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di David Stockman
L'assurdo show che è andato in onda a Bruxelles durante il fine settimana, è stato il momento finanziario "clou" per l'euro e la BCE. Cioè, è stato il momento in cui i tedeschi — imitando le forze armate americane in quella terribile mattina del febbraio 1968 — hanno dato fuoco alla zona Euro per salvarla.
Un giorno la storia giudicherà........
Secondo il ricordo di un soldato americano sugli eventi del Vietnam, fu il maggiore Booris che disse al giornalista Peter Arnett: "Era necessario distruggere la città per salvarla".
Dopo il massacro della democrazia greca nel prime ore di lunedì mattina, Angela Merkel ha detto la stessa cosa, anche se il suo linguaggio è stato un po' meno esplicito:
Riflette i principi fondamentali che abbiamo seguito per salvare l'euro. Ora bisogna implementare, passo dopo passo, quello che abbiamo concordato questa sera.
Nessuno sano di mente potrebbe pensare che il prestito di altri $96 miliardi ad un paese del tutto fallito, possa avere un qualche senso. Dopo tutto, l'economia greca si è ridotta del 30% sin dal 2008 e sta soffocando sotto un debito pubblico da $400 miliardi.
Tale cifra scaturisce dal fatto che in cima ai $360 miliardi di debito delle amministrazioni pubbliche greche, ci sono almeno altri $25 miliardi incorporati nei prestiti ELA al sistema bancario greco. Quest'ultimo è profondamente insolvente, il che significa che una parte considerevole dei $100 miliardi dei prestiti ELA attualmente in circolazione non è coperta da buone garanzie, ma si tratta semplicemente di un trasferimento fiscale sottobanco da parte della BCE per impedire il naufragio finanziaria della Grecia.
Allo stesso modo, dato il buco ancora più profondo in cui è caduta l'economia greca nel corso degli ultimi sei mesi, gli obiettivi di bilancio estorti alla Grecia con gli accordi di questo fine settimana sono assolutamente ridicoli. Infatti, anche se gli avanzi primari mirati di 1,2,3 e 3.5% del PIL verranno miracolosamente raggiunti nel 2018, ci sarebbero ancora $15 miliardi di deficit di bilancio al netto degli interessi, e molti di più se ci saranno carenze materiali di budget (praticamente una certezza).
Quindi, prima che l'ultima dose di punizione economica della Troika debilitasse ulteriormente la sua economia, la Grecia si ritrova un debito pubblico da $400 miliardi rispetto a $200 miliardi di PIL.
Ecco il punto. La Merkel non ha una risposta migliore se non quella di sganciare altri $96 miliardi in un paese con un rapporto debito/PIL al 200%. E questo dovrebbe salvare l'euro? Sembra di rivedere il maggiore Booris quando sganciò circa 10,000 litri di napalm su Ben Tre per "salvare" la città. In entrambi i casi, è stata messa in moto una macchina mortale, e i funzionari statali stanno implementando meccanicamente e ciecamente una serie di passaggi altamente distruttivi.
Nel caso di specie, la macchina mortale è l'euro e, più precisamente, la banca centrale canaglia a Francoforte. In realtà, il vero male non è una valuta comune di per sé — qualcosa che in realtà l'Europa già aveva prima del 1914, con i tassi di cambio fissi del gold standard. Quest'ultimo, infatti, rappresentava una moneta comune perché i franchi francesi, la sterlina britannica, i fiorini olandesi e il resto delle valute, erano intercambiabili ad un tasso costante — un accordo che ha contribuito a produrre prosperità pluriennale che il vecchio continente non aveva mai visto prima (o dopo).
No, il problema è la stampa di denaro furiosa della BCE. Quest'ultima ha radicalmente falsificato il prezzo del debito, e quindi ha scatenato in tutta Europa un infuso micidiale di falsa crescita economica e poi dissolutezza fiscale quando la bolla è scoppiata dopo la crisi del 2008.
Durante i suoi primi otto anni di vita, la BCE ha ampliato la propria situazione patrimoniale ad un tasso annuo del 14%. Ed è ironico, perché il mandato originale della BCE presupponeva il classico punto friedmaniano della "stabilità dei prezzi".
