Bibliografia
▼
venerdì 10 luglio 2015
Tracciare l'origine della stagnazione intellettuale ed economica dell'Italia
di Francesco Simoncelli
La maggior parte delle volte in cui le persone si interrogano sulla natura tendenzialmente illiberale del nostro paese, non riesce a tracciare una linea continua tra il presente e la causa originale. Prima che nei fatti, un comportamento ha origine nella mente e soprattutto dalle influenze intellettuali. Nel nostro caso possiamo individuare il punto esatto in cui ha avuto origine tale comportamento facendo riferimento ad un particolare momento storico. In realtà ce ne potrebbero essere di più, ma uno in particolare ha rappresentato uno spartiacque monumentale. Tornando indientro fino al XVIII secolo, possiamo affermare che la diffusione delle idee alla cui base c'era l'illuminismo francese, hanno precluso all'Italia l'accesso a quelle provenienti dalla Scozia. Infatti l'illuminismo scozzese diede i natali a giganti del pensiero liberale come Adam Smith e David Hume, mentre l'illuminismo francese lasciò ai posteri i prodromi delle peggiori dittature del XX secolo.
UNA DIFFERENZA SOSTANZIALE
Fino all'inizio del XIX secolo il mondo non conosceva cosa significasse crescita economica. I passi verso il miglioramento delle proprie condizioni erano limitati a brevi sprazzi di benessere, subito affossati da epidemie e guerre. Poi nel diciannovesimo secolo è successo qualcosa che ha sconvolto totalmente le sorti della vita e dell'economia occidentale. Un progresso tecnologico e informativo che ha sballottato le fondamenta sulle quali avevano poggiato sino a quel momento le basi della società. Non fu un passaggio repentino e improvviso. C'è voluto tempo prima di arrivare ad una linea di demarcazione netta tra passato e futuro. È iniziata ad essere tracciata in Olanda nel diciassettesimo secolo, ha continuato ad essere tracciata in Scozia, per essere poi evidenziata in grassetto in Inghilterra e negli Stati Uniti. La professoressa Deirdre McCloskey, nel suo volume Bourgeois Dignity: Why Economics Can't Explain the Modern World, elenca in maniera egregia i motivi per cui l'esplosione del benessere diffuso del mondo moderno ha trovato terreno fertile in quei paesi.
Il mondo sarebbe stato irriconoscibile. In una sola generazione cambiò radicalmente. Una crescita economica composta del 2-3%, mai vista prima di allora, avrebbe fornito all'economia di mercato il modo di far conoscere alle masse quel benessere materiale che fino ad allora era stato ad esclusivo appannaggio delle classi nobili. Cambiarono sostanzialmente due cose: l'informazione e la retorica.
Ai tempi degli antichi Romani l'informazione viaggiava a circa 1 miglio l'ora. All'inizio del 1800 l'informazione viaggiava a 1.4 miglia l'ora. Dall'invenzione del telegrafo la velocità dell'informazione aumentò di circa cento volte al secondo. La retorica invece ha radici che si possono tracciare fino al XVII secolo, precisamente in Olanda dove iniziò a prendere piede un senso di legittimità nei confronti della ricchezza personale derivata dall'imprenditorialità e dalla creatività personale che avrebbe portato a delle innovazioni tecnologiche. Non solo, a questi cambiamenti nel corso del tempo se ne aggiunsero altri due man mano che si diffondevano nel Nord Europa (soprattutto nelle isole britanniche): cambiamento dell'etica, un cambiamento di mentalità alimentato inizialmente dai Calvinisti (la ricchezza personale è legittima); fiducia nel futuro, orientamento verso il futuro.
Il mondo intellettuale e letterario non si tirò indietro. Fu la fucina di idee endemiche che si diffusero fornendo supporto costante alla legittimazione dell'economia di mercato quale mezzo attraverso il quale raggiungere in modo onesto il successo personale. Uno fra tutti fu Daniel Defoe che con il suo personaggio di Robinson Crusoe, oltre a magnificare la propria patria come terra che era riuscita ad avere successo economico grazie alle proprie forze e ai propri commerci, andava a mettere l'accento sulla necessità dell'individualismo nelle questioni sociali come punto di partenza nei rapporti interpersonali tra individui. Ciononostante non si escludeva l'importanza del commercio, fonte primaria per raggiungere i propri fini in accordo con l'ambiente circostante. Sebbene le idee fossero rozze, il cambiamento era nell'aria: la teologia veniva spostata in secondo piano per quanto riguardava le strutture sociali e si prendeva in considerazione la figura dell'uomo come cardine attraverso il quale scaturivano le azioni che interconnettevano gli esseri umani gli uni agli altri.
