mercoledì 28 ottobre 2015

Breve anatomia di un crash





di Alasdair Macleod


Il mese scorso abbiamo visto qualcosa che non accade molto spesso: sembrava d'essere entrati nelle prime fasi di un crollo globale del mercato azionario.

Per il momento gli investitori sono in stato di shock, in cerca di rassicurazioni e intenti a preservare il loro patrimonio piuttosto che a riflettere sulle ragioni economiche più ampie che l'hanno provocato. Per i commentatori finanziari mainstream la colpa è sempre riconducibile a fattori remoti, come la crisi finanziaria della Cina, e ha poco a che fare con gli eventi più vicini. Analisi di questo tipo sono selettive e mal impostate. Lo scopo di questo articolo è quello di fornire una panoramica del contesto economico in cui si trovano odiernamente i mercati, così come le probabili conseguenze.

Le origini di una crisi sono profondamente radicate nel sistema finanziario e risalgono all'invenzione delle banche centrali, e più in particolare all'accordo di Bretton Woods, il quale era alla base del sistema monetario del dopoguerra. Negli anni '40 gli economisti stavano iniziando ad abbracciare la nuova visione keynesiana secondo cui la legge di Say, la legge dei mercati, è irrilevante e l'offerta e la domanda di beni e servizi possono essere considerate indipendenti l'una dall'altra; e, soprattutto, i risparmi dovrebbero essere re-indirizzati nel consumo immediato e sostituiti da un approccio più flessibile nei confronti della moneta e del credito.

Keynes voleva una nuova super-valuta, che chiamava bancor. Invece il mondo ottenne il dollaro e il "full faith and credit" del governo degli Stati Uniti, garantito dalle sue considerevoli riserve auree. Mentre le banche centrali potevano scambiare dollari per oro a $35 l'oncia, non c'era alcun limite effettivo all'emissione di dollari e di credito. Ciò permise all'America di finanziare le guerre in Corea e Vietnam senza ricorrere alla tassazione. Quando quei dollari, dapprima finiti all'estero, ritornarono in patria verso la fine degli anni sessanta, iniziò la corsa contro i dollari e in favore dell'oro, portando allo Shock di Nixon quando gli Stati Uniti gettarono l'accordo di Bretton Woods nella pattumiera della storia.

Sin dagli anni '70 il dollaro ha continuato a ricoprire il suo ruolo di valuta di riserva mondiale senza alcun convertibilità in oro. Il governo degli Stati Uniti cercò di togliere all'oro lo status di moneta, negando il fatto che avesse avuto un tale ruolo. Questa propaganda è persistita fino ad oggi: il progresso incarnato nelle valute fiat emesse dagli stati. Avendo così eliminato le catene del denaro sonante, moneta e credito vennero espansi per pagare i prezzi alti del petrolio nei primi anni '70, e messi a disposizione dei mutuatari latino-americani senza alcun vincolo significativo. Nella seconda metà di suddetto decennio, il potere d'acquisto del dollaro calò progressivamente.

L'espansione monetaria e del credito sin da Bretton Woods ha danneggiato i calcoli aziendali nello stesso modo in cui la riserva frazionaria aveva fatto nel corso degli ultimi cento anni. Invece di crisi bancarie periodiche, che liquidavano l'eccesso di debito e i crediti inesigibili, le banche sono state salvate ed è stato permesso un ulteriore accumulo di debiti nel cicli economici successivi. Nemmeno gli aumenti dei tassi d'interesse alla fine degli anni settanta, progettati per bloccare un'inflazione galoppante dei prezzi, riuscirono a far regredire il debito totale.

Questi eccessi monetari e creditizi hanno portato alla crescita della speculazione finanziaria. Ciò è culminato col boom delle dot-com (bolla simile agli eccessi di borsa del 1927-1929 e alimentata dallo stesso grado di speculazione pubblica registrato nelle bolle Mississippi e South Sea di trecento anni fa). I mercati azionari sono stati salvati solo dalle azioni senza precedenti della FED nel 2001-2003, la quale ha ridotto i Fed Funds Rate all'1%, ponendo le basi per la bolla immobiliare del 2005-2007. E come tutti sappiamo, è stato lo scoppio di questa bolla che ha portato alla crisi finanziaria che ha fatto fallire Bear Stearns e Lehman Bros.

Secondo McKinsey Global Institute, il debito globale è passato da $142,000 miliardi nel 2007 a $199,000 miliardi alla fine del 2014. Questo è stato un tasso di crescita più lento rispetto al periodo 2000-2007, ma la differenza può essere spiegata con l'espansione della base monetaria e il livello medio più alto dei tassi d'interesse nel corso del periodo precedente. Anche il debito del settore bancario ombra è cresciuto, fonte di finanziamento alternativa a breve termine. Resta il fatto che l'instabilità finanziaria odierna è la conseguenza di un debito eccessivo, e il sistema finanziario globale è intrinsecamente più rischioso di quanto non fosse al momento della crisi Lehman.

Il ricorso al debito quale motore economico, rappresenta l'altro lato della medaglia dell'espansione della quantità totale di denaro. Ciò può andare avanti solo perché la gente continua ad accettare che il denaro conserva il suo valore di scambio oggettivo.



Tassi d'Interesse

Sin dalla fine degli anni '70 le principali banche centrali, guidate dalla FED, hanno strappato il controllo dei tassi d'interesse ai mercati sul presupposto che l'attività economica e l'inflazione dei prezzi possono essere gestiti centralmente variandoli su ordine dello stato. Tale politica è molto diversa dal modo in cui i tassi d'interesse sono fissati dal libero mercato. Il pregiudizio filosofico dietro la gestione statale dei tassi d'interesse, secondo cui i mutuatari sono più meritevoli dei creditori, ha una lunga storia alle spalle. Sin da quando le banche centrali hanno controllato i tassi d'interesse, hanno sempre favorito i mutuatari a scapito dei risparmiatori, con il risultato prevedibile che il debito globale s'è ampliato senza una produzione di base a sostenerlo. E senza guadagni accantonati grazie alla produzione, il debito non può essere rimborsato, quindi dev'esserci un default.

