I cosiddetti mercati emergenti sono saliti sulla cresta dell'onda, perché a seguito del boom espansionistico orchestrato dalle banche centrali è sembrato che nuove realtà si stessero affacciando sulla scena mondiale per prendere il posto di quelle vecchie. In verità, i banchieri centrali invece di calmare i mercati e portare stabilità, sono la fonte primaria dell'instabilità a causa dei loro interventi presumibilmente onniscienti. Ma qui, oltre alle stampanti nazionali, ci sono da prendere in considerazione anche quelle estere. Quindi oltre alle bolle che si sono venute a creare sul suolo brasiliano (la più pericolosa è quella dei prestiti per automobili), c'è da considerare anche quelle che sono spuntate a livello globale. Di conseguenza, mentre il Brasile pareva guadagnare trazione grazie alle sovvenzioni estere sotto forma di asset a basso prezzo, svalutava la propria valuta per guadagnare una falsa competizione a livello mondiale. Ciò ha abbassato artificialmente i costi interni agli occhi delle aziende estere, le quali sono state incentivate a delocalizzare la produzione (tra cui anche la FIAT). Sebbene possa apparire che ciò permetta al paese che ospita le aziende estere d'acquisire know-how imprenditoriale, questo è vero fino ad un certo punto, perché alla base della prosperità c'è la libertà imprenditoriale e una mentalità orientata all'economia di mercato. Il Brasile non ha nessuna delle due. Ora che la Cina sta rallentando e gli USA hanno terminato il programma di QE, paesi come il Brasile devono "vedersela da soli". Ovvero, devono fare i conti con le distorsioni e le deformazioni economiche che hanno assecondato inseguendo la follia mercantilista di Cina e USA. Com'è probabile che sia, quello attuale non è più un ciclo inflattivo, ma stagflattivo. La recessione risultante dalle suddette distorsioni e deformazioni riallineerà il sistema dei prezzi, correggendo al rialzo e al ribasso i prezzi di quegli asset disallineati da domanda e offerta. I mercati emergenti, e i paesi occidentali in generale, non potranno tagliare le tasse e le spese senza aggravare la recessione; e non potranno aumentare l'attività della stampante monetaria senza accelerare e aggravare il riallineamento del sistema dei prezzi. Finirà male.
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di David Stockman
Se si desidera una metafora convincente per capire il crack-up boom innescato dalle banche centrali a livello globale, basta guardare alla bancarotta del fornitore di carbone Alpha Natural Resources (ANRZ). Dopo essere diventata una società pubblica nel 2005, la sua capitalizzazione di mercato è salita praticamente da 0 a $11 miliardi esattamente quattro anni fa. Ora sta tornando a zero.
Sì, ci sono i fallimenti e questo è sicuramente un caso di cattiva gestione. Ma la cattiva gestione di cui stiamo parlando è quella del cartello del settore bancario centrale del mondo.
Quest'ultimo ha fatto in modo che ci saranno migliaia di fallimenti simili negli anni a venire, perché sin dalla metà degli anni '90 le banche centrali hanno travolto l'economia mondiale con un boom di spesa basato sul credito insostenibile, mentre hanno falsificato il sistema finanziario che dovrebbe prezzare i beni in modo onesto, allocare il capitale in modo efficiente e mantenere sotto controllo il rischio e l'avidità.
Di conseguenza, la bolla legata ad ANRZ raffigurata qui sopra non si limita a mostrare come gli uomini, le donne e i robo-trader del casinò siano diventati troppo fiduciosi nell'inseguire la sciocchezza partorita da Goldman Sachs secondo cui i "BRICS sarebbero cresciuti in eterno". In realtà, le banche centrali hanno alimentato l'economia mondiale con tanta liquidità e capitali a basso costo, che sembrava che l'economia fisica stesse partendo per la luna.
