Bibliografia

mercoledì 29 luglio 2015

Perché l'ingegneria finanziaria perirà


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di David Stockman


Venerdì scorso il Bureau of Labor Statistics (BLS) ha riferito, tra le altre cose, che ad aprile l'occupazione a tempo pieno è scesa di 252,000 unità rispetto al mese precedente. Inoltre la produzione settimanale dei lavoratori è salita per la grande somma di 67 centesimi (0.1%) al netto dell'inflazione e delle tasse.

Ma perché l'ennesima conferma di un mercato del lavoro morto dovrebbe impedire ai robo-trader di scatenarsi ancora un altro po'?

In realtà, questo spettacolo macabro di salari morti e asset finanziari su di giri va avanti da diversi decenni. E' un trend ormai evidente, offuscato solamente dalla polarizzazione implacabile dei media mainstream e dalla narrativa di Wall Street e Washington.

Ma il mercato azionario a tutto gas può servirci a capire una cosa: come l'ingegneria finanziaria delle banche centrali non abbia fatto altro che generare una crisi in quel che resta del capitalismo americano.

Per quanto riguarda Main Street, non si tratta affatto di una lenta ripresa da una misteriosa crisi finanziaria che nel settembre 2008 è sbucata da una cometa schiantatasi sulla Terra.

Ahimè, per tre decenni il salario settimanale a dollari costanti dei lavoratori a tempo pieno è rimasto piatto. E cerchiamo di essere chiari. Non stiamo parlando di lavoretti svolti da studenti, della paga misera delle mamme che lavorano in nero, o di quei tipi che di tanto in tanto montano i palchi dei concerti.

A dire il vero, secondo gli ultimi dati della Social Security Administration, i numeri di questi posti di lavoro marginali sono cresciuti a dismisura. Sono "autorevoli" rispetto alla maggior parte delle statistiche sfornate da Washington, perché si basano sui libri paga di milioni di datori di lavoro che in genere non trattengono imposte sui fantasmi.

Vale a dire, ci sono circa 50 milioni di posti di lavoro a basso salario (meno di $15,000 all'anno) che nel 2013, come gruppo, hanno ottenuto una retribuzione lorda media di soli $6,000.

A meno che non vi sia una violazione delle leggi sul salario minimo, circa un terzo della forza lavoro degli Stati Uniti, 155 milioni, sta lavorando circa 15 ore alla settimana al prezzo più basso di quello imposto per legge. Chiamatelo pure enorme problema sociale.

In realtà, questi dati non catturano nemmeno la metà della crisi reale. Lo possiamo vedere nel grafico seguente, dove sono rappresentatati i lavoratori "a tempo pieno" definiti dal BLS come lavori di almeno 35 ore settimanali.

Da trent'anni a questa parte i salariati a tempo pieno hanno guadagnato solo lo 0.1% l'anno nella loro busta paga settimanale.

Questo è un errore d'arrotondamento — anche se si ritiene che le bricconate statistiche del BLS abbiano catturato l'inflazione cumulata sin dal 1986. Nel mondo reale, naturalmente, l'inflazione reale è molto più alta. Ciò significa che i salari reali sono diminuiti negli ultimi 30 anni.




Né questa tendenza stagnante dei salari reali rappresenta tutta la storia.

L'ultimo rapporto sui "posti di lavoro" ha anche mostrato che la quota della popolazione in età da lavoro e in possesso di qualsiasi tipo di lavoro — anche un paio d'ore a settimana — è scesa di 10 punti percentuali rispetto al livello raggiunto dopo che negli anni '90 anche le donne sono entrate a far parte (a tutti gli effetti) della forza lavoro.

Inutile dire che, mentre l'economia di Main Street non è andata da nessuna parte, il sistema finanziario è andato su di giri.

