lunedì 17 agosto 2015
Wall Street ancora non l'ha capito, ma la Cina darà fuoco alle polveri
Ricordo a tutti i lettori che è in vendita il mio libro "L'Economia E' un Gioco da Ragazzi". Manoscritto incentrato sulla diffusione delle idee della Scuola Austriaca attraverso spiegazioni e analisi semplificate e dirette. Una presentazione adatta ad un vasto pubblico, a dimostrazione che per capire l'economia non è necessario un gergo tecnico ma solo logica e buon senso. Il libro è disponibile sia su Lulu.com sia su Scribd.
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di David Stockman
Scott Wapner ha quasi sfondato a testate il grande schermo mentre descriveva le vendite sul mercato azionario statunitense. Erano completamente ingiustificate, ha tuonato, perché la Cina non ha niente a che fare con nulla.
Questa cheerleader della CNBC sosteneva che il mercato azionario cinese non è mai stato correlato con l' economia americana, e, in ogni caso, l'economia cinese ha scarsa influenza sull'S&P 500 perché la Cina rappresenta solo il 14% del PIL mondiale.
Oltre a questo, il mercato azionario cinese è esattamente quello che Yogi Berra ha detto circa il suo ristorante preferito: è così affollato che ormai non ci va più nessuno!
Cioè, secondo le teste di legno dello zombie-box le famiglie cinesi non giocano più in borsa. Poche di loro possiedono azioni, solo il 20% della ricchezza delle famiglie rispetto al 65% negli Stati Uniti.
Abbastanza da riempire un po' di bilanci con qualche prestito. Acquistate durante i ribassi!
Infatti è stato esattamente ciò che hanno fatto gli insensibili robo-trader con l'S&P 500 lunedì scorso.
Per quanto riguarda gli esseri umani presumibilmente senzienti, il consiglio migliore sarebbe quello di stare alla larga da questa bisca clandestina. La verità è che la Cina non è uno show secondario; è il nucleo radioattivo dell'intera bolla globale.
Inutile dire che i giocatori d'azzardo a Wall Street sono così ignari di questa realtà fondamentale, che non riescono nemmeno a vedere i fatti evidenti riguardanti la Cina — per non parlare delle sabbie mobili dentro cui è finita l'intera economia globale.
Il meme del giorno — che la Cina non ha così tanti giocatori d'azzardo — è davvero esilarante. In lungo e in largo, la versione cinese del capitalismo rosso si è evoluta nella più grande bisca clandestina nella storia. È una gigantesca scommessa — dai 60 milioni d'appartamenti vuoti, alle città fantasma e centri commerciali, ai ponti infiniti, alle autostrade e aeroporti verso il nulla. È stato buttato più cemento in tre anni in Cina rispetto a quello negli Stati Uniti durante tutto il ventesimo secolo.
Ma il monito odierno di Wall Street, di procedere oltre perché non c'è nulla da vedere nel tonfo delle borse rosse, è qualcosa di assolutamente paradossale. In realtà, il calo dell'8.5% di ieri sul mercato di Shanghai è solo uno shock d'avvertimento; si tratta di un avviso riguardante terremoti finanziari su scala globale che intaccheranno l'esercito degli "acquirenti durante i ribassi" a New York, a Londra e altrove.
In primo luogo, nel mercato azionario cinese ci sono 90 milioni di famiglie, la maggior parte di loro sepolta sotto il debito marginale. Sono titolari di 258 milioni di conti di trading e una parte significativa di questi è stata aperta proprio l'anno scorso da allevatori cinesi, autisti di autobus e fornitori di banane, tra i milioni di altri quasi-alfabetizzati.
Il paese è impazzito speculando in azioni, proprio come ha fatto con gli appartamenti vuoti, le miniere di carbone, gli orologi costosi, le slot machine a Macao, i vini pregiati, le scorte di rame e quasi tutto quello che può essere comprato e venduto. Così, quando i signori di Pechino andranno in modalità panico per il tonfo del mercato azionario, avranno dalla loro una ragione più che valida: ci sono più conti di trading nei loro casinò rossi che persone in Giappone, Corea, Thailandia e Malesia messi insieme!
