di
Francesco Simoncelli
Nel mondo della matematica esiste un paradosso che molto probabilmente i pianificatori monetari centrali hanno preso come modello. Quando s'intromettono nel mercato monetario modificando artificialmente il tasso d'interesse, lo fanno spacciando la favoletta secondo cui il loro intervento non solo è neutrale ma addirittura crea ricchezza reale. Il paradosso di Banach-Tarski, infatti, quando applicato ad una barretta di cioccolata da 4x8 quadratini, sembra che possa creare un quadratino dal nulla mentre l'intero rimane lo stesso. Come? Tagliando e riordinando i pezzi. Potete visualizzare meglio quanto detto, guardando
questo video. In realtà, l'illusione è presto svelata perché sebbene si ottenga un quadratino extra di cioccolata a fronte di una barretta intatta, ciò che non si vede è che l'altezza della barretta viene progressivamente intaccata al ripetersi di questo esperimento.
In pratica, è quello che le banche centrali presumono di spacciare quando sviliscono la propria divisa come politica monetaria. Sebbene all'inizio le unità monetarie comprano lo stesso ammontare di cose che compravano ieri, man mano che il denaro di nuova creazione invade l'economia più ampia il potere d'acquisto della divisa in questione diminuisce. Aumentando la quantità di moneta artificialmente, non si aggiunge nulla alla produzione reale. Infatti essa viene consumata da coloro che entrano per primi in possesso delle nuove unità monetarie, lasciando il conto da pagare a coloro che la ricevono per ultimi o, peggio, non la ricevono affatto.
Se non si capisce l'origine del denaro e come esso influenza la vita degli attori economici, non si ha speranza di capire l'origine della ciclicità delle crisi, né si ha speranza di intravedere soluzioni ai guai finanziari di cui siamo spettatori oggigiorno. L'argomento monetario è cruciale, non solo dal punto di vista teorico; l'appropriazione da parte dello stato della stampante monetaria rappresenta il tentativo di un gruppo ristretto di persone di controllare la società nel suo complesso. È sempre stato questo il motivo per cui il denaro fiat è denaro scoperto: controllo delle persone.
COS'È IL DENARO?
Prima di addentrarci più in profondità nella questione legata al denaro fiat, è bene delineare le basi attraverso le quali è possibile capire cos'è in realtà il denaro. Può sembrare una questione alquanto banale, ma ancora oggi la maggior parte delle persone quando si confrontano con questa domanda non riesco a definire propriamente il concetto di denaro. In realtà, la confusione aleggia sovrana all'interno del mondo economico perché la maggior parte delle persone è incapace di dare una definizione chiara e precisa di quei termini che spesso si ritrova a pronunciare. Questo non solo riguardo l'economia, ma è un tratto abbastanza diffuso nella società. Ovvero, dare per scontato un determinato concetto per non fare la figura degli ignoranti. Si premia l'arroganza all'onestà. Non si vuole fare la figura degli sciocchi. Ma se il vostro bluff viene scoperto, la figura da sciocco sarà duplice. Ammettere con umiltà i propri limiti serve ad apprendere. Nessuno vi biasimerà se vorrete apprendere. Nessuno penserà che siete sciocchi se manifestate la volontà d'apprendere.
Quindi, quando vi ritrovate davanti alla domanda "Cos'è il denaro", la migliore risposta che possiate dare è la seguente:
la merce più commerciata, o commerciabile. È quella merce che viene scambiata la maggior parte delle volte nella maggior parte degli scambi degli attori economici. La sua evoluzione è dovuta a quello che Friedrich Hayek chiamava ordine spontaneo, ovvero, il risultato di migliaia e migliaia di azioni che ogni giorno vengono compiute dagli attori economici. Il denaro è l'ennesima prova che quando le questioni cruciali vengono lasciate nelle mani del libero mercato, esso è in grado di trovare le soluzioni migliori affinché vengano aumentati genuinamente tempo ed efficienza. Perché? Perché vengono soddisfatti i desideri degli attori di mercato, i quali, attraverso le loro azioni volontarie, formano nientemeno che il libero mercato stesso. Perché libero? Perché esistono sanzioni negative in caso di comportamenti sconsiderati e truffaldini.
