Bibliografia

venerdì 29 gennaio 2016

Un sistema basato sul furto e sulla frode dev'essere terminato





di Francesco Simoncelli


L'ultima barriera che separa il controllo dello stato sulle vite degli individui e un duro risveglio per quanto riguarda le condizioni economiche/finanziarie, è quella rappresentata dal sistema pensionistico. La maggior parte delle persone continuerà a stare al gioco, continuerà a subire le angherie fiscali e burocratiche dello stato, continuerà a subire i furti delle banche centrali, finché gli accrediti della pensione arriveranno puntuali ogni inizio mese. In fin dei conti non è quello che succede in ogni schema di Ponzi? Nessuno vuole fare la figura dello sciocco, quindi resterà al gioco finché riuscirà ad incassare quanto più possibile e abbandonare il tavolo da gioco. I primi pensionati sono stati i vincitori. Quelli già morti sono stati vincitori. La generazione attuale, a cui fa parte anche il sottoscritto, farà parte degli sconfitti. Lo stesso discorso vale per tutti coloro che fanno affidamento sul welfare state per sopravvivere. È insostenibile. È stata una situazione insostenibile sin da quando è stata avviata per la prima volta. Quello a cui assistiamo ora è un lento deterioramento.

Non è una sorpresa quindi leggere una notizia simile. Una delle tesi che spesso sentiamo ripetere recita che i ricchi, in realtà, non hanno bisogno della pensione. Può benissimo essere tagliata, poiché non hanno bisogno di ulteriore denaro. In questo modo verrebbero rimpolpate le pensioni più basse. Inutile dire che questo sarebbe puro e semplice furto. È un default palese nei confronti di quelle persone che hanno versato enormi contributi durante la loro carriera lavorativa. Infatti la realtà dei fatti ci dice che i contributi non riescono più a sostenere il bilancio on-budget del fondo adibito al pagamento delle pensioni. Ormai è un fiume d'inchiostro rosso. Per non parlare delle passività off-budget che nemmeno vengono prese in considerazione. Questo significa che al diminuire dei contributi e della popolazione pagante, dovranno essere venduti IOU del governo (di cui è pieno il fondo delle pensioni) e questo, a sua volta, significa che lo stato dovrà accendere ulteriori prestiti per compensare questa situazione.

Può permettersi una cosa del genere l'Italia? Non credo proprio. Già quest'anno verrà aumentato il deficit di bilancio per compensare il rinvio delle clausole di stabilità, figuriamoci compensare scompensi a livello previdenziale e pensionistico. È chiaro che questa storia può finire solo in due modi: o default palese per le pensioni, o raid nei fondi pensione finché gli elettori non staccheranno la spina. In un modo o nell'altro l'era della pianificazione centrale sperimenterà un brusco risveglio.



MANCATE RIVALUTAZIONI

Parecchie persone sanno cos'è uno schema di Ponzi, ovvero, uno schema all'interno del quale a fronte di pagamenti esorbitanti coloro che vi entrano per primi vengono pagati coi soldi di coloro che entrano successivamente. Finché ci sono polli da spennare, il gioco può andare avanti. Nel settore privato abbiamo visto molti esempi riconducibili a questo tipo di schema, da Bernie Madoff al nostrano Gianfranco Lande. Tutti gli schemi di Ponzi, oltre ad una componente finanziaria, contengono una componente psicologica. Cioè, coloro che vi finiscono dentro non danno retta ai cosiddetti "messaggeri" che intendono far vedere loro la natura dell'investimento in cui si sono andati ad immischiare. Anzi spesso viene attaccato. Perché? Perché fondamentalmente le persone odiano fare la figura degli sciocchi. In uno schema di Ponzi le persone che se ne rendono conto vogliono evitare di fare la figura degli sciocchi cercando di racimolare quanto più denaro possibile prima di uscirne.

Non solo. Anche l'ideatore cade preda delle proprie menzogne. Crede che riuscirà sempre a trovare un pollo più pollo di quello precedente in modo da poter continuare ad ottenere un free ride. La storia si conclude sempre con una sentenza di tribunale e l'incarceramento dell'ideatore. Non scappa mai col bottino. Ai suoi occhi è più attraente vivere al massimo col minimo sforzo. Al di là di ciò, gli schemi di Ponzi privati si concludono sempre con truffati e imprigionati.

