Bibliografia

giovedì 31 marzo 2016

La guerra ai risparmiatori e i 200 governanti del mondo finanziario

Ricordo a tutti i lettori interessati che è in vendita la mia traduzione dell'ultimo libro di Gary North, L'economia cristiana in una lezione, acquistabile a questo indirizzo: http://bit.ly/1JUqFIt. Con questo manoscritto North, attraverso uno sforzo letterario pregevole, unisce ciò che è stato diviso per anni da un mondo accademico cieco e sordo alla centralità dell'individuo nell'analisi economica: etica ed economia. L'escamotage della chiave di lettura teologica è utilizzata per chiarire al lettore come una visione epistemologica chiara sia fondamentale per uscire dall'attuale pantano intellettuale in cui è finita la teoria economica moderna.
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di David Stockman


C'è stato un colpo di stato economico in America e in gran parte del mondo. Ora siamo governati da circa 200 banchieri centrali non eletti, burocrati monetari e i loro tirapiedi a Wall Street.

A differenza del senatore Joseph McCarthy, io ho una lista dei loro nomi. Devono essere esposti, denunciati, ridicolizzati, redarguiti e rimossi.

I primi 30 comprendono Janet Yellen, William Dudley, gli altri governatori della FED e il relativo personale dirigente. I successivi 10 includono Jan Hatzius, capo economista di Goldman Sachs, e le sue controparti presso le altri grandi case bancarie di Wall Street.

Poi c'è il terribile Draghi, il Consiglio Direttivo di 25 membri della BCE e il personale anziano. Idem per la BOJ, la BOE, la Banca del Canada, la Reserve Bank of Australia e la PBOC. Inoltre c'è Christine Lagarde, i dirigenti del FMI e alcuni scribacchini presso think tank come Brookings. I nomi sono tutti su Google!

Avete mai sentito parlare di Lael Brainard? Lavora presso la FED. Cioè, non ha mai svolto un lavoro onesto nella sua vita; è stata un burocrate sin da quando è uscita dall'università, prima presso il Tesoro USA, poi a Brookings e adesso presso la FED.

Ora sta facendo la sua parte per far proseguire la guerra ai risparmiatori. Vuole tenerli ancorati allo zero bound — cioè, in miseria e in umiliazione — a causa della follia dello Schema Rosso di Ponzi in Cina. Le potenziali ripercussioni, a quanto pare, non la tangono minimamente:

La Brainard ha espresso preoccupazione riguardo i mercati emergenti, tra cui quello cinese, e la crescita lenta nelle economie sviluppate, cosa, quest'ultima, che potrebbe estendersi agli Stati Uniti.

"Tutto ciò si traduce in esportazioni, investimenti delle imprese e produzione negli Stati Uniti più deboli; un progresso più lento nel raggiungere l'obiettivo d'inflazione; una stretta finanziaria attraverso il tasso di cambio e il rischio crescente negli asset finanziari", ha detto al WSJ.

In nome di un modello economico keynesiano che è un insulto anche per chi è lento di comprendonio, la Brainard e la sua stirpe stanno spalleggiando un sistema canaglia fatto di repressione finanziaria, manipolazioni e indicibile ingiustizia che distruggerà sia la democrazia politica sia la prosperità capitalistica come finora l'abbiamo conosciuta. Stanno conducendo la sorte economica del pianeta in un buco nero di deflazione, mal distribuzione ed entropia finanziaria.

Il marcio di questa situazione è rappresentato da un vecchio uomo davanti ad uno Starbucks, la cui catena conta circa 24,000 dipendenti. Può permettersi un cappuccino. Lo paga con il rendimento totale giornaliero del suo conto di risparmio, dove ha immagazzinato prudentemente la sua ricchezza.

Dopo una vita di lavoro, risparmio e frugalità, i suoi certificati di deposito ora ammontano a $250,000. Sì, l'interesse a 30 punti base su un gruzzolo da un quarto di milione di dollari equivale ad un caffè espresso e una tazza di latte.

Che razza di sistema economico può sostenere che punire brutalmente due delle più grandi virtù economiche — parsimonia e prudenza — sia la chiave per la crescita economica e la creazione di ricchezza reale?

In quest'epoca di consumo incessante, è un insulto al buon senso sostenere che la natura umana sia incline a risparmiare troppo, a rimandare troppo a lungo la gratificazione, a fare acquisti con parsimonia ed a consumare troppo poco.

Dimenticatevi di tutti i loro schemi matematici e i modelli DSGE. I 200 governanti non eletti sono affascinati da un dogma che è così primitivo da essere semplicemente stupido.

Acquistando debito con credito digitale creato dal nulla dalle banche centrali, non faranno altro che incentivarne una maggiore creazione. E questo accadrà senza l'inconveniente di un consumo differito, o di un aumento dei tassi d'interesse a causa di uno squilibrio tra indebitamento e risparmio.

Allo stesso modo, ancorando il tasso del mercato monetario a zero, o mandandolo in territorio negativo, hanno alimentato ancor di più la creazione di debito tramite le catene di S. Antonio della re-hypothecation. Cioè, dare in pegno un qualsiasi asset finanziario con un costo di carry praticamente pari a zero, acquistarne di più e impegnarli di nuovo.

La verità è che il mondo sta affogando nel debito. A partire dalla metà degli anni '90, i 200 governanti hanno scatenato un vero e proprio tsunami di credito facile. Il debito pubblico e privato in tutto il mondo è passato da $40,000 miliardi a $225,000 miliardi; è cresciuto quattro volte più del PIL mondiale.

Qualunque cosa abbia smorzato la crescita dell'economia globale, sicuramente non è stata la mancanza di debito a buon mercato. Allo stesso modo, le crisi finanziarie ricorrenti di questo secolo non sono scoppiate a causa di un focolaio senza precedenti d'avidità umana; erano radicate nell'inimmaginabile eccesso di speculazione a leva.

L'accozzaglia di CDS a protezione delle tranche supersenior di CDO, era dovuto esattamente a questo ambiente distorto. Ecco come nel 2007 il 10% del reddito personale disponibile degli americani consisteva in MEW (mortgage equity withdrawal). È anche il modo in cui il boom dell'olio di scisto ha generato $200 miliardi di debito spazzatura, le cui attività alla base necessitavano come minimo di un prezzo del petrolio a $50 al barile.




Allo stesso modo, non è necessaria l'econometria per capire il grafico successivo. Dal 1994 il debito USA è salito di $45,000 miliardi rispetto ad un aumento del PIL da $11,000 miliardi. Se il debito fosse la panacea di tutti i mali, perché la crescita reale delle vendite è stata in media solo dell'1.0% l'anno a partire dal 4° trimestre 2007 — un livello inferiore rispetto ai picchi di crescita storici?

Se i $10,000 miliardi di crescita del debito degli Stati Uniti sin dalla vigilia della Grande Recessione non sono stati sufficienti per far scattare la cosiddetta "velocità di fuga", quanti ne servirebbero di più?




I 200 governanti finanziari non hanno alcuna risposta a queste domande, e per una ragione del tutto evidente. Vale a dire, sono carpentieri monetari armati solo di un martello. La loro presenza dipende dall'immissione nell'economia di quantità sempre maggiori di debito, perché è tutto quello che una banca centrale può fare; può monetizzare solo gli strumenti finanziari esistenti e falsare il prezzo degli asset finanziari in modo da condurre i tassi d'interesse a zero o, scandalosamente, anche più in basso.

Ma è da tempo che abbiamo passato il picco del debito. Dopo 84 mesi di ZIRP, la richiesta della Brainard è decisamente sadica.

Quale diritto hanno lei, zia Janet e il resto della loro combriccola di confiscare la ricchezza dei risparmiatori? Per caso perché esistono l'Humphrey-Hawkins Act e il duplice mandato?

Ma per favore! Si tratta di una legge delega basata su una pia illusione; la speranza che una ristretta cerchia di persone possa evocare la fantomatica stabilità dei prezzi, la piena occupazione e la gentilezza negli animali domestici.

Questo linguaggio flessibile non è cambiato dal 1978, il che significa che non ha concluso nulla. In realtà ci ha dato i T-bond al 21% durante l'era Paul Volcker e gli 84 mesi di denaro gratuito per il casinò di Wall Street durante l'era Yellen.

Qui non si tratta di dipendenti pubblici che applicano una legge; si tratta di una combriccola di ideologi keynesiani che applica una vendetta contro i risparmiatori; e agisce in base ad una teoria assurda secondo cui quando le persone risparmiano troppo otteniamo troppo poco PIL, e quando non c'è abbastanza PIL ci sono pochi posti di lavoro.

Questa è in sostanza spazzatura intellettuale. I lavori sono una funzione del prezzo e dell'offerta di lavoro e del livello reale della produzione aziendale, non della quantità della spesa nominale o del PIL. Allo stesso modo, sono i "risparmi" che finanziano la componente d'investimento del PIL nel presente e la crescita e la produttività di domani, non lo zaino di un accaparratore di lingotti.

Inoltre, non solo è ridicolo affermare che una nazione avente 10,000 baby boomer che vanno in pensione ogni giorno abbia troppo pochi risparmi; è empiricamente sbagliato.

Il risparmio delle famiglie nel 2009 ammontava a $670 miliardi. Nel 2014 era quasi inferiore di quasi $50 miliardi, o il 7% in meno.

Nello stesso periodo di cinque anni, le spese al consumo dei proprietari di abitazioni occupate sono aumentate di $150 miliardi, o del 12%, e la spesa personale per le nuove automobili è aumentata di $400 miliardi, o del 58%.

Quindi i "risparmiatori" non hanno messo i bastoni tra le ruote degli spendaccioni, né queste cifre dimostrano che la ZIRP c'abbia avuto qualcosa a che fare.

