Bibliografia

venerdì 11 dicembre 2015

Paul Mason: l'ultimo pifferaio a suonare ancora “La Morte del Capistalismo”





di Gary North


Remnant Review

Se il cambiamento sociale fosse il risultato di una combinazione di vecchie parole d'ordine e delle ultime mode, ci sarebbe un futuro per la sinistra. Ma il cambiamento sociale non avviene secondo queste linee.

L'ultima cariatide di sinistra a scrivere un libro sulla fine del capitalismo è qualcuno di cui non avevo mai sentito parlare: Paul Mason. Il suo libro è intitolato, Postcapitalism.

Per sponsorizzarlo il Guardian, la vecchia cassa di risonanza della sinistra britannica, ha pubblicato un suo articolo: "The end of capitalism has begun." Questo è un grido che il Guardian ha lanciato più volte negli ultimi 80 anni.

[Nota: il libro che considero la migliore autobiografia che abbia mai letto è Chronicles of Wasted Time: The Green Stick di Malcolm Muggridge, il quale propone una serie di deliziose vignette sui suoi anni come corrispondente a Mosca per il Guardian.]

Non cessa mai di stupirmi come le persone che non riescono ad inanellare un ragionamento lineare, possano fornire nuove giustificazioni per una qualsiasi visione del mondo che a 20 anni reputavano corretta, e che non si è mai materializzata. Continuano a cambiare le ragioni del loro grande scenario, ma quest'ultimo non cambia mai. E' sempre questo: "Il capitalismo sta per morire. Ma questa volta non dovremo andare sulle barricate. Sarà tutto facile. Non dobbiamo rischiare nulla. È tutto integrato nel modo di produzione."

Questo è marxismo senza coraggio. Questo è marxismo senza rivoluzione. Dal punto di vista analitico l'argomento del modo di produzione è vuoto come lo è stato il marxismo fin dall'inizio, ma almeno Mason scrive in inglese, non l'inglese di seconda mano di Marx. (Se vi è capitato di leggere qualcosa di vivace o addirittura perspicace scritto da Marx, potete stare certi che si trattava di uno dei saggi-fantasma scritti invece da Engels.)

Di seguito ho dissezionato l'articolo di Mason, non perché valga la pena confutarlo di per sé, ma affinché possiate vedere la qualità patetica dei suoi argomenti. Eppure egli è tenuto in alta considerazione nella comunità della sinistra inglese. Il Guardian lo ha battezzato. Egli è l'ultimo e il più grande. Naturalmente quando il suo nuovo libro affonderà senza lasciare traccia, ci sarà sempre un altro "ultimo e più grande".

Non è facile essere un uomo di sinistra sotto gli 80 anni.



LA MORTE DEL SOCIALISMO

Inizia dove ogni uomo di sinistra deve sempre iniziare la sua analisi: il tradimento del socialismo da parte dei socialisti. È qui che Marx iniziava nel famoso Manifesto del Partito Comunista (1848). (A proposito, questo è anche il posto in cui dovrebbero iniziare tutte le analisi dei conservatori: il tradimento del conservatorismo da parte dei conservatori.)

Le bandiere rosse e gli inni di Syriza nelle manifestazioni durante la crisi greca, insieme alle aspettative di nazionalizzazione delle banche greche, hanno fatto brevemente rivivere un mito del XX secolo: la distruzione forzata del mercato dall'alto. Per la gran parte del XX secolo, fu così che la sinistra concepì la prima fase di un'economia che andasse oltre il capitalismo. La classe operaia doveva agire con la forza sia nelle urne elettorali sia sulle barricate. La leva era lo Stato. L'occasione sarebbe venuta con i ripetuti episodi di collasso economico.

Invece, nel corso degli ultimi 25 anni, a crollare è stato il progetto della sinistra. Il mercato ha distrutto il piano; l'individualismo ha preso il posto della solidarietà e del collettivismo. La forza lavoro, ingigantitasi nel mondo, si presenta come un "proletariato" che però non pensa e non agisce come una volta.

In realtà i proletari non si sono comportati nel modo in cui Marx disse che si sarebbero comportati. Pochi erano marxisti e avevano scarsa influenza. Gli operai sono andati nella direzione dei sindacalisti, i quali volevano solo una fetta più grande della torta. Questa era la posizione dei marxisti revisionisti sotto Eduard Bernstein nel 1880. Abbandonarono l'idea della rivoluzione, che invece era l'idea centrale di Karl Marx. Il rifiuto degli operai di adottare il marxismo fu il motivo per cui Antonio Gramsci, nel 1930, abbandonò il marxismo in nome del marxismo stesso, e invece promosse l'idea che la rivoluzione non sarebbe mai arrivata fino a quando gli operai dell'occidente non avrebbero abbandonato la morale del Cristianesimo. Scartò l'idea di Marx secondo cui il modo di produzione è fondamentale.

Mason si rifiuta d'andare così lontano. Si aggrappa ancora alla teoria del modo di produzione di Marx. Pensa che la legge di Moore sistemerà tutto.

Mason almeno ammette che il socialismo è ormai una forza spenta. Il modo di produzione capitalistico non ha causato una rivoluzione comunista, al contrario di quanto diceva Marx. Il socialismo democratico non è neanche riuscito a destituire l'élite capitalista. I socialisti non hanno mai presentato un modello sociale con cui risolvere il problema della scarsità. Nessuno di loro ha mai descritto in dettaglio un sistema d'incentivazione socialista che avrebbe allocato la ricchezza in modo razionale, avvantaggiando di conseguenza una produttività elevata -- incentivi che sarebbero dovuti corrispondere, se non superare, gli incentivi del capitalismo.

Quest'ammissione di colpa arrivò nel 1990 dalla penna di Robert Heilbroner, professore d'economia multi-milionario, socialista e autore del libro best-seller, The Worldly Philosophers. Scrisse un necrologio: "After Communism." Venne pubblicato sul New Yorker (10 settembre 1990). Scrisse queste parole: "Mises aveva ragione." Ragione su cosa? L'impossibilità di un calcolo economico razionale in un mondo senza mercati immobiliari e dei capitali privati. Poi discusse della fase successiva del socialismo, la quale si sarebbe basata sull'ambientalismo e non sulla teoria economica. Disse che solo mobilitando le masse a sostegno di un intervento dello stato per salvare l'ambiente, il socialismo avrebbe potuto ottenere trazione. In caso contrario il movimento sarebbe morto.

Poco più di un anno dopo, l'Unione Sovietica cessò d'esistere. Questa rappresentava l'ultimo fiore all'occhiello del marxismo, a meno che non si conti anche la Corea del Nord.



POST-CAPITALISMO

Molto presto qualcosa sostituirà il socialismo. Non il capitalismo.

Se si è vissuto tutto questo e si disprezza il capitalismo, è stato davvero traumatico. Ma durante questo processo la tecnologia ha creato una nuova via d'uscita, che quel che resta della vecchia sinistra -- e di tutte le altre forze interessate -- hanno dovuto accettare, oppure morire. Si scopre che il capitalismo non sarà abolito con tecniche di protesta forzate. Sarà abolito con la nascita di qualcosa di più dinamico che già esiste, anche se quasi invisibile, all'interno del vecchio sistema, e che irromperà e rimodellerà l'economia attorno a nuovi valori e comportamenti: io lo chiamo post-capitalismo.

Capisco. Post-capitalismo. Quando si ha a che fare con intellettuali di sinistra, si tratta sempre di post-questo o post-quello. In realtà, è solo marketing. David Brooks, un autore intelligente, disse che se si vuole scrivere un libro best-seller per l'intellighenzia, dovrebbe intitolarsi La Fine di . . . o La Morte di. . . .

Come per la fine del feudalesimo 500 anni fa, la sostituzione del capitalismo con il post-capitalismo sarà accelerata da shock esterni e plasmata dalla comparsa di un nuovo tipo di essere umano. Questo processo è già iniziato.

Ah, sì: una nuova umanità. La sinistra utopista ha sempre creduto in questo uomo nuovo in attesa di spiccare il volo. L'inevitabile sconfitta del capitalismo sarebbe stata la sua rampa di lancio.

Ma alla fine cosa dovrebbe portarlo alla ribalta? Quale dovrebbe essere questo cambiamento nel modo di produzione -- che finora non è mai apparso -- che infine dovrebbe palesarsi?



L'INNOMINATA LEGGE DI MOORE

La legge di Moore porterà alla ribalta l'uomo nuovo. Tale legge tratta dell'innovazione tecnologica in relazione all'elaborazione delle informazioni nel campo informatico. Mason ne parla, ma non la cita mai.

