di Francesco Simoncelli
SPASMI
Ma il fallimento delle politiche monetarie senza precedenti non è solo qualcosa che sta accadendo in Europa. Anche il resto del mondo se ne sta accorgendo. Soprattutto gli Stati Uniti, dove la recessione economica è alle porte. Dopo 84 mesi di ZIRP e un'espansione del bilancio della FED da $3,500 miliardi, l'unica cosa che i banchieri centrali hanno da mostrare è un'economia di Main Street stagnante e una di Wall Street in evidente astinenza da credito facile. Negli ultimi due anni l'S&P 500 non è andato da nessuna parte, tornando alle cifre del gennaio 2014. Questo significa che il casinò ha perso tutta quell'aria fritta accumulata grazie alla stampante monetaria dell'Eccles Building. Ciò vale anche per la capitalizzazione di mercato di società e banche quotate nei mercati. Ciononostante i robo-trader continuano a spacciare la favoletta "buy the dips", fiduciosi in un miracolo delle banche centrali. Con miracolo, ovviamente, s'intende ciò che anche Draghi ha promesso lo scorso 21 gennaio: più della stessa cosa... che finora ha fallito. Perché? Perché il canale della trasmissione della politica monetaria all'economia più ampia è rotto.
Main Street ha raggiunto il cosiddetto "picco del debito" ed ora sta ricorrendo alle proprie forze per sopravvivere. Ha smesso di credere nell'elisir dell'immortalità costituito dal credito facile. Ripagare i debiti è diventata la priorità, così come vivere del proprio reddito per gestire gli acquisti. I giorni in cui il bancomat degli americani era la propria casa sono finiti. Ma la ripercussione non è stata solo la bolla immobiliare, bensì anche la de-industrializzazione del paese. Infatti gli USA sono diventati sempre più una società fondata sui servizi, lasciando che le industrie delocalizzassero verso lidi più economici. La gigantesca espansione monetaria degli ultimi venti anni ha dapprima inondato i consumatori americani con credito facile, il quale è stato utilizzato per creare un'enorme domanda interna di prodotti esteri. Sulle spalle di questa domanda fasulla sono cresciuti pachidermi industriali come quello cinese e tutta la sua catena di paesi emergenti esportatori al seguito.
Una volta che i rubinetti monetari sono stati chiusi negli USA, la Cina ha dovuto guardare al proprio interno per trovare una domanda talmente grande da poter giustificare l'espansione industriale che aveva avuto luogo sul proprio suolo grazie alle sconsideratezze della FED. Di conseguenza la stampante monetaria della PBOC è stata ulteriormente arroventata, trasformando in trader presumibilmente esperti anche tassisti semi-analfabeti e fattorini ritardati.
La maggior parte dei giocatori d'azzardo nel casinò azionario s'era improvvisamente immedesimata in Dustin Hoffman nel film Rain Man. Inutile dire che, a seguito di questa strategia, la Cina ha gonfiato al suo interno una delle bolle immobiliari più incendiarie mai viste finora. Per non parlare del pattume cartolarizzato che circola nelle banche cinesi e la capacità industriale in eccesso pronta ad invadere l'intero globo. Un coacervo d'investimenti improduttivi ed eccesso d'investimenti sbagliati che s'è esteso lungo tutta la catena d'approviggionamento cinese, la quale include Brasile, Australia, Canada, India, Corea del Sud, Germania. Non sorprende quindi se nell'ultimo anno la Cina ha visto una fuga di capitali pari a circa $1,000 miliardi. Non solo, ma per pagare i suoi oneri saranno intaccate le riserve in valuta estera che finora ha accumulato infuocando il crescendo di vendite e fallimenti.
Questo significa, a sua volta, un ulteriore stop alla domanda di petrolio, il cui prezzo rimarrà nel range dei $25-$35 al barile per i prossimi due anni. Inutile sottolineare che questa rappresenterà una cattiva notizia anche per i petro-stati, i quali saranno costretti a scaricare sul mercato quegli asset nei loro fondi sovrani. E queste notizie cosa possono significare per i mercati azionari e obbligazionari se non "allarme rosso"?