La spesa da $1,350 miliardi dei proprietari di case in affitto mostrata qui sotto, per esempio, non è affatto rappresentata da un numero reale. La sua stima esce fuori dalle sale del BEA in base a sondaggi in cui viene chiesto ad alcune migliaia di proprietari di case a quanto darebbero in affitto i loro castelli se fossero in questo business.

Non ne hanno la minima idea, ovviamente. Né il 7.5% del PIL che ricorpono queste stime del BEA hanno un qualche fondamento nell'universo conosciuto, eccetto in quello dei modelli DSGE keynesiani.

E lo stesso vale per i risparmi personali. Non misurano nulla — in parte perché il 60% delle famiglie statunitensi ha zero risparmi liquidi al di là dell'arrotondamento dei mulini statistici. In realtà la misura dei "risparmi personali" potrebbe meglio essere definita come Misura Errata ed Omissiva.




Questo perché il tasso di "risparmio" è un residuo statistico irrilevante, quando i $18,000 miliardi di conti di spesa sono accatastati accanto ad un mucchio equivalente di conti di reddito. Come Jeff Snider ha documentato, i numeri in entrambe le pile sono rivisti così tanto che questa frattura del 3.5% nel muro del PIL è poco più che rumore.

Allo stesso modo, la ZIRP non ha avuto molto a che fare con il fatto che i prestiti per automobili — soprattutto le legioni di operazioni non bancarie subprime che sono spuntate fuori con finanziamenti nel mercato spazzatura — sono stati concessi a chiunque potesse appannare un specchietto retrovisore. Infatti sin dalla metà del 2010, quando è iniziata la ripresa del settore automobilistico, il credito riguardante i prestiti per automobili è salito di $350 miliardi, o di quasi il 90%, rispetto ai $400 miliardi di vendite di automobili.




Inutile dire che il 100% del debito eruttato durante il boom delle vendite di automobili non è sostenibile, come non lo era il finanziamento dei consumi delle famiglie attraverso i MEW. Come allora, il bacino di mutuatari degni di credito è stato impoverito, il che significa che è solo una questione di tempo prima che inizino le catene di default per il debito eruttato durante il boom nel settore automobilistico.

Ciò che scatenerà questa calamità sarà il crollo inesorabile dei prezzi delle auto usate, non la fine della "vigile attesa" in relazione al tasso del mercato monetario.

Circa l'80% di tutte le vendite delle auto nuove è finanziato con un leasing, o con un prestito. Ma l'economia del leasing dipende fortemente dal valore "residuo", o di vendita, del veicolo. Ed è qui che si sente puzza di bruciato. Nei prossimi 5 anni ci sarà un vero e proprio tsunami di veicoli usati che inonderà il mercato delle auto usate, invertendo così il ciclo del debito che ha alimentato le vendite di auto nuove (le quali hanno raggiunto il picco lo scorso autunno).

Nel 2009 sono stati venduti quasi 2.5 milioni di veicoli a botte di leasing, ma nel 2012 quel numero è sceso a 1.56 milioni a causa del crollo delle vendite 2007-2009. Al contrario, si stima che nel 2016 verranno venduti 3.1 milioni di veicoli grazie ai leasing, 3.4 milioni nel 2017 e 15 milioni nei prossimi quattro anni.

In breve, la ZIRP non ha innescato una corsa alle auto nuove, sebbene abbia punito i risparmiatori per 7 anni consecutivi. Quello che è successo, invece, è che il boom nel mercato spazzatura a Wall Street legato ai prestiti per automobili, ha alimentato una corsa ai prezzi delle auto usate.

Infatti i nostri 200 governanti finanziari, avendo tenuto a zero per tanto tempo i tassi d'interesse, hanno generato una realtà davvero orwelliana. B-Dud, il plenipotenziario di Goldman alla FED di New York, afferma che "restringere gli spread del credito" significa mantenere invariato il tasso di riferimento. Cioè, il mercato sta volontariamente e preventivamente facendo il lavoro della FED!

E invece le cose non stanno affatto così. Gli spread del credito sono stati arbitrariamente e pericolosamente compressi da una massiccia intrusione delle banche centrali nei mercati finanziari. E ora che stanno emergendo spasmi di normalità, il politburo monetario li considera come un segno per mantenere il suo piede sul collo dei risparmiatori.

Ma di seguito viene mostrata la misura della sua folle negligenza. Dopo un freddo inizio nel 2015, le banche centrali del mondo hanno spinto quasi $6,000 miliardi di debito sovrano nel mondo dei rendimenti negativi, e ogni giorno che passa diventa più assurdo.

Il debito societario come quello di Nestlé sta sforando lo zero e tutti i decennali del Giappone, e le maturità inferiori, sono praticamente lì.

L'opinione diffusa ritiene che lo stallo della crescita mondiale possa essere scardinato da un maggior stimolo della banca centrale e dall'implementazione della NIRP, affinché tutte le banche centrali del mondo s'uniscano alla banda di sciroccati capeggiata da BCE, Svezia, Danimarca, Svizzera e Giappone.




L'ammontare di debito in territorio negativo è dovuto agli speculatori che acquistano obbligazioni sul mercato repo. Il loro costo di carry è nullo e i prezzi delle obbligazioni con rendimenti negativi continueranno ad aumentare.

Fino a quando non aumenteranno più. Poi sarà meglio guardare di sotto. La madre di tutte le bolle — quella nel mercato obbligazionario globale — farà un botto epico.

Alla fine i risparmiatori otterranno una tregua e i nostri 200 governanti finanziari saranno fortunati a non finire appesi per le braghe ad un palo.

Nel frattempo la guerra ai risparmiatori continua a trasferire centinaia di miliardi al casinò degli Stati Uniti — anche se l'economia globale continua a sbandare verso un crollo deflazionistico.

Saluti,


[*] traduzione di Francesco Simoncelli: http://francescosimoncelli.blogspot.it/


mercoledì 30 marzo 2016

Il problema con la democrazia

Ricordo a tutti i lettori interessati che è in vendita la mia traduzione dell'ultimo libro di Gary North, L'economia cristiana in una lezione, acquistabile a questo indirizzo: http://bit.ly/1JUqFIt. Con questo manoscritto North, attraverso uno sforzo letterario pregevole, unisce ciò che è stato diviso per anni da un mondo accademico cieco e sordo alla centralità dell'individuo nell'analisi economica: etica ed economia. L'escamotage della chiave di lettura teologica è utilizzata per chiarire al lettore come una visione epistemologica chiara sia fondamentale per uscire dall'attuale pantano intellettuale in cui è finita la teoria economica moderna.
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di Bill Bonner


Richard Russell è morto.

È stato l'autore di Dow Theory Letters per più di mezzo secolo e la fonte di molte delle osservazioni che abbiamo presentato nei nostri pezzi nel corso degli ultimi 15 anni.

Richard era un seguace della Teoria di Dow. Questa è una forma d'analisi tecnica che prende il nome dal fondatore del Wall Street Journal, Charles Henry Dow. E riflette le sue convinzioni circa il mercato... che depose in una serie di colonne editoriali a cavallo del XX secolo.

La base della Teoria di Dow è l'analisi dei trend. Quello più importante è il Trend Primario. Dura molti anni e porta il mercato dal basso verso l'alto... da poco a molto... e viceversa.

L'obiettivo è quello d'essere sempre sul lato giusto del Trend Primario. Richard aveva anche un indicatore personale – il Primary Trend Indicator – che, secondo lui, era più intelligente di lui.

Sembrava abbastanza facile: s'identificava il trend primario... e poi lo si seguiva, andando long o short, fino a quando non raggiungeva il suo culmine.

Abbiamo i nostri dubbi circa il potere predittivo della Teoria di Dow, ma abbiamo sempre ammirato le intuizioni di mercato di Russell.

Un "veterano" come lui aveva sempre una qualche storia interessante – un confronto con il mercato degli anni '50... un ricordo di un suo trade degli anni '70... qualcosa che un grande investitore gli aveva detto negli anni '90 – il che rendeva il Dow Theory Letters degno d'essere letto.

Poi c'erano le storie di guerra. Quando era più in là con l'età, ricordò il suo passato come bombardiere nella seconda guerra mondiale.

Portò a termine decine di missioni in Germania e in Italia. Visse nel terrore che prima o poi qualcuno l'avrebbe abbattuto. Come ebreo, anche se fosse sopravvissuto ad un incidente, sarebbe stato lo stesso in grossi guai. Più volava, maggiore erano le probabilità che non sarebbe tornato.

Quando la guerra in Europa finì, l'unità di Richard si preparò per l'assalto al Giappone. Dopo essere sopravvissuto all'Europa, era sicuro che non sarebbe mai riuscito a tornare vivo dal Giappone.

Spesso ricordava quanto fosse sollevato quando Truman sganciò la bomba atomica su Hiroshima e Nagasaki, facendo finire la guerra.

Richard era un pensatore. Rifletteva sulla politica. Sull'arte. Sulla musica (amava il jazz e dormiva con la radio sintonizzata su una stazione di jazz). E ci intratteneva e informava con le sue osservazioni e i suoi ricordi.

Ma soprattutto, era ossessionato dai mercati. E il suo entusiasmo, la sua conoscenza e la sua esperienza trapelavano tutti dai suoi scritti quotidiani, che ha continuato a compilare fino fino all'età di 91 anni.

Richard, ci mancherai. Riposa in pace.

Il nostro viaggio di ritorno verso gli Stati Uniti è filato liscio. A Dublino si può fare il "pre-clearance" con l'U.S. Immigration and Customs. Questo ha leggermente accelerato il nostro ingresso quando siamo tornati in America.