Il post-capitalismo è stato reso possibile da tre importanti cambiamenti che l'informatica ha portato negli ultimi 25 anni. In primo luogo, si è ridotta la necessità di lavoro, si è reso indistinto il confine tra lavoro e tempo libero e si è risolto il rapporto tra lavoro e salario. La prossima ondata di automazione, attualmente in fase di stallo (perché la nostra infrastruttura sociale non è in grado di supportarne le conseguenze) diminuirà ulteriormente la quantità di lavoro necessario, e non solo per una questione di sopravvivenza, ma per dare a tutti una vita più dignitosa.

Dice che il capitalismo sta riducendo la necessità di lavorare. Questa è una sciocchezza. La disoccupazione negli Stati Uniti è al livello più basso rispetto ai decenni scorsi. Le persone hanno un lavoro. In tutto il mondo le persone sono alla ricerca di posti di lavoro, e li trovano laddove i sindacati non li possono tenere fuori dal mercato del lavoro, come fanno in Grecia e in Spagna.

Sicuramente ci sarà una recessione. E' qualcosa di garantito dal settore bancario centrale: il ciclo boom-bust. Ma questo non ha nulla a che fare con l'innovazione tecnologica, la robotica, o la legge di Moore.

Finché vi è scarsità, ci sarà necessità di lavorare. Fino a quando non potremo ottenere tutto quello che vogliamo a costo zero, dovremo lavorare per ottenerlo. L'idea che il nirvana socialista apparirà grazie alla legge di Moore è semplicemente l'ennesimo esempio della stessa storia socialista, e cioè, che il capitalismo industriale porterà ad una disoccupazione di massa. Non era vero 200 anni fa e non è vero oggi. Non esiste niente di quanto da lui descritto. Ma dice che è proprio sotto il nostro naso. Ebbene, non è così.



COSTI DELLE INFORMAZIONI E IL LIBERO MERCATO

Poi continua.

Secondo, l'informazione ha corroso nel tempo la capacità del mercato di formare il prezzo in modo corretto. Questo perché i mercati si basano sulla scarsità, mentre l'informazione sull'abbondanza. Il meccanismo di difesa del sistema è quello di formare dei monopoli -- i giganti dell'high-tech -- su una scala mai vista prima d'ora negli ultimi 200 anni, monopoli che però non possono durare. Costruendo modelli di business e condividendo valutazioni basate sul sequestro e la privatizzazione di tutte le informazioni socialmente prodotte, le società di ricerca stanno costruendo un modello aziendale fragile, in contrasto con la più elementare tra le esigenze dell'umanità: quella di poter utilizzare la conoscenza e le idee liberamente.

Dice che le informazioni più economiche stanno corrodendo la capacità del mercato di dare un prezzo alle cose. Questa potrebbe essere la dichiarazione più stupida che abbia mai letto da un socialista. Il punto del famoso saggio di Hayek, "The Use of Knowledge in Society," e anche quello di Mises nel suo saggio rivoluzionario, "Economic Calculation in the Socialist Commonwealth," era questo: il sistema dei prezzi è la fonte più importante d'informazioni sull'economia nella storia dell'uomo. L'essenza delle informazioni decentrate è questa: il sistema d'incentivazione del libero mercato convince le persone che possiedono informazioni accurate a condividerle con gli altri e quindi utilizzarle allo scopo di realizzare un profitto.

Raymond Kurzweil ha ragione: il calo del costo delle informazioni è stato significativo sin dal censimento del 1890, e sta accelerando. Quello fu un periodo di straordinaria crescita economica ed un periodo in cui il capitalismo divenne dominante in tutto il mondo. L'essenza del libero mercato è questa: c'è una costante riduzione del costo di tutto attraverso una maggiore produttività, ma soprattutto, vi è una riduzione del costo delle informazioni accurate.

In sostanza, Mason ha capito le cose alla rovescia.



LA STRUTTURA DEL CAPITALISMO

La sua terza conclusione erronea ha a che fare con la struttura del capitalismo. Pensa che siamo diretti verso un decentramento. Anch'io lo penso. Pensa che questo sia un effetto anti-capitalista. Io no. Al contrario, è l'essenza del capitalismo avanzato.

In terzo luogo, stiamo assistendo alla nascita spontanea di produzioni collaborative: si stanno manifestando beni, servizi e organizzazioni che non rispondono ai dettami del mercato e alla gerarchia manageriale. Il prodotto dell'informazione più grande al mondo -- Wikipedia -- è reso gratis da volontari, abolendo così il business enciclopedico e privando l'industria editoriale di qualcosa come 3 miliardi di dollari di entrate l'anno.

Nelle fasi iniziali del capitalismo, c'è centralizzazione della produzione. Perché? Per trarre vantaggio dalle economie di scala. Ma questo processo finisce subito. Il sistema capitalista fornisce un numero crescente d'alternative affinché si possano vendere beni e servizi a persone con gusti diversi. Ho scritto su questi argomenti nel 1974. Non era affatto qualcosa di nuovo all'epoca.

Quasi inosservate, tra le nicchie e gli anfratti del sistema di mercato, intere porzioni di vita economica stanno iniziando a muoversi a un ritmo diverso. Valute parallele, banche del tempo, cooperative e spazi autogestiti si sono moltiplicati nel tempo e in modo quasi invisibile agli occhi dell'economia dominante, e spesso come diretto risultato della frantumazione delle vecchie strutture economiche del post-crisi 2008.

Questi sono solo "farfugliamenti collettivisti". Marx pensava che i socialisti collettivisti erano teste vuote utopiche, e questa è una delle poche cose che condivido di Marx.



RITORNARE ALLA COMUNE

Poi scrive: "Questa nuova forma d'economia la si può trovare solo se la si cerca attentamente." Questo significa che non esiste come fattore di mercato significativo.

In Grecia, quando una ONG indipendente ha tracciato la mappa delle cooperative alimentari, dei produttori alternativi, delle valute parallele e dei sistemi di valuta locale del paese, ha scoperto oltre 70 progetti importanti e centinaia di iniziative minori relative a occupazione di spazi inutilizzati, car-sharing e asili nido indipendenti. Per l'economia tradizionale, queste cose possono a malapena considerasi attività economiche -- ma è proprio questo il punto. Esistono perché già commerciano -- pur se in modo irregolare e poco efficiente -- nella valuta dell'era post-capitalistica: il tempo libero, le attività in rete e altre cose gratuite. Possono apparire come insufficienti, misere o inadatte a sostituire l'attuale sistema economico globale; ma è quello che sembrava il denaro e il credito al tempo di Edoardo III.

Questi greci sono stati economicamente spazzati via dalle politiche socialiste dello stato. Si trovano ai margini dell'economia monetaria. Lavorano in un settore a bassa divisione del lavoro. In breve, vivono nel mondo feudale antecedente al capitalismo. Eppure questa sinistra pensa che vivere in una comune rappresenti l'onda del futuro.

La gente di sinistra è convinta che vivremo in un mondo di prodotti gratuiti. Questa è stata l'idea che ha spinto il socialismo sin dal primo giorno. Quindi non vi è nessuna maledizione sulla terra. In realtà la scarsità non esiste. E' tutta colpa delle istituzioni malvagie, che sono state create dal capitalismo, se l'umanità non può accedere al rendimento quasi illimitato della natura. La proprietà privata impedisce alla natura di travolgerci con la cornucopia della roba gratis.

Non imparano mai. Non hanno mai capito che la natura è avara. Non hanno mai capito che c'è scarsità, e che questa scarsità può essere bypassata solo attraverso la formazione del capitale. Solo attraverso l'estensione della divisione del lavoro attraverso la formazione del capitale e una maggiore specializzazione, possiamo superare i limiti della scarsità. Questa era la posizione di Adam Smith nel Capitolo 1 de La Ricchezza delle Nazioni (1776), ma i socialisti rifiutano di rispondere.

Nuove forme di proprietà e di prestiti, nuovi contratti giuridici: nel corso degli ultimi dieci anni è emersa una nuova sottocultura, che i media hanno definito "economia della condivisione". Tormentoni come "beni condivisi" e "produzione peer-to peer" sono ormai familiari quasi a tutti, ma pochi si sono preoccupati di domandarsi cosa rappresentino realmente per il capitalismo.

Quindi cos'altro è nuovo? Cos'è la società capitalista se non una sequenza d'esperimenti in nuove forme di proprietà (al di fuori del controllo dello stato), nuove forme di prestito e nuovi contratti? Sin dal 1300 la società occidentale sta portando avanti esperimenti simili.



L'ECONOMIA MISTA COME IL SANTO GRAAL

Se la produzione non è governata dal potere coercitivo dello stato, allora è sicuramente disciplinata dal sistema dei prezzi. Non esiste una terza via per un'economia di massa. Ci possono essere imprese familiari. Ci possono essere piccole aziende a conduzione familiare dove la gente quasi muore di fame. Esistono in alcune parti dell'Africa. Ma questi piccoli appezzamenti di terra non sono produttivi, e non lo sono nemmeno le persone che li coltivano. Ecco perché i figli si allontanano dalle aziende familiari e vanno in città. Vogliono fare soldi. Vogliono diventare produttivi. Vogliono partecipare alla divisione del lavoro.