Le pensioni, invece, sono uno schema di Ponzi forzoso. Ovvero, lo stato costringe gli individui a contribuire ad uno schema truffaldino, spacciandosi per un agenzia assicurative il cui unico interesse è il benessere futuro del contribuente. Le cose, in realtà, non stanno così. Innanzitutto non ci sono abbastanza persone che pagano i contributi in entrata per pagare le prestazioni in uscita. Non solo questo fatto è riconducibile ad una componente demografica in diminuzione, ma anche alla qualità dei lavori, i quali, a causa delle continue ingerenze statali all'interno dell'ambiente economico, si sono spostati sempre di più verso il part-time. Le politiche fiscali e burocratiche hanno progressivamente annientato i lavori da capofamiglia, alimentando l'emersione di boom economici fasulli che non hanno fatto altro che creare posti di lavoro fasulli i quali sono stati inevitabilmente liquidati al momento del bust. Ma gli errori economici si sono accumulati, poiché le succursali degli stati, le banche centrali, sono intervenute per prevenire le salutari correzioni. Questo ha inficiato il calcolo economico degli imprenditori, i quali hanno trovato più difficile soddisfare una sana domanda di mercato e si sono visti oscurare segnali genuini di mercato. L'economia di Main Street ne sta risentendo.

Non solo questo abbassa la qualità di vita di Main Street, ma lo costringe anche ad intaccare i propri risparmi per sopravvivere. I meno fortunati si affidano all'elemosina statale del welfare state. Questo significa più spese per lo stato. Questo significa più deficit per lo stato. Questo significa più tasse per i contribuenti e pagamenti inferiori. Infatti, come riportato nel link precedente, non è un caso che quest'anno gli adeguamenti per alcune pensioni non sono scattati. Poiché l'inflazione ha fatto registrare dati numerici molto bassi, gli stati hanno deciso che non era necessario far scattare suddetti adeguamenti. Inutile ricordare che l'aggregato dei prezzi attraverso il quale viene riportato il numero dell'inflazione dei prezzi, pecca di mal aggiustamenti e sottostime radicali che ne inficiano la validità. Vi basta guardare ai prezzi relativi per giudicare voi stessi: i prezzi delle utilità aumentano, quelli della sanità aumentano, i costi della scuola aumentano, i costi degli affitti aumentano, le tasse aumentano, la burocrazia diventa sempre più opprimente, ecc. Di conseguenza i mancati aggiustamenti rappresentano un mini-default del sistema pensionistico, perché significa rompere la promessa dell'adeguamento delle pensioni all'inflazione reale. E' per questo motivo che, ad esempio, si sente spesso parlare di pensionati che faticano ad arrivare alla fine del mese.

Quindi, oltre ad essere uno schema di Ponzi forzoso, non rappresenta neanche un'assicurazione per il benessere futuro. I beneficiari, infatti, non possono recriminare alcuna rivendicazione sui versamenti affidati allo stato e il fondo che si presume debba erogare le prestazioni non è altro che un'enorme stanza piena di bond statali. Ovvero, non esiste alcun conto bancario col vostro nome sopra che si suppone contenga il totale di quanto avete versato. Il vostro denaro è già stato speso da un bel pezzo. Ma questo non accade solo in Italia, anche nel resto del mondo e soprattutto negli Stati Uniti. Gli adeguamenti negli USA sono chiamati COLA e visto che l'IPC era dell'1.5% su base annua, neanche lo zio Sam li ha concessi. Questo significa che la FED può falsificare denaro per comprare (direttamente o indirettamente) il debito dello zio Sam, e le banche commerciali che ricevono le nuove riserve si rifiutano di concedere nuovi prestiti. Questo ha fatto collassare il tasso di velocità di M1, abbassando i rischi legati a questa folle politica di stampa di denaro. Oltre al mercato obbligazionario statale, viene sovvenzionato anche il mercato dei mutui grazie alla FED che acquista MBA da società fallite come Fannie/Freddie.

