Bibliografia

lunedì 7 marzo 2016

È tempo per torce e forconi: i pesci piccoli verranno asfaltati ancora una volta



Ricordo a tutti i lettori interessati che è in vendita la mia traduzione dell'ultimo libro di Gary North, L'economia cristiana in una lezione, acquistabile a questo indirizzo: http://bit.ly/1JUqFIt. Con questo manoscritto North, attraverso uno sforzo letterario pregevole, unisce ciò che è stato diviso per anni da un mondo accademico cieco e sordo alla centralità dell'individuo nell'analisi economica: etica ed economia. L'escamotage della chiave di lettura teologica è utilizzata per chiarire al lettore come una visione epistemologica chiara sia fondamentale per uscire dall'attuale pantano intellettuale in cui è finita la teoria economica moderna.

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di David Stockman


La reputazione di Ben e Janet verrà eviscerata nel 2016. Questo perché l'economia americana scivolerà in recessione a dispetto di ogni dichiarazione a supporto delle loro politiche monetarie. Il fatto è semplice: la massiccia falsificazione dei mercati finanziari attraverso la loro dottrina "dell'effetto ricchezza", non ha affatto migliorato la prosperità di Main Street; ha solo alimentato l'ennesima gigantesca mania speculativa nel casinò di Wall Street.

La prospettiva che i leader del nostro politburo monetario verranno asfaltati dalla realtà economica, potrebbe essere abbastanza soddisfacente se porterà al ripudio della pianificazione centrale keynesiana e ad una pulizia completa in casa della FED. Purtroppo significherà anche che per la terza volta in questo secolo verranno tosate decine di milioni di investitori retail e titolari di piani 401k.

E questa volta la FED è a corto di polvere da sparo asciutta, cioè gli investitori retail non riusciranno mai a riprendersi come hanno fatto dopo il 2002 e il 2009. Inoltre la quota preponderante delle perdite di Main Street intaccherà i baby-boomer — perlopiù sessantenni e settantenni.

Come ha ben sottolineato Jim Quinn:

Gli investitori si stanno rilassando intorno alla pozza d'acqua come delle gazzelle ignare. In un prossimo futuro questa mandria si ritroverà a correre per la sua vita, poiché il pericolo è in agguato.

Ogni giorno che passa le prove si fanno sempre più consistenti, e i dati sul commercio di questa mattina sono stati rivelatori. A novembre le esportazioni sono diminuite del 2% e sono ora in calo del 12% rispetto al loro picco.




Sì, si può contare sulla folla keynesiana affinché qualcuno alzi la mano e dica che le esportazioni non contano più di tanto. Le esportazioni di beni sono solo l'8% del PIL e le esportazioni totali, compresi i servizi, sono il 12%.

Cos'è, quindi, un misero 12% quando Janet è occupata davanti alla lavagna della FED, spingendo leve e manipolando il mercato del lavoro fino alla piena occupazione?

Beh, ripetiamolo ancora un'altra volta. Le esportazioni sono un indicatore importante perché mostrano un'economia mondiale in contrazione e l'implosione della bolla creditizia globale che ha distorto tutta la vita economica del pianeta. In mezzo al caos derivante dall'attuale Grande Deflazione, verrà inflitto un colpo incapacitante ai profitti iper-gonfiati, ma insostenibili, delle grandi aziende, i quali sono stati generati dalla bolla del credito.

Al contrario, il report mensile sul lavoro del BLS è un indicatore fuorviante. Ed è una vittima particolarmente eclatante della Finanza delle Bolle della FED.

Vale a dire, il massiccio flusso di denaro fiat nei canyon di Wall Street ha scatenato non solo un'ondata di azzardi morali senza precedenti, ma ha anche trasformato i piani alti delle grandi aziende americane in compagnie dedite al gioco d'azzardo nei mercati azionari.

