Bibliografia

venerdì 15 gennaio 2016

L'economia cristiana in una lezione





di Francesco Simoncelli


[La seguente è la “Prefazione all'edizione italiana” dell'ultimo libro di Gary North, Christian Economics in One Lesson, da me tradotto e commercializzato a questo indirizzo.]


L'economia moderna è pregna di quello che potremmo definire "pragmatismo economico". Ovvero, se qualcosa funziona dal punto di vista empirico, allora funzionerà per sempre. Questa massima viene sostenuta dalla maggior parte della popolazione, nonché dall'establishment accademico e politico. Non esiste alcuna teoria a sostegno di questo punto di vista, solo la praticità di un sistema che riesce a protrarsi tanto a lungo da convincere chicchessia che tutto continuerà ad andare così. Non c'è modo di convincere tali persone della proposizione errata delle loro convinzioni, anche se intorno a loro non ci sarà altro che devastazione economica, continueranno a chiedere penitenti una dose maggiore di quello che credevano fosse un percorso risolutivo "nella pratica".

Cosa ci vuole affinché cambino idea? Un crollo tonante dell'economia. Una discontinuità talmente monumentale nell'attuale pratica economica, da incitare gli attori di mercato a riconsiderare le loro posizioni riguardo l'economia. Infatti la maggior parte delle persone aderisce all'economia keynesiana anche senza saperlo. Anche se non ha mai letto nulla di teoria economica, ha una propensione a seguire il pensiero keynesiano. Perché? Due parole: pasti gratis.

La promessa di una vita all'insegna di grandi ricchezze guadagnate col minimo sforzo, stimola la maggior parte degli individui a cedere parte delle loro libertà personali a favore di un politburo monetario in grado, presumibilmente, di direzionare l'intera economia verso lidi di maggiore prosperità e nel contempo sganciare una valanga di pasti gratis. Sicurezze in ogni dove, certezze dietro ogni angolo, e più nessuna responsabilità. È questa la promessa del politburo monetario. È una promessa vuota. È la promessa presente in qualsiasi schema di Ponzi.

Non tutti abbandoneranno le vecchie abitudini di cadere vittima di simili promesse, ma di certo staranno più attenti. Dopo essere rimasti scottati una volta, sarà più difficile che la seconda cadranno nello stesso tranello. Cosa può facilitare loro il compito? Un promemoria sempre a disposizione. Di che tipo? Economico? Soprattutto. Ma non basta. Perché? Perché il messaggio dell'economia non è tanto potente come quello etico. Quest'ultimo chiama in causa la singola persona. La mette di fronte ai propri sbagli. La mette di fronte ai propri difetti morali.

Per molto tempo l'etica è stata distaccata dalla materia economica, poiché si pensava che potesse inficiare la rigidità degli enunciati in essa contenuti. Si pensava che potesse intorbidire i dettami sapienti e oggettivi elencati dalle prescrizioni economiche. Nel seguente libro, invece, torneremo ad apprezzare la congiunzione tra etica ed economia. Vedremo come entrambe lavorino in sinergia per permettere agli individui d'agire lungo linee economiche corrette. Vedremo come entrambe lavorino per fornire agli individui un quadro analitico e comportamentale coerente e potente. Infatti, in questo libro non troverete grafici o equazioni. Non si ha alcun bisogno di arzigogoli econometrici per comprendere come sia eticamente sbagliato infilare le proprie mani nei portafogli altrui.