I politici, quindi, ottengono un free ride. Gli elettori ottengono un free ride sui mutui. A meno che di fronte alla prossima recessione la FED non inverta la sua politica monetaria, il percorso di normalizzazione dei tassi innescherà un nuovo bust. Questo non piacerà né agli elettori né ai politici. Il motto della FED è questo: "Non agitare le acque." E' per questo che abbiamo visto solo un misero aumento di 25 punti base nei fondi federali. La FED s'è limitata ad assecondare i fallimenti emersi sin dall'estate scorsa nel settore dell'olio di scisto, e l'ha fatto aumentando lievemente il tasso nei mercati monetari. Finché la FED continuerà a far fluire denaro gratuito nelle casse di Washington non ci saranno problemi, ovvero, continuare a re-investire i proventi dei suoi investimenti (la maggior parte bond del Tesoro USA). Grazie alle banche commerciali la maggior parte del denaro creato dalla FED è rimasto parcheggiato nelle riserve in eccesso e grazie alla gigantesca bolla dell'olio di scisto alimentata dal boom del credito abilitato dalle principali banche centrali del mondo negli ultimi venti anni, l'offerta di petrolio è ai massimi contribuendo ad abbassare il prezzo di molti prodotti necessari agli individui.

Quindi, con l'aggregato dei prezzi pressoché stabile e niente adeguamenti per le pensioni, i pensionati devono imparare a vivere con meno. I loro conti bancari non fruttano niente. Non ottengono incrementi nelle loro pensioni. Così sono costretti ad intaccare i loro risparmi. Diversamente dallo stato, i pensionati non dispongono di un flusso di denaro virtualmente infinito sgorgante dalla FED.



SPENNARE LENTAMENTE ED INESORABILMENTE LA POPOLAZIONE

In questo frangente la domanda di denaro è ai massimi livelli, poiché l'incertezza all'interno dell'ambiente di mercato non può essere contrastata attraverso un calcolo economico quanto più preciso possibile a causa di segnali di mercato distorti. La politica economica della ZIRP ha annientato anche la più flebile delle possibilità di vedere un price discovery onesto, costringendo gli attori di mercato a finire sempre più spesso in errore. Non solo, ma negli ultimi 30 anni la popolazione ha creduto nel mito che una crescita economica poteva solamente avvenire attraverso un'espansione del credito. Il mondo ormai è dipendente dal credito. Ne è stato offerto così tanto sino ad ora che non se ne può fare più a meno. Le statistiche sono realizzate in funzione di tale espansione ed è per questo che la propaganda martellante mainstream continua a lamentarsi affinché le banche concedano più prestiti.

In realtà, Main Street è tornata a vivere seguendo quel saggio adagio che suggerisce agli individui di non spendere oltre i propri mezzi. La baldoria del credito facile all'inizio di questo secolo ha fatto credere all'uomo comune di poter raggiungere la luna se fosse entrato nelle bische clandestine dei mercati azionari e se avesse fatto bagordi con l'ingegneria finanziaria (es. MEW). Quegli azzardi ancora pesano sulle spalle degli individui, i quali sono tornati a spendere solo quello che incassano attraverso il loro lavoro. Ci sono debiti da ripagare. Accendere nuovi prestiti non è nelle loro priorità.




Di conseguenza il canale della trasmissione della politica monetaria a Main Steet è rotto. Ora questa gente è costretta a vivere di espedienti, ricorrendo spesso e volentieri al part-time e andando in affitto. In poche parole, sta affrontando un percorso di deleveraging dagli eccessi del passato. Qual è il problema? Le distorsioni delle banche centrali. Infatti Main Street avrebbe potuto benissimo riprendersi dal caos immobiliare di 8 anni fa, avrebbe potuto spazzare via le incertezze riguardo il futuro e avrebbe potuto ricostruire un ambiente economico genuino, se un libero mercato fosse stato lasciato operare in assenza di pastoie centrali. Sarebbe stata eliminata l'obsolescenza e sarebbero stati abbassati tutti quei prezzi gonfiati artificialmente durante il periodo euforico, permettendo l'emersione di nuove realtà in grado sobbarcarsi l'onere di migliorare gli standard di vita e il benessere degli attori di mercato. E' un processo che avrebbe richiesto tempo. Gli aggiustamenti avrebbero richiesto tanto tempo quanto sarebbero stati gli errori da cancellare. Sin dal fondo della recessione nel 2009, il vigore capitalistico di Main Street c'ha provato ma le banche centrali hanno messo i bastoni tra le ruote a tale processo, salvaguardando quelle entità protette dal loro cartello e permettendoli di scaricare i loro errori sulla collettività.

