di David Stockman
Se non pensate che i mercati finanziari siano stati completamente distrutti dalle intrusioni delle banche centrali, allora come spiegate l'inversione di 460 punti del Dow di venerdì scorso? Era pura rabbia innescata dal'ennesimo atto di "lassismo" della politica della FED.
Sebbene i sondaggi del BLS non valgano la carta su cui sono scritti, hanno preso una drastica svolta per il peggio. In questo modo sta scemando anche la musica del coro keynesiano a Wall Street e alla FED di una ripresa economica.
Infatti i presunti 245,000 lavori creati dall'inizio dell'anno fino a luglio, sono l'unica pseudo-prova che i keynesiani sono stati in grado d'offrire per inneggiare alla "velocità di fuga" finalmente a portata di mano; e sul perché i consumi delle famiglie sarebbero presto accelerati, alimentando così una nuova gamba della ripresa.
Beh, questo meme è stato ucciso dalla relazione di settembre comprendente forti revisioni al ribasso dei mesi precedenti. L'aumento medio per agosto/settembre è stato 139,000. Cioè, non appena il BLS ha rivisto tutto, gli ultimi due mesi d'aumento dei posti di lavoro sono stati in media del 42% inferiori rispetto al trend precedente!
E il BLS ha già annunciato la sua aspettativa di revisione per febbraio: un aggiustamento inferiore di 200,000 unità rispetto ai livelli segnalati venerdì scorso.
Anche così, stiamo parlando principalmente di camerieri, baristi, addetti alle vendite, aiutanti domestici e lavoratori nelle agenzie interinali. Ma dal momento che questi risultati del BLS vengono utilizzati dal politburo monetario per governare, i fast money non si sono fatti sfuggire l'occasione e hanno schiacciato il pulsante "comprare, comprare, comprare" così velocemente che anche Cramer ne è stato orgoglioso.
Ecco perché il mercato azionario può essere descritto solo come un casinò pericoloso che è slegato dall'economia di Main Street. La relazione di venerdì scorso ha rappresentato un segnale d'allarme economico altrettanto chiaro. Il casinò stava comprando sulla convinzione che la nave di folli capitanata dalla FED avrebbe ritardato il "rialzo" ancora una volta.
Infatti il mercato monetario sta già escludendo ogni possibilità di un aumento dei tassi ad ottobre e dicembre, e non prevede un rialzo fino al marzo dell'anno prossimo.
Si farebbe prima a dire che non si farà mai e farla finita, ma anche questo rappresenta un'assurdità. Se la FED dovesse ritardare il rialzo fino a marzo, come sta prevedendo ora il mercato, vorrebbe dire che il tasso del mercato monetario rimarrà inchiodato a zero per molti altri mesi.
Vale a dire, queste teste di legno come fanno a pensare d'aver messo fuori gioco il ciclo economico quando finora hanno già prodotto due crolli finanziari devastanti?
Siamo già ben oltre i cicli del passato, e ciò non tiene nemmeno conto delle enormi turbolenze internazionali che stanno soffiando verso questi lidi a causa dell'attuale deflazione globale. Anzi, affermare implicitamente — come ha fatto il politburo monetario — che questa espansione possa sostanzialmente superare i 72 mesi rispetto alla bolla immobiliare, rappresenta solamente una presunzione dolosa. La normalizzazione sarebbe dovuta partire molto tempo fa.
Ma ora le politiche folli della FED stanno portando ad una tempesta perfetta di conflagrazione economica e finanziaria. Stiamo percorrendo un sentiero in discesa che tra 10-20 mesi condurrà ad una recessione. Nel contempo, però, la FED rimarrà ferma allo zero perché fino a quando il NBER non dichiarerà ufficialmente l'inizio di una recessione, ci saranno sempre "dati in entrata" (come la relazione di settembre sul lavoro) suggerenti che l'economia è troppo debole per un rialzo.
Ciò porterà, a sua volta, ulteriore indecisione e chiacchiere incoerenti da parte dell'Eccles Building sul perché tutte queste turbolenze sono temporanee o impreviste; e ad una ripetizione della nenia che l'economia statunitense tornerà presto a livelli mirati d'inflazione e crescita.
Ma la relazione di venerdì scorso ha smascherato l'ennesima menzogna dell'Eccles Building. Se i numeri dell'establishment non stanno rafforzando il meme della ripresa, allora cosa stanno dicendo?
Il fatto è che in un'economia gravata da $19,000 miliardi di debito pubblico, non vi è alcuna possibilità di una velocità di fuga senza una forte crescita delle vendite e un sano equilibrio nelle scorte. Il settore pubblico — e ciò comprende gran parte dell'assistenza medica statale — è fuori dal business dello stimolo. Gravati come sono dalla coorte demografica dei baby boomer avviati verso il pensionamento, gli Stati Uniti sono in bancarotta.
