Bibliografia

mercoledì 30 settembre 2015

Controlliamo se Paul Krugman ha “davvero ragione su tutto”

L'ultimo anno in cui gli USA hanno visto la propria economia priva di debito pubblico, fu il 1835. C'è da aggiungere, però, che dal 1835 fino al 1914, l'occidente ha sperimentato una delle crescite economiche mai viste nella storia dell'economia. Per gli Stati Uniti stiamo parlando di un tasso medio del 4% l'anno, la crescita più alta e lunga che l'America avesse mai visto e abbia visto finora. Il debito pubblico che si accumulò in quel lasso di tempo era sostanzialmente dovuto ai periodi di guerra, e nei successivi periodi di pace i surplus di bilancio, o i pareggi di bilancio, avrebbero ripagato gli oneri bellici. Nel 1914 il debito pubblico degli USA era solamente il 5% del PIL e, sebbene durante la guerra fosse salito al 27%, le strategie d'austerità promosse da Andrew Mellon riportarono in carreggiata la politica fiscale degli Stati Uniti permettendo alla depressione dei primi anni venti di durare solamente un anno. La stessa cosa accadde dopo la fine della seconda guerra mondiale, dove l'ammontare di debito accumulato venne smaltito grazie a tagli delle tasse, tagli di spesa e surplus di bilancio. Gli ultimi anni in cui gli Stati Uniti videro una deflazione dei prezzi furono gli anni '50, in seguito sarebbero arrivate le politiche welfaristiche e belligeranti di Johnson-Kennedy che avrebbero indebolito le finanze dello zio Sam. Lo shock di Nixon del 1971 aprì le porte ad un azzardo morale senza freni, facendo iniziare la scalata vertiginosa a spesa pubblica, deficit pubblico e debito pubblico. A ciò si aggiunse l'entrata in scena di Greenspan alla FED nel 1987 e l'accensione smodata della stampante monetaria, la quale ha gonfiato nel corso del tempo una delle bolle più pericolose nella storia dell'economia: la bolla dei bond statali. Lo stato ha quindi potuto sequestrare più ricchezza reale e sostenere i suoi sprechi insostenibili, impedendo di conseguenza all'economia più ampia di riprendersi genuinamente dai boom/bust che si sono susseguiti con una frequenza sconcertante sin dal 1971. Quindi, no, ciò di cui abbiamo bisogno non è più debito come di recente ha sostenuto Krugman, bensì abbiamo bisogno di un default di quegli investimenti improduttivi e un ritorno ai fondamentali di mercato liberi per gestire i segnali di mercato. Il problema è che i keynesiani non comprendono la differenza che passa tra credito fiat, che viene creato dalle banche centrali e dalle banche commerciali a riserva frazionaria, e debito onesto, il quale viene finanziato da risparmi reali accumulati da famiglie e imprese.
___________________________________________________________________________________


di Andrew Syrios


Ma davvero possiamo essere così categorici quando abbiamo a che fare con Krugman? Beh, guardate i risultati: più e più volte sono stati utilizzati ragionamenti sbagliati, dati errati, analogie storiche sbagliate, o tutto quanto appena detto. Sono Krugtron l'Invincibile!

Così scrisse il grande Paul Krugman. Un uomo talmente modesto che è stato in grado d'affermare quanto segue: "Credo di poter dire senza falsa modestia che questa è una grande vittoria; io, e quelli che la pensano come me, abbiamo avuto ragione su tutto."

Accidenti! Da che mondo è mondo, fare previsioni è stato estremamente difficile. Anche per un esperto che ha dedicato la sua vita in un determinato campo di studio, predire il futuro può essere un compito abbastanza arduo. Daniel Kahneman ha partecipato ad un'indagine che aveva come protagonisti 284 "esperti" tra politici ed economisti, il cui compito era quello di fare previsioni: "I risultati sono stati devastanti. Gli esperti hanno ottenuto risultati peggiori di quanto non sarebbe accaduto se avessero semplicemente assegnato probabilità uguali a ciascuno dei tre possibili risultati."

Un libro pieno zeppo di previsioni inesatte è The Experts Speak, il quale contiene previsioni premonitrici di Alfred Velpeau: "L'abolizione del dolore in chirurgia è una chimera. È assurdo continuare a cercare d'evitarlo"; e convinzioni sconclusionate di Arthur Reynolds: "Questo crash [del 1929] non avrà molto effetto sulle imprese". In effetti, un caposaldo dell'economia Austriaca (che purtroppo alcuni Austriaci hanno dimenticato quando hanno voluto fare previsioni premature sull'iperinflazione) recita che il numero di variabili nel mondo rende estremamente difficoltoso fare previsioni accurate.

Quindi dev'essere molto più che raro un uomo che riesce ad aver ragione su tutto. E quest'uomo non è Paul Krugman.



Predire una Bolla da Lui Auspicata

Paul Krugman ama ricordare che ha predetto la bolla immobiliare. Certo, l'ha anche raccomandata. Da un suo articolo del 2002:

Per combattere questa recessione la FED deve darsi da fare; deve far impennare la spesa delle famiglie per compensare gli investimenti moribondi delle imprese. E per fare questo, come ha detto Paul McCulley di Pimco, Alan Greenspan deve creare una bolla immobiliare per sostituire la bolla del Nasdaq.

Quando nel 2009 saltò fuori questa storia, negò la sua ovvia implicazione e scrisse: "Non era un pezzo a difesa di una politica, era solo un'analisi economica. Quello che intendevo è che l'unico modo in cui la FED avrebbe potuto ottenere trazione, era attraverso una bolla immobiliare. E questo è proprio quello che è successo." Quindi non conta come una raccomandazione? Sembrava proprio d'accordo con Paul McCulley sull'inflazionamento di una bolla immobiliare. E in un'intervista del 2006 ribadì che questo fosse esattamente quello che voleva dire:

Come ha sottolineato Paul McCulley di PIMCO, quando il boom tecnologico si è concluso, Greenspan doveva creare una bolla immobiliare per sostituire la bolla tecnologica. Quindi potrebbe aver fatto la cosa giusta. Ma entro la fine del 2004 avrebbe dovuto vedere i segnali di pericolo e avrebbe dovuto metterci in guardia da quello che stava accadendo; un tale avvertimento avrebbe potuto prendere il posto di un rialzo dei tassi. Non l'ha fatto, e ha lasciato nelle mani di Ben Bernanke un pasticcio terribile.

La cosa migliore che Krugman avrebbe potuto dire è che Greenspan s'era spinto troppo oltre con la bolla immobiliare che lui stesso aveva consigliato.



La Deflazione È Dietro l'Angolo

Mentre esulta come un forsennato perché gli Stati Uniti non hanno visto una massiccia inflazione dei prezzi, Krugman sembra aver dimenticato quali fossero le sue previsioni. Nel 2010 ha scritto: "E queste misure spianano la strada ad un processo continuo di disinflazione, il quale potrebbe, in non troppo tempo, trasformarsi in deflazione [...]. Giappone, stiamo arrivando."

Robert Murphy l'ha smascherato e ha messo in luce la risposta di Krugman:

[...] Krugman stesso [...] in una sua analisi del 2010 disse: "(In quel post mi preoccupavo per la deflazione, cosa che non è accaduta; sin da allora ho scritto molto sul perché)."

Si notino le parentesi e la tempistica: nell'aprile 2013 Krugman stava dicendo che nel febbraio 2010 era "preoccupato per la deflazione, cosa che non è accaduta." In altre parole, Krugman è entrato in questa crisi con un modello che prevedeva un certo movimento dei prezzi in risposta alla situazione economica, e ha scelto di conseguenza le sue politiche di stimolo statale. Aveva torto, ma sostiene ancora le stesse raccomandazioni di politica.

Ma per Krugman chi ha predetto un'inflazione dei prezzi non può spiegare perché ciò non è accaduto. Queste persone sono solo quelle "[...] che sposano una posizione e si rifiutano di modificarla nonostante l'evidenza delle prove la confutino." Krugman invece è diverso.



L'Europa Farà Meglio Rispetto agli Stati Uniti

Nel 2008 Krugman ha scritto:

[...] le storie di un'Europa moribonda sono molto esagerate. [...] Il fatto è che l'economia europea sembra stare molto meglio ora — sia in termini assoluti sia rispetto alla nostra economia.

Successivamente ha osservato che "gli americani si troveranno ad affrontare incentivi sempre più forti affinché comincino a vivere come gli europei" e che "ho visto il futuro e funziona". (Forse dovrei sottolineare che questa è una citazione sull'Unione Sovietica che ha preso in prestito da Lincoln Steffens. )

Poi la Grecia è fallita e il consenso internazionale è decisamente sicuro che la crisi ha colpito più duramente l'Europa.



L'Euro Crollerà

Tra l'aprile 2010 e il luglio 2012 Niall Ferguson ha contato ben undici volte in cui Krugman ha scritto di un fallimento imminente dell'euro. Per esempio, il 17 maggio 2012 Krugman ha scritto:

L'apocalisse è proprio dietro l'angolo. [...] Improvvisamente è diventato facile vedere come l'euro — quel grande esperimento imperfetto in un'unione monetaria senza unione politica — possa cadere a pezzi. Non stiamo parlando di una prospettiva lontana. Le cose potrebbero andare in frantumi con straordinaria velocità nel giro di pochi mesi, non anni. E i costi — sia economici che politici — potrebbero essere enormi.

La maggior parte di queste previsioni è composta da parole ambigue quali "forse", "probabilmente" e "potrebbe". Mentre non sono un fan della moneta unica e di fatto potrebbe ancora crollare, ad oggi, tre anni dopo, non è ancora accaduto. Se la parola "imminente" significa qualcosa, Krugman aveva torto.



Il Sequester ci Condannerà Tutti Quanti

Paul Krugman almeno ha ammesso che il sequester era "un affare di piccola portata", ciononostante lo considerava lo stesso un problema degno di nota: "Una delle idee politiche peggiori nella storia della nostra nazione"; e "probabilmente ci costerà 'solo' 700,000 posti di lavoro". (Notate di nuovo la parola "probabilmente".)

