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mercoledì 30 settembre 2015

Controlliamo se Paul Krugman ha “davvero ragione su tutto”

L'ultimo anno in cui gli USA hanno visto la propria economia priva di debito pubblico, fu il 1835. C'è da aggiungere, però, che dal 1835 fino al 1914, l'occidente ha sperimentato una delle crescite economiche mai viste nella storia dell'economia. Per gli Stati Uniti stiamo parlando di un tasso medio del 4% l'anno, la crescita più alta e lunga che l'America avesse mai visto e abbia visto finora. Il debito pubblico che si accumulò in quel lasso di tempo era sostanzialmente dovuto ai periodi di guerra, e nei successivi periodi di pace i surplus di bilancio, o i pareggi di bilancio, avrebbero ripagato gli oneri bellici. Nel 1914 il debito pubblico degli USA era solamente il 5% del PIL e, sebbene durante la guerra fosse salito al 27%, le strategie d'austerità promosse da Andrew Mellon riportarono in carreggiata la politica fiscale degli Stati Uniti permettendo alla depressione dei primi anni venti di durare solamente un anno. La stessa cosa accadde dopo la fine della seconda guerra mondiale, dove l'ammontare di debito accumulato venne smaltito grazie a tagli delle tasse, tagli di spesa e surplus di bilancio. Gli ultimi anni in cui gli Stati Uniti videro una deflazione dei prezzi furono gli anni '50, in seguito sarebbero arrivate le politiche welfaristiche e belligeranti di Johnson-Kennedy che avrebbero indebolito le finanze dello zio Sam. Lo shock di Nixon del 1971 aprì le porte ad un azzardo morale senza freni, facendo iniziare la scalata vertiginosa a spesa pubblica, deficit pubblico e debito pubblico. A ciò si aggiunse l'entrata in scena di Greenspan alla FED nel 1987 e l'accensione smodata della stampante monetaria, la quale ha gonfiato nel corso del tempo una delle bolle più pericolose nella storia dell'economia: la bolla dei bond statali. Lo stato ha quindi potuto sequestrare più ricchezza reale e sostenere i suoi sprechi insostenibili, impedendo di conseguenza all'economia più ampia di riprendersi genuinamente dai boom/bust che si sono susseguiti con una frequenza sconcertante sin dal 1971. Quindi, no, ciò di cui abbiamo bisogno non è più debito come di recente ha sostenuto Krugman, bensì abbiamo bisogno di un default di quegli investimenti improduttivi e un ritorno ai fondamentali di mercato liberi per gestire i segnali di mercato. Il problema è che i keynesiani non comprendono la differenza che passa tra credito fiat, che viene creato dalle banche centrali e dalle banche commerciali a riserva frazionaria, e debito onesto, il quale viene finanziato da risparmi reali accumulati da famiglie e imprese.
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di Andrew Syrios


Ma davvero possiamo essere così categorici quando abbiamo a che fare con Krugman? Beh, guardate i risultati: più e più volte sono stati utilizzati ragionamenti sbagliati, dati errati, analogie storiche sbagliate, o tutto quanto appena detto. Sono Krugtron l'Invincibile!

Così scrisse il grande Paul Krugman. Un uomo talmente modesto che è stato in grado d'affermare quanto segue: "Credo di poter dire senza falsa modestia che questa è una grande vittoria; io, e quelli che la pensano come me, abbiamo avuto ragione su tutto."

Accidenti! Da che mondo è mondo, fare previsioni è stato estremamente difficile. Anche per un esperto che ha dedicato la sua vita in un determinato campo di studio, predire il futuro può essere un compito abbastanza arduo. Daniel Kahneman ha partecipato ad un'indagine che aveva come protagonisti 284 "esperti" tra politici ed economisti, il cui compito era quello di fare previsioni: "I risultati sono stati devastanti. Gli esperti hanno ottenuto risultati peggiori di quanto non sarebbe accaduto se avessero semplicemente assegnato probabilità uguali a ciascuno dei tre possibili risultati."

Un libro pieno zeppo di previsioni inesatte è The Experts Speak, il quale contiene previsioni premonitrici di Alfred Velpeau: "L'abolizione del dolore in chirurgia è una chimera. È assurdo continuare a cercare d'evitarlo"; e convinzioni sconclusionate di Arthur Reynolds: "Questo crash [del 1929] non avrà molto effetto sulle imprese". In effetti, un caposaldo dell'economia Austriaca (che purtroppo alcuni Austriaci hanno dimenticato quando hanno voluto fare previsioni premature sull'iperinflazione) recita che il numero di variabili nel mondo rende estremamente difficoltoso fare previsioni accurate.