La sicurezza aeroportuale è quel tipo di realtà di cui stavamo parlando ieri. Esiste, ma solo perché la gente crede a certe cose.

Credono che lo screening anti-armi possa rimuovere le minacce, credono d'essere più al sicuro facendo finta che ogni passeggero malintenzionato debba passare questo screening.

È così?

Probabilmente no. In primo luogo, perché non ci sono molte persone che vogliono suicidarsi su un volo di linea. In secondo luogo, perché lo screening probabilmente non fermerebbe un terrorista determinato a morire.

Ma abbiamo fatto abbastanza polemiche. Oggi siamo determinati a non scrivere nulla che possa offendere o turbare i lettori.

Ma abbiamo promesso di riprendere il discorso delle elezioni presidenziali in Argentina. E non si può parlare onestamente di politica senza offendere almeno la metà della popolazione, quindi ecco un "avvertimento":

Se credete che la democrazia, adesso nel 2015, sia l'ordine politico più bello mai concepito dall'umanità... e che sia il non plus ultra della civiltà, impossibile da migliorare o perfezionare... smettete di leggere.

Perché non è necessariamente così...

Le elezioni sono "aste anticipate di merce rubata," scrisse H.L. Mencken.

Col rischio di semplificare eccessivamente, le elezioni presidenziali in Argentina erano tra due gruppi: a sinistra c'erano perlopiù zombie, a destra c'erano perlopiù clientelisti.

La differenza tra gli zombie e i clientelisti non è la quantità di refurtiva di cui sono a caccia (entrambi i gruppi la vogliono), ma il prezzo unitario.

I clientelisti sono attratti da cose grandi – contratti statali, sussidi agricoli e protezione dal mercato. Gli zombie – forse perché sono più numerosi – tendono a favorire il sussidio di disoccupazione, emolumenti per impiegati del sindacato e vari programmi di welfare.

Questo è il modo in cui funziona a sud del Río de la Plata, nonché a nord del Rio Grande.

Mauricio Macri, il candidato clientelare, ha vinto le elezioni in Argentina battendo l'uomo degli zombie, Daniel Scioli...

Macri viene da una delle famiglie più ricche del paese. Ha studiato alla Columbia Business School e all'Università della Pennsylvania.

Essere ricchi ha i suoi vantaggi, ma anche un prezzo. Nel 1991 la polizia federale argentina rapì Macrì e lo tenne segregato per 12 giorni fino a quando il padre non pagò un riscatto.

La storia ci ricorda di Giulio Cesare. I pirati lo catturarono e chiesero un riscatto. Risposta di Cesare: "Sperate che non paghino il mio riscatto. Perché se lo faranno, tornerò e vi ucciderò tutti." (O qualcosa di simile.)

La famiglia di Cesare pagò il riscatto. E Cesare diede la caccia ai pirati. Li prese e li mise a morte (anche se, in un atto di misericordia, permise loro d'essere strangolati prima d'essere crocifissi).

Per quanto ne sappiamo, Macri non ha mai catturato i suoi carcerieri. E non li ha mai crocifissi. Il che mostra quanto la vita pubblica sia degenerata sin dall'Impero Romano.

Pochi s'aspettavano che Macri avesse una qualche possibilità di vittoria nella pampa.

Dopo la grande immigrazione d'italiani a Buenos Aires nel XX secolo, gli zombie sono aumentati.

Non che ci sia qualcosa di necessariamente zombificante negli italiani. Ma era l'epoca della "sindacalizzazione", ispirata da comunisti, socialisti, anarchici e radicali. Gli italiani si sono uniti ai sindacati e hanno favorito gli elargimenti sociali – indovinate a chi? – a loro favore.

A differenza di Macri, il più famoso uomo politico argentino, Juan Perón, trascorse la sua carriera nell'esercito. Nel 1939 fu mandato a studiare le tattiche di guerra sulle Alpi italiane... e imparò come funzionava il fascismo di Mussolini.

Scoprì anche il segreto per vincere le elezioni: promettere agli zombie più soldi appartenenti ad altri.

Nel 1946 Péron sconfisse José Tamborini alle elezioni presidenziali. La popolazione votante all'interno del proletariato di Buenos Aires era diventata così grande da poter controllare tutta la nazione.

Da allora il partito peronista – esperto in manipolazione degli zombie – ha vinto 9 delle 11 elezioni a cui ha partecipato. E le tre volte in cui non ha vinto, è stato in grado di far dimettere il presidente in carica prima che finisse il suo mandato.

Ma il problema con il socialismo, osservò Maggie Thatcher, è che alla fine finisce i soldi degli altri. Questo è il problema in cui è incappata la peronista più recente, Cristina Kirchner.

Prometteva tanta refurtiva, proprio come aveva sempre fatto. Ma stava diventando sempre più difficile trovare qualcosa da rubare. Secondo l'analista Iván Carrino presso il nostro ufficio a Buenos Aires, l'eredità della Kirchner include:
  1. Un'inflazione tra le più alte del mondo (stime private la mettono a circa il 25% annuo);
  2. Un deficit fiscale che raggiungerà il 7% del PIL entro la fine dell'anno;
  3. Una pressione fiscale a livelli da record in termini storici;
  4. Quattro milioni di dipendenti pubblici;
  5. Una banca centrale in bancarotta, con un patrimonio netto negativo di $8.6 miliardi;
  6. Un mercato dei cambi che distrugge il commercio internazionale e viola le nostre libertà fondamentali;
  7. Un debito pubblico non pagato di circa $10 miliardi.

Bisognava fare qualcosa. Così gli elettori argentini hanno buttato fuori gli zombie e hanno eletto il candidato clientelare. Il suo compito sarà quello di ricostruire l'economia su principi più affini a quelli di libero mercato – fornendo vettovaglie ai suoi amici e sostenitori in clientelismo-landia. Poi, quando gli zombie prenderanno di nuovo il controllo, avranno più soldi degli altri da spendere.

Saluti,


[*] traduzione di Francesco Simoncelli: http://francescosimoncelli.blogspot.it/


martedì 29 marzo 2016

Il ticchettio dello Schema Rosso di Ponzi

Ricordo a tutti i lettori interessati che è in vendita la mia traduzione dell'ultimo libro di Gary North, L'economia cristiana in una lezione, acquistabile a questo indirizzo: http://bit.ly/1JUqFIt. Con questo manoscritto North, attraverso uno sforzo letterario pregevole, unisce ciò che è stato diviso per anni da un mondo accademico cieco e sordo alla centralità dell'individuo nell'analisi economica: etica ed economia. L'escamotage della chiave di lettura teologica è utilizzata per chiarire al lettore come una visione epistemologica chiara sia fondamentale per uscire dall'attuale pantano intellettuale in cui è finita la teoria economica moderna.
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di David Stockman


C'è qualcosa di marcio in Danimarca. E non stiamo parlando solo dell'utopia socialista nella penisola dello Jutland — anche se sequestra beni dei profughi senza casa, tassa i risparmiatori di 75 punti base sui loro depositi e destina quasi il 60% del suo PIL nel welfare state.

Infatti il marciume è planetario. C'è roba inspiegabile, inverosimile e stramba in tutto il mondo, ma la parte spaventosa è che i media mainstream la considerano parte del nostro viaggio, o peggio non la notano affatto.

L'argomento più importante è l'implosione incombente dello Schema Rosso di Ponzi; e, più nello specifico, l'assurdo presupposto di Wall Street/Washington secondo cui si tratterebbe solo dell'ennesima grande economia che ha esagerato con la "crescita" e ora sta cercando d'effettuare una transizione graduale. Cioè, una migrazione ordinata da un sistema basato sulla produzione, sull'esportazione e sugli investimenti fissi, ad uno basato sullo shopping, sulle automobili e sul consumo di massa.

Magari potesse. Ma la Cina non è un miracolo economico la cui sfida per il futuro è tale transizione; si tratta di una nazione quasi-totalitaria la cui follia s'è riversata nel settore dell'estrazione, della costruzione, dell'indebitamento, della spesa e della speculazione su una scala mai vista.

Così facendo s'è trasformata in un vulcano incendiario di debito impagabile e dispendioso, e di eccessi d'investimento in tutto e per tutto. Non può essere rallentata o stabilizzata da editti e nuovi piani da parte dei compagni di Pechino. Si tratta del più grande incidente economico della storia umana in procinto di saltare giù da un ponte.

E questa metafora fa tutta la differenza del mondo. Se la Cina cola a picco, l'economia globale non può evitare una dislocazione finanziaria e macroeconomica tonante. E non solo perché la Cina rappresenta il 17% del PIL mondiale da $80,000 miliardi, o perché è stata il motore della crescita del pianeta per la maggior parte di questo secolo.

In realtà la Cina è l'epicentro marcio di due decenni d'immensa stampa monetaria da parte delle banche centrali, la quale ha deformato e destabilizzato la trama dell'economia globale.

Ma la follia finanziaria in Cina è andata oltre, perché nei primi anni '90 un'oligarchia di despoti che fino a quel momento aveva governato con mitragliatrici, scoprì un modo migliore per rimanere al potere. Cioè, la stampante nel seminterrato della PBOC — e proprio nel momento giusto (per loro).

E infatti hanno stampato. Acquistando dollari, euro e altre valute al fine d'agganciare la propria e stimolare le fabbriche dell'export, la PBOC ha ampliato il suo bilancio da $40 miliardi a $4,000 miliardi nel corso di soli due decenni. Non c'è nulla di simile nella storia delle banche centrali — e nemmeno nella più fervida delle immaginazioni degli economisti.




