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di Friedrich A. Hayek
Prefazione
Gli Occasional Papers hanno lo scopo d'aumentare l'importanza di alcuni saggi o discorsi, rendendoli accessibili ad un pubblico più ampio di quello a cui erano inizialmente indirizzati. Questa raccolta ha finora incluso tra le sue fila alcuni grandi economisti della Gran Bretagna e del mondo, ma anche nomi meno noti.
Il saggio numero 48, in particolare, è una versione modificata di un discorso del professor F. A. Hayek ad una conferenza in Svizzera. In un certo senso si tratta di un seguito del numero 45, in cui il professor Hayek sosteneva che la causa della disoccupazione non era una domanda inadeguata derivante da un reddito totale inadeguato, bensì sproporzioni nei salari relativi necessarie per equiparare la domanda di lavoro e la sua offerta in ogni settore dell'economia. L'errore di supporre che la piena occupazione, una produzione intensiva e il benessere possano essere conservati ampliando la spesa totale, viene descritto in questo documento come la superstizione secolare che diede autorità scientifica a Keynes e ai suoi seguaci.
In questo saggio il professor Hayek considera le condizioni in base alle quali lo stato espande la spesa totale attraverso l'aumento della quantità di denaro. Secondo Hayek la storia indica che, prima o poi, il controllo dell'offerta di denaro da parte dello stato finisce sempre in inflazione. Da qui lo sviluppo di sistemi monetari nazionali e internazionali basati sull'oro e su altri dispositivi in grado di rimuovere quei poteri sul denaro di cui lo stato sempre abusa.
La tesi opposta, sostenuta fortemente negli ultimi anni in Gran Bretagna, recita che se lo stato fosse libero da regole rigide (es. tassi di cambio fissi) nella gestione monetaria nazionale o estera, sarebbe meglio in grado d'agire per il bene generale. Sta di fatto che queste regole non sono mai state rispettate, perché, sebbene fossero abbastanza chiare, lo stato ha ritenuto politicamente accettabile infrangerle. Questo non è un dubbio teorico che si chiede se lo stato possa migliorarsi in presenza di un sistema monetario automatico o semi-automatico, come un gold standard o un gold-exchange standard in cui l'offerta e il valore del denaro sono esclusi dal controllo politico. Si tratta di un giudizio pratico in economia politica: uno stato sottoposto a pressioni elettorali non sarà in grado di rimanere fedele alle regole, anche se ciò significa dislocazioni transitorie e disoccupazione.
Pertanto il professor Hayek sostiene che i tempi sono maturi per togliere allo stato quel potere che obbliga i suoi cittadini ad utilizzare una determinata forma di denaro. E, in ultima analisi, ciò richiederebbe l'eliminazione del corso legale. In realtà non si vuole privare lo stato del potere d'emettere denaro, ma di negargli il diritto esclusivo d'emetterlo e di conseguenza costringere i cittadini ad utilizzarlo a prezzi specifici. È quindi il monopolio statale sul denaro la questione cruciale, e la storia è piena d'esempi di stati che hanno tentato di far valere il loro potere con misure estreme, tra cui la sanzione suprema della morte.
La soluzione è quindi quella di permettere alle persone d'utilizzare quel tipo di denaro che ritengono più conveniente, sia emesso dallo stato o da altri soggetti. Il professor Hayek sostiene che questo sistema sarebbe più desiderabile e praticabile rispetto ad un'Unità Monetaria Europea.
Tale proposta può sembrare inverosimile dopo secoli in cui s'è ritenuto che una delle funzioni essenziali dello stato fosse quella di fornire una moneta su cui i cittadini avrebbero potuto fare affidamento come unità di conto e mezzo di scambio, una funzione che ha incluso il concetto di moneta a corso legale. Il professor Hayek nega che il corso legale sia una parte essenziale della funzione monetaria. Egli sostiene che gli individui dovrebbero essere liberi di rifiutare quella moneta di cui diffidano e favorire, invece, quella in cui hanno fiducia. È questo potere di rifiutare il denaro nazionale che indurrebbe gli stati a garantire la stabilità nel tempo del suo valore. Quindi il professor Hayek abbraccia la tesi di un nuovo tipo di moneta internazionale.
In questi Occasional Papers il professor Hayek ha fornito analisi stimolanti su un problema contemporaneo, proponendo una soluzione radicale. Egli illustra quei modi in cui il sistema potrebbe funzionare in pratica e risponde alle relative obiezioni. Discute degli effetti che avrà sui sistemi bancari, e così facendo fornisce un commento sul dibattito in corso che concerne il denaro e l'inflazione. Non è una sorpresa, quindi, se egli ritiene un'autorità monetaria internazionale tanto inutile quanto una nazionale. La sua visione limiterebbe lo stato ad una serie di ruoli giuridici, dimodoché le persone possano sviluppare le istituzioni monetarie che meglio si adattano ai loro desideri.
Per indicare la possibile applicazione pratica delle proposte del professor Hayek abbiamo accolto le osservazioni di due economisti e due politici di alto livello, i quali hanno anche ricoperto alte cariche di governo. Gli economisti sono il professor Ivor Pearce e il professor Harold Rose. Mentre i politici sono l'onorevole Douglas Jay e Sir Keith Joseph, entrambi membri dell'All Souls College, Oxford, e particolarmente interessati alle questioni economiche.