Questo significa che le strategie non convenzionali, al pari di quelle convenzionali, sono state un fallimento, perché come abbiamo scoperto, Mises aveva ragione: la cosiddetta economia mista è destinata a scivolare lentamente verso un'economia di comando, il cui destino è la bancarotta. Infatti il bilancio collettivo delle principali banche centrali s'è espanso del 10X negli ultimi 20 anni, da $2,100 miliardi negli anni '90 ai $21,000 miliardi di oggi. E l'unica cosa che i banchieri centrali sono riusciti ad ottenere è stato solamente una dilazione del redde rationem. La prova di ciò è la narrativa mainstream e quella delle banche centrali inneggianti una ripresa economica, le quali sono in totale contrasto con la realtà dei fatti. È alle porte una recessione e sono gli stessi dati dei mulini statistici dello zio Sam a dirlo.
Gli ordini di beni di capitale sono ritornati al livello dell'aprile del 2000, giù del 25% rispetto al picco del 2014; il rapporto tra inventari e vendite sta cavalcando in alto; le vendite degli esercizi imprenditoriali sono diminuite del 4% rispetto al picco del 2014.
Ma il dato più sconcertante di tutti e che genererà un pandemonio una volta che la recessione non potrà essere negata neanche dai banchieri centrali, è la quantità d'individui all'interno della forza lavoro. Sin dal bust delle dot-com ha sperimentato un trend calante che ora ha raggiunto i livelli del 1978. E tutto ciò nonostante la Yellen abbia proclamato che la FED ha raggiunto il suo obiettivo di disoccupazione del 5%. Inutile ricordare come i vari report del BLS subiscono vari aggiustamenti nel tempo, smorzando la sensazionalità dei numeri appena sfornati. Questo per dire che l'aggregato statistico che misura la disoccupazione è un indicatore mal aggiustato e pressoché inutile per inquadrare la situazione lavorativa degli Stati Uniti. L'eruzione del part-time e dei benefici del welfare ha indotto molti individui facenti parte di Main Street ad arrangiarsi, impedendo la costruzione di una famiglia, l'acquisto della prima casa, ecc. Non sorprende quindi se molti figli più che maggiorenni non riescono a trovare un lavoro con cui mantenere una famiglia e a 30 anni sono ancora costretti a vivere nel seminterrato della casa dei genitori.
Infatti, sebbene il credito al consumo sia leggermente ripartito, ciò è dovuto principalmente a due fattori: prestiti agevolati per studenti e prestiti agevolati per automobili. Entrambi rappresentano un vicolo cieco. Le nuove generazioni, non trovando un lavoro decente, tornano a studiare affinché possano acquisire un pezzo di carta in più da sfoggiare durante i colloqui. Ciò trasforma le università in giganteschi parcheggi per disoccupati e per cattedre clientelari. Si crea occupazione fasulla in questo modo, spingendo gli studenti ingenui verso un indebitamento dal quale non riusciranno a liberarsi. E non possono nemmeno andare in default, perché essi stessi, insieme all'eventuale flusso di reddito che genereranno, rappresenteranno il rimborso dei prestiti. Ma in questo modo non si crea un ambiente di mercato in cui domanda e offerta stabiliscono genuinamente quali lavori sono sostenibili e quali no, bensì si concentrano risorse economiche in un settore presumibilmente proficuo senza averne riscontro attraverso le necessità e i desideri degli attori economici.