La stampante rossa della PBOC, a sua volta, ha emesso credito come se non ci fosse un domani. A metà degli anni '90 la Cina aveva circa $500 miliardi tra credito pubblico e privato — meno dell'1.0X del suo PIL. Oggi quel numero è arrivato a $30,000 miliardi o anche di più.

Malgrado ciò niente in questo mondo economico, o nel prossimo, può crescere del 60X in soli 20 anni e vivere per raccontarlo. Soprattutto, non in un sistema costruito su un tessuto top-down fatto di editti, illusioni, menzogne e impossibilità, e che non sfoggia nemmeno una parvenza di disciplina finanziaria, responsabilità politica o libertà di parola.

Vale a dire, la Cina è una miscela tra Keynes e Lenin. È la tempesta finanziaria che tramortirà il settore bancario centrale il quale ha favorito una prosperità finta.

Quindi il giusto approccio al pericolo incipiente non è quello di sezionare le dichiarazioni di Pechino alla maniera dei vecchi cremlinologi. Quest'ultimi erano destinati a fallire nel lungo periodo, ma almeno sapevano quello che stavano facendo dal punto di vista tattico; valeva la pena analizzare le loro nuvole di parole e le disposizioni dei posti alle parate di stato.

Al contrario i suzerain Rossi di Pechino hanno costruito un villaggio Potemkin. Ma credono veramente che sia vero, perché non hanno la minima idea di quali siano i requisiti e le routine di una vera e propria economia capitalista.

Sin da quando gli oligarchi che gestiscono la Cina sono stati liberati dall'orrenda distopia di Mao grazie a Deng e alla stampante monetaria, hanno vissuto in una bolla in continua espansione che è diventata così economicamente irreale da far invidia al Truman Show. Qualsiasi governante con un minimo di alfabetizzazione economica avrebbe capito da tempo che l'economia cinese è una trappola fatta di sprechi, eccessi ed insostenibilità.

Ecco un esempio. Da qualche parte vicino a Shanghai alcuni sviluppatori hanno costruito una replica del Pentagono su 100 acri di terreno. Non era inteso ad ospitare i membri dell'ELP (Esercito di Liberazione Popolare); è un centro commerciale che a quanto pare non ha venditori e clienti!




Una delle cose più accurate che io abbia mai detto è che il Pentagono degli Stati Uniti è stato costruito su una palude di rifiuti. Cioè, prendo sul serio il mio punto di vista anti-statalista e quindi credo fermamente che lo stato sia incline a sprecare risorse alimentando e salvando i clienti di Washington.

Ma almeno il nostro Pentagono ha uno scopo e sfornerebbe un qualche beneficio per la società se la sua missione fosse davvero quella di difendere la patria. Al contrario, il "Pentagono" in Cina dà allo spreco una nuova accezione.

Progetti come questo qui sopra — e la Cina ne è piena — sono gli ingranaggi di una macchina economica mortale. Rappresentano un simulacro intrinsecamente insostenibile e instabile in cui lo scopo del credito è quello di finanziare investimenti dettati dallo stato, e non finanziare investimenti efficienti con rischi e profitti calcolabili.

Di conseguenza le forme apparenti di capitalismo vengono smantellate dal controllo statalista e dalla pianificazione centrale. Ad esempio, non esiste un sistema bancario legittimo in Cina — solo grandi uffici statali che sono diretti da agenti di partito.

Il loro modus operandi equivale a suddividere quote di PIL nazionale e del credito verso l'alto e poi lasciarle cadere a cascata verso il basso, lungo una vasta catena di comando in contee, comuni e villaggi. Non ci sono mai stati prezzi finanziari legittimi in Cina — i tassi d'interesse e i tassi FX sono stati ancorati e regolati al punto decimale; né vi è mai stata alcuna contabilità finanziaria onesta — i prestiti sono stati parte integrante di un'operazione che ha semplicemente coinvolto "più della stessa cosa" come soluzione.

E, inutile dirlo, non esiste un sistema di disciplina finanziaria basato sul diritto contrattuale. Il PIL della Cina è cresciuto di $10,000 miliardi nel corso di questo secolo — cioè, vi è stato un boom in tutto il paese che al confronto la corsa all'oro in California sembrava un picnic.

Nonostante tutta questa frenesia finanziaria, sembra come non siano stati commessi errori e non ci siano stati fallimenti. Quando di tanto in tanto qualcosa andava storto con un "investimento", gli investitori si riunivano in folle rumorose per le strade e allungavano le mani per ottenere aiuto — una cortesia che il regime ha sempre concesso.

Infatti lo Schema Rosso di Ponzi fa sembrare Wall Street un ambiente eticamente migliore. Vicino alla città portuale di Tianjin è stata costruita una replica da $50 miliardi dell'Isola di Manhattan — con tanto di Rockefeller Center e Twin Towers — ma qualcuno s'è dimenticato di dire agli investitori che nessuno ci vive. Nemmeno i banchieri!





Detto in modo diverso, anche le recenti bolle finanziarie a Londra, New York, Miami o Houston hanno dato sfoggio di tali monumenti allo spreco economico e alla distruzione di capitale. Ma prendiamo in considerazione anche il caso dell'industria siderurgica della Cina.

È cresciuta da circa 70 milioni di tonnellate di produzione nei primi anni '90 agli 825 milioni di tonnellate nel 2014. Oltre a ciò, è il grafico qui sotto che ci racconta la storia completa.

Vale a dire, lo tsunami di credito a basso costo ha permesso alle imprese siderurgiche statali della Cina di sfornare ulteriore capacità ad un ritmo ancora più febbrile rispetto alla crescita vertiginosa della produzione annua. Di conseguenza la capacità annuale d'acciaio grezzo è attualmente pari a quasi 1.2 miliardi di tonnellate, e quasi tutta questa capacità — circa il 65% di quella mondiale — è stata ammassata negli ultimi dieci anni.

Inutile dire che in un quarto di secolo è impossibile presumere che un'industria pesante s'espanda del 17X in modo efficiente.




Ciò significa che la massiccia espansione dell'industria siderurgica cinese ha creato un incremento significativo della domanda interna per questi prodotti. Cioè, acciaio per creare altiforni, laminatoi, impianti di fabbricazione, impianti di stoccaggio, così come piastre e altri prodotti siderurgici per i cantieri in cui sono state costruite nuove navi portarinfuse, apparecchiature e infrastrutture utilizzate nelle miniere di ferro e nei porti.

Vale a dire, l'industria siderurgica cinese si stava mordendo la coda, ma ormai è tutto finito. Per la prima volta in tre decenni, la produzione d'acciaio nel 2015 è scesa del 2-3% rispetto al picco del 2014 di 825 milioni di tonnellate e si prevede che scenderà a 750 milioni di tonnellate l'anno prossimo.

La Cina sarà fortunata se avrà una domanda da 500 milioni di tonnellate — cioè, s'esaurirà la domanda interna d'acciaio nel settore automobilistico, in quello degli elettrodomestici e per il cemento armato. Stiamo parlando del 40% dei suoi investimenti.

Ed è anche evidente che non sarà in grado di scaricare le sue enormi eccedenze sul resto del mondo. Già in Europa, Nord America, Giappone e quasi ovunque sono state erette barriere commerciali contro i 110 milioni di tonnellate d'esportazioni dello scorso anno.

Questo non solo significa che la Cina ha mezzo miliardo di tonnellate di capacità in eccesso che schiacceranno i prezzi e i profitti, ma, cosa ancora più importante, che la domanda d'acciaio per le spese in conto capitale dell'industria dell'acciaio è finita. E questo vale anche per i cantieri navali e le attrezzature minerarie.

Questo fatto è già evidente con la fuga degli ordini nella cantieristica cinese. Quest'ultima si concentra quasi esclusivamente sulle navi portarinfuse — il bene capitale che ha trasportato nelle grandi fauci industriali della Cina i massicci quantitativi di ferro, carbone e altre materie prime. Ma nel giro di un anno, o due, la maggior parte dei cantieri navali in Cina verrà chiusa, poiché gli ordini svaniranno rapidamente a causa di un eccesso di capacità che non ha precedenti, il quale ha spinto il Baltic Dry Index ai minimi storici.




Il totale degli ordini per i cantieri navali cinesi è sceso del 59% nel corso del 2015, secondo i dati diffusi dall'Associazione Cinese della Cantieristica Nazionale, il che significa che negli anni a venire scenderà la domanda d'acciaio.

Ecco perché domenica scorsa il Consiglio di Stato di Pechino ha rilasciato un annuncio piuttosto notevole. Vale a dire, nel settore siderurgico ci saranno dai 100 milioni ai 150 milioni di tonnellate di capacità. Ciò significa una capacità simile alla produzione annuale d'acciaio del Giappone, il secondo produttore al mondo d'acciaio, e quasi il doppio di quella degli Stati Uniti.

Questi non sono semplici confronti casuali. Ci sono voluti quasi cinque decenni affinché i giapponesi erigessero un settore siderurgico leader a livello mondiale alla cui base ci fossero decine di migliaia di miglioramenti operativi e ingegneristici. La Cina ha creato la stessa cosa dopo la crisi finanziaria, ma il progetto si basava solamente sui sogni e sulle illusioni. Efficienza, longevità e tecnica nel settore siderurgico erano una pia illusione.

Ancor più tragica di quella dell'acciaio, è stata la crescita della capacità di produzione delle auto in Cina. Nel 1994 la Cina produsse circa 1.4 milioni d'unità di quelle che erano carcasse dell'era comunista. Lo scorso anno ha prodotto oltre 23 milioni di veicoli in stile perlopiù occidentale, o il 16X di più.

