Bibliografia

giovedì 22 ottobre 2015

Il moltiplicatore keynesiano esiste davvero?





di Frank Shostak


La maggior parte degli economisti pensa che gli aumenti nelle spese al consumo tendano a mettere in moto un processo in grado di rafforzare la crescita economica in base al multiplo della spesa iniziale.

Un esempio vi chiarirà le cose. Supponiamo che gli individui, per ogni dollaro ricevuto, spendano $0.9 e risparmino $0.1. Inoltre, supponiamo che i consumatori aumentino la loro spesa di $100 milioni. Come risultato, i ricavi dei dettaglianti aumentano di $100 milioni. Questi ultimi, in risposta all'aumento del loro reddito, consumano il 90% dei $100 milioni, vale a dire, incrementano la spesa per beni e servizi di $90 milioni. I destinatari di questi $90 milioni a loro volta spendono il 90% dei $90 milioni, vale a dire, $81 milioni. Poi i destinatari di questi $81 milioni spendono il 90% di tale somma, cioè $72.9 milioni e così via. La chiave di questo modo di pensare è che la spesa di una persona diventa il reddito di un'altra persona. In ogni fase della catena della spesa, le persone spendono il 90% del reddito supplementare che ricevono. Questo processo si conclude, o almeno così si sostiene, con una potenziale produzione complessiva di $1 miliardo (10*$100 milioni) rispetto alla spesa iniziale di $100 milioni.

Si osservi che più è grande la spesa, maggiore sarà il reddito supplementare e maggiore sarà il moltiplicatore, e pertanto maggiore sarà l'impatto della spesa iniziale sulla produzione complessiva. Per esempio, se le persone cambiano le loro abitudini e spendono il 95% di ogni dollaro ricevuto, il moltiplicatore diventerà 20. Al contrario, se decidono di spendere solo l'80% e risparmiare il 20%, allora il moltiplicatore sarà 5. Tutto questo significa che meno sarà il risparmio, più grande sarà l'impatto di un aumento della domanda globale sulla produzione complessiva.

Davvero più risparmi rappresentano un male per l'economia, come indica il modello del moltiplicatore keynesiano? Prendete per esempio Bob l'agricoltore che ha prodotto una ventina di pomodori e ne consuma cinque. Ciò che resta a sua disposizione sono quindici pomodori (risparmio reale). Con l'aiuto di questi quindici pomodori, Bob può ora assicurarsi vari altri beni.

Per esempio, può comprare una pagnotta di pane dal fornaio John pagandola cinque pomodori. Bob acquista anche un paio di scarpe da Paul il calzolaio, pagandole dieci pomodori. Si noti che un risparmio reale a sua disposizione limita la quantità di beni di consumo che Bob può comprare.

Il potere d'acquisto di Bob è limitato alla quantità di risparmio reale, vale a dire, i pomodori a sua disposizione. (Allo stesso modo, se John il panettiere ha prodotto dieci pani e ne consuma due, i suoi risparmi reali sono otto pagnotte di pane. Allo stesso modo, se da una produzione di due paia di scarpe Paul ne utilizza una per sé, allora il suo risparmio reale è un paio di scarpe.)

Quando Bob l'agricoltore esercita la sua domanda di una pagnotta e un paio di scarpe, sta trasferendo cinque pomodori a John il panettiere e dieci pomodori a Paul il calzolaio. I pomodori risparmiati da Bob sostengono e migliorano la vita e il benessere del fornaio e del calzolaio. Allo stesso modo, la pagnotta di pane risparmiata e il paio di scarpe risparmiato sostengono la vita e il benessere di Bob l'agricoltore. Si noti che sono i beni di consumo finali risparmiati che sostengono il panettiere, il contadino e il calzolaio, e che rendono possibile la conservazione del flusso della produzione.