Il raffinamento delle idee di Defoe provenne da David Hume, il quale, capostipite dell'illuminismo scozzese, nei suoi saggi politici e morali andava ad elogiare il commercio come il mezzo migliore nelle mani degli individui per esprimere le loro azioni. L'austerità morale del passato avrebbe ceduto il passo alla legittimità del lusso e del benessere materiale. Ma il vero cambiamento lo ritroviamo in Adam Smith e più nello specifico nel suo, La Ricchezza delle Nazioni. La miglior difesa dell'economia mercato che si potesse leggere all'epoca faceva riferimento a "linee guida" reali e non utopiche, basate sul fatto che l'umanità è da sempre stata duale e proprio per questo necessitante di illuminazione lungo il suo cammino. Non una strada tracciata, ma un lumicino attraverso il quale raggiungere il miglior risultato possibile in accordo con le scelte individuali altrui. (Infatti per Smith la giustizia consiste nel non fare del male agli altri e rispettarne i diritti di proprietà. La solidarietà è l'ornamento che abbellisce la società umana, non il pilastro che la sorregge la società umana, come scriveva nella Teoria dei Sentimenti Morali.)
Uno dei modi per raggiungerlo, scriveva Smith, era quello di abbandonare le idee mercantiliste volte a sorreggere artificialmente quelle industrie incapaci di soddisfare le necessità degli attori di mercato, e sostituirle con industrie che le avrebbero rimpiazzate e avrebbero concesso alla società standard di vita migliori grazie al miglioramento dell'efficienza con cui sarebbero stati forniti beni e servizi. Non si stancò mai di enfatizzare come i cartelli e i monopoli fossero acerrimi nemici dell'economia di mercato, e più in particolare della concorrenza, mettendo in guardia le persone dal veleno insito in queste pratiche economiche deleterie. A quanto pare questa lezione è stata dimenticata. Oggi, col potere statale diventato onnipotente e la sua spesa pubblica, non riusciremmo più a fare un elenco di come la coercizione statale viene usata per favorire gli interessi di pochi a danno dei molti. Oltre a ciò, si è aggiunta la politica monetaria che protegge le banche commerciali, i sindacati che causano disoccupazione, i sistemi previdenziali che penalizzano e annientano i giovani.
Se volessimo chiederci cosa dovremmo eliminare per rendere il mondo come lo voleva Smith, alla sua epoca sarebbe bastato togliere di mezzo le compagnie, le leggi sul grano, le gilde, ecc. Oggi, oltre a questi problemi più vecchi, dovremmo eliminare le innumerevoli forme di parassitismo legale che si sono aggiunte.
Ed è questo il problema fondamentale. Perché si sono aggiunte queste forme di "parassitismo"? Perché l'illuminismo scozzese, nonostante i suoi punti epistemologicamente chiari, è finito per essere annebbiato e mistificato nel corso del tempo? Due parole: Rivoluzione francese. I pensatori e scrittori figli dell'illuminismo francese, che facevano sostanzialmente riferimento ad un razionalismo e "perfettibilismo" scientifico, spostarono il fulcro del discorso dall'individuo e le sue azioni individuali alla possibilità di annientare una volta per tutte la scarsità che da sempre aveva oppresso le classi basse della società. Non la creazione di una ricchezza attraverso le proprie capacità e lo scambio, ma una sua acquisizione attraverso l'annullamento delle ingiustizie e "dell'egoismo". Chi aveva la responsabilità di tracciare la linea di demarcazione tra ciò che era giusto e ciò che non lo era? Coloro "illuminati". Ovvero, coloro facenti parte di un gruppo ristretto d'individui praticamente in grado di discernere onniscientemente, a volte con l'aiuto di filosofi, laddove operare un cambiamento arbitrario all'interno del tessuto di mercato.
Nemmeno l'Inghilterra rimase immune da questa diffusa spinta verso una salvezza degli uomini attraverso lo stato. Sebbene tutto il nord Europa, a differenza del sud Europa, venne fondamentalmente pervaso dall'illuminismo scozzese, possiamo trovare alcune sacche intellettuali che cedettero il passo alle idee di matrice francese. Un esempio su tutti è Edmund Burke, il quale, nonostante avesse portato avanti le idee di Smith e Hume in ambito economico, venne persuaso dai principi della Rivoluzione arrivando a sostenere che per far rimettere in carreggiata l'Inghilterra ci fosse bisogno del ritorno delle vecchie istituzioni nobiliari. Non è un caso se Keynes lo prese come modello filosofico per gettare le basi delle sue giustificazioni dell'intervento statale. In poche parole, la filosofia alla base dell'illuminismo francese andava a ribaltare le posizioni che Hume e Smith avevano meticolosamente argomentato: il commercio e lo scambio avevano fornito alla società il modo di evadere dalla tirannia centrale di un gruppo ristretto d'individui. Non solo operava questo ribaltamento, ma rincarava la dose: in nome di una falsa libertà, la società sarebbe tornata ad indossare le pastoie dalle quali si era da poco liberata, consegnando la propria vita nelle mani di una manciata di despoti fanatici.