E, sì, questa non è nemmeno la metà della storia. La Cina ha seminato in tutto il suo territorio impianti automobilistici e infrastrutture di distribuzione delle auto. Attualmente si stima che esistano 33 milioni di veicoli. Ma la domanda s'è invertita quest'anno e continuerà a scendere dopo che finiranno i trucchi fiscali provvisori.

Il punto più importante, tuttavia, è che non appena si bloccherà lo Schema Rosso di Ponzi, negli anni a venire la Cina non sfornerà nuova capacità di auto. Sta ormai annegando in un eccesso di capacità, e mentre i prezzi e i profitti scenderanno negli anni a venire, scenderanno anche le spese in conto capitale nell'industria automobilistica.

Inutile dire che questo non solo significa che crollerà il consumo d'acciaio strutturale per i nuovi impianti di auto. Ci sarà anche una drastica riduzione della domanda di macchinari sofisticati e apparecchiature d'automazione tedeschi, necessari per costruire automobili.

Detto in modo diverso, la depressione delle spese in conto capitale già in corso in Cina, Australia, Brasile e in gran parte dei mercati emergenti, si riverbererà in tutta l'economia globale. Il credito a basso costo e il capitale mispriced sono la madre di mille peccati economici.

La costruzione d'infrastrutture in Cina, per esempio, è grottescamente gonfiata — dai forni da cemento, ai produttori di macchinari per le costruzioni, ai veicoli per smuovere sabbia e ghiaia, ai fornitori di cantieri di ogni risma. Negli ultimi tre anni la Cina ha usato più cemento di quanto abbiano fatto gli Stati Uniti durante tutto il XX secolo!

Questo non è indicativo solo di un boom vertiginoso; è la prova di un sistema che è impazzito a causa del credito illimitato andato a finanziare la mania delle costruzioni in Cina.




Lo stesso vale per le sue industrie nel settore del solare e dell'alluminio — soprattutto i 70 milioni d'appartamenti di lusso vuoti e le vaste distese di autostrade, ferrovie, aeroporti, centri commerciali e nuove città.

In breve, il rovescio della medaglia della gigantesca bolla del credito cinese è rappresentato dal malinvestment delle risorse economiche — manodopera, materie prime e beni di capitale. Infatti anche le porcilaie sono state rivestite di rame, per non parlare dei quartieri urbani pingui di vetro, cemento e rivestimenti in acciaio. Costruzioni mastodontiche che non potevano assolutamente rendere un ritorno economico, ma che servivano solamente come "garanzie collaterali" per accendere ancor più "prestiti".

La Cina s'è diretta verso il burrone economico a botte di prestiti e costruzioni folli. In sostanza, si tratta di un gigantesco sistema di re-hypothecation dove il "debito" di ogni persona diventa "l'attivo" dell'altra.

Così, i governi locali hanno entrate scarse, ma enormi debiti la cui garanzia sono terreni sopravvalutati — valutazioni stabilite da vendite precedenti finanziate col debito.

Allo stesso modo, gli imprenditori nel settore minerario non solo stanno affrontando un crollo dei prezzi e dei ricavi, ma anche un'impennata a doppia cifra dei tassi d'interesse sui prestiti bancari ombra, la cui garanzia è costituita da riserve monetarie sopravvalutate. I cantieri non hanno ordini, ma debiti la cui garanzia è costituita da costruzioni vuote e inutilizzate. Gli speculatori hanno collateralizzato mucchi enormi di rame e ferro a prezzi che stanno già diventando storia antica.

La Cina è sull'orlo della più grande margin call della storia. Una volta che i valori degli asset cominciano a calare, le sue piramidi di debito verranno esposte alle bancarotte e ai fallimenti. Indubbiamente la Cina utilizzerà la stampante monetaria per mantenere viva la prosperità illusoria per un altro mese o trimestre, ma ora le fratture economiche stanno comparendo ovunque perché la furia del credito facile è stata troppo estrema.

È decisamente stupido, quindi, affermare che l'economia statunitense è disaccoppiata da quella cinese e da quella del resto del mondo. In realtà è inestricabilmente legata alla bolla finanziaria globale e soprattutto a quella del capitalismo rosso.

Il mantra infinito dello zombie-box secondo cui la Cina non ha importanza perché rappresenta solo l'1% delle esportazioni degli Stati Uniti, è semplicemente un non sequitur. Non serve avere una laurea in economia per capire che Caterpillar non ha esportato le sue attrezzature minerarie solo in Cina; gran parte sono finite indirettamente in Australia.

Almeno fino a quando non è stato innescato il bust globale delle spese in conto capitale dopo due anni di cali dei prezzi delle materie prime. Le relazioni mensili della CAT riguardo le vendite riportano rallentamenti senza precedenti.

Così, le vendite al dettaglio negli USA a dicembre dello scorso anno sono scese del 10%, a seguito di un calo del 5% a novembre. Ma questa era la parte ottimista dei risultati globali, perché altrove le vendite sono state un disastro: nella regione Asia/Pacifico/Cina sono scese del 21%; nell'EAME sono scese del 12%; e in America Latina (cioè, in Brasile) hanno continuato la loro caduta libera, scendendo del 36% rispetto all'anno precedente.




Nel complesso, a dicembre le vendite al dettaglio globali della CAT hanno fatto registrare un forte ribasso del 16% rispetto all'anno precedente — il peggior declino annuale sin dalla crisi finanziaria. E tutto ciò arriva dopo un calo del 12% di un anno fa, un altro calo del 9% nel 2013 e un -1% nel 2012.

Inoltre, quattro anni consecutivi di cali non sono una questione legata alle quote di mercato della CAT. I suoi principali rivali asiatici hanno sperimentato cali delle vendite ancor più grandi. Per esempio, Komatsu è giù dell'80% rispetto ai suoi picchi delle vendite.

Pertanto nel settore delle macchine pesanti la depressione globale delle spese in conto capitale è già in corso. Non c'è stato nulla di paragonabile a questo tonfo sin dagli anni '30.

Allo stesso modo, gli Stati Uniti non hanno esportato petrolio alla Cina, ma la vasta domanda cinese gonfiata dal credito facile ha aumentato artificialmente i prezzi mondiali del petrolio a $100 al barile, scatenando così il boom dell'olio di scisto negli Stati Uniti che ora sta crollando in Texas, North Dakota, Oklahoma e altri tre stati. E il fatto è che ogni nuovo posto di lavoro creato negli Stati Uniti sin dal 2008 è in realtà nato in questi stessi sei stati.

Infatti il marciume che è stato introdotto nell'economia globale dal convoglio delle banche centrali, s'è esteso a luoghi quasi inimmaginabili a causa dei prezzi falsi del greggio e di altre materie prime che sono stati temporaneamente gonfiati dal boom del credito globale. Così l'esplosione del 5.6X del credito globale indicata di seguito, aveva molto a che fare con l'aberrazione dei $100 al barile e con tutti i cattivi investimenti e le distorsioni economiche che ne sono seguiti.




Vale a dire, l'Iraq è così in bancarotta — nonostante un aumento del 33% delle esportazioni di petrolio l'anno scorso — che sta chiedendo al FMI un piano di salvataggio. Eppure non più tardi di un anno fa, le cose andavano talmente a gonfie vele che a Bassora è iniziata la costruzione dell'edificio più alto del mondo.

Proprio così. "L'orgoglio del Golfo" è ora una tazza di latta e il paese dovrà chiedere un salvataggio al FMI. La mostruosità mostrata qui sotto probabilmente non verrà mai terminata, ma simboleggia le migliaia di miliardi che sono stati sprecati in tutto il mondo da parte delle imprese e dei paesi durante il falso boom fuoriuscito dallo Schema Rosso di Ponzi.




Allo stesso modo, le esportazioni degli Stati Uniti verso l'Europa sono triplicate a quasi $1,000 miliardi ogni anno a partire dal 1998, mentre le esportazioni europee verso la Cina sono più che quintuplicate. Potrebbe forse esserci un qualche collegamento?

In breve, c'è un incidente economico e finanziario nell'economia mondiale chiamato Grande Schema di Ponzi cinese. In tutta la storia economica non c'è mai stato nulla di simile. È solo una questione di tempo prima che si sfracelli, evento che getterà nel caos la bolla finanziaria globale degli ultimi due decenni.

Dimenticatevi, quindi, del mito di una transizione ordinata. Cosa succede quando le miniere di ferro e di rame si zittiscono, le miniere di carbone vengono abbandonate, i camion pieni di cemento vengono parcheggiati lungo file interminabili, i forni d'acciaio vengono spenti, i grandi impianti automobilistici diventano inattivi e le decine di miliardi di tangenti nate dal boom edilizio si prosciugano?

Quello che succede è che s'aprirà una voragine nel terreno e inghiottirà in un sol boccone lo Schema Rosso di Ponzi.

I profitti industriali totali sono già in calo del 5% su base annua, ma in settori di punta si sono già trasformati in un fiume d'inchiostro rosso. Entro un paio di trimestri il settore imprenditoriale della Cina sarà in preda ad una massiccia contrazione dei profitti.

Allo stesso modo, svaniranno le decine di milioni di posti di lavoro ad alto pagamento e la relativa capacità di spesa dei consumatori. Inoltre calerà il valore della miriade d'appartamenti vuoti che sono stati assurdamente tenuti disabitati come una forma distorta di speculazione, spazzando via un pezzo enorme dei cosiddetti risparmi delle classi abbienti emerse solo di recente in Cina.

Quindi da dove spunterebbero fuori i presunti consumatori di servizi? Dopo il raggiungimento del picco del debito e il crollo dei vari investimenti improduttivi cinesi, non ci sarà alcun surplus di reddito da spendere.