Successivamente ha deciso che invece questo era un problema piuttosto grande, affermando:

Ed entrambe le parti hanno deciso che il modo migliore per guadagnare tempo sia quello di creare una trappola mortale fiscale che infligga danni alla nazione attraverso tagli alla spesa a meno che non si raggiunga un accordo. Certo, non c'è nessun accordo, e la trappola mortale scatterà alla fine della prossima settimana.

In realtà, sin da allora l'economia se l'è cavata abbastanza bene. In effetti, come $85.4 miliardi di "tagli" (dal bilancio dell'anno successivo, non dalla spesa dell'anno precedente) avrebbero potuto influenzare un'economia da $17,000 miliardi, è semplicemente al di là della mia comprensione. E, naturalmente, non l'hanno affatto influenzata.



I Tassi d'Interesse Non Possono Scendere Sotto lo Zero

A marzo di quest'anno Krugman ha scritto quanto segue in relazione ad alcune obbligazioni europee con rendimenti nominali negativi:

Ora sappiamo che i tassi d'interesse possono finire in territorio negativo; quelli di noi che hanno respinto tale possibilità dicendo che le persone potrebbero semplicemente possedere denaro, erano chiaramente troppo superficiali sulla questione."

Ma, come sottolinea Robert Murphy: "La base della tesi keynesiana per lo stimolo fiscale, si fonda sul presupposto che i tassi d'interesse non possono andare in territorio negativo". Inoltre Murphy sottolinea anche che Krugman dovrebbe ammettere di nuovo d'aver sbagliato, perché nel 2009 Krugman scrisse:

E la ragione per cui tutti ci stiamo rivolgendo alla politica fiscale è che la regola standard, e cioè che la politica monetaria più gli stabilizzatori automatici dovrebbero ammorbidire il ciclo economico, non può essere applicata quando siamo ben saldi al limite dello zero. [Ossia, il tasso d'inetresse allo zero percento]



“L'Inflazione Tornerà”

Nel 1998 Paul Krugman ha predetto "L'inflazione tornerà".

E invece no.



“Il Ritmo del Cambiamento Tecnologico Rallenterà”

Sempre dall'articolo precedente: "[...] il numero di posti di lavoro per specialisti nel settore tecnologici decelererà, e poi si abbasserà nell'effettivo."

A parte un breve stop dopo la recessione del 2001, la risposta sarebbe un nuovo "e invece no".



Parole Ambigue e “Previsioni Accurate”

Diamo un'occhiata alla "previsione accurata" di Paul Krugman sulla crisi finanziaria. Il 2 marzo 2007 ha predetto che la seguente spiegazione sarebbe stata utilizzata anche in futuro per spiegare la crisi finanziaria:

Il grande crash del mercato è iniziato esattamente un anno fa, con un calo del 9% nel mercato di Shanghai seguito da uno slittamento di 416 punti nel Dow. Ma, come nella precedente crisi finanziaria globale, che ha avuto inizio con la svalutazione della moneta thailandese nell'estate del 1997, ci sono voluti molti mesi prima che la gente capisse fino a che punto si sarebbe diffuso il danno.

Quindi la crisi sarebbe iniziata in Cina? Quasi.

Ha concluso l'articolo dicendo: "Non sto dicendo che le cose si evolveranno in questo modo. Ma se avremo una crisi, ecco come avverrà."

Questa è una buona copertura, proprio come con l'euro. Ha affermato d'aver avuto ragione sulla crisi finanziaria (anche se è avvenuta in modo diverso da quanto si aspettasse), ma poi dice che ha sbagliato sull'euro perché aveva aggiunto l'avverbio "probabilmente" prima della sua previsione.

Normalmente non ci sarebbe nulla di male con queste parole ambigue. Data la natura delle previsioni, esse dovrebbero contenere un certo alone d'incertezza. È semplicemente un'ammissione che non si è onniscienti. Ma non si può avere la botte piena e la moglie ubriaca. O Krugman aveva ragione a proposito della crisi (o quasi) e aveva torto sull'euro (e su molte altre cose), o nessuna delle due previsioni dovrebbe contare.

Naturalmente questo non confuta le teorie di Krugman, ma forse servirà a fargli abbassare un po' le ali.


[*] traduzione di Francesco Simoncelli: http://francescosimoncelli.blogspot.it/


martedì 29 settembre 2015

Le élite monetarie globali vengono “Rope-a-doped”


Ricordo a tutti i lettori che è in vendita il mio libro "L'Economia E' un Gioco da Ragazzi". Manoscritto incentrato sulla diffusione delle idee della Scuola Austriaca attraverso spiegazioni e analisi semplificate e dirette. Una presentazione adatta ad un vasto pubblico, a dimostrazione che per capire l'economia non è necessario un gergo tecnico ma solo logica e buon senso. Il libro è disponibile sia su Lulu.com sia su Scribd.

__________________________________________


di James Rickards


Muhammad Alì è senza dubbio uno dei più grandi pugili di tutti i tempi. Si definisce "il più grande", ma tra gli appassionati ed i giornalisti sportivi è chiamato anche "Campione del Popolo", grazie alla sua popolarità e alla capacità di connettersi con i cittadini comuni.

Il suo record nei combattimenti professionali è stato di 56-5 con 37 KO. Prima di diventare un professionista, vinse una medaglia d'oro alle Olimpiadi del 1960 a Roma.

Alì non aveva un aspetto intimidatorio sul ring; altri come Sonny Liston e Joe Frazier avevano un aspetto più feroce. Ma Alì aveva una combinazione d'intelligenza, agilità e creatività che nessuno dei suoi avversari poteva eguagliare. Dichiarò di poter "volare come una farfalla e pungere come un'ape" sul ring. Un modo efficace per descrivere la combinazione fluida e fulminea del suo pugno.

Alì inventò anche una tecnica che definì "rope-a-dope". L'idea era semplice, ma pochi pugili riuscivano ad applicarla. Alì si appoggiava alle corde e incassava i colpi del suo avversario, anche facendo finta di essere indebolito. Poi avrebbe rimbalzato sulle corde, infliggendo una potente combinazione di colpi dolorosi al suo avversario.

Il rope-a-dope non funzionava una volta, ma ripetutamente. Gli avversari non potevano resistere alla vista di un Alì apparentemente indebolito appoggiato alle corde. Il risultato era sempre lo stesso — un rinfrescato Alì si sarebbe scatenato, avrebbe inflitto un colpo incapacitante e alla fine avrebbe vinto la lotta.

L'economia globale di oggi può essere intesa come un esercizio di rope-a-dope da parte delle forze della deflazione rispetto alle previsioni e agli esperimenti dei banchieri centrali.

La deflazione è causata da una combinazione di dati demografici, debito, riduzione della leva finanziaria e tecnologia. Indebolisce la crescita reale e riduce la crescita nominale ancora di più. Negli ultimi anni gli Stati Uniti e il Giappone hanno periodicamente mostrato una crescita reale negativa, ma la crescita nominale è stata ancora più bassa a causa dell'impatto della deflazione.

La crescita reale ci rende più ricchi, ma la crescita nominale è il modo in cui ripaghiamo il debito, dal momento che i debiti sono nominali — dovete quel dovete indipendentemente dal valore reale. Una bassa crescita reale è un disastro per il benessere sociale, e una crescita nominale più bassa ci mette sullo stesso percorso della Grecia. La combinazione uno-due è mortale.

Nel frattempo le élite globali monetarie — i banchieri centrali, il Fondo Monetario Internazionale, i ministri delle finanze e i professori — continuano a predire una crescita superiore, e continuano a stampare denaro per stimolarla. Si aspettano sempre una crescita migliore il trimestre successivo, il semestre successivo o l'anno successivo.

Si comportano come gli avversari di Alì e credono che la deflazione e la crescita debole siano "alle corde". Un'ulteriore dose di QE, o un altro taglio dei tassi, sarà tutto quello che serve per mettere KO la deflazione e vincere la lotta.

Eppure ogni volta che le élite monetarie sono pronte a cantare vittoria, la deflazione rimbalza sulle corde, inizia a sferrare colpi concatenati e prende a pugni le loro politiche. La cosa sorprendente è che questo schema continua a ripetersi.

Le élite monetarie sono come gli avversari di Muhammad Alì sul ring. Cadono nello stesso trucco ogni volta. Alì dimostrò che affinché il rope-a-dope potesse funzionare, c'era bisogno di un "idiota" — qualcuno che non capisse cosa stesse succedendo. Le élite monetarie sembrano qualificarsi come coloro che proprio non capiscono.

Per illustrare questo fenomeno, guardate questo grafico sullai crescita trimestrale del PIL, indicato come variazione percentuale annualizzata:




La crescita nel terzo trimestre del 2012 è stata del 2.5%, leggermente superiore alla media dopo il 2008. Ma è crollata nel quarto trimestre ed era quasi negativa. La crescita nel terzo e quarto trimestre del 2013 è stata robusta, una media di circa il 4% in entrambi i trimestri. Poi è crollata di nuovo nel primo trimestre del 2014 a -2.1%.

La crescita nel secondo e terzo trimestre del 2014 è stata la migliore in questa (pseudo)ripresa, con una media di quasi il 5%. Ma poi è scesa nel quarto trimestre ed è crollata in territorio negativo nel primo trimestre del 2015.

Il modello è evidente. Possiamo chiamarla rope-a-dope deflazionistica. I crolli nel quartro trimestre del 2012, nel primo trimestre del 2014 e nel primo trimestre del 2015 mostrano come la deflazione rimbalza sulle corde e manda all'aria i piani delle banche centrali. Ogni volta che la crescita nominale rialza la testa grazie alla stampa di moneta, del taglio dei tassi d'interesse e delle guerre tra valute, la deflazione resta in attesa.

Le tendenze deflazionistiche e disinflazionistiche persistono perché il problema con l'economia globale non è ciclico, è strutturale. Ciò significa che i rimedi monetari possono al meglio produrre risultati temporanei, ma non risolveranno definitivamente il problema. Un buon confronto è la persistenza della Grande Depressione, 1929-1940.