Temono l'ira delle decine di milioni di cinesi benestanti che di recente sono stati attirati nel mercato azionario? Sì, e per una buona ragione. Vale a dire, se il mercato azionario si schianterà di nuovo — allora la posta in gioco non sarà rappresentata solo dai miliardi di dollari di ricchezza di carta, ma dalla credibilità del sistema stesso.
Dopo tutto, anche nelle sale da gioco febbrili della Cina si noterà l'assenza di $7,000 miliardi e ci si interrogherà sulle implicazioni che avrà sullo schema di Ponzi di Pechino. Vale a dire, al picco del 13 giugno l'indice di Shanghai è stato tradato al 70X dei guadagni annuali delle sue società costituenti. Se queste valutazioni dovessero essere ri-valutate ad un 30X, l'indice di Shanghai precipiterebbe di nuovo al suo livello di un anno fa, vaporizzando i già citati $7,000 miliardi.
La verità è che il mercato azionario cinese non arriva nemmeno a quel 30X, perché l'intero schema di Ponzi si sta sfaldando. L'economia cinese è pregna di cattivi investimenti ed eccessi improduttivi — mai visti fino ad ora in un'economia industriale moderna.
Di conseguenza, mentre è impossibile valutare l'entità e la tempistica dell'hard landing ormai imminente, una cosa è certa: la quasi impossibilità che un'economia passata da un debito da $2,000 miliardi a $28,000 miliardi in soli 14 anni — un'economia che, tra le altre cose, non ha alcuna norma sul diritto contrattuale o anche una parvenza di mercati dei capitali onesti — possa evitare un crollo deflazionistico.
Detto in altro modo, i profitti sono già quasi scomparsi in settori come quello del carbone, dell'acciaio, dell'alluminio e del cemento; ora stanno scomparendo anche quelli nella costruzione navale, nelle macchine scavatrici, negli impianti solari e in altri beni d'investimento; e presto scenderanno anche quelli nel settore del consumo, soprattutto in quello automobilistico. Come il Giappone a metà degli anni '90, la Cina si sta dirigendo verso un'era di deflazione senza profitti poiché la baldoria del credito facile sta volgendo al termine.
In breve, le aziende cinesi non rispecchiano affatto la valutazione del mercato azionario del luglio scorso, e tanto meno il loro attuale picco pericoloso. Ed è qui che arrivano i problemi. I suzerain di Pechino hanno giocato le loro carte. Non possono permettersi di pompare più credito fiat nel mercato azionario, il che significa che l'unica possibilità rimasta è quella d'arrestare i venditori come nemici dello stato.
Inutile dire che il capitalismo rosso non è la stessa cosa del socialismo rosso di Mao. Quest'ultimo riteneva che il potere fuoriuscisse dalla canna di un fucile, e se i nodi venivano al pettine, le carceri piene e i plotoni d'esecuzione avrebbero fatto rispettare i dettami del regime. Infatti, anche dopo che Mao denudò scioccamente la campagna dagli uccelli insettivori e dagli attrezzi agricoli durante il Grande Balzo in Avanti, il regime sopravvisse nonostante i 40 milioni di morti per le carestie.
Ma sin dai tempi di Deng, il potere del Partito Comunista Cinese è fuoriuscito da una stampante monetaria, e ora la PBOC è finita nei guai. Questo perché la Cina è ormai sull'orlo di una massiccia fuga di capitali.
Negli ultimi cinque trimestri ha subito un'emorragia da $800 miliardi a causa di deflussi di capitali privati. Questa cifra sconcertante rappresenta la somma delle sue eccedenze delle partite correnti più il calo delle sue riserve ufficiali. Detto in modo diverso, se i $400 miliardi d'eccedenze delle partite correnti della Cina fossero state aggiunte alle sue riserve, il suo saldo ammonterebbe a $4,500 miliardi, non a $3,700 miliardi. La differenza è una fuga massiccia di capitali, come illustrato nel grafico qui sotto.
Un sistema che sopravvive grazie alla stampante monetaria è destinato a morire. Di conseguenza, Pechino non può aprire il rubinetto del credito ancora una volta senza aggravare ulteriormente la fuga di capitali di cui sta soffrendo.
Così l'unico strumento rimasto per sostenere il casinò azionario è la flotta di furgoni della polizia a disposizione di Pechino. Ma con 258 milioni di conti di trading, è improbabile che anche Pechino possa arrestare i venditori abbastanza veloci.
