giovedì 2 luglio 2015

Un messaggio alla Merkel: si sieda e stia zitta!


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di David Stockman


Forse agli occhi di alcuni conservatori Angela Merkel potrebbe essere un'eroina; primo perché ha difeso la rettitudine fiscale, secondo perché ha resistito all'implacabile propaganda del G-7 affinché tradisse i contribuenti della Germania e si unisse alla brigata dello "stimolo". Ma queste sono solo le apparenze.

La verità è che lei è una statalista assetata di potere; non solo, è anche di un'ignoranza abissale quando si tratta di fondamentali della moneta e della finanza. L'ennesima prova? La sua guida della macchina sgangherata del superstato europeo verso "una soluzione prima che i mercati aprano lunedì".

Queste otto parole sono il cuore della catastrofe statalista che ora sta sommergendo l'economia mondiale.

Hanno costantemente concluso gli innumerevoli vertici nei weekend e hanno giustificato i salvataggi truccati in linea con il bazooka di Hank Paulson, quando nel 2008 scoppiò quell'orribile disastro da $5,000 miliardi noto come Freddie Mac e Fannie Mae — per decenni pompato di dinamite dai politici — e spinse quegli stessi politici incapaci ad avviare un periodo di governance finanziaria a dir poco comica.

Quindi diciamolo forte e chiaro. Angela Merkel, lei è il capo di un governo che dovrebbe fornire autostrade, scuole pubbliche, foreste demaniali e assicurazioni, anche sociali se proprio necessario, entro i confini della Germania. Ma non è affar suo quello che succede quando "i mercati aprono il lunedì".

Fuori dai piedi! Lo scopo dei mercati finanziari è quello di prezzare i titoli in modo onesto — soprattutto per quanto riguarda il debito pubblico. Punto.

Il mercato finanziario non è un programma sociale, né la fucina di "progetti" politici come la costruzione di grandi edifici pubblici. I mercati non hanno bisogno del suo aiuto, né di quello degli altri politici della zona Euro, della BCE e del FMI .

In realtà, voi politici dimostrate tutta la vostra incompetenza quando volete sostituirivi ai mercati. Questi ultimi regolano il meccanismo dei prezzi e i processi d'acquisto e di vendita, facendo emergere le informazioni migliori tra le miriadi presenti sulla scena economica, esito importante per ottenere prezzi giusti, rendimenti dei titoli giusti e una giusta allocazione del capitale in qualsiasi punto nel tempo.

Ma le presunte soluzioni alla crisi che spuntano nei vertici del weekend, rappresentano l'esatto contrario. Tutto si riduce a sale interne, stanze esterne e anticamere piene di politici e burocrati che discutono di questioni che vanno al di là della loro comprensione. Si fanno beffe della democrazia; la loro è una fucina di espedienti raffazzonati, illusioni e compromessi che vengono implementati senza tener conto della relativa sostenibilità. Tra l'altro, tutti quesi balletti sono progettati per tranquillizzare temporaneamente i mercati il lunedì mattina.

Nel nostro caso i ministri delle finanze hanno deciso di raggiungere un accordo entro sabato, quando tutti sanno che non è lontanamente possibile. Eppure i politici europei vogliono ancora tirare fuori dal cilindro l'ennesimo piano per calciare il barattolo, creare cavilli e spacciare bugie:

"I lavori proseguiranno per le prossime 48 ore", ha detto il ministro delle finanze lussemburghese Pierre Gramegna. "Sono al vaglio le proposte più recenti".

Per piacere, no! Non c'è nulla da vagliare. La democrazia greca si è espressa e non vuole più sopportare la ricetta della Troika, i cui ingredienti sono la depressione permanente e la servitù del debito.

Anche se fosse compito suo — ma non lo è — gestire la politica fiscale greca, chiunque sia in grado di fare calcoli elementari sà che dopo quattro mesi di "trattative" costanti non c'è spazio per "compromessi". I greci sono divisi da una barricata in cui da una parte ci sono tasse alte e nessuna riforma delle pensioni; e dall'altra c'è la sua combriccola, guidata dal Fondo Monetario Internazionale, che starnazza di tagli alla spesa e di riforme pensionistiche radicali.

Questo divario non può essere colmato, né dovrebbero esserlo, a meno che non abbia intenzione di far rivivere il dominio germanico sul continente. Quindi ora sarebbe il momento di sedersi e stare zitta — o, se preferisce, setzen sie sich, bitte — e ponderare sul caos finanziario che hanno causato sei anni di vertici nei weekend.