Dopo un brutale calo dal 1929 al 1933, l'economia è risalita dal 1933 al 1936, ma poi è crollata di nuovo nel 1937. Il "rimedio" delle svalutazioni monetarie nei confronti dell'oro — utilizzata dal Regno Unito nel 1931 e dagli Stati Uniti nel 1933 — produsse guadagni temporanei, ma non risolse definitivamente il problema.

Il capitale non veniva investito a causa delle politiche statali. Anche i consumatori erano incerti e risparmiavano piuttosto che spendere. Fu solo quando l'economia entrò in guerra che la crescita si riprese. A parte la guerra, un'economia di pace solida non riemerse sino ai tagli fiscali del 1946.

Ci sono diverse prove che le élite monetarie globali stiano risvegliando l'effetto rope-a-dope della deflazione. Nelle ultime settimane il FMI e la Federal Reserve hanno abbassato le loro rispettive previsioni di crescita. Ma non c'è ancora alcuna prova che le élite monetarie sappiano quale sia la cura per il malessere economico globale.

Ciò che è necessario non sono più soldi, ma investimenti intelligenti in infrastrutture, un abbassamento delle tasse e una regolamentazione intelligente (il che significa una maggiore regolamentazione per le banche e una minore per le imprese e gli imprenditori). Sfortunatamente nessuna di queste politiche è all'orizzonte.

Le "indicazioni e gli avvertimenti" che ho riportato nelle mie newsletter prevedono un rallentamento della crescita globale ancora più pronunciato rispetto a quello previsto dalle élite monetarie.

Il rallentamento della crescita in Cina è impossibile da ignorare. I sei mesi di super-picco dell'indice azionario di Shanghai, erano un tentativo di risolvere un crollo del credito mediante l'emissione di azioni a milioni d'investitori ignari. Ora è anche scoppiata la bolla azionaria.

Con i mercati azionari e del credito in difficoltà, e nessuna possibilità di svalutare la moneta a causa del nuovo peg yuan-dollaro, la crescita in Cina è in una spirale discendente. Lo stesso vale per il Brasile, a causa della cattiva gestione e della corruzione, e per la Russia, a causa delle sanzioni.

I produttori di materie prime, come l'Australia, soffriranno insieme alla Cina. La Grecia è salva per il momento, ma un euro più forte rallenterà la crescita in Europa. Gli Stati Uniti non sono immuni da questo rallentamento globale — il mondo è troppo interconnesso.

Saluti,


[*] traduzione di Francesco Simoncelli: http://francescosimoncelli.blogspot.it/


lunedì 28 settembre 2015

La guerra dei banchieri centrali ai vostri risparmi

Quando i media mainstream intonano all'unisono la stessa cantilena, secondo cui tutto è stato aggiustato, allora potete star sicuri che nulla è stato aggiustato. E' una teoria che è risultata vera per la crisi europea. E' una teoria che è risultata vera per la crisi statunitense. Nonostante i dati in entrata possano sembrare incoraggianti, il marciume alla base delle attuali economie mondiali non è stato affatto eliminato. Ciò è particolarmente evidente nel caso di Monte dei Paschi di Siena (MPS), i cui bilanci sono diventati un segreto di stato. "Non c'è niente da guardare qui, circolare!" Sebbene ci siano commentatori pronti a pendere dalle labbra delle autorità monetarie, le quali assicurano che "i debiti sono stati ripagati", non ne possiamo avere la prova. C'è da restare sorpresi? Non credo. E' l'inevitabile destino che devono fronteggiare le banche che amano praticare la riserva frazionaria, ma finché esisterà un cartello bancario pronto a sostenere i suoi protetti, la pulizia degli errori economici verrà spostata nel tempo al prezzo di un maggiore dolore economico per il resto della popolazione il cui onere è quello di sobbarcarsi i costi delle sconsideratezze altrui. E ora, grazie al Financial Times, scopriamo che le grandi banche commerciali europee sono a corto di circa €137 miliardi in capitali. Ecco un altro petardo che scoppia nelle mani dello zio Mario, il quale ha tenuto in vita pachidermi insolventi che si sono ingozzati dei debiti dei loro stati nazionali per farli rimanere a galla. Questo circolo vizioso s'è spiralizzato andando ad intaccare sempre più asset e creando una fame di rendimenti in tutto l'ambiente economico in modo da finire l'anno in attivo, se non in pareggio. La redditività delle banche commerciali, quindi, è stata severamente intaccata, spingendole a compiere azzardi morali più pericolosi alla ricerca di "buoni affari". Le valutazioni azionarie di queste banche che ora si leggono sui monitor sono fuori dal mondo, perché non in linea con la realtà, la quale racconta tutta un'altra storia. Una storia di zombificazione e di truffe. Una storia che rappresenterà un brusco risveglio per gli azionisti delle grandi banche europee e per gli stessi depositanti.
___________________________________________________________________________________


di David Stockman


Beh, non c'è voluto molto!

Dopo soli tre giorni di turbolenze sui mercati, il politburo monetario è entrato in azione. Questa volta ha inviato B-Dud affinché promettesse l'ennesimo dolcificante monetario.

Il capo della FED di New York ha detto: "Dal mio punto di vista, in questo momento, la decisione d'avviare un processo di normalizzazione alla riunione di settembre del FOMC sembra meno interessante di quanto non fosse qualche settimana fa."

Inutile dire che "B-Dud" è un soprannome che implica un'estrema mancanza di rispetto — e Bill Dudley non ne merita neanche un briciolo. È uno sciocco capitalista clientelare e uno degli implacabili e feroci inquisitori della FED che hanno mosso guerra ai risparmiatori.

Il suo unico scopo è quello di salvaguardare i carry trade degli speculatori con finanziamenti gratuiti sui mercati monetari e gonfiare i profitti delle operazioni di Wall Street, come quelle del suo ex-datore di lavoro, Goldman Sachs.

Chiunque non sia stato rimbambito dal Kool-Aid keynesiano erogato dal cartello delle banche centrali, riesce a comprendere istantaneamente che 80 mesi di ZIRP non hanno fatto assolutamente nulla per l'economia di Main Street. Nonostante le teorie della FED "sull'accomodamento" monetario e sulla chiusura "dell'output gap", la situazione è facile da discernere.

La soppressione artificiale dei tassi d'interesse da parte della banca centrale, è stata progettata per spingere le famiglie a prendere in prestito più soldi. L'obiettivo era quello di spingerle a spendere più di quanto guadagnano. Non è nient'altro che una versione modernizzata della teoria keynesiana del pump priming — oltre a permettere ai politici d'approvare aumenti di spesa e tagli fiscali a favore del mandato di un piccolo drappello di mandarini monetari non eletti, il quale gestisce il FOMC e manipola arbitrariamente i tassi del mercato monetario.

Ma l'intera storia è una bufala. La pompa della spesa dei consumatori non può essere più usata perché le famiglie hanno raggiunto una condizione di "picco del debito" al momento della crisi finanziaria. Qualsiasi sciocco può vedere questo fatto evidente nel grafico qui sotto.

Alla vigilia della crisi finanziaria nel primo trimestre del 2008, il debito totale delle famiglie tra cui mutui, carte di credito, prestiti per auto, prestiti agli studenti e altri tipi di credito al consumo, ammontava a $13,957 miliardi.

Alla fine del primo trimestre del 2015 era di $13,600 miliardi.




Proprio così. Dopo 80 mesi di ZIRP e un incentivo senza precedenti per prendere in prestito e spendere, le famiglie hanno invece liquidato quasi $400 miliardi, o il 3%, del loro debito pre-crisi.

Mutui e carte di credito in discesa, prestiti per auto e agli studenti in salita. Ma il debito è fungibile, quindi la verità riguardo l'aggregato di tutti i debiti delle famiglie è stupefacente. Non un solo centesimo della baldoria d'acquisti obbligazionari ($3,500 miliardi) da parte della FED ha lasciato i canyon di Wall Street.

La crescita del debito privato sin dall'inizio della crisi finanziaria e sin dalla nascita delle misure monetarie "straordinarie" nell'autunno del 2008, s'è concentrata nel settore finanziario. Su base netta, la modesta crescita del debito aziendale nel corso degli ultimi sette anni è stata completamente riciclata nelle sale di Wall Street tramite riacquisti d'azioni, fusioni & acquisizioni e leveraged buyout.

Ecco ciò che nascondono B-Dud e la piccola cricca di Wall Street che circonda la FED.

In primo luogo, è assolutamente ovvio dal grafico qui sopra che il canale della trasmissione della politica monetaria alle famiglie è ormai rotto. Durante i 20 anni dopo che Greenspan ha preso il timone della FED, il debito delle famiglie è salito come un razzo.

Da un livello di $2,700 miliardi nel terzo trimestre del 1987, è esploso a poco meno di $14,000 miliardi nel primo trimestre del 2008. Questo ha rappresentato un tasso di crescita dell'8.5% per due decenni. L'indebitamento delle famiglie ha superato notevolmente il tasso di crescita del PIL nominale (5.5%) durante lo stesso periodo. Di conseguenza, il debito delle famiglie è stato aumentato una tantum dal 55% del PIL al 95% alla vigilia della crisi.

L'attivazione della stampante monetaria da parte di Greenspan durante quel periodo, ha manipolato il PIL ipotecando i bilanci delle famiglie. Ma quello era un trucco da salotto una tantum che ormai è finito, e ora verranno tassati indefinitamente i redditi delle famiglie.

Infatti, la disintegrazione del canale di trasmissione della politica monetaria alle famiglie è di gran lunga più drastica di quanto si può evincere dal grafico qui sopra. Questo perché le famiglie non pagano gli interessi e il capitale sui loro oneri debitori in base al "PIL", o anche ai cosiddetti DPI (redditi personali). Quasi un quarto di questi ultimi, ad esempio, è costituito da trasferimenti alle persone anziane e alle persone povere — la maggior parte delle quali non può accendere un prestito, o se può farlo solo importi molto bassi.

La maggior parte dell'attuale debito delle famiglie ($13,600 miliardi), pende su attori di mercato nella classe media, ed è il loro salario che viene impiegato per ripagare la maggior parte del debito. Di conseguenza, il grafico qui sotto riguardante la leva finanziaria delle famiglie rimuove ogni scintilla di dubbio sul fatto che la FED sta spingendo a bere un asino che non vuole affatto bere.