Prevenire questo default è diventato un problema sempre più impellente, ed è diventato il compito primario delle banche centrali. Le famiglie, le imprese, il governo e il settore finanziario, sono tutti esposti ad un default per il debito, e l'unico mezzo che le banche centrali possono impiegare è la creazione di denaro per favorire l'espansione del credito bancario ad un ritmo sempre crescente; una sorta di rimedio che è risultato efficace dopo il disinnesco della crisi Lehman e il successivo giro di quantitative easing. I tassi d'interesse a zero hanno fatto sì che la capitalizzazione degli interessi non pagati venisse ridotta al minimo, ma allo stesso tempo hanno favorito un indebitamento ancora più improduttivo. I mercati stanno segnalando l'appropinquamento di una nuova crisi finanziaria, e presto sarà il momento di scatenare di nuovo l'arma monetaria.

Ogni crisi è di una grandezza maggiore rispetto a quella precedente. L'innesco questa volta sarà il brusco rallentamento della produzione mondiale. Senza la foglia di fico dell'aumento della produzione produttiva, il problema del debito globale diventerà fin troppo evidente da ignorare, anche per gli ottimisti.



L'Inevitabile Conclusione

I mercati azionari ci stanno dicendo ancora una volta che la crisi del debito è piombata su di noi. La piega che prenderanno gli eventi da qui in poi non può essere prevista, ma possiamo essere certi che nei prossimi mesi i governi saranno pronti a smuovere cielo e terra per prevenire una crisi profonda. Tornerà, quindi, la pseudo-lezione della crisi Lehman: inondare il sistema con denaro fiat aggiusta le cose. Sparirà qualsiasi pretesa di una disciplina monetaria, sparirà qualsiasi pretesa di un aumento dei tassi d'interesse, e sparirà qualsiasi vincolo sull'emissione di più debito. Una crisi degli investimenti improduttivi diventerà una crisi del sistema finanziario, la quale si trasformerà presto in una crisi delle valute. Possiamo stare certi che il debito non verrà estinto dai debitori che fanno i conti coi creditori, bensì dallo svilimento del denaro e questo risultato è l'obiettivo non dichiarato dei responsabili delle politiche.

È una conclusione importante. Infatti essa postula che l'unica soluzione a disposizione delle banche centrali sia la distruzione delle proprie valute ad un tasso esponenzialmente accelerante, e non lento come accadeva durante l'era Bretton Woods. Non possiamo giudicare se questa strategia funzionerà ancora una volta, rimandando di nuovo nel tempo la crisi finale. Ma possiamo prevedere le circostanze future in modo più chiaro, e soprattutto possiamo immaginare con più facilità come i banchieri centrali ripeteranno le politiche sbagliate di Rudolf Havenstein, presidente della Reichsbank tedesca nel 1921-1923. Nel prevedere questa crisi finale per quei paesi che percorrevano il cammino della corruzione della propria moneta, l'economista von Mises la chiamò crack-up boom, il boom che mette fine a tutti i boom, quando la gente comune comprende infine l'inutilità della valuta statale e la spende il più rapidamente possibile in cambio di qualsiasi cosa possa ancora acquistare. Svaniscono, così, le ultime vestigia della funzione del denaro come merce di scambio.

L'iperinflazione del denaro fiat e la prospettiva di un crollo finale del suo potere d'acquisto, stanno diventando sempre più probabili alla luce degli eventi finanziari odierni. Tutto ciò si può dedurre grazie ad una teoria economica solida, ed è confermato da documenti storici di crisi simili. Possiamo aspettarci che questo risultato venga approvato anche dalla macroeconomia, la quale si basa sulla negazione della legge di Say e induce in errore i responsabili politici dei governi.

Solo che questa volta la minaccia sarà globale, perché dovunque va il dollaro, e il dollaro è ancora la valuta di riserva mondiale, andiamo tutti.


[*] traduzione di Francesco Simoncelli: http://francescosimoncelli.blogspot.it/


5 commenti:

  1. Per fortuna che nel mondo non c'è solo il dollaro americano.
    Finora, chi ha fatto notare questa lapalissiana verità, ha fatto una brutta fine. Molto brutta.
    Ma il mondo è ancora grande e vario. E soprattutto dinamico, nonostante la violenta disperata arroganza di alcuni.
    Che rischiano di farsi isolare come bulli. Perché, come accade nella vita di ogni giorno, prima o poi anche il bullo peggiore trova uno che è ancora più bullo di lui e che gli fa le scarpe.

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  2. vabbhe, meglio il bancor o l euro? (ovvio, tra i 2 mali...) il dilemma è sempre lo stesso

    http://www.bankpedia.org/index.php/it/88-italian/b/18680-bancor

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  3. La concessione del credito attraverso un'autorita' e' il classico modo per prendere per il collo le persone o i popoli..

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  4. Signore e signori, qui c'è bisogno di riaprire i manicomi perché la follia s'è impadronita di questo mondo. Più passa il tempo, più Carpenter c'aveva visto giusto con Il Seme della Follia. Il rendimento del biennle italiano è negativo di 2 bps. In poche parole, si sta pagando affinché l'Italia emetta debito a due anni. Pazzesco.

    Nel frattempo, come avevo scritto venerdì scorso, la FED ha rimandato ancora il rialzo dei tassi. Il teatro Kabuki della politica monetaria mondiale è un treno in deragliamento.

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