Le è mai venuto in mente che la BCE sta distruggendo sia la finanza statale sia la democrazia politica in tutta Europa? Vale a dire, è davvero così ottusa da non essersi stracciata le vesti nel momento in cui il rendimento del decennale tedesco è sceso fino a 5 punti base a seguito della baldoria monetaria inaugurata da Draghi pochi mesi fa?

Spero non sia stata così sciocca da credere che il mercato stesse semplicemente "comprovando" le virtù fiscali teutoniche. Questo è ridicolo — dato che l'obiettivo della BCE è un'inflazione al 2%, a qualunque costo. Nessun investitore vorrebbe rendimenti reali negativi, anche se si tratta di obbligazioni tedesche. E quale mercato obbligazionario onesto invertirebbe la rotta di 100 bps in soli due mesi, come è accaduto dal 19 aprile, senza alcun cambiamento nella condizione fiscale della Germania?

Ma questa è solamente la metà della storia. Pensava che Mario Draghi stesse leggendo dal manuale della Bundesbank quando tre anni fa disse che la BCE avrebbe "fatto tutto il necessario", causando quindi una salita all'unisono dei prezzi di tutti i bond dei paesi periferici?

Come ha potuto pensare che il rendimento del decennale italiano potesse passare dal 7.5%, al momento dell'ukase, ai 99 punti di base del marzo scorso, quando l'Italia non ha un governo funzionante, non ha uno straccio di piano di riforma fiscale e ha un'economia che è scesa del 10% sin dal 2008?

Esatto, è stata raggirata. Ma sicuramente avrà sentito almeno un economista tedesco, di stampo ortodosso, spiegare che un bond statale non può salire del 90% quando il debito di quello stato è letteralmente esploso al 130% del PIL ed è ad un passo dal default.




E quanto è ingenua e ignorante riguardo le finanze della Grecia? Davvero pensava che l'estate scorsa fosse stato tutto risolto quando lo stato greco ha emesso obbligazioni decennali al di sotto del 5%, e le banche greche — dipendenti da una linea di credito da $100 miliardi della BCE — avevano raccolto un miliardo di dollari in nuovo capitale di debito?

Ovviamente ne è all'oscuro — quindi mi lasci spiegare. La pseudo-ripresa del mercato obbligazionario periferico e delle finanze della Grecia è stata opera di front-runner, speculatori e trader. Hanno puntato sulla sua insaziabile sete di potere e sulla sua ignoranza più totale in materia finanziaria, sul fatto che avrebbe messo a tacere i guardiani rigidi della Bundesbank, e che quindi avrebbe permesso alla BCE di lanciare una delle campagne monetarie più sconvolgenti — cioè, monetizzazione del debito pubblico — della storia europea.

Quindi la pseudo-ripresa della Grecia e dei PIIGS non era altro che uno stimolo momentaneo del mercato obbligazionario confezionato dalla BCE e dalle banche centrali di tutto il mondo. Non c'era niente di onesto, o sostenibile, e ora il branco di speculatori sta scappando nella direzione opposta, a meno che non ottengano un altro giro di generosità statale.

Indovini chi rimarrà con un pugno di mosche in mano? Lei!

È per questo che sabato vuole schiacciare la democrazia laddove è nata. Dopo un falso aggiustamento dopo l'altro, ha ancora l'audacia di pensare che lunedì mattina può tranquillizzare i mercati?

Beh, forse i greci sventurati si arrenderanno per l'ennesima volta, ma speriamo che non lo facciano.

La Grecia ha un avanzo primario di bilancio e non ha bisogno di accendere prestiti nei mercati mondiali per tirare avanti. Lasci che siano i greci a trovare il mix di misure fiscali per mantenere il loro bilancio in attivo. Ma soprattutto non hanno bisogno dei suoi €15 miliardi di tangenti, perché ogni centesimo verrebbe riciclato per riscattare il debito oneroso della Troika.

Sì, un default greco significherebbe presumibilmente un "collasso" del sistema bancario greco, ma la verità è che è già uno zombie. Lasci che Syriza nazionalizzi questa carcassa, e non pianga per gli hedge fund che l'anno scorso hanno fatto incetta di bond statali e titoli delle quattro principali banche greche — ormai reparti dello stato a tutti gli effetti. A quel tempo, i giocatori di Wall Street la definivano "un'idea che sta funzionando".

In realtà, non avrebbe tanto senso nazionalizzare qualcosa di già nazionalizzato. Inoltre qualcuno dovrebbe negoziare con la BCE — o l'esercito tedesco, a seconda dei casi — per riprendere possesso delle garanzie da $125 miliardi a sostegno del finanziamento ELA e di altri trasferimenti da parte della BCE.