In questo contesto iniziò ad essere magnificata la figura dello stato piuttosto che la volontarietà del mercato, e più nello specifico la figura dello stato messianico. Rousseau è l'esempio calzante. L'economia di mercato sarebbe stata trasformata, dal punto di vista intellettuale, in una deviazione dalla benevolenza naturale dell’uomo che faceva leva sulla corruzione e sui vizi dei benestanti per mantenere soggiogati i poveri. Insomma, l'economia di mercato sarebbe diventata l’antitesi della prosperità indiviuale e collettiva, la rivoluzione industriale il nemico che ogni intellettuale doveva rigettare. Per i dettagli, è necessario attendere la pubblicazione dei volumi 5 e 6 della McCloskey, The Treason of the Clerisy, 1848-2000: How the Bourgeoisie Became Inauthentic.
STAGNAZIONE NASCOSTA, MA PERENNE
L'Italia fu totalmente pervasa dall'illuminismo francese, rendendola un contenitore sempreverde d'illiberismo e gestione controllata dell'economia di mercato. Infatti, non è un'esagerazione affermare che dal punto di vista ideologico e filosofico, i problemi economici e sociali dell'Italia sono fondamentalmente da ricondursi alla sua repressione degli istinti liberali a causa dell'accettazione dei principi dettatli dall'illuminismo francese. Tali strascichi si sono riverberati nel suo futuro, consegnandoci un paese costantemente prono ad uccidere forme di volontarietà e a fornire fiducia a soluzioni top-down. Dal punto di vista economico, ciò è riscontrabile dalla costante volontà degli attori di mercato di voler consegnare nelle mani di "saggi illuminati" la proverbiale stampante monetaria magica. Ancora oggi la maggior parte delle persone sarebbe disposta a cedere questo privilegio nelle mani dello stato affinché porti prosperità come quella che presumibilmente avvenne nel periodo post-bellico.
È davvero così? La guerra aveva imposto un pesante fardello sulle nazioni europee, soprattutto all'Italia, ma la ricostruzione sembrò ribaltare la situazione. Venne finanziata nei primi anni post-bellici attraverso un'espansione monetaria artificiale. Ben presto il ciclo economico fece il suo corso, mandando fuori controllo l'inflazione che venne tenuta a bada grazie a politiche monetarie restrittive e nuove misure a livello bancario (es. aumento delle riserve obbligatorie). Su questi punti fu fondamentale la posizione autorevole di Luigi Einaudi. Quindi, ricostruire quelle strutture e quegli strumenti di capitale distrutti non concesse un vantaggio commerciale all'Italia, ma gli permetteva di riprendere laddove si era fermata. Questo significava perdita di tempo prezioso che sarebbe stato impiegato per una crescita economica in accordo con i desideri dei consumatori. Questo significa finanziare investimenti attraverso una base di capitale pressoché inesistente.
Lo stesso errore venne commesso negli anni del cosiddetto "miracolo italiano", il quale fu sostanzialmente alimentato da un'espansione artificiale monetaria e da un settore delle esportazioni praticamente arroventato. In quegli anni la domanda estera era preponderante e la tecnologizzazione e l'occupazione legata al settore dell'export rappresentavano la spina dorsale della presunta locomotiva italiana. La domanda estera, tra l'altro, era perlopiù figlia delle stesse politiche monetarie, Stati Uniti in primis. Di contro, le richieste della domanda interna non presentavano particolari esigenze di efficienza, con la possibilità di reclutare manodopera scarsamente qualificata da impiegare con dotazioni di capitale molto ridotte e livelli di produttività molto bassi. In poche parole, l'Italia proseguì la svalutazione della propria valuta cercando di rincorrere la domanda estera e pompando artificialmente il settore delle esportazioni. Oltre a indebolire il paese internamente, non si stava facendo altro che sovvenzionare gli stati esteri dando loro beni in cambio di cartamoneta. Le conseguenze di questi atteggiamenti monetari scriteriati non tardarono ad emergere: alta inflazione, competitività abbattuta, profitti in declino, bilancia dei pagamenti in negativo.