Non sorprende, quindi, se la maggior parte dei neo-laureati non trova un posto di lavoro nel settore nel quale s'è specializzata. Le spese statali aumentano, quindi, perché i prestiti faticano ad essere ripagati e lo stato deve mantenere pachidermi scolastici incapaci di generare utili da giustificarne l'esistenza. Senza contare coloro che richiedono le indennità di disoccupazione e altri programmi di welfare. Invece le vecchie generazioni rimangono intrappolate nei prestiti per automobili, perché al giorno d'oggi coloro i quali ricevono credito al consumo sono i pensionati o coloro che hanno uno stipendio consistente (o conti bancari consistenti). Il denaro contante è l'unica garanzia accettata. E i genitori sono, in un certo senso, costretti a finanziare i propri figli i quali non riescono a sbarcare il lunario, diventando di conseguenza la garanzia collaterale. Cosa hanno imparato gli americani dal crollo immobiliare del 2008? Sostanzialmente niente. Dopo aver creduto all'illusione dei mutui facili, adesso stanno credendo all'illusione dei prestiti al consumo facili per acquistare automobili, ad esempio.
Negli ultimi 12 mesi le vendite delle concessionarie sono salite di $65 miliardi, ma il totale dei prestiti per automobili è salito di $90 miliardi. Un record di tutti i tempi. Ma la storia vera non è rappresentata tanto dai default a catena che ne conseguiranno, bensì dalle cartolarizzazioni che un sistema bancario affamato di rendimenti ha sfornato per ottenere un segno positivo a fine anno sul proprio bilancio. Inutile sottolineare che questa non è altro che ingegneria finanziaria sotto steroidi che ha replicato non una, ma una miriade di bolle subprime la cui tossicità ora è sparsa in un tutto l'ambiente finanziario. Infatti gli ABS creati attraverso le cartolarizzazioni sono stati venduti come prodotti di "prima classe", ma soprattutto il loro valore si basa principalmente su un flusso costante di pagamenti. Nel caso dei prestiti per automobili, sul ripagamento del prestito acceso.
Ed è questo quello di cui sono fondamentalmente preoccupati i giocatori d'azzardo nel casinò. Con la stampante monetaria USA temporaneamente ferma, i trade all'interno delle bische clandestine quali sono diventati i mercati azionari hanno iniziato a soffrire per una mancanza di liquidità. Come mostrato nella Prima Parte, la pseudo-ripresa economica è avvenuta solamente nel sistema finanziario e ha investito tutte quelle grandi imprese che hanno goduto delle attenzioni dei giocatori d'azzardo. In questo modo hanno avuto a disposizione combustibile altamente incendiario con cui espandere le loro attività su una base apparentemente solida, ma in realtà argillosa. Infatti non hanno minimamente investito in settori come quello della R&S e di conseguenza i multipli di valutazione sfoggiati nei mercati finanziari non erano altro che aria fritta pompata nel casinò mediante l'ingegneria finanziaria.
Hanno offerto i loro bilanci come sacrificio sull'altare della ZIRP. Ora subiscono le conseguenza di una produzione superflua e inutilmente sovrabbondante, cosa che a sua volta deprimerà le spese in conto capitale e abbatterà i profitti. Ma nessuno dei presunti esperti sulla stampa mainstream e sui canali dei media finanziari è riuscito a prevedere tutto questo. Anzi, il loro consiglio ai lettori e telespettatori era quello di affondare con mani e piedi nella retorica "buy the dips". Non hanno una teoria economica sulla quale basare i loro giudizi. Non sanno dove guardare per tracciare l'origine degli attuali guai economici e finanziari. Sono gli stessi che nel 2014 proiettavano per l'anno successivo utili per azione riguardo l'S&P 500 a $137. Poi è arrivato il 2015 e in base alla contabilità GAAP dell'ultimo trimestre dell'anno gli utili per azione dell'S&P 500 si attestavano a $106 per azione. Nel periodo più recente, invece, tale numero è sceso ulteriormente a $90.66 per azione.
La cosa divertente è che questo è un film che abbiamo già visto nel 2007. Mentre gli imbonitori sell-side strombazzavano per il 2008 utili per azione a $120, la contabilità GAAP ha raccontato un'altra storia. Una discesa importante fino al fondo del giugno del 2009 a $7 per azione.
