Sebbene gli articoli di Rickards siano sempre pieni di idee stimolanti, peccano di alcune imprecisioni che possono indurre in errore il lettore. In questo caso è la differenza tra inflazione e inflazione dei prezzi. La prima fa riferimento all'offerta di denaro, mentre la seconda fa ovviamente riferimento al livello generale dei prezzi. Ludwig von Mises lo spiegò molto bene. Di conseguenza quello che abbiamo oggi è un'inflazione di massa dell'offerta di moneta che non si è tradotta in un'inflazione di massa dei prezzi perché il meccanismo della trasmissione monetaria all'economia più ampia è rotto. Ovvero, Main Street ha raggiunto la condizione di picco del debito e non sta accendendo nuovi prestiti; lo stesso vale per le piccole e medie imprese. Quindi la gran parte di quel denaro creato è rimasto parcheggiato come riserve in eccesso presso la FED, la quale paga un interesse dello 0.25%. Tale denaro, però, è stato utilizzato come collaterale da parte delle banche commerciali per darsi alla pazza gioia nel mercato azionario e obbligazionario societario, colmando in questo modo il vuoto lasciato da Main Street. L'inflazione dei prezzi c'è e si trova nel mercato finanziario: al giorno d'oggi le azioni sono talmente sopravvalutate che i relativi multipli di valutazione sono andati fuori giri. Parecchi colossi della grande imprenditoria hanno beneficiato di questa manna, espandendo di conseguenza la loro produzione. In quale ramo aziendale? Ma ovviamente in quello dell'ingegneria finanziaria che, prendendo in ostaggio i bilanci di tali aziende, le ha saturate di debiti impagabili e capacità in eccesso. Ciò ha avuto ripercussioni lungo tutta la filiera delle commodity, poiché i margini d'azione nell'ingegneria finanziaria si sono ristretti sempre di più a causa di una domanda inesistente e del progressivo assottigliamento dei rendimenti legati ai titoli tradati. Tale situazione sta portando lentamente al fallimento suddette imprese, scatenando un'ondata deflazionistica per quei prodotti per cui non esiste domanda genuina di mercato ed inflazione dei prezzi per quei prezzi per cui c'è. Questi fallimenti, a loro volta, si ripercuoteranno sui bilanci delle banche commerciali e degli hedge fund, saturandoli di NPL e crediti deteriorati. È proprio qui che ci stiamo dirigendo ora, verso il punto in cui le banche centrali non potranno fare più nulla a causa della mole gigantesca di errori economici che s'è venuta a creare.
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di James Rickards
Uno degli enigmi riguardanti la politica monetaria degli ultimi otto anni è stato il fallimento della Federal Reserve nell'innescare l'inflazione (dei prezzi, NdT). Questo fatto suona strano ai più. La gente associa l'inflazione (dei prezzi, NdT) ad una politica monetaria sbagliata da parte delle banche centrali, in particolare quella della FED.
La cosiddetta "stampa di denaro" è considerata un percorso certo verso l'inflazione (dei prezzi, NdT). La FED ha stampato quasi $4,000 miliardi sin dal 2008. Eppure l'inflazione (dei prezzi, NdT) [almeno come misurata dalle statistiche ufficiali] è appena percettibile. Con così tanti soldi in giro, dov'è l'inflazione (dei prezzi, NdT)?
Questo enigma ha più risposte. La prima è che la FED ha stampato denaro, ma pochi stanno prestando o spendendo. Le banche non vogliono concedere prestiti e i consumatori non vogliono accendere prestiti.
Infatti il settore privato nel suo complesso è stato in modalità deleveraging — vendendo asset e ripagando i debiti — mentre invece il debito pubblico s'è espanso. La velocità con cui i consumatori spendono denaro (tecnicamente chiamata velocità) è colata a picco.
Questa divergenza tra la creazione di moneta e il suo utilizzo può essere vista chiaramente nei due grafici qui sotto.