Quindi dev'essere molto più che raro un uomo che riesce ad aver ragione su tutto. E quest'uomo non è Paul Krugman.



Predire una Bolla da Lui Auspicata

Paul Krugman ama ricordare che ha predetto la bolla immobiliare. Certo, l'ha anche raccomandata. Da un suo articolo del 2002:

Per combattere questa recessione la FED deve darsi da fare; deve far impennare la spesa delle famiglie per compensare gli investimenti moribondi delle imprese. E per fare questo, come ha detto Paul McCulley di Pimco, Alan Greenspan deve creare una bolla immobiliare per sostituire la bolla del Nasdaq.

Quando nel 2009 saltò fuori questa storia, negò la sua ovvia implicazione e scrisse: "Non era un pezzo a difesa di una politica, era solo un'analisi economica. Quello che intendevo è che l'unico modo in cui la FED avrebbe potuto ottenere trazione, era attraverso una bolla immobiliare. E questo è proprio quello che è successo." Quindi non conta come una raccomandazione? Sembrava proprio d'accordo con Paul McCulley sull'inflazionamento di una bolla immobiliare. E in un'intervista del 2006 ribadì che questo fosse esattamente quello che voleva dire:

Come ha sottolineato Paul McCulley di PIMCO, quando il boom tecnologico si è concluso, Greenspan doveva creare una bolla immobiliare per sostituire la bolla tecnologica. Quindi potrebbe aver fatto la cosa giusta. Ma entro la fine del 2004 avrebbe dovuto vedere i segnali di pericolo e avrebbe dovuto metterci in guardia da quello che stava accadendo; un tale avvertimento avrebbe potuto prendere il posto di un rialzo dei tassi. Non l'ha fatto, e ha lasciato nelle mani di Ben Bernanke un pasticcio terribile.

La cosa migliore che Krugman avrebbe potuto dire è che Greenspan s'era spinto troppo oltre con la bolla immobiliare che lui stesso aveva consigliato.



La Deflazione È Dietro l'Angolo

Mentre esulta come un forsennato perché gli Stati Uniti non hanno visto una massiccia inflazione dei prezzi, Krugman sembra aver dimenticato quali fossero le sue previsioni. Nel 2010 ha scritto: "E queste misure spianano la strada ad un processo continuo di disinflazione, il quale potrebbe, in non troppo tempo, trasformarsi in deflazione [...]. Giappone, stiamo arrivando."

Robert Murphy l'ha smascherato e ha messo in luce la risposta di Krugman:

[...] Krugman stesso [...] in una sua analisi del 2010 disse: "(In quel post mi preoccupavo per la deflazione, cosa che non è accaduta; sin da allora ho scritto molto sul perché)."

Si notino le parentesi e la tempistica: nell'aprile 2013 Krugman stava dicendo che nel febbraio 2010 era "preoccupato per la deflazione, cosa che non è accaduta." In altre parole, Krugman è entrato in questa crisi con un modello che prevedeva un certo movimento dei prezzi in risposta alla situazione economica, e ha scelto di conseguenza le sue politiche di stimolo statale. Aveva torto, ma sostiene ancora le stesse raccomandazioni di politica.

Ma per Krugman chi ha predetto un'inflazione dei prezzi non può spiegare perché ciò non è accaduto. Queste persone sono solo quelle "[...] che sposano una posizione e si rifiutano di modificarla nonostante l'evidenza delle prove la confutino." Krugman invece è diverso.



L'Europa Farà Meglio Rispetto agli Stati Uniti

Nel 2008 Krugman ha scritto:

[...] le storie di un'Europa moribonda sono molto esagerate. [...] Il fatto è che l'economia europea sembra stare molto meglio ora — sia in termini assoluti sia rispetto alla nostra economia.

Successivamente ha osservato che "gli americani si troveranno ad affrontare incentivi sempre più forti affinché comincino a vivere come gli europei" e che "ho visto il futuro e funziona". (Forse dovrei sottolineare che questa è una citazione sull'Unione Sovietica che ha preso in prestito da Lincoln Steffens. )

Poi la Grecia è fallita e il consenso internazionale è decisamente sicuro che la crisi ha colpito più duramente l'Europa.



L'Euro Crollerà

Tra l'aprile 2010 e il luglio 2012 Niall Ferguson ha contato ben undici volte in cui Krugman ha scritto di un fallimento imminente dell'euro. Per esempio, il 17 maggio 2012 Krugman ha scritto:

L'apocalisse è proprio dietro l'angolo. [...] Improvvisamente è diventato facile vedere come l'euro — quel grande esperimento imperfetto in un'unione monetaria senza unione politica — possa cadere a pezzi. Non stiamo parlando di una prospettiva lontana. Le cose potrebbero andare in frantumi con straordinaria velocità nel giro di pochi mesi, non anni. E i costi — sia economici che politici — potrebbero essere enormi.