Come un cane che ritorna sul suo vomito, Mason chiama in causa lo stato affinché faccia in modo che tutto ciò accada.

Io credo che siano una via di salvezza -- ma solo se questi micro-progetti saranno coltivati, promossi e protetti da un sostanziale cambiamento a livello governativo. E questo è possibile con un cambiamento nel nostro modo di pensare -- riguardo alla tecnologia, alla proprietà e al lavoro. In modo tale che, quando creeremo gli elementi del nuovo sistema, potremo dire a noi stessi e agli altri: "Questo non è più semplicemente il mio meccanismo di sopravvivenza o la mia via di fuga dal mondo neo-liberalista: questo è un nuovo modo di vivere in via di formazione".

Mi chiedo: quale tipo di cambiamento nel nostro modo di pensare?

Come creeremo -- a chiunque si riferisca questo "noi" -- tutto questo? Come faremo a collaborare? Se non collaboriamo attraverso la pianificazione centrale, allora dobbiamo farlo attraverso il libero mercato. Non esiste una terza via. O c'è la coercizione dello stato, o il volontarismo del libero mercato. La società non è una piccola azienda agricola di famiglia. Ci troviamo di fronte ad un aut-aut.

Può esserci la via di mezzo sponsorizzata dal keynesismo, ma sta dicendo che non funziona più. Su questo punto siamo d'accordo. Quindi dove stiamo andando? Stiamo tornando alla pianificazione centralizzata, la quale ammette che sia morta, o siamo diretti verso un sistema di libero mercato, le cui fondamenta sono il volontarismo, lo scambio e la divisione del lavoro? Secondo lui nessuna delle due.

E allora dove?



MANCANZA DI MODELLI

Vuole che i socialisti abbandonino l'idea che la pianificazione centrale possa funzionare. E' qualcosa che dovrebbero decisamente fare. Annaspano alla disperata ricerca di una terza via tra il socialismo, che non è riuscito, e il libero mercato, che sta catturando le menti di centinaia di milioni di persone in tutto il mondo. La gente di sinistra non vuole andare in nessuna di queste direzioni. Problema: non hanno mai delineato, dal punto di vista analitico, l'alternativa alla pianificazione centrale.

Questi tipi non offrono alcun modello. E' tutto ridicolmente campato in aria.

Il problema è questo: lo stato sociale keynesiano sta andando in bancarotta. Non ci sarà alcuna rivoluzione rossa; l'inchiostro rosso, beh, quello sì che scorrerà a fiotti.

Le soluzioni adottate sono state l'austerità e allentamento monetario. Ma non funzionano. Nei paesi più colpiti è stato distrutto il sistema pensionistico, l'età pensionabile è salita fino a 70 anni e l'educazione privatizzata costringe i laureati ad una vita di debiti. I servizi pubblici sono smantellati ad uno ad uno e i progetti infrastrutturali posti in standby.

Ha ragione. Sta descrivendo il keynesismo, e non sta funzionando. Quindi ci sta suggerendo di rinunciare a qualcosa che non è il socialismo e non è nemmeno il keynesismo fiscale. Ma non si può battere qualcosa con niente. Dov'è il suo progetto?

La gente di sinistra non ha un modello analitico. Inoltre, non ha nemmeno un modello pratico.

Nel frattempo, in assenza di un modello alternativo, si sono create le condizioni per una nuova crisi. In Giappone, nei paesi meridionali dell'Eurozona, negli Stati Uniti e nel Regno Unito i salari reali sono fermi o in discesa. Il sistema bancario parallelo è stato ristabilito e oggi è anche più esteso di quello del 2008. Le nuove regole che impongono alle banche di costituire maggiori riserve sono minimizzate o addirittura ignorate. Nel frattempo, l'1% della popolazione mondiale ricco è diventato ancora più ricco.

Il neoliberismo, inoltre, si è trasformato in un sistema programmato che produce danni catastrofici ricorrenti. E, peggio ancora, ha distrutto il modello di capitalismo industriale di 200 anni, dove una crisi economica solitamente generava nuove forme di innovazione tecnologica, a beneficio e per la ripresa di tutti.

Sì, il neoliberismo è una forza spenta. Ma, dal punto di vista analitico, è sempre stata una forza spenta. Non ha mai avuto alcun fondamento analitico.

Il fatto che il keynesismo stia barcollando di crisi in crisi, non provoca lacrime di frustrazione negli occhi dei difensori dell'economia della Scuola Austriaca. Sin dal primo giorno abbiamo affermato che si trattava di un cadavere ambulante. E' stata un'economia incoerente fin dall'inizio, a cominciare dalla Teoria Generale di Keynes.

Gli Austriaci hanno un modello alternativo: il libero mercato. Mason non lo capisce. Ho il sospetto che non abbia mai letto un libro scritto da un economista della Scuola Austriaca. E' completamente ignaro che esista. Sta facendo esattamente ciò che scrisse Heilbroner nel 1990: per 70 anni la professione economica ha ignorato il saggio di Mises del 1920, "Economic Calculation in the Socialist Commonwealth." Heilbroner disse che era giunto il momento che gli economisti affrontassero il fatto che Mises avesse ragione. Ma Mason non ha mai sentito parlare di un articolo di Mises, né ha mai sentito parlare del saggio di Heilbroner.

Ecco perché il neoliberismo è stato il primo modello economico in 200 anni di storia, basato sulla riduzione dei salari e sulla distruzione del potere sociale e della forza della classe operaia. Se passiamo in rassegna al modo in cui hanno preso il via i periodi studiati dai teorici dei lunghi cicli -- 1850 in Europa, 1900 e 1950 in tutto il mondo -- vedremo che è stata la forza del lavoro organizzato a costringere aziende e imprenditori a smettere di cercare di far rivivere datati modelli di business -- come i tagli salariali -- e a elaborare una nuova forma di capitalismo.

Ecco un socialista di mezza età che ancora propaganda una retorica vecchia di 30 anni, e che già allora era obsoleta.

E' un uomo di mezza età che sta cercando disperatamente di spacciarsi per un giovane attivista: "Occupy aveva ragione: il capitalismo ha tradito il mondo." Il movimento Occupy è stato un circo mediatico per un anno, e ora è solo un flebile ricordo. E' stato un movimento dei figli e delle figlie di gente di sinistra. Erano studenti universitari che avevano seguito troppi corsi di sociologia, e che quindi non potevano trovare un impiego al di sopra di un salario minimo.

Di conseguenza, gran parte della classe imprenditoriale è diventata neo-luddista. Di fronte alla possibilità di creare laboratori di sequenze genetiche, hanno invece aperto dei coffee-shop, centri estetici e imprese di pulizie: il sistema bancario e di programmazione economica e l'ultima tendenza neoliberista tendono a premiare soprattutto chi crea nuove occupazioni di basso valore di lungo orario lavorativo.

Quasi nessuno nella classe imprenditoriale è un neo-luddista. Tutti possiedono uno smartphone (tranne me). Tutti stanno cercando di capire come vendere cose a persone che possiedono gli smartphone. Tutti restano incantati dalla Apple. Neo-luddisti? Che cosa s'è fumato questo tizio? Dovrebbe smettere. Sta inficiando il suo giudizio.

L'innovazione arriva, ma fino a oggi non ha ancora innescato la quinta lunga ripresa del capitalismo prevista dalla teoria del lungo ciclo. Le ragioni risiedono nella specifica natura della tecnologia dell'informazione.

A questo punto abbandona il balbettio della comune. Lo sostituisce con il balbettio del trend del 1980. E' come ascoltare un vecchio strambo che legge i suoi brani preferiti da Megatrends.

Pronuncia la parola d'ordine dei socialisti del XIX secolo: la distinzione tra "produzione per l'uso" e "produzione per lo scambio."

Il grande progresso tecnologico dei primi anni del XXI secolo non è fatto solo di nuovi oggetti e processi, ma di oggetti e processi vecchi resi intelligenti. Il contenuto intellettuale dei prodotti sta diventando sempre più prezioso di quello materiale necessario per la loro produzione. Ma è un valore che si misura in termini di utilità e non di scambio o di patrimonio.

La produzione per l'uso era la produzione nelle fattorie medievali. Erano piccole fattorie. C'era divisione del lavoro nell'economia curtense. Era organizzata sulla base della proprietà privata. Non c'era nessun sistema di scambio di mercato, poiché la divisione del lavoro era ancora troppo bassa. Ma la civiltà occidentale dopo il 1000 prese la strada dell'economia di mercato basata sullo scambio monetario. In altre parole, la storia dell'occidente sin dall'anno 1000 s'è basata sulla sostituzione di una "produzione per l'uso" a favore di una "produzione per il mercato". I socialisti del XIX secolo non hanno mai capito abbastanza di teoria economica, o di storia delle istituzioni economiche, per riconoscere che il loro slogan era fondamentalmente una difesa dell'economia curtense medievale pre-mercato.