Il denaro, ovviamente, non è nato in una volta e attraverso un evento clamoroso. No, la merce diventata denaro ha percorso un lungo processo di selezione nel quale ha superato diversi "test" (es. divisibilità, non alterabilità, portabilità, riconoscibilità). Non solo, ma il concetto di denaro è nato solo in seguito a quello di baratto. Questa pratica di scambio rudimentale e rozza, era un avanzamento delle società primitive che si affacciavano per la prima volta nel mondo dell'economia sociale, mentre abbandonavano progressivamente l'economia autarchica. La necessità degli individui di commerciare e quindi dare soddisfazione ai loro desideri, li ha portati a condividere con altri individui le loro conoscenze e i frutti del loro lavoro. Ma questo avanzamento lungo la storia degli scambi non monetari, presentava due problemi principali. In primo luogo, il baratto necessitava di quella che viene definita "doppia coincidenza dei desideri". Ovvero, se entrambi gli attori di mercato non avevano ciò che desiderava l'altro, non ci sarebbe stato scambio finché uno dei due non avesse trovato il modo di soddisfare i desideri dell'altro attore di mercato con quel bene o servizio ch'egli desiderava di più. L'atto dello scambio, infatti, non è un processo neutrale; entrambe le parti quando concludono le loro operazioni se ne vanno soddisfatte e con la sensazione d'averci guadagnato.
La ricerca di quel bene o servizio che una delle due parti voleva non era semplice, perché era plausibilmente possibile che il malcapitato di turno avrebbe dovuto girare in lungo e in largo per entrare in possesso dell'elemento desiderato dall'altra parte in causa. Fu questa necessità che diede i natali alla cosiddetta "collettività", ovvero, un agglomerato di vari individui spinti ad unirsi per migliorare prevalentemente tempo ed efficienza che dedicavano agli scambi giornalieri. Non fu per decreto. Non fu per un "bene comune". Fu il risultato di una catena di eventi messi in moto dal volontarismo degli individui che necessitavano di specializzare le loro pratiche di scambio in modo da aumentarne l'utilità e il valore.
In secondo luogo, il baratto non permetteva una divisibilità delle merci scambiate, portando di conseguenza a grandi disallineamenti di valore all'interno degli scambi di mercato. Un bene strumentale, ad esempio, non poteva essere diviso affinché potesse essere scambiato con un bene di consumo, la differenza di valore sarebbe stata incolmabile, ovvero, lo scambio tra due attori economici non avrebbe prodotto un vantaggio per entrambi bensì un vantaggio per uno e uno svantaggio per un altro. Ad esempio, nessuno si sarebbe mai sognato di scambiare una mucca per un uovo; o viceversa una "montagna" di uova per una mucca.
Infine, il baratto non permetteva agli attori di mercato di praticare un calcolo economico accurato riguardo le attività che svolgevano. Di conseguenza questa forma di scambio poteva essere solo praticata in un'economia "semplice" con una divisione del lavoro primitiva in cui le specializzazioni erano soppresse, ad esempio, da una certa impossibilità ad accumulare risparmi in modo da migliorare i servizi e le merci messe a disposizione degli attori di mercato. Ma con la formazioni d'agglomerati sempre più consistenti d'individui, non solo variò la quantità di prodotti presenti in quelle società, soprattutto emersero alcuni scambi ch'erano più frequenti rispetto ad altri. Un cambiamento al margine portò alla ribalta tra gli attori di mercato un particolare tipo di merce per la quale una frangia della società reputava un valore d'uso elevato. Progressivamente, quindi, ci si spostò da un'economia non monetaria (o di scambio diretto) ad una monetaria (o di scambio indiretto). Questo spostamento avvenne in proporzione alla diffusione di quella merce che, in base al suo valore d'uso elevato, veniva utilizzata per arrivare
più velocemente a quella merce necessaria per concludere uno scambio.
La merce intermedia quindi non rappresentava la conclusione di un qualsiasi scambio, bensì il mezzo attraverso il quale risparmiarsi una sequela iperbolicamente infinita di scambi. Non solo, ma l'economia monetaria portò con sé la possibilità d'accumulare quella merce con un valore d'uso elevato, poiché agli occhi degli attori di mercato ricopriva il ruolo di riserva di valore. Questo significa che poteva essere utilizzata in un secondo momento senza il timore che potesse svanire o corrompersi. Ciò permise, in seconda battuta, agli attori di mercato di operare un calcolo economico il più preciso possibile in relazione alle loro attività.