Infatti le banche centrali hanno generato un doppio boom — dapprima sotto forma di un consumo alimentato dal credito, eccitando le economie dei mercati sviluppati diventate dipendenti dalla grande macchina esportatrice della Cina e dei suoi fornitori satelliti; dopo che questo boom dei consumi si è schiantato nel 2008-2009 e ha minacciato l'estinzione dell'economia mercantilista del capitalismo rosso cinese, la PBOC ha scatenato un boom più potente d'investimenti e infrastrutture in Cina e nel resto dei mercati emergenti.
Tra il 1992 e il 1994 il sistema monetario mondiale — diventato sempre più instabile dalla distruzione di Bretton Woods nel 1971 — ha visto peggiorare la sua situazione: il piano di salvataggio delle banche di Wall Street durante la crisi del peso messicano; il mercantilismo della Cina e la sua scoperta che il potere poteva essere meglio conservato attraverso la stampante monetaria piuttosto che con il proverbiale fucile di Mao; il panico di Alan Greenspan nel 1994, quando i bond vigilantes scaricarono titoli di stato sopravvalutati dopo che la FED lasciò salire i tassi del mercato monetario dal livello ridicolmente basso a cui Greenspan li aveva ancorati nell'interesse della ri-elezione di George Bush Sr.
Da quel punto in poi, le banche centrali mondiali sono andate fuori giri ed è esplosa quella che può solo essere descritta come una supernova del credito, coinvolgendo l'economia mondiale. Vale a dire, nel 1994 c'erano circa $40,000 miliardi di debito nell'economia di tutto il mondo, ma questa cifra ha raggiunto gli $85,000 miliardi nel 2000, e poi è scoppiata a $200,000 miliardi nel 2014. Cioè, in appena due decenni il debito mondiale è aumentato del 5X.
A dire il vero, nel frattempo è stato creato un sacco di PIL falso nell'economia mondiale. Dapprima nel settore delle abitazioni e degli immobili commerciali delle economie sviluppate (fino al 2008); e poi nelle infrastrutture e negli investimenti industriali dei mercati emergenti (a seguito della crisi finanziaria e della Grande Recessione). Ma anche così, la crescita insostenibile del PIL non poteva competere con lo tsunami del debito.
Nel 1994 il PIL mondiale era di circa $25,000 miliardi e il suo valore nominale oggi è nel range dei $70,000 miliardi — incluso l'ultimo sussulto della spesa alimentata dal credito (investimenti di capitale fisso), la quale continua a sfornare miniere di ferro, navi container, scavatrici, impianti elettrici, piattaforme di perforazione in acque profonde, aeroporti, autostrade e grattacieli che hanno un valore economico trascurabile. Eppure anche contando tutti i beni di capitale che sono stati creati dalla spesa artificiale (PIL), e che alla fine saranno svalutati o liquidati dai bilanci, il PIL è cresciuto solo di $45,000 miliardi negli ultimi due decenni, o solo il 28% rispetto alla supernova del debito da $160,000 miliardi.
Ecco quello che gli uomini di buon senso hanno saputo per decenni, se non secoli: questo tipo di crescita alimentata dal credito si nutre di sé stessa, creando una domanda artificiale di materiali e materie prime industriali che, a loro volta, generano carenze di capitale fisso, poiché miniere, navi, fonderie, fabbriche, porti e magazzini richiedono ancora più materiali per essere costruiti. In una parola, il credito artificiale impone al mondo di scavare, costruire, investire e giocare d'azzardo come se non ci fosse un domani.
Nel caso di Alpha Natural Resources, ad esempio, la domanda artificiale ha riguardato il carbone. E la tendenza di prezzo mostrata di seguito non è affatto sorprendente alla luce di quello che è successo alla capacità d'acciaio in Cina. Nel 1994 il carbone veniva venduto a circa $35/ton, ma allora l'industria siderurgica cinese era pari a soli 100 milioni di tonnellate. Al momento del picco del carbone nel 2011, l'industria cinese era 11X più grande e i prezzi del carbone facevano registrare un'impennata dieci volte superiore rispetto al prezzo precedente, ovvero, $340 per tonnellata.