Allorché seguirono politiche monetarie restrittive, che forzarono dolore economico sulla società italiana. L'ottovolante su cui stava viaggiando l'economia italiana le stava impedendo di vomitare solo perché la domanda estera, guidata sostanzialmente dalla ciarlataneria degli insegnamenti keyneisani nel settore bancario centrale, continuava ad influenzare il resto del mondo. Il presunto miracolo italiano, quindi, non era altro che il riflesso delle politiche monetarie estere che invogliavano gli altri paesi a svalutare di conseguenza le loro divise e a pompare in modo spropositato ed improduttivo il settore delle esportazioni. Sebbene il dollaro fosse valuta di riserva mondiale, ciò non impedì al presidente della FED, William Miller, di portare sull'orlo del baratro l'economia statunitense. Il fatto che gli Stati Uniti iniziarono a tirare il freno a mano, si riverberò in tutto il mondo, Italia inclusa.
Questo tranciò di netto il canale delle esportazioni, lasciando l'Italia in balia della sua stampante monetaria per cercare di vendere all'elettorato l'illusione di una crescita economica. Non solo, ma il settore pubblico iniziò ad aprire le sue porte ad una mole gigantesca di nuove unità che, espulse dal settore dell'export, avrebbero attutito i numeri della disoccupazione. Spesa pubblica e debito pubblico iniziarono la loro corsa proprio qui, tra la fine degli anni '70 e l'inizio degli '80. In questo modo, quelle che erano delle ciclicità legate ad errori economici, sono state rese strutturali all'interno dell'apparato statale. Infatti, per contrastare in qualche modo la contrazione economica, lo stato interviene spendendo in deficit per cercare di compensare la contrazione del credito bancario. Viene completamente soprasseduto che si tratta di errori economici fuoriusciti dalle stesse politiche che si presume siano salvifiche, e in tal modo si rimanda nel tempo la correzione necessaria. Si salvaguardano settori specifici dell'economia per un mero scopo clientelare e si satura l'economia con capacità in eccesso che nel lungo periodo esprime tutta la sua improduttività. L'economia interna diventa meno efficiente e la liquidazione degli investimenti improduttivi diventa un obbligo, mentre il sistema dei prezzi si riallinea con domanda/offerta aumentando i prezzi in quei settori che possono offrire nuove opportunità all'economia in ri-aggiustamento.
Ma l'Italia, incurante delle conseguenze, continuò a spingere il settore bancario commerciale ad ingozzarsi col suo debito pubblico attraverso la Banca d'Italia.
Prima del 1983, la Banca d'italia e lo stato italiano erano una sola cosa, ovvero, i titoli di stato erano un proforma poiché la BdI finanziava il Tesoro italiano attraverso il conto della tesoreria. Il divorzio tra la BdI e lo stato italiano si rese necessario per l'insostenibilità dei volumi richiesti dal Tesoro e per non ingolfare i patrimoni tangibili delle banche. Il problema, però, venne solo spostato perché si trasferì al debito pubblico. Pertanto il debito non scoppiò a causa del divorzio, ma fu il divorzio che divenne necessario in seguito all'aumento dell'indebitamento, non più sostenibile solo dal sistema bancario commerciale. Alla maggior parte degli italiani, invece, quella a cui piace l'intervento dello stato per scopi clientelari o per semplice ignoranza, piace confondere causa ed effetto.
Il punto critico è stato raggiunto negli anni '90, quando il nostro paese era ad un passo dal diventare una repubblica delle banane. Ha semplicemente schivato il classico proiettile fatale grazie all'entrata nell'euro e all'espansione monetaria artificiale sponsorizzata (stavolta) dalla BCE. Tutti i PIIGS(F) ci sono cascati, crogiolandosi nella baldoria sponsorizzata dall'accoppiata Trichet/Draghi. Invece di cogliere l'opportunità di rimettere in carreggiata la propria economia, i governi italiani hanno preferito darsi alla pazza gioia affogando il paese in un'orgia di credito fiat generato dal nulla.
I pianificatori centrali pensavano che stavolta sarebbe stato diverso. No, non lo era. In realtà non lo è mai. I problemi economici sono diventati ancora più strutturali, costringendo l'Italia, a seguito dello scoppio della crisi europea nel 2010, ad arretrare vistosamente.
Queste sono le conseguenze quando si calcia il barattolo senza curarsi delle conseguenze. Ad ogni calcio, però, si fa sempre più grande e pesante da calciare, finché un giorno diventerà impossibile da calciare: erosione del bacino dei risparmi reali. In quel momento, chiunque proverà a calciare quel barattolo si romperà il piede.
