Bibliografia

venerdì 22 gennaio 2016

Non abbiamo nulla di cui aver paura, ad eccezione dei politici venditori di paure

Ricordo a tutti i lettori interessati che è in vendita la mia traduzione dell'ultimo libro di Gary North, L'economia cristiana in una lezione, acquistabile a questo indirizzo: http://bit.ly/1JUqFIt. Con questo manoscritto North, attraverso uno sforzo letterario pregevole, unisce ciò che è stato diviso per anni da un mondo accademico cieco e sordo alla centralità dell'individuo nell'analisi economica: etica ed economia. L'escamotage della chiave di lettura teologica è utilizzata per chiarire al lettore come una visione epistemologica chiara sia fondamentale per uscire dall'attuale pantano intellettuale in cui è finita la teoria economica moderna.
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di David Stockman


Lo scorso anno Sonya Jones è stata uccisa mentre raccoglieva mirtilli; Carla Grow è stata uccisa durante un picnic di famiglia; Megan Nickell è morta mentre giocava a palla al volo in spiaggia; e Gage McFadden ha incontrato lo stesso destino mentre giocava a Disc Golf. William Clevenger è stato colpito mentre radunava il bestiame, stesso discorso per Frankie Roberts mentre portava a passeggio il cane.

Il killer in tutti questi casi — un fulmine!

Infatti sin dall'11 settembre 2001 ci sono state più di 400 persone uccise da un fulmine in America, secondo il servizio meteorologico nazionale.

E già che ci siamo, ecco un altro paio di fatti. Negli ultimi 14 anni sul suolo americano ci sono stati solo sei civili uccisi da jihadisti terroristi. Due sono stati uccisi all'aeroporto di Los Angeles nel 2002 e quattro durante la maratona di Boston nel 2013.

Ci sono state anche cinque morti per gli attacchi all'antrace del 2001, ma probabilmente non erano opera di terroristi, così come gli eventi a Ft. Hood nel 2009 e le uccisioni nei centri militari di Chattanooga la scorsa estate. Ma la maggior parte degli americani non ha mai messo piede in una base militare e non corre alcun rischio visto che non ha accesso a tali strutture.

Sì, i fatti della scorsa settimana sono chiaramente attribuibili ad un lupo solitario/i, o a quello che la CNN ama definire "terrorismo fai da te".

Ma la cosa migliore che possono fare i 318 milioni d'americani di fronte a tale pericolo, è quella d'ignorare ogni singola parola che i politici hanno da dire in proposito.

Questo perché per il 99.99% degli americani il rischio di finire uccisi, o feriti, da un lupo solitario jihadista, è inferiore a quello d'essere colpiti da un fulmine; in verità, è inferiore alle periodiche uccisioni di massa compiute da psicopatici nati qui.

Solo negli ultimi quattro anni, 105 persone sono state uccise e 100 ferite da uccisioni non jihadiste in una dozzina di città diverse da costa a costa. Tra questi i recenti avvenimenti della clinica di Colorado Springs e al campus di Roseburg, Oregon, così come gli orribili omicidi di Charleston il giugno scorso, o la follia alla scuola elementare di Newton nel dicembre del 2012 e la macellazione al cinema di Aurora nel luglio 2012.

In totale ci sono state 26 uccisioni di massa sin dal 9/11, compresa quella al campus di Blacksburg in Virginia che ha provocato quasi 50 morti e feriti. Sono stati uccisi, o feriti, circa 425 americani nel corso di questi episodi di terrore — reati commessi prevalentemente da giovani malati spesso ostentanti un super-machismo della razza bianca o altre motivazioni dettate dall'odio.

Vorrei che entrambi i tipi di terrorismo potessero essere sradicati dalla terra — le azioni odiose di Syed Rizwan Farooks e il caos demenziale dei Dylann Storm Roofs. Ma non c'è praticamente nulla che i politici di Washington possano fare per entrambi — salvo non peggiorare la situazione cercando di bombardare, invadere e occupare quel tipo di terrorismo propugnato dai jihadisti.

Dopo tutto, non è vero che dopo due decenni di terrorismo jihadista — sia di matrice organizzata, incitata a distanza, o eseguita da lupi solitari — esso è stato alimentato dal caos imperiale di Washington? E soprattutto dalla terribile violenza militare del XXI secolo inflitta alle popolazioni musulmane del Medio Oriente?

