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venerdì 6 novembre 2015
Il treno monetario delle banche centrali è condannato: deragliamento o precipizio
di Francesco Simoncelli
C'è un treno che è partito e su cui tutti noi siamo a bordo. La maggior parte delle persone si sta godendo il viaggio, mentre lo speaker annuncia festante che all'arrivo in stazione sarà inaugurata una festa con tanto di barbecue. In lontananza, infatti, si vede del fumo nero salire in cielo e i passeggeri pensano che quello sia il segno di un buon pasto. Ciò li rende fiduciosi. Ciò li rende ansiosi d'arrivare a destinazione. Non presteranno particolare attenzione a quei presunti "guastafeste" che raccontano un'altra storia. I passeggeri non possono guardare in avanti e quindi si affidano alle comunicazioni dello speaker il quale parla direttamente col macchinista. Si fidano delle capacità del macchinista. Tendono a non fidarsi di quegli altri passeggeri che non credono alle parole dell'altoparlante e avvertono gli altri di come la situazione sia alquanto pericolosa, perché la puzza di bruciato non è di carne bensì di legno. Il treno si sta dirigendo a tutta velocità verso un ponte di legno sospeso che sta andando in fiamme.
Il macchinista spera d'accelerare in modo da poterlo superare indenne, ma non ha fatto i conti con la criticità della struttura. Allo stesso modo, le banche centrali stanno conducendo le economie che gestiscono giù da un dirupo. Sperano di passare indenni il ciclo economico che stanno cercando disperatamente d'evitare basandosi esclusivamente su una politica: gonfiare la prossima bolla. Quando si forniscono soldi quasi gratis a giocatori d'azzardo e speculatori privilegiati, non ha importanza se si stanno acquistando bond tedeschi o svizzeri, le posizione di trading finanziate finiscono sempre per alimentare effetti indesiderati che condurranno ad un nuovo intervento per "aggiustare" quanto di sbagliato creato con le precedenti politiche interventiste. Il monumentale azzardo morale abilitato dallo sfruttamento della leva finanziaria fino all'inverosimile e dalla creazione di titoli sempre più tossici, è quella scintilla che ha appiccato l'incendio.
I banchieri centrali non stanno cercando di domarlo, o di spegnerlo. Stanno cercando d'evitare il problema aumentando la velocità di crociera e sperando di superare indenni il ponte in fiamme. Non solo stanno rischiando di finire già da un dirupo insieme alle economie che gestiscono centralmente, ma rischiano anche deragliamenti improvvisi a causa della velocità sostenuta.
LE VORAGINI EUROPEE
Uno dei vagoni del treno è composto dai paesi europei. Le loro situazioni finanziarie sono tra quelle più preoccupanti in tutto il convoglio che si sta dirigendo a folle velocità verso il ponte in fiamme. Se la miopia degli investitori li porterà a rivalutare la moneta europea nei confronti del dollaro come eventuale protezione ultima, allora il loro risveglio sarà molto più che brusco. È probabile che nel breve periodo possa anche accadere una cosa del genere, ma le bombe ad orologeria economiche all'interno della zona Euro garantiscono un futuro tutt'altro che roseo per coloro che decidono di scommettere sull'euro. Se prendiamo come esempio alcuni dei PIIGS, pare che non abbiano mai conosciuto un bilancio in pareggio.
Nonostante il trattato siglato da tutti i paesi della zona Euro impedisse loro di sforare un debito/PIL oltre il 60%, nessuno l'ha rispettato. Francia e Germania in primis. Non è stata applicata alcuna sanzione negativa per questa violazione... perché quindi non continuare? Paesi come la Grecia e l'Italia hanno gozzovigliato con i deficit di bilancio, forti delle credenziali tedesche per dare credibilità ai loro ripagamenti. Hanno quindi risucchiato beni esteri senza produrre alcunché in cambio, mettendo nei guai quei paesi che sono stati fiscalmente responsabili. Azzardi morali e un settore pubblico in espansione hanno corroso sempre di più la loro capacità di creare ricchezza, fino a quando nel 2010 qualcuno s'è accorto dei pre-pensionamenti greci e di come ci potesse essere la "remota" probabilità che gli ellenici stessero truccando i loro conti. Il caos che s'è generato da quel punto in poi è stato determinato dal fatto che nessuno voleva pagare per i propri errori, ma soprattutto i paesi fiscalmente responsabili non volevano pagare per gli sgarri altrui; ciononostante, il progetto europeo è andato avanti con la Germania che ha ipotecato il futuro della propria nazione per salvare stati falliti e un sistema bancario commerciale decotto. Il FMI ha infranto le proprie regole e ha aiutato i greci; la BCE ha infranto la sua presunta rigidità e ha seguito una strada costellata d'interventi crescenti nei mercati; le banche commerciali hanno prestato denaro quasi gratis a stati falliti e questi ultimi hanno salvato le banche commerciali fallite spennando i contribuenti. Il salvataggio greco del 2010 è stato seguito da un altro salvataggio nel 2012, e ora siamo arrivati al terzo.