Questo libro non solo vi permette di comprendere l'economia in una sola lezione, ma vi permette di comprendere come affiancarvi una teoria etica coerente. Il tutto, ovviamente, in una sola lezione. È questa l'idea rivoluzionaria di Gary North: fare quello che Hazlitt non riuscì a fare nel 1946, ovvero, insegnare l'economia insieme ad una teoria etica coerente in una sola lezione. Hazlitt, infatti, pensava che sarebbe bastato sottolineare gli errori economici che fino a quel momento avevano condotto l'umanità verso lidi molto pericolosi. Pensava che indicare laddove si stesse sbagliando sarebbe stato sufficiente affinché il grande pubblico avesse riconsiderato i principi keynesiani che sin dal 1936 avevano goduto di un successo straordinario. Non bastò e il suo libro venne ignorato. Perché? Perché la teoria era stata enunciata 10 anni prima e quello ormai era il tempo del pragmatismo. Nessuno aveva più intenzione di riconsiderare la teoria. Le promesse erano già state fatte ed erano allettanti. Perché abbandonarle quando potevano essere ancora soddisfatte nonostante ci fosse qualcuno che ne metteva in dubbio la realizzazione?

Ecco il nodo cruciale. È proprio quest'ultima domanda a cui Hazlitt non riuscì a dare risposta e che lasciò annegare nell'oblio la sua opera. Il suo libro, sebbene fosse economicamente coerente e analiticamente perfetto, non spingeva la maggior parte della popolazione a riconsiderare le proprie posizioni. Il loro orecchio era teso verso le promesse dello stato e del suo potere salvifico. Il suo messaggio era eticamente superiore. Sebbene fosse un'etica sbagliata, la sua apparente legittimità e plausibilità è stata accettata a braccia aperte dal grande pubblico.

Ora questo messaggio sta gettando la maschera e si sta rivelando per la mostruosità che è. In poche parole, Hazlitt aveva ragione. Ma ci saremmo potuti evitare questi decenni bui se, oltre al messaggio economico, Hazlitt avesse inserito nel suo manoscritto anche un messaggio etico. Il problema fondamentale con il libro di Hazlitt è che si rivolgeva ad un pubblico in particolare, ben istruito, e questo lo portò ad abbandonare la componente etica poiché accademicamente irrilevante. Fu un grande errore, perché ciò non gli permise di scorgere il vero nemico: la pianificazione economica statale.

Il messaggio etico dello stato era potente: è legittimo infilare la propria mano nel portafoglio altrui se questo porta ad un bene superiore. Il libro di Hazlitt non si prefiggeva d'essere latore di un'etica coerente col proprio messaggio economico, quindi le sue tesi non sono riuscite a permeare le menti della maggior parte delle persone che ritenevano plausibilmente accettabile il compromesso etico dello stato. Nessuno lo metteva in dubbio. L'economia, infatti, riteneva l'etica neutrale dal suo punto di vista. Quindi perché preoccuparsene?

Questo libro cerca di correggere l'errore di Hazlitt, fornendo ai lettore principi economici ed etici totalmente coerenti e sani. Quando infine il credo keynesiano di una salvezza economica attraverso lo stato verrà fatto a pezzi dalla bancarotta del sistema pensionistico, si creerà un vuoto sia di teoria che di pratica nel mondo delle idee. Questo vuoto sarà colmato solo se il messaggio di coloro che intendono riempirlo sarà sufficientemente potente e coerente. Visto che gli economisti Austriaci stanno mettendo in guardia la popolazione da molto tempo circa i difetti dell'economia keynesiana, otterranno gran parte delle attenzioni. Questo libro, quindi, intende essere il riferimento principale di suddetto nuovo inizio, poiché fornisce adeguati strumenti economici ed etici per tutti coloro che finiranno col mettere inevitabilmente in discussione i principi economici keynesiani e i principi etici dello stato.

Quando gli assegni del governo non verranno più mandati nella cassetta delle lettere delle varie persone, ci sarà un ripensamento generale sul ruolo dello stato e di come la filosofia dei pasti gratis sia in realtà una bufala. Quando le promesse verranno infrante, le persone deluse e arrabbiate andranno alla ricerca di una nuova teoria sulla quale fare affidamento. Ne avranno bisogno. Non solo per avere una visione più chiara di quello che accadrà, ma soprattutto per lenire il dolore dell'aver fatto la figura degli sciocchi dato che c'erano diversi scrittori che avvertivano di tal esito. La domanda è: a chi si rivolgeranno?