NON È UNA QUESTIONE DI CONTAGIO
Ora gli eurocrati pensano di poter far tornare le nazioni europee che hanno gozzovigliato col denaro fiat, ai fasti pre-boom. Pensano di poter aggiustare la situazione guadagnando un po' di tempo grazie all'ukase di Draghi e in questo modo permettere agli stati di "fare le riforme". Questo significherebbe che le promesse statali, stipulate sino ad ora, dovrebbero essere infrante. Questo significa un arretramento della sfera statale all'interno della vita delle persone.
Lo stato obbedisce ad una sola legge: la legge di Parkinson. Vale a dire, occuperà tutto quello spazio che riuscirà ad occupare in base alle risorse a sua disposizione. Sin dall'inizio di questa crisi abbiamo visto un ruolo sempre più invadente da parte dello stato. Cos'è cambiato ora da giustificare un suo arretramento? Il suo ruolo è ancora messianico. La retorica della salvezza attraverso lo stato non è cambiata. Infatti, gli stessi eurocrati si ergono a detentori della "soluzione" a questa crisi. Ce l'hanno? Quella che risponde ai loro criteri, non a quelli dell'economia di mercato. Questo significa che non si fermeranno davanti a niente per implementare la loro visione. Di conseguenza il ruolo dello stato diventerà sempre più invadente, ed è per questo motivo che falliranno e le promesse verranno infrante. Nel frattempo ci sarà dolore economico. Ne stiamo vedendo un assaggio in Grecia.
E' inevitabile? Sì. Qui ormai non si tratta più di salvare la Grecia, qui si tratta di tenere in piedi con il nastro adesivo una barca che fa acqua da tutte le parti. Per quanto i funzionari statali dell'Italia si sgolino a ripetere che l'esposizione dell'Italia, ad esempio, non esiste, stanno mentendo. In realtà, stanno semplicemente seguendo i dettami di Juncker quando le cose si fanno... beh, un po' troppo delicate.
Ma chi vogliono prendere in giro questi pagliacci? E' stato semplicemente l'ukase di Draghi a tenere finora a galla questa bagnarola. Ma se coloro che hanno trattenuto fino ad adesso i bond sovrani dovessero iniziare a premere forsennatamente il pulsante "vendere" non ci sarebbe Q€ che reggerebbe o dichiarazione post-meeting che possa sostenere la fiducia. Il rullo compressore del price discovery è stato tenuto a bada dalla BCE attraverso la repressione finanziaria, ma il senso d'incertezza che si subodora adesso nei mercati unito al ritorno di una sensazione di rischio legata alla realtà delle cose, potrebbe generare diverse sorprese. Il tutto si ridurrebbe, quindi, all'immagine qui sotto.
Qualsiasi cosa accadrà d'ora in poi, qualsiasi decisione che avvantaggerà (seppur di poco) le posizioni di Syriza, sarà ricopiata quando finiranno sotto pressione il resto della brigata dei PIIGS(F). Signori e signore, qui non solo si è "giocato" con le stampanti monetarie, ma è stato costruito un castello di carte finanziarie su tonnellate di IOU che non valgono nulla. Voglio dire, chi potrebbe credere che una nazione come l'Italia con un rapporto debito/PIL al 132% sia solida dal punto di vista fiscale?
I prestiti alla Grecia sono solo una parte della storia. Quello che la macchina gonfia-bolle della banca centrale ha scatenato, è una forma di creazione del credito basata sugli asset. Le opzioni, i futures e i mercati delle valute, per esempio, si basano su prestiti che sono garantiti da piccole frazioni (1-10%) del valore corrente di mercato della garanzia sottostante. Al salire delle valutazioni, salgono i valori delle garanzie collaterali e cresce anche la leva finanziaria. Si tratta di una pianta di fagioli finanziaria. Le garanzie collaterali incorporate nei mercati del credito mondiali, sono molto più pericolose del "vecchio" prestito bancario a riserva frazionaria. L'esposizione della BCE e del resto dell'Eurosistema al debito greco potrebbero scatenare un pandemonio nel mercato obbligazionario, il quale non ci metterebbe molto ad estendersi al mercato azionario.
A meno che la BCE non si trasformi nella BOJ, la farsa del "whatever it takes" di Draghi ben presto si rivelerà per quello che realmente è stata: un'operazione di facciata per permettere ad hedge fund e fondi obbligazionari di nascondere il cadavere dei PIIGS(F) sin dal 2012, a fronte di laute ricompense. Nel frattempo la FED si sta già riscaldando.
