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lunedì 2 novembre 2015

Abbiamo già visto questa storia prima d'ora — Mercati mondiali già giù di $13,000 miliardi

Dopo che Goldman Sachs e Citigroup hanno "velatamente" intimato alla FED di continuare lungo il suo attuale percorso costituito da un mercato monetario allo zero percento e d'implementare nuove misure allentate in caso di panico, ecco arrivare le prime avvisaglie "ufficiali" di una recessione imminente. La massiccia stampa di denaro e la repressione finanziaria messa in campo dalle varie banche centrali ha causato un mispricing di debito, equity, asset finanziari, valute e quant'altro, eppure quando una recessione si staglia all'orizzonte ecco arrivare puntuali le grida a favore di salvataggi e ulteriori manomissioni dei mercati. Ma soprattutto, si cerca d'ostacolare il processo di correzione in nome di un presunto "bene superiore". Sin dal 2008 le vendite al dettaglio degli Stati Uniti, ad esempio, sono salite dell'1.1% annuo rispetto al 4-6% annuo facente riferimento alle riprese precedenti. Questo per dire che il quantitative easing è rimasto confinato nei canyon del mercato azionario, dove ha alimentato ulteriori distorsioni e deformazioni andando ad intaccare i bilanci puliti delle aziende piuttosto che quelli delle famiglie (i quali avevano raggiunto il "picco del debito" dopo lo scoppio della bolla immobiliare). E cosa c'hanno fatto le corporazioni con questo tsunami monetario? Hanno investito in settori come la ricerca & sviluppo? Minimamente. In realtà i piani alti hanno preso in ostaggio i bilanci delle loro aziende e li hanno immolati sull'altare della ZIRP, ingolfandoli di pattume derivante dall'ingegneria finanziaria. In breve, la ZIRP non ha generato una baldoria di credito a buon mercato tra le piccole/medie imprese e le famiglie di Main Street; il suo impatto inflazionistico ha riguardato fondamentalmente i canyon finanziari a cui hanno accesso le grandi aziende, andando a gonfiare la terza grande bolla di questo secolo. Ma in un modo o nell'altro le bolle scoppiano, e a questo giro daranno il via alle danze recessive tutte quelle corporazioni che hanno gozzovigliato con la ZIRP.
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di David Stockman


Il mercato azionario statunitense s'è gonfiato quasi ininterrottamente sin dal Lunedi Nero dell'ottobre 1987, quando il nuovo presidente della FED, Alan Greenspan, andò nel panico e aprì i rubinetti monetari.




In realtà l'S&P 500 è salito di quasi il 1000% considerando il recente picco di maggio, ma ciò non a causa di un ciclo economico tradizionale o un boom della crescita di Main Street. Al contrario, il reddito medio familiare nel 1989 era di $53,000 in dollari costanti del 2013 — o esattamente dove si trova ancora oggi.




Invece il grande picco dell'indice azionario statunitense raffigurato qui sopra, ha svolazzato verso l'alto per più di due decenni a causa della grande bolla finanziaria alimentata dalle banche centrali. Con i $225,000 miliardi di debito, l'economia mondiale è drasticamente sovradimensionata — dal boom cinese lungo tutta la catena globale dei mercati emergenti (EM) che l'ha rifornito, senza scordare gli stati petroliferi che gli hanno fornito energia e i mercati sviluppati (DM) che hanno consumato più di quanto hanno prodotto e che si sono strafogati di prestiti e guadagni inattesi speculativi.




Ora la marea si sta ritraendo. Il crollo globale dei prezzi delle materie prime e la depressione delle spese in conto capitale, stanno abbassando i profitti delle corporazioni — una linea di tendenza che si intensificherà notevolmente nel corso dell'anno prossimo.

Nel contempo le banche centrali hanno raggiunto il loro limite. Le banche dei mercati emergenti, come quella della Cina, devono ora ridurre il loro sistema monetario e creditizio al fine d'evitare la monumentale fuga di capitali. Negli ultimi cinque trimestri la Cina ha fatto registrare un deflusso di $800 miliardi.

Le banche centrali dei mercati sviluppati si trovano in una situazione ben peggiore. Hanno tenuto i tassi d'interesse a zero per sette anni e hanno acquistato quote di debito pubblico attraverso il credito fiat del QE. Ma mentre gonfiavano enormemente i prezzi degli asset finanziari, queste manovre radicali non hanno aiutato l'economia di Main Street. Di conseguenza la credibilità delle banche centrali sta evaporando e sta montando la confusione politica, l'indecisione e l'incoerenza.

L'implicazione per il mercato azionario è semplice. La perdita di fiducia nelle stampanti monetarie delle banche centrali farà contrarre i multipli di valutazione. Nel contempo il crollo globale dei prezzi delle materie prime, il tonfo della spesa in conto capitale e il calo dei volumi degli scambi, porteranno molto presto ad una recessione mondiale — una che le banche centrali saranno incapaci d'invertire tramite lo stimolo monetario.