Abbiamo dovuto aspettare 200 anni prima che uno di questi tipi mettesse su carta il quadro giuridico ed economico del sistema di cui parlava. Marx non andò oltre a ciò che avrebbe avuto luogo dopo la prima fase della rivoluzione proletaria. Nemmeno Lenin. Nemmeno Stalin. La sinistra non-comunista deve ancora offrire una presentazione analitica del sistema d'incentivazione economica che renderà operativa la tanto annunciata, ma mai descritta, via di mezzo tra la pianificazione centralizzata, che ha visibilmente fallito, e il mercato decentralizzato libero, che  la sinistra disprezza. E' troppo aspettarsi che uno di loro pubblichi finalmente un tale progetto? A quanto pare è davvero troppo aspettarsi una cosa del genere.

Nel 1990, gli economisti e i tecnici hanno iniziato a condividere un pensiero: cioè che il nuovo ruolo dell'informazione stava creando un "terzo" tipo di capitalismo -- diverso dal capitalismo industriale come il capitalismo industriale lo era dal capitalismo fondato sulla schiavitù del XVII e XVII secolo. Hanno però avuto difficoltà a descrivere le dinamiche di questo nuovo capitalismo cognitivo, e per un motivo preciso: le sue dinamiche sono profondamente non-capitalistiche.

Hayek presentò la tesi a favore di un mercato libero in "The Use of Knowledge in Society," ma questa povera anima sembra non aver mai sentito parlare di tale saggio, e sicuramente non l'ha mai letto.

Durante e subito dopo la seconda guerra mondiale, gli economisti consideravano l'informazione solo come un "bene pubblico". Il governo degli Stati Uniti decretò anche che il profitto doveva provenire solo dai processi produttivi e non dai brevetti. Poi si iniziò a capire qualcosa di più sulla proprietà intellettuale. Nel 1962, Kenneth Arrow, il guru delle teorie economiche dominanti, disse che in un'economia di libero mercato lo scopo di inventare le cose era quello di creare diritti di proprietà intellettuale. Egli osservò che: "Proprio nella misura in cui un prodotto è di successo c'è una sottoutilizzazione delle informazioni".

Tale verità la si può riscontrare in tutti i modelli di e-business finora concepiti: monopolizzare e proteggere i dati, raccogliere i dati disponibili generati dalle interazioni sociali dell'utente, spingere le forze commerciali verso aree di produzione di dati che prima non erano commerciali, cercare nei dati esistenti nuovi dati di valore predittivo -- garantendo sempre e comunque l'utilizzo esclusivo di questi risultati per l'azienda.

Queste persone odiano questa parola: "Mio/a". Per 200 anni hanno cercato di convincere un mondo che crede profondamente in tale parola, a cedere i propri averi a tutti gli altri. Ma chi dovrebbe far rispettare tale regola? Che tipo di potere è necessario? Chi arriverà in cima a questa piramide di potere? Il Capitolo 10 del libro di Hayek, The Road to Serfdom (1944), va al cuore della questione: "Why the Worst Get on Top." Se Mason sta dicendo che in qualche modo saremo tutti d'accordo a rinunciare volontariamente ad un assetto sociale in cui le informazioni vengono controllate dai singoli individui, allora è più utopico di un utopista. Marx avrebbe avuto una giornata campale a sbeffeggiare lui e le sue opinioni.

I vecchi socialisti cantano vecchie canzoni, cercando disperatamente di connettersi con le persone più giovani, ma non riescono a vedere ciò che si trova sotto il loro naso.

Se riaffermiamo al contrario il principio di Arrow, diventano evidenti le sue implicazioni rivoluzionarie: se l'economia del mercato libero unita alla proprietà intellettuale conducono alla "sottoutilizzazione delle informazioni", allora un'economia basata sulla piena utilizzazione dell'informazione non può tollerare il libero mercato o il diritto assoluto della proprietà Intellettuale. I modelli di business di tutti i nostri attuali giganti digitali sono progettati per impedire la sovrabbondanza delle informazioni.

Arrow è stato un economista mainstream che ha scritto utilizzando il linguaggio dell'economia moderna: un mondo di conoscenza ed equazioni perfette. Qualsiasi sua opinione riguardo il mondo reale, per non parlare dell'imprenditorialità in un mondo d'incertezza, è assurda. Questo è l'ennesimo esempio di un uomo di sinistra che non capisce quello che sta leggendo. Citare Kenneth Arrow, per un qualsiasi motivo, è sempre stata una perdita di tempo. Arrow ha lavorato duramente per essere incoerente, e ha raggiunto il suo obiettivo oltre le sue più rosee aspettative.

Tuttavia le informazioni restano abbondanti. Il bene "informazione" resta liberamente riproducibile. Una volta che il bene è creato, esso può essere copiato/incollato/riprodotto all'infinito. Un brano musicale o il gigantesco database utilizzato per costruire un aereo di linea ha un suo costo di produzione; ma il suo costo di riproduzione è prossimo allo zero. Pertanto, se il normale meccanismo del prezzo nel sistema capitalista attuale dovesse continuare nel tempo, anche quel prezzo diverrebbe zero.

Mi suona bene. Sembra un mondo senza l'intervento statale nell'istituire brevetti di 15 anni e copyright generazionali. In breve, sembra un libero mercato. Ma crede che questa onda del futuro sia in qualche modo coerente con uno stato più forte, una pianificazione più invasiva, tasse più alte e una ridistribuzione della ricchezza più consistente. Non sarà così.

Negli ultimi 25 anni l'economia ha dovuto fare i conti con questo problema: tutta l'economia dominante si muove da una condizione di scarsità; tuttavia, la forza più dinamica del nostro mondo attuale è abbondante, e come disse una volta il geniale hippy Stewart Brand: "Vuole essere libera".

Come ho già detto, si tratta di chiacchiere riguardanti una comune. Cita il re dell'utopismo della comune, il fondatore di The Whole Earth Catalog.

La mitologia e l'impulso socialisti sono sempre stati guidati da una sola cosa: l'assenza di scarsità in natura. Tornano sempre sullo stesso argomento: se ci sbarazziamo delle istituzioni di libero mercato, saremo invasi dall'abbondanza universale. Questa affermazione ignora tutta la storia umana. La scarsità è integrata nel cosmo. Non hanno mai capito che la scarsità è ineludibile: a costo zero c'è più domanda che offerta.




MARX VIVE!

La sinistra non può sfuggire a Marx.

Accanto al mondo dell'informazione controllata e monopolizzata da aziende e governi, esiste anche una dinamica diversa: l'informazione come bene sociale, libera nel suo utilizzo, impossibile da possedere o sfruttare in modo esclusivo o da attribuirne un prezzo. Ho seguito i tentativi di economisti e guru imprenditoriali di costruire un quadro di riferimento per le dinamiche di un'economia basata su informazioni abbondanti e di pubblico dominio. In realtà, chi lo aveva immaginato già nell'era del telegrafo e del motore a vapore fu un economista del XIX secolo. Il suo nome? Karl Marx.

Il fantasma di Karl Marx si aggira ancora nel pensiero di queste persone. Tutte le strade portano a Marx -- un Marx civilizzato, un Marx castrato, un Marx senza la dottrina della salvezza sociale attraverso la rivoluzione proletaria. Vogliono Marx, ma non vogliono la sua religione della rivoluzione. Ma, come ho scritto nel 1968, il marxismo era solo una religione della rivoluzione. Il resto del suo sistema contorto era sovrastruttura.

Scena: Kentish Town, Londra, Febbraio 1858, circa le 4 del mattino. Marx è un uomo ricercato in Germania ed è al lavoro su esperimenti mentali e appunti per se stesso. Quando finalmente sono riusciti a mettere le mani su quello che Marx stava scrivendo quella notte, gli intellettuali di sinistra degli anni '60, hanno dovuto ammettere che "era una sfida ad ogni seria interpretazione del pensiero di Marx concepita fino ad allora". Era il "Frammento sulle Macchine".

Nel "Frammento" Marx immaginava un'economia in cui il ruolo principale delle macchine era quello di produrre, e quello dell'uomo di controllarle. Fu chiaro sul fatto che in una tale economia la forza produttiva più importante sarebbe stata l'informazione. La capacità produttiva di macchine come il telaio automatizzato, il telegrafo e la locomotiva a vapore non dipendeva dalla quantità di lavoro per produrre, ma dallo stato delle conoscenze sociali. Organizzazione e conoscenza, in altre parole, davano un maggiore contributo al potere produttivo del lavoro materiale di costruzione e gestione delle macchine.