Non è una questione di contagio. Non lo è mai stata. L'esito del referendum greco l'ha messo in chiaro, anche se probabilmente gli elettori ellenici non l'hanno capito appieno. Si tratta di tenere a galla un progetto centralizzatore ideato nel lontano 1919 da Jean Monnet e entrato in pieno vigore con la moneta unica. Si tratta di interessi privilegiati. Si tratta di burocrati stipendiati che permettono la sopravvivenza di cartelli. Si tratta di libertà vs. controllo. Ai pianificatori centrali piacciono le cose quando sono il più prevedibili possibile, in questo modo possono manovrare con una certa sicurezza le loro scelte sulla società. Ma non appena i nodi delle loro politiche vengono al pettine, e le acque si fanno agitate, vanno nel panico. La Grecia è solo la punta dell'iceberg. Sanno molto bene che il prossimo tassello sarà l'Italia, con un debito da oltre €2,100 miliardi e un governo paralizzato incapace di proporre riforme.
Sarà divertente vedere, nelle nostre aule parlamentari, interrogazioni al governo in cui si cercherà di capire come mai le banche francesi siano riuscite a diminuire drasticamente la loro esposizione alla bomba greca sbolognando la polvere da sparo ai contribuenti italiani. Ovviamente sono state salvate, ciononostante sono ancora insolventi. Prendete, ad esempio, BNP-Paribas la quale ha un bilancio da $2,600 miliardi ma un patrimonio netto tangibile del 3.3% di tale ammontare; senza contare il pattume obbligazionario del resto dell'area Euro, della Cina e di altri asset legate a settori in bolla (come quello dello scisto).
Ma la storia non finisce qui, perché se a questo giro la Grecia dichiarasse default, ciò significherebbe anche l'impagabilità dei prestiti concessi dalla BCE. Ciò la metterebbe nei guai dal punto di vista patrimoniale e necessitante una ricapitalizzazione. Chi sarebbe chiamato a ricapitalizzarla? Il resto della zona Euro. Con quali soldi? Quelli dei contribuenti. Ma prima che ciò accada la sola voce di questo cataclisma servirà a dare un pugno incapacitante al recalcitrante mercato obbligazionario europeo facendolo traballare sin nelle fondamenta e facendolo salire nei rendimenti. In virtù dell'attuale Q€ della BCE, il pattume obbligazionario che ha già in pancia si deprezzerebbe allargando il buco.
Ma il dissesto finanziario risultante non si fermerà all'Italia o all'Europa. "Quando qualcosa non può andare avanti tende a fermarsi".
CONCLUSIONE
L'Italia sta raggiungendo a ritmo battente la fine della strada, laddove non è più possibile calciare il barattolo. La mentalità mercantilista e interventista all'interno del paese hanno giustificato sequenzialmente gli azzardi morali dei pianificatori centrali, applaudendo ogni qual volta riuscivano a consegnare un'illusione di prosperità passeggera. Si dice che gli italiani tengano molto alla famiglia. Ebbene riguardo il futuro dei loro figli, non è vero. L'hanno praticamente venduto per il presente. Adesso, però, si rimpiange il passato. Ma quel passato non tornerà mai perché è stato fasullo. E' per questo che è impossibile tornare ai "fasti di una volta". Erano illusori. Erano fasulli. Erano costruiti su promesse vuote e menzogne.
Ma queste promesse vuote e menzogne hanno messo nei guai non solo la leadership del paese, anche l'intera popolazione che si ritroverà a pagare un prezzo alto per la sua ignoranza. Sebbene siano testimoni di come il dolore economico sia intenso per coloro che hanno nascosto sotto il tappeto errori su errori, non agiscono e restano a guardare. A differenza di altri, restano passivi. Non notano la contraddizione palese nei prezzi spot sommessi dei metalli preziosi con la crescente domanda. Per loro l'oro e l'argento sono solamente reliquie barbariche di un lontano passato.
Ma non c'è bisogno di prepararsi solo finanziariamente, anche mentalmente affinché non si ripetano gli errori del passato. Per questo motivo mi sono adoperato per colmare questa lacuna scrivendo un manuale economico ampiamente fruibile al pubblico. Lo potete acquistare su Lulu in formato .epub, o su Scribd in formato .pdf. Il tempo di agire è ora.
Finirà male per chiunque si farà trovare impreparato.
"Non si stancò mai di enfatizzare come i cartelli e i monopoli fossero acerrimi nemici dell'economia di mercato, e più in particolare della concorrenza, mettendo in guardia le persone dal veleno insito in queste pratiche economiche deleterie."
RispondiEliminaConcetti che vanno sempre calati nel giusto contesto visto che non sono necessariamente dei mali; lo diventano quando, a posizione dominante acquisita, si fanno difendere indebitamente dalla concorrenza, grazie a chi sappiamo.
La storia del divorzio del Tesoro dalla BdI è francamente arrivata a saturazione: non se ne può più di continuare a sentire persone che fanno partire il danno da lì senza spiegare compiutamente, come invece si è accennato nel post, il perché di quella decisione. Ma d'altronde chi difende quell'incesto è il primo a lodare l'inflazione sempre e comunque, o almeno sempre pur di evitare la deflazione.