Di sicuro non a coloro che li avranno delusi. Statalisti e keynesiani possono scordarsi, stavolta, di godere del cosiddetto free ride. Chi raccoglierà i pezzi? Più nello specifico, chi raccoglierà i prezzi nel proprio paese, nella propria città, nella propria regione? È praticamente certo che le reazioni saranno diverse e nuove teorie spunteranno fuori, ansiose d'essere prese come modello di riferimento. La maggior parte di queste sicuramente tenderanno a concentrarsi su come evitare i danni dovuti al collasso dell'attuale sistema economico, o al minimo, come schivarne la maggior parte. Il pragmatismo economico sarà fatto a pezzi in tal processo, lasciando la sperimentazione di nuovi modelli sostitutivi.

Di certo la pianificazione statale centrale avrà grossi problemi a far rispettare i suoi dettami e spunteranno varie sacche di resistenza alla sua influenza. È per questo che è cruciale avere quante più persone possibili istruite nei principi della teoria economica Austriaca supportati da una visione etica ben chiara e coerente. Un piccolo drappello di tali persone in ogni comunità garantirà alle tesi Austriache di diffondersi più rapidamente e di instillare nella popolazione confusa un senso etico sano e genuino. Non sarà così facile, perché le alternative al modello prevalente ci metteranno tempo per guadagnarsi la fiducia di coloro che sono stati delusi. Ma se il messaggio economico ed etico saranno entrambi potenti, si può stare certi che non verranno respinti. E questo libro offre ai lettori un messaggio etico ed economico potente.

Una volta letto entrerete anche voi, cari lettori, a far parte del suddetto drappello d'individui il cui compito sarà quello d'istruire i futuri delusi dall'attuale sistema economico/sociale.

Sarà un lungo e lento processo d'istruzione, ma alla fine darà i suoi frutti. Essere ottimisti richiede tempo e pazienza, ma alla fine porta alla vittoria; mentre invece è facile cadere vittime del pessimismo, e la sconfitta sarà la meta finale sicura.


5 commenti:

  1. complimenti per il nuovo lavoro. sebbene è importante dare un etica all economica, e la religione è materia etica (il libro di hulsmann è denso di riferimenti a dibattiti svolti nell ambito della chiesa, da oresme e san tommaso) escludo totalmente un ascendenza religiosa e sacra dell economia. perche non ci sta un economia cristiana ed un economia islamica od una ebrea. perche l economia è scienza, seppure umana e seppure permeata di etica. perche altrimenti non sarebbe contestabile né falsificabile. perche, infine, la stessa etica non puo essere fissata in un libri sacro. altrimenti dovremmo partire dall idea che l islam proibisce l interesse nel prestito e riprendere un dibattito avvenuto secoli addietro nell ambito del cristianesimo. ma non solo su cio, se l interesse è ammesso, buono, cattivo, etc. e quindi sull interpretazione. Ma magari se il libro sacro lo ammette o no, cosa della quale me ne infischio. dunque si ad una scienza economica studiata con dei valori etici di fondo. no ad un economia cristallizzata sulle sacre scritture.

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    1. Ciao gdb.

      Credo che non ci si debba lasciar fuorviare dall'aggettivo "cristiana". Il contesto in cui si muove North non è quello di una santificazione dell'economia in quanto ramo della volontà del Dio cristiano, ebreo, islamico o quant'altro. No, l'importanza cruciale di questo libro sta nell'idealizzazione di un concetto divino quale ispirazione morale massima riguardo il comportamento individuale. Ciò che mi ha spinto a tradurre questo libro è stata la possibilità che ha il lettore quando lo legge di capire (o riscoprire) perché un determinato comportamento è sbagliato (come rubare, ad esempio, visto che ogi vige la massima "se rubano tutti rubo anch'io allora). È la visione mistico-religiosa di cui abbiamo bisogno per ricostruire le basi della società quando l'apparato statale imploderà su sé stesso.