Cos'è cambiato? Nulla. La situazione economica e finanziaria dei PIIGS è peggiorata, trascinando a fondo anche gli altri paesi della zona Euro. Infatti, potremmo benissimo rinominarli PIIGSF. Sebbene i media finanziari stiano tirando un sospiro di sollievo dopo l'implementazione del terzo pacchetto d'aiuti, la Grecia non attuerà alcuna politica d'austerità... come non lo farà nessun altro dei paesi PIIGS. Perché? Perché non esistono sanzioni negative. La farsa di un'uscita di una qualsiasi nazione dall'UE è un teatro Kabuki, nessuno caccerà nessuno. Sarà gettato fumo negli occhi degli elettori. Il governo portoghese riceverà il messaggio e anche quello dell'Italia: cacciare qualcuno dall'UE innescherebbe una perdita di fiducia nel grande esperimento di centralizzazione pianifacata del NWO inaugurato nel 1919. Quando la Grecia andrà in default, questi problemi verranno a galla. La Merkel si trova sull'orlo di un abisso, sia finanziario che politico. Ha fondi e tempo limitati. Non sa cosa accadrà se si rifiuterà di fornire altri fondi alla dolina finanziaria rappresentata dal governo greco. Le sue opzioni sono limitate: salvare o rifiutarsi di salvare. Continuerà a scegliere la prima opzione. Anche se l'euro nel breve periodo non morirà, un suo probabile rimbalzo sarà il classico "dead cat bounce". Anche perché non dobbiamo scordarci la gigantesca offerta d'acquisto scatenata dalla BCE attraverso il suo Q€, il quale non è altro che il rimpiazzo del temporaneo rallentamento delle rotative della FED.
Sin dal 2008 le banche centrali hanno cercato di coordinarsi per tenere in piedi le due entità protette dal loro cartello economico: stati e banche commerciali. I vari giri di quantitative easing negli USA avevano questo scopo. Non sono mai stati ideati per "salvare" Main Street. I pianificatori monetari centrali hanno presupposto che questo esito sarebbe avvenuto in risposta ad un effetto a cascata generato dal denaro creato ex-novo. Negli stati USA con un'alta produzione di petrolio, ad esempio, è avvenuto proprio ciò grazie alla manna del credito facile. Ora questa illusione è finita e le patch di scisto si sono dimostrate quelle che erano sin dall'inizio: una bolla. Ma in particolar modo il QE2 ha funzionato come un cuscinetto per la crisi europea, perché ha permesso agli hedge fund d'attingere ad una linea di credito pressoché infinita con cui accaparrare quanti più bond statali possibili e sostenere artificialmente il mercato europeo. Di conseguenza la baracca europea s'è retta a galla perché è stata gonfiata una delle bolle più grandi mai viste nella storia dell'uomo: quella dei bond statali. È sempre stata questa la strategia dei pianificatori centrali: gonfiare un'altra bolla e poi passare la patata bollente al malcapitato successivo di turno. Così ha fatto Greenspan con Bernanke, ad esempio. E così ha fatto Bernanke con la Yellen. Stesso discorso con Trichet e Draghi. Problema: a novembre la FED ha messo un tetto all'aumento della base monetaria. All'improvviso il "whatever it takes" di Draghi è stato messo alla prova, con tutti quei player pronti a schiacciare il pulsante "vendere" se Draghi non si fosse sostituito alla Yellen per garantire un flusso costante di denaro con cui fare carry trade e sostenere artificialmente la vita di stati falliti.
Il caos intorno al mercato obbligazionario sovrano è talmente vasto che nemmeno i burocrati si sono accorti della confusione che hanno creato con le loro normative. Durante il periodo di crisi, in preda al panico, hanno impresso sui bond sovrani il marchio di asset "sicuri" e vaccinati da qualsiasi rischio. Questo li ha resi come degli scarafaggi dei motel: sono entrati nei bilanci dei grandi player, come banche commerciali ed hedge fund, e non ne sono usciti. Non solo, ma con il tetto ai deficit di bilancio, gli stati non ne possono emettere a iosa. È per questo motivo che all'inizio la BCE s'è trovata in difficoltà nell'adempiere al suo scopo di monetizzare bond sovrani europei al ritmo di €60 miliardi al mese.
A causa dei tassi negativi sui depositi in eccesso presso la BCE, le banche commerciali europee preferiscono detenere i bond sovrani come "ultima linea di fuoco" in caso di panico. In forza di Basilea III, che li considera asset privi di rischio, le banche commerciali europee si sono trincerate dietro questa muraglia di IOU per far apparire più solvibili i loro bilanci. Infatti, non potendo rivolgersi alle famiglie a causa del loro raggiungimento dello stato di "picco del debito" e tradando solo una piccola porzione degli IOU sovrani, i volumi di commercio di questi asset "privi di rischio" sono bassi e con essi i rendimenti annuali. Non sorprende, quindi, se gli istituti bancari europei sono a corto di €137 miliardi secondo un recente studio di JP Morgan.