"Si dice che gli italiani tengano molto alla famiglia. Ebbene riguardo il futuro dei loro figli, non è vero. L'hanno praticamente venduto per il presente. Adesso, però, si rimpiange il passato."
VERITA' SACROSANTA!
La vera base del libero mercato, l'essere umano, è stato venduto al mercato: vado pazzo per le circolarità (specie quelle in cui uno stato presta i soldi a se stesso tramite la sua banca nazionale)!
Quindi la colpa è del mercato, come ci viene ricordato ad nauseam (Fusaro, ci sei?).
Il tema dell'ignoranza risuona molto bene nel video seguente, pubblicato pochi giorni fa:
https://www.youtube.com/watch?v=8-h8eQitu7g
Riccardo Giuliani
Ciao Riccardo.
Elimina"Concetti che vanno sempre calati nel giusto contesto visto che non sono necessariamente dei mali; lo diventano quando, a posizione dominante acquisita, si fanno difendere indebitamente dalla concorrenza, grazie a chi sappiamo."
Certo. Quello a cui mi riferivo, infatti, erano quei monopoli nati a causa di volontà "superiori" che imponevano al di sopra delle azioni delle forse di mercato gli interessi particolari di quelle entità che riuscivano a fare un buon lavoro di lobby a livello statale. Se invece le azioni degli attori di mercato premiano congiuntamente una singola entità, poiché essa riesce in qualche modo a soddisfare efficientemente i loro desideri, non c'è alcun problema che essa riesca a sbaragliare la concorrenza e quindi a rimanere l'unica a fornire un determinato bene o servizio. Questo perché da un momento all'altro potrbbe spuntare una nuova realtà in grado di spodestare da tale ruolo quella entità che era riuscita a guadagnare il "privilegio" di monopolio.
Il problema di certi keynesiani di oggi è il fatto di vivere in totale disconnessione con la realtà. Per il keynesiano la realtà non esiste, la realtà è neoliberista (o ordoliberista, a seconda dell'umore).
EliminaIl loro pacchetto argomentativo spiazza dalla teoria del complotto al semplicismo economico. Negli anni '70 le forze del male si sono improvvisamente risvegliate e hanno cambiato paradigma, troppo difficile immaginare che il sistema nato dopo BW avesse semplicemente esaurito la sua forza. L'inflazione trasformata da indicatore della febbre a segnale di reattività. Eppure negli anni '80 gli italiani dichiararono basta alle politiche inflattive. Ma l'importante è consumare il più possibile, perchè un soldo risparmiato è un soldo obliato (per loro).
Ciao Luca.
EliminaPosso affermare che finché c'erano persone come Einaudi in qualche posizione istitutiva importante, le cose potevano essere rimesse in carreggiata. A differenza degli Stati Uniti, però, non c'era uno spirito conservatore condiviso nelle politiche di bilancio. Mentre Volcker era in qualche modo compreso da Reagan, Einaudi era praticamente un uomo solo. Eppure l'Italia è quasi sempre stata un "terreno di conquista" da parte di altre forze itnernazionali, dagli Stati Uniti all'Inghilterra. Chissà, probabilmente siamo stati noi a portarli sulla strada del lassismo nelle politiche economiche. :)
La cosa esilarante dei proclami politici è che nessuno si prende la briga di verificare le castronate spacciate dall'establishment politico italiano. Bankitalia, FMI e i clown nel parlamento parlano di ripresa economica. Davvero? Prendiamo un dato a caso: i beni di consumo durevoli. L'acquisto di tali beni da parte degli italiani rappresenta una sorta di barometro della fiducia nel futuro e nelle condizioni economiche. Quando gli ordini dei beni durevoli calano, ciò significa una mancanza di fiducia nel mercato del lavoro e più in generale nell'economia nel suo complesso. Le persone sono spaventate, quindi tagliano l'acquisto di beni non essenziali.
RispondiEliminaCome mostra questo grafico la produzione di beni di consumo durevoli è ai minimi da 25 anni. Questo perché gli italiani sono spaventati e hanno tagliato l'acquisto di beni non essenziali. Questo perché, in realtà, l'Italia è ancora in recessione. La baldoria d'acquisti obbligazionari dello zio Mario è uno stimolo artificiale che non ha effetti su Main Street. E' uno specchietto per le allodole. Serve a tenere a galla i protetti dal cartello delle banche centrali. Gli economisti keynesiani e gli imbonitori nel mondo politico, non comprendono tutto ciò. Si congratulano con lo zio Mario per il presunto stimolo della "domanda aggregata" e festeggiano per una psudo-ripresa (nominale). Non si accorgono di come questa pratica vada a sottrarre risorse produttive al settore privato ed eroda progressivamente il bacino della ricchezza reale.