Ciò non è accaduto, naturalmente, in quanto il livello dei prezzi europei al consumo è aumentato del 21% negli stessi otto anni (2.4% all'anno). Lo zio Milton si sta rigirando nella tomba e infatti aveva preannunciato che l'euro sarebbe stato un disastro.
Quindi piuttosto che fornire la stabilità dei prezzi al consumo, la BCE ha creato una gigantesca offerta artificiale per il debito europeo, così da spingerne i rendimenti ben al di sotto del loro livello economico reale. Cioè, la BCE ha sovvenzionato le emissioni obbligazionarie sovrane dell'Eurozona.
Non a caso, Grecia, Portogallo, Spagna, Italia e anche la Francia hanno banchettato di cuore. Ma poi la crescita alimentata dal credito falso si è fermata, facendo decelerare bruscamente il tasso di crescita del PIL nominale.
Sin dalla vigilia della crisi finanziaria, il PIL nominale nella zona Euro ha strisciato in avanti ad un tasso annuo dello 0.9%. Ciò rappresenta una riduzione del 75% rispetto al tasso pre-2008 ed è un riflesso del peso schiacciante del debito, delle tasse e del dirigismo del superstato di Bruxelles e delle politiche nazionali dei singoli paesi.
Di conseguenza è diventato evidente che l'Europa stava ignorando la questione fiscale, e che il denaro fiat a buon mercato della BCE aveva praticamente annullato l'obiettivo di un rapporto debito/PIL al 60%. Anche considerando la rettitudine fiscale della Germania e di altri paesi del nord Europa, dopo la crisi finanziaria il rapporto debito/PIL dell'UE-19 è salito costantemente verso il 100%.
C'era semplicemente bisogno di un mercato obbligazionario onesto, uno in cui il prezzo del debito di ciascuna delle 19 giurisdizioni fiscali della zona Euro si basasse sui propri dati di bilancio, sulle proprie tendenze economiche, sulla propria governance fiscale e sui propri rischi. Tali requisiti si sono quasi materializzati quando è scoppiata la crisi del debito greco nel 2009-2010 e sono saliti i rendimenti del debito dei PIIGS.
Ma ciò non è stato altro che l'ultimo sussulto di un mercato obbligazionario reale, perché in breve tempo Bruxelles e Francoforte l'hanno spento in nome della difesa dell'euro. Questo sforzo distruttivo ha preso la forma di una doppia falsificazione.
In primo luogo, Bruxelles e il Fondo Monetario Internazionale hanno inaugurato una falsa camera del debito (ossia, i vari fondi di salvataggio) e al suo interno sono state ammassate centinaia di miliardi di debito sovrano di Grecia, Irlanda, Spagna e Portogallo. Ciò è accaduto durante il 2010-2012, quando il debito dei PIIGS è stato oggetto di un furioso e giusto dumping da parte delle banche europee, dei fondi obbligazionari e degli speculatori finanziari, poiché era diventata nettamente evidente la portata della catastrofe economica annidata nei bilanci dei PIIGS.
Col senno di poi, questo crash obbligazionario era un dono degli dei economici. Questo perché di fronte ad una chiusura dei mercati del debito pubblico, ognuno dei PIIGS avrebbe dovuto stilare il proprio piano di solvibilità fiscale senza editti, mandati, ispettori e interventi impiccioni dei burocrati della Troika, e senza i "prestiti ponte" incrementanti i debiti che hanno comportato questi salvataggi.
Detto in altro modo, la disciplina del mercato obbligazionario è pienamente compatibile con la sovranità nazionale e una governance di bilancio democratica. Infatti è un requisito del contesto europeo.
Invece la Merkel è stata ingannata ed è stata indotta a credere che la vendita di obbligazioni era opera degli stessi "speculatori" anglosassoni malevoli che avevano causato la grande crisi finanziaria del 2008. Quindi il superstato dell'UE, le è stato detto, doveva assumersi l'incarico di fare da "banchiere" ai membri fiscalmente più deboli dell'unione monetaria al fine di guadagnare tempo, sconfiggere gli speculatori e preservare la stabilità finanziaria della zona Euro.