Se guardiamo ai salari, l'esaurimento del trucco da salotto Greenspan/Bernanke è chiaro come il sole. Il debito è salito dall'80% dei redditi salariali negli anni '70, dov'era tradizionalmente associato con una situazione finanziaria sana delle famiglie, al 220% alla vigilia della crisi finanziaria. Ma da allora ha invertito la tendenza ed è stato quindi un sedativo per la crescita, non uno stimolante.




In secondo luogo, nemmeno la modesta crescita del debito aziendale ha fatto aumentare la produzione. Invece di spendere per impianti e attrezzature, stimolando quindi la crescita del PIL, la produttività economica e l'efficienza nel lungo periodo, le aziende hanno speso per l'ingegneria finanziaria. Così facendo, hanno causato una massiccia inflazione degli asset finanziari nei mercati secondari e quindi hanno consegnato guadagni inattesi incalcolabili all'1% che specula lì.

Alla fine del primo trimestre del 2008, il debito aziendale non finanziario era pari a $10,400 miliardi e da allora è cresciuto fino a $12,200 miliardi. Ma circa $500 miliardi sono finiti in un aumento della liquidità nei bilanci, lasciando una differenza netta di debito di $1,300 miliardi. Anche se questo aumento è stato modesto rispetto a quello tra il 1987 e il 2008, il punto più importante è che anche in questo settore il canale della trasmissione della politica monetaria è rotto.

La falsificazione dei prezzi degli asset finanziari ha trasformato i piani alti aziendali d'America in saloni da gioco d'azzardo. Al margine, tutti gli aumenti nel debito aziendale sin dal 2008 sono finiti nuovamente dentro Wall Street sotto forma di riacquisti d'azioni proprie e acquisizioni finanziate col debito.




Altrettanto evidente è la prova che i tassi d'interesse a zero non hanno promosso gli investimenti. Durante l'anno più recente (2014), le imprese hanno speso $431 miliardi in impianti, macchinari e software al netto degli ammortamenti. Tale cifra era il 7% inferiore rispetto a quella degli investimenti netti nel 2007. E questo in dollari nominali!

A parità di condizioni, sebbene l'indebitamento netto delle imprese sia calato nel corso degli ultimi sette anni, l'aumento dell'indebitamento netto totale mostrato qui sopra è finito nell'ingegneria finanziaria — cioè, di nuovo nel casinò di Wall Street.

Non c'è bisogno di modelli fantasiosi di regressione econometrica, o DSGE, per capire che la ZIRP è un vero disastro macroeconomico. Le semplici tendenze dei dati empirici mostrano che non ha affatto stimolato la spesa per consumi e i prestiti delle famiglie, né ha stimolato gli investimenti delle imprese.

Ed è questo che rende così detestabili Dudley, la Yellen e il resto della loro combriccola. Stanno implementando formule keynesiane per spacciare la favoletta di una ripresa economica fragile, solo per continuare a far sguazzare gli speculatori di Wall Street in carry trade da favola.

È giusto gridarlo forte: una macroeconomia "fragile" non ha nulla a che fare con le loro politiche!

I tassi d'interesse a zero non hanno stimolato l'attività economica di Main Street negli ultimi 80 mesi. Perché un errore d'arrotondamento da 25 bps, o anche 50 bps, nei tassi dei mercati monetari dovrebbe avere un qualche impatto?

Non ce l'avrebbe. È questa la paura della FED: che Wall Street possa andare a gambe all'aria nel prossimo futuro se non gli verranno garantite puntate di gioco gratuite, o quasi gratuite. Ecco perché mercoledì il politburo monetario ha mandato B-Dud per calmare i robo-trader e i giocatori d'azzardo negli hedge fund.

Ma che dire delle decine di milioni di risparmiatori e pensionati che vengono finanziariamente rovinati dal mandato di B-Dud e del FOMC? In una parola, vengono sacrificati sull'altare di una teoria balorda: la banca centrale può creare vantaggi duraturi nella produzione e nella ricchezza della società attraverso la manipolazione del prezzo del debito e l'inflazionamento del valore degli asset rischiosi mediante un incessante sovvenzionamento del gioco d'azzardo nel casinò.

E non pensate che "balorda" sia un termine eccessivo. Nel mondo c'è un gruppo di qualche centinaio di burocrati monetari che ora gestisce lo show dell'orrore sponsorizzato dal sistema bancario centrale. Oltre ai consigli d'amministrazione della FED, della BCE, della BOJ, della BOE, della PBOC e del loro personale di alto livello, ci sono alcune decine di economisti e giornalisti finanziari che completano il cerchio.

Tra questi ci sono gli editorialisti e i commentatori palesemente keynesiani del Financial Times. In un recente editoriale scandalosamente idiota che sembrava essere uscito dal sito The Onion, il FT ha vuotato il sacco.

Questi pericolosi sciocchi hanno sostenuto che il denaro dovrebbe essere abolito in modo che le banche centrali possano stimolare le economie "depresse" portando i tassi d'interesse a livelli nominali negativi.

In altre parole, non basta che una persona che ha risparmiato $150,000 durante una vita di duro lavoro, debba guadagnare solo $1 al giorno d'interessi sui depositi o sui buoni del Tesoro.

No, la combriccola dei banchieri centrali ora vuole espropriare questi risparmi imponendo un prelievo mensile, e gettando in prigione chiunque tenti di nascondere la propria ricchezza al di fuori del sistema bancario controllato.

Dal momento che questa idea equivale ad un attacco frontale alle libertà civili e alla giustizia economica, è meglio lasciare che il FT si condanni con le sue stesse parole:

[...] Visto che gli individui hanno preso la recente crisi come ragione per accumulare banconote, le autorità farebbero bene a prendere in considerazione l'idea d'una graduale eliminazione di queste "reliquie barbariche", stesso appellativo che Keynes diede all'oro.

Già adesso gran parte della quantità di denaro viene scambiata in forma elettronica — come i depositi bancari e le riserve della banca centrale. Ma anche un po' di moneta fisica può causare distorsioni nel sistema economico.

L'esistenza del denaro — uno strumento portatore d'un tasso d'interesse pari a zero — limita la capacità delle banche centrali di stimolare un'economia depressa. La preoccupazione è che le persone cambino i loro depositi in denaro, se una banca centrale porterà i tassi in territorio negativo. Le banche centrali di Svizzera, Danimarca e Svezia hanno spinto i tassi molto più in basso di quanto molti pensavano; ma la maggior parte dei politici crede ancora in una fascia inferiore "efficace" non molto al di sotto dello zero.

Con una ripresa in atto nella maggior parte dei paesi ricchi, questo può sembrare un argomento puramente accademico.

Ora le discussioni vertono sul quando innalzare i tassi. Ma la paura della discesa sotto lo zero sta ancora causando danni. L'argomento dominante per iniziare il ciclo di restringimento è quello d'avere abbastanza "munizioni" per un nuovo stimolo quando arriverà la prossima recessione. Scendere sotto lo zero permetterebbe alle banche centrali d'affrontare un rallentamento con una marcia in più.

L'economia privata e i suoi milioni di risparmiatori esistono per la comodità dei burocrati che gestiscono le banche centrali.

Questo punto di vista non è limitato agli scribacchini del FT. Il loro ragionamento è identico a quello di Kenneth Rogoff, ex-capo economista del Fondo Monetario Internazionale, il quale ha sostenuto di recente l'abolizione delle banconote di taglio elevato come i €100 e le €500.

B-Dud è stato inviato a Wall Street per salvare la baracca, e non aveva niente a che fare con i "dati in entrata". Agiva a nome di un piccolo drappello di pericolosi governanti monetari, i quali si sono offerti in ostaggio alle furie del casinò.

Nella loro palpabile paura e arroganza, getterebbero milioni di pensionati e risparmiatori già in rovina sotto l'autobus?

Sì, lo farebbero.

Saluti,


[*] traduzione di Francesco Simoncelli: http://francescosimoncelli.blogspot.it/


venerdì 25 settembre 2015

Il paradosso di Banach-Tarski e il denaro fiat





di Francesco Simoncelli


Nel mondo della matematica esiste un paradosso che molto probabilmente i pianificatori monetari centrali hanno preso come modello. Quando s'intromettono nel mercato monetario modificando artificialmente il tasso d'interesse, lo fanno spacciando la favoletta secondo cui il loro intervento non solo è neutrale ma addirittura crea ricchezza reale. Il paradosso di Banach-Tarski, infatti, quando applicato ad una barretta di cioccolata da 4x8 quadratini, sembra che possa creare un quadratino dal nulla mentre l'intero rimane lo stesso. Come? Tagliando e riordinando i pezzi. Potete visualizzare meglio quanto detto, guardando questo video. In realtà, l'illusione è presto svelata perché sebbene si ottenga un quadratino extra di cioccolata a fronte di una barretta intatta, ciò che non si vede è che l'altezza della barretta viene progressivamente intaccata al ripetersi di questo esperimento.

In pratica, è quello che le banche centrali presumono di spacciare quando sviliscono la propria divisa come politica monetaria. Sebbene all'inizio le unità monetarie comprano lo stesso ammontare di cose che compravano ieri, man mano che il denaro di nuova creazione invade l'economia più ampia il potere d'acquisto della divisa in questione diminuisce. Aumentando la quantità di moneta artificialmente, non si aggiunge nulla alla produzione reale. Infatti essa viene consumata da coloro che entrano per primi in possesso delle nuove unità monetarie, lasciando il conto da pagare a coloro che la ricevono per ultimi o, peggio, non la ricevono affatto.

Se non si capisce l'origine del denaro e come esso influenza la vita degli attori economici, non si ha speranza di capire l'origine della ciclicità delle crisi, né si ha speranza di intravedere soluzioni ai guai finanziari di cui siamo spettatori oggigiorno. L'argomento monetario è cruciale, non solo dal punto di vista teorico; l'appropriazione da parte dello stato della stampante monetaria rappresenta il tentativo di un gruppo ristretto di persone di controllare la società nel suo complesso. È sempre stato questo il motivo per cui il denaro fiat è denaro scoperto: controllo delle persone.