La società scoprì, quindi, che all'aumentare dell'affidabilità e della stabilità del mezzo monetario da essa utilizzato, poteva stimolare positivamente le attività economiche praticate al suo interno. Questo significa che comparirono sul mercato tutta una serie di nuovi beni e servizi che andavano a soddisfare i vari desideri che gli attori di mercato manifestavano. Non solo, ma la solidificazione di quelli precedenti forniva agli attori di mercato una solida base da cui sviluppare nuove idee con cui cercare di guadagnare più quote di mercato, o di scoprirne di nuove.
IL DENARO FIAT E LA PRESUNTA CRESCITA INFINITA
Nel corso dei secoli l'oro è stato scelto dalle azioni degli attori di mercato come merce più affidabile per ricoprire il ruolo di denaro. Oltre ad essere trasportabile, facilmente riconoscibile, divisibile, non alterabile, chimicamente e fisicamente stabile, l'oro rappresentava una sorta di limitatore delle azioni sconsiderate da parte dei governanti che potevano ricorrere al loro ruolo dominante nella società per trarne fraudolentemente profitto.
Ciò è accaduto molto spesso nel corso della storia, ma ogni volta la correzione degli errori commessi permetteva un ritorno a fondamentali di mercato genuini. Inoltre, in virtù del gold standard, l'entità degli errori commessi era sostanzialmente minima poiché l'oro permetteva di esercitare un controllo sulle irresponsabilità che si sarebbero potute accumulare. In una parola, l'oro è stato un ottimo vaccino contro l'azzardo morale che può scaturire da una posizione di vantaggio acquisita artificialmente.
Purtroppo per gli attori di mercato, le cose iniziarono a cambiare all'inizio del XX secolo quando i progressisti iniziarono a spacciare il loro programma di pianificazione dell'economia attraverso l'inaugurazione di una banca centrale. In realtà, questo movimento aveva mosso i primi passi un secolo prima con Hamilton che si vide sconfitto da Jackson nel rinnovamento dell'atto costitutivo della Seconda Banca degli Stati Uniti, un prototipo di banca centrale. La crescita economica senza precedenti sperimentata dagli Stati Uniti nel XIX secolo, mise a tacere la loro propaganda mostrando come un sistema di
free banking poteva meglio gestire i segnali di mercato che si dipanavano lungo le trame delle azioni degli individui. Era un sistema che riusciva meglio a diffondere informazioni e conoscenza. Ciononostante non mancarono crisi e momenti di difficoltà, i quali, però, sono tranquillamente riconducibili a guerre e tentativi di frode operati dallo stato. Il libero mercato ha badato agli affari propri. L'ha sempre fatto.
Ma i progressisti non si tirarono indietro e iniziarono a spacciare la favoletta secondo cui col loro modello di gestione, gli Stati Uniti non solo avrebbero potuto continuare a prosperare, ma addirittura trovare quella agognata stabilità ed emancipazione dalle crisi economiche. La loro propaganda attecchì
dopo il panico del 1907, il quale fu seguito da un incontro segreto a Jekyll Island tra magnati dell'industria e politici. Da qui nacque la Federal Reserve, la quale
avrebbe scimmiottato il funzionamento delle
clearing house emerse in precedenza nel sistema
free banking. Infatti si presumeva che le altre banche facenti parte del Federal Reserve System avrebbero vigilato sulle azioni della FED; a parte la NYFED, tutte le altre banche regionali Federal Reserve sono delle comparse. Non hanno alcun peso nel FOMC. Infatti la FED s'è trasformata nel corso del tempo da una sorta di guardiano passivo, il cui compito era quello di fornire liquidità d'emergenza in accordo coi tassi d'interesse esistenti, in un gigantesco mostro interventista desideroso di controllare ogni aspetto dell'attività economica esistente.