Purtroppo la Merkel e la sua cricca sono ignoranti monetari, e quindi si sono bevuti questa favoletta. Così facendo, sono rimasti completamente ciechi davanti ad una realtà fondamentale. Vale a dire, lo scoppio delle varie bolle creditizie nel 2008 e il crash delle obbligazioni europee nel 2010, avevano la stessa causa.
In entrambi i casi la repressione finanziaria della banca centrale aveva causato una sottovalutazione artificiale dei titoli di stato e una corsa disperata alla ricerca di rendimenti decenti (compresi i prodotti ipotecari cartolarizzati e le obbligazioni dei PIIGS). Inoltre ha permesso a Wall Street e agli speculatori di Londra di cavalcare queste bolle finanziarie grazie ad un tasso del mercato monetario soppresso artificialmente. Così facendo, gli speculatori hanno potuto acquistare quei titoli che erano finiti sotto pressione, per poi rivenderli quando le varie bolle sarebbero scoppiate.
In breve, allora c'era bisogno di fermare la mano pesante keynesiana della banca centrale nei mercati del debito e in quelli monetari; permettere ai governi di andare in default; lasciare che i banchieri imprudenti sopportassero le loro perdite; e rimettere i bond vigilantes a capo della disciplina fiscale — uno stato alla volta.
Inutile dire che i salvataggi della Troika hanno avuto l'effetto opposto. Comprimendo gli spread obbligazionari verso un denominatore comune tedesco, hanno distrutto il price discovery e la sovranità fiscale nazionale. I banchieri della Troika, di conseguenza, sono diventati agenti della governance di bilancio, intromettendosi nei minimi dettagli delle contabilità di bilancio nazionali; e sono anche diventati sedicenti riformatori economici, intromettendosi nella trama del commercio nazionale, nei mercati del lavoro e dei prodotti, e nelle pratiche dei debitori.
Questa massiccia intrusione era necessaria per coprire una bugia della Troika: il debito della Grecia e degli altri PIIGS non veniva mutualizzato, e i prestiti e le garanzie rilasciate dai fondi di salvataggio erano i primi cugini dei prestiti ponte che il mutuatario avrebbe dovuto rimborsare.
C'era l'illusione che i mercati orientati dalle "riforme" della Troika, avrebbero scatenato tassi di crescita del PIL più elevati tra i mutuatari, permettendo loro di crescere e poi ripagare i prestiti ponte dopo un periodo di restrizioni di bilancio imposte dall'esterno.
Ciò significa che le misure della Troika non si basavano sul presupposto che "l'austerità" fosse di per sé un tonico politico. Questa è solo una fandonia keynesiana che ha ottenuto risonanza infinita sulla stampa finanziaria — come nel titolo di un articolo di MarketWatch di questa mattina, “Greece offers evidence that austerity doesn’t work”.
A dire il vero, non prova nulla del genere. Dimostra solamente che i burocrati del superstato europeo non possono riprogettare le economie nazionali in misura sufficiente da elevarne i tassi di crescita economica; e consentire, in tal modo, ai mutuatari (stati europei) fiscalmente insolventi di poter ripagare i loro debiti insostenibili. In realtà, questa è solo una variante del delirio degli oratori supply side negli Stati Uniti.
In una certa misura questa forma europeizzata della curva di Laffer, è stata il sottotesto degli accordi dello scorso fine settimana costituito da bulli politici, ignoranti economici e burocrati del superstato di Bruxelles. Ecco come hanno istruito gli sfortunati greci per gestire il loro debito schiacciante da $400 miliardi. Perché, tra le altre cose, la loro missiva finale richiede:
.......adottare riforme del mercato più ambiziose, con un calendario preciso per l'attuazione di tutte le raccomandazioni dell'OCSE, tra cui il commercio domenicale, i periodi di saldi, le proprietà delle farmacie, delle latterie, delle panetterie, nonché l'apertura di professioni macro-critiche (es. traghetti).......
Se non eravate a conoscenza dell'illusione della Troika, avreste potuto pensare che tutta questa cosa fosse una specie di gigantesca farsa. Dopo tutto, i 327 milioni di cittadini della zona Euro-18 stanno davvero dicendo agli 11 milioni di abitanti della Grecia di dover liberalizzare le professioni d'ingegneri, notai, attuari e ufficiali giudiziari, e liberalizzare il mercato degli affitti turistici e dei traghetti? Oppure è solo l'ennesimo tentativo di micro-gestire l'economia di un paese attraverso cavilli burocratici ed editti assurdi?