COS'È IL DENARO?

Prima di addentrarci più in profondità nella questione legata al denaro fiat, è bene delineare le basi attraverso le quali è possibile capire cos'è in realtà il denaro. Può sembrare una questione alquanto banale, ma ancora oggi la maggior parte delle persone quando si confrontano con questa domanda non riesco a definire propriamente il concetto di denaro. In realtà, la confusione aleggia sovrana all'interno del mondo economico perché la maggior parte delle persone è incapace di dare una definizione chiara e precisa di quei termini che spesso si ritrova a pronunciare. Questo non solo riguardo l'economia, ma è un tratto abbastanza diffuso nella società. Ovvero, dare per scontato un determinato concetto per non fare la figura degli ignoranti. Si premia l'arroganza all'onestà. Non si vuole fare la figura degli sciocchi. Ma se il vostro bluff viene scoperto, la figura da sciocco sarà duplice. Ammettere con umiltà i propri limiti serve ad apprendere. Nessuno vi biasimerà se vorrete apprendere. Nessuno penserà che siete sciocchi se manifestate la volontà d'apprendere.

Quindi, quando vi ritrovate davanti alla domanda "Cos'è il denaro", la migliore risposta che possiate dare è la seguente: la merce più commerciata, o commerciabile. È quella merce che viene scambiata la maggior parte delle volte nella maggior parte degli scambi degli attori economici. La sua evoluzione è dovuta a quello che Friedrich Hayek chiamava ordine spontaneo, ovvero, il risultato di migliaia e migliaia di azioni che ogni giorno vengono compiute dagli attori economici. Il denaro è l'ennesima prova che quando le questioni cruciali vengono lasciate nelle mani del libero mercato, esso è in grado di trovare le soluzioni migliori affinché vengano aumentati genuinamente tempo ed efficienza. Perché? Perché vengono soddisfatti i desideri degli attori di mercato, i quali, attraverso le loro azioni volontarie, formano nientemeno che il libero mercato stesso. Perché libero? Perché esistono sanzioni negative in caso di comportamenti sconsiderati e truffaldini.

Il denaro, ovviamente, non è nato in una volta e attraverso un evento clamoroso. No, la merce diventata denaro ha percorso un lungo processo di selezione nel quale ha superato diversi "test" (es. divisibilità, non alterabilità, portabilità, riconoscibilità). Non solo, ma il concetto di denaro è nato solo in seguito a quello di baratto. Questa pratica di scambio rudimentale e rozza, era un avanzamento delle società primitive che si affacciavano per la prima volta nel mondo dell'economia sociale, mentre abbandonavano progressivamente l'economia autarchica. La necessità degli individui di commerciare e quindi dare soddisfazione ai loro desideri, li ha portati a condividere con altri individui le loro conoscenze e i frutti del loro lavoro. Ma questo avanzamento lungo la storia degli scambi non monetari, presentava due problemi principali. In primo luogo, il baratto necessitava di quella che viene definita "doppia coincidenza dei desideri". Ovvero, se entrambi gli attori di mercato non avevano ciò che desiderava l'altro, non ci sarebbe stato scambio finché uno dei due non avesse trovato il modo di soddisfare i desideri dell'altro attore di mercato con quel bene o servizio ch'egli desiderava di più. L'atto dello scambio, infatti, non è un processo neutrale; entrambe le parti quando concludono le loro operazioni se ne vanno soddisfatte e con la sensazione d'averci guadagnato.

La ricerca di quel bene o servizio che una delle due parti voleva non era semplice, perché era plausibilmente possibile che il malcapitato di turno avrebbe dovuto girare in lungo e in largo per entrare in possesso dell'elemento desiderato dall'altra parte in causa. Fu questa necessità che diede i natali alla cosiddetta "collettività", ovvero, un agglomerato di vari individui spinti ad unirsi per migliorare prevalentemente tempo ed efficienza che dedicavano agli scambi giornalieri. Non fu per decreto. Non fu per un "bene comune". Fu il risultato di una catena di eventi messi in moto dal volontarismo degli individui che necessitavano di specializzare le loro pratiche di scambio in modo da aumentarne l'utilità e il valore.

In secondo luogo, il baratto non permetteva una divisibilità delle merci scambiate, portando di conseguenza a grandi disallineamenti di valore all'interno degli scambi di mercato. Un bene strumentale, ad esempio, non poteva essere diviso affinché potesse essere scambiato con un bene di consumo, la differenza di valore sarebbe stata incolmabile, ovvero, lo scambio tra due attori economici non avrebbe prodotto un vantaggio per entrambi bensì un vantaggio per uno e uno svantaggio per un altro. Ad esempio, nessuno si sarebbe mai sognato di scambiare una mucca per un uovo; o viceversa una "montagna" di uova per una mucca.

Infine, il baratto non permetteva agli attori di mercato di praticare un calcolo economico accurato riguardo le attività che svolgevano. Di conseguenza questa forma di scambio poteva essere solo praticata in un'economia "semplice" con una divisione del lavoro primitiva in cui le specializzazioni erano soppresse, ad esempio, da una certa impossibilità ad accumulare risparmi in modo da migliorare i servizi e le merci messe a disposizione degli attori di mercato. Ma con la formazioni d'agglomerati sempre più consistenti d'individui, non solo variò la quantità di prodotti presenti in quelle società, soprattutto emersero alcuni scambi ch'erano più frequenti rispetto ad altri. Un cambiamento al margine portò alla ribalta tra gli attori di mercato un particolare tipo di merce per la quale una frangia della società reputava un valore d'uso elevato. Progressivamente, quindi, ci si spostò da un'economia non monetaria (o di scambio diretto) ad una monetaria (o di scambio indiretto). Questo spostamento avvenne in proporzione alla diffusione di quella merce che, in base al suo valore d'uso elevato, veniva utilizzata per arrivare più velocemente a quella merce necessaria per concludere uno scambio. La merce intermedia quindi non rappresentava la conclusione di un qualsiasi scambio, bensì il mezzo attraverso il quale risparmiarsi una sequela iperbolicamente infinita di scambi. Non solo, ma l'economia monetaria portò con sé la possibilità d'accumulare quella merce con un valore d'uso elevato, poiché agli occhi degli attori di mercato ricopriva il ruolo di riserva di valore. Questo significa che poteva essere utilizzata in un secondo momento senza il timore che potesse svanire o corrompersi. Ciò permise, in seconda battuta, agli attori di mercato di operare un calcolo economico il più preciso possibile in relazione alle loro attività.

La società scoprì, quindi, che all'aumentare dell'affidabilità e della stabilità del mezzo monetario da essa utilizzato, poteva stimolare positivamente le attività economiche praticate al suo interno. Questo significa che comparirono sul mercato tutta una serie di nuovi beni e servizi che andavano a soddisfare i vari desideri che gli attori di mercato manifestavano. Non solo, ma la solidificazione di quelli precedenti forniva agli attori di mercato una solida base da cui sviluppare nuove idee con cui cercare di guadagnare più quote di mercato, o di scoprirne di nuove.



IL DENARO FIAT E LA PRESUNTA CRESCITA INFINITA

Nel corso dei secoli l'oro è stato scelto dalle azioni degli attori di mercato come merce più affidabile per ricoprire il ruolo di denaro. Oltre ad essere trasportabile, facilmente riconoscibile, divisibile, non alterabile, chimicamente e fisicamente stabile, l'oro rappresentava una sorta di limitatore delle azioni sconsiderate da parte dei governanti che potevano ricorrere al loro ruolo dominante nella società per trarne fraudolentemente profitto. Ciò è accaduto molto spesso nel corso della storia, ma ogni volta la correzione degli errori commessi permetteva un ritorno a fondamentali di mercato genuini. Inoltre, in virtù del gold standard, l'entità degli errori commessi era sostanzialmente minima poiché l'oro permetteva di esercitare un controllo sulle irresponsabilità che si sarebbero potute accumulare. In una parola, l'oro è stato un ottimo vaccino contro l'azzardo morale che può scaturire da una posizione di vantaggio acquisita artificialmente.

Purtroppo per gli attori di mercato, le cose iniziarono a cambiare all'inizio del XX secolo quando i progressisti iniziarono a spacciare il loro programma di pianificazione dell'economia attraverso l'inaugurazione di una banca centrale. In realtà, questo movimento aveva mosso i primi passi un secolo prima con Hamilton che si vide sconfitto da Jackson nel rinnovamento dell'atto costitutivo della Seconda Banca degli Stati Uniti, un prototipo di banca centrale. La crescita economica senza precedenti sperimentata dagli Stati Uniti nel XIX secolo, mise a tacere la loro propaganda mostrando come un sistema di free banking poteva meglio gestire i segnali di mercato che si dipanavano lungo le trame delle azioni degli individui. Era un sistema che riusciva meglio a diffondere informazioni e conoscenza. Ciononostante non mancarono crisi e momenti di difficoltà, i quali, però, sono tranquillamente riconducibili a guerre e tentativi di frode operati dallo stato. Il libero mercato ha badato agli affari propri. L'ha sempre fatto.

Ma i progressisti non si tirarono indietro e iniziarono a spacciare la favoletta secondo cui col loro modello di gestione, gli Stati Uniti non solo avrebbero potuto continuare a prosperare, ma addirittura trovare quella agognata stabilità ed emancipazione dalle crisi economiche. La loro propaganda attecchì dopo il panico del 1907, il quale fu seguito da un incontro segreto a Jekyll Island tra magnati dell'industria e politici. Da qui nacque la Federal Reserve, la quale avrebbe scimmiottato il funzionamento delle clearing house emerse in precedenza nel sistema free banking. Infatti si presumeva che le altre banche facenti parte del Federal Reserve System avrebbero vigilato sulle azioni della FED; a parte la NYFED, tutte le altre banche regionali Federal Reserve sono delle comparse. Non hanno alcun peso nel FOMC. Infatti la FED s'è trasformata nel corso del tempo da una sorta di guardiano passivo, il cui compito era quello di fornire liquidità d'emergenza in accordo coi tassi d'interesse esistenti, in un gigantesco mostro interventista desideroso di controllare ogni aspetto dell'attività economica esistente.