Val la pena di sottolineare che era un frammento. Faceva parte del suo Grundrisse, un miscuglio incoerente di note che non ha mai cercato di pubblicare. Non è stato pubblicato fino al 1939. Marx sapeva che non valeva la pena di perseguire questa idea, e infatti non la fece sua. Ebbe tutto il tempo per sponsorizzarla. Das Kapital venne pubblicato nel 1867. Se questa sezione era così importante, perché non cercò di stamparla da qualche parte? Perché non ne parlò di nuovo? Fu un ripensamento improvviso, e così doveva rimanere.

Ecco un tipo di sinistra disperato, il quale cerca invano di resuscitare qualcosa che Marx aveva seppellito al suo posto. Pensa che questa sia una sorta di grande intuizione. Marx non ci credeva affatto. Quindi perché dovremmo crederci noi?

Considerando quello che il Marxismo sarebbe diventato -- una "teoria dello sfruttamento basato sul furto del tempo di lavoro" -- quella era un'affermazione decisamente rivoluzionaria. Essa suggeriva che, una volta che la conoscenza fosse diventata una forza produttiva a sé stante, più importante del lavoro effettivo per la creazione della macchina, la grande questione non era il "salario contro il profitto", ma chi controllava quello che Marx definiva il "potere della conoscenza".

Ecco un polemista che cerca di riesumare qualche scampolo dimenticato della Visione del Grande Uomo, nel disperato tentativo di costruirsi una reputazione. Ma nel caso di questo documento, non solo è stato a lungo ignorato; è stato deliberatamente sepolto dall'autore. Marx non prese mai in considerazione di riproporlo, non ne valeva la pena. Ma questo povero tipo, nei primi anni del XXI secolo, sta cercando di rendere famoso questo frammento perennemente ignorato, come se avesse una qualsiasi rilevanza oggi quando non ne aveva già alcuna nel 1858. Sta cercando di far sembrare coerente un sistema economico che non lo era, e che è stato abbandonata quando l'Unione Sovietica si suicidò nel 1991. Come soleva dire mio padre, sta togliendo l'acqua dal mare.

In un'economia in cui le macchine fanno la gran parte del lavoro, la natura della conoscenza insita nelle macchine doveva -- egli scrisse -- essere "sociale". In un esercizio mentale a tarda notte, Marx immaginò il punto di arrivo finale di questo percorso: la creazione di una "macchina ideale", che dura per sempre e non costa nulla. Una macchina che poteva essere costruita con niente -- scrisse Marx -- non avrebbe aggiunto alcun valore al processo produttivo, e in poco tempo, nel giro di qualche anno contabile, avrebbe abbattuto prezzi, profitto e costi del lavoro.

Marx scrisse "sociale" perché non aveva un'analisi economica per quanto riguardava il mondo post-rivoluzione. Non scrisse mai del mondo dopo la rivoluzione proletaria. Non spiegò mai di cosa stesse parlando. In realtà, non lo sapeva nemmeno lui. Non propose mai un sistema analitico descrivente come sarebbe stata guidata la divisione del lavoro in un mondo in cui sarebbero scomparsi lo stato e il sistema dei prezzi di libero mercato.

Dal momento che realizziamo che l'informazione è fisica, che il software è una macchina e che i costi relativi a stoccaggio, ampiezza di banda ed elaborazione dati stanno crollando a ritmo esponenziale, il valore del pensiero di Marx diventa chiaro. Siamo circondati da macchine che non costano niente e che potrebbero, se lo volessimo, durare per sempre.

Il valore del pensiero di Marx era sempre vicino allo zero, e ora è inferiore allo zero. E' giunto il momento di smettere di togliere acqua dal mare.

In queste riflessioni, pubblicate solo verso la metà del XX secolo, Marx immaginava un flusso d'informazioni da memorizzare e condividere in qualcosa chiamato "intelletto generale" -- una conoscenza disponibile a tutti gli abitanti della Terra socialmente collegati, dove ogni sviluppo beneficia tutti. In breve, aveva immaginato qualcosa di simile all'economia dell'informazione che oggi viviamo. E scrisse anche che "la sua esistenza avrebbe mandato all'aria il capitalismo".

Questo poveraccio non capisce che le riflessioni non sono teoria. Le riflessioni non pubblicate non devono essere prese sul serio. Vuole farci credere che le riflessioni di un laureato tedesco disoccupato, possano fornire una sorta di fondamento per l'analisi economica nel mondo della legge di Moore.

Il quadro è cambiato e il vecchio percorso oltre il capitalismo immaginato dalla sinistra del XX secolo è perso.

E chi ritroverà questo percorso e guiderà la sinistra per mezzo di un frammento nelle note di Marx? Credo proprio di saperlo.

Ma si è aperto un nuovo percorso. La produzione collaborativa, che utilizza la tecnologia in rete per produrre beni e servizi che funzionano solo se gratuiti o condivisi, stabilisce questo percorso al di là del sistema di mercato. Sarà necessario che lo stato crei un quadro – proprio come quando creò nei primi anni del XIX secolo il quadro necessario per il lavoro nelle fabbriche, per la valuta e per il libero scambio. E’ probabile che il post-capitalismo coesisterà con il mercato ancora per decenni, tuttavia è in corso un grande cambiamento.



TORNARE A MISES

I socialisti vogliono sempre tornare a Marx, mentre l'economista della Scuola Austriaca vuole sempre tornare al saggio di Mises del 1920. L'Austriaco si chiede: come può esserci produzione collaborativa se non esiste un sistema di prezzi generato dal libero mercato?

Si pone anche quest'altra domanda: perché dovremmo allocare le risorse in un mondo di risorse gratuite? Se le risorse sono gratuite, non devono essere allocate. Nessuno alloca l'aria. Inspiro ed espiro, e non chiedo il permesso a nessuno. Questo perché l'aria è gratis.

Mason parla di risorse gratuite e anche dei problemi legati all'allocazione delle risorse, quando il fondamento di tutte le analisi economiche, da Adam Smith a oggi, o dal terzo capitolo della Genesi ad oggi, è questo: a costo zero c'è una domanda maggiore rispetto all'offerta.

Le reti ripristineranno la “granularità" del progetto post-capitalista. Ovvero, possono essere la base di un sistema di non-mercato auto-replicante, che non ha bisogno di essere ricreato ogni mattina sullo schermo del PC di un commissario.

Ancora una volta, mi chiedo: se non c'è una pianificazione centrale, come viene organizzata la produzione? Se non esiste un sistema di prezzi basato sulla proprietà privata del capitale, come ci può essere allocazione razionale delle risorse economiche scarse? Siamo tornati a Mises nel 1920. Ma questo tipo non ha mai letto il saggio di Mises.

La transizione richiederà uno stato, un mercato e una produzione collaborativa che vadano al di là del mercato. Ma per far sì che accada, l’intero progetto della sinistra, dai gruppi di protesta ai partiti socialdemocratici e liberali tradizionali, dovrà essere riconfigurato. In realtà, una volta che la gente avrà compreso la logica della transizione post-capitalista, queste idee non saranno più di proprietà della sinistra, ma di un movimento molto più ampio, per il quale saranno necessarie nuove definizioni.

Quindi, ancora una volta, ci sarà collaborazione con lo stato. Questo è keynesismo. È la via di mezzo. È lo stato che direziona la produzione, ma in qualche modo non lo è. È un sistema di prezzi che direziona la produzione, ma in qualche modo non lo è. Allora che cos'è? Le persone di sinistra non offre alcuna spiegazione. Non la offrono per nessuna delle loro idee strampalate.



AFFERMAZIONI STORICHE AL POSTO DEI MODELLI

Ora passiamo alla storia occidentale.

Chi può far accadere tutto questo? Nel vecchio progetto della sinistra era la classe operaia industriale. Più di 200 anni fa, il giornalista radicale John Thelwall avvertì quelli che avevano costruito le fabbriche inglesi avevano creato una nuova e pericolosa forma di democrazia: "Ogni grande fabbrica è una specie di società politica, che nessun Parlamento può mettere a tacere e che nessun magistrato può far sciogliere”.

Oggi la società intera è una fabbrica. Tutti noi partecipiamo alla creazione e alla ricreazione dei marchi, delle norme e delle istituzioni che ci circondano. Nello stesso momento, le reti di comunicazioni vitali per il lavoro quotidiano e per il profitto sono zeppe di conoscenza e di malcontento condiviso. Oggi è la rete – come la fabbrica di 200 anni fa – quella che "nessuno può far tacere o sciogliere”.

La società non è come una fabbrica. È come un'asta. È governata da un principio fondamentale: l'offerta più alta vince. È un sistema di prezzi competitivi. È un sistema d'allocazione mediante un'asta competitiva. Non è come una fabbrica; non è mai stata come una fabbrica. Tale ragionamento era quello di Friedrich Engels, e non è mai stato corretto. È un ragionamento disallineato dall'analisi economica, e lo stesso vale per quello di Mason.