La lezione da apprendere in tutto questo caos pianificato è che in un mercato libero, questa follia non avrebbe avuto luogo. La mancanza di risparmi avrebbe reso impossibile l'espansione abnorme del settore azionario e obbligazionario, facendo subentrare tempo fa una correzione la quale non avrebbe lasciato scampo a tutte quelle entità che avevano commesso errori economici. Il loro posto sarebbe stato preso da entità concorrenti, le quali avrebbero anche acquisito gli asset di quelle entità andate in bancarotta. Ci sarebbe stata una crisi. Ma sarebbe stata proporzionale alla quantità d'errori commessi, ciò significa che molto probabilmente sarebbe durata poco data l'inesistenza d'istituzioni centrali in grado di mettere i bastoni tra le ruote alla crisi correttiva. Abbiamo visto questo "film" durante la depressione del 1920-1921.
Soprattutto, non ci sarebbe stato spazio per deformità economiche simili:
Se non fosse stato per la carovana delle stampanti monetarie mondiali, a quest'ora staremmo parlando di un'altra storia. Molto simile a quella degli anni '70. Infatti gli USA avrebbero sperimentato un'inflazione dei prezzi "vecchio stile" a seguito dell'incredibile quantità di credito sfornato dalla banca centrale, invece sono stati salvati dalla grande offerta d'acquisto alimentata dalla PBOC, la quale ha sequestrato nei suoi caveau pile e pile di IOUSA. Non si trattava di solidarietà, bensì della volontà dei suzerain cinesi di seguire alla lettera la teoria mercantilistica, ovvero, svalutare la propria valuta comprando pattume obbligazionario USA in modo da favorire il proprio settore dell'export.
Ovviamente tale stato di cose non sarebbe potuto andare avanti per sempre, perché l'espansione monetaria interna ha innescato una baldoria di credito che ha alimentato la più grande bolla immobiliare della storia e un gigantesco boom d'investimenti. L'afflusso di hot money dall'estero, in tal frangente, ha dato l'illusione che l'economia cinese fosse un miracolo economico. In realtà era una questione di tempo prima che il castello di carte cinese iniziasse a barcollare pericolosamente. E lo sgonfiamento delle riserve di valuta estera ne è la prova.
Una volta che la macchina del credito in Cina e nel resto dei paesi emergenti si fermerà del tutto, quelle riserve torneranno nei rispettivi paesi d'emissione andando a caccia di troppo pochi beni. Alla fine le banche centrali otterranno quello che finora hanno disperatamente cercato.
DISPERAZIONE
Nel frattempo continuano ad implementare "più della stessa cosa" che finora ha fallito. Come abbiamo visto nella Prima Parte di questo saggio, la BCE è scesa mani e piedi nella terra della NIRP. Ciononostante, gli individui stanno lentamente dirigendosi ai bordi del campo da gioco, preferendo il buon vecchio contante agli asset finanziari. Questa protezione è efficace in questo contesto, perché il denaro contante in possesso degli attori di mercato elimina l'effetto dei tassi negativi. È per questo che al giorno d'oggi la guerra al denaro contante da parte dello stato e del settore bancario si sta intensificando. Quando i vostri depositi sono sotto forma elettronica, non avete il controllo dei vostri possedimenti. Entità quali lo stato sopravvivono grazie alla sottrazione di risorse economiche dal resto della società. Al giorno d'oggi in tutto il mondo esistono circa $7,000 miliardi di bond statali tradati a rendimenti negativi. In un ambiente finanziario affamato di rendimenti decenti, dove le banche centrali possono prendere risorse per comprare e sovvenzionare simili follie?
Il settore bancario centrale insieme allo stato sta mettendo in atto pratiche al limite della disperazione. Infatti la costante digitalizzazione del mercato insieme ai tassi negativi non farebbe altro che rosicchiare lentamente i depositi degli attori di mercato. Ad esempio, se a gennaio il vostro conto è di €10,000, con i tassi negativi a febbraio arriverà a €9,900. Non solo i tassi negativi trasferiscono risparmi alle banche affinché possano mettere una toppa agli azzardi morali del passato, ma permettono loro di continuare a comprare debito statale. Inutile sottolineare come la scomparsa del contante significhi anche una diminuzione della privacy. Parafrasando Hayek, siamo sulla via verso una nuova schiavitù.