Il fatto è che il terrorismo non è spuntato improvvisamente fuori dagli insegnamenti di una religione vecchia di 1300 anni; né da una tardiva comprensione delle nazioni in lotta nel Medio Oriente di odiare la libertà, la prosperità e la cultura materialistica dell'America.

No, il terrorismo jihadista è stato rivolto all'America solo dopo che Washington ha addestrato e armato i Mujahedeen negli anni '80, ha portato guerra in Arabia e Mesopotamia negli anni '90, e ha promosso l'anarchia tra gli stati mediorientali falliti da allora in poi.

Infatti una volta che i neocon hanno vinto le elezioni del 2000, Washington li ha falciati — Afghanistan, Iraq, Libia, Siria, Somalia, Yemen — con la stessa alacrità di un jihadista. Ora tutti questi stati falliti sono terreno fertile per il terrorismo, ma nessuno di loro lo era mai stato fino a quando i regime changer della Beltway non hanno promosso la propria agenda spalleggiando tiranni e dittatori assortiti in quelle terre sfortunate.

Probabilmente non c'è miglior esempio di ciò del fatto che negli ultimi mesi la città natale di Gheddafi, Sirte, è diventata la seconda capitale dell'ISIS; o che il cosiddetto "governo" a Baghdad non riesce neanche a tenere la città natale di Saddam, Tikrit.

Né lo Stato Islamico rappresenta qualcosa di nuovo o più minaccioso per gli Stati Uniti di quanto non fosse al-Qaeda nel suo massimo splendore. L'unico motivo per cui può persino atteggiarsi a "stato" è dovuto ai doni infiniti di Washington e dei suoi alleati.

Cioè, lo Stato Islamico è riuscito ad occupare una stretta striscia desolata di polvere, i villaggi impoveriti sull'Eufrate in Siria, la distesa di deserto occidentale dell'Iraq, i paesi in frantumi della provincia di Anbar e Mosul, raccogliendo tutte le migliori armi che il Pentagono s'era lasciato alle spalle dopo che Washington aveva "liberato" l'Iraq; inoltre lo Stato Islamico ha aumentato la sua potenza di fuoco attraverso l'integrazione forzata, o volontaria, dei cosiddetti "moderati" in Siria, i quali avevano accesso alle migliori armi americane fornite dalla CIA, dall'Arabia Saudita, dal Qatar e dai vari mercanti d'armi e contrabbandieri della regione.

Inoltre la brutale tirannia dello Stato Islamico non durerebbe più di qualche mese senza i proventi del petrolio che viene contrabbandato in bella vista attraverso l'alleato della NATO: la Turchia, con l'intermediazione della società commerciale della famiglia Erdogan.

L'idea che questo cripto-stato possa effettivamente sostenersi chiedendo riscatti, vendendo le donne e riscuotendo tasse su un'attività economica praticamente inesistente all'interno dei suoi confini, è pura finzione spacciata da Washington. Sigillate il confine con la Turchia e l'ISIS avrà i giorni contati.

Inoltre la Turchia, sebbene non possieda la più grande organizzazione militare tra le forze NATO con i suoi 500,000 militari, 1,000 aerei e 3,000 carri armati, non è incapace di sigillare i suoi confini. In particolare quello a nord-est controllato dai curdi è un suk a cielo aperto per il transito di petrolio, armi e guerriglieri solo perché Washington e l'occidente hanno dato il via libera alla campagna per rovesciare il governo siriano.

Se il nostro ben intenzionato, ma inetto, Presidente volesse davvero "eliminare" lo Stato Islamico, non dovrebbe far altro che siglare la pace con Damasco; e poi dire ad Erdogan di zompettare di nuovo a nord del suo confine e isolarlo, o altrimenti essere espulso dalla NATO.

Questo riuscirebbe a fermare l'ISIS più di tutti i bombardamenti di questo mondo, presenti e futuri.

Washington potrebbe fare altre tre cose per ridurre ulteriormente il rischio già marginale di attacchi terroristici in patria. In primo luogo, fermare i bombardamenti e smobilitare le truppe americane in Iraq e in Siria. Nessuno ci vuole lì — neanche i nostri cosiddetti alleati e vassalli.

La scorsa settimana il nostro guerrafondaio in carriera che dirige il DOD, Ashton Carter, ha detto che avrebbe dato l'approvazione per mobilitare altre forze speciali in Iraq. Le milizie irachene hanno subito detto che li avrebbero cacciati via, e il primo ministro fantoccio insediato di recente da Washington a Baghdad, ha pubblicamente detto: "No, grazie".