La fame di rendimenti decenti ha spinto le banche commerciali nel casinò azionario in cui hanno spostato la maggior parte delle loro operazioni. È qui che viene riciclato quasi tutto il denaro preso in prestito grazie alla ZIRP, andando a gonfiare i prezzi di tutti quegli asset che hanno anche la minima potenzialità di salire di prezzo nel breve termine. In sintesi, è stata uccisa una qualsiasi parvenza di price discovery onesto in questo mercato ed è questo il motivo sostanziale per cui ultimamente abbiamo assistito alla discesa in borsa di Poste Italiane. Il denaro gratis che circola nelle sale del mercato azionario fa gola allo stato e quest'ultimo fa di tutto per entrarvi in possesso. Fa gola anche alle banche commerciali che stanno dando pieno sfogo alla cartolarizzazione di vari asset e quindi ottenere a fine anno un bilancio in crescita. Ma ciò non fa altro che rendere la situazione economica ancora più esplosiva, poiché abbiamo a che fare con pachidermi rigonfi di asset presumibilmente "sicuri" e tutta una serie di altri asset decisamente tossici. Senza scordarci i crediti inesigibili che ancora incagliano i bilanci delle banche commerciali. In un mondo finanziario in cui nessuno più sa quale asset sia di chi, gli zombie finanziari creati dall'espansione monetaria della banca centrale si stanno disintegrando lentamente a causa di quelle stesse misure non convenzionali che si supponeva avrebbero dovuto aiutarli.
In questo marasma la BCE ha annunciato che probabilmente prolungherà le sue misure d'intervento nell'economia per altri due anni, fino al 2018. Di conseguenza, ciò che finora ha fallito calmorosamente verrà prolungato e aumentato d'intensità. Infatti, quali sono stati i risultati degli interventi dello zio Mario? Gli istituti finanziari sono stati rimpinzati di pattume obbligazionario di stati falliti e l'economia più ampia continua a languire in una stagnazione perenne a causa della ridistribuzione delle risorse scarse a favore degli zombie finanziari mantenuti in vita artificialmente dalle politiche della banca centrale.
Ma con un ambiente finanziario sempre più saturo di asset con rendimenti ridicoli e stati necessitanti d'espandere la loro influenza per mantenere fede alle loro promesse folli, le banche commerciali saranno investite da una rinnovata fame di rendimenti decenti che le porterà a disincentivare ulteriormente il prestito all'economia più ampia caricando i malcapitati con tassi sui mutui sempre più alti. Almeno fino a quando non si raggiungerà il punto di rottura, ovvero, verranno presi di mira i depositi. Con l'era della digitalizzazione del denaro e della lotta del contante, i depositanti sono ostaggio delle banche commerciali che potranno chiamare in causa i bail-in per salvarsi dalla bancarotta. In Italia questa misura verrà dichiarata legittima dall'anno prossimo. A quel punto sarà molto interessante vedere cosa succederà perché le ipotesi sono tre: vendere asset (e questo significa anche bond statali con tutte le conseguenze del caso); controlli dei capitali; bandire di forza il denaro contante.
In breve, la società sarà ad un passo dal raggiungere un'economia di comando a tutti gli effetti.
LE TOPPE STATUNITENSI E LO SFILACCIAMENTO DEI MERCATI EMERGENTI
Ma stando così le cose, qual è la giustificazione delle politiche monetarie non convenzionali? Subito dopo il crollo del 2008 e Hank Paulson che ha servito all'America il mud sandwich, quali prove abbiamo che le politiche monetarie allentate abbiano aiutato l'economia più ampia? Eppure sento in ogni dove commentatori e presunti esperti affermare che siamo in una sorta di ripresa economica. Domanda: per chi? Non per Main Street. Allora per chi? Per le grandi aziende come Microsoft, Amazon, McDonald's; per tutti coloro che possono ricorrere ai LBO e altri trucchi d'ingegneria finanziaria abbeverandosi alla ZIRP; e per coloro a cui si spalancano le porte delle bische clandestine quali i mercati azionari odierni. Insomma, tutte quei grandi player in grado di poter mettere in gioco i propri flussi di cassa a garanzia di nuovi prestiti con cui ingozzarsi con carry trade da favola e prolungare artificialmente la loro vita.
Non solo, ma ciò ha dato vita ad un'altra distorsione all'interno dell'ambiente economico. Infatti se prima era la concorrenza che premiava quelle imprese che meglio servivano i clienti, così come dovrebbe accadere in ogni mercato onesto e libero, oggi le nuove imprese che vogliono innovare non nascono per imporsi nel mercato bensì per farsi assimiliare dalle grandi aziende e campare così di rendita. Non esiste più concorrenza, proprio perché la difficoltà d'accedere al credito impedisce alle realtà produttive d'imporsi sul mercato e chiamare a raccolta tutti quei consumatori desiderosi di spendere i loro soldi. Tutto ciò oggi non è più possibile perché gli attori di mercato, a seguito della bolla immobiliare, hanno raggiunto il proprio "picco del debito" e stanno affrontando un percorso di deleveraging. Quindi hanno contratto la loro scala dei desideri, retrocedendo lungo la piramide di Maslow, "costringendo" di conseguenza le grandi aziende a sopravvivere solo attraverso l'ingegneria finanziaria, gonfiando artificialmente il valore della propria società attraverso riacquisti d'azioni proprie, fusioni, ecc. Non stanno affatto investendo nel settore della ricerca & sviluppo; i loro sforzi sono concentrati a mantenere a galla l'illusione di solvibilità.