Ed è qui che entra in gioco la dinamica auto-alimentante. Cioè, lo spreco monumentale e l'investimento improduttivo insiti nel boom del credito. In una parola, l'esplosione iniziale della domanda per le materie prime ha generato carenze di capacità e quindi profitti eccezionali sulle riserve in loco e le risorse nel terreno.
Questi falsi profitti, a loro volta, hanno portato gli speculatori a credere che rappresentassero flussi permanenti e che potessero essere capitalizzati dai proprietari azionari.
Ma, come mostrato di seguito, alla fine la bolla del credito ha smesso di crescere, la domanda per i materiali si è appiattita ed è iniziata l'inversione, causando in tal modo prezzi inattesi e la scomparsa dei profitti. Ciò è avvenuto dapprima lentamente e poi ha accelerato.
ANRZ sta quindi finendo giù nello scarico, perché è stata capitalizzata ritenendo permanenti i prezzi follemente anti-economici del 2011.
Inutile dire che un mercato azionario onesto non avrebbe mai fatto registrare il picco raggiunto dal prezzo del carbone a $340/ton nei primi mesi del 2011, soprattutto non l'avrebbe confuso come stato reale dell'economia. Dopo tutto, gli studenti d'ingegneria sanno che il pianeta è benedetto (maledetto?) con riserve di carbone praticamente infinite.
Tuttavia, nei mercati completamente rotti e falsificati dalla manipolazione e dalla repressione delle banche centrali, i fast money trader non sanno nulla e accettano fideisticamente "l'azione dei prezzi" di breve periodo e i punti nei grafici. Nel caso di ANZR, questo ha portato all'inizio del 2011 ad una valutazione del 29X del suo flusso di cassa da $380 milioni.
Una società che aveva in media dai $50 ai $75 milioni di flusso di cassa nel mercato del carbone già in boom nel 2005-2008, difficilmente poteva valere $1 miliardo. La successiva ondata di flussi di cassa non è stata altro che una manna di guadagni inattesi sulle sue riserve esistenti, e, di conseguenza, non meritava alcun aumento della sua capitalizzazione di mercato o negoziazioni multiple.
Infatti sarebbe stata sufficiente una conoscenza superficiale della fornitura e della produzione di carbone per capire che, anche con prezzi di $100 per tonnellata, sarebbe stato difficile sostenere l'espansione della capacità a lungo termine.
Ciò significa che il flusso di cassa sostenibile di ANRZ non ha mai superato gli $80 milioni, e che al suo picco di capitalizzazione di $11 miliardi nel 2011, veniva tradata al 140X. In una parola, è così che i mercati vengono falsificati da un boom del credito alimentato dalla banca centrale.
La storia completa di ANZR è di gran lunga peggiore. Nel corso degli ultimi 10 anni ha generato $3.2 miliardi di flusso di cassa operativo — compresi i picchi inattesi di profitto incorporati nei suoi risultati riportati. Nello stesso periodo, però, ha speso $5 miliardi in spese in conto capitale e acquisizioni, mentre spendeva altri $750 milioni che non aveva per riacquistare azioni proprie e pagare dividendi.
Sì, era l'elisir magico del debito che faceva sembrare sostenibile il suo bilancio. Inutile dire che la salita del suo debito da $635 milioni nel 2005 a $3.3 miliardi attuali, non ha alcun senso per una società che dipende da margini volatili e flussi finanziari legati al commercio mondiale di carbone.
Così, quando insistiamo sul fatto che i mercati sono rotti e le azioni fanno ormai parte di una bisca clandestina, vi basta guardare ad Alpha Natural Resources.
I mercati che hanno torto su un nome di spicco come ANRZ, non commettono un errore una tantum; sono l'errore.
Il boom del credito globale è finito; i consumatori dei mercati sviluppati sono bloccati in un picco del debito; e la frenesia d'investimento della Cina e dei mercati emergenti è agli sgoccioli.
Ora arriva l'onda deflazionistica globale. Gli $11 miliardi d'aria fritta che questa mattina sono scomparsi dal casinò di Wall Street, sono solo l'ultimo esempio — uno schock che anticipa il crollo tonante del valore gonfiato degli asset.