Infatti, dopo lo shock di Nixon del 1971 in cui veniva chiusa definitivamente la cosiddetta "finestra dell'oro" e lo zio Sam frodava tutti quei paesi che avevano acquistato i suoi titoli di stato forti della promessa di poterli redimere in oro a $35 l'oncia, iniziarono gli interventi statali e accademici per far credere alla popolazione che nello scantinato della FED c'era l'elisir di lunga ricchezza economica: la stampante monetaria. Dapprima apparve l'Humprey-Hawkins Full Employment Act nel 1978, in cui s'insigniva la FED del ruolo di custode di un'economia da portare alla massima occupazione. Poi, nel 1993, apparve anche la cosiddetta Taylor rule e il target d'inflazione al 2%. Ovvero, venivano formalizzati sotto forma d'equazione i vaneggiamenti di James Tobin secondo cui l'economia degli USA altro non era che una grande vasca da bagno che poteva essere riempita fino all'orlo di domanda aggregata. La "Taylor rule" è stata concepita dal professore della Stanford John B.Taylor, il quale mise a punto un'equazione matematica che cercava d'inquadrare una politica d'azione per le banche centrali in sintonia con un target d'inflazione e una produzione potenziale. Secondo questo metodo, più è alta l'inflazione, più i tassi d'interesse devono salire; viceversa, più è bassa l'inflazione, più i tassi d'interesse devono scendere. Questo punto di vista è palesemente keynesiano. Perché? Perché permette alle banche centrali d'interferire con le preferenze temporali degli attori di mercato... disallineandole.




Gli errori economici che si sono venuti a creare sin da quando il denaro cartaceo è stato disconnesso dalla sua copertura, ovvero l'oro, sono stati di una magnitudine esponenzialmente superiore di quelli che si commettevano quando il gold standard manteneva l'asta economica in cui siamo immersi il più onesta possibile. L'enorme espansione del credito abilitata dalle banche centrali ha permesso alle banche commerciali di rilasciare una baldoria di prestiti a tassi ridicoli con cui far ingozzare l'economia più ampia. Forti della protezione del cartello bancario centrale, non si sono fatte problemi a sprofondare nell'azzardo morale. L'hanno potuto fare anche grazie alla possibilità di operare in riserva frazionaria, ovvero poter detenere in riserva solo una parte dei depositi a loro consegnati e prestare il resto. In questo modo si viene a creare un fenomeno economico pericoloso in cui il depositante può attingere in ogni momento al suo denaro, mentre il mutuatario a cui viene prestata la somma può usare quello stesso denaro per investirlo o sperperarlo.




Più sono bassi i requisiti di riserva, più sarà alto il moltiplicatore monetario. Più sono bassi i requisiti di riserva, più denaro può prestare la banca commerciale. La banca centrale può controllare la base monetaria, mentre gli aggregati monetari più ampi vengono influenzati dalla creazione del credito da parte delle banche commerciali. Il grafico qui sopra vi permette di visualizzare cosa succede quando la banca centrale crea dal nulla 10,000 unità di denaro e le cede ad una banca commerciale in cambio di un bond statale, ad esempio. Dopo 50 passaggi attraverso la riserva frazionaria (con requisiti di riserva al 10%) e vari prestiti, l'offerta monetaria totale ammonta a circa 90,000 unità di denaro.



CONSEGUENZE IMPREVISTE

Equazioni, numeri e statistiche hanno preso in ostaggio l'economia reale, fornendo agli attori di mercato un panorama economico decisamente diverso da quello che avevano in mente. Attraverso questi espedienti numerici, i pianificatori centrali hanno venduto alla popolazione la chimera di una crescita economica perenne. E se non fosse arrivata? Sarebbe stata stimolata. Sarebbero stati messi in campo interventi superiori per permettere alle persone di godere dei frutti dell'economia di mercato. Da quando la crescita ad ogni costo è diventata lo scopo e il fine ultimo degli scambi volontari degli attori di mercato? Ognuno di loro scambia perché prevede di guadagnare qualcosa da tale scambio. A lui non importa nulla della "crescita economica". La sua soddisfazione è più che sufficiente a permettergli d'entrare in contatto con un altro attori di mercato e giungere ad un accordo. A quale prezzo? A quel clearing price dove entrambe le parti ritengono opportuno siglare un accordo. Giusto? Sbagliato? Queste sono considerazioni che possiamo benissimo lasciare all'etica. L'economia è esente da questo aspetto. Il prezzo a cui viene siglato un accordo è quello che, quando le parti coinvolte sono volontariamente d'accordo, pulisce domanda e offerta. Al di sopra e al di sotto tale prezzo emergono disallineamenti.

Come possono i pianificatori centrali sapere a priori quale sarà tale prezzo? Non possono. Quindi intervengono affinché possano influenzare gli attori di mercato a concordare lungo le linee d'un prezzo a loro favorevole. Cercano di convincere la popolazione che è possibile approdare lungo le coste del paese di Cuccagna; salvo poi accusare il libero mercato quando le loro promesse fasulle cadono in mille pezzi. Accusano quindi i processi di pulizia dell'economia di mercato di smontare i sogni degli individui. L'economia di mercato non ha mai promesso nulla di tutto ciò; i pianificatori centrali lo promettono ogni volta. E ogni volta vengono smentiti dalle stesse forze di mercato che tentano d'influenzare. L'economia di mercato è un processo dinamico in continuo mutamento, una scoperta continua. La pianificazione centrale, invece, è un processo statico poiché interessato solo a garantire determinati privilegi ad una ristretta cerchia d'individui.

Questa staticità cercano d'imporla attraverso la manipolazione del denaro fiat e del credito fiat, il che significa che cercano di controllare le persone. Ma questo è un trucco monetario che funziona una tantum, o almeno finché esistono bilanci puliti. Sin dal 2008 gli interventi nell'ambiente di mercato hanno raggiunto livelli senza precedenti, dando vita ad una serie di misure di politica monetaria e finanziaria destinate solamente a tenere a galla invesitmenti improduttivi specifici. Ovvero, quelli appartenenti alla cerchia ristretta di protetti dal cartello delle banche centrali.




L'esplosione dei bilanci delle principali banche centrali ha alimentato uno stato di quasi-boom incendiario, il quale ha fornito benzina ad una serie di attività dissipatrici di ricchezza reale. Agendo in base alla presunta dottrina dell'effetto ricchezza a cascata, i canyon di Wall Street e bische clandestine simili nel resto del mondo sono stati inondati da uno tsunami di liquidità. Ciò non solo è servito a puntellare i bilanci disastrati delle banche TBTF, ma ha fornito loro il collaterale in base al quale speculare selvaggiamente nel settore azionario e nel settore obbligazionario. I pianificatori centrali pensavano che tutto ciò si sarebbe riverberato nell'economia più ampia. Invece non hanno fatto i conti col picco del debito raggiunto da Main Street, il quale ora sta affidando le proprie scelte di spesa ai redditi guadagnati e non più alla leva finanziaria o al bancomat presumibilmente eterno delle case. I bilanci degli attori di mercato sono saturi di debito. La crescita perenne è una artifizio spacciato dalla pianificazione centrale, la quale pretende d'avere l'onniscienza necessaria da direzionare saggiamente l'economia più ampia. Non è andata così. Perché? Perché siamo entrati nell'ottantunesimo mese consecutivo di ZIRP. In poche parole, le banche centrali si sono intrappolate da sole.

La FED, in particolare, non può ritirare le riserve in eccesso senza scatenare un'inflazione di massa e non può aumentare i tassi d'itneresse senza scatenare una deflazione di massa dovuta al re-pricing di quegli asset gonfiati artificialmente. Le banche centrali, in cooperazione con le banche commerciali, hanno creato una serie di bombe ad orologeria finanziarie attraverso questa politica monetaria ultra-allentata, ovvero, un'espansione artificiale del credito. L'interconnessione, oggi, di tutte queste economie è a livelli incredibili. Quelle imprese che negli ultimi 7 anni hanno prosperato grazie a questo espediente monetario, non sono destinate a fare profitti qualora ci sarà un'inversione di tendenza. Il fatto che, per esempio, la maggior parte dei nuovi lavori creati negli USA negli ultimi sette anni siano spuntati negli stati in cui c'è stato il boom dell'olio di scisto trainato dalla pseudo-crescita alimentata dal credito facile cinese, non è un caso. Il fatto che aziende come la Caterpillar abbiano fatto faville negli ultimi sette anni investendo nelle miniere di ferro australiane trainate dalla pseudo-crescita alimentata dal credito facile cinese, non è un caso. Il fatto che le esportazioni USA in Europa siano triplicate a $1,000 miliardi l'anno sin dal 1998, mentre quelle europee verso la Cina siano quintuplicate, non è un caso.

Credete che la prossima crisi arriverà dal mercato azionario? Ebbene, non sarà così. Il recente flash crash dell'S&P 500 ha rappresentato un monito di come siano interconnessi attualmente i mercati di tutto il mondo, ma la loro essenza deriva dallo stress che affrontano le società sottostanti. Sarà il loro fallimento a catena che rappresenterà l'innesco della prossima recessione. Infatti, i titoli che sono stati gonfiati artificialmente dalla baldoria del credito a buon mercato sprigionato dalle stampanti monetarie di tutto il mondo, rappresentano un valore artificiale costruito sulle basi paludose dell'ingegneria finanziaria e dell'azzardo morale. Il mercato proseguirà la pulizia passando dalle compagnie fallite alle istituzioni finanziarie affamate di rendimenti che si sono fiondate come avvoltoi su qualsiasi asset che avesse potenzialità d'apprezzamento. Sarà, quindi, la volta degli hedge fund.