Mentre gli oligarchi comunisti saltano disperatamente da manovre di stimolo sempre più ingannevoli al pugno di ferro della repressione economica, una cosa è abbastanza prevedibile: anche la sua macchina sforna-numeri-fasulli non sarà più in grado di nascondere il fatto che l'economia cinese si sta fermando, e che il miracolo del capitalismo rosso non era affatto quello che volevano farci credere le teste di legno a Wall Street.
Tra il picco pre-crisi nel 2007 e il 2014, il PIL mondiale è cresciuto da $53,000 miliardi a circa $69,000 miliardi. Ma il 33% di quei $17,000 miliardi è dovuto alla Cina; e più della metà di quel totale è riconducibile all'effetto moltiplicatore di fornitori di risorse come Australia, Brasile e Canada, e fornitori di componenti intermedi come Corea del Sud, Malesia, Giappone e Taiwan.
Altro che 14%. Il collasso del capitalismo rosso in Cina sta esportando la burrasca della deflazione all'economia globale.
Quindi i profitti dell'S&P non ne sono immuni. Uno di questi giorni, forse presto, anche Scott Wapner lo capirà.
[*] traduzione di Francesco Simoncelli: http://francescosimoncelli.blogspot.it/
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Ciao Francesco,
RispondiEliminadi questi eventi tutto si può dire tranne che rappresentino un cigno nero. Almeno per chi ha ben compreso la teoria austriaca del ciclo economico. Per tutti gli altri, keynesiani e monetaristi in primis, ideologi econometrici della gestione centralizzata dell'economia con le manovre delle banche centrali, e per tutti i media del sistema fiatmoney e per tutti quelli che ignorano l'opportunità di una esistenza più libera e responsabile al di fuori dei perimetri palesi ed occulti che si ergono attorno a noi, inevitabili ed indiscutibili, per tutti questi altri la realtà continuerà ad essere del tutto imprevista ed imprevedibile e pertanto l'unica risorsa sarà l'affidarsi ai soliti millantatori di soluzioni Iperregolatrici e sempre più oppressive e repressive. Gdb ci ricorderebbe l'ermeneutica di Gadamer per sottolineare, ancora una volta, le origini ed i percorsi che condizionano l'interpretazione. E spero di non aver mal compreso.
Dunque, ci troviamo in quella scena di Inception nella quale il sogno si sgretola sempre più velocemente come i grattacieli sulla spiaggia. Ed, infatti, il mondo che viviamo è una illusione di staticità edificata su di una immensa truffa ed una immensa presunzione che ci sarà fatale.
Probabilmente, mutatis mutandis, per provare a comprendere cosa ci aspetta si dovrebbe approfondire la storia dei tempi subito successivi alla fine dell'impero romano d'occidente. Instabilità e decentramento e resistenze a questi fenomeni.
Le incognite individuali sono tante, allora come oggi e come sempre lo saranno. Pur avendo trovato il sentiero giusto per la migliore visione dalla cima della montagna, la corretta epistemologia, alla fine si deve tornare nella valle della quotidianità e sperare anche in un bel po' di fortuna nonostante si cerchi di giocare al meglio le carte a disposizione. E la fortuna non solo è cieca, ma sempre inconoscibile e talvolta irriconoscibile all'inizio.
Se esiste già un percorso, un disegno, le cose andranno come devono andare, ed allora preoccupazioni molto relative nel buon senso del limite, della precarietà di ogni cosa e della modestia delle nostre possibilità. Il mio bisnonno, colonnello valoroso di vera prima linea nella grande guerra, ripeteva di non scegliere mai il reparto di assegnazione, che accontentati ci si sarebbe morti. Ed infatti morì di vecchiaia con in tasca sempre il suo crocifisso.
vedo che mi rappresenti con successo mentre sto i vacanza, grazie :)
EliminaLa burrasca della deflazione made in china travolgerà l'economia e la finanza delle banche centrali. E farà saltare i debiti pubblici all over the world. Ecco dunque le bc creare ancora più denaro dal nulla. Altra cartaccia svalutabile.