Infatti, dopo lo shock di Nixon del 1971 in cui veniva chiusa definitivamente la cosiddetta "finestra dell'oro" e lo zio Sam frodava tutti quei paesi che avevano acquistato i suoi titoli di stato forti della promessa di poterli redimere in oro a $35 l'oncia, iniziarono gli interventi statali e accademici per far credere alla popolazione che nello scantinato della FED c'era l'elisir di lunga ricchezza economica: la stampante monetaria. Dapprima apparve l'
Humprey-Hawkins Full Employment Act nel 1978, in cui s'insigniva la FED del ruolo di custode di un'economia da portare alla massima occupazione. Poi, nel 1993, apparve anche la cosiddetta
Taylor rule e il target d'inflazione al 2%. Ovvero, venivano formalizzati sotto forma d'equazione i vaneggiamenti di James Tobin secondo cui l'economia degli USA altro non era che una grande vasca da bagno che poteva essere riempita fino all'orlo di domanda aggregata. La "Taylor rule" è stata concepita dal professore della Stanford John B.Taylor, il quale mise a punto un'equazione matematica che cercava d'inquadrare una politica d'azione per le banche centrali in sintonia con un target d'inflazione e una produzione potenziale. Secondo questo metodo, più è alta l'inflazione, più i tassi d'interesse devono salire; viceversa, più è bassa l'inflazione, più i tassi d'interesse devono scendere. Questo punto di vista è palesemente keynesiano. Perché? Perché permette alle banche centrali d'interferire con le preferenze temporali degli attori di mercato... disallineandole.
Gli errori economici che si sono venuti a creare sin da quando il denaro cartaceo è stato disconnesso dalla sua copertura, ovvero l'oro, sono stati di una magnitudine esponenzialmente superiore di quelli che si commettevano quando il gold standard manteneva l'asta economica in cui siamo immersi il più onesta possibile. L'enorme espansione del credito abilitata dalle banche centrali ha permesso alle banche commerciali di rilasciare una baldoria di prestiti a tassi ridicoli con cui far ingozzare l'economia più ampia. Forti della protezione del cartello bancario centrale, non si sono fatte problemi a sprofondare nell'azzardo morale. L'hanno potuto fare anche grazie alla possibilità di operare in riserva frazionaria, ovvero poter detenere in riserva solo una parte dei depositi a loro consegnati e prestare il resto. In questo modo si viene a creare un fenomeno economico pericoloso in cui il depositante può attingere in ogni momento al suo denaro, mentre il mutuatario a cui viene prestata la somma può usare quello stesso denaro per investirlo o sperperarlo.
Più sono bassi i requisiti di riserva, più sarà alto il moltiplicatore monetario. Più sono bassi i requisiti di riserva, più denaro può prestare la banca commerciale. La banca centrale può controllare la base monetaria, mentre gli aggregati monetari più ampi vengono influenzati dalla creazione del credito da parte delle banche commerciali. Il grafico qui sopra vi permette di visualizzare cosa succede quando la banca centrale crea dal nulla 10,000 unità di denaro e le cede ad una banca commerciale in cambio di un bond statale, ad esempio. Dopo 50 passaggi attraverso la riserva frazionaria (con requisiti di riserva al 10%) e vari prestiti, l'offerta monetaria totale ammonta a circa 90,000 unità di denaro.
CONSEGUENZE IMPREVISTE
Equazioni, numeri e statistiche hanno preso in ostaggio l'economia reale, fornendo agli attori di mercato un panorama economico decisamente diverso da quello che avevano in mente. Attraverso questi espedienti numerici, i pianificatori centrali hanno venduto alla popolazione la chimera di una crescita economica perenne. E se non fosse arrivata? Sarebbe stata stimolata. Sarebbero stati messi in campo interventi superiori per permettere alle persone di godere dei frutti dell'economia di mercato. Da quando la crescita ad ogni costo è diventata lo scopo e il fine ultimo degli scambi volontari degli attori di mercato? Ognuno di loro scambia perché prevede di guadagnare qualcosa da tale scambio. A lui non importa nulla della "crescita economica". La sua soddisfazione è più che sufficiente a permettergli d'entrare in contatto con un altro attori di mercato e giungere ad un accordo. A quale prezzo? A quel
clearing price dove entrambe le parti ritengono opportuno siglare un accordo. Giusto? Sbagliato? Queste sono considerazioni che possiamo benissimo lasciare all'etica. L'economia è esente da questo aspetto. Il prezzo a cui viene siglato un accordo è quello che, quando le parti coinvolte sono volontariamente d'accordo, pulisce domanda e offerta. Al di sopra e al di sotto tale prezzo emergono disallineamenti.
