Bibliografia

venerdì 22 aprile 2016

Il pendio scivoloso e la grande scogliera





di Francesco Simoncelli


Nell'effettivo è passato un anno da quando la BCE ha lanciato il proprio quantitative easing attraverso il quale sta cercando di rivitalizzare un'economia europea da coma irreversibile. La strategia è quella di scatenare un effetto ricchezza a cascata utilizzando il mandato ufficioso di tutte le banche centrali mondiali: salvaguardare la salute finanziaria dello stato e delle grandi banche commerciali. Si presume che attraverso di loro sarà possibile veicolare all'economia più ampia quegli input necessari per innescare una ripresa economica. Finora non è accaduto niente di tutto ciò. Addirittura non esistono abbastanza bond sovrani che la BCE possa comprare in modo da soddisfare la sua promessa d'acquisto mensile ammontante ora a €80 miliardi.

Di conseguenza il QE è stato ampliato anche ad altri settori. Infatti sono stati inclusi nel QE anche i cosiddetti investment grade bond. Come anticipato in questo articolo, bisognava trovare un modo per dare legittimità al Piano Juncker ed ecco la BCE pronta a monetizzare qualsiasi asset si muova o no nei casinò. I pianificatori monetari centrali stanno cercando in tutti i modi di attizzare il fuoco della domanda aggregata affinché faccia bruciare di nuovo il fuoco della ripresa economica. Finora non abbiamo visto niente di tutto ciò. Perché? Perché se l'incentivo alla base degli investimenti non è genuino, allora la sua sostenibilità sarà messa in pericolo una volta che suddetto incentivo svanirà. Il miglior esempio che si possa presentare a tal proposito, è quello dell'industria dei beni capitali e di come viene distorta dall'iniezione del denaro fiat.



L'IMPORTANZA DELLA TEORIA AUSTRIACA DEL CAPITALE

La produzione industriale è una rete di processi le cui singole componenti sono costituite da due input fondamentali: risorse di capitale umano e risorse naturali. Ogni stadio della produzione superiore necessita di quelli precedenti, oltre che ai due input fondamentali. Se dovessi semplificare drasticamente questi concetti, in nostro aiuto arriva la teoria del capitale Austriaca che ci permette di comprenderli appieno. Infatti non c'è esempio migliore del naufrago su un'isola deserta che si ritrova d'improvviso sprovvisto di tutte quelle comodità che in precedenza godeva nella società civile. Una volta compresa la sua situazione deve economizzare l'ambiente circostante e determinare quale possa essere il costo d'opportunità di ogni singola risorsa naturale presente sull'isola. Ovvero, deve decidere quale sarà la migliore allocazione di ogni risorsa naturale a sua disposizione.

Inutile dire che la sua sopravvivenza si baserà inizialmente sulla mera sussistenza, andando a consumare beni di consumo come pesce, frutta, ecc. Non avendo a disposizione una struttura industriale ben definita alle sue spalle, non può godere di beni specifici che potrebbero garantirgli un tenore di vita superiore. Quindi deve accontentarsi, almeno inizialmente, di consumare le risorse naturali. Infatti dovrà dapprima costruirsi un flusso costante di beni di consumo (reddito) prima di poter pensare di investirne parte per elevare il suo tenore di vita.

Questo significa che dovrà raccogliere giornalmente un certo numero di frutta per poter garantire la propria sopravvivenza, utilizzando il lavoro del suo corpo per consumare i beni di consumo. Ma, come abbiamo detto in precedenza, esiste un costo d'opportunità quando si economizzano le risorse naturali, e questo vuol dire che i beni di consumo possono essere utilizzati come beni intermedi (nella produzione di qualcos'altro) piuttosto che consumati semplicemente. Infatti, piuttosto che consumare tutta la frutta che riesce a raccogliere, può rinunciare a parte di essa e metterla da parte nel corso de tempo. In questo modo dividerà in due il suo reddito: parte verrà consumato e parte verrà investito nel futuro. Una volta che avrà a disposizione abbastanza risparmi, potrà smettere di raccogliere frutta e dedicare i suoi sforzi per creare un oggetto che gli permetta di diversificare la sua dieta. Ovvero, aggiungerà uno stadio di produzione alla sua attività industriale. Nel caso specifico, deciderà di costruire una rete per catturare pesci.