Negli ultimi 35 anni, secondo i calcoli del flusso dei fondi della FED, la somma totale del debito nei mercati del credito più il valore di mercato delle azioni è salito da $6,000 miliardi a $95,000 miliardi, o di quindici volte. Invece sin dal 1981 il PIL nominale è aumentato di sole cinque volte.

Si tratta di "finanziarizzazione" in tutta la sua gloria.

La sfera finanziaria era il 212% del PIL nel 1981. Oggi pesa il 537%. Guardate qui:




Il rapporto del 1981 era in realtà la norma storica. Durante i tempi sereni del 1955, per esempio, la somma del debito nei mercati del credito e il valore del mercato azionario era leggermente inferiore al 197% del PIL.

L'elefante nella stanza è rappresentato dai quasi $90,000 miliardi di valore del mercato finanziario nel corso degli ultimi 35 anni. Rappresentano un mucchio d'inflazione — sia per quanto riguarda l'IPC tradizionale, sia per quanto riguarda la nuova inflazione finanziaria inaugurata dalla FED di Greenspan.

In dollari costanti del 2015, nel 1981 il PIL reale era $7,200 miliardi. Ciò significa che è cresciuto di circa 2.5 volte negli ultimi tre decenni, arrivando ai $17,700 miliardi di oggi.

La grande salita del mercato finanziario sin da allora, non è nata dal capitalismo, o dall'avidità umana, o dalla "deregulation". È stata l'opera funesta di una banca centrale canaglia.

Com'è comparsa questa massiccia inflazione nella sfera finanziaria? In una parola, repressione finanziaria e dottrina dell'effetto ricchezza.

Fin dai tempi del panico del Lunedì Nero dell'ottobre 1987, la FED ha cronicamente abbassato il tasso del mercato monetario al di sotto dei livelli di compensazione di mercato. In tal modo ha alimentato carry trade senza sosta.

C'è un record di $485 miliardi di margin debt totale e diverse migliaia di miliardi di pronti contro termine nell'attuale ambiente economico. Ma non è tutto...

L'intero sistema finanziario è stato infettato dai carry trade endemici, eruttati dalla falsificazione del mercato monetario da parte della FED. Ci sono centinaia di migliaia di miliardi di futures, opzioni e contratti non quotati in borsa. Sono intrinsecamente e sistematicamente mispriced a causa dei tassi del mercato monetario ancorati allo 0% negli ultimi 7 anni e ad un tasso artificialmente basso a quello di mercato negli ultimi 30 anni.

Il male economico è sostanzialmente la ZIRP. È il fulcro che riduce il rischio dei carry trade sugli asset finanziari, con prestiti a basso costo a breve termine.

La dottrina dell'effetto ricchezza della FED acuisce solamente queste deformazioni. Cioè, abbassa artificialmente il rischio quando si acquistano asset finanziari con alti livelli di pronti contro termine od opzioni di leva finanziaria. Tale è un artefatto anomalo dell'ingegneria finanziaria in cui crede quasi il 100% dei giocatori d'azzardo, ma viene negata praticamente da tutti gli stampatori monetari.

Ma la prova è nel pudding. Le protezioni contro i ribassi (cioè, le opzioni put sull'S&P 500 nella loro forma più elementare) sono dannatamente a buon mercato, poiché i market maker vogliono raccogliere le monetine da queste assicurazioni. Sanno che la FED è impegnata a tenere a bada il rullo compressore del 10-20%.

Infatti il percorso dell'S&P 500 è qualcosa che non potrebbe avvenire in un libero mercato. Anche uno con fondamentali molto più sani della ripresa degli ultimi sei anni.

In un mercato onesto i giocatori d'azzardo avrebbero dovuto pagare di più per finanziare i loro carry trade. Avrebbero dovuto affrontare una maggiore incertezza sui prezzi, e avrebbero dissipato molti più guadagni dalle loro vincite rispetto a quanto accade nell'attuale sistema governato dai banchieri centrali.