Come possono i pianificatori centrali sapere
a priori quale sarà tale prezzo? Non possono. Quindi intervengono affinché possano influenzare gli attori di mercato a concordare lungo le linee d'un prezzo a loro favorevole. Cercano di convincere la popolazione che è possibile approdare lungo le coste del paese di Cuccagna; salvo poi accusare il libero mercato quando le loro promesse fasulle cadono in mille pezzi. Accusano quindi i processi di pulizia dell'economia di mercato di smontare i sogni degli individui. L'economia di mercato non ha mai promesso nulla di tutto ciò; i pianificatori centrali lo promettono ogni volta. E ogni volta vengono smentiti dalle stesse forze di mercato che tentano d'influenzare. L'economia di mercato è un processo dinamico in continuo mutamento, una scoperta continua. La pianificazione centrale, invece, è un processo statico poiché interessato solo a garantire determinati privilegi ad una ristretta cerchia d'individui.
Questa staticità cercano d'imporla attraverso la manipolazione del denaro fiat e del credito fiat, il che significa che cercano di controllare le persone. Ma questo è un trucco monetario che funziona
una tantum, o almeno finché esistono bilanci puliti. Sin dal 2008 gli interventi nell'ambiente di mercato hanno raggiunto livelli senza precedenti, dando vita ad una serie di misure di politica monetaria e finanziaria destinate solamente a tenere a galla invesitmenti improduttivi specifici. Ovvero, quelli appartenenti alla cerchia ristretta di protetti dal cartello delle banche centrali.
L'esplosione dei bilanci delle principali banche centrali ha alimentato uno stato di quasi-boom incendiario, il quale ha fornito benzina ad una serie di attività dissipatrici di ricchezza reale. Agendo in base alla presunta dottrina dell'effetto ricchezza a cascata, i canyon di Wall Street e bische clandestine simili nel resto del mondo sono stati inondati da uno tsunami di liquidità. Ciò non solo è servito a puntellare i bilanci disastrati delle banche TBTF, ma ha fornito loro il collaterale in base al quale speculare selvaggiamente nel settore azionario e nel settore obbligazionario. I pianificatori centrali pensavano che tutto ciò si sarebbe riverberato nell'economia più ampia. Invece non hanno fatto i conti col picco del debito raggiunto da Main Street, il quale ora sta affidando le proprie scelte di spesa ai redditi guadagnati e non più alla leva finanziaria o al bancomat presumibilmente eterno delle case. I bilanci degli attori di mercato sono saturi di debito. La crescita perenne è una artifizio spacciato dalla pianificazione centrale, la quale pretende d'avere l'onniscienza necessaria da direzionare saggiamente l'economia più ampia. Non è andata così. Perché? Perché siamo entrati nell'ottantunesimo mese consecutivo di ZIRP.
In poche parole, le banche centrali si sono intrappolate da sole.
La FED, in particolare, non può ritirare le riserve in eccesso senza scatenare un'inflazione di massa e non può aumentare i tassi d'itneresse senza scatenare una deflazione di massa dovuta al
re-pricing di quegli asset gonfiati artificialmente. Le banche centrali, in cooperazione con le banche commerciali, hanno creato una serie di bombe ad orologeria finanziarie attraverso questa politica monetaria ultra-allentata, ovvero, un'espansione artificiale del credito. L'interconnessione, oggi, di tutte queste economie è a livelli incredibili. Quelle imprese che negli ultimi 7 anni hanno prosperato grazie a questo espediente monetario, non sono destinate a fare profitti qualora ci sarà un'inversione di tendenza. Il fatto che, per esempio, la maggior parte dei nuovi lavori creati negli USA negli ultimi sette anni siano spuntati negli stati in cui c'è stato il boom dell'olio di scisto trainato dalla pseudo-crescita alimentata dal credito facile cinese, non è un caso. Il fatto che aziende come la Caterpillar abbiano fatto faville negli ultimi sette anni investendo nelle miniere di ferro australiane trainate dalla pseudo-crescita alimentata dal credito facile cinese, non è un caso. Il fatto che le esportazioni USA in Europa siano triplicate a $1,000 miliardi l'anno sin dal 1998, mentre quelle europee verso la Cina siano quintuplicate, non è un caso.