Il riverbero sui mercati mondiali, a seguito di uno tsunami di margin call, sarà pressoché immediato. Quanto durerà un hedge fund come quello di Talpins pieno fino all'orlo di bond sovrani e una leva finanziaria oltre i limiti dello scibile umano? Quanto durerà la reflazione della bolla immobiliare costituita da hedge fund che si sono improvvisati padroni di casa e hanno acquistato case pignorate solo per cartolarizzarne il flusso degli affitti? Quanto dureranno i riacquisti d'azione proprie da parte delle grandi aziende, cosa che finora ha tenuto in piedi enormi zombie falliti? E che dire di tutta la catena di prestiti agli studenti e prestiti per automobili in un ambiente di mercato in cui i salari sono stagnanti (o peggio in calo), la burocrazia nel mondo del lavoro è onnipresente, e la produzione di automobili va avanti solo a colpi di credito a buon mercato?

Le deformazioni e le distorsioni sin dal 2008 si sono moltiplicate, non sono scomparse.



NULLA È PER SEMPRE

Guardare fin dove si stanno spingendo i pianificatori monetari centrali, è davvero doloroso. E' un pugno al buon senso. E' soprattutto un pugno alla teoria economica. In economia non esiste niente come un tasso d'interesse negativo, le preferenze temporali degli attori di mercato sono sempre positive. Questi pagliacci vorrebbero semplicemente attuare diversi raid nei risparmi degli individui attraverso tasse sul contante, o tasse sulle obbligazioni attraverso una domanda artificiale di tali titoli mediante un artifizio burocratico (es. Basilea III), o tasse sui depositi delle riserve nelle banche centrali. L'unico verbo che i pianificatori monetari centrali conoscono, è questo: rubare mediante la falsificazione.

Non hanno alcun controllo sugli attori di mercato. Non hanno alcun controllo sui tassi di riferimento. Non hanno alcun controllo duraturo sui tassi delle obbligazioni sovrane. E' per questo motivo che la Yellen lo scorso 17 settembre non ha "alzato" i tassi d'interesse: non può farlo. Non ha una strategia precisa da attuare. Le banche sin dallo scoppio della crisi nel 2008 si sono trincerate nelle riserve in eccesso e Main Street è tornata a spendere solo quello che riesce a guadagnare avendo raggiunto il "picco del debito". I pianificatori monetari centrali, quindi, hanno il potere d'influenzare l'ambiente economico circostante attraverso le tasse. Ma questa è una strategia che nel lungo periodo ha conseguenze impreviste. Maggiore è l'influenza che si vuole esercitare, maggiore saranno le destabilizzazioni risultanti. Esercitare il controllo sul denaro vuol dire voler esercitare il controllo sulle persone, incasellarle il più possibile lungo un percorso prevedibile. Questo vuol dire uno spostamento netto verso un'economia di comando. F. A. Hayek ci aveva messo in guardia da questo esito: The Road to Serfdom.

Quindi, prima di qualsiasi azione, i pianificatori monetari centrali si assicureranno di avere ben salde le redini del mercato nelle loro mani. Lo sforamento in territorio negativo, o NIRP, non è altro che quella fase economica chiamata rendimento marginale decrescente. Ovvero, se fino ad ora il bacino dei risparmi reali è rimasto stagnante a causa degli interventi continui dei banchieri centrali nell'economia più ampia, potremmo assistere ad un suo costante calo nel futuro prossimo. I pianificatori monetari centrali pensano di poter gestire questa sistuazione a colpi di tasse e burocrazia. Si sbagliano. Non si accorgono che, in realtà, la loro presunzione di conoscenza manderà all'aria tutti i loro piani presumibilmente ben congeniati.

Per quanto la narrativa mainstream voglia farci bere la storia della "ripresa sostenibile" e del "disaccoppiamento" delle varie nazioni dai problemi delle altre, gli indizi che possiamo raccogliere dall'ambiente che ci circonda raccontano un'altra storia. In Europa, ad esempio,la Grecia è stata salvata per l'ennesima volta per il rotto della cuffia, ma ciò non ha fatto svanire il problema di fondo: troppo indebitamento. Infatti, nell'aggiornamento del DEF italiano, è stato rivisto al rialzo il deficit di bilancio per l'anno prossimo (+0.8%), mentre si spera che diminuisca il debito in rapporto al PIL (che rispetto al quadro tendenziale aumenta di 1.1pc). Come se le spese non calano e le entrate languono ormai (il saldo primario è stato rivisto al 2.0% rispetto al tendenziale del 2.9%)? Come se l'economia globale è alle porte della prossima recessione?

In sintesi, ci viene ricordata quella regola che ogni keynesiano ha appreso nel corso della sua carriera accademica: i deficit aiutano a superare le recessioni. In realtà l'ha appresa per sentito dire, visto che nessuno di loro s'è preso la briga di leggere la Teoria Generale. Non è una colpa, è un tomo illeggibile. Anche perché se l'avessero letto, ora che parlano di una presunta ripresa economica dovrebbero annunciare una mossa contraria: diminuzione dei deficit e aumento delle tasse per recuperare quanto speso durante il periodo d'indebitamento. Invece ai discepoli di Keynes piace vivere nel mondo delle favole, dove deficit crescenti e debito alle stelle sono la normalità.

Tale condizione non è esclusiva dell'Italia, anche la Francia sguazza in un pantano simile.

Dall'altra parte del mondo, c'è la Cina in caduta libera che tra crash del mercato azionario, aumenti delle misure restringenti la libertà personale e finanziaria, rallentamento commerciale ed emissione di nuove bombe ad orologeria finanziarie, rappresenta il più temibile degli incidenti finanziari annunciati. Sebbene i pianificatori monetari centrali sminuiscano un rischio di contagio globale, affermando che le azioni della Cina sono in possesso dolo del 2% della popolazione mondiale, scordano di menzionare che la Cina è il più grande distributore di cose al mondo e la sua economia s'è incentrata principalmente sulla produzione. Questa produzione è il riflesso di una serie d'investimenti imrpdouttivi in settori che ora stanno soffrendo di una mancanza di domanda: l'offerta ha superato la domanda. Crollando sotto il peso di profitti in calo, le industrie cinese, piene di leva finanziaria fino agli occhi, soccomberanno sotto il peso di un riaggiustamento della domanda e dell'offerta. Di conseguenza, terminerà la manna di prodotti quasi gratis proveniente dalla Cina, sferrando un altro colpo incapacitante alle vendite e al consumo tiepido che abbiamo visto sin dalla presunta fine della Grande Recessione.

Siamo tornati nelle sabbie mobili della stagflazione, un risultato economico che nell'ottica dei keynesiani è impossibile da raggiungere. In realtà, questo è il prodotto delle loro ricette che nel corso del tempo si sono fatte sempre più audaci dal punto di vista monetario e fiscale. Ed è per questo motivo che nel breve-medio termine il mondo è direzionato verso una centralizzazione dei poteri. In Europa, ad esempio, si fanno sempre più insistenti le voci per la formazione di un'unione politica definitiva. Il modello del Venezuela sarà importato anche dai governi occidentali, trascinando la società verso un abisso di oppressione ed erosione delle libertà individuali. Finché sarà possibile tenere in piedi l'attuale sistema le cose andranno così. Ma l'insostenibilità di questo sistema ci garantisce un esito diverso: il fallimento porterà verso il decentramento.

Infatti, nel lungo termine non vedo centralizzazione bensì il contrario. L'informatizzazione galoppante a cui assistiamo ogni giorno e la progressiva incapacità della pianificazione centrale di controllare peculiramente i singoli individui, scardineranno silenziosamente le pastoie soffocanti che tendono a tenerci legati alla pianificazione centrale. Non ci sarà alcuna rivoluzione. Non serve. Le rivoluzioni sono solamente dei cambiamenti di facciata; servono infatti a sostituire un gruppo di comando con un altro gruppo di comando. Per una stabilità monetaria non abbiamo bisogno di banche centrali, ma della loro abolizione. Per una migliore istruzione non serve occupare l'attuale sistema pubblico d'istruzione, bensì andare online e seguire i vari corsi messi a disposizione degli utenti (es. Khan Academy).

Le rivoluzioni occupano il sistema esistente e lo mandano avanti. Non rendono alcun servizio alla libertà. Ciò di cui abbiamo bisogno è una secessione. Ciò di cui abbiamo bisogno è ritirare la legitimmità che si infonde nelle attuali istituzioni. Sta accadendo. Non c'è bisogno di alcuna organizzazione centrale affinché dica agli individui "cosa fare". Accadrà semplicemente scandalo dopo scandalo, inefficienza dopo inefficienza. L'ordine centrale resterà a corto di supporto e di finanziamenti. La tecnologia opensource rivoluzionerà il mondo decentralizzandolo in modo crescente; nessuno insedierà le istituzioni esistenti, nessuno insedierà i posti di comando esistenti, saranno semplicemente lasciati morire sotto il peso delle loro passività ed inefficienze. C'è di meglio là fuori. Le persone se ne stanno rendendo conto. Stanno capendo l'importanza del decentramento. La secessione, quindi, ci porterà ad un decentramento dei poteri, e non ad un loro accentramento. Non c'è assolutamente bisogno di prendere le armi contro lo stato; basta semplicemente smettere di collaborarvi. Di questo passo, per lo stato, sarà più difficile tiranneggiare i singoli individui.



CONCLUSIONE

Dal punto di vista matematico il paradosso di Banach-Tarski ci dice che esiste la possibilità che un determinato oggetto finito possa diventare infinito se riusciamo a trovare una corretta sequenza numerica da applicare al modo in cui viene diviso. Allo stesso modo, il keynesismo ci dice che esiste il modo per sfuggire alle sabbie mobili della recessione attraverso una spesa in deficit e un interventismo nei mercati monetari. Portando come prova i loro modelli econometrici, pensano che ridistribuendo la ricchezza essa finirà nelle mani di attori di mercato che la metteranno meglio a frutto. Non si preoccupano dei desideri dei singoli individui a cui viene sottratta tale ricchezza. Non capiscono come la loro mancata spesa danneggi in modo irreversibile l'ambiente economico. Non capiscono come le ricette da loro sponsorizzate sono la causa degli attuali mali economici.