Il primo mostra l'aumento della base monetaria sin dal 1996. Dal 1996-2008 è aumentata ad un ritmo costante, esattamente come Milton Friedman e altri monetaristi avevano raccomandato sin dagli anni '70.
A partire dal 2008, l'offerta di moneta "è schizzata in alto" dopo tre quantitative easing (QE). Sono evidenziati come QE1, QE2 e QE3.
Il secondo grafico, prendendo in considerazione lo stesso lasso di tempo, mostra un calo della velocità. Infatti la stampa di denaro dal 2008 al 2015 è stata annullata dal suddetto calo della velocità. Il risultato è stato praticamente un'assenza d'inflazione (dei prezzi, NdT).
La base monetaria (mostrata nel Grafico 1) è aumentata da $800 miliardi nel 2008 a più di $4,000 miliardi di oggi. Tuttavia la "velocità" del denaro (mostrata nel Grafico 2) è crollata durante lo stesso periodo.
Un aumento della massa monetaria da solo, non provoca inflazione (dei prezzi, NdT). Il denaro dev'essere preso in prestito e speso. L'assenza di prestiti e di spesa (come mostrato nella velocità in declino) è uno dei motivi per cui la disinflazione e la deflazione (dei prezzi, NdT) si sono diffuse più dell'inflazione (dei prezzi, NdT).
La seconda ragione per cui c'è assenza d'inflazione (dei prezzi, NdT) è che il mondo si sta confrontando con potenti venti deflazionistici, principalmente la demografia e la tecnologia. Il tasso d'incremento della popolazione mondiale ha raggiunto il picco nel 1995. Oggi le popolazioni sono in declino in Giappone, Russia ed Europa. Sono stagnanti anche altrove, al di fuori dell'Africa e del Medio Oriente.
Meno persone significa meno domanda aggregata di beni e servizi. La tecnologia e l'efficienza dell'analisi predittiva hanno abbassato il costo di tutto, dalle scorte ai trasporti. Questa combinazione di minore domanda e maggiore efficienza sfocia in prezzi inferiori.
L'ultima ragione è la globalizzazione. La capacità delle multinazionali di spostare le fabbriche e ottenere risorse in qualsiasi parte del mondo, ha ampliato il bacino del lavoro disponibile.
Le catene d'approvvigionamento globali e la logistica avanzata fanno sì che i prodotti come gli smartphone, vengano creati con la tecnologia degli Stati Uniti, gli schermi tedeschi, i semiconduttori coreani e l'assemblaggio cinese. I cellulari sono poi venduti in tutto il mondo. Eppure molti dei lavoratori sono pagati poco.
Queste tendenze deflazionistiche rappresentano un grande problema per la FED. I governi devono provocare inflazione (dei prezzi, NdT) per ridurre il valore reale del debito pubblico. L'inflazione (dei prezzi, NdT) aumenta anche i redditi nominali e questi aumenti nominali possono essere tassati.
Una deflazione (dei prezzi, NdT) persistente aumenterà il valore del debito e ridurrà le entrate fiscali portando gli stati sull'orlo del fallimento. Gli stati sono dunque assetati d'inflazione (dei prezzi, NdT) e si basano sulle banche centrali affinché la facciano comparire.
Negli ultimi otto anni la FED ha provato ogni trucco per generare inflazione (dei prezzi, NdT). Ha abbassato i tassi, ha stampato denaro, s'è impegnata in guerre tra valute, ha usato la "forward guidance" (promette di non alzare i tassi in futuro), ha implementato "l'Operation Twist" e ha usato obiettivi di PIL nominale. Tutti questi metodi hanno fallito.
La FED poi s'è data la zappa sui piedi rallentando gli acquisti di asset, rimuovendo la forward guidance e minacciando d'aumentare i tassi. Queste mosse restrittive hanno reso il dollaro più forte e hanno aumentato le forze deflazionistiche proprio mentre la FED sosteneva di volere più inflazione (dei prezzi, NdT).