Ma questa è solo la metà della storia. L'altra metà, invece, ci racconta che nessuna di quelle persone con una certa familiarità con la storia e la logica, può credere per un solo nanosecondo che un tale sistema economico e finanziario sia sostenibile. Né è possibile credere che una gigantesca monetizzazione dei debiti mediante le stampanti monetarie, un ambiente economico pervaso da tassi negativi (reali e nominali) e il lento deragliamento verso un'economia di comando, possano avere un esito diverso da una catastrofe economica e finanziaria.
Voglio dire, basta guardare il Giappone. Questa è una colonia di pensionati la cui forza lavoro si restringe ogni mese che passa, i deficit statali superano il 40% delle spese e il debito pubblico è un macigno indistruttibile. Ciononostante il decennale giapponese rende ora 6 miseri punti base, e la recente campagna monetaria da "ritardati totali" infliggerà l'ennesimo colpo incapacitante ai risparmiatori giapponesi.
L'Abenomics, in realtà, altro non era che un piano per gettare nella pattumiera delle valute fallite lo yen, perché questo tipo di strategia politica serve solo a far guadagnare tempo ai pianificatori monetari centrali. Non è di certo la loro soluzione definitiva. Ma una volta che hanno scelto la china scivolosa dell'interventismo progressivo, hanno implicitamente acconsentito a finire in un'economia di comando. Cos'è, ad esempio, il "whatever it takes" di Draghi? Lo stesso discorso è valido per la scelta della NIRP da parte di Kuroda. Infatti questa scelta può fornire un po' di respiro all'economia giapponese, ma si tratta lo stesso di un palliativo. Voglio dire, come si può pensare che i giapponesi non si siano assicurati una Hiroshima finanziaria dopo che la BOJ ha iniziato a sequestrare nel proprio bilancio ogni asset che si muoveva nei mercati azionari e obbligazionari?
E nemmeno la scusa della deflazione era valida per giustificare l'assurda politica monetaria intrapresa dalla BOJ.
Come sottolineato nella Parte Prima di questo saggio, non esiste affatto una cifra numerica magica legata all'inflazione dei prezzi, grazie alla quale l'economia può crescere indisturbata. È retorica delle banche centrali per giustificare la loro intrusione nei mercati finanziari e adempiere al loro ruolo di cartello. E dopo i recenti bagni di sangue nell'indice Nikkei e in quelli dei PIIGS, anche i media maisntream stanno iniziando a porsi delle domande. Questo estratto dal WSJ va dritto al punto:
Le politiche non convenzionali in Giappone e in Europa sono la prova che le banche centrali non possono evocare una crescita economica, la quale ha bisogno di riforme strutturali affinché le risorse economiche possano trovare usi produttivi migliori. La vecchia analogia "push on a string" è tuttora valida. Se le compagnie non riescono a trovare investimenti promettenti, la creazione del credito rimarrà ferma, non importa quanto a buon mercato possa essere.
In poche parole, le banche centrali sono a corto di polvere da sparo. Due decenni di espansione monetaria senza controllo hanno condotto il Giappone e il resto del mondo in una condizione di picco del debito, mentre negli ultimi 8 anni hanno scatenato un mostro inflazionistico feroce nel settore finanziario. Esclusi i bilanci delle famiglie della classe media e quelli delle piccole/medie imprese già saturi di debiti, sono state le grandi aziende che hanno offerto i loro bilanci affinché venissero saturati di debiti. L'effetto ricchezza che ne è scaturito è stato temporaneo ed ora i nodi stanno venendo al pettine. Infatti i bilanci da saturare non ci sono più, e la trasmissione della politica monetaria è definitivamente interrotta.