[*] traduzione di Francesco Simoncelli: http://francescosimoncelli.blogspot.it/
Il banchiere centrale svizzero di ieri (BNS o BIS?) non è un idiota, ma molto peggio essendo assolutamente conscio del sistema condannato per cui opera. È uno di quei frequenti soggetti che troviamo in tanti ambienti e che con cinismo si giustificano col "chi mmo fa fa'?" di mettermi contro il sistema che è tanto più grande e forte di me? Tanto se qua non ne approfitto io, arriva subito un altro come me e pure più sgamato che ne approfitta serenamente.
RispondiEliminaBravo davvero! Diabolico. Pensando alle conseguenze devastanti sulla vita di un numero immenso di persone. Ecco, il macroaggregato "quanti danni facciamo con le nostre misure" non fa parte dell'armamentario finanziario centrale. Deve essere questo il quid che manca. Vorrei suggerirlo a lor signori... E magari rimedio un Nobel...
Ma d'altronde, chi glielo fa fare di cambiare? Quando pure un Papa persevera nel chiedere ai governi di impegnarsi per creare posti di lavoro (sicuramente in Calabria e Sicilia i dirigenti regionali si sono guadagnati da tempo il Paradiso...) ed alle imprese di non operare secondo la logica del profitto...
Ora esco, vado a prendere la tessera del partito al potere, locale e nazionale, faccio una donazione al capobastone di turno, partecipo ossequioso a tutte le riunioni palesi ed occulte che contano, mi intrallazzo un po' nei circoli giusti e prima o poi mi faccio prestare denaro dalla banca degli amici ad un tasso da amico degli amici per organizzare eventi sociali e culturali patrocinati e mi infilo nella cordata per un posto nel sindacato corporativo, vado ad ossequiare i dirigenti del ministero che possono anticiparmi qualche dritta e poi il ministro di turno al quale garantirò la più salda collaborazione, ...
Le riserve di carbone sono infine? E dove l hai letto? Tutte le risorse sono finite! Anzi in un mondo finito di risorse uno sviluppo infinito è impossibile
RispondiEliminaLa risorsa infinita è nell'uomo. Che continuamente sceglie cosa usare e come usarlo per il miglior profitto. Le risorse di carbone forse sono un tot, ma questo tot può avere una durata variabile a seconda dell'utilizzo. Cioè delle scelte e delle idee infinite degli uomini.
EliminaPertanto, da questo punto di vista, il pianeta è infinito perché infinite sono le possibilità di utilizzarlo e di intendere il senso dello sviluppo. Il concetto stesso di sostenibilità è fuorviante perché presuppone una staticità di idee, scelte, soluzioni, che non esiste nella realtà. Dinamica e mutevole ed imprevedibile nonostante tutti i tentativi folli ed illusori di regolamentare tutto senza sosta e pervasivamente. Non è possibile! Qualsiasi recinto, muraglia, ostacolo, prima o poi crolla. Tutto scorre. Panta rei.
Buonasera,
RispondiEliminaLeggo, sempre con attenzione e soddisfazione i suoi articoli. Vivo in Brasile, ma può darsi che da fuori le cose si vedano con maggior chiarezza, quindi le chiedo: su che basi pragmatiche lei afferma che in Brasile non ci sia né libertà imprenditoriale né mentalità orientata all'economia di mercato? Inoltre, parlando di Fiat che a Goiana ha appunto terminato il proprio stabilimento su di un'area di 14 milioni di metri quadrati già in produzione, non pensa che questa scelta sia stata progettata, decisa ed iniziata ben in anticipo rispetto a quella che Lei definisce una svalutazione ai fini di ottenere una falsa competizione a livello mondiale?
Salve gugugu.