Ma i fatti gridano che il settore privato non si è mai veramente ripreso e ora è del tutto in stallo.
Vale a dire, negli ultimi tre anni la crescita delle vendite totali è rallentata ad appena lo 0.8% l'anno. E le vendite nell'ultimo anno, in realtà, sono diminuite del 2.7%.
Non a caso, il rapporto scorte/vendite si sta dirigendo verso la recessione. In realtà tale rapporto ha continuato a segnalare fin dall'inizio che la struttura interna di questa cosiddetta ripresa è pericolosamente debole.
Considerando che la crescita delle vendite delle imprese — manifattura, all'ingrosso e al dettaglio — ha marciato lungo binari pessimi rispetto a tutti i cicli precedenti, le aziende hanno continuato a rimpinguare le scorte ad un ritmo impressionante, cosa che riflette l'ottimismo rialzista dei piani alti aziendali generato dall'impennata dei prezzi delle azioni.
In particolare, considerando che la somma delle azioni aziendali statunitensi è scesa di $165 miliardi, o di circa l'11% dal novembre 2007 fino all'agosto del 2009, sin da allora sono rimbalzate di $500 miliardi, o di quasi il 40%.
Ciò equivale ad una crescita annua del 4.4% — di gran lunga superiore al tasso d'espansione delle vendite; significa che la drastica falsificazione dei prezzi finanziari da parte della FED non solo ha gonfiato il mercato azionario, ma ha anche indotto i piani alti aziendali a gonfiare gli inventari rispetto alle vendite come mai prima d'ora.
Né questa situazione può essere spiegata come un'aberrazione di breve termine. Il fatto è che il tasso delle vendite aziendali nominali durante tutta questa ripresa è stato decisamente blando rispetto a tutti i cicli precedenti.
Dopo tutto il suo vanto per la ripresa economica e la pontificazione interminabile circa l'imminente ritorno della piena occupazione, il politburo monetario avrebbe dovuto far notare che la crescita delle vendite nominali è stata, in media, solo dell'1.1% ogni anno negli ultimi 7 anni.
E questo in dollari nominali. Nessuno dei deflatori ufficiali implementati dai mulini statistici di Washington potrebbe trasformare questo fatto in un simulacro della ripresa.
Né la presunta mancanza d'inflazione ha nulla a che fare con la tendenza di questo ciclo. Durante il ciclo 1990-1999, ad esempio, il deflatore aziendale è aumentato ad un tasso annualizzato dell'1.8%, vale a dire, le vendite reali delle aziende si sono espanse al 3.7% annuo. Allo stesso modo, durante il boom immobiliare di Greenspan, il deflatore aziendale è salito del 2.0%, il che significa che le vendite reali sono aumentate del 2.6% l'anno.
Invece sin dal picco pre-crisi nel quarto trimestre del 2007, il deflatore aziendale è aumentato dell'1.4% l'anno — una cifra che è solo leggermente al di sotto di quella degli ultimi due decenni e difficilmente indicativa di una sorta d'Armageddon depressivo. Ma supera il tasso di crescita delle vendite nominali sin dal quarto trimestre del 2007, il che significa che negli ultimi otto anni le vendite aziendali sono diminuite in termini reali dello 0.3% annuo. Non vi è nulla nella storia recente che s'avvicina a questa triste tendenza.
Così, tra le sue certezze keynesiane, il politburo monetario analizza ogni tremolio e scossone nei sondaggi dell'establishment e nelle relazioni JOLTS; e queste relazioni sono delle proiezioni tendenziali aggiustate per raggiungere un obiettivo, non indagini oneste ed empiriche sullo stato reale del mercato del lavoro.
Tuttavia, sin da quando è iniziata la presunta ripresa, mai una volta s'è fatto menzione dei dati relativamente puliti sulle vendite totali degli imprenditori privati; vale a dire, le vendite aziendali reali sono stagnate e gli inventari sono aumentati ad un livello eccessivo, cosa che farà scattare una recessione al prossimo scossone negativo intaccante la fiducia ingiustificata dei piani alti aziendali nella FED e nella sua capacità d'espandere le bolle.
Allo stesso modo, questi meccanici keynesiani non si sono presi la briga di riflettere sulla qualità dei numeri nella relazione di venerdì scorso. In essa vengono riportati solo 36,000 posti di lavoro da capofamiglia — il che significa che il totale, 70.4 milioni, deficita ancora di 1.6 milioni di posti di lavoro, o 2.2% in meno, rispetto al dicembre 2007.