E poi durante il fine settimana, lo stesso governo di Baghdad ha minacciato di chiedere l'aiuto delle forze russe per espellere dal proprio territorio le truppe turco-NATO indesiderate. Tanto per chiarire, si tratta dello stesso governo turco che è alleato con le autorità curde a Erbil, ma che sta facendo guerra alle milizie curde a nord della Siria che secondo Washington sono l'unica forza efficace sul terreno contro l'ISIS.

C'è davvero bisogno di un manoscritto in più volumi per districare i secoli di storia settaria, etnica, tribale e politica incorporati nelle terre che secondo Washington possono essere pacificate con missili cruise e bombardieri d'alta quota.

In secondo luogo, Washington potrebbe riconoscere che non esiste una coalizione dei volenterosi. L'Arabia Saudita e il Qatar sono in Siria non per sconfiggere l'ISIS, ma per segnare una vittoria settaria e politica contro Assad e i suoi alleati della Mezzaluna iraniano-sciita; e per assicurarsi i diritti sui gasdotti a cui Assad e i suoi sostenitori russi si oppongono.

Ecco il punto. Non c'è mai stato un singolo attacco sciita — organizzato o ispirato — sul suolo americano. Il terrorismo jihadista è essenzialmente un veleno derivante dal mondo wahhabita-sunnita — vale a dire, in Arabia Saudita.

Il modo per combattere questa particolare maledizione è quello di ritirare la Quinta Flotta dal Golfo Persico. La soluzione per i prezzi elevati del petrolio è solo una: prezzi elevati e un mercato globale, come è stato dimostrato dal crollo del cosiddetto cartello dell'OPEC in risposta all'ondata di scisti, sabbie bituminose, petrolio a grosse profondità e alternative ai carburanti fossili.

Infatti si da il caso che le province pingui di petrolio lungo il Golfo Persico, siano abitate sia da sciiti che da sunniti.

Quindi se i governanti corrotti, tirannici e insaziabilmente avidi della Casa di Saud fossero costretti a svignarsela a Ginevra sui loro 747, i loro odiosi chierici wahhabiti verrebbero condannati ad una vita di silente clausura; non sarebbero più influenti grazie alle rendite petrolifere di Riyadh.

Infine, se Obama volesse davvero rendere più sicura San Bernardino, infarcirebbe i suoi ultimi 400 giorni di mandato con un po' di grinta e direbbe al Partito della Guerra di Washington che la sua campagna contro Assad e la cosiddetta Mezzaluna sciita è finita.

Con il confine turco sigillato a nord, l'alleanza tra Iran, Iraq sciita, il governo alawita di Damasco, Hezbollah e il loro alleato russo, farebbe piazza pulita dei barbari sunniti medievali residenti lungo la valle dell'Eufrate.

Alla fine, il cosiddetto braccio principale di reclutamento dello Stato Islamico non è la sua perversione sanguinosa dell'Islam, ma i bombardamenti della US Air Force; e i combattenti che addestra non sono motivati dal fanatismo religioso, ma dai profitti petroliferi. Fermate i bombardamenti e il reclutamento si fermerà; tagliate i profitti petroliferi e i suoi combattenti svaniranno progressivamente proprio come fanno tutti i soldati non pagati da tempo immemore.

Il discorso di Obama di domenica sera era soprattutto un tentativo di placare il Partito della Guerra e i politici rabbiosi che banchettavano con le sue menzogne e le sue depredazioni. Ma almeno verso la fine ha fatto uno sforzo dicendo quello che non possiamo fare.

Ha detto che Washington non può invadere quei territori e la nazione non può buttare via le sue libertà in un attacco d'islamofobia ed isteria per il terrorismo. Forse il capo della Homeland Security non ha sentito il discorso. Ha detto Jeh Johnson:

Ci siamo spostati in una nuova fase della minaccia terroristica globale, e la stessa cosa vale anche per i nostri sforzi per la sicurezza nazionale. I terroristi hanno tentato di attaccare la nostra patria [...]. Ciò richiede un approccio completamente nuovo, a mio avviso.

In realtà il loro modo di diminuire la minaccia del terrorismo che oggi affronta la nazione, non fa altro che aumentarlo. Non pensano minimamente a fermare gli interventi imperiali di Washington che causano evidenti vendette.

C'è anche un'altra cosa che si potrebbe fare. Potremmo riconoscere che l'America è un campo armato; che questa sfortunata condizione contribuisce alla paura del terrorismo e alla violenza sfrenata che pervade la terra; che il feticismo della destra per il Secondo Emendamento ha ben poco a che fare con la libertà; e che la nazione starebbe molto meglio senza il suo culto febbrile delle armi.