Per illustrare il tema, Miss Sudha Shenoy ha raccolto estratti economici e storici su come i governi francesi e tedeschi abbiano fallito nel tentativo di limitare l'uso del denaro attraverso sanzioni severe, su come il valore del denaro fiat a corso legale sia calato a seguito d'un aumento della sua offerta durante periodi d'inflazione, e su some il governo degli Stati Uniti abbia vietato l'utilizzo di monete diverse dal dollaro.
Novembre 1975, Arthur Seldon
1. Denaro, Keynes e Storia[1]
La radice di tutti i nostri problemi monetari è la benedizione che l'autorità scientifica, costituita da Lord Keynes e dai suoi discepoli, ha dato alla superstizione secolare secondo cui aumentare l'aggregato della spesa monetaria significa garantire una prosperità duratura e una piena occupazione. Si tratta di una superstizione contro la quale gli economisti prima di Keynes avevano lottato per almeno due secoli.[2] Aveva infestato la maggior parte della storia precedente. Questa storia, infatti, è stata sostanzialmente una storia d'inflazione; solo negli ultimi 200 anni circa, durante l'ascesa dei moderni sistemi industriali e durante l'era del gold standard (in Gran Bretagna dal 1714 al 1914 e negli Stati Uniti dal 1749 al 1939), i prezzi sono rimasti pressoché invariati. Durante tale periodo di stabilità monetaria, il gold standard aveva imposto alle autorità monetarie una disciplina che impediva loro di abusare dei loro poteri, come fecero invece quasi tutte le altre volte. L'esperienza in altre parti del mondo non è stata molto diversa: sono venuto a conoscenza di una legge cinese che tentava di vietare una volta per tutte la cartamoneta (ovviamente inefficace), molto tempo prima che gli europei la inventassero!
La Riabilitazione Keynesiana
È stato John Maynard Keynes, un uomo di grande intelligenza ma limitata conoscenza della teoria economica, che alla fine è riuscito a riabilitare le fallacie che il tempo e la costanza avevano smentito. Rivestendole con un alone di novità, le sue nuove teorie andavano a giustificare quello stesso punto di vista plausibile e superficiale che era stato propugnato da molti uomini prima di lui, ma che non era stato in grado di resistere ad un'analisi rigorosa del meccanismo dei prezzi: così come non può esistere un prezzo uniforme per tutti i tipi di lavoro, nessuno può assicurare una parità tra domanda e offerta di lavoro attraverso la manipolazione della domanda aggregata. Il volume di occupazione dipende dalla corrispondenza tra domanda e offerta in ogni settore dell'economia, e pertanto anche la struttura salariale e la distribuzione della domanda tra i settori. La conseguenza è che nel lungo termine il rimedio keynesiano non cura la disoccupazione, ma la peggiora.
Le tesi fallaci di un personaggio pubblico eminente e polemista brillante non solo hanno conquistato l'opinione pubblica, ma, dopo la sua morte, anche il giudizio accademico. Sir John Hicks ha addirittura proposto che chiamassimo la terza porzione di questo secolo, 1950-1975, l'era di Keynes, poiché la seconda è stata l'era di Hitler.[3] Non credo che il danno arrecato da Keynes sia davvero così grande da giustificare una tale descrizione. Ma è vero che, fino a quando le sue prescrizioni sembravano funzionare, sono state trattate alla stregua di un'ortodossia a cui era inutile opporsi.
Confessione Personale
Spesso mi sono rimproverato di aver rinunciato alla lotta dopo aver speso molto tempo ed energie a criticare la prima versione del quadro teorico di Keynes. Solo dopo la pubblicazione della seconda parte della mia critica mi disse di aver cambiato idea e di non credere più in quello che aveva detto in Treatise on Money del 1930 (un po' ingiusto da parte sua, perché continuo a credere che il Volume II di quel libro contenga alcuni dei migliori lavori che abbia mai fatto). In ogni caso, mi è sembrato un po' inutile tornare alla carica, perché sembrava intenzionato a cambiare di nuovo le sue opinioni. Quando è diventato evidente che la sua nuova versione — la Teoria Generale del 1936 — aveva conquistato la maggior parte del mondo accademico, e quando alla fine anche alcuni dei colleghi che più rispettavo sostenevano l'accordo di Bretton Woods del tutto keynesiano, ho deciso di ritirarmi dal dibattito. A mio modo di vedere, proclamare il mio dissenso riguardo i punti di vista quasi unanimi della falange ortodossa mi avrebbe privato dell'attenzione su altre questioni di cui all'epoca ero più preoccupato. (Credo, tuttavia, che, per quanto riguarda alcuni dei migliori economisti inglesi, il loro sostegno a Bretton Woods era determinato più che altro da un patriottismo sbagliato — la speranza che avrebbe giovato alla Gran Bretagna piuttosto che consegnare al mondo un ordine monetario internazionale soddisfacente.)