Sempre grafici significativi quelli che trovi e scegli. Tra l'altro, dati ufficiali, argomento inattaccabile. Basta ignorarli e nasconderli e molte pecore continueranno a belare convinte del contrario. Per ignoranza, insipienza, stupidità, convenienza. Rifiutare l'evidenza è tanto umano quanto assurdo. È una difesa mentale, prima ancora di qualsiasi altra spiegazione. Si ignora un tumore sperando che regredisca da se'.... Una forma mentis comprensibile, ma sintomatica, la prima difesa contro la disperazione. Non riesco a non vederci un lato clinico in questo atteggiamento. Un lato psichiatrico. A livello individuale e collettivo. Patologia latente. Esiti prevedibili. Forse incurabile per scarsa compliance. Questa crisi strutturale ha anche questo aspetto: tantissimi piccoli zombie sono inconsapevoli.
EliminaCiao Dna.
EliminaÈ vero, tanti piccoli zombie sono inconsapevoli della tempesta all'orizzonte. Ma la cosa che dovrebbe confortarci, secondo me, è che i piccoli zombie saranno mangiati dai grandi zombie. Coloro che riescono a vedere la proverbiale scritta sul muro saranno spettatori che, tenendosi ai margini, si godranno lo spettacolo. Poi quando gli zombie piccoli saranno finiti, si mangeranno da soli. Un po' come i coyote si mangiano quando in preda ai morsi della fame.
Nel frattempo, ecco l'ultimo esempio di grandi zombie che chiamano a raccolta piccoli zombie con cui sfamarsi: S&P 500 a 3200. Ecco l'Irving Fisher dei giorni nostri. Quest'ultimo perse tutta la sua fortuna nel crollo del mercato azionario del '29, a seguito di una previsione rialzista sulla borsa di New York. Oggi Brinyi subirà lo stesso fato, ignorando l'impotenza reale della FED di fronte alla mastodontica correzione che si profila nel settore azionario e obbligazionario sovrano/corporativo.
Quando i clown nel parlamento italiano affermano di aver permesso al mercato del lavoro di riprendersi dalla recessione economica, in realtà contorcono la realtà. E' il loro mestiere. Lo sanno fare bene. Tanto da non stimolare la mggior parte delle persone a verificare le loro parole. Io non sono una di queste persone. Infatti, come dimostra questo articolo del FT, la cosiddetta ripresa nel mondo del lavoro non è altro che un fiorire di posti part-time a seguito di programmi statali incentivanti il lavoro. Con incentivanti s'intende sovvenzionati artificialmente. Questo permette di sfoderare statistiche postiive. Questo permette di vendere fumo all'elettorato.
RispondiEliminaPerché spuntano solamente lavori part-time? I costi del lavoro e le normative burocratiche impediscono una pulizia del mercato del lavoro in accordo coi bisogni degli attori di mercato. L'apparato statale ha creato barriere all'ingresso affinché potesse sostenere salari al di sopra del mercato per una determinata classe di lavoratori privilegiati, cosa che ha creato una sovrabbondanza artificiale di lavoratori giovani in cerca d'occupazione. Quando esistono controlli dei prezzi, in questo caso controlli del salari, l'esisto è sempre uno di questi: carenze o sovrabbondanze artificiali. Perché lo stato non fa marcia indietro? Politicamente suicida. Perché lo stato e i sindacati non permettono anche alle nuove leve d'accedere a salari al di sopra di quelli di mercato? Finanziariamente suicida.
Ciò che rimane è una letna agonia.
A fronte di un blip al rialzo nel mondo del lavoro, scatta il classico gioco del dito e della luna. (Senza stare a sottolineare per l'ennesima volta che si tratta perlopiù di un blip artificiale, data la presenza di sussidi statali alle assunzioni; e non solo, visto che sensibili miglioramenti si vedevano già dall'anno scorso nel mercato generale del lavoro, quando ancora il fantomatico Jobs Act non era ancora stato approvato, quindi è probabile che questo blip si sarebbe verificato comunque... insomma qualcuno dovrà pur andare in pensione.) Ecco un paio di grafici dal sito dell'Istat che fotografano lo stato generale dell'occupazione italiana, smontando la propaganda sensazionalistica del governo italiano.
RispondiEliminaIn sintesi: occupati ampiamente al di sotto del picco pre-crisi, trend in calo per l'occupazione dipendente e part-time in costante ascesa.
Grafico 1
Grafico 2
Grafico 3
Grafico 4