EliminaRisponderò ai suoi quesiti in ordine. Iniziamo subito con la prima domanda riguardo la libertà economica o la libertà in generale. Ho già visto su altri forum in cui è apparso il mio commento mettere in discussioen questo aspetto. L'arroganza sterile di alcuni utenti ha sdoganato le mie tesi dichiarandole false perché si basavano su media presumibilmente "controllati dall'impero". Cosa vuol dire ciò? Che non hanno argomentazioni degne di note per controbattere alle mie tesi, di cosneguenza si limitano ad affibiarvi l'etichetta di false e andarsene con al coscienza a posto. Non ho tempo da perdere con gente simile o che professa la necessità di stampare denaro per far prosperare una determianta economia. Il tempo è denaro. Il tempo è una risorsa scarsa. Non lo posso sprecare per simil sciocchezze.
Posso impiegarlo invece costruttivamente per rispondere a persone come lei che sono ansiose di apprendere. Di conseguenza posso mostrarle i fatti attraverso i quali posso affermare che il Brasile, purtroppo, non è un paese orientato al mercato. Bensì è orientato alla repressione. Nel ranking dell'Index of Economic Freedom è al 118° posto, etichettato come "mostly unfree". Se si vuole prendere un paese sudamericano come modello di libertà economica, la scelta non può che ricadere sul Cile.
Per quanto riguarda il secondo quesito, bisogna innanzitutto dire che il boom brasiliano è stato trainato dapprima dall'espansione artificiale nei mercati sviluppati, i quali nella loro follia consumistica hanno stimolato le esportazioni dei mercati emergenti. Quando questa domanda artificiale è esplosa all'inizio della Grande Recessione, i mercati emergenti hanno fatto ricorso alle loro stampanti monetarie per sostenere la loro economia gonfiata artificialmente. Non solo, ma nel caso di Australia e Brasile, la gigantesca espansione della Cina è servita come ulteriore alimentante alla loro crescita nominale. Di cosneguenza hanno iniziato a svalutare le loro valute nei confronti del dollaro. La diminuzione dei costi del lavoro ha attirato imrpese estere, le quali fabbricavano i loro prodotti nei mercati emergenti e poi li rispedivano in patria a prezzi vantaggiosi. In pratica, questi mercati emergenti mercantilisti non stavano facendo altro che sovvenzionare le nazioni sviluppate. Ora che anche la Cina sta rallentando, stanno finendo sotto pressione anche i mercati emergenti e la popolazione autoctona, intontita dal credito facile, rimarrà incagliata nell'inevitabile redde rationem che attende i mercati emergenti. Non solo si ritroverà per le mani una moneta con un potere d'acquisto minore, ma anche meno beni d'acquistare e una pila di passività estere che nessuno rimborserà mai.
Quindi qui stiamo parlando di un ciclo economico suddiviso in due boom artificiali che hanno segnato i ldestino dell'economia globale.
Caro Francesco,
EliminaLa ringrazio per l'articola risposta dalla quale prenderò gli spunti necessari a formare una mia personale opinione affiancando ad essi quelli conseguenti alla vita vissuta in loco (Brasile) in qualità di imprenditore! Grazie per l'attenzione!
Leggo sempre con piacere il suo blog, riguardo a questo post, non crede che oltre al riaggiustamento dei prezzi, ci sarà sicuramente un crollo del mercato immobiliare in tutto l'occidente?
RispondiEliminaSaluti
Salve Anonimo.
EliminaDi bolle immobiliari presenti in occidente ce ne sono a iosa. La maggior parte delle nazioni europee ne soffre (tranne l'italia e la Spagna in cui è già scoppiata). La Cina ha gonfiato la più grande bolla immobiliare di tutti i tempi. E poi ci sono anche gli USA. Il periodo presumibilmente roseo degli Stati Uniti è dovuto anche ad una reflazione della bolla immobiliare scoppaita nel 2007. Dal 2000 al 2015 c'è stato un aumento degli affitti pari al 58%. La pseudo-ripresa del mercato immobiliare è dovuta più che altro all'aumento degli affitti. In realtà stiamo parlando di famiglie che, a seguito del bust del 2008, si sono viste pignorare le proprie abitazioni che solevano usare come bancomat per permettersi beni di consumo a iosa. Ora queste stesse famiglie sono alla canna del gas e per sbarcare il lunario sono costrette ad andare in affitto, incapaci di permettersi una casa nuova (il tasso degli immobili di prima proprietà è ancora ben al di sotto del record del 2008).