E tornare alla dracma non sarebbe una brutta cosa. Il governo greco imparerebbe presto che la stampa di denaro diventerebbe rapidamente inutile, soprattutto in una nazione di persone che ha già $45 miliardi di banconote in euro nei propri portafogli e nei materassi e decine di miliardi di più nei conti bancari al di fuori della Grecia.

Anche se il popolo greco fosse tanto sciocco da mantenere in carica statalisti di sinistra come Syriza, il governo greco dovrebbe avere un settore bancario centrale "onesto" e una dracma "sonante" al fine di portare allo scoperto tutti gli euro nascosti — o uno stato di polizia totale se volesse metterli fuori legge.

Ancora più importante, un Grexit farebbe saltare in aria l'intero progetto europeo e metterebbe fine alla follia di una massiccia monetizzazione del debito pubblico dei paesi della zona Euro. In tale processo gli speculatori obbligazionari e i front-runner che hanno intascato centinaia di miliardi grazie ai vertici del weekend, rimarrebbero a leccarsi le ferite, giurando di non dare mai più fiducia ai politici e alle loro promesse di scommesse unidirezionali.

Oh, si. Ogni governo nella zona Euro verrebbe cacciato dal suo incarico da un elettorato indignato, non appena si vedrebbe presentare il conto da centinaia di miliardi per i salvataggi greci. Angela Merkel sarebbe la prima ad essere cacciata.


[*] traduzione di Francesco Simoncelli: http://francescosimoncelli.blogspot.it/


2 commenti:

  1. Sogno di una notte di inizio Estate, caro Stockman....

    Ciao Francesco
    che ne pensi dei 19 miliardi di euro di nuovi crediti erogati da Banca Intesa nei primi sei mesi di questo anno secondo la logica delle filiere, cioè, credito ad una azienda leader in un settore e con condizioni simili a tutte le aziende della filiera produttiva e distributiva connesse alla principale? Nuove bolle in arrivo? Le aziende leader della filiera potrebbero essere scelte nel solco del solito capitalismo clientelare?

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    1. Ciao Dna.

      Forse neanche Stockman ci crede per davvero, la sua è un'analisi di chi (aiutandomi con un detto usato spesso da Facco) non ha la verità in tasca, ma la libertà in testa. Qualunque siano le ragioni della Grecia, non importa, da un punto di vista Austriaco sono corrette.

      Per quanto riguarda la seconda parte del tuo commento, beh, non mi sorprende affatto. Le banche continuano ad avere bilanci disastrati e nonostante gli aiuti centrali, l'incertezza continua ad essere la padrona incotrnastata dei mercati. Non esiste un sano price discovery e le manipolazioni sono sempre più invadenti. Di conseguenzai l credito viene concesso solo ai pachidermi industriali, i quali possiedono risorse più grandi rispetto alle realtà medie/piccole. Questo non fa altro che favorire l'ingegneria finanziaria che, oltre ai riacquisti d'azione proprie, allunga la sua mano nei mercati attraverso le Fusioni & Acquisizioni. Oggi l'obiettivo delle nuove imprese è quello di farsi assorbire da quelle grandi, non d'innovare o preosperare. Diventare quel tanto che basta attraenti per farsi assorbire. Ciò crea piccole sacche d'imprenditorialità genuina, ma una stagnazione ancora più grande che la divora in un colpo. Di conseguenza, la deplezione del bacino dei risparmi reali continua. Le piccole e medie aziende non hanno bisogno di nuovo credito; hanno bisogno di un ambiente in cui la domanda/offerta sono correttamente allienate mediante le scelte degli attori di mercato. Questo significa una riduzione significativa di spesa e tasse. Finora non c'è stato nulla di tutto ciò.

      Tra l'altro sono venuto a conoscenza di un progetto del governo italiano per "occupare" i giovani. Consiste nel farli lavorare in determinate attività della loro città per circa 6 mesi e poi pagarli alla fine tramite fondi europei. Nel periodo sono tenuti a versare contributi e tasse. L'attività che assume non ci mette un centesimo. Ciò tarocca i conti ufficiali e le statistiche ufficiali. Infine, quando arrivai l momento di essere remunerati, si scopre che si è solamente sprecato tempo perché la remunerazione arriverà forse tra un anno o più. L'apprendistato, nato spontaneamente da accordi volontari, è stato sostituito da questo obbrobrio della pianificazione centrale. E là fuori c'è ancora chi afferma che l'Italia "se la caverà"...

      Finirà male.

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