2. La Fabbricazione della Disoccupazione
Ho descritto il punto cruciale di questa discussione esattamente 36 anni fa:
Non credo sia mai stato negato che l'occupazione possa essere aumentata rapidamente attraverso un'espansione monetaria, e di conseguenza raggiungere una posizione di "piena occupazione" nel più breve tempo possibile — idea sostenuta da economisti la cui prospettiva è stata influenzata dall'esperienza di una grande inflazione. Tutto ciò che è stato asserito è che il tipo di piena occupazione che può essere creato in questo modo è intrinsecamente instabile, e creare occupazione con questi mezzi significa perpetuare le fluttuazioni. Ci possono essere situazioni disperate in cui può essere necessario aumentare l'occupazione a tutti i costi, anche se solo per un breve periodo — forse la situazione in cui si trovò il dottor Brüning nel 1932 in Germania poteva giustificare mezzi disperati. Ma l'economista non deve nascondere il fatto che puntare alla piena occupazione attraverso la politica monetaria, significa essenzialmente attuare la politica della disperazione dove non si ha nulla da perdere e tutto da guadagnare.[4]
Per questo ora vorrei aggiungere, in risposta al costante travisamento dei miei punti di vista da parte dei politici, a cui piace immaginarmi come una specie di spauracchio la cui influenza rende i partiti pericolosamente conservatori, quello che ho sottolineo e dichiarato nove mesi fa al discorso di accettazione del mio Premio Nobel:
La verità è che siamo stati condotti su una posizione fallace a causa di una visione teorica sbagliata, in cui non possiamo impedire la riapparizione di una pesante disoccupazione: non perché questa disoccupazione sia stata deliberatamente perseguita come un mezzo per combattere l'inflazione, ma perché è una conseguenza inevitabile delle deplorevoli politiche sbagliate del passato non appena l'inflazione cessa di accelerare.[5]
Disoccupazione Attraverso “Politiche di Piena Occupazione”
Questa fabbricazione di disoccupazione mediante quelle che vengono chiamate "politiche della piena occupazione", è un processo complesso. In sostanza opera mediante modifiche temporanee nella distribuzione della domanda, spingendo i lavoratori, sia disoccupati sia impiegati, in posti di lavoro che scompariranno con la fine dell'inflazione. Nelle crisi periodiche degli anni pre-1914, l'espansione del credito durante i boom serviva in gran parte per finanziare gli investimenti industriali, e la successiva disoccupazione si verificava soprattutto nelle industrie che producevano beni strumentali. Nell'inflazione progettata degli ultimi decenni, le cose sono diventate un po' più complesse.
Cosa accadrà nel corso di una grande inflazione è illustrato da un'osservazione dei primi anni '20 che molti dei miei contemporanei viennesi confermeranno: molti dei famosi caffè furono cacciati dai luoghi migliori della città per far spazio a nuovi uffici bancari, ma tornarono dopo la crisi quando il numero delle banche si era contratto e migliaia di impiegati di banca andavano ad ingrossare le fila dei disoccupati.
La Generazione Perduta
L'intera teoria alla base delle politiche della piena occupazione è stata ormai completamente screditata dall'esperienza degli ultimi anni. Di conseguenza gli economisti stanno cominciando a scoprire i suoi difetti intellettuali che avrebbero dovuto vedere ben prima. Eppure temo che la teoria ci darà ancora un sacco di problemi: ci ha lasciato con una generazione perduta di economisti che non ha imparato nient'altro. Uno dei nostri problemi principali sarà quello di proteggere il nostro denaro contro quegli economisti che continueranno ad offrire i loro rimedi da ciarlatani, la cui efficacia di breve termine continuerà a garantire loro popolarità. Sopravviverà tra quei dottrinari ciechi che sono sempre stati convinti di avere la chiave per la salvezza.
Il Centesimo del 1863
Di conseguenza, anche se non può più essere negata la rapida discesa della dottrina keynesiana dal piedistallo della rispettabilità intellettuale, resta ancora una minaccia grave alla possibilità di una politica monetaria sensata. Né le persone hanno pienamente compreso quanti danni irreparabili abbia già arrecato, soprattutto in Gran Bretagna, il suo paese d'origine. E' praticamente scomparso quel senso di rispettabilità finanziaria che un tempo guidava la politica monetaria britannica. Da modello da imitare, in pochi anni la Gran Bretagna è diventata un monito per il resto del mondo. Questo decadimento mi è parso più lampante dopo un curioso episodio: ho trovato in un cassetto della mia scrivania un centesimo britannico datato 1863 che circa 12 anni fa, quando aveva esattamente cento anni, mi è stato dato come resto da un conducente di autobus di Londra e che ho portato in Germania per mostrare ai miei studenti cosa significasse stabilità monetaria di lungo periodo. Credo che ne siano rimasti impressionati. Ma mi riderebbero in faccia se ora citassi la Gran Bretagna come esempio di stabilità monetaria.
3. La Debolezza del Controllo Politico sul Denaro
Un uomo saggio avrebbe dovuto prevedere che meno di 30 anni dopo la nazionalizzazione della Banca d'Inghilterra, il potere d'acquisto della sterlina sarebbe stato ridotto a meno di un quarto di quello che era prima di quella data. Com'è successo in tutto il mondo, il controllo statale sulla quantità di denaro s'è dimostrato ancora una volta fatale. E' impossibile che un'autorità monetaria nazionale o internazionale, per quanto intelligente possa essere, sia in grado di far meglio di un gold standard internazionale, o di un qualsiasi altro tipo di sistema automatico. Non c'è la minima speranza che un qualsiasi governo, o una qualsiasi istituzione soggetta a pressioni politiche, sarà mai in grado di agire in tal modo.