Ciò però non è un processo privo di rischi. Infatti, aziende che dovrebbero fallire a causa d'eccessi abilitati da interventi artificiali delle banche centrali, non fanno altro che sottrarre risorse scarse all'economia reale, impedendo di conseguenza al bacino della ricchezza reale di crescere e portare un maggiore benessere alla società nel suo complesso. No, Main Street non solo deve sobbarcarsi il proprio deleveraging, ma anche il peso di dover sostenere indirettamente pachidermi zombificati il cui unico destino sarebbe solamente quello d'andare in bancarotta. Non sorprende, quindi, se sono aumentati gli americani finiti nell'indigenza più nera e gli unici lavori che spuntano sono solamente part-time e con paghe incapaci di mantenere una famiglia.
Questo significa stagnazione incalzante per la popolazione, lasciandola con due opzioni: vivere a carico del welfare state, o tornare a vivere coi genitori e ritornando a scuola per ottenere un pezzo di carta migliore con cui sfoggiare una competenza. Per quelle famiglie che ancora possono permetterselo, questo significa accendere un prestito e contrarre nuovi oneri finanziari. La maggior parte delle volte viene posta come garanzia il reddito o la pensione. E con le banche commerciali strozzate da una fame di rendimenti decenti, come credete che verranno trattati coloro che si sono fidati di un tasso variabile? Non solo, come ripagheranno il debito mastodontico pendente sulle loro teste quegli studenti che si troveranno un mercato del lavoro incapace d'assorbire nuove leve prive d'esperienza pratica? Tali studenti rappresentano una garanzia che non può essere riscossa. Quindi le file del welfare state sono destinate a salire.
In realtà, questa è solo la punta dell'iceberg perché in realtà esistono molte altre passività nascoste ancora nell'ombra. A questo aggiungeteci anche il trend attualmente in atto che nel prossimo futuro porterà sempre più attori di mercato a dipendere dalla "generosità" dello stato. Problema: lo stato è incapace di generare profitti, poiché incapace d'effettuare un calcolo economico in accordo con le forze di mercato. Mancando, di conseguenza, quella linfa vitale rappresentata dal bacino della ricchezza reale da cui attingere coercitivamente, tutte le attività in bolla alimentate dallo politiche pianificatrici centrali andranno in crisi. Non importa a quanto arriverà il livello d'interventismo di stato e banche centrali, queste bolle scoppieranno poiché non potranno più sottrarre risorse scarse ai creatori di ricchezza reale. Questo non è una sorta di processo lontano nel tempo. Sta già accadendo. Pensate alla Caterpillar. Questo gigantesco pachiderma produttore di macchine gialle, o più precisamente, beni capitali, ha tratto beneficio dalla baldoria del credito facile scatenata dalla Cina. Dopo che la Grande Recessione aveva iniziato a scuotere le fondamenta del capitalismo clientelare statunitense, i capitalisti rossi di Pechino hanno arroventato le loro stampanti monetarie gonfiando una gargantuesca bolla immobiliare e stimolato il commercio con tutti quei paesi emergenti desiderosi d'esportare minerali ed altri elementi.
Caterpillar non c'ha pensato due volte a delocalizzare, ad esempio, in Australia per partecipare alla festa del credito facile inaugurata dalla Cina e che ha reso l'Australia improvvisamente la nuova Eldorado grazie ai materiali che esportava in Cina. Ciò a sua volta ha inondato economie emergenti come Brasile, Australia, Turchia, Malesia, di uno tsunami di denaro il quale non ha alimentato commerci sani in accordo con segnali di mercato genuini, bensì ulteriori bolle. L'ondata deflazionistica a cui stiamo assistendo ora, non è altro che il risultato della politica monetaria cinese che ha puntato sulla politica monetaria per mantenere in piedi un'economia che era diventata dipendente dalle esportazioni negli Stati Uniti e in Europa prima della Grande Recessione del 2008. Di conseguenza, distorcendo ulteriormente i segnali di mercato in patria, ha permesso l'emersione di investimenti improduttivi che ha gonfiato di capacità in eccesso i settori minerari e il settore immobiliare. Il calo del prezzo delle commodity è il risultato del fallimento di quelle aziende che avevano puntato su tali mercati in base a segnali di mercato sballati e avulsi dalla realtà. La fabbricazione di elementi per cui non esiste domanda ha saturato i mercati mondiali con un'offerta di beni che in realtà nessuno vuole e che ha portato al fallimento parecchie industrie cinesi. Ciò a sua volta s'è riverberato sulla catena dei rifornitori della Cina, come l'Australia e il Brasile ad esempio, i quali stanno entrando in recessione. È probabile che cercheranno d'evitare questo fato ricorrendo alla loro stampante monetaria, ma ciò non farà altro che acuire il dolore economico e spostare la resa dei conti nel futuro, ma ad un prezzo più alto da pagare.