Proprio così. Quando parliamo dei posti di lavoro a tempo indeterminato nel settore minerario/energetico, manifatturiero, edile, commerciale e distributivo, nelle professioni dei colletti bianchi, nella gestione aziendale e dei servizi governativi di base, ecc. tutti i lavori segnalati sono "rinati" per l'ennesima volta. Questi sono lavori nati nel 1999-2000; poi sono stati liquidati durante la recessione del 2001; poi sono rinati durante la bolla immobiliare di Greenspan; poi sono stati liquidati di nuovo durante la Grande Recessione; e ancora non sono completamente rinati dopo 81 mesi di ZIRP e $3,5000 miliardi d'acquisti di asset da parte della FED.
E questa banda di folli pretende di sapere quello che sta facendo!
Infatti la massiccia stampa il denaro della FED e la ZIRP non hanno affatto reflazionato l'economia di Main Street. Quello che ha fatto è stato alimentare enormi bolle finanziarie, come questa nel settore biotecnologico che di recente ha iniziato a sgonfiarsi.
Allora cos'è successo? La terra delle biotecnologie ha visto la scoperta di sostanze rivoluzionarie, come la penicillina o il vaccino antipolio, che hanno improvvisamente stimolato tale settore industriale (il quale per anni è rimasto semplicemente a galla)?
No, niente del genere. Dopo i grandi progressi nella mappatura del genoma umano alla fine degli anni '90, il settore biotecnologico ha prosperato con le scoperte scientifiche, promettendo studi clinici e un numero crescente di nuovi trattamenti immunoterapici per alcuni tipi di cancro. Ma questo meraviglioso flusso di progresso è stato evolutivo e continuo; non vi è stato alcun passo da gigante.
Ma qualcosa di discontinuo è accaduto nel corso del 2012, anche se lontano dai laboratori di Celgene e Biogen. Vale a dire, le tre banche centrali più importanti del mondo hanno fatto capire che il diluvio di denaro emesso durante il post-crisi, non era una misura d'emergenza una tantum bensì una politica duratura.
In successione molto rapida, nel luglio 2012 il capo della BCE Mario Draghi ha lanciato il suo famoso "whatever it takes", ad agosto Ben Bernanke ha lanciato il QE3 a Jackson Hole, e a dicembre Shinzo Abe ha conseguito una vittoria schiacciante nelle elezioni nazionali promettendo che la stampante monetaria della BOJ sarebbe stata arroventata per stimolare l'inflazione interna e svalutare lo yen.
Questo scollamento s'è rivelato più estremo nel settore biotecnologico. Quando l'IBB ha raggiunto il suo picco di $400 il 20 luglio, le 150 società del NASDAQ biotech index avevano una capitalizzazione di mercato collettiva pari a $1,200 miliardi. Invece tutti gli utili finali che avevano da mostrare ammontavano solo a $21 miliardi, il che implica un multiplo PE del 57X.
Inoltre la sola Gilead aveva $15 miliardi di entrate nette annuali, o il 71% di tutti i profitti dell'intero paniere delle 150 società.
E ora arriviamo all'argomento decisivo. I farmaci contro l'epatite C di Gilead, Sovaldi e Harvoni, rappresentano la quasi totalità dei suoi profitti, e per ragioni che non sono difficili da capire. Questi farmaci sono veramente cure miracolose, ma spesso costano ai pazienti fino a $1,000 al giorno!
Quindi, senza troppa esagerazione, possiamo dire che gli utili aggregati rispetto alla torreggiante capitalizzazione di mercato da $1,200 miliardi del settore biotecnologico, dipendono da una terapia per una terribile malattia che affligge circa l'1% della popolazione.
Infatti, escludendo Gilead e altre 24 società dell'indice che hanno fatto registrare almeno un dollaro d'utile netto nell'arco di un anno, le restanti 125 aziende del NASDAQ biotech index, che valevano $350 miliardi al picco di luglio, hanno fatto registrare perdite aggregate di $11 miliardi nel periodo di riferimento annuale più recente.
La versione corta è semplice. Non solo vi è una bolla nelle valutazioni dell'indice azionario biotecnologico, ma sta anche generando una bolla secondaria nell'economia reale. Cioè, il tasso incandescente di venture capital a San Francisco, Boston, New York e altrove all'inseguimento delle IPO, sta facendo schizzare alle stelle gli affitti in questi distretti; sta creando posti di lavoro temporanei ad alta compensazione che scompariranno tanto velocemente quanto quelli in North Dakota quando è scoppiata la bolla dell'olio di scisto; e sta provocando un boom di nuovi uffici e costruzioni commerciali.
Eppure questi clown — caratterizzati dalle chiacchiere senza senso del vice-presidente Stanley Fischer — ancora non riescono a comprendere che continuare lungo la strada della ZIRP fino alla prossima recessione, non farà altro che gonfiare ulteriormente le bolle e contribuirà a rendere monumentali gli investimenti improduttivi e le successive perdite finanziarie.