Infatti il manifesto di questa sconsideratezza sono le cosiddette riserve in eccesso parcheggiate presso le banche centrali, le quali hanno permesso la sopravvivenza artificiale di quelle entità che ne sono entrate in possesso e hanno impedito a realtà concorrenti di prendere il loro posto. Dopo il 2008, infatti, le balle di Bernanke circa una nuova depressione erano tutte infondate. Gli Stati Uniti non sono più l'economia industrializzata degli anni '30, il mondo intero non dipende più dalle loro esportazioni. Sin da allora la de-industrializzazione ha eroso la manifattura statunitense, lasciando il paese in balia del settore dei servizi. Tale settore, non avendo scorte da smaltire, subisce correzioni rapide e repentine e di certo non scaraventa una nazione in depressione. In pericolo, in realtà, c'erano entità nel mondo finanziario sistematicamente preziose per la pianificazione centrale. Non solo statunitense. Stiamo parlando a livello mondiale. Al giorno d'oggi i mercati finanziari sono un abnorme pila di cartaccia e numeri digitali dove più nessuno sa cosa è di chi e chi possiede cosa. Il risultato dell'azzardo morale degli ultimi 30 anni è proprio questo. E il sistema finanziario è estremamente vulnerabile, questo Bernanke lo sapeva bene, di conseguenza è intervenuto per far rimanere a galla istituti di credito e assicurativi che avrebbero potuto scatenare un pandemonio a livello globale.

Ciò non avrebbe riguardato solo le banche commerciali, ad esempio, ma anche gli stati e in ultima istanza le banche centrali stesse. Per questo motivo sono state messe in campo misure di politica monetaria e fiscale senza precedenti. Qui finiamo di diritto nella categoria "A cosa stavano pensando mentre lo facevano", perché in tal modo le banche centrali hanno piantato i semi della loro futura disfatta. Infatti, sebbene la maggior parte del denaro di nuova creazione sia rimasto intrappolato nelle riserve in eccesso, esso è servito come garanzia collaterale per mostrare ai mercati la presenza di liquidità in caso di margin call. Una mossa atta semplicemente a riportare fiducia nei mercati e tentare gli speculatori/investitori con denaro facile. Inutile dire come i carry trade e i front-running siano corsi veloci negli ultimi 5 anni, garantendo guadagni inattesi a tutta una serie di giocatori d'azzardo che hanno approfittato della "generosità" della FED e della BCE.

Non solo, ma la promessa dei presidenti delle banche centrali di fornire tanta liquidità quanto la situazione avrebbe ritenuto opportuno, ha creato una gigantesca offerta d'acquisto per quei titoli che sarebbero finiti nel bilancio delle banche centrali: obbligazioni statali e ABS. I prezzi di questo pattume finanziario sono schizzati alle stelle, inficiandone però i rendimenti. Sulle spalle di questa espansione del credito nei recinti finanziari, quegli zombie tenuti in vita artificialmente dalla manna monetaria delle banche centrali hanno "ampliato i loro orizzonti" iniziando a tradare nuovi asset spinti dalla fame di rendimenti alimentata dal debito a buon mercato e dalla ZIRP. Ovvero, hanno trasformato i mercati azionari di tutto il mondo in enormi bische clandestine, permettendo alle grandi aziende di guadagnare prestigio a livello economico. Ciò ha permesso loro di poter accendere nuovi prestiti portando come garanzia il loro rinnovato vigore a livello finanziario.




L'espansione del credito da parte delle banche centrali, quindi, oltre ad interessare il settore bancario commerciale e assicurativo, s'è esteso anche al settore delle grandi aziende. E dove è stata riallocata questa montagna di credito? Ma nell'ingegneria finanziaria, ovviamente, togliendo linfa vitale alla R&S e ad una conduzione aziendale in linea col sentimento del mercato. Infatti è stato proprio quest'ultimo punto l'anello mancante nella prosperità di queste aziende, perché ciò che loro sfornavano non aveva affatto una domanda di mercato genuina. Anzi, non ne aveva affatto! Di conseguenza la triade della crescita economica (avanzamento tecnologico, conoscenze, innovazione) ha lasciato il posto ad una crescita basata su falsi segnali, inondando gli azionisti con enormi guadagni inattesi e gonfiando il valore delle aziende attraverso riacquisti d'azioni proprie, fusioni & acquisizioni e LBO vari.