Credete che la prossima crisi arriverà dal mercato azionario? Ebbene, non sarà così. Il recente flash crash dell'S&P 500 ha rappresentato un monito di come siano interconnessi attualmente i mercati di tutto il mondo, ma la loro essenza deriva dallo stress che affrontano le società sottostanti. Sarà il loro fallimento a catena che rappresenterà l'innesco della prossima recessione. Infatti, i titoli che sono stati gonfiati artificialmente dalla baldoria del credito a buon mercato sprigionato dalle stampanti monetarie di tutto il mondo, rappresentano un valore artificiale costruito sulle basi paludose dell'ingegneria finanziaria e dell'azzardo morale. Il mercato proseguirà la pulizia passando dalle compagnie fallite alle istituzioni finanziarie affamate di rendimenti che si sono fiondate come avvoltoi su qualsiasi asset che avesse potenzialità d'apprezzamento.
Sarà, quindi, la volta degli hedge fund.
Il riverbero sui mercati mondiali,
a seguito di uno tsunami di margin call, sarà pressoché immediato. Quanto durerà un hedge fund come quello di Talpins pieno fino all'orlo di bond sovrani e una leva finanziaria oltre i limiti dello scibile umano? Quanto durerà la reflazione della bolla immobiliare costituita da hedge fund che si sono improvvisati padroni di casa e hanno acquistato case pignorate solo per cartolarizzarne il flusso degli affitti? Quanto dureranno i riacquisti d'azione proprie da parte delle grandi aziende, cosa che finora ha tenuto in piedi enormi zombie falliti? E che dire di tutta la catena di prestiti agli studenti e prestiti per automobili in un ambiente di mercato in cui i salari sono stagnanti (o peggio in calo), la burocrazia nel mondo del lavoro è onnipresente, e la produzione di automobili va avanti solo a colpi di credito a buon mercato?
Le deformazioni e le distorsioni sin dal 2008 si sono moltiplicate, non sono scomparse.
NULLA È PER SEMPRE
Guardare fin dove
si stanno spingendo i pianificatori monetari centrali, è davvero doloroso. E' un pugno al buon senso. E' soprattutto un pugno alla teoria economica. In economia non esiste niente come un tasso d'interesse negativo, le preferenze temporali degli attori di mercato sono
sempre positive. Questi pagliacci vorrebbero semplicemente attuare diversi raid nei risparmi degli individui attraverso tasse sul contante, o tasse sulle obbligazioni attraverso una domanda artificiale di tali titoli mediante un artifizio burocratico (es. Basilea III), o tasse sui depositi delle riserve nelle banche centrali. L'unico verbo che i pianificatori monetari centrali conoscono, è questo: rubare mediante la falsificazione.
Non hanno alcun controllo sugli attori di mercato. Non hanno alcun controllo sui tassi di riferimento. Non hanno alcun controllo duraturo sui tassi delle obbligazioni sovrane. E' per questo motivo che la Yellen lo scorso 17 settembre non ha "alzato" i tassi d'interesse: non può farlo. Non ha una strategia precisa da attuare. Le banche sin dallo scoppio della crisi nel 2008 si sono trincerate nelle riserve in eccesso e Main Street è tornata a spendere solo quello che riesce a guadagnare avendo raggiunto il "picco del debito". I pianificatori monetari centrali, quindi, hanno il potere d'influenzare l'ambiente economico circostante attraverso le tasse. Ma questa è una strategia che nel lungo periodo ha conseguenze impreviste. Maggiore è l'influenza che si vuole esercitare, maggiore saranno le destabilizzazioni risultanti. Esercitare il controllo sul denaro vuol dire voler esercitare il controllo sulle persone, incasellarle il più possibile lungo un percorso prevedibile. Questo vuol dire uno spostamento netto verso un'economia di comando. F. A. Hayek ci aveva messo in guardia da questo esito:
The Road to Serfdom.