RispondiEliminaÈ certo che non ci sarà alcun rialzo dei tassi né a Settembre né prima delle nuove elezioni americane. Ci saranno invece altri QE un po' dappertutto. Peggiorando le cose per i più a livello globale e contemporaneamente a livello del singolo distretto statale. Può darsi che poi qualcuno decida di resettare tutto proseguendo la politica con altri mezzi...L'importante è che l'ennesimo inganno sembri credibile, almeno nel breve. Ci stanno già lavorando?
Ciao Dna.
EliminaLa miopia di determinati individui ancora li rende incapaci di vedere anche l'ovvio. Non è la prima volta che mi capita. Quello che dici, infatti, viene praticamente sovvertito da coloro che si limitano a guardare i monitor dei loro computer e si rallegrano alla vista dei cosiddetti "dati in entrata". Affermano che, nonostante la mole gargantuesca d'investimenti improduttivi partoriti dalla Cina, essa sarà in grado di uscirne meglio di prima. Basta leggere i commenti al mio articolo su Yahoo Finanza. La domanda è: cosa rende ora credibili le statistiche sfornate dai capitalisti rossi bugiardi? Inoltre: cosa rende così affidabile un'economia il cui debito in 15 anni è passato da $2,000 miliardi a $28,000 miliardi? Si dice che in realtà i cinesi "abbiano comprato" il resto del mondo. In realtà quella rappresentava una fuga di capitali dal tremendo caos finanziario rappresentato dalla terra del capitalismo rosso. Negli ultimi trimestri questa fuga è ammontata a $800 miliardi. Alcuni commentatori credono che sia "normale" invadere gli istituti di brokeraggio con furgoni della polizia e impedire short selling ai poveri malcapitati di turno. Oppure credono che sia normale che un popolo di quasi-analfabeti abbia improvvisamente scoperto come fare trading e iniziato a fare baldoria coi margin account facendo schizzare in alto il relativo margin debt. Forse i prestiti peer-to-peer sono davvero la nuova frontiera della crescita economica. Chissà...
Ma alcuni commentatori si limitano a vedere ciò che si vede. Si limitano a vedere come la Cina abbia inondati i mercati mondiali con asset a basso costo la cui domanda non è eterna. E' per questo che l'AIIB di nuova creazione sta attirando quanti più babbei affinché prendano in prestito denaro quasi gratis e lo utilizzino per inondare ancora di più il suolo cinese di cemento e capacità in eccesso di scorte. Perché? Perché i capitalisti rossi di Pechino sono mercantilisti. HAnno superato addirutta il Giappone in quanto a possesso di titoli del Tesoro USA. I cinesi fanno la voce grossa nei confronti degli USA, ma sono solo chiacchiere e distintivo. La PBOC compra dollari per aumentare il tasso di cambio dollaro/yuan Ciò va a sovvenzionare le esportazioni cinesi nei confronti degli Stati Uniti. Gli americani ci guadagnano: prodotti a basso costo. Nel frattempo il Tesoro USA vende titoli di debito che non verranno mai ripagati e la Cina si ritrova per le mani titoli che non rendono praticamente nulla. Ciò aiuta la FED a mantenere bassi i tassi d'interesse.
Pensare che il bust risultante dal boom economico cinese fasullo possa essere "ben gestito", significa credere nella praticabilità del mercantilismo. Ciò è assurdo, è economicamente assurdo. I burocrati cinesi pensano che potranno tenere a bada le masse facendo stampare foglietti di carta colorata alla PBOC affinché compri titoli di debito dello zio Sam. Gli americani comprano prodotti cinesi che invece sarebbero potuti essere venduti ai cinesi stessi. Questi ultimi ci perdono: meno beni disponibili. In breve, i capitalisti rossi stanno sovvenzionando i consumi americani (beni a basso prezzo) e i politici americani (tassi d'interesse bassi & più debito). La popolazione cinese ci perde: meno ricchezza. Il mercantilismo instupidisce i pensieri delle persone.
EliminaMa è una situazioen che non durerà ancora per molto. La Cina capitolerà, al contrario di coloro che guardano i monitor e i "dati i nentrata". Mi è capitato già molte volte di sbugiardare persone simili. Stavolta non sarà affatto diverso. Se con Deng la Cina aveva inaugurato l'era del potere che fuoriusciva dalla stampante moentaria, ben presto torneremo alla repressioen vecchio stile in cui il potere tornerà a fuoriuscire dalla canna di un fucile.