I proprietari dei beni di consumo finali piuttosto che scambiarli per altri beni di consumo, potrebbero decidere di usarli per assicurarsi strumenti e macchinari migliori. Con questi ultimi potrebbero aumentare la produzione futura e migliorare la qualità dei beni di consumo offerti. Si noti che attraverso lo scambio di una parte dei loro beni di consumo risparmiati con utensili e macchinari, i proprietari dei beni di consumo stanno trasferendo i loro risparmi reali a quelle persone che si specializzano nella realizzazione di questi strumenti e macchinari. I risparmi reali sostengono queste persone mentre sono occupate a costruire suddetti strumenti e macchinari.

Una volta che vengono ultimati questi strumenti e macchinari, ciò consente un aumento della produzione dei beni di consumo. Quando il flusso della produzione si espande, ceteris paribus, ciò permette l'accumulo di ulteriori risparmi, cosa che a sua volta consente un ulteriore aumento della produzione di utensili e macchinari. Questo a sua volta permette d'incrementare ulteriormente la produzione dei beni di consumo, vale a dire, aumentare il potere d'acquisto nell'economia. Quindi, contrariamente al pensiero popolare, più risparmi espandono il flusso di produzione dei beni di consumo.

Può un aumento della domanda di beni di consumo portare ad un aumento esponenziale della produzione? Affinché possa soddisfare l'aumento della sua domanda di beni, il panettiere deve disporre di mezzi di pagamento, cioè, pane per pagare beni e servizi che desidera. Abbiamo visto che il panettiere acquista cinque pomodori pagandoli con una pagnotta di pane. Allo stesso modo, il calzolaio sostiene la sua domanda di dieci pomodori con un paio di scarpe. L'agricoltore sostiene la sua domanda di pane e scarpe con i suoi quindici pomodori risparmiati.

Ogni volta che l'offerta di beni finali aumenta, ciò consente un aumento della domanda di beni. L'aumento della produzione di pane del panettiere gli permette d'aumentare la sua domanda di beni. È in questo senso che l'aumento della produzione di beni dà origine alla domanda di merci. Le persone producono cose per esercitare la loro domanda di beni, affinché siano in grado di sostenere la loro vita e il loro benessere. Abbiamo visto che ciò che consente l'espansione dell'offerta di beni di consumo è l'aumento dei beni d'investimento, o strumenti e macchinari. E tale aumento è solo consentito da un risparmio reale incrementato. Possiamo quindi dedurre che l'aumento del consumo dev'essere in linea con un aumento della produzione.

Da ciò possiamo anche dedurre che il consumo non genera un aumento della produzione in base al multiplo a cui aumentano i consumi. L'aumento della produzione è sincronizzato col bacino dei risparmi reali e non è vincolato alla domanda dei consumatori in quanto tale. La produzione non può espandersi senza il sostegno del bacino dei risparmi reali, vale a dire, non è qualcosa che può emergere dal nulla.



Lo Stato e il Moltiplicatore

Esaminiamo l'effetto di un aumento della domanda da parte dello stato sulla produzione complessiva di un'economia. L'ambiente economico è composto da un fornaio, un calzolaio e un agricoltore, ma ora entra in scena un altro attore. Quest'ultimo esercita la sua domanda di beni per mezzo della forza.

Può tale domanda dar luogo ad una maggiore produzione come ritiene il pensiero popolare? Al contrario, essa impoverisce i produttori. Il fornaio, il calzolaio e il contadino saranno costretti a privarsi dei loro prodotti in cambio di nulla e questo a sua volta indebolirà il flusso di produzione dei beni di consumo finali. Come si può vedere, non solo l'aumento delle spese statali non incrementa la produzione generale, ma al contrario indebolisce il processo di generazione di ricchezza reale. Come disse Mises:

[...] Non c'è bisogno di sottolineare il dato di fatto che uno stato può spendere o investire solo quello che porta via dai suoi cittadini, e che la sua spesa e i suoi investimenti limitano la spesa e gli investimenti dei cittadini privati.[1]


[*] traduzione di Francesco Simoncelli: http://francescosimoncelli.blogspot.it/


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Note

[1] Ludwig von Mises, L'Azione Umana, 3rd revised edition, Contemporary Books Inc, p. 744.