Questo significa che la recessione deflazionistica incombente, che sgonfierà una bolla del credito da $225,000 miliardi, metterà a nudo l'impotenza delle banche centrali nel fomentare ancora una volta una crescita artificiale. Di conseguenza, con la caduta della presunta onniscienza delle banche centrali, cadranno a loro volta anche tutte quelle illusioni che hanno sostenuto i mercati fino ad oggi. In particolare, tutti quei multipli di valutazione nei mercati azionari. La correzione più pesante, però, avverrà nei mercati obbligazionari statali. Come possiamo vedere dal grafico qui sotto, circa $6,000 miliardi di bond statali sono tradati a rendimenti negativi.
PROTEZIONE
Quando alla fine il bluff viene scoperto, i giocatori fanno "call" e mettono alle strette il presunto giocatore furbo. Le forze di mercato hanno fatto "call" alle strategie delle banche centrali, le quali negli ultimi 8 anni si sono dimostrate fallimentari una dietro l'altra. Potreste pensare che io sia "di parte", ma ecco alcune prove dagli stessi banchieri centrali:
Dati gli attuali livelli di pazzia monetaria e fiscale, anche l'economia più ampia sta realizzando lentamente che le banche centrali si stanno spingendo troppo oltre con le loro politiche. Di conseguenza non sorprende se l'andamento dell'oro spot sia tornato a salire. Anche in considerazione dei recenti sviluppi all'interno del COMEX, dove il registered gold è ai minimi storici e ad oggi esistono 542 contratti cartacei ogni oncia d'oro. Ci sarà da divertirsi quando tutti coloro che ritengono l'eligible gold tanto affidabile quanto il registered, scopriranno che i caveau delle banche centrali e commerciali occidentali sono praticamente vuoti. Sin dal 2000 l'oro è andato da ovest a est, ovvero, dagli stati occidentali a quelli orientali (soprattutto Cina, Russia, India e Turchia). Faranno la figura degli sciocchi. Diventeranno degli zimbelli come Gordon Brown, il quale poco prima del rally dell'oro d'inizio secolo, vendette gran parte delle riserve della nazione. Coincidenza delle coincidenze, poi, ultimamente il Canada ha fatto la stessa cosa.
L'oro, quindi, non è altro che il proverbiale canarino nella miniera. C'era chi lo dava "per morto". Questa gente non capisce causa ed effetto in economia. Non ha una teoria per analizzare i mercati. Si basano sulle azioni di prezzo che appaiono sui monitor e procedono a formulare le loro conclusioni di conseguenza. Ignorano i trend sottostanti. Ignorano il trend dell'azione umana:
- Investors 'go bananas' for gold bars as global stock markets tumble;
- "Unprecedented Demand" - US Mint Sells Nearly As Much Gold On First Day Of 2016 As All Of January 2015.
Poi ci sono i pazzi, come Martin Wolf, che predicano l'avvento dell'elicottero carico di soldi da sganciare sulla popolazione. Potete immaginare come andrà a finire. Non fatevi trovare impreparati.
CONCLUSIONE
Quando Mises scrisse Planned Chaos negli anni '50, aveva in mente il destino che avrebbe atteso la cosiddetta "economia mista". Un lento scivolamento verso il caos pianificato culminante con un'economia di comando, la quale non sarebbe sopravvissuta alle prove del libero mercato. Non era chiromanzia o chiaroveggenza. Era l'inevitabilità di un sistema basato sul costante offuscamento di quei segnali che avrebbero garantito una prosperità economica in accordo con i desideri degli attori di mercato.
L'analisi presentata in questo saggio delle varie economie mondiali, vuole fornire la prova di tale deriva e permettere al lettore di comprendere laddove hanno avuto origine i guai economici e finanziari. Ora, ancora una volta, sapete come e perché. È tempo, quindi, di "pianificare" la mossa successiva. Esiste una raccolta di saggi di von Mises intitolata, Planning for Freedom. In essa vengono tracciate le linee guida per non cadere preda del caos pianificato e camminare lungo un sentiero affine alla libertà individuale.