Grazie ai risparmi messi da parte potrà sostenere la sua vita nel periodo in cui dovrà dedicare la maggior parte del suo tempo a costruire la suddetta rete. Unendo il lavoro e le risorse naturali che lo circondano, riesce a trasformare un bene di consumo in un bene capitale. Ma quest'aggiunta di uno stadio di produzione porta con sé un altro fattore: la manutenzione dei beni di capitale. Quindi vediamo ora di rendere un po' più complesso il nostro esempio per cercare di capire l'importanza della teoria Austriaca del capitale e come essa spieghi l'attuale stagnazione economica.

Diciamo che il nostro naufrago, arrivato a questo punto, utilizzi 5 ore per raccogliere frutta; 5 ore per pescare; 5 ore per fare manutenzione; 5 ore per preparare il cibo; e infine 4 ore le utilizzi in disutilità del lavoro. Seguendo questo modello di produzione egli riesce a gestire in modo sostenibile le varie attività in cui è impegnato e garantire a sé stesso un flusso costante di reddito. Non solo, ma in futuro potrà aggiungere un ulteriore stadio di produzione quando avrà sufficienti risparmi da parte, riuscendo a creare una vanga con cui seminare piante ad esempio. Si noti che questo processo graduale è in funzione del livello dei risparmi posseduti dal naufrago, questo significa che più ne avrà più riuscirà ad accorciare i tempi tra la creazione di uno stadio di produzione e l'altro. Il punto fondamentale di questo processo è che i vari stadi della produzione non possono essere saltati, poiché la distribuzione delle ore di lavoro e di manutenzione verrebbero stravolte.

Supponiamo che un giorno la marea porti a riva le vettovaglie di una nave naufragata al largo. D'improvviso il nostro naufrago potrà godere di una manna inattesa. Perché lavorare e spaccarsi la schiena quando avrà a disposizione cibo in abbondanza grazie a questo colpo di fortuna? Ridurrà, quindi, le ore dedicate a raccogliere frutta, pescare e fare manutenzione. Per tutte queste attività vi dedicherà solo 2 ore e ridistribuirà le restanti alla preparazione del cibo e alla disutilità del lavoro. L'improvvisa manna non è nata da uno stadio di produzione sostenibile, ma da un evento una tantum che spinge il produttore a consumare i risparmi e i beni di capitale fintanto che il flusso distorsivo della produzione continuerà a fare il suo effetto. Inoltre, più sarà intenso il flusso distorsivo, maggiore sarà il tempo dedicato alla disutilità del lavoro e minore sarà quello dedicato alla manutenzione dei beni di capitale esistenti.

Terminato il flusso distorsivo, il naufrago si ritroverà a corto di risparmi alimentari con cui sostenere la sua vita e con degli oggetti marci che non potrà più utilizzare come prima. Di conseguenza dovrà tornare a quello stadio di produzione originale che gli garantiva un reddito costante  e col tempo gli avrebbe permesso di guadagnare risparmi sufficienti da aggiungere ulteriori stadi produttivi al suo processo "industriale".

Nella realtà, ovviamente, le cose sono molto più complesse, ma questo semplice esempio serve a far capire ai lettori come funziona il processo produttivo a livello industriale e come un flusso distorsivo esterno possa deviare risorse da attività sostenibili ad attività insostenibili. Nello specifico, come il denaro scoperto distorca la produzione industriale e in particolar modo quella legata ai beni di capitale. Infatti i progetti più a lungo termine sono quelli che più risentono di un cambiamento nei tassi d'interessi e di conseguenza quelle industrie in tal campo recepiscono questo messaggio come una "luce verde" nei confronti del loro investimenti. Queste imprese che s'impegnano in progetti la cui realizzazione è distante molti anni dal presente, rendono più circolare la produzione industriale perché attraverso i loro investimenti fanno in modo che il denaro preso in prestito si concentri fondamentalmente in quegli stadi di produzione superiori. Ad esempio, quello delle materie prime.