Di conseguenza i dirigenti delle grandi aziende sono diventati talmente ossessionati dall'ingegneria finanziaria e dalle vincite delle stock option che i loro obiettivi principali sono diventati le medie azionarie ingrassate dalla FED. Questa situazione li ha resi rialzisti fino all'estremo e avrebbero inglobato lavoratori fino a quando la bolla non sarebbe scoppiata.

Come promemoria, prendiamo in considerazione di nuovo quello che è successo durante la bolla immobiliare targata Greenspan. Chiunque avesse prestato un minimo d'attenzione, avrebbe potuto accorgersi di un boom insostenibile nei prezzi delle abitazioni e nei finanziamenti ipotecari; non solo, ma quando la musica sarebbe finita ci sarebbe stata una forte discesa della spesa delle famiglie e sarebbe finita l'era del bancomat infinito rappresentato dalle case.

Il fatto è che anche Greenspan non ha cercato di nascondere questa falsa prosperità, ma in realtà l'ha pubblicizzata mediante l'enorme quantità di MEW (mortgage equity withdrawal), la quale stava gonfiando artificialmente l'economia americana. Al suo apice nel biennio 2006-2007, i MEW rappresentavano più del 10% del reddito personale disponibile.




Così, anche se tutto questo era evidente nel 2005 o poco dopo, come hanno fatto le società d'America a gestire il ciclo nel mercato del lavoro?

Si sono tuffate a pesce nelle medie del mercato azionario! Vale a dire, i posti di lavoro conteggiati dal BLS rappresentano un indicatore distaccato dall'economia di Main Street; corre lungo la scala mobile del ciclo delle bolle finanziarie e cade dalla tromba delle scale quando le bolle scoppiano.




Ci sono voluti 60 mesi affinché l'organico al di fuori del settore agricolo salisse di 8 milioni di posti di lavoro — da circa 130 a 138 milioni tra il 2003 e il gennaio 2008. Poi nei 20 mesi successivi sono aumentati i licenziamenti e quegli 8 milioni di posti di lavoro sono stati spazzati via.

Inutile dire che il conteggio del BLS concernente l'organico al di fuori del settore agricolo, ha raggiunto un picco di 138.4 milioni due mesi dopo che il mercato azionario aveva raggiunto il proprio picco (novembre 2007). Da lì entrambi sono scesi giù lungo il pendio scivoloso di una bolla finanziaria alimentata dalla FED e collassata sotto il suo stesso peso.

Eppure né Bernanke, né la Yellen (allora era vice-presidente della FED), né il resto della loro combriccola keynesiana hanno visto arrivare la recessione — anche quando era già ben avviata. Infatti concentrandosi sul BLS Jobs Friday — a metà del 2008 era pari a 137 milioni o poco meno rispetto al suo massimo storico — non colsero alcun segnale d'allarme.

Poi il mercato è affondato e i piani alti delle grandi aziende hanno ceduto al panico. Sono stati gettati via sei milioni di posti di lavoro in meno di un anno — la maggior parte dei quali non sarebbe mai stata creata senza la bolla immobiliare targata Greenspan.

Inutile dire che ancora una volta il politburo monetario si sta pavoneggiando per il suo presunto successo nel rilanciare l'economia degli Stati Uniti. Tale successo si baserebbe sulle "condizioni migliorate nel mercato del lavoro" e su un costante aumento dei posti di lavoro secondo i dati del BLS. E ancora una volta gli imbonitori di Wall Street stanno mandando al macello gli investitori retail in base ad una proposizione del tutto insensata: la FED sta alzando i tassi dopo 84 mesi di zero bound perché il mercato del lavoro e l'economia degli Stati Uniti sono forti.

E invece non è così! Questa volta i piani alti delle grandi aziende hanno aderito alla bolla Bernanke/Yellen ancor più pedissequamente rispetto al boom targato Greenspan. Purtroppo, a due anni da ora, le linee sul grafico qui sotto sprofonderanno.




Dimenticatevi dei numeri completamente fuorvianti del BLS. I fast money hanno già capito che il gioco è finito. La FED è a corto di opzioni, la recessione sta arrivando su questi lidi da un'economia globale vacillante e il rischio finanziario sta rapidamente venendo fuori dal suo nascondiglio.