Gli ultimi due anni sono la prova (non che ce ne fosse bisogno) che la FED non capisce la dinamica delle forze deflazionistiche con cui si sta confrontando.
Secondo me la FED invertirà presto la rotta e ricorrerà ad una qualche forma d'allentamento — probabilmente una forward guidance più accentuata e un dollaro più svalutato. Se mi sbaglio e la FED alzerà i tassi, la deflazione peggiorerà ed emergerà una recessione globale.
Il peggior incubo di una banca centrale è quando vuole l'inflazione (dei prezzi, NdT) e non può ottenerla. I trucchi della FED hanno fallito. C'è un altro coniglio nel cappello?
In realtà sì. La FED può causare una massiccia inflazione (dei prezzi, NdT) in 15 minuti. Può indire una riunione del consiglio, votare su una nuova politica e annunciare al mondo che con effetto immediato il prezzo dell'oro è di $5,000 l'oncia.
La FED può fare una cosa del genere utilizzando l'oro del Tesoro a Fort Knox e quello delle principali banche degli Stati Uniti che si occupano del metallo giallo per condurre "operazioni di mercato aperto". Comprerebbe se il prezzo arrivasse a $4,950 l'oncia, o meno, e venderebbe se il prezzo raggiungesse i $5,050 l'oncia, o più.
Stamperebbe denaro quando comprerebbe e ridurrebbe l'offerta di moneta quando venderebbe attraverso le banche. Questo è esattamente ciò che fa oggi la FED sul mercato obbligazionario quando attua il QE. La FED potrebbe semplicemente sostituire l'oro alle obbligazioni e prendere di mira il prezzo dell'oro piuttosto che i tassi d'interesse.
Naturalmente i $5,000 l'oncia non rappresentano un premio per gli investitori in oro. Lo scopo è quello di provocare un aumento generalizzato del livello dei prezzi. Un aumento del prezzo dell'oro da $1,000 l'oncia a $5,000 l'oncia, rappresenta una svalutazione dell'80% del dollaro quando misurata secondo la quantità d'oro che un dollaro può comprare.
Questa svalutazione dell'80% rispetto all'oro farà anche aumentare tutti gli altri prezzi in dollari. Il petrolio salirebbe a $400 al barile, la benzina salirebbe a $10.00 per gallone alla pompa e così via. Ecco qui — una massiccia inflazione (dei prezzi, NdT) in 15 minuti: il tempo necessario per votare la nuova linea di politica.
Non pensate che questo sia possibile? Negli ultimi 80 anni è accaduto due volte negli Stati Uniti. Potreste addirittura conoscere alcune persone che hanno vissuto entrambi gli episodi.
La prima volta nel 1933, quando il presidente Franklin Roosevelt ordinò un aumento del prezzo dell'oro da $20.67 l'oncia a $35.00 l'oncia, quasi un aumento del 75% del prezzo in dollari dell'oro. Lo fece per sopprimere la deflazione (dei prezzi, NdT) della Grande Depressione, e funzionò. L'economia crebbe vigorosamente (ma in termini nominali e non reali, NdT) dal 1934 al 1936.
La seconda volta nel 1970, quando il presidente Richard Nixon pose fine alla possibilità dei partner commerciali degli Stati Uniti di convertire i dollari in oro. Nixon non voleva l'inflazione (dei prezzi, NdT), e invece fu quello che ottenne.
L'oro passò da $35 l'oncia a $800 l'oncia in meno di nove anni, un aumento del 2,200%. Dal 1977 al 1981 l'inflazione (dei prezzi, NdT) in dollari fu superiore al 50%. Il valore del dollaro si dimezzò in quei cinque anni.