È così che, ad esempio, è nata la bolla dell'olio di scisto che al giorno d'oggi sta inondando il mondo con un'offerta di petrolio nettamente superiore alla domanda. Le industrie di beni di capitale, a seguito del boom del credito facile alimentato dalle banche centrali, hanno approfittato del calo degli interessi per accedere a nuove linee di credito con cui finanziare le proprie attività. Queste industrie, ovviamente, necessitavano di un grande influsso di materie prime per dare pieno sfogo alle loro catene di montaggio. È così che, ad esempio, la Caterpillar e la Komatsu hanno sfoggiato utili da favola nel post-crisi; e, indirettamente, questo ha significato un boom delle miniere di ferro, carbone e bauxite in Australia per sostenere la domanda di suddette imprese. Questo è un circolo vizioso che alimenta sé stesso fino a quando l'effetto del credito creato ex-novo non raggiunge i beni di consumo. Il canale di trasmissione in quest'ultimo caso sono sostanzialmente gli stipendi dei lavoratori che queste industrie assumono progressivamente.

In sostanza, la storia Austriaca di base è che durante il boom artificiale, la forza lavoro ed altre risorse vengono incanalate in progetti d'investimento non compatibili con il livello generale del risparmio reale. Prima o poi, la realtà alza la sua brutta testa ed i progetti insostenibili devono essere abbandonati prima del completamento. Gli imprenditori realizzano di essersi orribilmente sbagliati durante il boom, ognuno si sente più povero e riduce drasticamente i consumi, e molti lavoratori vengono licenziati affinché la struttura produttiva possa essere modificata alla luce della rivelazione. Questo significa che l'ago della bilancia, una volta che la banca centrale smette d'inondare l'ambiente economico con denaro scoperto, sono esattamente quelle imprese che hanno beneficiato di più dell'espansione monetaria artificiale: le industrie nel settore dei beni di capitale.

La recessione nasce proprio da loro e dura il tempo necessario a riallocare in modo sostenibile le risorse scarse presenti nell'ambiente economico verso quelle realtà che le useranno nel mondo più efficiente e soddisfacente (per i consumatori) possibile. La Grande Deflazione cui stiamo assistendo oggi è l'effetto di una volontà di far continuare quanto più a lungo possibile la fase di boom del ciclo economico ripartito nel 2009. Non è una caso, ad esempio, se le grandi banche commerciali si stiano impegnando a tenere (in qualche modo) solvibili le imprese nel settore petrolifero e zia Janet continua a rimandare il rialzo dei tassi d'interessi iniziato lo scorso dicembre. Ma nel frattempo l'eccesso d'offerta dei prodotti sfornati e i profitti in calo, le stanno lentamente uccidendo e quando accadrà esse rappresenteranno l'epicentro da cui si propagherà la recessione economica. Da quel momento in poi la riallocazione delle risorse economiche scarse, trasformerà la Grande Deflazione in Grande Inflazione.



NEGATIVITÀ EUROPEA

Le banche centrali stanno facendo di tutto affinché tutto ciò non accada. Continuano a calciare il barattolo sperando di far continuare l'ambiente economico lungo l'ottovolante del ciclo boom/bust in base al presupposto che saranno in grado di gestire qualsiasi situazione. Ma la situazione in cui siamo finiti è un mistero per tutti. Niente di quello che è accaduto dopo il 2008 s'era mai visto nel mondo economico occidentale (tranne in Israele nel 1985). Non è un caso se Draghi, nella sua ultima dichiarazione concernente la politica monetaria della BCE, abbia incorporato nel programma europeo di quantitative easing gli "investment grade asset", rappresentativi del mondo della grande impresa.

