma vi sbagliereste. A dispetto di ogni logica, il numero destagionalizzato del BLS ha riportato un aumento di 58,000 unità, il che rappresenta un altro terzo del suddetto totale (es. 151,000).
Né si tratta di un'aberrazione mensile. Quando si uniscono i libri paga di coloro nel settore dell'ospitalità, nel settore della vendita al dettaglio, nelle agenzie per lavori temporanei (come giardinieri e camerieri), ecc., ottenete un sottoinsieme più grande che abbiamo definito Part Time Economy.
Ben oltre la metà dell'aumento di gennaio era costituito da lavori part-time, e questi ultimi hanno costituito una porzione simile degli aumenti di posti di lavoro sin dal dicembre 2007. Vale a dire, l'economia americana ha generato 4.875 milioni di posti di lavoro sin da quando la disoccupazione ha toccato l'ultima volta il 5%.
Ma, com'è evidente dal grafico qui sotto, quasi 2.6 milioni, o il 53% di questi aumenti, è costituito da lavori part-time. Su una base reddituale, tuttavia, questi libri paga equivalgono ad un mezzo lavoro. La maggior parte ha generato meno di 25 ore la settimana e saggi salariali inferiori a $14 l'ora.
Quindi su una base annuale abbiamo un saggio salariale di $20,000 l'anno rispetto ai $50,000 per i lavori a tempo pieno. Abbiamo etichettato quest'ultima categoria "lavori da capofamiglia", poiché questi posti di lavoro generano guadagni annui sufficienti (a malapena) per sostenere una famiglia.
Inutile dire che non ci siamo ancora quando si tratta di posti di lavoro a tempo pieno. Oggi ci sono ancora un milione in meno di questi posti di lavoro sin dal picco pre-crisi. E quasi 2 milioni in meno rispetto a quando Bill Clinton stava sgomberando la Casa Bianca nel gennaio 2001.
Alla fine la relazione mensile sul lavoro è un evento economico marginale. I libri paga al di fuori del settore agricolo, in particolare, sono una reliquia economica del passato, quando la maggior parte dei posti di lavoro era di 40-50 ore la settimana di lavoro pagato su base annuale.
Si confrontavano i cambiamenti a breve termine e le tendenze a lungo termine, perché i lavori erano praticamente confrontabili e il BLS non aveva ancora inventato la maggior parte delle folli manipolazioni che hanno trasformato la relazione in una farsa.
Allo stesso modo, Wal-Mart e simili non avevano ancora inventato la pianificazione del lavoro di ora in ora, né esisteva il concetto d'agenzia per lavori temporanei.
Come ho suggerito prima, il mondo starebbe molto meglio se il BLS venisse chiuso. Sommare i salari minimi per ingaggi da un paio d'ore a settimana con i lavori a tempo pieno in una fabbrica, è decisamente stupido, inutile e profondamente fuorviante.
Allo stesso modo, esistono indici dei prezzi e dell'inflazione più accurati, precisi e onesti, pubblicati da una varietà di fonti private.
E se abbiamo bisogno di dati aggregati sulle tendenze dell'occupazione, il governo degli Stati Uniti pubblica già una misura molto più tempestiva e rappresentativa degli americani al lavoro. Si chiama treasury’s daily tax withholding report, e ha questa virtù: nessun datore di lavoro paga lo Zio Sam per dipendenti fittizi, o per 2.1 milioni di libri paga destagionalizzati che in realtà non risultano da nessuna parte.
Detto in altro modo, la relazione sulle ritenute fiscali quotidiane è la cosa che conta; coglie la realtà dell'economia degli Stati Uniti e non viene rivista e manipolata senza fine nel corso dei mesi e degli anni rispetto alla sua versione originale.
Perché è importante? Il mio collega Lee Adler ha monitorato l'andamento delle ritenute giornaliere per più di un decennio e ne conosce i dettagli. Ora riferisce che la raccolta delle imposte è svenuta proprio come è sempre accaduto quando l'economia degli Stati Uniti è entrata in una fase di recessione.