È questo il nostro compito ora. Ovvero, il compito degli amanti della libertà è quello di rappresentare una guida per tutti coloro che, assistendo al lento sgretolamento del sistema economico interventista, cercheranno una spiegazione a tale dipartita. Il keynesismo, teoria economica dominante, finirà sul banco degli imputati. Stavolta non la passerà liscia. Il tempo dei free ride si sta esaurendo.
Io, nel mio piccolo, ho cercato di fornire suddette linee guida scrivendo dapprima un libro di facile accessibilità per chi non conoscesse la Scuola Austriaca, e poi traducendone un altro per approfondire le meccaniche alla base di tale scuola di pensiero economica. Il messaggio di fondo è chiaro: "Non rubare, altrimenti ci saranno sanzioni negative inevitabili." Le banche centrali hanno avuto la presunzione d'essere riuscite ad evitarle; keynesiani e monetaristi hanno appoggiato questa illusione. Ma tutte le distorsioni economiche che si sono accumulate sino ad ora, sono troppo ingombranti per essere ignorate. Stanno trascinando a fondo la presunta onniscienza delle banche centrali e il feticismo dei macroeconomisti per i modelli matematici. Crisi dopo crisi non avranno modo di spiegare cosa sta accadendo, e tutte le loro "ricette" non saranno altro che un buco nell'acqua.
Gli Austriaci sono stati chiari fin dall'inizio, poiché comprendono l'origine dei problemi: l'intromissione statale negli affari economici attraverso la banca centrale. Crisi dopo crisi avremo modo di ribadire questo concetto cruciale.
L'altro ieri sul WSJ c'era la notizia riguardante la guerra finanziaria tra Russia e Stati Uniti, dove questi ultimi avrebbero suggerito a Europa e altri mercati di non comprare le obbligazioni russe. Ieri, invece, nessuna autorità dello zio Sam ha fiatato sul casino finanziario che la Cina vorrebbe aggiungere a quello esistente. Ovvero, cartolarizzare cataste di prestiti non performanti e trasformarli in ABS presumibilmente d'alta qualità. Nei mercati di oggi, affamati di rendimenti decenti a causa della ZIRP e della NIRP, questa sarebbe l'ennesima scusa per prolungare un po' di più gli spasmi del "toro morente".
RispondiEliminaLa Cina è un incidente annunciato che non hai mai avuto nulla di stabile o sostenibile, la cui economia è andata avanti a botte di sfogliate di denaro fiat uscite dalla stampante della PBOC e, di conseguenza, a bolle incendiarie in quasi ogni settore industriale. Per non parlare dell'aumento mastodontico del suo debito pubblico del 30X, da $500 miliardi negli anni '90 ai $30,000 miliardi di oggi. Ora però Pechino sta navigando in capacità in eccesso che sta facendo stramazzare al terreno qualsiasi industria sul suolo cinese, soprattutto i loro profitti, creando un circolo vizioso di prestiti non performanti e la necessità d'ulteriore credito per cercare di portare avanti investimenti palesemente improduttivi. E indovinate un po'? Rispetto a gennaio dell'anno scorso i prestiti alle imprese sono aumentati del 73%!
Ah, certo, anche il settore pubblico non è da meno con i cosiddetti "veicoli di finanziamento dei governi locali" che hanno ricevuto a cascata il credito fuoriuscito dalla stampante della PBOC per portare alle stelle il valore di terreni e scaraventare la forza lavoro che un tempo lavorava nelle risaie nelle industrie cinesi esportatrici. E se non fosse per il settore bancario ombra della Cina, questi veicoli finanziari sarebbero esplosi già da un pezzo. Ma come per tutti gli altri, vale la stessa cosa: calciare il barattolo lo renderà semplicemente più difficile da calciare in futuro.
Finirà male.