È vero, in tempi di crisi gli stati possono oscurare Facebook, Twitter, l’Internet e le reti mobili, paralizzando l’economia. Ed è possibile archiviare e controllare ogni kilobyte di informazione che produciamo. Ma non è più possibile riproporre il sistema gerarchico, propagandistico e ignorante di 50 anni fa, tranne alcune eccezioni – vedi Cina, Corea del Nord o Iran – in cui si escludono alcune parti fondamentali della vita moderna. Sarebbe, come dice il sociologo Manuel Castells, come cercare di de-elettrificare un paese.

Mason ha ragione. Ma questo è un altro argomento a favore della teoria economica Austriaca. Non è un argomento a favore della pianificazione centrale, la pianificazione cooperativa, o qualsiasi altra via di mezzo tra centralizzazione statale totale e proprietà privata dei mezzi di produzione.

Con la creazione di una rete che connette milioni di persone, sfruttata commercialmente, sì, ma con tutto lo scibile umano possibile a portata di un clic, l’info-capitalismo ha creato una nuova figura in grado di cambiare la storia: l’essere umano civile, informato e connesso.

Eccolo di nuovo: lo sfruttamento. Torniamo sempre alla teoria marxista dello sfruttamento. Ma allora perché Mason non la propone direttamente? Marx non riuscì a descrivere una soluzione istituzionale allo sfruttamento capitalistico. Tutto il suo sistema era sbagliato. Böhm-Bawerk lo confutò nel 1884, e di nuovo nel 1896, smontando proprio questo punto: la teoria dello sfruttamento. Mason importa la retorica di Marx, ma ignora il fatto che il socialismo marxista, e tutte le altre forme di pianificazione centrale, non hanno mai risolto questo problema: la proprietà privata è necessaria per dare un prezzo alle risorse in modo razionale. È un problema che può essere aggirato in una fattoria a conduzione familiare e in una società primitiva, ma in una società in cui è presente una divisione avanzata del lavoro, ci devono essere mercati dei capitali: le aste. Questo era il punto di Mises nel 1920, e la sinistra non è mai riuscita a confutarlo. È intellettualmente incapace di confutarlo. Mises aveva ragione.

Sarà molto più che una semplice transizione economica. Ci sono, naturalmente, compiti paralleli e urgenti come la de-carbonizzazione del pianeta, l’esplosione demografica e i crolli finanziari. Ma qui mi sto concentrando sulla transizione economica innescata dall’informazione. Perché questa finora è stata messa da parte. Il peer-to-peer è diventato globale, un’ossessione di nicchia per i visionari, mentre i pezzi grossi della sinistra continuano a criticare le misure di austerità.

Quindi ora abbiamo bisogno di una "decarbonizzazione". Più verde, più roba comune. Siamo tornati alla fattoria della comune, ma con pannelli solari che vengono prodotti con tecniche di produzione di massa. Mason ritorna alle aziende agricole comunali greche.

In realtà, in paesi come la Grecia, la resistenza all’austerità e la creazione di reti “irrinunciabili” vanno di pari passo, secondo quanto riportano gli attivisti. Ma, soprattutto, il post-capitalismo come concetto è fatto di nuove forme comportamentali che l’economia convenzionale non considererebbe rilevanti.

Quindi, in che consisterà questa transizione che ci attende? L'unico parallelo storico che abbiamo a disposizione è la sostituzione del feudalesimo con il capitalismo, e grazie al lavoro di epidemiologi, genetisti e analisti di dati, oggi sappiamo molto di più su questa transizione di 50 anni fa, quando tutta questa materia era di esclusivo dominio delle scienze sociali.

In primo luogo confonde il feudalesimo, un sistema di controllo civile legato ai giuramenti, con l'economia curtense, un sistema di comproprietà ma privata. In secondo luogo, sta incitando un ritorno all'economia curtense. Quest'ultima non aveva un sistema di prezzi all'interno del suo dominio. Era come la fabbrica di Engels. (Letteralmente. Engels possedeva una fabbrica. Era ricco.) Non c'erano prezzi. Ma se non ci sono, non si può avere un'economia con un'alta divisione del lavoro. I prezzi devono esserci, e devono basarsi sulla proprietà privata dei mezzi di produzione. Questo era il punto di Mises nel 1920 e la sinistra non è capace di confutarlo.

La prima cosa che dobbiamo riconoscere è che i nuovi modelli produttivi saranno strutturati intorno a cose diverse. Il feudalesimo era un sistema economico strutturato intorno ad usi e costumi relativi all’ “obbligo”. Il capitalismo invece si è strutturato intorno a qualcosa di puramente economico: il mercato. Da ciò possiamo prevedere che il post-capitalismo – la cui condizione necessaria è l’abbondanza – non sarà soltanto una forma modificata di una complessa società di mercato. Possiamo però già cogliere qualche aspetto positivo di questo cambiamento.

Non voglio dire che questo sia un modo per evitare il problema: possiamo sicuramente delineare i parametri economici generali di una società post-capitalista nell’anno 2075, ad esempio. Ma se questa società sarà strutturata intorno alla liberazione dell’uomo e non all’economia, potrà essere plasmata da cambiamenti imprevedibili.

La gente di sinistra non ha un modello economico. Non ce l'ha mai avuto. Non ci dice quali saranno le strutture giuridiche post-capitaliste. Non ci dice come verranno organizzate produzione e distribuzione senza un sistema di prezzi. È gente che crede nelle favole, nei sogni e negli slogan.



ESCURSIONI LETTERARIE

Poi passa addirittura a Shakespeare.

Ad esempio, la cosa più ovvia per Shakespeare, che scriveva nel 1600, era che il mercato di quel tempo stava producendo nuove forme di comportamento e di moralità. Per analogia, la cosa più ovvia per lo Shakespeare del 2075 sarà la totale rivoluzione nei rapporti tra i generi, o nella sessualità o nel campo della salute. Forse non esisteranno neanche più degli scrittori teatrali: forse cambierà totalmente la natura dei mezzi di comunicazione che useremo per raccontare storie e eventi – così come cambiò ai tempi della regina Elisabetta I, quando s’iniziò a costruire i primi teatri.

È un qualche vizio di sinistra quello che induce questo tizio a non descrivere il mondo post-capitalista del futuro? Se avesse scritto nel 1967, avrebbe parlato della creazione di una comune hippie. Senza un sistema di prezzi, o di pianificazione centrale, non c'è alternativa ad una comune. Problema: una comune verrà gestita da comunisti.

Mason fa riferimento ad una sorta di corso di laurea in letteratura inglese a cui assistette 30 anni fa. Queste chiacchiere dovrebbero mascherare il fatto che non possiede un modello analitico. Dovrebbero mascherare il fatto che non possiede uno straccio d'analisi economica.

Pensate ad esempio alle differenze tra personaggi come Orazio in Amleto e Daniel Doyce della Piccola Dorrit di Dickens. Entrambi avevano una tipica ossessione della loro età: Orazio è ossessionato dalla filosofia umanista; Doyce dal voler brevettare una sua invenzione. Non potrà mai esserci un personaggio come Doyce in un lavoro di Shakespeare; al massimo avrebbe avuto una parte comica in una figura marginale della classe operaia. Tuttavia, quando Dickens descrisse il suo personaggio Doyce, la maggior parte dei suoi lettori conosceva qualcuno come lui. Così come Shakespeare non avrebbe potuto immaginare un Doyce, così anche noi non riusciamo a immaginare il tipo di esseri umani che produrrà la società quando l’economia non sarà più al centro di tutto. Possiamo tuttavia averne un’idea ricordando il modo in cui i giorni del XX secolo abbatterono le barriere della sessualità, del lavoro, della creatività e della propria individualità.

I tipi di sinistra non sono una minaccia, almeno dal punto di vista intellettuale. Non hanno argomenti solidi. Non hanno modelli analitici e non ce li hanno mai avuti. Quindi non possono dirci come funzionerà il sistema. Non possono dirci quali saranno le forme di cooperazione fra governo civile, produttori e consumatori.



UNA COMMEDIA SPASSOSA

Poi dobbiamo sciropparci una descrizione spassosa della transizione dall'economia curtense -- non il feudalesimo -- al primo capitalismo dell'era moderna.

Il modello feudale di agricoltura si scontrò in primo luogo con limiti ambientali e poi con un grande shock esterno: la Peste Nera. Dopo, seguì un shock demografico: troppe poche braccia per la terra, cosa che fece aumentare i salari e reso impossibile il vecchio sistema feudale incentrato sul rispetto dell’obbligo. La carenza di manodopera rese necessaria l'Innovazione Tecnologica. Furono proprio le nuove tecnologie che caratterizzarono l’ascesa del capitalismo mercantile a stimolare il commercio (la stampa e la contabilità), la creazione di beni commerciabili (estrazione mineraria, bussola e navi veloci) e la produttività (la matematica e il metodo scientifico).

