Bibliografia

mercoledì 5 agosto 2015

Il potenziale di lungo termine e i problemi di breve termine della Turchia


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di James Rickards


Di recente sono stato in visita ad Istanbul, Turchia. Ho avuto l'opportunità d'incontrare un direttore della banca centrale, funzionari di borsa, autorità di regolamentazione, grandi investitori e uno degli uomini più ricchi della Turchia, Ali Ağaoğlu, immobiliarista conosciuto come "il Donald Trump della Turchia."

Ho anche trascorso del tempo con i cittadini normali, dai proprietari di negozi ai tassisti e molti altri. Una tale gamma di contatti produce informazioni e approfondimenti, oltre ai vari report provenienti dai canali di ricerca tradizionali. E' stata una grande occasione per raccogliere informazioni di mercato nell'ottavo mercato emergente più grande del mondo.

Se si visita Istanbul, non si può fare a meno di rimanere colpiti dalla bellezza indelebile della città. E' quasi alla pari con Parigi, Venezia e altre splendide città del mondo. Istanbul ha anche la sua parte di storia, avendo assistito all'ascesa, alla caduta e allo scontro di imperi. Il mix di Oriente e Occidente, cristiani e musulmani, e vecchio e nuovo è qualcosa di unico al mondo.

Oggi Istanbul è un centro finanziario emergente non solo per la Turchia, ma anche per una vasta regione compresa tra l'Europa orientale, l'Asia centrale e il Medio Oriente. Anche se la Turchia è classificata come mercato emergente (EM), è strettamente allineata con i principali paesi sviluppati come membro di lunga data della NATO. Aspira anche ad entrare nell'Unione Europea.

La Turchia è il classico caso in cui un paese emergente riesce a raggiungere lo stadio sviluppato. In quanto tale, è soggetta alle interazioni tra mercati sviluppati ed emergenti, inclusi i flussi di capitali, le guerre tra valute e le lotte tra politica dei tassi d'interesse e inflazione.

Sono tornato con una buona notizia e una cattiva notizia. La buona notizia è che il sistema bancario funziona bene e l'inflazione è contenuta.

Questo contrasta nettamente con un periodo disastroso d'iperinflazione dal 1995 al 2005, al termine del quale una breve corsa in taxi costava 20 milioni di lire turche. Nel 2005 il governo si è impegnato in una riforma monetaria che andasse a depennare gli zeri dalla banconota da 20 milioni di lire e la trasformasse in una banconota da 20 lire. La valuta è rimasta piuttosto stabile negli ultimi 10 anni e l'inflazione è stata lieve.

La cattiva notizia è che i mercati finanziari turchi sono ora oggetto delle tendenze negative che colpiscono tutte le economie emergenti del mondo. La banca centrale è sotto pressione da parte dei politici affinché tagli i tassi d'interesse e svaluti la moneta turca per promuovere le esportazioni e il turismo.

Questo è il classico esempio in cui un paese viene spinto ad unirsi alle guerre tra valute. Naturalmente le guerre tra valute non generano crescita economica, ma inflazione, come hanno dimostrato le recenti esperienze in Brasile e in Australia.

La Turchia ha una grande popolazione ben istruita, buone infrastrutture, forti esportazioni e turismo, ed è situata in un posto strategico che fa da tramite ai flussi d'energia tra la regione del Caspio, l'Asia centrale, i Balcani e l'Europa centrale.

Sulla base di questi risultati e sulle sue risorse, la Turchia sembra pronta per una crescita continua e per essere una calamita per quegli investimenti esteri provenienti da paesi con eccedenze di capitale, tra cui Cina e Russia.

Il tasso di risparmio individuale turco è basso, mentre i consumatori continuano a spendere utilizzando le carte di credito e altre forme di credito al consumo. Le banche sono felici di assecondare questa espansione del credito perché piene di depositi. I consumatori turchi preferiscono lasciare i loro soldi in banca, dove i depositi rendono l'8+%.

Questo impedisce la formazione di capitale, perché la maggior parte dei prodotti d'investimento, come azioni e obbligazioni, non possono competere con i tassi elevati offerti dai depositi bancari. Il risultato è che la Turchia sta sottoinvestendo e sovraconsumando, situazione alimentata dal credito facile. Il boom del credito ha la stoffa per trasformarsi in un crollo futuro, simile a quello subprime degli Stati Uniti nel 2007.