Ciò significa che i prezzi delle azioni finiranno sotto pressione a causa di multipli più bassi e rendimenti più bassi. Infatti non s'è solo esaurito il cosiddetto ciclo di (pseudo)ripresa sin dal giugno 2009, ma anche la ventennale Finanza delle Bolle alimentata dalle banche centrali.




A dire il vero, i mercati toro non muoiono facilmente, e in particolare quelli che sono stati alimentati con una dieta epocale fatta di soldi facili sfornati dalle banche centrali. Quindi è probabile che i massimi saranno testati più e più volte, fino a quando l'ultimo acquirente durante i ribassi non capitolerà e l'ultimo robo-trader non verrà riprogrammato solo per vendere nonostante le chiacchiere cautelative delle banche centrali.

Per questo motivo sta crescendo la probabilità di un'inversione malgrado i recenti massimi di breve durata. Questi ultimi rappresentano una specie di rigor mortis monetario di un falso mercato toro, e non la prova di un nuovo segmento rialzista.

Nel caso dell'S&P 500, i massimi spasmodici si trovano tra 2075 e 2125. Eppure ieri ha chiuso al livello approssimativo già raggiunto all'inizio del maggio 2014. Quindi per quasi 500 giorni il mercato azionario non è andato da nessuna parte, ed ora affronta i venti contrari di una crisi economica globale e di una banca centrale sempre più paralizzata.




Ora i mercati azionari di tutto il mondo sono particolarmente vulnerabili, perché costituiscono la ciliegina volatile in cima alla bolla finanziaria globale. Già nel 1994, quando la FED e le altre banche centrali inaugurarono la loro folle stampa di denaro, il valore combinato dei mercati azionari di tutto il mondo era di circa $15,000 miliardi. Tra maggio/giugno scorso la capacita totale del mercato azionario globale era di $75,000 miliardi.

Da quel momento quasi $13,000 miliardi sono stati spazzati via — i due quinti dei quali solo nel mercato azionario cinese. Ma questo è solo l'inizio.

Durante l'ultima crisi 2008-2009, i mercati azionari mondiali sono scesi da $64,000 miliardi a $30,000 miliardi, o più del 50%. E non scordiamoci le migliaia di miliardi di perdite sui mutui subprime, sui titoli cartolarizzati e sui titoli spazzatura. In tutto il mondo venne liquidato circa il 16% ($38,000 miliardi) dei $240,000 miliardi tra capitalizzazione del mercato azionario e debito totale.




In base al recente picco, la finanza di tutto il mondo si attesta a $300,000 miliardi ($225,000 miliardi di debito più $75,000 miliardi di equity), ma questa volta è molto più vulnerabile ad una drastica correzione. Questo perché il crollo del 2008 è stato fermato in fretta, anche se in modo artificiale, da una campagna monetaria senza precedenti condotta dalla FED e presto abbracciata da quasi tutte le altre banche centrali del pianeta.

Questa volta non ci sarà alcun salvataggio di Wall Street, perché le banche centrali hanno finito le munizioni a loro disposizione. Hanno affossato i mercati monetari allo zero percento per 80 mesi consecutivi, e non possono scendere di più. E Stati Uniti, zona Euro e Giappone hanno ampiamente dimostrato che il quantitative easing (QE) non stimola l'economia di Main Street dopo che quest'ultimo ha raggiunto una condizione di "picco del debito"; si limita ad inflazionare i prezzi degli asset finanziari, alimentando così bolle finanziarie sempre più pericolose.

Quindi nonostante la diffusa aspettativa secondo cui le banche centrali tenteranno un nuovo round di stimolo monetario, mentre la deflazione globale prende forza e i mercati finanziari continuano a cadere a pezzi, è altamente improbabile che questa misura disperata reflazionerà la bolla finanziaria mondiale da $300,000 miliardi.

Il grafico della capitalizzazione del mercato azionario mondiale qui sopra potrebbe essere rinominato così: "Guardate di sotto!"


[*] traduzione di Francesco Simoncelli: http://francescosimoncelli.blogspot.it/


13 commenti:

  1. Quindi, senza banche centrali in grado di reflazionare i mercati finanziari e di soccorrere gli stati superindebitati, ci si possono attendere tutta una serie di misure drastiche per stabilizzare con la forza le istituzioni politicofinanziarie.
    Ristrutturazioni pesanti dei debiti pubblici, controllo e confisca dei capitali privati obbligati a non uscire dal circuito bancario, repressione violenta di qualsiasi tentativo di estraniarsi dal sistema, tassazione pesante dei patrimoni immobiliari, riduzione drastica delle promesse previdenziali e saccheggio dei sistemi previdenziali privati, licenziamenti di massa nel settore pubblico e parapubblico, ...
    Possibile che tutto questo ed altro ancora possano avvenire senza intoppi, per essere eufemistico?
    Tenendo soprattutto presente che la stragrande maggioranza delle persone ragiona e ragionerà in termini politici piuttosto che economici. Ed i ragionamenti politici portano sempre alla coercizione ed alla sopraffazione di alcuni sugli altri, mentre i ragionamenti economici dovrebbero portare al rifiuto del sistema attuale, cosa che non accade perché quasi nessuno ragiona in termini economici. Pertanto, uno scenario da guerra civile, in varie declinazioni, non può essere escluso.