La ragione per tutta questa ingerenza da capogiro nel commercio locale e nella vita economica, è la curva di Laffer. I greci dovranno ingoiare più abitudini economiche orientate al mercato, affinché la Grecia possa ripagare il suo debito e, quindi, diventare un mulo più robusto mentre si trova sotto le cure della Troika.
Questo è del tutto assurdo. Ma è quello che succede quando un superstato diventa un banchiere fiscale e mente ai suoi elettori sui costi finanziari e sui rischi di quelli che erano a tutti gli effetti dei crediti inesigibili. Infatti, quando si distrugge l'onestà nei mercati obbligazionari, si finisce con una governance stalinista in nome del libero mercato!
Le implicazioni di questa verità sono doppiamente ironiche. In primo luogo, la vera politica della Troika non era "pro-austerità" come ha blaterato continuamente il professor Krugman; in realtà era una versione europea della curva di Laffer — cioè, redenzione fiscale tramite la magia supply side e un denominatore maggiore del PIL per generare un gettito fiscale incrementale e quindi ridurre il rapporto tra debito e reddito nazionale.
La seconda ironia è che quasi tutte le riforme economiche avanzate dalla Troika, sono concetti di libero mercato che possono consentire una maggiore efficienza e produttività nel corso del tempo, e quindi stimolare una torta più grande di reddito nazionale. Il problema è che le leggi cripto-comuniste sul lavoro dell'Italia e della Spagna, i cartelli dei capitalisti clientelari e le restrizioni che ostacolano l'efficienza in Grecia e in gran parte dell'Europa, sono (bene o male) un prodotto del processo democratico.
Come solevano dire i free trader sulle quote protezionistiche e le tariffe, se alcuni parlamenti esteri decidono di riempire i loro porti con pietre per tenere fuori le merci estere più economiche, è un loro diritto essere stupidi; non serve chiudere i porti americani in risposta e punire così consumatori e i mercati nazionali.
Eppure quella stupidità che fa sì che il parlamento greco si aggrappi a restrizioni commerciali alla vendita al dettaglio (vietando sconti e concorrenza, tranne durante i "periodi di saldi" invernali ed estivi appositamente designati), non giustifica la prelazione della sovranità nazionale. Se i greci vogliono legiferare a favore di un basso tenore di vita in cambio di una presunta stabilità sociale — questa è una loro prerogativa democratica.
Detto in altro modo, la zona Euro è un'unione monetaria fallace; non è uno stato sovrano con poteri federali plenari. Pertanto la presunzione di Bruxelles è fondamentalmente sbagliata. Se uno stato sovrano dell'UE non può ripagare i suoi debiti, questi ultimi devono essere ammortizzati o ristrutturati. Con il passare del tempo e il trauma di perdite nei mercati dei titoli di stato, ci sarebbe meno debito emesso e più rettitudine fiscale anche tra le democrazie sociali del vecchio mondo.
L'alleanza franco-tedesca, che ha spalleggiato il sistema dei salvataggi, si è ormai scavata una fossa piena di menzogne e illusioni. Ciò che fa la Grecia — e anche la Spagna, il Portogallo, l'Italia, l'Irlanda e la Francia — dimostra che le nazioni europee quasi-socialiste e dipendenti dal welfare state non riusciranno mai a sbarazzarsi del loro debito eccessivo. Le riforme supply side sono una trappola in termini di capacità di carico del debito, e rappresentano dinamite politica se imposte coercitivamente dall'alto.
Tutto questo è sicuramente più evidente ora, dopo una mezza decade di bullismo della Troika. Ma i banchieri della Troika sono ora intrappolati, perché hanno continuamente mentito ai rispettivi parlamenti sul rischio dei prestiti ponte ai PIIGS e sui salvataggi degli investitori privati che possedevano i loro debiti.