La bolla non si limita al credito al consumo. Anche gli immobili, sia residenziali sia commerciali, sono in bolla, con un rapido aumento dei prezzi e un orizzonte pieno di gru edili.

Questo boom è anche alimentato dal credito bancario a buon mercato. Gran parte della domanda residenziale proviene da acquirenti internazionali facoltosi, i quali cercano di portare il loro denaro fuori da paesi instabili come Cina, Russia, Argentina, Venezuela, Siria ed Egitto.

Recep Tayyip Erdoğan è stato presidente della Turchia sin dallo scorso agosto ed è stato primo ministro dal 2003 fino alla sua elezione come presidente. La vittoria decisiva di Erdoğan alle ultime elezioni presidenziali ha risvolti importanti per la politica e l'economia della Turchia, ma le implicazioni internazionali non sono meno profonde.

Le grandi dimensioni del margine di vittoria, 13 punti rispetto al candidato successivo, e il fatto che abbia evitato il ballottaggio ottenendo la maggioranza assoluta al primo turno, sono due punti di forza che gli hanno consegnato un potente mandato per perseguire la sua agenda pro-sunnita, pro-nazionalista, conservatrice, religiosa.

Inoltre Erdoğan rappresenta un faro per una particolare identità politica musulmana, soprattutto dopo la soppressione dei Fratelli Musulmani in tutto il Medio Oriente. La sua politica pro-musulmana può risultare interessante se confrontata con quella degli egiziani laici, quella dei conservatori reali in Arabia Saudita, o in Giordania, o con l'estrema radicalità dello stato islamico.

Erdoğan è ora più forte e più influente che mai in patria. Potrà sfruttare la potenza economica e geopolitica della Turchia per risolvere le varie controversie tra grandi potenze, come quelle tra Stati Uniti, Russia e Cina. Con gli Stati Uniti in ritirata in tutto il mondo, la Turchia potrà diventare il nuovo arbitro delle dispute regionali tra altri giocatori potenti, come Iran e Israele.

La stella di Erdoğan è in ascesa e si spera che la stella nazionale della Turchia ne segua presto l'esempio. La potenza turca è in aumento. Il pericolo è che il potere di Erdoğan si basi sulla polarizzazione della società turca. La vittoria di Erdoğan è dipesa in parte dalla sua retorica polarizzante e dall'accento sull'etnia.

Se questa polarizzazione si spingerà troppo oltre, i successi di Erdoğan in patria e all'estero potrebbero essere compromessi dalle stesse divisioni che lo hanno portato alla vittoria. Il suo partito, l'AKP, sembra essere coinvolto nello stesso tipo di corruzione per cui ha giustamente criticato i partiti dell'opposizione negli anni passati.

È quasi superfluo sottolineare che la Turchia vive in un "brutto quartiere", condividendo i confini con Siria, Iraq, Iran e il Caucaso. Il suo confine meridionale è in crisi, con i rifugiati siriani in fuga dallo stato islamico e dalla guerra civile. Il rischio di un Kurdistan indipendente composto da parti dell'Iraq, della Turchia e dell'Iran è un altro pericolo per la stabilità della Turchia, e anche per il sistema finanziario globale.

Nel lungo termine la Turchia rappresenta un mercato emergente molto interessante, con un eccellente potenziale di crescita basato sulla sua gente, sull'industria, sulle infrastrutture e sui luoghi strategici. Eppure nei prossimi due anni un aumento dell'inflazione, una svalutazione della moneta e lo scoppio della bolla del credito, rappresentano problemi critici per gli investitori e il pericolo geopolitico è un problema per la nazione nel suo complesso.

Gli investitori devono procedere con cautela nella scelta delle azioni e devono fare attenzione ai pericoli della svalutazione, dell'inflazione e di una crisi bancaria una volta che scoppieranno le molteplici bolle creditizie.

La Turchia è il classico esempio di grande mercato emergente, con un buon potenziale di lungo periodo, ma un sacco di problemi politici ed economici di breve periodo.

Possiamo azzardare l'ipotesi che un buon punto d'ingresso nel mercato turco sarà alla fine del 2015, o all'inizio del 2016, se il dollaro statunitense inizierà ad indebolirsi come ci aspettiamo.

Saluti,


[*] traduzione di Francesco Simoncelli: http://francescosimoncelli.blogspot.it/


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