La politica monetaria allentata ha reso più ridondanti gli stadi più alti della produzione industriale, andando a gonfiare bolle come quelle nell'olio di scisto e nel settore automobilistico. Infatti il settore bancario commerciale, incapace di trasmettere la politica monetaria della banca centrale all'economia più ampia poiché in condizione di picco del debito, ha "investito" nel mercato ad alto rendimento per proteggere i propri margini di profitto messi in pericolo dalla ZIRP. Questo comportamento ha fornito carburante incendiario a compagnie la cui sostenibilità degli investimenti è stata distorta da questa gigantesca offerta d'acquisto alimentata dalla politica monetaria allentata delle banche centrali. Di conseguenza sono stati sfornati prodotti per cui non c'era domanda reale e ora i nodi sono arrivati al pettine: profitti in calo e capacità in eccesso.

Sebbene questa ridondanza abbia sequestrato lavoro e capitali fornendo all'economia più ampia impulsi di una pseudo-ripresa, Main Street continua a voler percorrere un percorso di deleveraging, rallentato purtroppo dal salvataggio artificiale di entità che sarebbero dovute fallire. Infatti la persistente condizione di picco del debito sta facendo fallire visibilmente i tentativi dei banchieri centrali di reflazionare l'economia di Main Street. Ma attenzione, perché i profitti in calo e la capacità in eccesso stanno portando verso il fallimento quelle società che hanno goduto della manna monetaria delle banche centrali. A meno di salvataggi centrali (come sta facendo Draghi, ad esempio, comprando bond IG), la liberazione di lavoro e capitale da riallocare in modo sostenibile nell'ambiente economico causerà una dolorosa inflazione dei prezzi.

Sin dall'annuncio dello zio Mario d'includere nel suo QE i bond IG, visto il cortocircuito normativo a livello di quelli statali (es. tetto ai deficit), gli investitori sono stati letteralmente contagiati dalla pazzia dei pianificatori monetari centrali e stanno affondando mani e piedi nelle bombe ad orologeria finanziarie per fare front-running alla BCE e godere di lauti carry trade. Dato che la prospettiva dei tassi negativi aleggia da un bel po', gli investitori si stanno accapigliando per entrare in possesso di tutto quel pattume obbligazionario societario e poi rivenderlo alla BCE.

È questo il piano per la ripresa economica? Caricare di ulteriore polvere da sparo le bische clandestine? Diffondere nell'ambiente economico ulteriori investimenti improduttivi in cambio di spasmi di pseudo-ripresa nel breve termine? Parafrasando il buon vecchio Clint Eastwood: "Go ahead ECB, make my day!"



SULL'ORLO DELLA SCOGLIERA

Ironia della sorta saranno esattamente quegli aiuti centrali che rappresenteranno il tallone d'Achille delle banche commerciali. Infatti sin dall'inizio della scoperta delle lande inesplorate della nuova politica monetaria in cui i tassi del mercato monetario sono stati praticamente ridotti a zero, le banche hanno goduto di una manna monetaria artificiale attraverso la quale puntellare i loro bilanci. Queste risorse monetarie, che sono state utilizzate per mostrare ai mercati come i bilanci disastrati delle grandi banche commerciali potessero reggere ad uno shock dei mercati e proseguire la loro normale attività. In realtà queste torreggianti riserve monetarie sono state parcheggiate presso le banche centrali e hanno funto da gigantesca offerta d'acquisto per determinati asset. Principalmente i bond sovrani dei vari governi. Poi si è passati ai mercati azionari.

In questo modo le banche centrali hanno salvato indirettamente tutte quelle entità che ritenevano pericolose per un crollo sistemico dei mercati finanziari globali. Non è un caso, ad esempio, che la FED abbia salvato AIG e Fannie/Freddie attraverso l'acquisto di titoli garantiti da ipoteca. Non è un caso che la BCE abbia iniziato a monetizzare dapprima solamente i titoli di stato europei e poi abbia proseguito estendendo il suo programma di QE ai bond IG e agli ABS.