Sin dal 1981 i valori dei patrimoni aziendali sarebbero saliti alle stelle da $1,300 miliardi a $36,500 miliardi — o 28 volte di più — in un libero mercato?

Gettate nella mischia la repressione dei tassi d'interesse da parte della FED nel mercato obbligazionario e otterrete più inflazione finanziaria. Quando il debito ha un prezzo drasticamente al di sotto del suo costo economico, e si riceve un sussidio fiscale per contrarne sempre di più, abbiamo a che fare con una variante del teorema dell'offerta.

Vale a dire, quando il costo del servizio del debito viene abbassato artificialmente, se ne richiede di più — dal settore pubblico e da quello privato. L'attuale propensione dei politici a calciare il barattolo fiscale è una conseguenza diretta della repressione finanziaria.

Si osservi anche l'esplosione delle emissioni di bond societari: nel 1981 ammontavano a soli $550 miliardi, o un mero 17% del PIL. Oggi quella cifra è salita a $11,600 miliardi, o 20 volte di più rispetto a trentaquattro anni fa ed è pari al 65% del PIL.

L'esplosione di nuovi finanziamenti non è finita nell'acquisizione di asset produttivi. Se fosse stato così, il PIL reale sarebbe cresciuto molto più rapidamente del 2.7% registrato nei 33 anni fino al dicembre 2014 e dell'1.1% registrato durante il sottoperiodo dal quarto trimestre del 2007.

Invece il debito è stato utilizzato per l'ingegneria finanziaria. Si tratta in definitiva di uno schema di Ponzi in cui i nuovi prestiti aziendali sono stati utilizzati per ridurre l'ammontare totale di azioni attraverso leveraged buyouts, riacquisti d'azioni proprie, e fusioni e acquisizioni. Di conseguenza i giocatori d'azzardo nei carry trade sono stati in grado di presentare offerte d'acquisto e quindi di ridurre progressivamente l'offerta di azioni.

Non c'è da sorprendersi se la capitalizzazione di mercato degli Stati Uniti per il settore delle imprese è esplosa da $2,000 miliardi nel 1981 a $48,000 miliardi di oggi.

Proprio così. Il valore nominale del debito societario è salito di 24 volte. E tale aumento è avvenuto sin dall'inaugurazione della pianificazione centrale monetaria sotto Greenspan nell'ottobre 1987.

L'economia delle bolle favorisce un'instabilità pericolosa. Non è un caso se la FED di Greenspan abbia essenzialmente gettato la spugna quando nei primi anni '90 ha autorizzato i cosiddetti “sweep accounts” sui depositi bancari. È stata una manovra che ha essenzialmente eliminato gli obblighi di riserva per i conti correnti tradizionali.

Non solo questo significa che adesso le riserve obbligatorie nel sistema bancario sono di un microscopico 0.4% dei depositi, ma l'intero apparato è comunque irrilevante perché le banche rappresentano ormai solo una fonte minore di nuovo credito nel sistema finanziario.

Quello che la macchina gonfia-bolle della banca centrale ha scatenato, è una forma di creazione del credito basata sugli asset.

Le opzioni, i futures e i mercati delle valute, per esempio, si basano su prestiti che sono garantiti da piccole frazioni (1-10%) del valore corrente di mercato della garanzia sottostante. Al salire delle valutazioni, salgono i valori delle garanzie collaterali e cresce anche la leva finanziaria. Si tratta di una pianta di fagioli finanziaria.

Le garanzie collaterali incorporate nel mercato del credito USA, ammontante a $95,000 miliardi, sono molto più pericolose del vecchio prestito bancario a riserva frazionaria pre-1990.

Almeno nel vecchio sistema le autorità di regolamentazione delle banche e i banchieri centrali come Paul Volcker, erano fedeli ad una tradizione bancaria solida e sonante.

Per contro, i banchieri centrali post-Greenspan hanno aperto un vaso di Pandora basato sulla finanza delle ipoteche. Non hanno la minima idea dell'enorme bolla che hanno gonfiato.