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11 commenti:

  1. Posso segnalare una storiella che avevo scritto qualche giorno fa a riguardo?

    https://vivieliberi.wordpress.com/2015/10/15/il-pescatore-ed-il-contadino/

    Mi piacerebbe sapere cosa ne pensate.

    Comunque, ottimo articolo, come sempre :)

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  2. insomma siamo entrati in una fase di depressione economica globale senza precedenti, perché per un sistema economico "inflazionistico", basato sulla continua contraffazione del denaro non è ammissibile un calo generalizzato dei prezzi o una stagnazione qual'è quella che stiamo vivendo e la cosa più ridicola è vedere e sentire la gente parlare di ripresa, siccome le banche, pare abbiano ripreso ad erogare credito, ergo, aumentare l'indebitamento privato della popolazione. Francesco, allora ti chiedo e mi chiedo, quando questo sistema monetario folle e tutta l'impalcatura che sorregge i mercati finanziari, crollerà,.... e di questo possiamo esserne certi, ci sarà la guerra??? non intendo la cyberguerra, la guerra di spie e corpi speciali eecc ecc.... no la guerra, quella vera, con le mobilitazioni generali, gli aerei e le bombe, insomma come la stanno vivendo tanti poveri cristi in medio oriente da 30 anni a questa parte. tu che ne pensi? generalmente quando i sistemi monetari sono entrati in crisi, c'è stata sempre la guerra nel corso della storia: Usa, first bank 1812, fine del gold standard 1913, anni 20 e 30 fine del gold exchange standard.... in tutti questi periodi ci sono state guerre, tutti questi periodi, hanno in comune crisi monetarie, senza tralasciare le guerre civili successive alle varie iperinflazioni.

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    1. Ciao Dino.

      In due parole: no, non credo. Dalla nostra abbiamo che il periodo storico è diverso. Soprattutto negli anni '30 il mondo si stava muopvendo verso una centralizzazione dei poteri, e questo non sono era appoggiato dai burocrati statali ma anche dalla popolazione nel suo complesso. Non c'era resistenza. Lo stato aveva chiamato a raccolta sotto la sua bandiera tutti gli individui, affinché si unissero i un unico coro. All'epoca non si conoscevano i cataclismi della pianificazione centrale. Sebbene già fosse noto come la guerra fosse la salute dello stato, la propaganda statale attecchì nelle menti degli individui. Soprattutto grazie ad un luogo: la scuola finanziata con le tasse.

      Al giorno d'oggi quella centralizzazione dei poteri, malgrado fortemente voluta dall'establishment burocratico, viene progressivamente abbandonata dalla popolazione nel suo complesso. Gli hobgoblin di cui parlava Mencken non sono più efficaci. Anzi, lo stato stesso sta diventando il vero nemico. Per non parlare degli euroscettici. Perché? Perché la società è diretta verso una decentralizzazione dei poteri, non un accentramento. Non ci sarà supporto ad una guerra. Schermaglie, sì; guerra globale, no. Il genio della decentralizzazione è fuori dalla lampada e non esiste modo che possa ritornare dentro. L'informatizzazione e il World Wide Web hanno sfrgato la lampada.

      E' un processo che non può essere invertito. E' un processo che non verrà invertito. Le scelte individuali contano e passo dopo passo ritireranno la legittimità ai burocrati. Gli stati mondiali sono ormai sulla stessa barca: sono tutti in bancarotta.

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  3. E' palese notare come il sistema di Bretton Woods o ciò che ne resta, sia ormai alla frutta, l'unica cosa che stupisce, è che a quanto pare, siamo piuttosto in pochi ad essercene resi conto, non trovi??