Queste mosse non sono altro che il frutto malato della nuova politica monetaria atta a sovvenzionare all'infinito carcasse economiche che non fanno altro che sprecare le risorse economiche che sequestrano dall'ambiente economico. Farle restare in vita significa non solo far proseguire la stagnazione secolare in cui stanno finendo le varie nazioni del mondo, ma anche acuire esponenzialmente il dolore economico da sopportare una volta che ci ritroveremo di fronte ad un'inevitabile correzione dei mercati. I bilanci gonfi di pattume obbligazionario/azionario delle varie banche commerciali, faranno aumentare le loro sofferenze a causa dei fallimenti aziendali di cui abbiamo parlato nelle sezioni precedenti.

Non serve altro che il buon senso per notare come l'escalation di misure interventiste non stia facendo affatto bene alle varie economie che, loro malgrado, si ritrovano protagoniste di scenari al limite del folle. Nello specifico, i tassi negativi sono quanto di più folle potessero immaginare la banda di keynesiani che popolano le varie banche centrali. Innanzitutto non considerano una cosa fondamentale: il canale della trasmissione della politica monetaria all'economia più ampia è rotto, soprattutto perché famiglie e piccole/medie imprese hanno raggiunto una condizione di picco del debito. Questo vuol dire che la reflazione delle varie bolle non può passare da loro quando scoppieranno. Fin dal post-Grande Recessione sono stati presi in ostaggi i bilanci di grandi aziende e famiglie benestanti, le quali hanno potuto accedere a nuovi prestiti grazie soprattutto al loro "retaggio" e alla loro disponibilità di liquidità come garanzia.

Ma cosa hanno fatto? Hanno gozzovigliato nelle bische clandestine, incoraggiando pratiche sempre più audaci di ingegneria finanziaria e annullando de facto una ponderazione onesta del rischio e un onesto price discovery. Riacquisti d'azioni proprie, acquisizioni & fusioni, ecc. hanno rappresentato la nuova El Dorado per suddetti soggetti, facendo salire le valutazioni degli asset e delle capitalizzazioni di mercato attraverso illusioni alimentate dal convoglio delle stampanti monetarie. È così che s'è cercato di creare valore aggiunto; è così che s'è cercato di trasmettere la politica monetaria all'economia più ampia, attraverso un presunto effetto ricchezza a cascata; è così che, ad esempio, i settori del lusso hanno fatto registrare una crescente domanda.

A che prezzo? La nascita di bolle più esplosive e più pervasive rispetto alle due d'inizio secolo. Ora ci ritroviamo in un ambiente in cui la maggior parte degli attori di mercato non ha idea di chi possieda cosa e come gli effetti a catena possono facilmente trasferirsi da un soggetto inadempiente ad un altro. I tassi negativi in Europa, ad esempio, stanno portando al limite estremo la politica dei tassi d'interesse a zero. I margini di profitto delle banche vengono erosi se non investono propriamente i loro capitale, quindi vanno a caccia di affari sempre più rischiosi basandosi sull'accomodamento monetario persistente delle banche centrali.





Di conseguenza la vera minaccia all'attuale sistema economico e finanziario non sono altro che le banche centrali stesse.

La loro smania di controllo le ha portate verso un pendio scivoloso il quale culmina con una scogliera. Non riusciranno a smettere di "ficcanasare" nell'economia più ampia, poiché hanno messo in gioco tutto affinché potessero salvaguardare le entità protette dal cartello che loro rappresentano. E così facendo si sono lanciate in un'avventura di cui non ignoravano l'esito. All'aumentare delle loro misure, aumenterà il bacino di elementi che potranno far saltare in aria l'attuale sistema. Non è un caso, ad esempio, se in Italia c'è molta apprensione per quando riguarda la costituzione di un fondo salva-banche. Aspettatevi, per l'ennesima volta, la partecipazione della CDP in questa ennesima buffonata. Sembra ormai che per qualsiasi cosa debba essere finanziata in Italia a livello di "investimento pubblico", ci sia sempre la garanzia finale rappresentata dai risparmi di coloro tanto ingenui d'aver lasciato i loro averi in mano alle Poste Italiane. Questi ultimi sono gli stessi che inveiscono contro quelli che "hanno i soldi in conti off-shore", senza notare come la mandria di buoi stia lentamente venendo trasferita in un'unica recinzione.