La disoccupazione è in aumento in Australia, soprattutto nel settore minerario, e al continuare di questo trend ci sarà grande pressione sul settore delle proprietà e immobiliare. Sono finiti i giorni in cui il governo australiano invitava gli individui a venire nella terra dei canguri a lavorare come minatori per una paga da favola. Era un'illusione, così come tutte le promesse dei painificatori statali. La RBA fino ad ora ha tagliato i tassi d'interesse due volte, portandoli al 2%. Inutile dire che la disperazione dei banchieri centrali li porterà ad adottare misure sempre più allentate per sostenere un'economia in reallentamento e insostenibile. Ciò vale anche per la Cina, la quale, nonostante i suzerain di Pechino spacchino i numeri fasulli del PIL al decimo di percentuale, ha appena iniziato a vedere lo strapiombo che si apre sotto i suoi piedi. In mezzo a questo caos sta cercando di tamponare la situazione svendendo i suoi possedimenti in valuta estera in cambio d'oro. Ma la vera storia è nei mercati emergenti, i quali stanno vedendo spegnersi quell'illusione che li aveva portati alla ribalta. Con essi si spegneranno anche gli ultimi profitti di quelle aziende estere che hanno delocalizzato per sfruttare tale situazione. Inutile dire che l'unica opzione che rimarrà loro, sarà quella di rivolgersi ancora più alacremente all'ingegneria finanziaria per restare a galla.
In due parole, quelle aziende che hanno fatto ricorso al credito facile e alla leva finanziaria, così come gli istituti di credito e quelli finanziari, appiccheranno il fuoco della prossima recessione.
PRIMA TOKYO, POI HARARE, PASSANDO PER CARACAS
In questo contesto, non esiste motto che possa essere più appropriato di questo: "Quando qualcosa non può più andare avanti, tende a fermarsi." È esattamente ciò che sta accadendo ora nel mondo economico e finanziario. Il ciclo economico che i banchieri centrali hanno alacremente combattuto sin dal disastro Lehman, è stato soppresso attraverso misure interventiste sempre più invadenti. Se prima del 2008 aveste chiesto agli stessi banchieri centrali la sostenibilità accademica e pratica di tali misure, tutti vi avrebbero accolto con una risata e vi avrebbero accompagnato alla porta. Dopo il 2008 si sono accodati silenziosamente al treno fatto partire dagli Stati Uniti: quantitative easing e ZIRP. In realtà, un treno simile era stato fatto partire un decennio prima in Giappone. Infatti il paese del sol levante è paragonabile ad una sorta di "paziente zero" dal punto di vista delle politiche monetarie allentate. Dopo una baldoria del credito scoppiata alla fine degli anni '80, i pianificatori monetari centrali giapponesi hanno in un primo momento lasciato che l'economia facesse il suo corso, ovvero, che la recessione purgasse l'ambiente economico da quegli eccessi che si erano accumulati durante la fase di boom insostenibile.
Infatti i cosiddetti "decenni perduti" non sono altro che un mito economico. La riallocazione delle risorse scarse a seguito di un ciclo economico presuppone dolore economico proporzionale alla quantità d'interventismo messa in atto durante il boom insostenibile, e, soprattutto, porta alla bancarotta quelle attività che hanno beneficiato artificialmente della manna monetaria delle banche centrali. Non solo, ma durante un periodo recessivo i debitori affrontano tempi duri. Problema: il più grande debitore di tutti è lo stato e in Giappone il debito pubblico è qualcosa di astronomico. In questa colonia di vecchi che ben presto farà i conti con una popolazione in rapido invecchiamento e scarse nascite, le finanze dello stato non c'hanno messo molto a finire sotto pressione, soprattutto le pensioni. Di conseguenza la BOJ è stata incaricata di "stimolare" l'economia con un giro di quantitative easing. Ovvero, sostenere quelle attività in bolla che stavano risentendo del processo purgativo operato dal ciclo economico.
Una fra tutte lo stato. Infatti non c'è voluto molto prima che i JGB vedessero calare i loro rendimenti a livelli ridicoli a seguito della grossa grassa offerta d'acquisto della banca centrale giapponese. Nel contempo, le banche commerciali hanno smesso di concedere prestiti e la popolazione ha smesso d'accendere nuovi prestiti.
I pianificatori monetari centrali è come se avessero diviso in due l'ambiente economico giapponese, separando economia reale ed economia drogata di credito gratuito. Detto in altro modo, hanno congelato il ciclo economico, sostenendo artificialmente una parte dell'economia (settore azionario e obbligazionario) mentre hanno permesso a Main Street di percorrere un sentiero di deleveraging dagli eccessi passati. In sintesi, è come se stessero aspettando che Main Street riesca a togliersi di dosso tutti gli eccessi del precedente boom insostenibile in modo che torni ad ingolfarsi di nuovi debiti. In realtà, non si sono accorti che sebbene Main Street stesse percorrendo un sentiero di deleveraging, si stava anche sobbarcando l'onere di tenere in vita attività economiche artificiali sopravvissute solo per volontà dei pianificatori monetari centrali. Ovvero, il quantitative easing non fa altro che ridistribuire silenziosamente risorse scarse dai creatori di ricchezza reale ai distruttori di ricchezza reale, e nel processo si distorce progressivamente qualsiasi forma di price discovery onesto. Questo significa un'inflazione dei prezzi degli asset raggiunti dal denaro creato ex-novo e una disinflazione di quegli asset che non vedono affatto il denaro di nuova creazione.