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  4. Si in generale evidenzia i processi di un' economia di mercato che si autoregola e nel quale il risparmio è il motore di innovazione, crescita, e aumento del benessere collettivo, inoltre introduce il concetto di prezzo relativo. Mi piace credo che la utilizzerò nel caso mi dovesse servire anche se temo che nonostante la sua semplicità sia difficilmente comprensibile a una vasta categoria di individui particolarmente inclini al luogo comune

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  5. 1) Lo sai che commentare una teoria monetaria con un esempio di economia reale è tentativo demagogico di distorsione della realtà?( non voglio parlare di errore per rispetto nei tuoi confronti)
    2) Hai mai sentito parlare di politiche di redistribuzione? di welfare state? di servizi forniti dallo stato? ( sempre nell'ambito del rispetto che ho per te un buon esercizio intellettuale potrebbe essere quello di pensare a politiche efficienti, tenendo conto ad esempio del costo unitario per la produzione di un bene e il costo di servizio pagato dal cittadino attraverso tasse ed eventuale costo di vendita)

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    1. Salve Anonimo.

      1) Forse perché la teoria monetario in questione è campata in aria e totalmente avulsa dalla realtà?

      2) Ne terrei conto se fossero servizi arbitrariamente fruibili e declinabili.

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    2. 1) Al di là della correttezza o meno della teoria, qualora pensassi che si tratta di "campata in aria e totalmente avulsa dalla realtà" dovresti dimostrarlo con esempi monetari, darebbe più credibilità alla tua critica.
      2) I servizi statali, nella maggioranza dei casi, sono arbitrariamente fruibili (nessuno ti butta a forza su un autobus o in un ospedale...mi pare...). Declinabili no hai ragione, ma vanno ad aumentare il benessere della collettività (sai...ci sono le società...gli indigenti...i più sfortunati...); accetto però che su questo punto puoi dissentire, è questione di "preferenza politica", e per fortuna siamo in democrazia ed esiste la dialettica politica. Ma visto che hai definito i servizi come non declinabili, ti rilancio la sfida di proporre qualcosa di meglio.

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    3. 1) L'ho fatto. Sin da quando ho aperto questo blog seguo una massima: Put your money where your mouth is. Esiste l'apposito box "Cerca nel blog".

      2) Sarebbero arbitrariamente fruibili se potessi scegliere di non pagare ciò che non voglio. Se lei pensa che gli "indigenti" debbano essere protetti, nessuno le vieterebbe in una società libera dal welfare di scegliere "l'assicurazione solidale" per aiutare chi è "meno fortunato". E' una questione di reponsabilità. E' una questione di far seguire i fatti alle parole. E' una questione di libertà contro pistole e distintivi.

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    4. Io sono ignorante sig anonimo, sicuramente piu' di lei, ma qui si parla di teoria economica e non monetaria, ovvero tenere in piedi la domanda aggregata (che non c'entra nulla con il welfare state ovvero dare un sussidio ai poveracci) attraverso la spesa pubblica per investimenti che provengono da nuove tasse o da nuovo debito pubblico che sono drenaggio di risorse di chi produce ricchezza reale (poi se pensa che lo stato crei ricchezza, potremmo ritornare allo stalinismo e alla concentrazione del capitale da parte dello stato) togliendo a loro la possibilita' di investire nella ricerca e innovazione, perche' sono loro gli attori del mercato vero, dato che debbono competere e nello stesso tempo trarre profitti...anche un marxista come paul mattick aveva capito che il keynesismo era una toppa peggiore del buco

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  6. E non mi porti l'esempio della gloriosa VW come azienda di stato, che ha ricevuto finanziamenti di stato attraverso la sua banca, magari per investirli nel suo famigerato motore diesel a basse emissioni di particolato....anche la fiat sta pensando su di aprirsi la sua banca per accedere ai crediti concessi dalla banca centrale

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