Ma non ascoltate me. Ecco cosa ha detto Fischer:
Il vice-presidente della Federal Reserve, Stanley Fischer, ha detto che non vede rischi immediati di bolle finanziarie negli Stati Uniti, mentre ha esternato preoccupazioni riguardo la cassetta degli attrezzi della banca centrale.
"Le banche sono ben capitalizzate e hanno riserve di liquidità consistenti, il mercato immobiliare non è surriscaldato e l'indebitamento delle famiglie e delle imprese si è appena rialzato dopo anni di declino o di crescita molto lenta", ha detto il numero due della FED durante un discorso a Boston venerdì scorso.
In breve, siamo in una fase estremamente pericolosa del fine partita delle banche centrali. Continueranno a gettare benzina sul fuoco della speculazione finanziaria, facendo finta che tutto vada bene.
[*] traduzione di Francesco Simoncelli: http://francescosimoncelli.blogspot.it/
Sembra denaro, ma è fiatmoney.
RispondiEliminaSembra finanza, ma è politica.
Sembra politica, ma è finanza.
Così anche le guerre in tutte le loro declinazioni.
La verità e' morta, così come la libertà.
Ma non se ne accorge nessuno.
Sarebbe il caso di dichiararsi prigionieri. Di guerre.
Beh, se vogliamo proprio vedere il bicchiere mezzo pieno, diciamo che la war on global warming sarà vinta molto rapidamente grazie alla recessione globale prossima ventura. Roba da decrescita felice?
Eliminabella poesia. la posterei su FB (cit anonimo). la nirp è ideale per far levare le somme dai conti (che "costano alla banche) e far investire in azioni, obbligazioni, titoli vari. gonfiamo ancora un poco, e poi esplosione globale... ne restera uno solo, e regnera sulle macerie. è la concorrenza...
EliminaLo scopo della NIRP è la redistribuzione delle sole azionarie ed obbligazionarie ai correntisti e depositanti. Cercheranno di farci entrare ai massimi mentre loro usciranno prima del tracollo prossimo venturo.
EliminaCosì gli ultimi arrivati si ritroveranno col solito cerino in mano e solo con quello. E daranno la colpa al libbbbero merkato.... Dejavu.
Il sistema fiatmoney è predatorio dal lato finanziario e coercitivo dal lato statalista: rapina a mano armata.
“La consapevolezza di ciò che rende le cose così come sono può indurci tanto a gettare la spugna quanto ad agire. La conoscenza del modo in cui funzionano i meccanismi sociali complessi e non immediatamente visibili che forgiano la nostra condizione è notoriamente un’arma a doppio taglio. Il più delle volte se ne fanno due usi ben distinti, che Pierre Bourdieu ha definito, in modo appropriato, “cinico” e “clinico”. Tale conoscenza può essere usata “cinicamente”: poiché il mondo è quello che è, penserò a una strategia che mi permetta di sfruttare le sue regole a mio vantaggio; che il mondo sia equo o iniquo, piacevole o no, è una questione irrilevante. Quando è usata “clinicamente”, quella stessa conoscenza può aiutare te e me a combattere più efficacemente ciò che entrambi consideriamo sbagliato, nocivo o lesivo del nostro senso morale. Da sola, la conoscenza non ci fa decidere per l’uno o per l’altro degli usi. Questa, in ultima analisi, dovrà essere una scelta nostra. Ma senza quella conoscenza non esisterebbe una scelta iniziale. Con quella conoscenza le donne e gli uomini liberi hanno almeno un’opportunità di esercitare la propria libertà.
RispondiEliminaMa cosa c’è da sapere?”
Zygmunt Bauman, La solitudine del cittadino globale, Milano, 2000, traduzione di Giovanna Battini, p. 10
Non pensate che notizie simili siano lontane da noi. La Grecia in questo caso è semplicemente il paziente zero. Anche il quantitative easing sembrava una politica monetaria lontana da noi, poi è arrivato il 2008 e con esso la propaganda della non convenzionalità come metodo di risoluzione delle crisi economiche. Il Giappone era semplicemente il paziente zero. Anche il bail-in sembrava un metodo di salvataggio bancario lontano da noi, poi è arrivato per Banca Etruria. Cipro era semplicemente il paziente zero.
RispondiEliminaOra l'invasività dello stato si fa più pressante e, come un cane rabbioso, va alla ricerca di tutta quella ricchezza che gli individui cercano di schermare dalle sue fauci predatorie. La necessità d'incamerare risorse economiche è dettata dalla sua incapacità di generare profitti. E' un'istituzione in bancarotta e si avvale del suo monopolio coercitivo per estrarre ricchezza reale dai suoi sudditi. La Grecia è semplicemente il paziente zero della mole d'ingerenza statale che si profila all'orizzonte.