Se la Francia volesse riavere i €72 miliardi che ha prestato alla Grecia (compresa la sua quota di anticipi della BCE), o la Germania i suoi €95 miliardi, o l'Italia i suoi €63 miliardi, o la Spagna i suoi €44 miliardi — i rispettivi governi cadrebbero in men che non si dica. La rivolta nazional-populista incipiente, che sta già ribollendo, sfocerebbe in una cascata precipitosa di sconvolgimenti sociali.
Ed è qui che entra in scena la seconda falsificazione — l'ukase di Mario Draghi. L'Eurozona sarebbe finita a pezzi durante la crisi del 2010-2012, se la BCE non si fosse impegnata in una massiccia monetizzazione dei debiti dei PIIGS — debiti che gli investitori reali non avrebbero voluto neanche a tassi elevati. L'impennata dei tassi rappresentava davvero la rampa per il fallimento, perché questi stati erano semplicemente falliti.
Sì, ci sono voluti quasi due anni affinché la BCE immettesse $70 miliardi mensili nel mercato. Ma questo era irrilevante. I giocatori d'azzardo hanno scommesso che la BCE avrebbe infine iniziato una massiccia campagna d'acquisto di bond e sono stati più che felici di fare front-running alla conseguente bolla obbligazionaria.
Che gli speculatori abbiano cavalcato la bolla di Draghi e incassato centinaia di miliardi di profitti comprando il debito dei PIIGS, per poi rivenderlo di nuovo alla BCE al primo segno di un'incrinatura di tale mercato, è una conseguenza deplorevole della follia monetaria della BCE. Ma il vero male è che i politici ipocriti e spesso corrotti dei paesi periferici, sono stati in grado di dichiarare vittoria senza rettificare in modo significativo la propria insolvenza fiscale.
La Spagna ne è l'esempio lampante. Dopo l'ukase di Draghi, non ha contratto in modo significativo il suo bilancio né implementato una riforma fiscale. Alla fine del primo trimestre del 2015, il PIL reale era ancora il 6% inferiore rispetto al 2008. Di conseguenza il suo rapporto debito/PIL è aumentato notevolmente e ora sta sforando il 100% del PIL.
Inutile dire che tale deterioramento di bilancio — in base al quale il debito pubblico spagnolo è aumentato di $650 miliardi nel corso degli ultimi tre anni e mezzo di "austerità" gestiti da un governo sfacciatamente corrotto e completamente disonesto — non ha avuto alcun impatto sui prezzi dei decennali spagnoli dopo l'ukase Draghi. A marzo di quest'anno il debito dello stato spagnolo quasi-fallito è stato scambiato all'1.0%, a riflesso di una fuga palesemente artificiale del debito pubblico della Spagna dapprima nei parcheggi degli hedge fund, e, infine, nei caveau della BCE.
Non vi è alcuna possibilità di un'onesta governance di bilancio in una democrazia sociale, come quella in Spagna, quando il prezzo del suo debito è palesemente falsificato. Infatti, il governo spagnolo è di nuovo sul mercato con una massiccia emissione da $15 miliardi.
A dire il vero, i commentatori keynesiani e apologeti della BCE stanno ora proclamando che in Spagna va tutto bene — forse come in Grecia lo scorso agosto, quando il suo governo ha emesso debito a 10 anni al di sotto del 5%. Il punto è che il modesto rimbalzo nelle partite correnti della Spagna, nelle cifre relative all'occupazione e al PIL, non rappresenta altro che un errore d'arrotondamento. In Europa arriverà di certo un'altra recessione, e forse più prima che poi. Dal momento che nel 2014 il deficit di bilancio della Spagna era ancora al 5.8% del PIL, com'è possibile che i suoi conti fiscali sopravviveranno ad un'altra recessione?
Infatti non sopravviveranno. I banchieri della Troika invaderanno tutta la Spagna, spegnendo un'altra democrazia europea e alimentando i movimenti popolari radicali come Podemos — proprio come ha già fatto in Grecia.
E non è troppo lontano dalla realtà immaginare una cascata di partiti fortemente statalisti come il suddetto. Tra pochi giorni sarà palesemente evidente che i tedeschi hanno occupato la Grecia, salvo il bivacco effettivo delle truppe in uniforme.