      Il manoscritto, infatti, è un trattato di Scuola Austriaca e ripercorre in chiave moderna il classico di Hazlitt, Economics in One Lesson. Solo che al suo interno viene dato maggiore risalto alla componente etica: la proprietà privata è sacra ed è il parametro iniziale da cui si dipanano azioni di mercato genuine. Non è una'analisi economica in chiave biblica. È un'analisi economica che parte dall'individuo e dalla sua proprietà, la cui visione della vita e della verità è ispirata da una morale saldamente ancorata a principi etici chiari. Questo Hazlitt non lo fece; infatti nel suo libro non spiegò affatto perché l'intervento statale sia sbagliato. Nell'attuale libro non si elogia l'accentramento dell'individuo nei confronti del Dio cristiano; anzi, si elogia il decentramento individuale per mezzo delle rispettive proprietà e tale elogio viene compreso poiché gli individui, avendo una visione etica chiara, comprendono l'improtanza del fatto che tale proprietà rimanga privata affinché la società possa beneficiarne.

      La potenza di questo testo scardina le varie manie pauperistiche che negli anni si sono addensate a ridosso della morale cristiana, ponendo l'enfasi, invece, sui dettami che vi sono alla base. Infatti questo libro non santifica la Bibbia, un qualche dio, o cose del genere. Questo libro santifica la massima che la maggior parte delle persone pare abbiano dimenticato: Non rubare.

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    2. Ricordiamoci per favore che la visione mistica religiosa di North sfocia in una teocrazia cristiana con tanto di lapidazione per omosessuali (maschi), donne che mentono sulla propria verginità, atei... è questo quello che avete in mente per il dopo-stato prossimo (che attesa senza fine!) venturo?
      https://en.wikipedia.org/wiki/Gary_North_(economist)#Proposed_.22Christian_theocratic.22_political_and_social_order

      ANZ

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    3. 1) Gli argomenti nel libro hanno un tema strettamente legato all'economia. Non c'è alcun riferimento a temi sociali.

      2) Le fonti di Wikipedia fanno i ridere i polli (come accade spesso). La maggior parte delle affermazioni facenti riferimento alla presunta violenza di determinati individui con atteggiamenti "religiosi" dissonanti, sono da attribuirsi al suocero di North. Quest'ultimo non ha mai fatto riferimento alla lapidazione per quanto riguarda i tipi d'individui citati. Non ci sono prove che North abbia affermato che bisognerebbe lapidare a morte gli omosessuali.

      3 Ho tradotto io stesso un articolo di North sulla lapidazione. Non c'è alcun riferimento alla "categoria" di persone sotto esame.

      4) In una società libera la libertà di "discriminare" coloro che non si confanno con le proprie idee e comportamenti, è un diritto degli individui. La libertà d'associazione porterà lontano quelle persone che sono praticamente agli antipodi senza per nulla intaccare il principio di non aggressione.

      5) E' caldamente pregato di non usare il voi maiestatis.

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  2. Aggiungo un'osservazione banale : il Padreterno biblico quando ha fatto scrivere a Mosè "Non Rubare" ha implicitamente ammesso-permesso l'esistenza della proprietà privata.
    Comunque a mio modo di vedere l'economia è una disciplina, ma non una "scienza".
    La Scienza infatti è materia con la quale siamo in grado di prevedere con precisione il futuro (la chimica sa che fine fanno certe reazioni, l'astrofisica sa dove andrà una cometa, la biologia sa cosa succederà alle cellule, ecc).
    L'Economia invece non può farlo, quantomeno con precisione e senza imprevisti
    Ma forse questo non è il luogo adatto per discuterne.
    E poi devo ancora riuscire a trovare il tempo di leggere il primo libro di Francesco...

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