Gli eccessi e le fragilità del sistema economico a denaro fiat eruttano in ogni anfratto dell'economia mondiale, e non verranno cancellati per magia dai modelli DSGE dei keynesiani. Il tasso di default di quelle imprese con un basso rating di credito e che hanno goduto della manna della ZIRP, sono al livello più alto sin dal 2013; la bolla dei prestiti per automobili è arrivata a $900 miliardi, alimentando un mercato artificiale con una capacità in eccesso sbalorditiva; la bolla dei prestiti agli studenti ha caricato le nuove generazioni di un debito impagabile visto l'ambiente lavorativo stagnante e li costringerà ad essere dipendenti a vita del welfare state; la reflazione della bolla immobiliare è stata trainata da quelle famiglie che dopo il 2008 sono dovute andare in affitto e che sono diventate il collaterale di una serie di prodotti finanziari di dubbia qualità basati sul flusso costante di questi affitti; ecc.

Queste deformazioni non posso essere lavate via attraverso una politica monetaria accomodante, o attraverso un presunto ritorno ad un interventismo soft. Nessuna equazione o statistica impedirà alle forze di mercato di ripulire ancora una volta gli errori economici che sono stati commessi sino ad ora. Quindi tenete occhi ben aperti, una recessione è alle porte e i prossimi 12-18 mesi saranno molto interessanti.


giovedì 24 settembre 2015

Il ritorno della guerra degli zombie

La guerra degli zombie non solo viene alimentata dal credito facile, ma anche da una domanda artificiale per beni e servizi che in realtà nessuno vorrebbe. Sfruttando quella legge economica secondo cui "al calare del prezzo la quantità domandata aumenterà", i pianificatori centrali creano un'illusione di ricchezza stimolando artificialmente i desideri degli attori di mercato. Stimolo di un consumo delle risorse presenti a scapito del futuro, perché tale stimolo avviene attraverso il credito fiat e non attraverso una produzione di ricchezza reale. Le bolle finanziarie sono l'esempio eclatante. Fondano il loro successo temporaneo su una domanda artificiale e su un consumo sfrenato. Sono cose, quindi, che in realtà nessuno vuole, ma di cui si lascia abbindolare a causa del prezzo basso. Che si tratti di azioni o immobili, la falsificazione dei prezzi crea una domanda artificiale per questi beni che si fonda sostanzialmente sull'acquisto e sulla vendita ad un prezzo maggiorato. Quando la bolla scoppia, infatti, i polli che vengono spennati rimangono con un asset che per loro in realtà non ha alcun valore e che hanno pagato una fortuna. Questi polli si vedranno pignorare l'asset e rimarranno con un pugno di mosche in mano. Durante una bolla gli asset gonfiati valgono di più perché gli investitori giudiziosi restano ai margini, e tornano in partita quando la bola scoppia. Così è accaduto nel 2008, quando migliaia d'investitori sono entrati nel mercato immobiliare e hanno comprato case a prezzi stracciati e poi le hanno date in affitto. Grazie al loro rating di credito puro e non intaccato dalla baldoria precedente, hanno potuto accedere al credito, ristrutturare una casa e poi ripagare il finanziamento affittando a quei polli che avevano usato la propria casa come bancomat durante la bolla immobiliare Greenspan/Bernanke. È una buona opportunità d'investimento, e di certo è nettamente migliore del mercato azionario. Per chi vive negli Stati Uniti, ad esempio, questo è un buon momento per accendere un mutuo a tasso fisso, comprare una casa a poco, ristrutturarla e poi affittarla. Con l'inflazione dei prezzi in agguato, il suo debito sarà un fardello più leggero.
___________________________________________________________________________________


di Bill Bonner


PARIGI – Stiamo monitorando tre cose in quello che ormai è diventato una sorta di mondo disarticolato – le azioni degli Stati Uniti, le azioni cinesi e l'oro. Nessuna s'è mossa in modo significativo ieri.

Quindi torniamo alla Grande Guerra degli Zombie.

Iniziamo col dire che non sappiamo mai cosa succederà domani. Nessuno lo sa.

Tutto quello che possiamo fare è aprire gli occhi e guardare... da un lato, poi dall'altro... attraverso il vetro scuro... senza malizia e con un sorriso ironico sul nostro viso.

Detto questo... la Grande Guerra degli Zombie è una nostra invenzione.

Descrive le forze coinvolte e ciò che c'è veramente in ballo.

Ad esempio, perché c'è una lotta così disperata per mantenere gonfiata la bolla del credito? Perché non lasciare che esca un po' d'aria e consentire una discesa ai prezzi degli asset?

Perché da un lato ci sono forze – zombie, clientelisti e federali – che vogliono dire agli altri cosa fare e vogliono vivere a loro spese. E spendere soldi che non appartengono a loro è uno dei modi in cui lo fanno.

Dove prendono i soldi?

Dalla creazione del credito – che le banche centrali possono influenzare (ma mai controllare completamente) mediante la manipolazione dei tassi d'interesse.

Ma chi c'è dall'altro lato di questa lotta?

"Individui onesti e laboriosi", potremmo dire. Ma non c'è bisogno che siano particolarmente laboriosi. A molti non cala mai nemmeno una goccia di sudore.

E onesti?

Non necessariamente. Potrebbero mentire sulle tasse, o alle loro mogli; non lo sappiamo.

Tutto quello che possiamo dire con certezza è che non sono zombie, clientelisti, o federali.

Tra l'altro c'è un sacco di gente laboriosa e onesta – tra cui alcuni nostri cari lettori – che si trova nella categoria degli zombie, seppur non per colpa loro.

Per esempio, le persone che ora stanno raccogliendo i benefici della previdenza sociale, o del Medicare/Medicaid, al di là di quello con cui hanno contribuito.

In piccola misura, anche una persona che lascia la sua auto in un posto auto per disabili, sta godendo di un privilegio da zombie: qualcun altro è stato costretto a preparare il posto.

Anche insegnanti, vigili del fuoco, militari, medici, commercialisti – una vasta gamma di persone che lavora duramente e porta a casa una giornata di lavoro onesto – possono essere zombificati.

Vale a dire, il loro lavoro può essere inutile, improduttivo, o ingiustificatamente caro grazie all'intercessione dello stato.

In molti casi, in assenza di un mercato attivo per i loro servizi, è impossibile saperlo. Un insegnante di scuola pubblica può fare un ottimo lavoro, per esempio, ma potrebbe godere di una paga inferiore rispetto al suo pari in una scuola privata.

Potremmo dire che è un "mezzo zombie".

Quindi cerchiamo di non farne una questione personale. Consideriamo invece la natura del sistema.

Nella sua rubrica fissa sul Sunday Telegraph, l'economista e amico Liam Halligan di recente ha preso di mira un nuovo libro che sta facendo faville in Gran Bretagna, PostCapitalism: A Guide to Our Future.

E' qualcosa che non vorremmo leggere. Già dal titolo possiamo affermare che si tratta di un libro privo di senso.

Fraintende il capitalismo sin dall'inizio. L'autore – Paul Mason, direttore di Channel 4 News – sembra pensare che si tratti di un sistema preciso, le cui regole e i cui principi possono essere migliorati.

Mason scrive che possiamo "salvarci dalle turbolenze socio-economiche e dalla disuguaglianza andando oltre il capitalismo". L'autore prende quindi il suo posto nella lunga fila di ficcanaso, bulli e pseudo-miglioratori del mondo, che pensano d'essere più intelligenti di tutte le altre persone del mondo messe insieme.

Il capitalismo non è un "sistema" come la democrazia, o un gabinetto di compostaggio. Non è qualcosa che chiunque può progettare. Non è qualcosa che può essere migliorato consapevolmente.

E' il risultato – o dovrebbe esserlo – del libero mercato, il quale ingloba le intuizioni, il lavoro, le scommesse e la fortuna di milioni di persone in tutto il pianeta.

Migliorarlo?

Si potrebbe benissimo "migliorare" il prezzo delle azioni Wal-Mart o di un chilo di pesche.

Il capitalismo non è un sistema che si può prendere o lasciare, spezzetteralo in varie parti e lasciarne alcune in modo da renderlo più adatto alle proprie esigenze.

Il capitalismo è ciò che si ottiene quando si rispettano le regole della civiltà. Non uccidere. Non rubare. Non dire falsa testimonianza. Il resto probabilmente non importa, ma non ci siamo presi la briga di pensarci molto.

Gesù condensò le varie regole in soli due dettami: ama Dio e ama il tuo prossimo.

Lo studioso ebreo Hillel il Vecchio lo disse in termini che anche un bambino potesse capirlo: non fare agli altri quello che non vuoi sia fatto a te.

Tutto il resto sono dettagli. Non si può amare il prossimo e rubare la sua roba. Se si segue questa regola, il capitalismo è quello che si ottiene. Non vi è alcun modo per migliorarlo.

Ma attenzione! Ci saranno sempre persone intelligenti con una buona idea – un'app chiamata Uber, ad esempio.

In questo modo potete viaggiare più facilmente. Conducente e passeggero sono monitorati dal sistema di Uber per fornire qualità e affidabilità ad entrambi.

E costa una frazione rispetto ad una corsa in taxi.

Se ai clienti non piace il servizio, non ne fanno uso.

Semplice, no?

Giusto? Onesto?

Il capitalismo non se ne preoccupa. E' qualcosa che riguarda compratori e venditori.

Aspettate! Possiamo migliorare questo sistema?

Sì, dicono i clientelisti.

Come?

Terminandolo!

Questo è quello che ha cercato di fare la polizia di Parigi. Abbiamo saputo che ora è illegale utilizzare l'applicazione Uber nella Città delle Luci.

E a New York, Bill de Blasio vuole limitare il numero di nuovi conducenti che Uber può assumere. Questo è il modo per rilanciare l'occupazione!

Nel frattempo Hillary Clinton, campionessa degli zombie e dei clientelisti di tutto il mondo, sta prendendo di mira la "sharing economy" – in cui innovazioni come Uber e Airbnb permettono alle persone di condividere e ridistribuire la capacità in eccesso senza alcun controllo top-down. Ha promesso la cosiddetta "linea dura" se verrà eletta presidente.

Ama il prossimo tuo – ma solo se dà un contributo alla campagna elettorale.

Saluti,


[*] traduzione di Francesco Simoncelli: http://francescosimoncelli.blogspot.it/