La storia dimostra che l'aumento del prezzo in dollari dell'oro è il modo più rapido per provocare inflazione (dei prezzi, NdT) generale. Se non ci pensano i mercati, ci pensa lo stato. Funziona sempre.
La storia dimostra anche che l'oro non sale solo con l'inflazione (dei prezzi, NdT) [1970], ma anche con la deflazione (dei prezzi, NdT) [1930]. Quando la deflazione (dei prezzi, NdT) va fuori controllo, come accadde negli anni '30 e potrebbe accadere di nuovo, lo stato dovrà aumentare il prezzo dell'oro per controbilanciarne gli effetti. Deve farlo — altrimenti la deflazione (dei prezzi, NdT) manderà in bancarotta il paese.
Mi aspetto una deflazione (dei prezzi, NdT) fuori controllo? In realtà, no. La deflazione (dei prezzi, NdT) è una forza forte ora, ma mi aspetto che alla fine la FED riuscirà ad ottenere l'inflazione (dei prezzi, NdT) che vuole — probabilmente attraverso la forward guidance, le guerre tra valute e i tassi d'interesse negativi.
Quando accadrà tutto ciò, l'oro salirà di prezzo.
Ma anche se la deflazione (dei prezzi, NdT) avrà il sopravvento, l'oro salirà di prezzo se la FED lo userà per svalutare il dollaro quando tutto il resto avrà fallito.
Questo rende l'oro un'asset class per "tutte le stagioni". L'oro sale in presenza d'inflazione (dei prezzi, NdT) estrema e deflazione (dei prezzi, NdT) estrema. Pochissime asset class performano altrettanto bene in entrambe le situazioni. Dal momento che sia l'inflazione (dei prezzi, NdT) sia la deflazione (dei prezzi, NdT) sono una possibilità, l'oro dovrebbe trovarsi in ogni portfolio per proteggerlo da questi due estremi.
Saluti,
[*] traduzione di Francesco Simoncelli: http://francescosimoncelli.blogspot.it/
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Ma c'è ancora oro a Fort Knox?
RispondiEliminaE poi una Fed keynesiana e statalista non riesco proprio a vederla riconsiderare l'oro come strumento di politica monetaria. Gli esempi di Rickards sono corretti, ma datatissimi. Siamo in territori inesplorati, sono anni che ce lo ripetiamo. Quello che sta accadendo ha più a che fare con l'esaurimento di qualsiasi illusione pianificatrice che con la speranza di impedire il proprio tramonto (occidente).
A proposito, ma di un occidente drogato di pianificazione centralizzata e sempre più coercitiva sostenuta da un sistema politicofinanziario truffaldino ed arrogante, per non dire anche brutale e violento, qualcuno potrà mai sentire la mancanza?
Non sono certo questi i tanto decantati "valori" dei liberi.
Questi sono i disvalori del sistema fiatmoney.
Prima che mi scordo.... I neokeynesiani ne hanno inventata un'altra per far ripartire l'inflazione dei prezzi senza ricorrere al QE in euro. Un altro fiatmoney che non creerebbe nuovo debito pubblico, ma smuoverebbe i consumi, ridurrebbe la disoccupazione e sarebbe un toccasana panacea per il Sud e per i PIIGS. Li chiamano ccf o certificati di credito fiscale. Sarebbero una moneta nazionale parallela all'euro e non convertibile in euro, ma avrebbero una scadenza, almeno biennale. Insomma, un artificio paramonetario e parallelo all'euro. E differenziabile addirittura per aree geografiche all'interno dello stesso stato.
EliminaMenti fervide interessate a prolungare in ogni modo lo status quo attuale.
beh non è che alzano il petrolio per far piacere ai russi. e poi il loro best è mantenersi cosi, tra inflazione (in se senso austriaco: aumento della quantita di moneta) per le loro tasche e deflazione (monetaria: debiti da saldare senza disponibilita di moneta tra tasse e prelievi) per gli altri
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