Ancora più importante, al crescere delle fratture economiche e delle turbolenze finanziarie, s'indebolirà la credibilità del regime cinese. La fuga di capitali diventerà un maremoto inarrestabile, mentre Pechino cercherà di tappare le falle con un dito, proprio come ha fatto durante il fiasco della borsa degli ultimi due anni.

In breve, la Cina finirà per schiantarsi in un caos economico e civile quando i suzerain rossi adotteranno misure draconiane come arresti a tutto spiano, processi farsa, brutale repressione del dissenso pubblico e il ritorno della proverbiale canna del fucile del presidente Mao.

La forma maoista di potere non ha funzionato. Ma quello che stiamo apprendendo è che anche la stampante monetaria di Deng ha una "data di scadenza".

Saluti,


[*] traduzione di Francesco Simoncelli: http://francescosimoncelli.blogspot.it/


venerdì 25 marzo 2016

Suggerimenti pratici per evitare il terzo grande botto di questo secolo





di Francesco Simoncelli


Questo blog non è nato per essere una piattaforma di consulenza. In tempi normali la maggior parte delle persone tende a seguire il proprio istinto, sorvolando i consigli che potrebbero arrivare da fonti terze. Il problema emerge quando le cose si fanno serie e all'orizzonte s'addensano nubi insidiose. In questi frangenti la paura tende a soverchiare il giudizio di coloro che vogliono proteggere i propri beni, andando alla ricerca di consigli coi quali ridurre al minimo la propria esposizione ad eventi spiacevoli. Uso la parola ridurre perché è impossibile essere immuni dalle perdite. Diffidate da chiunque vi garantisca un futuro presumibilmente certo costellato da una serie d'investimenti con ritorni da favola. All'inizio può essere così, ma questa è la retorica utilizzata spesso dagli imbonitori sell-side che tendono a scaraventare gli investitori retail nella fase finale di una bolla.

La maggior parte delle persone pensa che giocare d'azzardo nei casinò azionari sia la via più semplice per arrivare ad una ricchezza smisurata. Queste sono le classiche oche da spennare per permettere agli smart money di svignarsela prima che la baracca crolli. Il mercato azionario ha sempre funzionato così. I soldi si fanno sulle perdite dei dumb money. Chi si lancia nel mercato azionario senza sapere perché vuol fare più soldi, è spacciato. È qualcosa che ha fatto notare anche Bill Bonner in uno dei suoi articoli. Lo trovate qui. Perché è importante sapere in anticipo il motivo per cui si vogliono più soldi? Perché non tutti diventano ricchi. Accumulare una grande ricchezza non dipende dalla fortuna. Quelle persone che ci riescono hanno un progetto e una tempistica ben precisi, e soprattutto vanno a soddisfare i desideri delle masse.

Questa è gente ossessionata dal proprio lavoro ed è costretta a prendere enormi rischi. Questo è il motivo per cui su dozzine che falliscono, ce ne sono una manciata che hanno successo. La ricchezza, quindi, non è per tutti. Nessuno si dispera più di tanto se perde un "mercato toro" importante. La maggior parte delle persone si dispera seriamente se incappa in perdite significative. È per questo motivo che chiedono consiglio. Visto che le richieste sono molte, ho deciso di scrivere questo post per tutti coloro che vorranno avere indicazioni su come posizionarsi per proteggersi da contraccolpi funesti scaturenti da mercati mondiali al limite della follia. Sarà un punto di riferimento per il futuro. Non rappresenta, ovviamente, un invito automatico all'azione; sono semplicemente osservazioni di uno scrutatore attento.



LA LENTA MORTE DI UN TORO

È cosa comune ascoltare dai media mainstream una sequela di elogi nei confronti del mercato azionario, soprattutto a seguito di cali improvvisi e inaspettati. Allora al minimo accenno di rimbalzo la maggior parte degli imbonitori e dei commentatori finanziari dichiara finita la turbolenza e invita gli investitori a tornare in massa nei casinò. Diamo un'occhiata alle performance dell'ultimo anno degli indici azionari più rilevanti.







Come possiamo notare dai grafici qui sopra, il trend ribassista aleggiante in ogni mercato azionario mondiale viene ignorato focalizzando l'attenzione sui vari tentativi di rally falliti. In realtà, attraverso i media mainstream la maggior parte delle persone non ha affatto compreso come mai la situazione sia degenerata a tal punto e soprattutto perché proprio ora. Brancola nel buio, affidandosi alle presunte analisi accurate di uno stuolo di statistici al soldo delle agenzie statali e una folla di burocrati nelle istituzioni ufficiali. Inutile sottolineare come questa gente faccia affidamento su modelli matematici obsoleti facenti riferimento alle credenze keynesiani di un'economia inquadrabile dal punto di vista numerico. Più in particolare, fanno riferimento al modello della vasca da bagno teorizzato da James Tobin negli anni '60. In base a questa reliquia barbarica del passato si presume che le varie economie siano compartimenti stagni completamente sigillati e impossibilitati in alcun modo a comunicare tra di loro. Ovvero, gli effetti avversi di una non possono avere effetti avversi sull'altra.

In questo modo è possibile appuntare la banca centrale come rubinetto della vasca in modo che, attraverso uno stimolo monetario, riempia la vasca da bagno di domanda aggregata affinché l'economia in generale raggiunga il suo potenziale di PIL. Dopodiché l'effetto ricchezza si diffonderà in tutto l'ambiente economico permettendo un boom e il raggiungimento del nirvana keynesiano della piena occupazione. Non appena sentite i banchieri centrali parlare a vanvera di "fiacchezza" nel mercato del lavoro, potete star sicuri che le loro tesi si basano fondamentale su questo modello di ragionamento economico. Negli Stati Uniti sono passati 86 mesi prima che la ZIRP fosse interrotta e il risultato è stata una pseudo-ripresa dell'economia, dove la disconnessione tra economia di Main Street e Wall Street s'è fatta più marcata.

Infatti solo quest'ultima ha goduto della manna monetaria elargita dal settore bancario, il quale non ha fatto altro che compiere il compito per cui è stato creato, ovvero, salvaguardare quelle entità protette dal suo cartello: stato e grandi banche commerciali. Al fine di salvare tali entità le banche centrali non si sono accorte d'aver gonfiato la terza bolla più grande di questo secolo: quella nel settore obbligazionario statale. Dopo un timido intervento con il TARP, negli Stati Uniti ad esempio, e con il LTRO, in Europa, le banche centrali sono andate all-in puntando sulla monetizzazione palese del pattume dei vari stati sovrani. Questo ha permesso a questi ultimi non solo di trovare un prestatore di ultima istanza disposto a sovvenzionarlo nonostante i bilanci in bancarotta, ma anche di rimpinguare le grandi banche commerciali di nuova valuta con cui ammorbidire i loro bilanci disastrati. Infatti, a fronte di un stato patrimoniale in continua erosione dal lato degli attivi, la manna monetaria elargita dalle banche centrali è servita loro da collaterale per "ristrutturare" il loro stato patrimoniale.

Dopo aver parcheggiato il nuovo denaro presso le rispettive banche centrali come riserve in eccesso (guadagnanti un interesse), le grandi banche commerciali si sono gettate anima e corpo nel mercato azionario. Per questa gente avere anche un bilancio in pareggio significa lo stesso una perdita, di conseguenza hanno gozzovigliato nei mercati azionari per acquisire asset e mostrare a fine anno un bilancio in positivo. L'effetto ricchezza che le banche centrali speravano di scatenare in questo modo, s'è riversato in alcune realtà della grande impresa sovvenzionando attività artificiale che a loro volta hanno dato vita ad altre attività artificiali. In breve, la nascita della bolla delle patch di scisto, della bolla dei prestiti per automobili, delle bolle nei vari titoli del mercato azionario, ecc., sono il risultato della massiccia e progressiva intrusività della pianificazione monetaria centrale negli ambienti di mercato. L'abbassamento a livelli artificiali dei tassi d'interesse ha creato una gigantesca offerta d'acquisto nei mercati obbligazionari e azionari che ne ha distorto il price discovery. Il risultato è stato un mispricing degli asset e un'errata allocazione delle risorse economiche.

Questa mania ha invaso Main Street solo in parte. I miglioramenti nei dati legati all'occupazione sono principalmente da attribuirsi a lavori "rinati" sulla scia della baldoria di credito facile abilitata dalle banche centrali. Sebbene sia superfluo sottolineare come questi lavori non siano destinati a durare data la fragilità sulla quale si fondano, hanno influito a loro volta sull'ambiente economico circostante permettendo una reflazione della bolla immobiliare. Hedge fund e banche commerciali, sempre presenti alle aste di fallimenti, hanno fatto man bassa d'edifici comprati per quattro soldi e poi, trasformandosi repentinamente in padroni di case, hanno girato queste case in affitto. Non solo, ma è stata creata anche tutta una serie di strumenti finanziari alla cui base c'era la convinzione che gli affitti sarebbero continuati ad essere pagati. Di conseguenza una volta che la recessione colpirà ancora una volta, le prime teste a cadere saranno coloro che hanno goduto indirettamente della mania monetaria scatenata dalle banche centrali.

Quando verranno licenziati poiché le imprese che hanno gozzovigliato col credito facile hanno fondamentalmente arroventato la loro esposizione all'ingegneria finanziaria, non hanno affatto basato la loro crescita su basi solide investendo ad esempio nella R&S. Si sono semplicemente limitate a cavalcare la bolla sequestrando al loro interno risorse umane e di capitale. Capiterà loro ciò che sta attualmente capitando ai campi abbandonati in North Dakota: bancarotta. Ciò indebolirà di nuovo Main Street e la relativa capacità di adempiere ai propri pagamenti. Inutile dire che questo significherà anche il fallimento di quei titoli che sono stati costruiti su questa illusione di prosperità. Una volta che la FED, ad esempio, ha smesso d'inondare il casinò con nuova liquidità e ha assecondato (seppur marginalmente) l'andamento del mercato rialzando lievemente il tasso del denaro nel mercato monetario, ciò non ha dissuaso i grandi pachidermi che si sono abbeverati sino ad ora alla fontana del credito facile.