Quindi avremo una crescita spropositata di quei settori investiti dalla manna monetaria delle banche centrali, i quali investiranno in nuove misure d'ingegneria finanziaria piuttosto che nei dipartimenti come quelli di ricerca & sviluppo, e una stagnazione perenne di quei settori che vedranno sottrarsi nel tempo sempre più risorse scarse. Non è un caso se la situazione della classe media giapponese sia peggiorata sin dall'inaugurazione della cosiddetta Abenomics.
Ma l'errore più grave di questa banda di pianificatori monetari centrali è stata quella di credere alla balla keynesiana secondo cui le economie nazionali altro non sono che gigantesche vasche da bagno che possono essere riempite fino all'orlo della piena occupazione da PIL pontenziale e stimolo economico. Ciò presuppone un'economia chiusa avulsa dagli scossoni internazionali. Lasciatemi dire che questa è una sciocchezza mastodontica. La capacità in eccesso accumulata da tutte quelle grandi imprese che hanno beneficiato della manna monetaria delle banche centrali si riverserà in tutto il mondo e andrà a deprimere ulteriormente settori industriali martoriati da tasse, burocrazia e profitti calanti. L'ondata di deflazione globale a causa dell'eccesso d'investimenti improduttivi guidati dai tassi d'interesse ultra-bassi, riverserà nel mondo una quantità esorbitante di materie prime che deprimerà ulteriormente settori industriali già depressi. In concomitanza, ci sarà un repricing di quei settori industriali che fino ad ora hanno visto una domanda repressa a causa delle politiche monetarie allentate.
La corsa al denaro per entrare in possesso di beni che improvvisamente risulteranno eccessivamente scarsi darà luogo ad uno sfogo inflazionistico atto semplicemente a segnalare agli attori di mercato un ritorno ad un price discovery genuino e agli imprenditori dove si trovano veramente i posti in cui investire e indirizzare la produzione. La lotta al contante e i controlli di capitale, la cui propaganda già serpeggia nella società, serviranno a disinnescare questa inevitabile eventualità. L'ultimo trucco della pianificazione monetaria centrale per sopravvivere un giorno in più. La BOJ già adesso sta monetizzando tutti gli asset monetizzabili (tra azioni e obbligazioni) e la BCE pare decisamente intenzionata ad espandere la propria cerchia di asset acquistabili. In Cina abbiamo visto cosa succede se si vendono allo scoperto asset giudicati "invendibili" dai suzerain del capitalismo rosso.
I banchieri centrali, quindi, cercheranno di sostituirsi sempre di più alle forze di mercato ricoprendo un ruolo sempre più decisivo come market maker. Ciò significa un controllo capillare dei mercati. Ciò significa, in sostanza, un'economia di comando. Abbiamo già visto questo film e sappiamo come andrà a finire: 1989. Mises l'aveva spiegato nel suo classico del 1920, Economic Calculation in the Socialist Commonwealth. Io lo sto ripetendo e ri-spiegando per l'attuale ciclo economico apparentemente infinito.
CONCLUSIONE
Il convoglio delle banche centrali sta manovrando un treno diretto verso un ponte in fiamme. Sperano di passarlo prima che crolli. Nella loro foga stanno accelerando ogni oltre limite immaginabile, rischiando di deragliare. I passeggeri nei vagoni vengono rassicurati: il fumo in lontananza è il barbecue che li attende in città. Non è così. Il treno o finirà giù dal ponte incendiato, o deraglierà. L'impossibilità di un rialzo dei tassi da parte della FED, la discesa dell'Europa in territorio negativo per quanto concerne i tassi d'interesse, la polveriera cinese e tutta la catena di suoi paesi fornitori, e la colonia d'anziani in Giappone, non hanno modo di tirare il freno d'emergenza. Sono fuori uso: demonetizzazione dell'oro.
Il ciclo economico congelato nel 2008 dalle banche centrali, sta lentamente riprendendo il suo corso. Perché? Perché quello delle banche centrali è un bluff, non hanno affatto il controllo sull'economia. Possono influenzarla, ma non possono direzionarla a piacere. Possono aggirare le leggi economiche, ma non possono violarle. Questo vuol dire che le forze di mercato lavorano in background per far emergere risultati diversi da quelli che i pianificatori monetari centrali si aspettano. Ma tempi disperati portano con sé misure disperate. Ciononostante, il destino dell'esperimento monetario globale delle banche centrali non cambia: deragliamento o precipizio. Ovvero, o inflazione di massa, o Grande Depressione II.
Siete dei clientelisti? Siete dipendenti dal welfare state? Siete posizionati long su obbligazioni e azioni? Avete lasciato indifesi i vostri risparmi? Se a tutte queste domande la risposta è "no", allora non avete nulla di cui preoccuparvi. Lo sconquasso a cui andranno incontro le attività in bolla e, di riflesso, le agenzie di pianificazione centrale non influenzerà (o se lo farà, sarà solo in minima parte) coloro che si preparano adeguatamente. Il Grande Default non eliminerà le vostre arti. Non eliminerà le vostre capacità. Non eliminerà le vostre idee. Invece andrà ad eliminare tutti quei privilegi che gli zombie finanziari non hanno fatto altro che accatastare sin dal 1971. Dalle bolle scoppiate nascono sempre nuove opportunità, soprattutto, vengono segnalate quelle più remunerative ed economicamente sostenibili. È questo lo scopo di una recessione, non quello di "spazzare via il mondo".