Nel frattempo la domanda associata a questo tipo di prestiti e alla presunta crescita economica è stata di un misero 6% del totale dei prestiti. Di conseguenza non sorprende se, a causa della fame di rendimenti scatenata dalla ZIRP e dalla riluttanza di famiglie e piccole/medie imprese ad accendere nuovi prestiti, i depositi bancari e postali ormai non pagano quasi niente. Inutile ricordare come questo significhi solamente che stiamo raggiungendo il punto di saturazione. Infatti viene da chiedersi fin dove saranno disposti a spingersi i banchieri centrali per sostenere lo status quo e fino a quando gli individui saranno disposti ad ingoiare il rospo. Per quest'ultima domanda sarebbe interessante ottenere una risposta dagli svizzeri, ad esempio, poiché la loro banca centrale sta letteralmente seguendo fin nell'oblio la politica monetaria allentata dello zio Mario, portando dapprima i tassi d'interesse di riferimento sotto lo zero e ora estendendo questa follia anche ai depositanti. Ma le campagne di QE comportano molti rischi, uno tra i più importanti è quello di una bancarotta della banca centrale stessa. Leggiamo da un documento della RBS:

Qual è il fine partita per il QE? Bilanci delle banche centrali più grandi del PIL, potenziali perdite o addirittura capitale proprio negativo. Grandi bilanci possono esporre le banche centrali a pesanti perdite. La BNS, ad esempio, ha perso CHF52 miliardi, o il 60% del patrimonio netto, nei primi sei mesi dell'anno dati i movimenti FX sfavorevoli e le diminuzioni dei prezzi nei suoi titoli obbligazionari/azionari. Come vedremo più avanti, in passato ci sono anche altre banche centrali che hanno accumulato perdite e si sono ritrovate un patrimonio netto negativo, tra cui quella del Cile, della Repubblica Ceca, del Costa Rica e della Giamaica. In teoria, le banche centrali possono assumersi le perdite e vivere con un patrimonio netto negativo, come suggerito da vice-presidente della BNS Thomas Jordan nel 2011. L'esempio della Repubblica Ceca mostra anche che le banche centrali possono talvolta risolvere una situazione di patrimonio netto negativo attraverso i rendimenti degli investimenti. Tuttavia, come suggerito dalla BCE, il capitale negativo può limitare l'indipendenza delle banche centrali. Un documento della BRI sostiene inoltre che le perdite significative potrebbero indebolire la loro credibilità, la quale è già in declino.

Secondo la BCE le banche centrali potrebbero operare con un patrimonio netto negativo, ma col rischio di pregiudicare "la credibilità della [...] politica monetaria". La banca centrale cilena e ceca sono esempi di banche centrali che hanno operato con patrimonio netto negativo per un periodo di tempo prolungato (per quanto riguarda il Cile quasi ininterrottamente sin dal 1982). Tuttavia, mentre la banca centrale ceca ha ridotto il suo patrimonio netto negativo grazie a buoni investimenti azionari, la banca centrale del Cile ha ricevuto due ricapitalizzazioni da parte del governo. Questa dipendenza dal governo mette in discussione l'indipendenza delle banche centrali.

Capitale negativo ostacolerebbe la capacità delle banche centrali di soddisfare i loro obiettivi monetari. La banca centrale del Costa Rica ha sofferto di perdite per quasi 20 anni consecutivi, e alla fine del 2000 il suo bilancio aveva un saldo negativo di capitale. Per timore della sua sostenibilità di bilancio, la banca centrale ha scelto di non abbassare il suo obiettivo d'inflazione. La Giamaica è un altro esempio. Le stime mostrano che nel 1991 aveva un patrimonio netto negativo pari a $1.5 miliardi. Grandi perdite limitavano gli strumenti a disposizione della banca. Come risultato, il paese è entrato in una fase d'iperinflazione dove l'IPC è salito oltre l'80%.