Gruppi d'Interesse Dannosi
Non mi sono mai fatto tante illusioni in tal senso, ma devo confessare che nel corso della mia vita l'opinione nei confronti dello stato è costantemente peggiorata: più cerca d'agire in modo intelligente (seguendo alla lettera le leggi), più danni arreca — perché una volta che diviene noto qual è l'obiettivo a cui punta (piuttosto che conservare un ordine spontaneo auto-correttivo), sarà sempre più difficile evitare di servire gli interessi settoriali. E le esigenze dei gruppi d'interesse sono quasi sempre dannose — tranne quando protestano contro le restrizioni imposte loro e che vanno a beneficio di altri gruppi d'interesse. Non mi sento per niente rassicurato dal fatto che i funzionari statali possano essere per lo più intelligenti, muniti di buone intenzioni ed onesti... almeno in alcuni paesi. Il punto è che se i governi devono rimanere in carica secondo l'ordine politico prevalente, non hanno altra scelta che usare i loro poteri a favore di gruppi d'interesse — e un interesse forte ottiene sempre denaro extra per le spese in più. Nonostante la pericolosità dell'inflazione, ci saranno sempre gruppi di persone, inclusi quelli a cui si rivolgerà sempre lo stato per la loro inclinazione collettivista, che nel breve periodo vi trarranno profitto — anche solo per allontanare temporaneamente lo spauracchio della perdita di reddito, che secondo la natura umana è addirittura in grado di traghettare fuori da una crisi.
Ricostruire l'Opposizione all'Inflazione
La richiesta pressante per una maggiore quantità di denaro ha rappresentato una forza politica sempre presente a cui le autorità monetarie non sono mai state in grado di resistere, a meno che non avessero potuto sfruttare un ostacolo che avesse reso impossibile il soddisfacimento di tale richiesta. E diventa ancora più irresistibile quando i gruppi d'interesse possono ricorrere ad un'immagine sempre più irriconoscibile di San Maynard. La necessità più urgente, quindi, è quella d'innalzare nuove difese contro i vari assalti scagliati dalle forme popolari di keynesismo, cioè, ripristinare quelle restrizioni che sono state sistematicamente smantellate dai suoi cosiddetti discepoli inneggianti alla sua teoria. La funzione principale del gold standard, dei bilanci in pareggio, della contrazione del circolante in caso di deficit e della limitazione dell'offerta di "liquidità internazionale", era quella di rendere impossibile la capitolazione delle autorità monetarie davanti alle pressioni per un'espansione monetaria. Ed è proprio per questo motivo che tutte queste misure di salvaguardia contro l'inflazione, che hanno permesso ai governi di resistere alle esigenze dei gruppi d'interesse, sono state rimosse su istigazione di economisti inebriati dalla credenza che se i governi fossero stati liberi dalle catene di regole meccaniche, sarebbero stati in grado di agire con saggezza e per il bene generale.
Non credo che ora possiamo porre rimedio a questa situazione con l'inaugurazione di un qualche nuovo ordine monetario internazionale, sia che si tratti di una nuova autorità internazionale monetaria, o di un accordo internazionale pronto ad adottare un particolare meccanismo o sistema di politica, come il gold standard classico. Sono convinto che qualsiasi tentativo di ripristinare il gold standard attraverso un accordo internazionale, verrebbe rotto in tempi brevi e si limiterebbe solamente a screditare ulteriormente l'ideale di un gold standard internazionale. Se le persone non comprendono che a volte sono necessarie alcune misure dolorose per preservare la stabilità, non possiamo sperare che qualsiasi autorità che abbia il potere di determinare la quantità di denaro possa resistere a lungo alle pressioni, o alla seduzione, di una moneta svalutata.
Proteggere il Denaro dalla Politica
Il politico, agendo in base alla massima keynesiana secondo cui nel lungo periodo non ricoprirà più la sua carica pubblica, non si preoccupa se il suo tentativo di curare la disoccupazione è destinato a produrre più disoccupazione in futuro. I politici che ne verranno incolpati non saranno coloro che hanno creato l'inflazione, ma coloro che l'hanno fermata. Non si poteva creare una trappola peggiore, in cui l'elettorato è portato a pensare che lo stato stia agendo per il suo bene. La nostra unica speranza per una moneta stabile è quella di trovare un modo per proteggerla dalla politica.
Con la sola eccezione del gold standard, praticamente tutti i governi della storia hanno usato il loro potere esclusivo di emettere denaro per truffare e saccheggiare il popolo. Fino a quando la gente non ha altra scelta che utilizzare il denaro imposto dallo stato, non c'è speranza che gli stati diventeranno più affidabili. Il sistema di governo prevalente, che dovrebbe essere guidato dal parere della maggioranza, ma dove, in pratica, qualsiasi gruppo d'interesse ben nutrito può creare una "necessità politica" con la minaccia di togliere voti di cui lo stato ha bisogno per rivendicare il sostegno della suddetta maggioranza, non è degno di fiducia. Per fortuna non dobbiamo ancora temere, mi auguro, che gli stati dichiareranno guerre per compiacere alcuni di questi gruppi, ma il denaro è certamente uno strumento troppo pericoloso per essere lasciato nelle mani dei politici — o, a quanto pare, anche in quelle degli economisti.
Un Monopolio Pericoloso
Ciò che dev'essere abolito non è il diritto degli stati ad emettere moneta, ma il diritto esclusivo di farlo e il loro potere di costringere le persone ad utilizzarla e accettarla ad un prezzo particolare. Questo monopolio dello stato, come il monopolio postale, non ha origine da un particolare beneficio per il popolo, ma solo dal desiderio di valorizzare i poteri coercitivi dello stato. Dubito che siano serviti per far qualcosa di buono, tranne che per i governanti e i loro favoriti. Tutta la storia contraddice la convinzione secondo cui lo stato c'ha fornito una moneta più sicura.