Quindi, prima di qualsiasi azione, i pianificatori monetari centrali si assicureranno di avere ben salde le redini del mercato nelle loro mani. Lo sforamento in territorio negativo, o NIRP, non è altro che quella fase economica chiamata rendimento marginale decrescente. Ovvero, se fino ad ora il bacino dei risparmi reali è rimasto stagnante a causa degli interventi continui dei banchieri centrali nell'economia più ampia, potremmo assistere ad un suo costante calo nel futuro prossimo. I pianificatori monetari centrali pensano di poter gestire questa sistuazione a colpi di tasse e burocrazia. Si sbagliano. Non si accorgono che, in realtà, la loro presunzione di conoscenza manderà all'aria tutti i loro piani presumibilmente ben congeniati.
Per quanto la narrativa mainstream voglia farci bere la storia della "ripresa sostenibile" e del "disaccoppiamento" delle varie nazioni dai problemi delle altre, gli indizi che possiamo raccogliere dall'ambiente che ci circonda raccontano un'altra storia. In Europa, ad esempio,la Grecia
è stata salvata per l'ennesima volta per il rotto della cuffia, ma ciò non ha fatto svanire il problema di fondo: troppo indebitamento. Infatti,
nell'aggiornamento del DEF italiano, è stato rivisto al rialzo il deficit di bilancio per l'anno prossimo (+0.8%), mentre si spera che diminuisca il debito in rapporto al PIL (che
rispetto al quadro tendenziale aumenta di 1.1pc). Come se le spese non
calano e le entrate languono ormai (il saldo primario è stato rivisto al
2.0% rispetto al tendenziale del 2.9%)? Come se l'economia globale è
alle porte della prossima recessione?
In sintesi, ci viene ricordata quella regola che ogni keynesiano ha appreso nel corso della sua carriera accademica: i deficit aiutano a superare le recessioni. In realtà l'ha appresa per sentito dire, visto che nessuno di loro s'è preso la briga di leggere la
Teoria Generale. Non è una colpa, è un tomo illeggibile. Anche perché se l'avessero letto, ora che parlano di una presunta ripresa economica dovrebbero annunciare una mossa contraria: diminuzione dei deficit e aumento delle tasse per recuperare quanto speso durante il periodo d'indebitamento. Invece ai discepoli di Keynes piace vivere nel mondo delle favole, dove deficit crescenti e debito alle stelle sono la normalità.
Tale condizione non è esclusiva dell'Italia,
anche la Francia sguazza in un pantano simile.
Dall'altra parte del mondo, c'è la Cina in caduta libera che tra crash del mercato azionario, aumenti delle misure restringenti la libertà personale e finanziaria, rallentamento commerciale ed emissione di nuove bombe ad orologeria finanziarie, rappresenta il più temibile degli incidenti finanziari annunciati. Sebbene i pianificatori monetari centrali sminuiscano un rischio di contagio globale, affermando che le azioni della Cina sono in possesso dolo del 2% della popolazione mondiale, scordano di menzionare che la Cina
è il più grande distributore di cose al mondo e la sua economia
s'è incentrata principalmente sulla produzione. Questa produzione è il riflesso di una serie d'investimenti imrpdouttivi in settori che ora stanno soffrendo di una mancanza di domanda: l'offerta ha superato la domanda. Crollando sotto il peso di profitti in calo, le industrie cinese, piene di leva finanziaria fino agli occhi, soccomberanno sotto il peso di un riaggiustamento della domanda e dell'offerta. Di conseguenza, terminerà la manna di prodotti quasi gratis proveniente dalla Cina, sferrando un altro colpo incapacitante alle vendite e al consumo tiepido che abbiamo visto sin dalla presunta fine della Grande Recessione.
Siamo tornati nelle sabbie mobili della stagflazione, un risultato economico che nell'ottica dei keynesiani è impossibile da raggiungere. In realtà, questo è il prodotto delle loro ricette che nel corso del tempo si sono fatte sempre più audaci dal punto di vista monetario e fiscale. Ed è per questo motivo che nel breve-medio termine il mondo è direzionato verso una centralizzazione dei poteri. In Europa, ad esempio,
si fanno sempre più insistenti le voci per la formazione di un'unione politica definitiva. Il
modello del Venezuela sarà importato anche dai governi occidentali, trascinando la società verso un abisso di oppressione ed erosione delle libertà individuali. Finché sarà possibile tenere in piedi l'attuale sistema le cose andranno così. Ma l'insostenibilità di questo sistema ci garantisce un esito diverso: il fallimento porterà verso il decentramento.