Preoccupazioni riguardo a possibili perdite potrebbero anche limitare la flessibilità della politica delle banche centrali. Secondo un documento del FMI, il mercato ha messo in dubbio la capacità della banca centrale del Giappone di continuare ad acquistare debito pubblico poiché potrebbe incorrere in perdite in conto capitale sostanziali. Secondo suddetto documento, a causa di queste preoccupazioni, la politica monetaria non ha avuto l'effetto desiderato e non è riuscita a portare i tassi d'interesse ai livelli desiderati. A gennaio 2015, la BNS ha sorpreso i mercati ponendo fine al suo programma d'acquisto di euro a causa di problemi con la svalutazione della moneta europea. Ma questo cambiamento nella politica monetaria, che ha causato un rafforzamento del franco svizzero, ha anche danneggiato le esportazioni svizzere (-3.8% anno/anno a settembre).



Quindi, lontano dal poter risolvere un problema di capitale negativo arroventando semplicemente la stampante monetaria, le banche centrali in una situazione simile o potrebbero perdere la loro indipendenza e la politica monetaria finire sotto il controllo dello stato, o forzate a prendere decisioni che altrimenti non avrebbero preso, oppure perdere la credibilità di fronte ai mercati. Ovviamente, più una banca centrale otterrà attenzioni, più nel dettaglio sarà passato al vaglio il suo bilancio. Per non parlare del tipo di asset presenti per la maggiore nel suo bilancio, ovvero, i bond del Tesoro del relativo paese. Cosa succederebbe se si trovasse ad operare con capitale negativo e finalmente si realizzerebbe che in realtà "l'imperatore è nudo"? Le uscite sarebbero prese d'assalto e investitori/speculatori farebbero a gara a chi spingerebbe più furiosamente il pulsante "vendere". E quali altre entità hanno nei loro bilanci una caterva di IOU statali? Esatto, cari lettori, i fondi pensione.



IL GRANDE DEFAULT

Ma nel mondo dell'informazione troverete sempre qualcuno disposto a spiegarvi come mai il sistema pensionistico è solido e performante. Qualcuno sarà sempre disposto a mostrare "prove" attraverso le quali cercherà di convincervi che le pensioni saranno lì ad aspettarvi quando raggiungerete l'età giusta per abbandonare il mondo del lavoro. Qual è questa età? Oggi è una, ma domani potrebbe essere un'altra. Questo significa rompere le promesse. Questo significa che il sistema che si gestisce è in default. Ma agli apologeti del sistema pensionistico attuale non interessa. Due sono le cose: o questi tipi sono dei bugiardi, o sono ignoranti dal punto di vista economico. Non esiste una terza opzione. Al limite potrebbero affermare che avrà problemi contabili, ma solo in un futuro lontano da adesso. Richiederanno interventi statali nell'immediato affinché in futuro non si debba affrontare difficoltà. Ma lo stato non fa niente. Ogni volta che leggete inviti simili nei confronti dello stato, potete star certi che si tratta di un esercizio futile e fuorviante.

Perché? Perché il sistema pensionistico è in bancarotta ora. In realtà lo è sempre stato, sin da quando è stato messo in atto la prima volta. Ma dal punto di vista dell'intellighenzia mainstream affermare ciò significherebbe essere accademicamente maleducati. È esattamente quello che voglio essere io. Se servirà a permettere ai miei lettori di prepararsi adeguatamente, allora sarò accademicamente maleducato. I fondi pensione sono pieni di asset non commerciabili, per la precisione IOU dello stato, quindi qualsiasi discussione sulla solvibilità del sistema pensionistico è essenzialmente una discussione sulla volontà dello stato di pagare gli interessi su questa cartaccia e di rimborsarli al valore nominale in caso di necessità.

Lo stato, però, è un debitore incallito e finanzia le proprie entrate attraverso deficit e tasse. Di conseguenza la solvibilità del sistema pensionistico dipende da tre fattori principali:

  1. volontà e disponibilità dei creditori (tra cui le banche centrali) di prestare denaro allo stato;
  2. volontà e disponibilità dei contribuenti di pagare i contributi;
  3. passività non finanziate.