La maggior parte di queste previsioni è composta da parole ambigue quali "forse", "probabilmente" e "potrebbe". Mentre non sono un fan della moneta unica e di fatto potrebbe ancora crollare, ad oggi, tre anni dopo, non è ancora accaduto. Se la parola "imminente" significa qualcosa, Krugman aveva torto.



Il Sequester ci Condannerà Tutti Quanti

Paul Krugman almeno ha ammesso che il sequester era "un affare di piccola portata", ciononostante lo considerava lo stesso un problema degno di nota: "Una delle idee politiche peggiori nella storia della nostra nazione"; e "probabilmente ci costerà 'solo' 700,000 posti di lavoro". (Notate di nuovo la parola "probabilmente".)

Successivamente ha deciso che invece questo era un problema piuttosto grande, affermando:

Ed entrambe le parti hanno deciso che il modo migliore per guadagnare tempo sia quello di creare una trappola mortale fiscale che infligga danni alla nazione attraverso tagli alla spesa a meno che non si raggiunga un accordo. Certo, non c'è nessun accordo, e la trappola mortale scatterà alla fine della prossima settimana.

In realtà, sin da allora l'economia se l'è cavata abbastanza bene. In effetti, come $85.4 miliardi di "tagli" (dal bilancio dell'anno successivo, non dalla spesa dell'anno precedente) avrebbero potuto influenzare un'economia da $17,000 miliardi, è semplicemente al di là della mia comprensione. E, naturalmente, non l'hanno affatto influenzata.



I Tassi d'Interesse Non Possono Scendere Sotto lo Zero

A marzo di quest'anno Krugman ha scritto quanto segue in relazione ad alcune obbligazioni europee con rendimenti nominali negativi:

Ora sappiamo che i tassi d'interesse possono finire in territorio negativo; quelli di noi che hanno respinto tale possibilità dicendo che le persone potrebbero semplicemente possedere denaro, erano chiaramente troppo superficiali sulla questione."

Ma, come sottolinea Robert Murphy: "La base della tesi keynesiana per lo stimolo fiscale, si fonda sul presupposto che i tassi d'interesse non possono andare in territorio negativo". Inoltre Murphy sottolinea anche che Krugman dovrebbe ammettere di nuovo d'aver sbagliato, perché nel 2009 Krugman scrisse:

E la ragione per cui tutti ci stiamo rivolgendo alla politica fiscale è che la regola standard, e cioè che la politica monetaria più gli stabilizzatori automatici dovrebbero ammorbidire il ciclo economico, non può essere applicata quando siamo ben saldi al limite dello zero. [Ossia, il tasso d'inetresse allo zero percento]



“L'Inflazione Tornerà”

Nel 1998 Paul Krugman ha predetto "L'inflazione tornerà".

E invece no.



“Il Ritmo del Cambiamento Tecnologico Rallenterà”

Sempre dall'articolo precedente: "[...] il numero di posti di lavoro per specialisti nel settore tecnologici decelererà, e poi si abbasserà nell'effettivo."

A parte un breve stop dopo la recessione del 2001, la risposta sarebbe un nuovo "e invece no".



Parole Ambigue e “Previsioni Accurate”

Diamo un'occhiata alla "previsione accurata" di Paul Krugman sulla crisi finanziaria. Il 2 marzo 2007 ha predetto che la seguente spiegazione sarebbe stata utilizzata anche in futuro per spiegare la crisi finanziaria:

Il grande crash del mercato è iniziato esattamente un anno fa, con un calo del 9% nel mercato di Shanghai seguito da uno slittamento di 416 punti nel Dow. Ma, come nella precedente crisi finanziaria globale, che ha avuto inizio con la svalutazione della moneta thailandese nell'estate del 1997, ci sono voluti molti mesi prima che la gente capisse fino a che punto si sarebbe diffuso il danno.

Quindi la crisi sarebbe iniziata in Cina? Quasi.

Ha concluso l'articolo dicendo: "Non sto dicendo che le cose si evolveranno in questo modo. Ma se avremo una crisi, ecco come avverrà."

Questa è una buona copertura, proprio come con l'euro. Ha affermato d'aver avuto ragione sulla crisi finanziaria (anche se è avvenuta in modo diverso da quanto si aspettasse), ma poi dice che ha sbagliato sull'euro perché aveva aggiunto l'avverbio "probabilmente" prima della sua previsione.