Nel mercato immobiliare USA, allo scoppio della bolla del 2008, si sono inseriti vari fondi (principalmente hedge fund) che hanno fatto man bassa degli immobili alle aste giudiziarie di pignoramento. Non avendo la minima idea di come si gestica una casa, sono stati ansiosi di affittare queste catapecchie senza valore ai primi poveracci che capitavano loro a tiro, cartolarizzando di conseguenza il flusso degli affitti e facendone prodotti finanziari con cui giocare nel casinò di Wall Street. Ebbene sì, la pseudo-ripresa nel mercato immobiliare USA è solo l'ennesimo prodotto dell'ingegneria finanziaria, ansiosa di sfornare nuovo pattume finanziario con cui cercare di far sembrare sostenibili i loro bilanci senza senso. Ovviamente il credito facile ha aiutato a dare una mano. La correzione nel settore immobiliare globale sarà tanto dura quanto più è stato prolungato il boom artificiale in tale settore.
Concordo Frank : si stanno preoccupando e non poco anche in danimarca, che avendo ancorato la loro moneta all'euro sono stati costretti a tenere bassi gli interessi ed offrire grande massa monetaria che negli ultimi anni ha alimentato la loro di bolla immobiliare.....in spagna (paese in cui ho vissuto tutto il periodo della crisi, 2008-2014, davano tempo a dietro, credito fino al 115% de valore dell'immobile dunque con tanto di automobile al seguito ) attualmente si comprano case a meta'del prezzo di 10 anni fa alle aste delle varie banche in debito di ossigeno , confiscate agli insolventi...fate vobis
Eliminasaluti da alessandroscocca
E non a caso la Danimarca è l'ennesima sede di una bolla immobiliare sul suolo nord-europeo: Currency War Feeds Denmark’s Housing Boom Amid Extreme Rates.
EliminaA quanto pare l'onnipotenza delle banche centrali funziona solo se ci sono persone che ci credono. Europa e Giappone stanno facendo di tutto per distruggere le proprie valute, mentre la Cina è pronta a misure più drastiche per tenere in piedi il proprio mercato costituito da un livello di deformazioni e distorsioni economiche più grandi mai viste nella storia dell'economia. E la settimana scorsa il vice-presidente della St. Louis FED ha affermato senza mezzi termini che il QE è un fallimento. Per non parlare del fatto che gli indici azionari USA, sebbene siano decollati grazie agli stimoli monetari, in termini di rendimenti non sono andati da nessuna parte negli ultimi 15 anni. E ora il VIX è salito ai massimi da due anni a questa parte, mentre si suppone che la FED debba normalizzare i tassi d'interesse.
RispondiEliminaUn altro paio di notizie simili e "qualcuno" potrebbe dubitare dell'onnipotenza delle banche centrali e dei piani che possono implementare per "impedire" un crollo disordinato dei mercati.
Caro Francesco, non fa ridere il direttore del "Fate presto" che sprona entusiasta la PBOC a stampare ed iniettare liquidità? E l'intervista a Vegas di pochi giorni fa nella quale invitava i risparmiatori ad una nuova cultura del rischio in Borsa, purché ben informata dalle istituzioni preposte?
EliminaSono appena tornato da Londra ed ho provato di persona cosa voglia dire avere a che fare con una valuta più forte. Anche se poi, è forte non per meriti particolari ma solo per volere e potere della massoneria finanziaria della City.
Ovvio, poi, guardandomi intorno, confermarmi nella certezza che la UE odierna sia fallimentare da ogni punto di vista. Ho scorto qua e là i segni tangibili di una lunga tradizione di religione civile. Ed anche i segni antichi di poteri forti e talvolta benefici. Cmq, impressionante il numero di telecamere praticamente ovunque ed altrettanto impressionante la sensazione di sicurezza percepita in piena notte, almeno in centro.