4. La Scelta della Moneta con i Contratti
Ma perché non dovremmo lasciare che la gente scelga liberamente ciò che vuole usare come denaro? Con "gente" intendo quelle persone che dovrebbero avere il diritto di decidere se vogliono comprare o vendere mediante l'uso di franchi, sterline, dollari, marchi o once d'oro. Non obietto che anche gli stati possano emettere moneta, ma credo che la loro pretesa di un monopolio, o il loro potere di limitare il tipo di denaro con cui possono essere siglati i contratti sul loro territorio, o il voler determinare i tassi a cui il denaro può essere scambiato, siano decisamente dannosi.
In questo momento la cosa migliore che si possa desiderare è che tutti i membri della Comunità Economica Europea, o, meglio ancora, tutti gli stati della Comunità Atlantica, giurino reciprocamente di non limitare l'uso libero delle valute scelte dagli attori di mercato. A mio modo di vedere questa disposizione è più praticabile e desiderabile di un'utopica Unità Monetaria Europea. Per rendere più efficace questo schema sarebbe importante, per ragioni che enuncerò più in avanti, fare in modo che le banche in un paese siano libere di aprire succursali in tutti gli altri.
Stato e Moneta a Corso Legale
A prima vista questo suggerimento può sembrare assurdo per tutti coloro cresciuti col concetto di "corso legale". Non è essenziale che la legge elevi un tipo di denaro come moneta a corso legale? Questo è vero solo nella misura in cui è lo stato ad emettere denaro col quale impone di saldare i debiti. Ma le imposizioni non si fermano qui, perché abbracciano anche certi obblighi legali non contrattuali, come le tasse o le passività per danni o illeciti. Ma non vi è alcun motivo per cui la gente non dovrebbe essere libera di stipulare contratti, compresi gli acquisti e le vendite ordinarie, in qualsiasi tipo di denaro di sua scelta, o perché dovrebbe essere obbligata a vendere usando un particolare tipo di denaro.
Non esiste controllo più efficace contro l'abuso di potere da parte dello stato di quello esercitato da individui liberi che rifiutano quella moneta di cui diffidano e preferiscono quella in cui hanno più fiducia. Inoltre, affinché gli stati garantiscano la stabilità della loro moneta, non esiste incentivo più forte della consapevolezza che fino a quando conserveranno un'offerta al di sotto della domanda, quest'ultima tenderà a crescere. Quindi, cerchiamo di spogliare gli stati (o le loro autorità monetarie) da ogni potere che scherma le loro valute dalla concorrenza: se non possono più nascondere che le loro valute stanno diventando inutili, dovranno limitare il problema.
La prima reazione di molti lettori potrebbe portarli a domandarsi se l'effetto di tale sistema non sarà quello di scacciare la moneta buona a vantaggio della moneta cattiva. Ma questo sarebbe un fraintendimento della cosiddetta legge di Gresham. Questa è una delle intuizioni più antiche riguardanti la storia della moneta, così vecchia che 2,400 anni fa Aristofane, in una delle sue commedie, disse che i politici erano come le monete, perché i cattivi scacciano quelli buoni.[6] Ma la verità, che a quanto pare ancora oggi non è compresa, è che la legge di Gresham funziona solo se le due monete sono accettate ad un tasso di cambio imposto. Accadrà esattamente il contrario quando le persone sono libere di scambiare le diverse monete a qualsiasi tasso ritengono più appropriato. Ne siamo stati testimoni più volte durante le grandi inflazioni, in cui anche le sanzioni più severe minacciate dallo stato non hanno impedito alle persone d'utilizzare altri tipi di monete; perfino le merci come sigarette e bottiglie di grappa piuttosto che il denaro statale — cosa che significava chiaramente che la moneta buona stava scacciando quella cattiva.[7]
Vantaggi di un Sistema Monetario Libero
Basta renderlo velatamente legale e la gente smetterà subito d'utilizzare la moneta nazionale una volta che si deprezzerà notevolmente, scegliendo invece quella di cui più si fida. I datori di lavoro, in particolare, scoprirebbero che è nel loro interesse offrire, nei contratti collettivi, non salari che anticipano un aumento previsto dei prezzi, ma salari in una valuta di cui si fidano e con cui è possibile un calcolo economico razionale. Ciò priverebbe lo stato del potere di contrastare eccessivi aumenti salariali, e il conseguente tasso di disoccupazione, mediante la svalutazione della propria valuta. Inoltre impedirebbe ai datori di lavoro di concedere tali aumenti nell'attesa che l'autorità monetaria nazionale li tiri fuori dai guai qualora dovessero promettere più di quanto possano pagare.
Non c'è motivo d'essere preoccupati per gli effetti di una tale organizzazione tra uomini comuni che non sanno né come gestire né come ottenere strani tipi di denaro. Finché i negozianti saprebbero che possono spostarsi istantaneamente verso qualsiasi tipo di denaro, sarebbero pronti a vendere i loro prodotti ad un prezzo adeguato in qualsiasi valuta. Le pratiche scorrette dello stato verrebbero a galla molto più rapidamente se i prezzi aumentassero solo nella valuta da esso emessa, e la gente capirebbe presto che tutta la colpa sarebbe da addossare allo stato. I calcolatori elettronici, che in pochi secondi fornirebbero l'equivalente di qualsiasi prezzo in qualsiasi valuta al tasso corrente, verrebbero presto utilizzati ovunque. Ma, a meno che il governo nazionale non gestisca davvero in modo sconsiderato la moneta che emette, probabilmente continuerebbe ad essere usata nelle operazioni economiche di tutti i giorni. Ciò che verrebbe influenzato non sarebbe tanto l'uso del denaro nei pagamenti quotidiani, piuttosto la volontà di possedere diversi tipi di denaro. Tutte le transazioni commerciali e di capitali tenderebbero a passare ad uno standard più affidabile (basandovi anche calcoli economici e contabili), cosa che manterrebbe la politica monetaria nazionale sulla retta via.