Gli agenti tedeschi/Troika rivendicheranno un vincolo di custodia per ogni aeroporto, stazione ferroviaria, porto, centrale elettrica, rete di distribuzione elettrica, traghetto, bus di linea, attrazione turistica, parco pubblico, foresta e isola ancora sotto il possesso dello stato greco. Anche così, non arriveremo a $50 miliardi in garanzie.
In pochi giorni l'intero sistema bancario della Grecia sarà preso in custodia dalla BCE, il che significa che i suoi depositanti — soprattutto quelli al di sopra del limite di garanzia, €100,000 — si vedranno protagonisti di un bel haircut.
In breve, la Grecia diventerà una colonia di debitori e il suo governo funzionerà come paggio per gli occupanti della Troika. Inutile dire che scoppierà uno sconvolgimento politico e sociale quando diventerà evidente la portata della resa di Tsipras, e il conseguente contagio politico si diffonderà in tutta l'Europa.
A tempo debito, l'euro crollerà e il regime degli stampatori monetari keynesiani di Francoforte sarà ripudiato e smantellato. Ma non prima che la democrazia europea balli con la morte, e la prosperità dell'Europa si estingua per una generazione.
[*] traduzione di Francesco Simoncelli: http://francescosimoncelli.blogspot.it/
E la storia non finisce qui, perché Stockman analizza principalmente dei dati che di certo sono preoccupanti, ma sono quelli ufficiali. Il sottobosco finanziario, invece, quello dove c'è una penombra offuscante, ci racconta di una mole d'interventi fuori scala e mai visti fino ad ora. Se la follia l'abbiamo vista col Q€, qui siamo ben oltre. Perché come riporta Bloomberg la BCE si è mossa per cercare di tamponare eventuali falle in altri paesi dell'Europa; e l'ha fatto estendendo linee di credito segrete. Dapprima in Bulgaria, e adesso veniamo a sapere dal Financial Times che sono state estese anche in Romania.
RispondiEliminaNessuno lascerà andare la Grecia. Nessuno lascerà uscire nessun paese dall'Eurozona. Non esiste alcun piano B. L'esposizione del settore bancario commerciale europeo alla dolina greca è gigantesco. Tutto si è ormai ridotto ad una corsa verso il fondo.
Obiettivamente Stockman ha ragione, non si può chiedere rettitudine fiscale ai governi nazionali, se si reprime il "price discovery" dai mercati del debito sovrano. Alla fine è evidente il disastro delle misure calate dall'alto dal politburo, che aggravano la malattia. Si farà pagare un fine pena mai ai cittadini greci.... poi lo pagheremo anche noi....
RispondiEliminaIn ogni caso Francesco complimenti per l'articolo di venerdì scorso, buon week end!
Ciao Dino,
EliminaQuello a cui stiamo giocando è un gioco delle apparenze. Niente al mondo potrebbe giustificare i bilanci che hanno da mostrare la BCE e i vari stati europei. In un libero mercato, e con un mercato obbligazionario onesto, sarebbero stati spazzati via già da un bel pezzo. Ma, come sappiamo quando si parla di pianificazione centrale, le apparenze contano. Le illusioni contano. Dino, è uno schema di Ponzi, e il truffatore ha finito per credere alle sue stesse bugie. Accade ogni volta e con qualsiasi schema di Ponzi. Il truffatore alla fine finisce in galera perché non scappa via col malloppo. Nel nostro caso, gli eurocrati sono convinti di poter gestire l'attuale situazione esplosiva ricercando alacramente quell'effetto ricchezza a cascata tramite la stampante monetaria. Cancellare i debiti dei paesi insolventi significherebbe ammettere di aver sbaglaito. Ammettere di aver sbagliato significa lasciare lo spazio al dubbio. Il dubbio porta incertezza. Tradotto nel linguaggio borsistico, volatilità.
Una crisi di fiducia è l'ultima cosa che i pianificatori entrali vogliono. Agiscono seguendo questo motto: non agitare le acque. calciare il barattolo è la quintessenza di questo motto. Si continua sulla stessa strada, senza preoccuparsi delle conseguenze, ma allo stesso tempo si promette un cammino migliore. Invece la strada si fa più sdrucciolevole. Tagliare ora quel debito significherebbe incagliare tutti coloro esposti alla bomba greca. Data l'interconnessione del sistema bancario commerciale odierno, nessuno può sapere quali possano essere le conseguenze.