Il forte appiattimento della curva dei rendimenti è un segnale chiaro.




Analogamente, il tasso overnight delle garanzie generali è allo 0.55%, il più alto da 7 anni a questa parte.




Cosa succede in un ambiente in cui il rischio esce di nuovo allo scoperto? Come abbiamo già appreso due volte in questo secolo, crolla il castello di carte finanziario.

L'indicatore anticipatore dello scoppio dell'ennesima bolla finanziaria gonfiata dalla FED, è il rendimento dei titoli spazzatura CCC. Com'è evidente dal grafico qui sotto, sta già bussando alla porta del 20% ed è appena iniziata la calamità delle inadempienze nella patch di scisto, nel settore minerario, nella vendita al dettaglio e in molto altri settori.

In realtà, il default delle obbligazioni sarà il canale di trasmissione con cui la deflazione globale si propagherà dal casinò di Wall Street e porterà un altro ciclo di recessione a Main Street. A questo proposito, uno dei mali più eclatanti trasmessi dalla ZIRP e dalla repressione finanziaria è il prolungamento del ciclo di pulizia degli errori economici.

Quest'anno, ad esempio, è emersa solo la punta di un iceberg di default (nelle patch di scisto), perché decine di aziende insolventi sono state in grado di rifinanziarsi e quindi prolungare artificialmente la propria sopravvivenza. Ma quando nei prossimi mesi questa opzione sarà preclusa, il tasso di default del debito ad alto rendimento salirà ben più al di sopra dei suoi precedenti picchi storici, e spedirà l'intero mercato delle obbligazioni societarie in un abisso.




In queste condizioni, l'idea che il mercato azionario sia valutato in modo ragionevole è quasi criminale, oltre che assurda. Eppure, come abbiamo indicato ieri, tale verità è quasi impercettibile tra gli imbonitori di Wall Street.

Il fatto è che le gambe rialziste pubblicate dai venditori ambulanti nei casinò azionari, non hanno alcun rapporto con la realtà. Nel marzo del 2014, per esempio, il consenso finanziario mainstream proiettava per il 2015 un utile per azione di $137 per l'S&P 500; invece è risultato inferiore del 24%, a $104.

Al contrario, la vera storia è quella che è accaduta con la contabilità GAAP rispetto al picco pre-crisi nel giugno del 2007. Vale a dire, rispetto agli utili dell'S&P 500 a $84.92 per azione all'epoca, gli utili per azione al picco del settembre 2014 ammontavano a $106 per azione.

Proprio così. La crescita degli utili per azione in sette anni è stata solo del 3.2% annuo. E una quota considerevole di tale crescita era dovuta alla contrazione del numero di azioni a causa del massiccio programma di riacquisto d'azioni proprie da $3,000 miliardi.

Tuttavia sin dal settembre 2014 i rendimenti effettivi dell'S&P 500 sono calati e nel trimestre più recente sono stati appena di $90.66 per azione.

Stiamo parlando di un calo del 15% e la contrazione dei rendimenti è solo l'inizio. E ciò significa che il tasso di crescita dell'utile per azione dell'S&P 500 sin dal picco del giugno 2007, è attualmente pari ad un risibile 0.82%.

Infine, se gli utili per azione in discesa a fronte di una recessione in arrivo non bastassero, resta il fatto che i margini di profitto sono ancora vicini ai massimi storici. Ciononostante se la deflazione globale e la depressione delle spese in conto capitale significano qualcosa, è che i margini di profitto emersi durante il boom del credito facile subiranno una drastica compressione, in un mondo che nuota in un eccesso di capacità e investimenti improduttivi.




Quindi credete a questo: qualunque siano i risparmi e gli investimenti dei baby-boomer, verranno piallati per bene.


[*] traduzione di Francesco Simoncelli: http://francescosimoncelli.blogspot.it/


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