5. Stabilità Monetaria di Lungo Periodo
Molto probabilmente le valute di quei paesi che perseguiranno una politica monetaria responsabile, tenderanno ad eclissare gradualmente quelle meno affidabili. La giustezza finanziaria diventerebbe un requisito di reputazione agognato da tutti coloro che vorrebbero emettere moneta, in quanto saprebbero che anche la minima deviazione dal percorso di onestà ridurrebbe la domanda per il loro prodotto.
Non credo che in questa competizione tra valute possa sorgere una tendenza alla deflazione o ad un valore crescente del denaro. La gente sarà abbastanza riluttante ad accendere prestiti o indebitarsi in una valuta che si apprezzerà tanto quanto esiterà a concedere prestiti in una valuta che si deprezzerà. La bilancia penderebbe decisamente a favore di una valuta che tenderebbe a conservare un valore alquanto stabile. Se gli stati devono competere nell'indurre le persone a possedere la loro moneta, e stipulare contratti a lungo termine in tale moneta, dovranno creare fiducia nella stabilità monetaria di lungo periodo.
“Il Prezzo Universale”
Ciò di cui non sono sicuro è se in tale competizione per guadagnare affidabilità prevarrebbe la valuta emessa dallo stato, o se la preferenza predominante si rivolgerebbe direttamente all'oro. Infatti l'oro potrebbe riaffermarsi come "il prezzo universale in tutti i paesi, in tutte le culture, in tutte le età", come ha detto di recente Jacob Bronowski nel suo brillante libro, The Ascent of Man,[8] se alle persone venisse data completa libertà di decidere cosa usare come mezzo di scambio; in ogni caso, questo risultato sarebbe di gran lunga preferibile ad un tentativo organizzato di ripristinare il gold standard.
Il motivo per cui il libero mercato internazionale nel campo monetario dovrebbe estendersi anche ai servizi bancari, è che oggi i depositi bancari rappresentano più o meno la maggior parte degli asset liquidi della maggior parte delle persone. Anche durante gli ultimi cento anni di gold standard, questa circostanza ha sempre impedito che funzionasse come una moneta pienamente internazionale, perché ogni afflusso o deflusso in un paese richiedeva un ampliamento proporzionale o una contrazione proporzionale della moneta creditizia nazionale, il cui effetto ricadeva indiscriminatamente sull'intera economia invece di limitarsi all'aumento o alla diminuzione della domanda di beni specifici necessari per portare un nuovo equilibrio tra le importazioni e le esportazioni. Con un sistema bancario veramente internazionale, il denaro potrebbero essere trasferito direttamente senza produrre il processo dannoso delle contrazioni o delle espansioni della struttura del credito.
Probabilmente imporrebbe anche una disciplina più efficace sugli stati, soprattutto se potessero percepire sin da subito gli effetti delle loro politiche sull'attrazione degli investimenti nel paese. Mi sono appena ricordato di un pamphlet vecchio più di 250 anni: "Chi istituirebbe una Banca in un qualsiasi paese, o si fiderebbe del suo denaro?"[9] Il pamphlet, per inciso, ci dice che 50 anni prima un grande banchiere francese, Jean Baptist Tavernier, aveva investito tutte le sue ricchezze in quello che gli autori descrivono come "le rocce brulle della Svizzera"; quando Luigi XIV gli chiese il perché, ebbe il coraggio di rispondere che "era disposto a possedere qualcosa che avrebbe potuto definire di sua esclusiva proprietà!" La Svizzera, infatti, ha posto le basi della sua prosperità molto prima di quanto le persone credano.
Le Relazioni Volontarie nel Campo Monetario Sono Migliori delle Unioni Monetarie
Io preferisco la liberazione di tutte le operazioni monetarie da qualsiasi tipo di unione monetaria, anche perché quest'ultima potrebbe richiedere un'autorità monetaria internazionale che credo non sia né possibile né desiderabile -- e difficilmente può essere più affidabile di un'autorità nazionale. Mi sembra che ci sia una certa solidità nella riluttanza diffusa a conferire poteri sovrani, o un potere di comando, a qualsiasi autorità internazionale. Ciò di cui abbiamo bisogno non sono autorità internazionali che possiedono poteri di direzione, ma corpi internazionali (o, meglio, trattati internazionali) che possano vietare determinate azioni statali le quali potrebbero danneggiare altre persone. Abolire tutte le restrizioni sulle transazioni con diversi tipi di denaro significherebbe che l'assenza di dazi, o altri ostacoli alla circolazione di merci e uomini, garantirà un vera e propria zona di libero scambio o mercato comune. Ora più che mai è urgente contrastare il nazionalismo monetario che ho criticato quasi 40 anni fa[10] e che sta diventando sempre più pericoloso, poiché si sta trasformando in socialismo monetario. Spero che non passerà molto tempo prima che la libertà di usare qualsiasi tipo di denaro si preferisca, venga considerato essenziale per un paese libero.[11]
Potreste pensare che la mia proposta non rappresenti altro che l'abolizione della politica monetaria; e non sarebbe del tutto sbagliato. Come in altri temi, sono giunto alla conclusione che la miglior cosa che lo stato possa fare per quanto riguarda il denaro, è quella di fornire un quadro di norme giuridiche entro il quale gli individui possano sviluppare le istituzioni monetarie che meglio li soddisfano. Credo che se potessimo impedire agli stati d'immischiarsi negli affari monetari, faremmo più bene di quanto abbia mai fatto un qualsiasi governo. E le imprese private probabilmente farebbero meglio di quanto abbiano mai fatto.