Può star certo che invece, in un modo o in un altro, il dolore sarà spostato ai contribuenti e ai depositanti. Questi ultimi, infatti, saranno i più probabili a subire un haircut (€100,000+) per alleggerire la posizione delle banche greche. Più il barattolo sarà calciato, più conseguenze nefaste si accalcheranno per spogliare gli individui della loro privacy e libertà.
Certo, un azzeramento dei debiti sarebbe una soluzione che resetterebbe il sistema cancellando tutti gli errori economici finora commessi e disinnescherebbe la necessità di un inflazionismo monetario per farlo pagare di nascosto alla popolazione in generale. Ma se ci fermassimo qui non coglieremmo il nocciolo della questione. Una cancellazione del debito significherebbe matematicamente la canclellazione di tutte le promesse finora stipulate dall'apparato statale. Ciò comprende anche le pensioni. I fondi pensione non sono altro che grandi caveau pieni zeppi di IOU dello stato. Il loro invalidamento causerebbe una cancellazione degli attivi di tali fondi pensione, impedendo loro di soddisfare le richieste che derivano dai pagamenti a coloro riceventi le prestazioni pensionistiche.
La bolla obbligazionario di oggi è qualcosa di mastodontico e tutti i paesi del mondo si stanno sforzando di alimentarla, perché essa è davvero la madre di tutte le bolle.
Ciao Francesco, post molto esaustivo da parte di Stockman, e anche molto inquietante, dati gli scenari preannunciati.
RispondiEliminaIn questi giorni non ho potuto usare internet e quindi non ho potuto leggere il blog. Mi interessava porgere una domanda in merito a una questione che è stata sollevata recentemente da alcuni economisti, secondo cui il progetto europeo, in particolare l'euro non avrebbero altro che una matrice "Hekyana", ovvero che l'idea di Europa attuale si appoggi ai principi preannunciati da Hayek nei suoi vecchi studi. A me quest'impostazione sembra fallace, visto che da quel che so Hayek da liberale voleva si uno stato minimo e federalista ma aveva sollevato dubbi sulla funzionalità dell'euro.
Secondo te hanno ragione?
So che forse l'argomento può sembrare OT ma visto che si parla di Europa e EU mi sembrava consono porgere questa domanda.
Ciao Luca.
EliminaQuesto accostamento è dovuto al fatto che Hayek stesso si definiva una mente criptica. Più che libertario era un conservatore. Questo perché in The Constitution of Liberty egli apre uno spiraglio ad un ruolo per il welfare state (seppur minimale). Questo lo divise dal ramo principale della Scuola Austriaca, quello che faceva riferimento agli insegnamenti di Mises. Questa apertura gli permise, inoltre, di non essere disprezzato dal mondo accademico e di sargli maggiori possibilità di vincere il Nobel. Rothbard, rimanendo coerente con sé stesso, non lo vinse.
Ciononostante accostare Hayek ad un apparato prettamente burocratico come l'UE è sbagliato. Ciò andrebbe a contrastare con uno dei lavori migliori di F. A. Hayek, The Use of Knowledge in Society. Di conseguenza la propaganda che vuole la figura di Hayek come uno dei perni alla base del progetto europeo è fallace. L'UE non è altro che l'estensione dell'agenda politico/economica di quel piano centralizzatore che fa riferimento al NWO. Fu Jean Monnet che, insieme a Raymond Fosdick, portarono avanti l'agenda del NWO in Europa. Tale agenda vide realizzare i suoi primi frutti con la nascita della CECA.
Ma ecco il prodotto civetta che permette ad alcuni di dire che l'UE potrebbe essere stata fondata seguendo i principi di Hayek: zona di libero commercio con basse tariffe. A quale prezzo? Cessione della sovranità nazionale ad uno stuolo di burocrati che avrebbero stilato le regole. Quindi, no, l'Unione Europea non ha nulla a che fare con gli insegnamenti di Hayek in materia economica. Perché una cosa del genere non viene mai attribuita a Mises o Rothbard? Perché a differenza di Hayek rimasero coerenti fino alla fine, non lasciando spiraglio alcuno ad una qualsiasi parvenza di pianificazioen centrale.