Durante tutto l’intero processo era presente qualcosa che sembrava accessorio per il vecchio sistema – la moneta e il credito – che in realtà era destinata a diventare la base del nuovo sistema. Nel periodo feudale, molte leggi, usi e costumi furono modellati ignorando il denaro; il credito, poi, nell’alto medioevo, era addirittura considerato peccaminoso. Così, quando il denaro e il credito irruppero attraverso i confini per creare un sistema di mercato, ciò fu avvertito come una rivoluzione. In seguito, quello che diede energia al nuovo sistema fu la scoperta di una fonte praticamente illimitata di ricchezze nelle Americhe.

Una combinazione di tutti questi fattori fece sì che persone che durante il feudalesimo erano state emarginate – umanisti, scienziati, artigiani, avvocati, predicatori e drammaturghi radicali bohemien, come Shakespeare – fossero posti a capo della trasformazione sociale. Nei momenti cruciali, anche se inizialmente in modo timido, lo Stato oscillò tra il voler ostacolare il cambiamento ed il promuoverlo.

Al che io dico: "E quindi? Cos'ha a che fare tutto questo con il prezzo degli smartphone in Corea del Nord?"



CORRODERE IL CAPITALISMO

Poi torna a parlare della legge di Moore (anche se non la cita apertamente).

Oggi, quello che sta corrodendo il capitalismo, a malapena razionalizzato dall’economia tradizionale, è l’informazione. La maggior parte delle leggi che riguardano le informazioni stabiliscono il diritto delle società di detenerle e archiviarle e il diritto dello Stato di avervi accesso, indipendentemente dai diritti umani dei cittadini. L’equivalente storico della stampa e del metodo scientifico sono le tecnologie dell’informazione e le loro ricadute in tutte le altre tecnologie, dalla genetica alla sanità, dall’agricoltura al cinema, dove continua a ridurne rapidamente i costi.

Quindi come vorrebbe cambiare queste leggi? Non lo dice.

Il keynesismo non sta funzionando.

L'equivalente moderno della lunga stagnazione del tardo feudalesimo è il lento decollo della terza rivoluzione industriale, dove invece di automatizzare rapidamente il lavoro esistente, siamo costretti a inventarci quelli che David Graeber chiama “lavori stupidi” con salari bassi. E molte economie sono stagnanti.

Quindi qual è la sua soluzione? Per esporla ricorre alle mistificazioni.

L’equivalente della nuova fonte gratuita di ricchezza? Non è proprio ricchezza: è l’indotto, tutte quelle cose gratuite generate dalle interazioni in rete. E’ l’ascesa della produzione di non-mercato, di informazioni non possedibili, di reti peer-to-peer e di imprese senza management. L’Internet, dice l’economista Francese Yann Moulier-Boutang, è allo stesso tempo “il mare e la nave”, nell’equivalente moderno della scoperta del nuovo mondo. Anzi, è mare, nave, bussola e oro.

Ignora fermamente il seguente fatto: queste nuove tecnologie si basano sulla produzione per il mercato. Le rivoluzioni tecnologiche e digitali conducono verso il decentramento e la proprietà privata. La proprietà privata c'è sempre. Senza proprietà privata, non ci sono prezzi. Senza i prezzi, non c'è altro che cecità economica. Questo era il punto di Mises nel 1920 e la sinistra non ha mai saputo controbattere.

Gli shock esterni del nostro tempo sono ormai chiari: esaurimento di energia, cambiamento climatico, invecchiamento della popolazione e migrazione. Stanno alterando le dinamiche del capitalismo rendendolo impraticabile nel lungo termine. Non hanno ancora avuto lo stesso impatto della Peste Nera, ma, come abbiamo visto nel 2005 a New Orleans, non serve una peste bubbonica per distruggere l'ordine sociale e le infrastrutture di base di una società complessa e finanziariamente impoverita.

Una volta compresa questa dinamica di transizione, non c’è bisogno di un Piano Quinquennale super calcolato al centesimo, ma di un progetto, il cui scopo dovrebbe essere quello di ampliare quelle tecnologie, modelli di business e comportamenti che stanno erodendo le forze di mercato, rendere la conoscenza sociale, sradicare la disoccupazione e spingere l’economia verso l’abbondanza. Lo chiamo ‘Progetto Zero’, perché i suoi obiettivi sono un sistema energetico a zero emissioni di carbonio; una produzione di macchine, prodotti e servizi a zero costi marginali e una riduzione dei tempi di lavoro necessari sempre più vicini allo zero.



LASCIATE CHE MANGINO GLI SLOGAN!

I socialisti si specializzano negli slogan. Non propongono mai modelli economici concreti, ma solo una lunga sequela di slogan. Non ci dicono mai come si potranno realizzare i loro sogni. Non ci descrivono mai il sistema delle sanzioni -- giudiziarie ed economiche -- con cui le persone otterranno ciò che vogliono attraverso la cooperazione. Non discutono mai di causa-effetto economico, ma sono veramente bravi a citare slogan vuoti.

La maggior parte della sinistra del XX secolo ritenne di non potersi permettere una transizione gestita: per loro era un dogma che niente del nuovo sistema poteva già esistere all’interno del vecchio – anche se la classe operaia ha sempre tentato di creare una vita alternativa all'interno e "nonostante" il capitalismo. Di conseguenza, una volta svanita la possibilità di una transizione in stile sovietico, la sinistra moderna si è preoccupata solo delle cose opposte: privatizzazione della sanità, leggi anti-sindacali, fracking – ecc. ecc.

Se ho ragione, per la logica, i sostenitori del post-capitalismo dovrebbero concentrarsi sulla costruzione di alternative all'interno del sistema; sull’uso radicale e dirompente del potere del governo e sull’indirizzare tutte le azioni verso la transizione – e non sulla difesa di elementi casuali del vecchio sistema. Dobbiamo capire cosa è urgente e cosa è importante, a volte le due cose non coincidono.

Questa è utopia. Naturalmente ne abbiamo sentito parlare per molto tempo, ma solo dopo il 1660 il millenarismo della riforma religiosa è stato sostituito dal millenarismo della riforma sociale mediante lo stato. Questa visione è utopica fino al midollo, e poggia su una premessa fondamentale: lo stato può trasformare la natura dell'uomo.

Il potere dell'immaginazione diventerà cruciale. In una società dell’informazione, nessun pensiero o dibattito o sogno è sprecato – se concepito in una tendopoli, o in una cella di prigione o durante una partita di calcio balilla nell’ora di pausa di una start-up.

Un mondo senza sprechi! Che meraviglia! Nessun sogno resterà irrealizzato! Nessun bambino sarà lasciato indietro! Il bene superiore per tutti! Tutto a tutti! E gli slogan vanno avanti.

Per quanto riguarda la produzione virtuale, nella transizione verso il post-capitalismo il lavoro svolto a livello di progettazione può ridurre significativamente gli errori nella fase di attuazione. E la progettazione nel mondo post-capitalista, come per un software, può essere modulare. Persone diverse possono lavorare su di essa da luoghi diversi e a diverse velocità, in relativa autonomia gli uni dagli altri. Se possiamo immaginare una cosa e crearla gratis, sarebbe come se un’istituzione globale modellasse correttamente il capitalismo: un modello open source dell’intera economia; ufficiale, in grigio e nero. Ogni esperimento eseguito attraverso di essa andrebbe ad arricchirla; sarebbe open source e con tutti i possibili database disponibili, come nei più complessi modelli climatici.

Ci saranno progetti modulari in questa riprogettazione del mondo post-capitalista. Ma chi progetterà i pezzi? Chi supervisionerà il loro assemblaggio sul posto?

Per quanto riguarda il software, persone specifiche scriveranno i programmi. Persone specifiche o possiederanno il codice che scrivono, oppure parteciperanno alla codifica open source. Ma qualcuno sarà responsabile del beta-testing di ciascun programma. E quando non funzionerà, qualcuno dovrà fornire supporto ai clienti. Ma nella visione di Mason, i moduli staranno tutti bene insieme. In qualche modo, il beta-testing eliminerà i bug. Questa società modulare meravigliosamente progettata, che in realtà nessuno ha progettato e per la quale nessuno è responsabile dal punto di vista legale, trasformerà il nostro mondo e quindi l'umanità.

Tutto si basa su un assunto: non c'è scarsità. Tutto si basa sul presupposto che, a costo zero, l'offerta sarà uguale alla domanda. Non ci saranno sprechi.