Una volta che tornano a fallire aziende e gente di Main Street, basta uno schiocco di dita prima che tale effetto si propaghi anche ai cosiddetti TBTF. E ad oggi gli indicatori segnalanti una recessione si stanno intensificando. Pensate ai prestiti per studenti. Pensate ai prestiti per automobili. Il mercato ad alto rendimento sta tornando lentamente ai suoi livelli storici. L'indice riguardante il trasporto delle merci negli USA è sceso del 7% rispetto all'anno scorso. Le esportazioni sono diminuite dell'11%.





Ma la deformazione dell'ambiente economico non riguarda solo gli Stati Uniti, anche la Cina sta dando ulteriore sfoggio di pazzia. Infatti pochi tra i media mainstream hanno fiatato sul casino finanziario che la Cina vorrebbe aggiungere a quello esistente. Ovvero, cartolarizzare cataste di prestiti non performanti e trasformarli in ABS presumibilmente d'alta qualità. Nei mercati di oggi, affamati di rendimenti decenti a causa della ZIRP e della NIRP, questa sarebbe l'ennesima scusa per prolungare un po' di più gli spasmi del "toro morente".

La Cina è un incidente annunciato che non hai mai avuto nulla di stabile o sostenibile, la cui economia è andata avanti a botte di sfogliate di denaro fiat uscite dalla stampante della PBOC e, di conseguenza, a bolle incendiarie in quasi ogni settore industriale. Per non parlare dell'aumento mastodontico del suo debito pubblico del 30X, da $500 miliardi negli anni '90 ai $30,000 miliardi di oggi. Ora però Pechino sta navigando in capacità in eccesso che sta facendo stramazzare al terreno qualsiasi industria sul suolo cinese, soprattutto i loro profitti, creando un circolo vizioso di prestiti non performanti e la necessità d'ulteriore credito per cercare di portare avanti investimenti palesemente improduttivi. E indovinate un po'? Rispetto a gennaio dell'anno scorso i prestiti alle imprese sono aumentati del 73%!

Fortunatamente non sono tutti impazziti in Europa e una voce della ragione ancora s'alza per scaraventare nella pattumiera tutti quegli articoli che finora hanno inneggiato ad un divieto dei contanti e al decollo degli elicotteri monetari. Inutile sottolineare che quella della Germania è l'unica voce della ragione... probabilmente a livello mondiale. Qui da noi, invece, la propaganda a favore dei deficit corre veloce e santifica la volontà dello zio Mario d'aumentare il carico del QE il prossimo mese. Non scordiamoci che in Italia ci sono circa €200 miliardi di prestiti andati a male che verranno trasformati in ABS con la garanzia statale. Sebbene giornali e blog indipendenti abbiano dettagliato le specifiche di questo piano affermando che solo quegli strumenti finanziari con grado di rating più alto verranno garantiti dallo stato, in realtà le cose non stanno così.

Innanzitutto non c'è in cantiere alcuna ristrutturazione delle banche i cui asset verranno garantiti. Finora tutte le regole stabilite per smorzare gli azzardi morali sono state infrante (limiti di debito, limiti di deficit, trattato di Maastricht, ecc.) e i mercati vengono "calmati" solo se si conferma la presenza di garanzie statali. I nuovi strumenti finanziari otterranno il grado d'investimento più alto solo le banche vi rimarranno esposte mediante accordi di riacquisto. Il problema però non sono tanto le banche fallite, quanto un ambiente di mercato pervaso da asset mispriced ed errata allocazione del capitale. Quali prospettive ha l'economia di migliorare e di conseguenza far migliorare i bilanci delle banche, quando le premesse sono queste deformità economiche? Verranno chiamate in causa ulteriori garanzie di stato.

In realtà questo piano non è affatto una strategia per "stimolare" l'economia, bensì un modo per scaraventare nei mercati finanziari ulteriori asset incendiari, fomentando solamente l'azzardo morale per tenere in vita un settore marcio e fatiscente. Non scordiamoci che gli ABS garantiti dallo stato avranno i requisiti per essere comprati anche dalla BCE. Il grado di follia si sta ingigantendo e con esso anche la sensibilità che un evento "insignificante" possa buttare già questo castello di carte.



SCHIVARE I FENDENTI DEL MATADOR

Ma quale può essere uno di questi eventi "insignificanti"? Io credo di saperlo. Uno degli strumenti finanziari più pericolosi al giorno d'oggi sono gli exchange traded funds, o ETF. Questi strumenti, diversamente dai fondi comuni d'investimento, fungono essenzialmente come azioni ma sono stati pensati per la gente comune che ha "più praticità" con i casinò di tutti i giorni. Scommettere con gli ETF equivale esattamente a giocare alla roulette: è possibile farlo per tutto il giorno e i costi d'entrata sono più bassi dei fondi comuni d'investimento. Negli ultimi 10 anni c'è stata letteralmente un'esplosione di questi strumenti, sia nelle negoziazioni che nei settori interessati. Infatti stiamo parlando di un mercato da $450 miliardi nel 2005, mentre ora il suo ammontare è arrivato a $3,000 miliardi.

Non c'è alcuna connessione con la realtà, ma solo il trading del momentum in cui si trova il casinò di Wall Street. Infatti, come abbiamo già visto con Valeant, questi strumenti finanziari speculativi reagiscono positivamente solo in presenza di un mercato toro alimentato dalle stampanti monetarie delle banche centrali. Pensate davvero che in un libero mercato con un price discovery onesto avremmo visto apparire dal nulla 5,500 tipi diversi di queste bombe ad orologeria finanziarie? Ma il settore biotecnologico è solo uno dei settori in cui gli ETF hanno prosperato, c'è anche il settore petrolifero, minerario, bancario, ecc. I giocatori d'azzardo, i robo-trader e i cosiddetti fast money ammassandosi per comprare le azioni sottostanti, hanno fatto sembrare appetibili gli ETF che hanno di conseguenza guadagnato slancio anche agli occhi degli investitori retail.

Ciò può andare avanti finché il denaro quasi-gratis fluisce all'interno dei canyon delle bische clandestine e la mania delle bolle fa credere ai giocatori d'azzardo che il limite alle scommesse non è affatto il cielo. Quando il movimento sottostante al mercato toro chiude i rubinetti, gli sciocchi vengono lasciati col cerino in mano. Lo scorso agosto ne abbiamo avuto un assaggio. Nonostante le azioni alla base degli ETF abbiano subito una breve battuta d'arresto e i prezzi siano calati, gli ETF che le rappresentavano sono calati in modo più drastico, perfino del 40% in più. A questo punto, visto che la FED ha temporaneamente raffreddato la stampante monetaria, sono le banche commerciali che stanno cercando di tappare i buchi.




Infatti gli ETF sono considerati liquidi in base al presupposto che ci sarà sempre qualcuno desideroso d'acquistarli. I problemi sorgono quando non esiste un proverbiale "sciocco più sciocco" e i broker si ritrovano a dover sborsare denaro per coprire le perdite. Il 26 agosto dell'anno scorso sono scattati 1,300 trading halt e la stragrande maggioranza ha riguardato gli ETF. Questo per dire che strumenti finanziari simili non sono altro che scommesse speculative partorite da un mercato drogato da denaro a basso costo, il quale, essendo affamato di rendimenti decenti, ha generato aberrazioni simili ignorando i rischi annessi.

In breve, una volta che si esaurisce il mercato toro, si esaurisce anche la possibilità di trarre profitto da strumenti finanziari come gli ETF. Al presente stiamo entrando in un mercato orso di conseguenza posizionarsi long sugli ETF equivale ad un vero e proprio suicidio. Come evidenziato nei primi quattro grafici di questo articolo, i mercati azionari sperimenteranno diversi dead cat bounce ma la tendenza sarà decisamente al ribasso. E nemmeno il mercato azionario più ampio è il luogo in cui trovarsi al momento, poiché sopravvalutato dopo gli 86 mesi di ZIRP.




Quindi, cosa fare? Se è alle porte una correzione di mercato, cosa farne dei propri risparmi? Se decidete di scegliere i certificati di deposito, gli interessi infimi e le spese di gestione vi mangeranno vivi. Quello che guadagnerete sarà l'equivalente di un cornetto e un caffè al giorno, vedendo progressivamente sparire quei risparmi che hanno necessitato di una vita di sacrifici per essere accumulati. Se decidete di rimanere nel mondo degli ETF, sappiate che la prossima correzione di mercato è possibile che farà uscire aria fritta per $1,000-$1,500 miliardi rispetto ai suddetti $3,000 miliardi. Ma gli ETF, in realtà, rappresenteranno l'epicentro da cui scaturirà la correzione di mercato, anche perché essi rappresentano una bolla dentro altre bolle più grandi. La più grande delle quali è quella nel mercato obbligazionario statale.

Il mio consiglio, quindi, è quello di scommettere su un mercato orso. Nello specifico, scommettere sull'implosione degli ETF. Comprare opzioni put che permettano di scommettere contro gli ETF del settore biotecnologico, bancario, petrolifero, automobilistico, ecc. Sebbene il mercato sia in procinto di vomitare tutto quel pattume tossico che ha inglobato negli ultimi 86 mesi di ZIRP, e possa essere altrettanto saggio abbandonare i casinò azionari e puntare sul denaro contante, c'è un modo per trarre vantaggio da un mercato orso. Le banche centrali si troveranno sempre più a corto di polvere da sparo asciutta con cui contrastare gli effetti avversi ai protetti dal loro cartello, e il "whatever it takes" dello zio Mario altro non è che una promessa basata sulla mancanza di un piano specifico.