Secondo le ultime stime negli Stati Uniti ci sono 300 milioni di armi in mani private — 114 milioni di pistole, 110 milioni di fucili, 86 milioni di fucili da caccia e qualche milione di armi d'assalto militari. Questo significa che circa il 40% di tutte le pistole non militari registrate nel mondo, si trova nelle mani del 4% della popolazione del pianeta.

No, questo enorme arsenale non è per la caccia — probabilmente non ci sono neanche così tante anatre, fagiani, conigli e cervi in America. E non si tratta nemmeno di difesa delle persone e della proprietà.

Nel contempo l'esistenza di questo arsenale non giustifica gli psicopatici, i razzisti e i dementi che sono responsabili di terrorismo non jihadista e delle varie uccisioni di massa. Lo alimentano, ma sono i malati i veri responsabili.

Purtroppo ora abbiamo una cultura delle armi così endemica e un arsenale così immenso che nessuna ulteriore legge sul controllo delle armi potrebbe fare alcuna differenza. È una causa senza speranza.

Alla fine il pericolo più grande per la patria è l'isteria anti-terrorismo fomentata dai politici nazionali. Sono i Donald Trump e i suoi imitatori che minacciano le nostre libertà costituzionali di parola, di riunione, di religione, di proprietà e di un giusto processo.

Sono loro che non comprendono la follia d'armare ulteriormente la popolazione nazionale per lottare contro le barbarie estere scatenate dalla macchina da guerra di Washington. La critica della sinistra al Secondo Emendamento è banale al confronto.

Saluti,


[*] traduzione di Francesco Simoncelli: http://francescosimoncelli.blogspot.it/


4 commenti:

  1. Sulle dinamiche strumentali "paura-recinzione sempre più alta-fidatevi di noi che siamo armati per proteggervi" abbiamo già scritto tante volte.
    Sulla necessità di ribadire i concetti ben espressi da Stockman nell'analisi dell'interventismo neocon nulla da eccepire.
    Sul tema armi negli USA aggiungo solo che è curioso voler disarmare gli onesti per difenderli dai pazzi e dai criminali.
    Infine, in Francia, paese iperregolato sulle armi rispetto agli USA, nel 2015 ci sono stati più morti per armi da fuoco che in tutti gli 8 anni della presidenza Obama negli States.

    P.s.: la sicurezza è l'illusione numero uno dei nostri tempi.
    Dalla sicurezza sociale a quella del sistema finanziario a quella alimentare, ecc ecc....
    Secondo me, anche la fragilità dei più giovani (reazioni violente dopo la prima delusione sentimentale, autolesionismo estremo in caso di mobbing scolastico, aumento delle consulenze per dislessia, medicalizzazione di qualsiasi deficit, disinfezione ospedaliera propugnata dai detersivi domestici per il soggiorno, ecc ecc...) è figlia di questa di scultura della sicurezza e della protezione ad ogni costo. Al prezzo, soprattutto, del completo affidarsi ai garanti della sicurezza in cambio dalla completa deresponsabilizzazione personale. Tanto per dire, chi controlla i controllori? Chi controlla i controllori del sistema finanziario? Tanto per dire...
    D'altronde, la rendita di posizione consiste nell'accesso alle migliori informazioni per cercare la risposta alle domande che tutti ci poniamo: come va a finire se faccio questa scelta invece di quest'altra?
    E la vita si dipana tra il puntare al consolidamento della posizione ed il cercare di migliorarla.
    Poi, ci sono e ci saranno sempre quelli più svegli e quelli meno dotati.
    Il socialismo ha promesso che la conquista della stanza dei bottoni avrebbe permesso la redenzione dei meno dotati contro i più svegli. Ma non funziona così, perché la stanza dei bottoni è il problema, non chi la occupa.
    Ma non voglio dilungarmi.

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    1. hai il dato della francia?

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    2. la questione della sicurezza è la questione del controllo, del limite, del superamento, della rimozione della morte e della volonta di potenza. ora, va bene superare i propri limiti. altrimenti l uomo sarebbe ancora attonito di fronte ai fulmini, e nello stato di assoggettamento alla magia primitiva. come sempre, è una questione di limiti nel superare i limiti. adelante, pedro... cum iuicio

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    3. http://www.foxnews.com/opinion/2015/12/03/facts-shoot-holes-in-obamas-claim-that-us-is-only-host-to-mass-killings.html?intcmp=hpbt3

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