La contraddizione principale oggi è tra la possibilità di prodotti e informazioni gratuiti e abbondanti e un sistema di monopoli, banche e governi che cercano a tutti i costi di mantenere le cose privatizzate, scarse e commerciabili. Tutto si riduce alla lotta tra la rete e le gerarchie, tra le vecchie forme di società modellate intorno al capitalismo e le nuove forme di società che immaginano già cosa sarà il futuro.

Si tratta di pura e semplice utopia.

È forse utopistico credere che siamo sull'orlo di un’evoluzione che superi i capitalismo? Viviamo in un mondo in cui gli uomini e le donne omosessuali possono sposarsi e in cui la contraccezione ha reso nel giro di 50 anni la donna media della classe operaia molto più libera della più scatenata tra le libertine dell’era di Bloomsbury. Perché dunque, troviamo così difficile immaginare la libertà economica?

E’ invece il progetto delle élite – chiuse nelle loro limousine nere – ad apparire oggi datato quanto lo erano le sette del Millennio del XIX secolo. La democrazie delle squadre antisommossa, i politici corrotti, i giornali controllati dai magnati e la sorveglianza globale sembrano a un tratto falsi e fragili quanto lo era la Germania Orientale trent’anni fa.

Sono d'accordo. Il decentramento e il declino accelerato del costo delle informazioni, indebolirà le attuali élite. Ma questo processo d'indebolimento si muoverà verso una maggiore decentralizzazione, più proprietà privata, un minor numero di brevetti e più innovazione. Non avrà nulla a che fare con il socialismo. Lo stato non sarà coinvolto.

Ogni lettura della storia umana deve consentire la possibilità di un esito negativo. Siamo ossessionati e perseguitati nel cinema da zombie, day-after e deserti post-apocalittici: The Road, Elysium, Oblivion, ecc. Ma perché mai non dovremmo, invece, immaginare un quadro di vita ideale fatto di informazioni abbondanti, lavoro non gerarchico e dissociazione tra lavoro e salario?

Milioni di persone stanno iniziando a rendersi conto del contrasto tra i sogni che gli erano stati promessi e quello che la realtà ha invece. La loro risposta è – ovviamente – la rabbia, e rifugio in forme di capitalismo nazionalistico che possono solo finire di distruggere il mondo. Guardando le tesi emergenti – dalle fazioni di sinistra di Syriza pro-Grexit al Fronte Nazionale e all’isolazionismo della destra americana, è stato come vedere realizzati tutti gli incubi che abbiamo avuto durante la crisi di Lehman Brothers.

Abbiamo bisogno di molto di più di una manciata di sogni utopistici e piccoli progetti orizzontali. Abbiamo bisogno di un piano basato sulla ragione, su prove concrete e progetti verificabili che taglino netto con il passato e siano sostenibili per il pianeta. E dobbiamo portarli avanti.

Uno spettro si aggira per il mondo. È lo spettro degli slogan.



CONCLUSIONE

Paul Mason è l'ennesimo esempio di un uomo di sinistra che cerca di seppellire il capitalismo. Secondo questa gente la fine del capitalismo è sempre dietro l'angolo.

Probabilmente si ritirerà presso una comune in Grecia. Forse avrà anche una connessione Internet gratuita.


[*] traduzione di Francesco Simoncelli: http://francescosimoncelli.blogspot.it/


10 commenti:

  1. https://www.youtube.com/watch?v=TfdJR9OmIWU

    Mi chiedo solo se queste minchiate comunisteggianti porteranno al partito norreno di "V for vendetta" od alla riproposizione dello stupidario mostrato dal mitico Verdone for Vendetta!

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  2. nonostante tutta la sua brillantezza e cultura, north si arresta al solito punto. prende un pollo ex 68 e lo spella. ma che dice north? non è invero gia morto il capiltalismo? quale capitalismo ci sta oggi? quale attuazione della teoria austriaca?
    ascarelli, un giurista del secolo scorso, aveva previsto che nel futuro (oggi...) ci sarebbe stata lotta non tra pianificazione e libero mercato ma tra pianificazione pubblica e privata. aveva in parte indovinato, sulla vittoria della pianificazione. ma non aveva tenuto conto delle societa miste.
    e cosa c entra la proprieta intellettuale con il libero mercato?
    "in un'economia di libero mercato lo scopo di inventare le cose era quello di creare diritti di proprietà intellettuale." ma la proprieta intellettuale è un istituto statuale sul quale ci starebbe molto da discutere.
    e gaurda come gli stati si oppongono alla sharing economy di uber e bnbair. insieme - non a caso - agli imprenditori in difficolta (taxi ed hotels). mentre uber e co sono (anche) supportati dal fiat money del grand capitali che possono ripianare le perdite a stampaggio.
    insomma, se non si vede il tutto e non si affronta la complessita si rischia di non arrivare a nulla.
    e poi, se ho ben capito, north non è sempre contro la pianificazione:
    "se non c'è una pianificazione centrale, come viene organizzata la produzione?"
    "Senza un sistema di prezzi, o di pianificazione centrale...". Certo, il dilemma tra industrializzazione e la vita nei boschi è ancora irrisolto (north si è scagliato in passato contro thoreau). e mai sarà risolvibile se non attraverso una posizione di via di mezzo, alla berlin.
    allora quel che non è chiaro - almeno in quest articolo - è cosa difende north, il suo sistema.
    facile dire che la natura umana non cambia. è vero. dunque che parliamo a fare? ci saranno sempre guerre e depredazioni. ma la natura umana osclilla. ed in queste oscillazioni di cui è capace dobbiamo trovare la via. mano polemica e piu buon senso e costruttivita dal maestro gary.
    altrimenti, paradosslamente, rischia di essere il grillo parlante del potere; ma buono ad ogni uso.



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    1. La natura umana non cambia? Dipende, gli usi e le abitudini cambiano e sono sempre cambiate nel corso del tempo. Una volta, era ritenuto normale lo schiavismo, ancora più indietro la pedofilia, oggi invece sono tutte cose osteggiate.

      Credo che poi vada inteso cosa si intende per pianificazione. Ogni progetto per andare a buon fine ha bisogno di pianificazione, anche la gestione della nostra vita quotidiana ne ha bisogno, il problema allora va visto in: "chi pianifica per chi", forse già questo darebbe un'idea migliore.

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  3. dal post precedente: "questo è il nostro obiettivo: vivere meglio con meno".

    Penso che le posizioni siano meno distanti di quello che può sembrare. In fondo il bianco e nero non esistono più ma solo migliaia di sfumature di grigio.


    Nelle economie avanzate terziarie con fiumi di scambio di beni immateriali, come l'informazione, un discros centrale è consapevolezza del consumo, discorso nè di destra nè di sinistra.

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  4. dati corretti? il tanto decantato qe giapponese è tutto li?

    http://scenarieconomici.it/wp-content/uploads/2015/12/Screenshot_2015-12-13-11-09-16.png

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  5. E fiat money!

    https://it.finance.yahoo.com/notizie/finlandia-800-euro-al-mese-per-tutti-125947742.html

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    1. Ciao Anonimo.

      La cosa che mi fa più ridere è come sono stato apostrofato quando ho affermato che la Finlandia è un paese sul lastrico: "Esagerato". Adesso capisco perché il suotasso di suicidi è decisamente alto: questa gente sta letteralmente facendo schiantare il paese contro un muro. Per altri succulenti edttagli: Finlandia: una nuova Grecia sotto i ghiacci?.

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  6. Mentre la minoranza interna al partito dei benpensanti ha chiarito che parlare di interessi in conflitto è davvero esagerato, ieri sera il premier era veramente indignato! Manco avesse perso dei soldi...
    Comunque è stato deciso di vietare subito l'uso del contante, così non si potranno tirare le monetine a politici e banchieri...
    In effetti, alcuni poveri pensionati, traditi dalle banche del partito della povera gente, avrebbero voluto tirarne qualcuna, ma non ne avevano più...

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    1. Ciao Anonimo.

      Se da un lato hanno vietato l'uso del contante, stanno distribuendo un altro tipo di cartaccia attraverso la quale spacciano come "risolutore" il fantasmagorico Jobs Act. Un po' come il programma SNAP negli Stati Uniti, il boom dei voucher sta dilagando senza restrizioni. Nel frattempo apprendiamo dagli ultimi dati Istat che i lavori da capofamiglia sono addirittura diminuiti, mentre crescono inattivi (tranne la fascia 50+) e part-time.

      Ma questo governo ormai crede che una maggiorazione del deficit e lo sguinzagliamento della CDP in ogni piano sovvenzione o salvataggio, possa creare l'ambiente magico attraverso il quale creare consensi. La fortuna di questi pagliacci è un prezzo basso del petrolio, un PIL gonfiato (conteggiando aribitrariamente l'evasione fiscale al suo interno) e un debito sgonfiato da alcune passività "scomode" (qualcuno ha detto "debiti delle PA agli imprenditori", ad esempio?)

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