Infatti l'ultimo dato risalente al 6 febbraio indica che:
Il tasso di variazione delle ritenute fiscali si è spostato da positivo a negativo. È diventato sempre più negativo in termini aggiustati all'inflazione per più di un mese. La debolezza di dicembre è un chiaro segno che gli Stati Uniti sono entrati in recessione [...] il tasso di crescita reale è ora circa -4.5% l'anno [...] è il tasso di crescita più negativo sin dall'ultima recessione. Ne è seguito il tratto più lungo di crescita zero in molti anni. Questa situazione non può più essere considerata qualcosa di temporaneo o un'anomalia. Ha tutte le caratteristiche di un'inversione di tendenza e sta peggiorando.
I fast money di Wall Street e i robo-trader cederanno al panico quando ancora una volta diventerà evidente che gli Stati Uniti stanno precipitando nella prossima recessione, e andranno in fumo gli utili societari propagandati dai rialzisti/imbonitori sell-side.
Le teste di legno hanno trascorso le prime cinque settimane di quest'anno insistendo sul fatto che il momento difficile del mercato rappresentava semplicemente una pausa rinfrescante, perché non può esistere un mercato orso al di fuori di una recessione.
Beh, ma le cose stanno esattamente così. La recessione è in arrivo; il mercato orso è iniziato; e i "permabull" si stanno dirigendo verso la macellazione. Ancora una volta.
Saluti,
[*] traduzione di Francesco Simoncelli: http://francescosimoncelli.blogspot.it/
A maggior ragione di quello che dicevo nell'introduzione di questo articolo, ecco La Stampa: Garanzia Giovani, numeri flop: solo 3 su 100 trovano un lavoro.
RispondiEliminaSiamo di fronte all'ennesima prova di come il mito dello stato-imprenditore non sia altro che un prodotto civetta per imbonire gli elettori sprovveduti. Lo stato è incapace di gestire un'impresa come lo farebbe un privato poiché è incapace di effettuare un calcolo economico in accordo con le forze di mercato. Questo a sua volta significa che non ha la minima idea di come creare occupazione. L'ennesimo flop è descritto nell'articolo sopra citato. Oltre ai mille rivoli burocratici in cui si sono persi la maggior parte degli incentivi, questo programma altro non era che una fabbrica di lavori part-time incapace di sfornare posti di lavoro da capofamiglia. E badate bene, chi s'è iscritto a tale programma per le statistiche veniva definito "in cerca di lavoro" e quindi tolto dal tasso d'inattività. E vai di propaganda quindi...
Ma una volta che le favolette esauriscono la loro magia, ecco che la realtà torna a bussare con più violenza facendo salire la disoccupazione istituzionale. Come ci ricorda anche l'Istat con il suo ultimo rapporto sul lavoro, diminuiscono gli occupati e aumenta il tasso d'inattività. Fine degli incentivi, fine della magia.
Ciao Francesco, ieri ho avuto modo di leggere l'articolo da te pubblicato di Gary North, a proposito del NWO, e critiche ad Orlov. Tutto interessantissimo, soprattutto le proposte di North in merito all'alternativa all'NWO attuale. Lo dovrebbero leggere tutti i pentastellati, signoraggisti, mmtfans e ribelli da tastiera che affollano le pagine di Byoblu ecc ecc, tutta gente che mi causa profonda tristezza, ogni volta mi capita leggere i loro fascistissimi commenti sulle loro pagine e mi spaventa francamente, come tanta gente, non abbia voglia di andare oltre la superficie e non voler incanalare la rabbia nella più giusta delle ribellioni: la conoscenza!... a 360°.
RispondiEliminapoi però rifletto, penso che anche io in fondo, fino a qualche anno fa, ero uno di loro, la pensavo come loro su tante questioni, avevo la loro stessa confusione riguardo a tante ambiguità; fino a quando non ho iniziato ad approfondire su un Signore di nome Ron Paul e poi grazie al sito dell'associazione VonMises.it, mi si è aperto un mondo di conoscenza e comprensione. Allora riguardo a tutto ciò divento ottimista, come ci ha augurato di esserlo Jeff Deist nel felice anno nuovo del 2015, perché, penso a come le idee libertarie si stiano espandendo, in silenzio come le radici, senza violenza e senza rivoluzioni di "bobolo". A presto e grazie anche a te!