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    1. Sempre che non venga costruito un nemico esterno verso il quale convogliare il malcontento. Per la salute dello status quo. Abbiamo già visto anche questo.

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    2. Certamente il primo ministro attuale che licenzia nel settore pubblico non ce lo vedo proprio...
      Sempre che non scoppi una guerra di ampia portata...

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    3. Non mi riferivo all'Italia in particolare.
      Misure politiche del genere sono state adottate in vario modo in Argentina, in Grecia, a Cipro, in Cina ed in altri luoghi come ultima spiaggia dello status quo politicofinanziario. Ma altri possono esportare la propria crisi altrove con la forza delle armi o dei tassi.
      Poi ci sono le novità prossime venture come war on cash, bail in, NIRP, tutti stratagemmi per la redistribuzione degli oneri sulla platea più vasta. Platea stolta e plaudente, almeno una buona parte.
      Comunque sono calci al barattolo. Calci disperati. Calci vani e talmente folli da, si spera, suscitare una qualche reazione, una qualche riflessione, una qualche disillusione, una qualche alternativa di buon senso.

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  2. sicuri che il QE avesse l economia reale come vero obiettivo? sicuri che hanno finito le munizioni? e che ne dite di tassi negativi, abolizione del contante, bail in con concentrazione del potere bancario e patrimoniali?
    quel cazzo di documento da incubo postato mi pare ieri tra i commenti mi pareva elencasse abbastanza munizioni.
    vedo in arrivo tempi duri...

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    1. Mi era sfuggito quel pdf allucinante. Ma resto dell'avviso, tutto da verificare sperando non ce ne sia l'occasione, che politiche autoritarie di quel tipo non possano non generare una imprevedibile diffusa reazione... politica.
      Sono tutte mosse suicide per lo status quo politicofinanziario. Politiche cieche e disperate dall'impatto rapido ed ovvio: si bloccherebbe, in senso lato, tutto. E la fede nel potere salvifico istituzionale crollerebbe verticalmente ed improvvisamente. Non è possibile che, sotto le ceneri della propaganda più becera, il buon senso sia stato completamente soffocato. Posso ammetterlo per buona parte del gregge, ma non per tutti.

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  3. bail in, patrimoniali, tassi negativi, abolizione del contante... hanno finito le armi?
    fino ad ora, col QE, hanno messo i presupposti per usarle a prendere vantaggio...

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    1. Ciao gdb.

      Si dice che quando i coyote sono debilitati a livelli estremi dai morsi della fame, tendano ad usare le loro "armi naturali", zanne e unghie, per mangiarsi... ;-)

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  4. io non mi fido troppo, ma sto diventando vecchio...
    http://www.chefuturo.it/2015/10/blockchain-bitcoin-storia-spiegazione/

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    1. Anche io non ne ho né penso di procurarmene. Per ignoranza ed indolenza e soprattutto perché non mi servono. Ma l'articolo è molto interessante e suggestivo. Surclassare il ruolo dell'arbitro con la blockchain ha un sapore di rivoluzione in itinere. Alla faccia di qualsiasi ente collettivo che controlla con la scusa del bene comune. La blockchain contro il totem ottonovecentesco dello stato nazionale e sovranazionale. Un bel vaffa che rende obsoleto lo statalismo e le sue greggi. Controllo decentrato vs controllo centrale. Trasparenza vs corruzione. Speriamo.

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    2. Qui, addirittura, la proprietà viene riconosciuta con la blockchain senza necessità di legge. Per ipotesi?
      http://commonstransition.org/the-revolution-will-not-be-decentralised-blockchains/

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    3. guarda che potrebbero emergere scenari terrificanti.
      immagina un panopticon virtuale dove tutti controllano tutti. uno scenario da grillo e casaleggio. altro che privacy...


      "Così può essere per la proprietà intellettuale di opere, per la creazione di beni, per il controllo di oggetti connessi alla rete (internet of things), perfino elezioni politiche"...."Il suo è un servizio legato all’identificazione di persone e oggetti in rete"....

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    4. Una possibile osservazione reciproca è sempre meglio del controllo topdown che non ammette, se non illusoriamente, il controllo downtop. Io vorrei sapere tutto di chi ha potere decisionale su di me.
      Comunque, è un aspetto. Ne hanno già discusso. La fiducia negli algoritmi. E qualcuno vede nella blockchain la chiave liberatrice. http://www.webnews.it/2015/10/07/sotn-algoritmi-blockchain/

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