Un Commento su Keynes, Beveridge e l'Economia Keynesiana
Ho sempre considerato Lord Keynes come una sorta di nuovo John Law. Come quest'ultimo, Keynes era un genio della finanza che diede alcuni contributi reali alla teoria della moneta. (Oltre ad una discussione interessante e originale sui fattori determinanti il valore del denaro, Law fornì il primo resoconto soddisfacente su come una merce, quando ampiamente utilizzata come mezzo di scambio, sarebbe stata esponenzialmente accettata dalla popolazione). Ma Keynes non è mai riuscito a liberarsi dalla falsa convinzione che, come disse Law, "l'aumento della massa monetaria darà lavoro alle persone inattive, permetterà a coloro già al lavoro di guadagnare di più, aumenterà la produzione e l'industria prospererà."[12]
Era contro questo tipo di visione che Richard Cantillon e David Hume iniziarono lo sviluppo della teoria monetaria moderna. Hume in particolare affermò che nel processo d'inflazione: "È solo in questo intervallo, o situazione intermedia tra l'acquisizione di denaro e l'aumento dei prezzi, che la quantità crescente d'oro e argento è favorevole all'industria."[13] È questo il lavoro che dovremo riprendere dopo il diluvio keynesiano.
In un certo senso, però, è un po' ingiusto accusare troppo Lord Keynes per gli sviluppi dopo la sua morte. Sono certo che sarebbe stato — nonostante ciò che avesse detto in precedenza — un leader nella lotta contro l'attuale inflazione. Ma suddetti sviluppi, almeno in Gran Bretagna, sono stati determinati anche, e soprattutto, dalla versione del keynesismo sponsorizzata da Lord Beveridge, per il quale i suoi consulenti scientifici devono assumersi la responsabilità (in quanto egli stesso non capiva l'economia).
Sono stato accusato di criticare Lord Keynes possedendo una conoscenza piuttosto limitata della teoria economica, ma la difettosità del suo punto di vista sulla teoria del commercio internazionale, per esempio, è stata spesso sottolineata anche da altri e per confutarla alcuni si sono rivolti addirittura alla rappresentazione satirica.
[*] traduzione di Francesco Simoncelli: http://francescosimoncelli.blogspot.it/
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Note
[1] [La sezione principale e quelle secondarie sono state inserite per aiutare i lettori, in particolare coloro con scarsa familiarità con gli scritti del professor Hayek, a seguire le sue tesi; non erano parte dello scritto originale. -ED.]
[2] [Questa osservazione viene semplificata dal professor Hayek nella nota: "Un Commento su Keynes, Beveridge e l'Economia Keynesiana". -ED.]
[3] John Hicks, The Crisis in Keynesian Economics, Oxford University Press, 1974, p.1.
[4] F.A. Hayek, Profits, Interest and Investment, Routledge & Kegan Paul, London, 1939, p. 63n.
[5] F.A. Hayek, ‘The Pretence of Knowledge’, Nobel Memorial Prize Lecture 1974, ristampato in Full Employment at An y Price?, Occasional Paper 45, IEA, 1975, p. 37.
[6] Aristofane, Rane, 891–898:
Spesso abbiamo riflettuto su un abuso simileAll'incirca nello stesso periodo, il filosofo Diogene definì il denaro "Un gioco di dadi del legislatore"!
Sulla scelta degli uomini per la carica e sulle monete per l'uso comune,
Poiché i nostri pezzi vecchi e canonici, apprezzati, approvati e provati,
Qui fra le nazioni greche, e in tutto il mondo,
Riconosciuti in ogni ambito per affidabilità e saggezza,
Vengono rifiutati e abbandonati per la spazzatura di ieri,
Per un vile concetto adulterato, fasullo, contraffatto,
Che il traffico della città passa ed ignora.
[7] Durante l'inflazione tedesca dopo la prima guerra mondiale, quando le persone iniziarono ad usare dollari e altre valute sonanti al posto dei marchi, un finanziere olandese (se non sbaglio, Mr. Vissering) asserì che la legge di Gresham era falsa ed era vero l'opposto.
[8] Jacob Bronowski, The Ascent of Man, BBC Publications, London 1973.
[9] Thomas Gordon e John Trenchard, The Cato Letters, articoli datati rispettivamente 12 maggio 1722 e 3 febbraio 1721, pubblicati in edizioni da collezione, Londra, 1724, e seguito.
[10] Monetary Nationalism and International Stability, Longmans, London, 1937.
[11] In superficie potrebbe sembrare che questo mio suggerimento sia in conflitto col mio sostegno generale dell'attuale sistema di tassi di cambio fissi. Non è così. Credo che i tassi di cambio fissi siano necessari fintanto che gli stati hanno un monopolio territoriale sull'emissione della moneta, in modo da costringerli a rispettare una ferrea disciplina. Ma questo assetto non è più necessario quando devono sottomettersi alla disciplina della competitività con altri emettitori di moneta presenti sullo stesso territorio.