Né capiscono che questo mostro da $95,000 miliardi è un vampiro vorace alla ricerca di rendite che fa sembrare Goldman Sachs una piccola e innocua sanguisuga. La comparsa incessante di asset e derivati nel sistema gigante della finanza non ha quasi nulla a che fare con la creazione, o l'allocazione, del capitale per un uso produttivo.

Invece questo bacino gigante da $95,000 miliardi è dove il risparmio onesto delle famiglie e delle imprese viene rubato da hedge fund, dealer, ingegneri finanziari e giocatori d'azzardo che popolano il casinò.

Detto in altro modo, se l'economia americana non fosse mai stata "finanziarizzata" negli ultimi 35 anni e se fosse prevalso ancora oggi il rapporto storico del 200% nel mercato del credito, la dimensione del sistema finanziario sarebbe stata di $35,000 miliardi, e non di $95,000 miliardi. Su un terreno di gioco in cui ci sarebbero stati $60,000 miliardi in meno, non sarebbe stata probabile una presenza inferiore di squali fast money che facevano la cresta nei mercati secondari su azioni, bond, prestiti e derivati?

Forse oggi ci sono 100,000 persone che "vivono alla grande" grazie a questi $95,000 miliardi del casinò. Per contro, secondo i registri salariali della Social Security Administration, nel 2013 c'erano 100 milioni di lavoratori che svolgevano un lavoro retribuito il cui guadagno collettivo ammontava a soli $1,650 miliardi.

Ciò equivale ad una piccola somma di appena $16,500 per lavoratore medio. E non per una piccola fetta della forza lavoro, ma per i due terzi di tutti gli americani con un lavoro.

I lavoratori salariati a tempo pieno sono stati su un tapis roulant per decenni. La retribuzione media per la maggior parte dei lavori è pietosamente bassa. E gli abitanti dell'Eccles Building mantengono il loro piede sull'acceleratore monetario, nonostante abbiano gonfiano una bolla finanziaria da $95,000 miliardi. È un vero vampiro finanziario di cui continuano a negare l'esistenza.

Questo è un chiaro pericolo per il capitalismo americano, distorto da un politburo monetario in balia della propria brama di potere e ipnotizzato dalla propria dottrina.

La tragedia è che nulla può fermarli se non il crollo della bolla gigantesca che hanno gonfiato.

Saluti,


[*] traduzione di Francesco Simoncelli: http://francescosimoncelli.blogspot.it/


3 commenti:

  1. La grande salita del mercato finanziario sin da allora, non è nata dal capitalismo, o dall'avidità umana, o dalla "deregulation". È stata l'opera funesta di una banca centrale canaglia.

    Tutto il mondo è paese. Grazie alla propaganda mistificatrice che opera quasi all over the world, il buon Stockman sente di dover rispondere alle stesse obiezioni ed osservazioni che capita di ascoltare anche qui. La colpa di questa crisi. si sente spesso ripetere, e' del capitalismo, della avidità umana e della deregulation voluta da quei neolibbbbbbberisti selvaggi della Tatcher e di Reagan.
    Meritoria l'opera chiarificatrice di Stockman e di chi ne diffonde le spiegazioni.

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    1. E quando tutta quella inflazione finanziaria verrà bruciata dallo scoppio della bolla.... che ricadute ci saranno per le persone comuni?

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    2. Ciao Anonimo.

      In realtà le ricadute ci sono già adesso. Infatti la maggior parte degli analisti economici/finanziari pensa al potere d'acquisto della moneta come unità di beni acquistate da un'unità di moneta. Se invece ci spingiamo a guardare quanto capitale produttivo acquista un'unità di moneta, allora notiamo che c'è bisogno di più e più asset per sostenere lo stesso stile di vita che avevamo ieri. Questo significa che si è costretti ad intaccare i propri rispermi. E' principalmente per questo motivo che la classe media sta scomparendo.

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