Quest'ultimo fattore è il più importante, perché la maggior parte delle persone lo ignora completamente. Per gli Stati Uniti, ad esempio, parliamo di circa $222,000 miliardi secondo il professore della Boston University Lawrence Kotlikoff. E questo non è il valore futuro che assumeranno queste passività, si tratta del loro valore attuale. Detto in altro modo, affinché lo zio Sam non vada in bancarotta per i suoi oneri nei confronti dei pensionati, quest'anno dovrebbe avere un surplus pari a $222,000 miliardi da investire nei mercati dei capitali ad un tasso di rendimento almeno del 4% (il governo USA paga il trust fund della previdenza sociale il 4.4%) per i prossimi 75 anni. Con la propensione cronica degli stati per i deficit, non esiste modo che riescano a trovare cifre simili e ottenere rendimenti simili nei mercati di oggi sull'orlo della NIRP. Questo, ovviamente, non riguarda solo gli Stati Uniti ma ogni nazione d'occidente, Italia compresa.

Se ci aggiungete la recessione in cui sono entrati gli Stati Uniti, la stagnazione secolare dell'Europa, la pazzia monetaria del Giappone e la depressione in stile anni '30 a cui si sta affacciando la Cina, potete capire come il Grande Default stia lentamente prendendo forma. Le pensioni rappresentano solo l'ultimo tassello prima del fallimento totale della pianificazione centrale.



CONCLUSIONE

Lo schema di Ponzi forzoso delle pensioni è l'ultimo baluardo che tiene in piedi la pianificazione centrale dell'economia. Coloro che vi fanno parte cercheranno di riprendersi quanti più contributi versati durante i loro anni di lavoro. Di conseguenza sarà una lenta agonia. Boom e bust si susseguiranno, gettando nel panico le economie pianificate ma non sarà questo il fine partita reale. Finché lo stato riuscirà a tenere in piedi l'illusione del sistema pensionistico, riuscirà a tirare fuori dal cappello qualche altro trucco per far sopravvivere l'attuale sistema economico. Questa volta è stato il turno dei mancati adeguamenti all'inflazione delle pensioni. Agli occhi della maggior parte delle persone ciò non equivale ad un default del programma e ad una rottura di una promessa. Questo perché la maggior parte delle persone non sa leggere la proverbiale "scritta sul muro". Ho provveduto a metterla in evidenza per chi non l'avesse notata scrivendo questo lungo saggio sulle pensioni. Potete scaricarlo gratuitamente a questo indirizzo.

Nel frattempo è possibile schermarsi cogliendo le opportunità che offre la mancanza di lungimiranza dei pianificatori centrali. Per il breve termine, infatti, dovreste scommettere su una svalutazione dello yuan, tanto per fare un esempio. In questo modo sarà possibile barcamenarsi in un mondo in cui chi si farà trovare impreparato verrà derubato di tutto. Le pensioni, quindi, sono l'ultimo anello prima del crollo definitivo della pianificazione centrale dell'economia di mercato.

I burocrati non ammetteranno mai che il sistema pensionistico è in bancarotta. Nemmeno i politici. Nemmeno i media mainstream. Ma come definire altrimenti un sistema che non ha attivi in bilancio ed è costretto a pagare i propri conti prendendo costantemente in prestito denaro? Oltre alle tasse insufficienti in entrata, i fondi pensioni sono costretti ad intaccare la loro pila di IOU statali: devono scambiarli e usare il denaro ricevuto per pagare i loro oneri. A meno che non aumentino i contributi in entrata o le prestazioni vengano tagliate, il destino del sistema pensionistico è quello d'andare in default.


5 commenti:

  1. https://www.youtube.com/watch?v=7nuzT3rchPU

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    1. Ciao gdb.

      Richard Fisher è l'equivalente odierno di Richard Heilbroner. Nel 1990 quest'ultimo scrisse un articolo sul New Yorker, After Communism, in cui affermava implicitamente che Mises aveva ragione quando descriveva l'impossibilità di un calcolo economico accurato in un'economia di comando.

      In questa intervista alla CNBC, Fisher afferma implicitamente che gli Austriaci hanno ragione quando incolpano le banche centrali per i cicli di boom bust: "“Abbiamo spronato un enorme rally nel mercato per creare un effetto ricchezza […] ed ora è probabile un periodo di disagio per metabolizzare gli eccessi.”

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  2. Mi associo,limpido,cristallino...come solo la verità universale può essere...GRAZIE!!!!

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