[12] John Law, Money and Trade Considered with a Proposal for Supplying the Nations with Money, W. Lewis, London, 1705. [A Collection of Scarce and Valuable Tracts (the Somers Collection of Tracts, Vol. XIII), John Murray, London, 1815, include il pamphlet di John Law (1720 edition) a pp. 775–817; un estratto da p. 812 recita: "Ma quest'aggiunta di denaro aiuterà ad impiegare quelle persone che ora sono inattive, e quelle già impiegate avranno un vantaggio, cosicché la produzione venga aumentata e la manifattura migliorata." -ED.]
[13] David Hume, On Money (Essay III).
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sta tutto qui. e non solo evita l inflazione ma anche la deflazione monetaria da debiti inesigibili collettivizzati, allorquando dopo aver creato debito ex nihilo per tutto l aggregato (statale e privato-bancario; ma anche industriale da salvataggi degli amici, che produce quello monetario) si passa all incasso prendendo quel che c è a chi si puo (chi ha risparmiato): tasse, bail out, bail in espungendo oro e cash dal sistema monetario, patrimoniali, etc etc
RispondiEliminaquanto al corso forzoso, ebbene vale in modo residuale essendo per molti aspetti derogabile dalle parti. vince la pigrizia, l abitudine, l ignoranza. ma nessuno esclude di regolare il proprio contratto in oro o donare bitcoin. il fatto è che siccome il mondo gira per la maggior parte in euro e dollari, e siccome le valute o merci alernative sono pressocche tutte manipolate dal potere infinito dalle bk centrali, proteggersi puo servire a poco (almeno per il day by day). alla fine il sistema si fonda sull avidita degli individui. pochi vedono bitcoin come moneta onesta per scambiare, tutti aspettano che aumenti di valore per diventare ricchi. allora come fare? semplice, reddito mondiale di cittadinanza: lo stato dev essere debole, non forte. se mi vedete un giorno col m5s, sappiate che sono in missione. tanti auguri a tutti
Sottoscrivo senza aggiunger nulla alla premessa. Il reddito mondialista è una soluzione da matrix. Magari sarò l'ultimo boy-scout, ma spero ancora in Neo.
EliminaP.s.: per un istante ho creduto che m5s fosse un fucile d'assalto... e forse metaforicamente lo è. Ma non credo al potere di cambiare la stanza dei bottoni. Inutile conquistarla, è lei che conquista.
si, è una soluzione da matrix. la domanda è: cosa succede se si inchiodano gli stati alle loro promesse? d altra parte, tutto un illusione
EliminaCredo che ci sia qualcosa di veramente intrigante nell'approccio socratico di Gdb. Infatti, possiamo tranquillamente paragonarlo a quello che gli smart money fanno con i cosiddetti dumb money durante i cicli economici, cavalcando le bolle, tirando dentro quanti più individui ignari possibile e poi fanno cash in assistendo all'immenso schianto. Oltre all'illusione c'è anche questo aspetto da considerare: ci sono gruppi d'individui che sanno benissimo come funziona il sistema a riserva frazionaria, eppure, anche se non fanno parte dell'establishment, vogliono che vada avanti poiché decisamente remunerativo quando si parla di polli da spennare.
Eliminaci sono molte piu liberta in cielo e in terra di quante ne conosca la teoria monetaria delle banche centrali
RispondiEliminahttps://www.youtube.com/watch?v=V-NspJ0z_hg
Un passo verso la giusta direzione, sperando che non vada a finire come quello di un anno fa sull'oro: Switzerland to vote on banning banks from creating money.
RispondiEliminaGrazie Francesco, felice anno nuovo. Auguri passati!
RispondiEliminaIn questo saggio di 40 anni fa c'è praticamente il nostro presente..... Grandissimo Friedrich Von Hayek
RispondiEliminaScopro solo ora questo scritto molto interessante, complimenti per la traduzione
RispondiEliminaMi sorgono però dei dubbi: con il sistema prefigurato da Hayek anche il rapporto tra offerta e domanda di credito rimarrebbe molto più stabile giusto? Visto che le banche non potrebbero mai prestare molto più denaro di quanto ne hanno in risparmi detenuti in propria moneta altrimenti rischierebbero di svalutarla eccessivamente, corretto?
Inoltre, se l'obbiettivo per Hayek è quello di mantenere una moneta stabile, che ne è della deflazione "positiva" ovvero quella che avviene con l'introduzione di nuove tecnologie nei processi produttivi o per un semplice aumento dell'offerta sulla domanda? Non si rischierebbe così inoltre alterare i segnali di mercato artificialmente mantenendo i prezzi sempre costanti anche quando sarebbero destinati alla discesa?
Salve Anonimo. Il sistema descritto da Hayek incentivava la stabilità all'interno del settore bancario commerciale, il quale è in balia del ciclo del credito alimentato dalla riserva frazionaria. In tal modo si tenta di direzionare artificialmente l'economia laddove i pianificatori vorrebbero: stabilità del panorama economico in concomitanza con una pianificazione centrale dell'economia. Hayek trova il modo per scardinare questa ricerca fasulla di equilibrio. La sua "proposta" non è affatto un punto di arrivo, come invece vorrebbero darci a bere i pianificatori centrali con la moneta fiat, bensì un punto per ripartire e fare della flessibilità e dinamismo dei mercati il faro per trovare la strada migliore per scegliere il tipo giusto di moneta.
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