Infatti, nel lungo termine non vedo centralizzazione bensì il contrario. L'informatizzazione galoppante a cui assistiamo ogni giorno e la progressiva incapacità della pianificazione centrale di controllare peculiramente i singoli individui, scardineranno silenziosamente le pastoie soffocanti che tendono a tenerci legati alla pianificazione centrale. Non ci sarà alcuna rivoluzione. Non serve. Le rivoluzioni sono solamente dei cambiamenti di facciata; servono infatti a sostituire un gruppo di comando con un altro gruppo di comando. Per una stabilità monetaria non abbiamo bisogno di banche centrali, ma della loro abolizione. Per una migliore istruzione non serve occupare l'attuale sistema pubblico d'istruzione, bensì andare online e seguire i vari corsi messi a disposizione degli utenti (es. Khan Academy).
Le rivoluzioni occupano il sistema esistente e lo mandano avanti. Non rendono alcun servizio alla libertà. Ciò di cui abbiamo bisogno è una secessione. Ciò di cui abbiamo bisogno è ritirare la legitimmità che si infonde nelle attuali istituzioni.
Sta accadendo. Non c'è bisogno di alcuna organizzazione centrale affinché dica agli individui "cosa fare". Accadrà semplicemente scandalo dopo scandalo, inefficienza dopo inefficienza. L'ordine centrale resterà a corto di supporto e di finanziamenti. La tecnologia opensource
rivoluzionerà il mondo decentralizzandolo in modo crescente; nessuno insedierà le istituzioni esistenti, nessuno insedierà i posti di comando esistenti, saranno semplicemente lasciati morire sotto il peso delle loro passività ed inefficienze. C'è di meglio là fuori. Le persone se ne stanno rendendo conto. Stanno capendo l'importanza del decentramento. La secessione, quindi, ci porterà ad un decentramento dei poteri, e non ad un loro accentramento. Non c'è assolutamente bisogno di prendere le armi contro lo stato; basta semplicemente smettere di collaborarvi. Di questo passo, per lo stato, sarà più difficile tiranneggiare i singoli individui.
CONCLUSIONE
Dal punto di vista matematico il paradosso di Banach-Tarski ci dice che esiste la possibilità che un determinato oggetto finito possa diventare infinito se riusciamo a trovare una corretta sequenza numerica da applicare al modo in cui viene diviso. Allo stesso modo, il keynesismo ci dice che esiste il modo per sfuggire alle sabbie mobili della recessione attraverso una spesa in deficit e un interventismo nei mercati monetari. Portando come prova i loro modelli econometrici, pensano che ridistribuendo la ricchezza essa finirà nelle mani di attori di mercato che la metteranno meglio a frutto. Non si preoccupano dei desideri dei singoli individui a cui viene sottratta tale ricchezza. Non capiscono come la loro mancata spesa danneggi in modo irreversibile l'ambiente economico. Non capiscono come le ricette da loro sponsorizzate sono la causa degli attuali mali economici.
Gli eccessi e le fragilità del sistema economico a denaro fiat eruttano in ogni anfratto dell'economia mondiale, e non verranno cancellati per magia dai modelli DSGE dei keynesiani. Il
tasso di default di quelle imprese con un basso rating di credito e che hanno goduto della manna della ZIRP, sono al livello più alto sin dal 2013; la bolla dei prestiti per automobili è arrivata a $900 miliardi, alimentando un mercato artificiale con una capacità in eccesso sbalorditiva; la bolla dei prestiti agli studenti ha caricato le nuove generazioni di un debito impagabile visto l'ambiente lavorativo stagnante e li costringerà ad essere dipendenti a vita del
welfare state; la reflazione della bolla immobiliare è stata trainata da quelle famiglie che dopo il 2008 sono dovute andare in affitto e che sono diventate il collaterale di una serie di prodotti finanziari di dubbia qualità basati sul flusso costante di questi affitti; ecc.
Queste deformazioni non posso essere lavate via attraverso una politica monetaria accomodante, o attraverso un presunto ritorno ad un interventismo
soft. Nessuna equazione o statistica impedirà alle forze di mercato di ripulire ancora una volta gli errori economici che sono stati commessi sino ad ora. Quindi tenete occhi ben aperti, una recessione è alle porte e i prossimi 12-18 mesi saranno molto interessanti.