Mentre rientravo ascoltavo le amenità di barisoni. Il prototipo di quelli che credono che a capo del libero mercato ci sia la banca centrale. Non mi sono stupito. Per come è organizzato il mondo apparente, che ci mostrano, la libertà è positiva ed è solo quella. Di libertà negativa neanche a parlarne. Tutto è controllato e quindi concesso da.
RispondiEliminaComplimenti Francesco. Articolo monstre sul lato oscuro della Forza; molto coerente e bello. Soprattutto quella frase che congiunge l'opera di Mises alla tua. Il Maestro e l'allievo che ne dimostra potenza ed attualità.
cmq oggi un tale mi ha detto: a dotto' a me me devono abolì i conpochi, che' i contanti chi li vede più!
Ciao Dna.
EliminaLa sera ascolto molto volentieri su Radio 24 la trasmissione La Zanzara, anche perché ormai la televisione l'ho quasi completamente abbandonata. Di conseguenza mi capita spesso di incappare negli ultimi minuti della trasmissione di Barisoni. Oggi è stato uno di quei giorni in cui la frase conclusiva era di una bestialità inconcepibile. Quindi, sì, l'ho sentita anch'io. Oggi, infatti, i media mainstream hanno inondato l'etere con una sequela quasi infinita di lodi nei confronti degli USA che, a quanto pare, sono usciti dalla "recessione". A supporto di quest'affermazione è stato citato il presunto calo della disoccupazione. Come ben sai, io seguo quella massima secondo cui "non mi fido e verifico". Osserva questo grafico, ritrae le unità fuori dalla forza del lavoro e il rapporto occupazione/popolazione. Entrambi i trend sono pessimi. Quest'altra immagine, invece, ritrae la paga oraria media degli occupati nel settore privato. Sin dalla Grande Recessione il relativo trend è crollato ed è rimasto piatto come una tavola. Sintesi: la pseudo-ripresa sbandierata dai media maisntream è nominale, non reale. Di conseguenza non ci sarà alcun rialzo dei tassi a dicembre, anche perché Goldman sta tirando per la giacchetta zia Janet a botte di relazioni finanziarie in cui proietta il presunto rialzo per il prossimo marzo.
Inoltre, questa euforia proveniente da oltreoceano ha fatto uscire allo scoperto i keyneisani nostrani (tipo Barisoni) che plaudono al quantitative easing americano come la panacea di tutti i mali, mentre accusano l'austerità "made in Germany" per aver fatto ritardare in Europa la ripresa economica. Com'è evidente da quest'altro grafico, invece, la crescita della Germania ha addirittura superato quella americana nonostante i "venti contrari" della BCE e dell'austerità. Il fatto è che la stagnazione della zona Euro sin dal 2008 è dovuta ad un eccesso di stimolo monetario e fiscale nei paesi periferici prima della crisi, non all'ortodossia anti-keynesiana della Germania.
Questa gente pensa davvero che il boom immobiliare e il seguente crash della Spagna, non siano stati causati dal denaro gratis e dalle grandi spese pubbliche da parte dei governi spagnoli prima della crisi dei paesi PIIGS? O che la liquidazione inevitabile di queste bolle in Spagna e nel resto dei paesi PIIGS, non sia quello che abbia abbassato il tasso di crescita della zona Euro?
Caro Francesco, di tanto in tanto ti leggo, come adesso, e ti rinnovo la simpatia per la tua instancabile opera d'informazione economica controcorrente. Alcuni amici economisti, sostengono che il sistema monetario occidentale è irreversibile, poiché vincerà sul resto del mondo. Quindi la politica dei QE è giusta poiché mantiene in vita la nostra economia occidentale ad un livello sufficientemente accettabile per noi. E' probabile però che la nostra potenza economica la paghino i paesi più deboli(Russia, Cina, India, Africa ecc...). Cioè i paesi che sono fuori dal club delle monete occidentali. Tu cosa ne pensi di questa tesi?
EliminaCiao Michele, mi permetto di risponderti prima che Francesco lo faccia con argomenti più appropriati.
EliminaI tuoi amici economisti forse ragionano come Schettino mentre si approssimava baldanzoso ed ignaro agli scogli dell'Isola del Giglio...
http://www.zerohedge.com/news/2015-11-07/2008-crisis-didnt-come-nowhere-jim-grant-slams-feds-utopian-world-economic-sleepwalk
EliminaCiao Michele.
EliminaBeh, quando tali sedicenti economisti affermano frasi simili, Hume e Smith si rivoltano nella tomba. Trecento anni non sono bastati a cancellare il mercantilismo come "teoria" economica plausibile. Coloro che avallano tesi simili non stanno facendo altro che supportare una politica cosiddetta beggar thy neighbor e assicurare nel futuro la nascita di una guerra tra valute. Di conseguenza nascono i vari peg tra valute e si dà il via ad una race to debase in cui le valute del mondo vengono svalutate nei confronti del dollaro.