L'interconnessione tra tutti questi elementi nel mondo della finanza, rende l'attuale sistema di una esplosività mai vista prima d'ora. In questo contesto la FED sta cercando, a sua volta, di rallentare il corso degli eventi, lasciando salire di 25 bps il tasso pagato per le riserve in eccesso detenute presso il 33 di Liberty Street. Questo non solo è un sovvenzionamento per quelle grandi banche domiciliate sul suolo statunitense, ma anche per quelle estere.




Ma questo significa meno soldi che entrano per il Tesoro a fine anno. Questo significa un deficit in ascesa nel futuro prossimo per lo zio Sam. Questo significa maggiori risorse sequestrate dallo stato a discapito del settore privato. Aggiungeteci una possibile trasmissione dei tassi negativi ai depositanti e i due grafici qui sotto rappresenteranno la falla che farà colare a picco il mito della presunta ripresa.





L'economia più ampia sta dicendo forte e chiaro che l'attuale percorso impostato dallo stato e dalle banche centrali è insostenibile. È una questione di tempo e del giusto catalizzatore prima che l'intero castello di carte crolli vorticosamente.



CONCLUSIONE

La continua intrusione da parte delle autorità pianificatrici centrali nel tessuto economico, ha creato una catena di errori economici che ne hanno distorto la produzione. La teoria Austriaca del capitale spiega nel dettaglio come questa distorsione arrechi enormi danni nel lungo periodo. Il processo è messo in moto non appena avviene la prima, leggera intrusione. Da lì in poi si scende lungo un pendio scivoloso da cui non esiste ritorno. Esiste solo una scogliera dalla quale si finirà inevitabilmente nel vuoto. Maggiore saranno le intrusioni, maggiore sarà la velocità di caduta.

I pianificatori monetari centrali hanno spacciato la favoletta secondo cui avrebbero bandito il ciclo economico. Attraverso i vari trucchi finanziari stanno riuscendo a tenere in piedi un castello di carte barcollante. La domanda che pochi si pongono: a che prezzo? Dopo aver fatto fuori famiglie e piccole/medie imprese, la saturazione dei bilanci delle grandi imprese ha rappresentano l'ancora di salvataggio della pianificazione monetaria centrale. Le ha permesso di reflazionare vecchie bolle e di gonfiarne di nuove. Inoltre, pur di inglobare quanti più attori di mercato possibili, ha elargito prestiti quasi gratis all'economia più ampia.




Non esiste più un mark to market onesto. Esiste solo un market maker (es. le banche centrali) che sta tirando fuori dal cilindro qualsiasi espediente per portare verso vette più assurde i mercati finanziari e verso vette più dispotiche la società. È così che finisce un boom insostenibile. È così che finisce un'organizzazione sociale basata sul furto.


3 commenti:

  1. http://www.globalresearch.ca/the-collapse-of-the-western-fiat-monetary-system-may-have-begun-china-russia-and-the-reemergence-of-gold-backed-currencies/5521107

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    1. Ciao Anonimo.

      Aggiungiamoci anche questa e direi che il quadro comincia a completarsi: La Banca centrale del Giappone pagherà le banche per accettare i suoi prestiti.
      Prendete nota perché il Giappone è il paziente zero. Stati Uniti ed Europa hanno adottato le stesse politiche economiche suicide che il paese nipponico ha adottato negli ultimi 30 anni: prendere in prestito a ritmi folli, stampare denaro a tavoletta e tassare solo per generare una prosperità illusoria e passeggera. Il Giappone rappresenta l'ultimo stadio del cancro keynesiano nel mondo dell'economia.

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    2. Ciao a tutti

      Quando scrissi "Fiat money, fiat market, fiat people" provai a comprendere gli effetti anche culturali del denaro-debito.
      Ma qui è ulteriormente e meglio sviscerato: https://esercizidiingleseinliberta.wordpress.com/2016/04/11/come-lo-stato-sfugge-al-controllo-dei-cittadini-e-finisce-nelle-mani-di-banchieri-e-finanzieri-parte-1/

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