Stanno improvvisando. Ma non appena la loro guerra ai risparmiatori porterà la ZIRP a diventare NIRP, le chiacchiere staranno a zero. La popolazione infatti, già punita dall'inesistenza d'interessi sui loro conti, non appena vedrà il segno meno davanti agli interessi sui propri conti e capirà che sarà costretta a pagare la banca per mantenere i soldi in deposito, non ci penserà due volte a prendere torce e forconi. Inutile sottolineare come la riserva frazionaria si rivolterà contro coloro che fino ad oggi vi hanno prosperato e si presumeva la potessero utilizzare per sempre. Non è così, poiché quando si compie l'insano gesto di mandare a zero il costo del denaro nei mercati monetari, non ci si può aspettare altro risultato che una caterva d'eventi inaspettati che inficeranno la trama tessuta da coloro che hanno ingegnerizzato questa pazzia.

L'opzione put, quindi, non è altro che una scommessa contro l'attuale sistema economico/finanziario. Al calare dei mercati, il valore dell'opzione salirà. È una strategia di medio termine, poiché come documentato nei vari post su questo blog un mercato orso è alle porte e il quadro temporale in cui agire è abbastanza ristretto. Gli errori da correggere sono parecchi e volatilità nei mercati azionari sarà molto marcata, quindi shortare non sarà una buona prospettiva e potreste rimanere bruciati. Con le opzioni put, invece, sapete già i costi in cui incapperete e potrete calcolare con maggiore precisione i vostri trade.

Al momento ci sono alcuni titoli massicciamente sopravvalutati, e al loro assurdo picco PE non hanno altra via che andare se non in basso. Di conseguenza scegliere le opzioni put in questo caso rappresenta una scommessa ben precisa contro un determinato titolo di una determinata compagnia. In questo caso non sono consigliati gli ETF invertiti per il modo in cui sono strutturati. Questi ultimi, invece, sono più consigliati se si vuole scommettere su mercati più grandi, come l'S&P 500 ad esempio. Ciononostante le opportunità di guadagno permesse dalle opzioni put, visto che riguardano titoli specifici, sono decisamente più allettanti.



DANNAZIONE E REDENZIONE

Ma la maggior parte degli investitori, soprattutto quelli retail, pensa che un mercato orso sia semplicemente il momento in cui chi vende prima incassa meno perdite. Non si rendono conto come, in realtà, un ribasso può trasformasi in un guadagno per il proprio portfolio. Questo perché abbracciano una visione canonica degli investimenti; lasciano che siano i cosiddetti esperti a gestire i loro risparmi e questo conduce ad un comportamento sbagliato: rifiutare le perdite. Tale atteggiamento conduce ad uno ancor più pericoloso: continuare ad investire finché non si "pareggiano i conti". Realizzare, invece, che si è incappati in una perdita e capirne il perché rappresenta un punto importante nelle strategie d'investimento, in quanto l'investitore capisce d'aver sbagliato e accetta le conseguenze. Quindi si sposta ai margini del campo in attesa di poter giocare il proprio ruolo. Non c'è alcun male a perdere alcuni flash boom, l'importante è azzeccare i mercati toro e contenere le perdite.

Quest'ultimo aspetto, infatti, è uno dei più incompresi al momento perché chi ancora si ostina a credere che la bisca clandestina offrirà nuovi margini di guadagno e crede alla retorica "buy the dips", incapperà in quella che è definita "perdita anticipata". Ovvero, non si accorge di avere per le mani una carta perdente nonostante sia valutata apparentemente molto. Ripongono la loro fiducia nell'unica entità che finora li ha remunerati con guadagni inattesi: la banca centrale. Problema: come abbiamo visto nella sezione iniziale di questo articolo, le banche centrali sono a corto di polvere da sparo asciutta. Stanno iniziando a sparare a salve.

Ma Wall Street deve vendere i suoi prodotti. Quindi ascolterete che è sempre il momento per acquistare. Che il mercato salirà sempre. Che le battute d'arresto sono temporanee e i rimbalzi saranno sempre più corposi. In pratica, per questa gente non esiste un rischio di ribassi e mercati orsi. Presumono che la FED e le altre banche centrali li abbiano aboliti con gli 86 mesi di ZIRP. Come ho spiegato la volta scorsa, le cose non stanno così. Le banche centrali e i sicofanti nelle bische clandestine non ne hanno azzeccata una sin dal 2008. Questo perché le banche centrali sono sostanzialmente diventate i market maker, distorcendo rischi e rendimenti. Non è un caso se la repressione finanziaria ha permesso anche ai titoli spazzatura di diventare fortemente appetibili.




Queste distorsioni hanno permesso a società tutt'altro che sostenibili in un ambiente di libero mercato, di prosperare a scapito di controparti concorrenzialmente superiori. La bolla dell'olio di scisto ne è un esempio. La maggior parte delle società nate per cavalcare i prezzi del petrolio a $100, hanno finanziato le loro spedizioni con credito facile. All'inizio le cose sembravano andar bene, però poi non appena il mercato s'è saturato di offerta in eccesso, il prezzo è colato a picco. E con esso sono aumentati i campi di trivellazione deserti, le attività in bancarotta nate in concomitanza con tale boom, i licenziamenti, l'inattività delle macchine gialle, i tassi delle obbligazioni spazzatura, ecc.

Nessuno l'ha visto arrivare. Addirittura s'era diffuso il mito, tra i sostenitori della MMT, che la banca del North Dakota fosse un modello bancario da seguire. Le illusioni della riserva frazionaria e del credito facile sono potenti, ma durano solo nel breve periodo. La cosa importante è solo una: ammettere d'aver sbagliato. Riconoscere, quindi, che l'ambiente economico che finora si credeva funzionasse in un certo modo, in realtà funziona diversamente. Che forse è giunto il momento di sfidare uno dei grandi miti di Wall Street: "Don't fight the FED." Cambiare il proprio punto di vista rappresenta un grande atto di volontà che pochi riescono a compiere. Molti s'arroccano nelle proprie convinzioni sino all'ultimo per non ammettere d'aver speso una vita a credere in qualcosa di profondamente sbagliato. L'umiltà d'ammettere d'aver sbagliato è un passo importante verso la redenzione.

Significa ammettere la propria responsabilità per gli errori commessi, una virtù rara di questi tempi. Significa essere pronti ad ascoltare versioni alternative rispetto a quelle che corrono sulle testate giornalistiche o che vengono sponsorizzate dallo zombie-box. È fondamentalmente per questo motivo che ho voluto comporre questo articolo, poiché sto notando una certa apertura nei confronti della Scuola Austriaca. Poiché anche chi credeva fermamente nelle doti di presunta onniscienza in possesso dei pianificatori monetari centrali, pian piano si sta ricredendo. Cercano una versione alternativa a quella offerta loro dai canali ufficiali. Perché? Perché stanno perdendo la fiducia nei cosiddetti canali ufficiali. Laureati, tecnici e compagnia cantante non stanno offrendo la redenzione, stanno offrendo una maggiore dannazione promulgando in coro il mantra keynesiano della salvezza attraverso lo stato.

Non sta funzionando. Diventeranno lo zimbello della professione economica. La gente comune ha finora accettato il loro presunto rimedio ai mali dell'economia: più della stessa cosa. L'ha accettato in base ad una promessa di ripresa economica. Non abbiamo avuto nulla di tutto ciò. E all'aumentare del dolore economico dovuto alla mancata correzione degli errori precedenti, aumenterà il grado in cui la gente comune si stamperà in testa l'incapacità di queste figure accademiche e burocratiche. Le loro stupidaggini li marchieranno a vita. Il Canada è l'esempio lampante.



CONCLUSIONE

Questo articolo è stato ideato per tutti coloro che, trovandosi in una situazione mai sperimentata prima d'ora, hanno bisogno di alcuni consigli per proteggere in qualche modo i risparmi di una vita. La parte teorica, fornita per diradare le nebbie della confusione emerse a seguito dello sgretolamento del credo keynesiano, viene unita ad una parte pratica per avere un quadro quanto più chiaro di quello che il futuro potrebbe avere in serbo per noi. E non è un'esagerazione affermare che il credo keynsiano stia cadendo a pezzi. Un buon esempio è il mercato dell'oro. Pensate al consiglio che di recente Goldman Sachs ha dato agli investitori: vendere. Ora pensate alle performance dell'oro: prezzi ai massimi da 13 mesi a questa parte, mentre tutte le altre materie prime sono in profondo rosso e le banche centrali del mondo stanno entrando nelle lande desolate dei tassi d'interesse negativi. (A proposito, ogni portfolio dovrebbe avere al suo interno un'allocazione minima del 10% in oro fisico.)

Su queste pagine, inoltre, trovate anche dei consigli riguardanti il sostegno del proprio reddito in un ambiente economico che si sta dirigendo verso una recessione. Potete consultarli nella sezione legata al tag "downshifting": http://francescosimoncelli.blogspot.it/search/label/downshifting

Fornisco questi consigli, quindi, perché ritengo non solo di poter dare una mano ai lettori che seguono il mio lavoro e solidificare il rapporto con la mia base di pubblico, ma anche perché se saranno soddisfatti e troveranno preziosi consigli, spero contribuiranno a sostenere materialmente l'opera di divulgazione che li ha aiutati.