In sostanza, è quello che è successo alla fine degli anni '90 quando il thai baht è stato ancorato al dollaro ed è stato svalutato costantemente. Poi, quando il dollaro ha iniziato ad apprezzarsi, l'ancoraggio è saltato e la Thailandia ha dato il via ad una serie di default a catena che nel 1998 hanno rischiato di far saltare gli Stati Uniti stessi. Per salvare LTCM scese in campo nientemeno che la FED, la quale gettò le basi per la bolla dot-com che sarebbe scoppiata 3 anni più tardi. Detto in altro modo, qualunque sia la natura degli interventi effettuati dai pianificatori monetari centrali, i vantaggi saranno solo godibili nel breve termine mentre le conseguenze intattese della loro presunzione di conoscenza agiranno in background e presenteranno il conto nel lungo termine. Il QE serve solo a dilatare i tempi del cosiddetto redde rationem, non serve affatto ad evitarlo.
Ecco l'ultimo esempio in ordine cronologico di conseguenza inattesa che si riverbera contro i promotori del QE negli USA: ArcelorMittal Is Latest Victim of China's Steel-Export Glut.
PS: calzante l'esempio di Dna.
Grandissimo Francesco.
RispondiEliminaComplimenti per l'articolo.
Grazie Marco.
EliminaSolo il socialismo puo' salvare il clima ! Questo e' il clima!
RispondiEliminahttp://i100.independent.co.uk/article/bill-gates-says-that-capitalism-cannot-save-us-from-climate-change--b1xNpbL8O_x?utm_source=indy&utm_medium=top5&utm_campaign=i100
A quanto pare è proprio vero: i socialisti, dopo essere diventati lo zimbello dell'intero globo terracqueo nel 1991, hanno cambiato nome e sono diventati "ambientalisti". Ma le idee sempre quelle rimangono...
EliminaIl socialismo della vecchia scuola ha sulla coscienza il Lago d'Aral ed il Mar Bianco, Per non parlare dell'aria di Pechino del comunismo finanziario. Gli statalisti occidentali, invece, esportano rifiuti qua e là per l'Africa, quando non lasciano l'uranio impoverito dopo una missione per la libertà è la democrazia.
EliminaComunque, a voler vedere il bicchiere mezzo pieno, meglio una green economy con la quale i clientelisti faranno bei soldi ecocompatibili senza sentirsi capitalisti, piuttosto che una economia grigioverde e sanguinaria.
Caro Francesco, leggo solo ora la tua risposta, è condivisibile secondo la nostra visione di libero mercato. Ma dopo il disancoraggio del dollaro all'oro avvenuta nel 1971, ora tutta l'economia mondiale è costretta a riferirsi al valore del dollaro artificiale che fissa il prezzo dell'oro. Quindi, sembra che sia nata una nuova disciplina economica: "la fluttuazione dei prezzi in base alla domanda in dollari". La FED e quindi gli USA(fino alla prossima guerra mondiale) governeranno l'economia mondiale mediante la rotativa che stampa dollari o il forno che ne brucia in base alla loro valutazione deflattiva e inflattiva dell'economia reale. La Cina e la Russia vorranno affrontare i rischi di una terza guerra mondiale? Oppure vorranno sfidare la fiducia acquisita dal dollaro bruciando la loro moneta cartacea e sostituirla con moneta aurea?
RispondiEliminaCiao Michele.
EliminaNon credo che Cina e Russia introdurranno di nuovo una moneta ancorata all'oro. I banchieri centrali che gesticono i rispettivi istituti e la mandria di burocrati che fa parte dei Ministeri del Tesoro, nonché la maggior parte degli economisti che esce dalle università, o è keynesiana o ragiona in termini keynesiani senza saperlo. Questo significa che considerano l'oro come una comune merce tradabile, ma senza altra funzione. In sostanza, non se ne preoccupano. Almeno non per il momento, perché a loro giudizio e anche a giduzio della maggior parte degli investitori contano i tassi d'interesse di riferimento ad esempio. Però, come ho fatto notare in questo mio commento, quando i nodi vengono al pettine coloro che non sono accecati dal mantra keynesiano sono costretti ad ammettere l'ovvio: l'oro è la protezione ultima in caso di dissesto finanziario. Non ammetteranno, però, che l'oro è denaro.
Perché? Perché questo significa un limite auto-imposto al proprio potere discrezionale in materia monetaria. Questo significa, a sua volta, un limite auto-imposto al proprio potere di controllo. I pianificatori centrali non vogliono niente di tutto ciò. Intuiscono cosa è necessario per superare le tempeste finanziarie, ma non sono disposti a rinunciare ai propri posti di comando. I cinesi e i russi sono stati i primi ad accorgersene. Sono stati i primi ad accorgersi di come l'attuale crisi sia diversa dal solito ciclo keynesiano che dall'inizio del secolo scorso s'è ripetuto con una certa frequenza incrementale. In una parola, s'è raggiunto il punto dei rendimenti decrescenti. Ne ho parlato in dettaglio in questo articolo.
Cina e Russia, oltre a sviluppare un sistema di pagamenti trasfrontaliero alternativo al dollaro e basato sullo yuan, hanno accumulato oro per permettere alle rispettive economie di non soffrire per un hard-landing, attutendo i contraccolpi della prossima recessione mediante qualcosa di reale da mostrare a coloro che impugneranno margin call. La crisi Lehman ha lasciato un segno indelebile: CDS e altro pattume del commercial paper market saranno inutili quando i presunti pasti gratis dimostrano d'essere stati solamente un'illusione.