Normalmente non ci sarebbe nulla di male con queste parole ambigue. Data la natura delle previsioni, esse dovrebbero contenere un certo alone d'incertezza. È semplicemente un'ammissione che non si è onniscienti. Ma non si può avere la botte piena e la moglie ubriaca. O Krugman aveva ragione a proposito della crisi (o quasi) e aveva torto sull'euro (e su molte altre cose), o nessuna delle due previsioni dovrebbe contare.

Naturalmente questo non confuta le teorie di Krugman, ma forse servirà a fargli abbassare un po' le ali.


[*] traduzione di Francesco Simoncelli: http://francescosimoncelli.blogspot.it/


5 commenti:

  1. Ciao Francesco,

    su Krugman c'è poco da dire: un trombone. Ma ce ne sono a bizzeffe ed in ogni campo dello scibile e non solo. Purtroppo, è un trombone che sta dalla "parte giusta", col Potere. Pertanto, è anche molto dannoso.

    Mi è piaciuta la tua sintesi storica sugli USA. Aggiungo qualcos'altro.
    I problemi cominciano con lo strutturarsi progressista dello stato centrale. Il mito del Novecento: lo stato sociale, in tutte le versioni, è l'unica soluzione in grado di migliorare le condizioni di vita di tutti e di mitigare/eliminare le differenze sociali. Come? Redistribuendo la ricchezza che si accumula nelle mani di chi la produce.
    Negli anni trenta lo stato corporativo fascista comincia ad essere considerato, dalle elite anglosassoni, la terza via tra il bolscevismo oppressivo ed il capitalismo senza regole. Certo, nulla inizia all'improvviso: prima ci sono le amministrazioni napoleoniche figlie del razionalismo francese e le rigide, militaresche ed efficienti burocrazie austro-ungariche e prussiane.
    Ma ancora sopravvivono gli economisti ed i principi economici del liberalismo classico, come il pareggio di bilancio, il principio più onesto che ci sia: non si può spendere denaro pubblico che non si ha. E, in casi eccezionali, le guerre o le sciagure, si deve comunque rientrare velocemente.
    Ma lo statalismo ha bisogno di spendere senza vincoli, perché promette alle masse il Sole dell'avvenire ed i leader politici sembrano in grado di traghettare rapidamente i popoli verso il benessere. Keynes cade a fagiolo e scrive la teoria economicista per questo programma politico. Il deficit di bilancio è la chiave del progresso sociale. Il denaro deve diventare strumento politico. Ogni freno al progresso deve essere archiviato come residuo arcaico. La politica deve poter dominare la scena.
    Si struttura anche negli States lo stato corporativo. Il salto di livello è però rappresentato dalla nascita del complesso militare industriale di cui il vecchio Eisenhower comprese subito la portata inquietante per il futuro degli USA.
    I totalitarismi nazionalsocialisti crollati in Occidente lasciano spazio ad una reinterpretazione in chiave democratica: la socialdemocrazia, che però mantiene le strutture e le istituzioni burocratiche ed i rapporti clientelari e corporativi precedenti. E li amplifica a dismisura. Il tutto, ovviamente ha un costo. Ma il denaro è oramai politico e, se serve, si crea dal nulla. Ed i costi da pagare si rinviano ad un lontano futuro. I debiti sono la chiave della ricchezza presente.
    L'impero benevolo ha vinto la guerra e conquistato l'Europa ed il Giappone.
    L'URSS alla fine cede perché troppo pianificata ed ingessata. La Cina col tempo si trasforma e scimmiotta il progresso dell'Occidente.
    Ma il denaro politico è oramai fuori controllo, la finanza prevale sulla economia reale. E la politica è inebriata di se stessa. Diventa il sistema più scaltro per arricchirsi senza produrre nulla, ma semplicemente gestendo il denaro pubblico tra programmi sociali e clientele imprenditoriali.
    Adesso, finanza e politica sono un tutt'uno inscindibile. Se crolla l'una, vien giù l'altra.
    Si entra nella fase dell'illusionismo sfrenato dietro il quale resta solo l'opzione cruenta.
    E poi? Chi vivrà vedrà.

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    1. Le banche centrali, nate come assicurazione del sistema finanziario, sono poi diventate assicurazione del sistema politico. E cosi' il politically correct ha sostituito l'economically correct.

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    2. Un buon riassunto, Dna. Adesso aggiungici questa notizia ed avrai la tempesta perfetta: Nuova bufera sulle banche: indagini sui prezzi dei metalli preziosi.

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  2. Se leggi Krugman al contrario, senti la suoneria del Mago Otelma :-D

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    1. Ma com'è possibile, Luca, che tu non sapessi dell'esistenza dell'iKrug? :-)
      Comunque, con la scemenza dell'invasione aliena è riuscito a superare le bottiglie sotterrate del suo mentore.

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